Recensione del secondo volume della "serie vampiresca" BLACK DAGGER BROTHERHOOD!
QUI per la scheda e la trama del libro.
PS. INEVITABILI SPOILER SUL LIBRO PRECEDENTE.
LOVER ETERNAL
di J. R. Ward
Ed. Mondolibri
378 pp
14.10 euro
2009
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E così prosegue la mia “corsa” verso tutti i volumi disponibili della Confraternita!
Questa volta, lasciati il Re cieco Wrath e la bella moglie – mezza umana, mezza vampira - , la Regina Beth , che abbiamo visto conoscersi, amarsi ed unirsi nel primo volume, a far da protagonisti sono un vampiro ed un’umana al 100%.
Già nel primo libro abbiamo fatto la sua conoscenza: Rhage, soprannominato Hollywood per la sua implacabile bellezza da attore, ma in realtà inquieto ed irrequieto a causa della maledizione inflittagli dalla Vergine Scriba per un affronto subito .
Rhage è davvero bello e dannato, quindi: vive la sua vita di vampiro sfogando la propria aggressività all’ennesima potenza, lasciando spazio agli istinti violenti dovuti alla maledizione soprattutto andando a donne...
Eh sì, perchè il sesso, come il combattimento, riesce a fornire a questo bellissimo vampiro dagli occhi verde-azzurri e i capelli biondi, quella calma necessaria perchè “l’incarnazione della maledizione” non scoppi in tutta la sua tragica violenza.
Infatti, la condanna secolare che grava sull’esistenza di Rhage è la presenza, dentro di sè, di una bestia, rappresentata e, in un certo senso, racchiusa nel tatuaggio di un drago che il vampiro ha sulla schiena: quando Rhage sente che un’emozione impetuosa (dalla rabbia all’eccitazione di qualsiasi tipo...) gli sta montando su, è consapevole automaticamente che la bestia verrà fuori, selvaggia e crudele.
Beh, nella lotta con i lesser non è un male, visto che gli esseri senz’anima vengono falciati come formichine; ma il problema è che questa bestiaccia potrebbe essere pericolosa anche per i fratelli...
Rhage, dicevo, è un tipo che ama cambiare femmina, ogni notte, ogni settimana; non si è mai innamorato e non sembra avere l’intenzione di fare l’esperienza.
Ma non ha fatto i conti col destino, che gli mette davanti una bella fanciulla, Mary Luce.
Mary ha la sua vita, che scorre abbastanza piatta, se non fosse che alle sue giovani spalle c’è un passato costellato di malattia e dolore.
Non mi soffermo su questo aspetto perché è bello scoprirlo leggendo, ad ogni modo ciò che adesso voglio condividere è il cambiamento che l’amore riesce a produrre nelle esistenze di chi da esso si lascia travolgere.
Rhage e Mary hanno il loro punto in comune nella sofferenza, che è la bestia per lui e la malattia per lei: sarà proprio la forza travolgente dell’amore e della passione che scoppierà tra loro – inizialmente, Mary cercherà di non affezionarsi, per non soffrire e non recare dolore al ragazzo che le piace; nel corso della vicenda, lo stesso Rhage avrà qualche “tentennamento”, temendo di far del male a Mary a causa della bestia, che vuol venir fuori nei “momenti meno opportuni” e più intimi ... – a guarirli, ad aiutarli ad accettare ciò che non possono cambiare, a sacrificare ciò che possono per il bene dell’altro, a venirsi incontro nei momenti di dolore, ad affrontare le proprie paure, i propri limiti, a gestire le proprie emozioni.