Il mio secondo approccio con la Kleypas: una lettura
dolcissima, adatta più che mai a questo periodo di euforia natalizia, per
fermarsi ed immergersi in una storia di per sé semplice eppure capace di
emozionarmi e intenerirmi.
Tutto ha inizio da una tenera lettera scritta da una bimba,
Holly, che chiede a Babbo Natale di donarle una mamma.
Entriamo così nel vivo della narrazione, conoscendo Mark
Nolan, un giovane uomo scapolo cui la defunta sorella, Victoria, ha affidato,
scrivendolo nel testamento, la propria figlioletta di 6 anni: Holly, appunto.
Mark non sa davvero come gestire questa improvvisa e nuova
responsabilità, alla quale non si sente per nulla pronto.
Perché mai sua sorella ha lasciato scritto che dovesse
prendersene cura proprio lui e non gli altri due fratelli, Sam ed Alex? O
magari qualche altro parente, ben più preparato all’impegno di crescere una
bimba orfana?
Forse perché Alex sembra così freddo, distante, poco incline
ad affettuosità di sorta e per di più invischiato in un matrimonio poco felice?
O forse perché Sam è troppo preso dai suoi affari con
l’azienda vinicola a Rainshadow Vineyard ed è, tra l’altro, un po’ scanzonato e
desideroso di godersi la vita anch’egli da super scapolo?
Ma non è altrettanto e tristemente vero che tutta la famiglia Nolan ha vissuto in un
clima poco affettuoso, espansivo, con un padre generoso più di sberle che di
carezze e lodi?
Davvero, i Nolan non sono stati cresciuti in un’atmosfera in
cui ci si lascia andare a dimostrazioni di amore familiare e, via via nel tempo, Mark e i fratelli hanno sentito crescere in loro una specie di “repulsione
inconscia” verso il matrimonio.
Ad ogni modo, qualunque siano le motivazioni, ormai Holly
c’è e lui deve crescerla dandole tutte le cure e l’amore di cui ella ha bisogno
e ai quali ha diritto, cosa che il buono ma spaesato Mark è intenzionato a
fare.
Però c’è da risolvere un iniziale problema: la bimba, dal
giorno della morte della mamma, ha smesso di parlare, chiusa in un mutismo
doloroso, che la isola dagli altri e le impedisce di “sfogare” i propri
sentimenti.
Ci vorrà
qualcosa di magico per aiutarla a sbloccarsi?
Magari un bel giochino adatto a lei?
E così zio e nipote arrivano in un delizioso negozio di
giocattoli, non moderni ma “di altri tempi”, più artigianali e semplici ma
forse anche più divertenti e creativi.
Del resto, la “logica” alla base dei giochini in questa
magica bottega di Friday Harbor, è proprio la magia, l’immaginazione, la
fantasia, il gioco e lo sa bene la sua proprietaria, la dolce e sveglia Maggie
Conroy, una rossa riccia con deliziose lentiggini sul naso, vicina ai 30 anni
ma già con alle spalle esperienze molto “forti” che hanno finito per metterle addosso la paura di impelagarsi in una storia d’amore, nella
quale investire sentimentalmente col rischio di restare scottata.
Ma la piccola Holly, giunta muta e triste nel suo negozio
col suo incredibilmente sexy e tenebroso zio Mark, porterà una ventata di novità
e sorprese nella sua vita.
Saprà accoglierle e farne tesoro per ritrovare la felicità?
Una cosa è certa: tra lei e la dolcissima Holly si instaura
immediatamente un bellissimo feeling e grazie alla dolcezza, alla capacità di
empatia e comprensione di Maggie, al suo saper toccare i bisogni di fantasia ed
immaginazione della piccola, quest’ultima recupererà il desiderio di parlare,
di comunicare con gli altri, di riprendere, pian piano, il contatto con la
realtà, che il dolore per la perdita della mamma le stava facendo perdere.
La semplicità e l’affetto spontaneo della piccola per la
rossa proprietaria del negozio magico, pieno di articoli e giochi che
alimentano la fantasia, attireranno inevitabilmente anche zio Mark, benchè egli
sia un uomo razionale e, tra l'altro, impegnato (fidanzato no, la sola
parola gli produce l’orticaria) con la bella Shelby, e faranno sì che, vuoi o
non vuoi, le sue attenzioni cadano sulla spontanea e bella Maggie.
Tra i due l’attrazione scatta velocemente e tutte le volte
che si ritrovano soli, che sia sul traghetto (lei va spesso a Bellingham a
trovare la famiglia) o in altre circostanze, sentono che una sorta di corrente
elettrica pervade il loro corpo e manda in brodo di giuggiole il loro cervello,
facendoli perdere ogni barlume di lucidità.
Entrambi sono restii a lasciarsi andare: l’uno per la
presenza di un’altra donna e, ancor di più, per l’atteggiamento disilluso verso
parole come “matrimonio”, “amore eterno”; l’altra, per la presenza di un dolore non
ancora seppellito e per la paura di innamorarsi e soffrire/far soffrire.
unita all’amore che entrambi hanno per
quell’anima candida e dolce di nome Holly,
riusciranno ad unirli e a spingerli
l’uno nella braccia dell’altra?
Non sempre si è pronti all’amore e spesso neanche lo si
cerca davvero, convinti di non meritarne uno vero, eterno, di non saperlo
riconoscere, accettare; ma come dice una canzone (poco conosciuta,
probabilmente) degli Anni Sessanta:
“Un
sentimento quando sboccia viene a dirlo proprio a me…?” (“Non voglio
innamorarmi mai” -
ASCOLTALA).
Evidentemente no, sboccia e basta e arrendersi non è sempre
automatico, quando si hanno reticenze e paure, ma non è neppure facile
resistervi, perché il bisogno di essere amati, coccolati, capiti, abbracciati,
protetti, ce l’hanno (abbiamo) davvero tutti,
a cominciare dalla nipotina che si aspetta il più bel regalo da Babbo
Natale a un certo bulldog malconcio e disprezzato di nome Renfield.
Come finiscono le favole?
Io una mezza risposta ce l’ho ma vi lascio con il consiglio
di leggere questo romanzo breve, semplice (per la struttura, la storia, i
personaggi) ma comunque in grado di entrare nel cuore e scaldarlo un po’,
ricordandoci che basta lasciar spazio a un pizzico di magia e di amore che la
propria vita assume colori e sapori che mai ci saremmo aspettati…!
Amo la Kleypas, arriva al cuore (fermo restando che io sono
sentimentale di mio, lo ammetto…).
Una lettura ideale per lettori alla ricerca di emozioni!!!