giovedì 22 novembre 2018

Recensione: OGNI RICORDO UN FIORE di Luigi Lo Cascio



In viaggio con il protagonista e narratore, Paride Bruno, aspirante scrittore affetto da una strana "sindrome" che gli impedisce di portare a termine alcunché, il lettore viene letteralmente travolto da un fiume di parole che spiazzano, forse a volte confondono, ma sicuramente affascinano perché l'incompiuto e l'imperfetto trovano spazio e senso nella penna elegante e intensa di Luigi Lo Cascio.



OGNI RICORDO UN FIORE
di Luigi Lo Cascio



Ed. Feltrinelli
334 pp
18 euro
"La vita è lo scavo all’aperto di un nostro pensiero. E mentre racconta una storia, seppure a frammenti, accerchia e costringe la morte al di fuori del mondo. Forse che queste pagine d’incipit sparsi sono in fondo il mio vero paesaggio? Lo specchio scomposto in cui la vita disunita si rifrange?"

E' un libro particolare, questo di Lo Cascio, attore e regista di talento, che tra queste pagine ci stupisce e ci incanta con la sua raffinatezza, la ricercatezza nell'uso di frasi, metafore e giochi di parole frutto di grande sensibilità e accuratezza, di una personalità brillante e colta, di un artista originale, geniale.

Solitamente questo genere di considerazioni le scrivo sempre a fine recensione, ma ammetto i miei limiti e vi dirò: non so se riesco a recensire questo libro come vorrei...

Di solito inizio sempre collocando la storia, i personaggi...., quindi passo alla trama e da lì analizzo i fatti salienti, gli intrecci, gli eventuali colpi di scena, cosa mi ha colpito di Tizio o Caio..., tutto sempre avendo in mente un filo conduttore, una logicità e una linearità necessarie per risultare chiara a chi mi legge e lasciar comprendere il mio parere in merito all'opera letta.
Ma evidentemente Lo Cascio e il suo Paride mi hanno "attaccato" l'incompiutezza cronica multifattoriale (ICM) per cui se iniziassi a blaterare qualcosa su di loro pretendendo di mantenermi razionale ed ordinata, non so quanto sarei efficace e forse finirei per bloccarmi e perdermi nei meandri dei miei stessi confusi pensieri.

Però ormai ho incominciato e qualcosa ve la devo dire, no? ^_-

Anzitutto, sappiate che per leggere queste pagine è necessario che stiate tranquilli e concentrati perchè è facile perdere la bussola e smarrirsi nel torrente di parole che vi passeranno sotto gli occhi; dopotutto, se deciderete di imbarcarvi in questa lettura, ricordatevi che sarete su un treno e, si sa, quando si viaggia non è che si possa fare chissà cosa o andar dove si vuole: ci si può solo accontentare di alzarsi ogni tanto dal proprio posto, fare un giro in corridoio (quando si può), provare ad iniziare una conversazione con qualche viaggiatore chiacchierone..., ma soprattutto, si ha tanto, tanto tempo per pensare. O per scrivere. O per leggere, fate voi.

Paride Bruno è colui che ci accompagna in questo viaggio su un Intercity non ad alta velocità, da Palermo a Roma, in cui egli cerca di "fare la pace" con se stesso, o meglio con un suo "difetto" che lo tormenta e lo innervosisce: tutte le volte che dà inizio a qualcosa, non riesce mai a portarla a termine perchè c'è sempre qualcos'altro che lo distrae... Il punto è che lui vuol fare lo scrittore e questa sua bislacca patologia fa sì che si ritrovi nella testa e tra le mani incipit su incipit, ne ha collezionati più di 200, scritti su fogli svolazzanti, tutti conservati gelosamente e riletti in questo percorso con la speranza di mettere ordine tra quello "svolazzo di pagine sparse" (e quindi in se stesso?) e di capire se sia possibile risolvere il problema dell'incompiutezza cronica, riuscendo finalmente a scrivere un romanzo come si deve, dall'inizio alla fine.

Tra un incipit e l'altro ci viene narrata la storia del viaggio, e così  ci sono i momenti in cui assistiamo insieme a Paride al treno che si ferma di stazione in stazione, al saliscendi dei passeggeri, alle chiacchierate, le litigate: buffi sono i bisticci con una coppia siciliana pronta a far baruffa  per un nonnulla; c'è poi la ragazza spaventata e sola che cerca compagnia o il ragazzino prodigio che ama leggere, ha una cultura ed un acume assolutamente fuori dal comune, e i suoi quesiti esistenziali sgomentano anche un tipo cervellotico come Paride, che pure butta giù parole su parole che sanno come essere contorte e complicate da seguire e comprendere.

