venerdì 9 novembre 2012

NARRANDO L'ORIENTE: SU TONG



E veniamo al nostro autore dell'Est!!
Oggi è la volta di:

Su Tong
Su Tong
SU TONG

Su Tong (1963) è considerato uno dei grandi scrittori cinesi contemporanei.
La sua conoscenza dei classici e della poesia cinesi, e quella della letteratura straniera, ne fanno un autore raffinato, molto interessato alla sperimentazione linguistica. Autore di Mogli e concubine, il racconto da cui Zhang Yimou ha tratto il film Lanterne rosse, e della Casa dell'oppio, vive oggi a Nanchino. Presso Neri Pozza ha pubblicato Quando ero imperatore (2004).






Yingsu zhi jia
Ed. Theoria Roma.Napoli
Trad. di R. Lobardi
105 pp
8.26 euro
1995
LA CASA DELL'OPPIO

Trama

La casa dell’oppio è l’affresco della lenta, inesorabile autodistruzione di una famiglia di un villaggio del Sud, del suo crollo fisico e morale, dietro al quale si intravede, come attraverso un pannello schermato, il crollo di una parte della civiltà cinese nei primi anni del secolo. Perversione sessuale, deformità, lussuria, ferocia e impotenza, corruzione. Su Tong affonda la lama in una materia in via di decomposizione, nel sangue marcio di un ambiente chiuso come una serra attorno a un padre-padrone coltivatore di oppio e alla sua famiglia: una moglie ex prostituta che mette al mondo un figlio nato da una relazione con un servo, un figlio idiota ossessionato dalla fame e dall’omicidio, un fratello malato di sifilide. Su tutto l’odore forte e inebriante dei papaveri da oppio che danno alla famiglia quella ricchezza contaminata che è all’origine del senso del peccato e di espiazione che pervade l’intero libro. 
Romanzo cupo e sanguigno, scritto con una tecnica narrativa di straordinario pathos, con lo scrittore che indossa di volta in volta i panni dei diversi personaggi in un crescendo che va dal monologo interiore, all’invettiva, al discorso onirico, a un realismo spietato e spettrale. 
La casa dell’oppio è, come gli altri romanzi di Su Tong, ambientato nel passato pre-rivoluzionario, in un décor al tempo stesso fatiscente e sensuale dietro cui si intravede però, come in un improvviso balenio accecante, una delle ossessioni forti della cultura cinese di sempre: la stirpe, la famiglia, gli antenati, le generazioni e la storia che passa sopra di esse con la violenza distruttrice di un uragano.


Mogli e concubine
Qiqie chengqun
Ed. Feltrinelli
Univ. Economica
Trad. di :M. R. Masci
104 pp
7 euro
1996
                              MOGLI E CONCUBINE

Siamo nella Cina del Nord, una Cina prerivoluzionaria e vagamente feudale. La diciannovenne Songlian, la cui famiglia è caduta in rovina, è costretta ad abbandonare gli studi e ad accettare di diventare la «quarta moglie e concubina» del ricco Chen Zuoqian. 
L’azione si svolge per intero nel palazzo-castello di Chen, retto da leggi che assomigliano sinistramente a quelle di un’ «istituzione totale», carcere o manicomio che sia: in una funerea clausura dove ogni gesto ha un puro valore rituale, si consumano le rivalità e gli odî tra le «quattro signore» per la conquista del privilegio di ospitare lo sposo durante la notte e guadagnarne i favori e la considerazione. 
Tra le quattro signore, la sola Songlian, il cui passato di studentessa le dà una sorta di «doppia vista», intuisce il carattere effimero di tale privilegio: e sarà questa intuizione, priva di una vera autoconsapevolezza, a renderla prima estranea e poi folle.

Costruita come un melodramma freddo, in cui la sobrietà dello stile rende ancor più intenso il gioco delle passioni, Moglie e concubine finisce col raccontarci, dietro la sua esibita inattualità, conflitti e sentimenti della Cina dei nostri giorni.


