Un romanzo di certo originale per molti tratti, anche se per altri... non m'ha fatto impazzire ^_-
LA VERSIONE DI BARNEY
di Mordecai Richler
Trad. di Matteo Codignola
2005, 18ª ediz., pp. 490
€ 13,00
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Barney Panofsky è davvero uno dei personaggi letterari più bizzarri che abbia mai incontrato...!
Attraverso flashback che sembrano sconnessi tra loro, sempre sospesi tra verità e bugia, sul filo di una nostalgia mai melensa ma sempre simpatica e ironica, l'Autore ci presenta quest'uomo che ormai non è più un giovincello, ma che ha da vedersela con la pesante accusa di omicidio e con le calunnie che il nemico di sempre, Terry McIver, diffonde su di lui.
Il lettore segue Barney mentre ripercorre la propria vita, allegramente dissipata e profondamente scorretta, che dal quartiere ebraico di Montreal lo ha portato nella Parigi dei primi anni Cinquanta e poi di nuovo in Canada, dove ha fatto fortuna lavorando per la Totally Unnecessary Productions.
E ne ha da raccontare, il nostro protagonista, soprattutto sulle donne.
Ben tre mogli: una poetessa esistenzialista, una miliardaria dai robusti appetiti e dalla chiacchiera irrefrenabile, e lei, Miriam, l’adorata Miriam, il suo grande amore.., che però lo ha appena lasciato.
Bizzarri e strambi sono i racconti che fa di sè, delle proprie passioni, dei intrattenimenti, delle dimenticanze..., il tutto accompagnato da fiumi di whisky e dalla puzza di fumo dei sigari cubani.
Ne emerge un uomo insofferente alle regole, deciso a non ragionare per stereotipi, riservato circa i propri sentimenti, precisino, smemorato (simpatici i momenti in cui non ricorda un nome e dice di averlo "sulla punta della lingua"), un pasticcione, ehm... uno sporcaccione...!, con le sue fisse, i suoi pensieri, i suoi ricordi raccontati e ripescati dalla memoria con una confusione a tratti spassosa, a tratti irritante.
Strano lui e strani i personaggi che gli gravitano attorno, a cominciare dal padre per continuare con le mogli e gli amici.
L'unica "normale" forse è proprio la sua Miriam, che accusa Barney di essere un collezionista di rancori.
Ed è forse proprio il sentimento forte, e allo stesso a volte un po' "patetico", che ha per lei a nobilitarlo, a rivelarci la sua tenerezza, la sua solitudine, il suo essere così bisognoso di amore, di compagnia.
Se la prima parte del libro rischia di apparire nebulosa e confusionaria - e molti potrebbero avere voglia di lanciare il libro dalla finestra, ma del resto lo stesso protagonista sente di avere tutto il diritto di "andare fuori tema" -, da un certo momento in poi la curiosità ha il sopravvento, il finale dà le sue soddisfazioni al lettore e conferma l'originalità dell'Autore, col suo stile irriverente, sarcastico, a volte tenero ma per la maggior parte umoristico.