Essere sul treno "costringe" l'uomo a fermarsi, a godersi ogni attimo in cui, dice Paride

"mi sarei soprattutto intromesso, contestualmente, sfacciatamente, nelle storie e nei destini di altri passeggeri – capita sempre d’imbattersi in qualcuno di davvero interessante nei treni più lenti – e in ogni caso poi, se il viaggio di per sé non fosse andato troppo bene – quanto a sorprese e ad avventure da annotare – allora pazienza, avrei comunque fatto finta e simulato ogni cosa, avrei magari sognato, immaginato, elucubrato,tanto il sud è inesauribile non solo d’incontri, ma ancor di più di spasmi onirici, miraggi, visioni, miracoli fantasticati, chimere, convulsioni..."

Dopotutto, cosa c'è di meglio per uno scrittore che osservare con attenzione i bizzarri soggetti che gli gravitano attorno, rubarne espressioni e gesti, parole, stranezze... e farne magari del materiale per la propria scrittura?

Ma siamo sempre al punto di partenza: di tentativi di iniziare un romanzo - il romanzo? - ne ha fatti a bizzeffe, ma ogni volta che sentiva di aver buttato giù un inizio buono e convincente, ecco che la vena narrativa gli si bloccava al primo punto fermo.

E allora, se il problema è questo, tanto vale rimandare questo benedetto punto, e allungare così la frase iniziale, riempirla di tanta roba, di tutto (o quasi tutto...) quello che vorrebbe poter mettere in un vero romanzo, così che noi lettori di Paride ci troviamo sommersi tanto da inizi composti da frasi brevi, lapidarie, ad effetto, quanto da altri davvero molto lunghi, verbosi, confusi, che inevitabilmente (e volutamente?) ci disorientano, facendoci dimenticare il soggetto e il filo che unisce pensieri, associazioni, dubbi e riflessioni.

Di cosa trattino queste centinaia di incipit lasciati incompiuti non è semplice dirlo; nel senso che essendo appunto delle "battute iniziali", in esse c'è il germe di qualcosa che non conosceremo mai a fondo, però alcuni temi emergono più frequentemente: il rapporto padre/figlio, la famiglia in generale, la nascita, la vita e la morte, l'amore, il dolore, il mare...

Ci sono incipit costituiti, come dicevo, anche da una frase sola, breve, e che hanno una forza struggente, evocativa, che tocca il lettore:

"Le nostre lacrime non sono pronte: è ancora troppo giovane il dolore; ma la certezza che lo scempio arriverà costringe gli occhi, in quest’ultima notte, a stare all’erta sul ciglio del pianto."


Altri mi hanno sorpresa per l'estro e l'ingegnosità:

"Quell’amo dell’ago di cromo, che punge in mezzo al corpo, tra quarantene non osservate nei giorni, lutto a mostri e a storpi, a seconda del mordere e molestare di quelli, va quasi a squarcio, tra un ospedale a destra e un ampio obitorio a sinistra; e in fronte, se il livido raggiunge le derive, l’arca prende l’ancora più estensibile al malocchio in questa biforcazione e impregna d’unto dove l’ago stressa, e l’asta carolingia si trasforma in ago longobardo d’anima privo, chiusa parentesi di un uovo, ragli all’ansia di sciogliersi di stenti e di rimorsi in cuori gonfi, in fiori quadri di ripicche e scambi ai compromessi estrosi del mistero d’ali e scandagli al buio palissandro dei calzoni".


Ma proprio questi tanti "cominciamenti" non sono forse tante piccole e sfaccettate schegge che ci svelano il protagonista stesso, con le sue ossessioni, le sue paure, i suoi desideri?


"A un certo punto sono inciampato sulla vita che nel frattempo mi era a sua volta caduta di senso. In me invece insiste un trambusto, un fracasso, un subbuglio di voglie, come un campo ormai invaso, travolto, soffocato da mille presenze, affollato e purtroppo mai solo. Chi scrive, seppure divaga, disegna in fondo sempre autoritratti. E questo è un alter ego all’incontrario."

Mi fermo..., credo che se continuassi finirei per infilarmi in un ingorgo, in un "impasto di parole" - come dice Paride - dal quale poi non saprei più uscire.
Ma poi..., chi l'ha detto che bisogna uscirne per forza? Chi l'ha detto che per ogni inizio ci dev'essere una fine? Finchè in noi scorre la vita, una vera fine non c'è mai. E chissà, forse neanche dopo.

