Ultimo romanzo terminato: una storia semplice, una famiglia con forti valori, un piccolo mistero da risolvere che porterà le giovani protagoniste a crescere e riflettere su tanti aspetti della vita.
LA NOTTE HA OCCHI CURIOSI
di Gin Phillips
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Ed.Piemme
trad. L. Piussi
288 pp
10,50 euro
2011 |
Tess Moore è una ragazzina di nove anni, vivace, curiosa e intelligente, che vive negli Anni Trenta nella città mineraria di Carbon Hill, in Alabama
Una sera è seduta nei pressi del pozzo vicino casa, un luogo che ama perchè le dà tranquillità e le permette di farsi avvolgere dalla placidezza delle tranquille serate dopo cena, in cui a farle compagnia ci sono solo i rumori famigliari della notte.
Ma una sera, nell'ombra, vede la sagoma di una persona, presumibilmente una donna, dal portamento, che si avvicina quatta quatta al pozzo e, dopo qualche minuto, getta qualcosa nel pozzo.
Il tonfo che ne deriva scuote Tess, come un tuono in una notte serena.
E' un attimo e l'ombra è fuggita, senza che Tess l'abbia potuta vedere in viso.
Quale segreto ha accolto il pozzo nelle sue "viscere"?
La fioca luce della luna ha fatto sì che la bambina riuscisse a distinguere il fagotto: un bambino.
Tess è turbata ma convinta: una donna ha gettato un bambino nel loro pozzo.
Nessuno le crede: nè i genitori, i tranquilli e laboriosi Albert e Leta, nè la sorellina maggiore Virgie, nè il piccolo Jack.
Ma la mattina dopo tutti dovranno ricredersi: nel pozzo c'è davvero il corpicino senza vita di un bimbo molto piccolo.
La domanda sorge spontanea:
chi ha buttato il piccolo in un pozzo? Il bimbo era già morto? Perchè la donna ha scelto proprio il pozzo dei Moore?
Anche se non vuole ammetterlo a se stessa e alla famiglia, Tess è turbata dall'oscura vicenda e la notte ha dei brutti incubi.
Anche Virgie, sensibile e buona, non è serena e, dietro consiglio della particolare zia Celia, decidono di indagare sull'identità della
donna del pozzo.
La personale indagine delle sorelline Moore le porterà a
conoscere a fondo e molto da vicino la realtà in cui vivono le famiglie della zona.
Famiglie che, da semplici cognomi menzionati da papà, diventano pian piano persone vere e concrete, con vere esigenze, con problemi veri.
Attraverso lo sguardo sensibile di Virgie e quello più vispo di Tess, l'Autrice ci fa conoscere lo stato di povertà delle famiglie di quegli anni, la cui vita stava risentendo degli effetti della Grande Depressione iniziata nel 1929.
Sono anni difficili per tante famiglie, il lavoro scarseggia (già allora...) e Carbon Hill basa tutto sul lavoro nelle miniere; chi ha la fortuna di lavorarci, deve tenersi stretto il proprio lavoro, essere disposto a fare straordinari senza lamentarsi, tornando a casa sfinito, sporco, ma con qualche dollaro in grado di sfamare la propria famiglia.
E' il tipo di vita di cui ci parla Albert, il padre di Tess, del quale seguiamo le giornate divise tra lavoro e casa, tra le preoccupazioni e la speranza di tirare avanti giorno per giorno, con l'aiuto del buon Dio.
Ma Albert non è di certo un tipo che si lamenta, e lui e la moglie Leta hanno tirato su i figli in modo da essere sempre grati delle cose che hanno, perchè ci sono bambini che hanno ancora meno.
Ma non solo Albert si spacca la schiena, anche la moglie a casa, che porta avanti ogni incombenza familiare con intelligenza, saggezza, oculatezza, risparmiando ma senza far mancare nulla a nessuno.
Sono gli anni in cui i "negri" vengono guardati con sospetto, disprezzo, discriminati e additati come buoni a nulla anche quando sono gran lavoratori.
Albert osserva e non condivide questo modo di fare: per lui tutti gli uomini sono creature di Dio, sono tutte uguali, e vuole che anche i suoi bambini crescano con questo principio.
E così, mentre assistiamo col sorriso ai corteggiamenti all'indirizzo di Virgie e ai giochi di Tess e Jack,. ci passano davanti le condizioni di vita di quegli anni, la fatica del lavoro, la necessità di rammendare abiti e scarpe, l'arte di saper preparare piatti deliziosi con pochi e poveri ingredienti... e intanto il pensiero della donna del pozzo viene talvolta "oscurato" da problemi più concreti e reali, per poi ritornare, alla ricerca di una soluzione.
Riusciranno Tess e Virgie a scoprire il nome della donna che ha buttato il proprio piccolo nel pozzo e a capire perchè l'ha fatto?
Nonostante questa domanda sia un po' il leit motiv del romanzo - che parte con questa situazione misteriosa, mettendoci addosso l'iniziale curiosità di svelarla -, leggendo, il lettore comprende insieme alle due giovani fanciulle che l'intento dell'Autrice non è tanto quello di scoprire la verità, come se fossimo in presenza di un giallo, ma di partire da questo "input" per entrare nelle case e nelle vite delle persone semplici, conoscendone le problematiche, imparando a conoscerle nella loro umanità, le loro fatiche quotidiane.
Questa sarà la più grande lezione per Tess e Virgie, a prescindere dal fatto che poi arriveranno alla verità o meno.
La notte ha occhi curiosi è un romanzo dal ritmo molto placido, tranquillo, che non riserva forti emozioni o colpi di scena, ma che ti trasporta nelle giornate di lavoro o di spensieratezza di una famigliola americana degli Anni Trenta come tante, un po' stile "La casa nella prateria" (per chi se la ricorda, dipende in che anno siete nati ^_^), in cui si sente molto forte l'importanza di avere una morale, un'etica cristiana che guidi le azioni di tutti, dove ciò che conta è il modo in cui ci si comporta, seguendo ciò che buono, giusto, rispettoso.
C'è molto calore familiare in questo romanzo, molta umanità e bontà, che spiccano soprattutto a fronte di una realtà sociale ed economica poco generosa e sicuramente non sempre giusta (che si tratti dei problemi economici su piccola e grande scala, che sia il razzismo...); certo è che la famiglia Moore è intrisa di positività e virtù e questo ce la rende inevitabilmente simpatica.
Ripeto, non è una lettura che offre grandi slanci emotivi, ma è senza dubbio piacevole; all'inizio non avevo molto apprezzato che l'Autrice cambiasse prospettiva a ogni pagina (seguiamo le vicende dal punto di vista di tutti e cinque i Moore), ma poi mi ci sono abituata e quantomeno ho trovato che questo desse modo di vedere le cose con gli occhi di tutti: adulti e bambini, maschio e femmina, cogliendo la sensibilità di ciascuno.
Ogni tanto la voce narrante raccontava i fatti come ormai lontani nel tempo, dunque in retrospettiva, il che ha dato una vena nostalgica e dolce alla storia.
Consigliato se si ha voglia di una lettura riflessiva e tranquilla.
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