Vite di donne
Ed. Einaudi
Stile libero big
Trad. di S. Calamandrei
130 pp
13 euro
2008
VITE DI DONNE
Trama

Dalla Shanghai pre-rivoluzionaria fino ai giorni nostri, tre generazioni di donne si alternano nell'abitazione situata sopra uno studio fotografico. 
Madri e figlie si passano il testimone di esistenze amare, fatte di gelosia reciproca, fallimento, malattia mentale, morte e abiezione. Xian debutta come attrice nella scintillante Shanghai degli anni trenta, ma i suoi sogni finiscono in una lurida casa e nella solitudine; sua figlia Zhi si ammala di depressione quando scopre di non poter avere figli; Xiao, la figlia adottiva manderà la madre in manicomio e tenterà di uccidere il marito. La cattiveria passa di madre in figlia, in una società in cui dominano le angherie degli uomini o le regole di una ferrea disciplina di partito.


Quando ero Imperatore
Ed. Neri Pozza
Le Tavole d'oro
272 pp
16 euro
2004
QUANDO ERO IMPERATORE

È un mattino intriso di brina nel regno di Xie. Su una portantina retta da quattro servi vestiti di bianco, scortato da guardie che recano uno stendardo che raffigura una pantera nera (l'insegna del signore di Xie), Duanbai, il giovane principe, è appena giunto nella Sala della Virtù e del Rispetto. 
Al centro della sala, circondata da migliaia di margherite giallo-oro, vegliata dalle guardie imperiali, ritte come cipressi in un cimitero, giace la bara dell'Imperatore di Xie, il padre di Duanbai. 
Un servo colpisce l'enorme gong appeso nel porticato, e la famiglia reale, i dignitari di corte, le concubine, i sacerdoti, tutti i presenti cadono in ginocchio. Nel silenzio generale, si sente echeggiare la voce del vecchio maestro di cerimonia. 
Accanto a Duanbai, è inginocchiata Madama Huangfu, sua nonna. Alla cintola reca il ruyi di giada, uno talismano a forma di pantera. Rapito dalla bellezza del monile, Duanbai lo afferra ed è sul punto di strappare la corda che lo tiene legato quando sente il suo nome risuonare nella sala.
 Il maestro di cerimonia sta proclamando con enfasi che, secondo le ultime volontà del defunto sovrano, il quinto figlio Duanbai eredita il titolo di Imperatore di Xie.
Mentre esplode un brusìo generale, Duanbai si volta e scorge il viso di sua madre, Madama Meng, sciogliersi in un ampio sorriso. Il cuore del giovane principe è, però, in tumulto. 
Non è trascorso molto tempo dal giorno in cui il vecchio Sun Xin, il servo addetto al calderone di bronzo, ha abbozzato un mezzo inchino e, col volto inondato di lacrime, gli ha detto: «È autunno inoltrato, la rovina del regno di Xie è prossima».
Tra segni premonitori della fine della dinastia, guerre, rivolte, attentati, trame, Su Tong ci descrive la vita del giovane Imperatore: il distacco dall'amato monaco precettore, il suo affetto per un giovane eunuco, il suo amore per una concubina osteggiato dalla nonna e dalla madre, il suo matrimonio per ragioni politiche, l'odio e la paura per il fratellastro, i fantasmi che lo perseguitano, il suo sogno di librarsi nell'aria come gli uccelli e, infine, il suo sorprendente e inaspettato destino…

Come Mogli e concubine, il racconto da cui Zhang Yimou ha tratto il film Lanterne rosse, Quando ero Imperatore è una storia di crudeltà e decadenza, concubine e eunuchi, intrighi e ribellioni. In questo romanzo, tuttavia, ritraendo più che altrove la sua Cina lontana nel tempo e nello spazio e quasi fiabesca, Su Tong ci conduce, con la sua impeccabile e misurata scrittura, nel cuore del conflitto tra desiderio e storia, libertà e potere.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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