Il significato del titolo di questo libro diviene chiaro verso la fine, e spero che ci arriviate come ci sono arrivata io, perchè secondo me quest'opera narrativa di Lo Cascio merita.
Se siete alla ricerca di una storia ben definita, con intrecci e sorprese, con personaggi delineati in modo chiaro, con dialoghi vivaci, con ambientazioni particolari ecc..., allora per adesso non leggetelo.
Non farò la splendida omettendovi che ci sono stati un paio di momenti in cui stavo per abbandonare la lettura perchè mi pareva di annegare nel mare di confusione di Paride Bruno, ma la fascinazione, prodotta dal sapiente uso della parola da parte dell'autore, esercitata su di me ha avuto la meglio, e ho proseguito fino alla fine, e ho fatto bene perchè ho potuto apprezzare la validità di questo attore, che stimo moltissimo artisticamente, anche come narratore, e mentre leggevo mi sono immaginata che lui fosse davanti a me e recitasse, con l'intensità e la bravura e la sensibilità che gli appartengono, le proprie parole dando corpo e vibrazioni ai pensieri di Paride.

Consigliato a... chi non ha fretta, a chi è pronto a libri non certo leggeri e semplici, ma che nel loro apparire complicati riflettono qualche frammento di ciascuno, perchè in ognuno di noi ci sono incertezze, azioni incompiute, pensieri lasciati a metà, emozioni inespresse, cassetti mai aperti.., e chissà, anche romanzi iniziati e mai portati a termine.
Quanto di Paride ho ritrovato in me...!



"Quell’uomo d’Appennino considerato matto – forse perché poeta in ogni verso della vita –, una volta si trovò a scoprire il mare, se lo racchiuse tutto dentro il petto e lo fece diventare il suo cuore."

"La vita è sempre più giovane e perciò più forte del dolore perché è il dolore che l’ha messa al mondo".



mercoledì 21 novembre 2018

LeggendOrientale - novità e anteprime (letteratura giapponese-cinese)



Cari amici lettori, se i vostri gusti letterari si orientano in particolare verso la narrativa orientale, ecco qualche titolo in uscita che spero possa fare al caso vostro.
Buona "spulciata"!



UNO SETTE
di Hideo Yokoyama



Ed. Mondadori
380 pp
20 euro
USCITA
20 NOVEMBRE 2018
1985. Kuzumasa Yuki, esperto reporter presso il "Kita Kanto Shinbun", affronta quotidianamente le complesse dinamiche della sua redazione, tra ambizioni e lotte di potere. 
Ma quando la notizia di un disastro aereo senza precedenti raggiunge il giornale, i colleghi rimangono sconvolti da quell'immane tragedia e finalmente fanno gioco di squadra per tentare di realizzare lo scoop della vita. 
Diciassette anni dopo, l'adrenalina e le emozioni provate durante la settimana che cambiò per sempre la sua vita sono ancora vivissime nella memoria di Yuki, che ripensa anche a una promessa fatta in quel giorno fatidico e che ora ha deciso di rispettare. 
Ma ciò che ancora non sa è che mantenere la parola data lo costringerà a fare i conti con il proprio passato e ad affrontare la più grande delle sue paure. 

Hideo Yokoyama torna con un romanzo ai confini del thriller, mostrando il dietro le quinte di una redazione giornalistica: i precari equilibri interni, le rivalità, la rigorosa etica del lavoro giapponese. 
Dopo aver lavorato per anni come giornalista d'inchiesta, Yokoyama sceglie di raccontarci con la sua voce il lato più oscuro del "quarto potere", un mondo dove la moralità viene spesso sacrificata in nome dell'interesse personale, offrendoci al contempo uno spietato ritratto del Giappone, con le sue profonde contraddizioni e le sue rigide strutture sociali.

L'autore.
Hideo Yokoyama è nato nel 1957. Ha lavorato per dodici anni come giornalista d'inchiesta a Tokyo, prima di diventare uno dei più noti scrittori giapponesi. La sua rigorosa etica del lavoro ha fortemente condizionato i comportamenti ossessivi dei personaggi nei suoi romanzi. Nel gennaio del 2003 è stato ricoverato per un attacco cardiaco in seguito a una sessione di lavoro durata settantadue ore.

L'EMPORIO DEI PICCOLI MIRACOLI
di Keigo Higashino




Ed. Sperling&Kupfer
340 pp
18.50 euro
USCITA
20 NOVEMBRE 2018
Dopo aver compiuto una rapina, tre ragazzi si nascondono in un emporio abbandonato. 
Nel cuore della notte, ricevono una lettera. 
E’ una richiesta di aiuto, indirizzata all’anziano proprietario dell’emporio, ormai defunto, che era solito dispensare massime di saggezza ai suoi clienti. 
I tre decidono di fare le sue veci e depositano una risposta scritta fuori dalla porta. 
Di lì a poco arriva la replica, e la corrispondenza continua, fitta, coinvolgendo anche altri mittenti – ognuno con un problema, ognuno bisognoso di conforto e di consigli, tutti accomunati da una bizzarra peculiarità: vivono nel 1980. 
I tre ragazzi, che sono trent’anni anni più avanti nel tempo, capiranno allora di poter sfruttare quel vantaggio per cambiare il passato, scegliendo il migliore destino possibile per quei perfetti sconosciuti.

