E veniamo al nostro autore dell'Est!!
Oggi è la volta di:
Su Tong |
SU TONG
Su Tong (1963) è considerato uno dei grandi scrittori cinesi contemporanei.
La sua conoscenza dei classici e della poesia cinesi, e quella della letteratura straniera, ne fanno un autore raffinato, molto interessato alla sperimentazione linguistica. Autore di Mogli e concubine, il racconto da cui Zhang Yimou ha tratto il film Lanterne rosse, e della Casa dell'oppio, vive oggi a Nanchino. Presso Neri Pozza ha pubblicato Quando ero imperatore (2004).
Trama
La casa dell’oppio è l’affresco della lenta, inesorabile autodistruzione di una famiglia di un villaggio del Sud, del suo crollo fisico e morale, dietro al quale si intravede, come attraverso un pannello schermato, il crollo di una parte della civiltà cinese nei primi anni del secolo. Perversione sessuale, deformità, lussuria, ferocia e impotenza, corruzione. Su Tong affonda la lama in una materia in via di decomposizione, nel sangue marcio di un ambiente chiuso come una serra attorno a un padre-padrone coltivatore di oppio e alla sua famiglia: una moglie ex prostituta che mette al mondo un figlio nato da una relazione con un servo, un figlio idiota ossessionato dalla fame e dall’omicidio, un fratello malato di sifilide. Su tutto l’odore forte e inebriante dei papaveri da oppio che danno alla famiglia quella ricchezza contaminata che è all’origine del senso del peccato e di espiazione che pervade l’intero libro.
Yingsu zhi jia Ed. Theoria Roma.Napoli Trad. di R. Lobardi 105 pp 8.26 euro 1995 |
LA CASA DELL'OPPIO
La casa dell’oppio è l’affresco della lenta, inesorabile autodistruzione di una famiglia di un villaggio del Sud, del suo crollo fisico e morale, dietro al quale si intravede, come attraverso un pannello schermato, il crollo di una parte della civiltà cinese nei primi anni del secolo. Perversione sessuale, deformità, lussuria, ferocia e impotenza, corruzione. Su Tong affonda la lama in una materia in via di decomposizione, nel sangue marcio di un ambiente chiuso come una serra attorno a un padre-padrone coltivatore di oppio e alla sua famiglia: una moglie ex prostituta che mette al mondo un figlio nato da una relazione con un servo, un figlio idiota ossessionato dalla fame e dall’omicidio, un fratello malato di sifilide. Su tutto l’odore forte e inebriante dei papaveri da oppio che danno alla famiglia quella ricchezza contaminata che è all’origine del senso del peccato e di espiazione che pervade l’intero libro.
Romanzo cupo e sanguigno, scritto con una tecnica narrativa di straordinario pathos, con lo scrittore che indossa di volta in volta i panni dei diversi personaggi in un crescendo che va dal monologo interiore, all’invettiva, al discorso onirico, a un realismo spietato e spettrale.
La casa dell’oppio è, come gli altri romanzi di Su Tong, ambientato nel passato pre-rivoluzionario, in un décor al tempo stesso fatiscente e sensuale dietro cui si intravede però, come in un improvviso balenio accecante, una delle ossessioni forti della cultura cinese di sempre: la stirpe, la famiglia, gli antenati, le generazioni e la storia che passa sopra di esse con la violenza distruttrice di un uragano.