L'autore.
Keigo Higashino è uno scrittore e saggista giapponese. È noto soprattutto per i suoi romanzi gialli e i libri di stampo thriller-poliziesco.



LA GRANDE TRAVERSATA
di Miura Shion



Ed. Einaudi
336 pp
USCITA
27 NOVEMBRE 2018
Araki Kohei ha lavorato alla redazione dei dizionari per trentasette anni e nutre ancora grande rispetto per il mistero delle parole. Ora, però, è arrivato il momento di ritirarsi e cercare un successore. 
Giovane, trasandato, con la testa sempre tra le nuvole, Mitsuya Majime pare il candidato giusto: un ragazzo la cui timidezza è ampiamente compensata dalla caparbietà e la totale devozione alla lingua giapponese. 
Il lavoro che attende Mitsuya è assai ambizioso: portare a conclusione il miglior dizionario giapponese mai realizzato. Come una grande nave, capace di attraversare l’oceano delle parole. 
Nel corso dell’opera, Mitsuya scoprirà il valore dell’amicizia, l’amore e il proprio indomabile talento.

L'autore.
Miura Shion è uno scrittore giapponese, vincitore di diversi premi letterari; i suoi libri, tradotti in molte lingue, sono stati spesso adattati per il cinema e la tv.




L'ultimo libro che vi presento è di un autore cinese ^_-


LA STORIA DI QIU JU
di Chen Yuanbin


Ed. Atmosphere Libri
140 pp
USCITA
16 GENNAIO 2019

E' la storia di Qiu Ju, una donna alla ricerca della giustizia.
Nel corso degli anni Chen Yuanbin, nato in Cina nel 1955, riceve numerosi riconoscimenti da parte della critica, ma è nel 1992 che il suo nome viene conosciuto anche a livello internazionale, allorché il suo Wanjia susong (La famiglia Wan va in tribunale) vince il premio come miglior romanzo dell’anno. L’opera, infatti, attira l’attenzione del regista Zhang Yimou, che la adatterà per il grande schermo scrivendone la sceneggiatura con l’aiuto dello scrittore Liu Heng e la presenterà alla 49a Mostra del Cinema di Venezia con il titolo La storia di Qiu Ju – protagonista l’allora celeberrima Gong Li – vincendo il Leone d’Oro.

Qiu Ju, moglie di un contadino che ha ricevuto un calcio nei testicoli dal capo villaggio, è decisa a tutti i costi a ottenere giustizia: nonostante sia incinta sopporta ripetuti viaggi anche fino a Pechino e affronta i labirinti della burocrazia per correggere una sentenza (sostanzialmente assolutoria) che non ritiene equa.  La donna prende coscienza della propria forza e trascina in tribunale il potente e arrogante di turno, appellandosi al rispetto dell'individuo che non si piega alla volontà del potere. L'autore non risparmia una feroce critica all'apparato dello Stato che non tiene conto del singolo individuo ma con cui alla fine è costretto ad un serrato confronto.



martedì 20 novembre 2018

Libri consigliati da un'amica



Cari lettori, avete amici o parenti o colleghi che amano consigliarvi libri da loro letti e apprezzati e che accolgono con entusiasmo i vostri consigli?

Io non molti, ma con le poche amiche o parenti lettrici che ho, gli scambi di opinioni e di copie non mancano.

Ecco due romanzi suggeritimi da una carissima amica, attenta lettrice.

Ad essere precisi, il primo mi ero ripromessa di leggerlo da quando andai alla interessante presentazione del romanzo da parte dell'autore, ma finora avevo sempre rimandato. La mia amica l'ha letto e adesso me l'ha prestato.



LO STUPORE DELLA NOTTE
di Piergiorgio Pulixi



Ed. Rizzoli
360 pp
18 €
2018
Se la incontri non la dimentichi, perché il commissario Rosa Lopez è pronta a sacrificare un ostaggio per riportare la situazione in parità.
La ricordano ancora in Calabria, dove si è fatta le ossa nella guerra alle cosche.
Non la dimenticano oggi, a Milano. Lettere minatorie e proiettili nella cassetta della posta sono il premio per una carriera che l'ha condotta ai vertici dell'Antiterrorismo.
Ma dietro la scorza da superpoliziotta, Rosa cova il tormento: il suo compagno è in coma, vittima di un attentato.
E non c'è solo il senso di colpa, ci sono anche le frequentazioni con quelli del Lovers Hotel, il luogo che non esiste, in cui niente è proibito e quando qualcuno deve cantare si attacca la musica della tortura.
La sbirra, però, non può cedere alla donna. Una minaccia gravissima incombe sulla città: la più perfida delle menti criminali ha ordito un piano di morte.
Lo chiamano il Maestro e insegna l'arte della guerra. Per fermarlo, la Lopez scivolerà in una spirale di ricatti, tradimenti e vendette.


LACCI
di Domenico Starnone


Ed. Einaudi
134 pp
12 €
«Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie».

Si apre cosí la lettera che Vanda scrive al marito che se n’è andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e domande che non trovano risposta.
Si sono sposati giovani all’inizio degli anni Sessanta, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato, e ritrovarsi a trent’anni con una famiglia a carico è diventato un segno di arretratezza piú che di autonomia.
Perciò adesso lui se ne sta a Roma, innamorato della grazia lieve di una sconosciuta con cui i giorni sono sempre gioiosi, e lei a Napoli con i fi gli, a misurare l’estensione del silenzio e il crescere dell’estraneità. Che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi?
Perché niente è piú radicale dell’abbandono, ma niente è piú tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre.
E a volte basta un gesto minimo per far riaffiorare quello che abbiamo provato a mettere da parte.


LI CONOSCETE?
LI AVETE LETTI?






lunedì 19 novembre 2018

Frammenti di... IL LIBRAIO DI SELINUNTE




Frammenti tratti da IL LIBRAIO DI SELINUNTE di Roberto Vecchioni.


"Le parole come cose. Le parole sono cose: noi ne abbiamo deturpato il senso nel tempo o illanguidito la forza, le abbiamo lentamente ridotte ad altro da sé. O noi piuttosto siamo passati oltre e le osserviamo immobili come delle stelle inutili piantate nel cielo. Che bisogno abbiamo mai oggi delle stelle, se ci basta un neon per vedere ciò che dobbiamo vedere?"


"Individuai allora due silenzi. Quello totale, inguaribile, della solitudine senza rimedio: e capii che questo silenzio lo riempiamo in modo ridicolo di cose che non hanno parole alle spalle; e l'altro, che le parole non abbandonano mai e te lo concedono per amarle ancora di più. Si parla per sentirsi vivi: è come se la morte, la fine, avessero paura, si tenessero lontane quando un uomo racconta ed emoziona."

Viaggiare leggendo.... Il miniaturista



Chi ha letto il romanzo di Jessie Burton, IL MINIATURISTA, o si è imbattuto nella mia recensione, ha appreso che la storia narrata è ambientata ad Amsterdam.

Ecco alcuni dei luoghi menzionati nel libro; le vicende si svolgono tutte ad Amsterdam, ma nel corso della narrazione è menzionata anche la città natia della giovane protagonista, Petronella Oortman.

Assendelft è una città olandese facente parte della provincia dell'Olanda Settentrionale e situata nella regione della Zaan. Fa parte del comune di Zaanstad e si trova circa 13 km a nord-est di Haarlem. 


TRVL


Chiesa di St. Odulphuskerk in Assendelft. (Foto: Dirk Jongejans)


Per quanto riguarda la casa dei Brandt, essa è situata presso il canale Herengracht, il secondo dei quattro canali di Amsterdam.


 Herengracht 1671-1672, olio su pannello


Piazza Dam, Amsterdam 1653-1698. olio su pannello .




Archivio Fotografico - Notte vista sulla città di Amsterdam canale Herengracht,




Una delle strade più famose e citate dall'Autrice è Kalverstraat, nota ancora oggi perchè funge da richiamo agli amanti dello shopping; anche nel 1686 era uno dei posti che ospitavano mercati e botteghe, ed è infatti lì che si reca Nella, in compagnia di Cornelia, per mettersi in contatto con il miniaturista.



Amsterdam Sights
kalverstraat

Il romanzo si apre al'interno della Chiesa Vecchia (in cui Nella rientrerà anche durante il corso degli avvenimenti).
La Chiesa Vecchia, in olandese "Oude Kerk", è la chiesa più antica e prima parrocchiale di Amsterdam, risalente al 1250; si trova sulla Oudekerksplein, nel cuore del celebre De Wallen, il quartiere a luci rosse, e forse è proprio per questo motivo che l'iscrizione all'ingresso della Camera Nuziale recita così: "Sposatevi in fretta, avrete tempo per pentirvene".


chiesa vecchia
flickr.com


chiesa vecchia - interno
fonte



domenica 18 novembre 2018

Recensione: TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO di Haruki Murakami



Sei personaggi diversi l'uno dall'altro ma che hanno in comune un mal di vivere, un disagio esistenziale frutto di qualcosa che proviene dal di dentro ed è acuito da esperienze di vita.
Sei persone, uomini e donne, alla ricerca di se stessi, di un senso da dare alle proprie esistenze; senso che spesso lo si trova in cose semplici, in incontri straordinariamente comuni che riescono, inaspettatamente, a guarire una ferita, a offrire una via d'uscita al proprio dolore.



TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO
di Haruki Murakami



Ed. Einudi
trad. G. Amitrano
128 pp
10.50 euro
Questo breve libro edito da Einaudi contiene se racconti tra loro non connessi se non per un piccolo ma non irrilevante particolare: in ognuno di essi è menzionato il terribile terremoto che nel 1995 colpì la città di Kobe, causando la morte di migliaia di persone.

In Atterra un Ufo su Kushiro conosciamo Komura, un uomo sposato che, un giorno, di punto in bianco, viene lasciato dalla moglie, che se ne va dicendo addio al marito, accanto al quale non è felice perchè le sembrava di vivere in una bolla d'aria, di annegare in quel nulla che lui le dava.
Komura è un tipo pacato, non dà di matto e quando capisce che davvero la moglie non ha alcuna intenzione di tornare da lui, semplicemente si rassegna e anzi si prende un periodo di ferie dal lavoro. Un collega allora gli chiede un favore: consegnare al posto suo un pacchetto alla sorella, che vive ad Hokkaido.
Perplesso ma apatico e incapace di trovare delle ragioni per non andarvi, Komura accetta.

L'uomo sembra vivere per inerzia, come se si facesse trascinare dalla corrente, senza opporre alcuna resistenza: l'incontro con la sorella del collega, una donna vivace, chiacchierona, un po' impicciona e molto schietta, potrà essere forse l'inizio di un po' di serenità per lui, che da quando è rimasto inesorabilmente solo, ha desiderato andare lontano, ma...

"Per quanto uno possa andare lontano, non può sfuggire da se stesso. E' come un'ombra che ti segue sempre".

In Paesaggio con ferro da stiro, al centro v'è la singolare amicizia della giovane Junko con un uomo più grande, Miyake, un pittore strambo, solitario che ha una grande passione: accendere bellissimi falò in spiaggia. La ragazza è fidanzata ma non sembra nutrire grande stima per l'innamorato, piuttosto ne ha molta per il "pittore che accende fuochi", e questa sua capacità di dar vita ai falò la incanta, e il fuoco diventa per lei un modo per riflettere, per provare quella sensazione di pace che il suo cuore cerca ma invano.
Di solito la giovinezza è associata alla gioia di vivere, all'esuberanza..., invece in Junko avvertiamo una pesantezza morale, una non voglia di vivere da cui prt il quale non possiamo non provare tristezza mista a tenerezza, malinconia.

Nel racconto centrale, che dà il titolo alla raccolta, ci imbattiamo in un personaggio decisamente diverso dai precedenti: Yoshiya è un giovanotto che vive ancora con la propria madre, una donna ancora giovane e piacente che però da anni s'è infilata in una setta non specificata che nel nome di Dio va di casa in casa facendo proseliti e predicando la necessità di trova e seguire la luce del Signore.
Yoshiya è cresciuto con una - tra le tante - domanda fondamentale: di chi sono figlio?
Un giorno si ritrova a seguire uno sconosciuto che, da uno specifico particolare fisico, egli ipotizza possa essere il proprio padre biologico, che non ha mai conosciuto.
Riuscirà a soddisfare questo suo inespresso desiderio di dare un volto alle proprie origini?
O forse, il vagare nella notte per la città, tra posti buii e solitari, è l'esternazione di ben altri pensieri?

In Thailandia una donna, Satsuki, si sta riprendendo da un divorzio che l'ha fatta soffrire non poco e che ha innescato in lei una serie di pensieri negativi che sono come dei macigni che le impediscono di vivere serenamente.
In seguito ad un viaggio in Thailandia, in cui conosce il servizievole, comprensivo e saggio autista Nimit, la donna ha l'opportunità di indagare meglio dentro se stessa, nei propri sentimenti, e di cercare di eliminare dal proprio cuore i pesi che si porta dietro...

In Ranocchio salva Tokyo il signor Katagiri, che lavora in banca, si ritrova in casa propria un ospite inatteso: un enorme ranocchio gigante, ma non ne è spaventato; l'essere è simpatico, allegro e ha qualcosa da chiedere all'uomo: salvare insieme la città di Tokyo; si tratta di una missione davvero importante, razionalmente assurda, come lo è del resto tutto l'incontro e la conversazione tra Katagiri e il dolce Ranocchio..., e il confine tra realtà e fantasia si fa sottile, tanto da confondere il povero impiegato...

Infine c'è Torte al miele, in cui si narra dell'amicizia tra due ragazzi e una ragazza; entrambi i maschietti si innamorano dell'amica, carina, educata, sempre disponibile e altruista, e lei sceglie uno di loro, dando un inevitabile dispiacere all'altro. I loro rapporti, nonostante le differenti scelte di vita, non viene meno col tempo e nel cuore del "non scelto", Junipei, continua ad ardere l'amore per la "sua" Sayoko e a non riuscire a farsi coinvolgere sentimentalmente da nessun'altra donna; l'uomo inolre custodisce il desiderio emergere come scrittori di racconti.
Intanto il marito di Sayoko sembra non apprezzare davvero la sua dolce moglie, col rischio di mandare all'aria il loro matrimonio sotto gli occhi della figlioletta.
Magari è arrivato il momento per Junipei di farsi avanti, di provare a scrivere il suo racconto più bello, di chi ha atteso che finalmente passasse la notte per poter stringere a sè nella luce le persone amate?

Sono sei racconti che si leggono molto velocemente, piacevoli per stile narrativo e per le diverse storie in sè; in ognuno notiamo la presenza di un filo di malinconia, di tristezza, di disagio esistenziale che ciascun protagonista vive per ragioni personali e manifesta in modo altrettanto individuale; ognuno di essi cerca qualcosa di immateriale ma di importante, che ha perduto, la cui assenza non lo fa star bene, rendendolo incompleto, insoddisfatto, infelice, confuso, piatto, grigio, indifferente.
E tutti incontrano qualcuno che, similmente ad un angelo (che sia una persona reale o meno) sceso proprio per loro, li aiuta a trovare la felicità perduta, quel pezzo di sè che s'era smarrito, travolto dai problemi che il vivere quotidiano porta con sè.
Murakami ci ricorda che per rendere in parole il mal di vivere che è dentro di noi e che ci spia, al pari dei mostri appostati nell'oscurità nei nostri incubi di bambini, non servono racconti tragici, non servono personaggi disperati (fatta eccezione per le brevi "immagini" che si riferiscono al terremoto): egli usa una tale delicatezza e leggerezza che le sue parole paiono dei soffi di vento gentile, non per questo privo di forza, ma che anzi hanno il potere di farci fermare e riflettere.
Ammetto di avere da sempre una sorta di... "diffidenza" verso il genere "racconti", avendo io bisogno e voglia di affezionarmi ai personaggi e alle loro vicende ed emozioni e di farlo gradualmente (sarà per questo che di solito ricerco sempre romanzi belli cicciotelli?), ma Murakami è un mago della parola e, come quasi sempre mi è accaduto con la narrativa orientale, sa come affascinarmi, solleticando la mia sensibilità, suggestionandomi con immagini evanescenti, a metà tra il reale e l'irreale, e infondendomi quel velo di malinconia che non è mai fastidiosa carezzevole e delicata. 

sabato 17 novembre 2018

In lettura... (novembre 2018)




Lettori, vi presento due libri che mi hanno di recente molto cortesemente prestato, e che ho subito messo in lettura ^_^




MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITA'
di Francesco Piccolo


Ed. Einaudi
134 pp
10 euro
2014
Possono esistere felicità trascurabili? Come chiamare quei piaceri intensi e volatili che punteggiano le nostre giornate, accendendone i minuti come fiammiferi nel buio? 
Sei in coda al supermercato in attesa del tuo turno, magari sei bloccato nel traffico, oppure aspetti che la tua ragazza esca dal camerino di un negozio d'abbigliamento. Quando all'improvviso la realtà intorno a te sembra convergere in un solo punto, e lo fa brillare. E allora capisci di averne appena incontrato uno. 
I momenti di trascurabile felicità funzionano così: possono annidarsi ovunque, pronti a pioverti in testa e farti aprire gli occhi su qualcosa che fino a un attimo prima non avevi considerato. 
Per farti scoprire, ad esempio, quant'è preziosa quella manciata di giorni d'agosto in cui tutti vanno in vacanza e tu rimani da solo in città. Quale interesse morboso ti spinge a chiuderti a chiave nei bagni delle case in cui non sei mai stato e curiosare su tutti i prodotti che usano. 

A metà strada tra "Mi ricordo" di Perec e le implacabili leggi di Murphy, Francesco Piccolo mette a nudo i piaceri più inconfessabili, i tic, le debolezze con le quali tutti noi dobbiamo fare i conti. Pagina dopo pagina, momento dopo momento, si finisce col venire travolti da un'ondata di divertimento, intelligenza e stupore. L'autore raccoglie, cataloga e fa sue le mille epifanie che sbocciano a ogni angolo di strada. Perché solo riducendo a spicchi la realtà si riesce ad afferrare per la coda il senso profondo della vita.




POCHI INUTILI NASCONDIGLI
di Giorgio Faletti


Dalai Ed.
376 pp
11.90 euro
2009
Sette racconti, sette storie, sette viaggi verso non si sa dove. Intorno a ognuno di noi, dentro a ognuno di noi, c'è sempre una parte oscura, un lato in ombra che la luce della ragione ha timore di illuminare per paura di ritrovarsi sconfitta. 
E in questa zona buia e fantastica si muovono i personaggi di questa antologia, uomini e donne che si trasformano in vittime o carnefici quando si trovano all'improvviso di fronte a un mondo sconosciuto, a un nuovo volto nello specchio, a quella cupa forma di angoscia che solo l'incomprensibile può trasformare in orrore.

venerdì 16 novembre 2018

Recensione: IL MINIATURISTA di Jessie Burton



Ingenua e povera, la giovanissima Petronella Oortman, fresca sposa del mercante quasi quarantenne Johannes Brandt, non sa granché di come va la vita; non sa nulla di tradimenti, segreti, vecchi rancori, avidità e bigottismo… e di come tutto questo possa recare conseguenze tragiche nell’esistenza delle persone che sono divenute ormai la sua famiglia.


IL MINIATURISTA
di Jessie Burton



Ed. Bompiani
trad. E. Malanga
440 pp
18 euro
2014
E’ un freddo ottobre del 1686 e la diciottenne Nella Oortman - sposata da pochi giorni - è appena arrivata in quella che sarà la sua nuova casa, ad Amsterdam, nei pressi del canale Herengracht.
Ad attenderla, con suo grande disappunto, non c’è suo marito, Johannes, bensì la sorella di lui, Marin, e i due servitori, Otto e Cornelia.

L’accoglienza non è proprio delle più calorose; per quanto gentili e cortesi, Otto e Cornelia si dimostrano diffidenti ed enigmatici, e Nella non può non notare da subito le strane occhiate che i due spesso e volentieri si lanciano, come se sottintendessero fiumi di parole dietro quegli sguardi silenziosi ma eloquenti. Un dialogo muto dal quale lei, fresca padroncina di questa dimora, è tenuta fuori, ovviamente.
Ma la sorpresa meno piacevole è la cognata, Marin: ancora giovane fisicamente ma con uno sguardo rigido, da donna vissuta, la sorella di Johannes non si perde in smancerie e lascia immediatamente trasparire il proprio modo di essere tutt'altro che affettuoso e amichevole.
Di poche parole e riservata, Marin è un osso duro, una che sa mettere in riga chiunque, che con il solo sguardo e la lingua affilata sa come lasciare il suo interlocutore a bocca aperta, e la povera Nella è costretta a fare i conti con questa realtà sin dai primi momenti.
Lontana da casa, dai suoi affetti, avrebbe desiderato essere vezzeggiata anzitutto dal consorte..., ma questi è via per lavoro; del resto, ha sposato un ricco mercante, non ci si può aspettare che se ne stia in casa a far nulla quando ha tanto di cui occuparsi per far vivere negli agi la sorella e adesso pure la mogliettina!
L'unico retaggio della sua "vecchia vita da ragazza" è il parrocchetto, Peebo, che però le viene allontanato perchè non è consono che Nella se lo porti in camera da letto; e nella sua nuova camera, la neo sposa si ritrova più sola che mai, a disagio in presenza di quadri dai soggetti inquietanti e non proprio piacevoli da rimirare; sola tra quelle pareti e cuscini e coperte ricamate, Nella immagina come sarà convivere con questo suo affascinante marito, più esperto di lei in tutto; pensa con timidezza alla loro prima notte di nozze insieme e, memore dei consigli materni, è abbastanza pronta ad assolvere ai propri doveri di moglie.

Ma quando il marito torna dal viaggio di lavoro, Nella s'accorge che è sfuggente; è gentile, sì, le ha fatto dei bei doni (vestiti, soprattutto, degni di una vera signora, cose che lei non ha mai visto in casa sua, poveri com'erano con quel padre ubriacone e scialacquatore che si ritrovava), ma è come se la evitasse, se si trovasse terribilmente a disagio con lei, e quando Nella prova ad avvicinarglisi con fare seducente per lasciarli intendere di "essere pronta" a quell'intimità che ci si aspetta tra marito e moglie..., lui la scaccia con repulsione, come se l'idea di un contatto fisico con la ragazza gli provocasse... ribrezzo.

Com'è possibile? Ma in che casa è finita Petronella?
E va bene che sua madre le aveva detto che non doveva farsi illusioni di incontrare l'Amore, che la chiave di tutto sarebbe stata unicamente il suo corpo e quello avrebbe dovuto usare col consorte (ed è ciò che è disposta umilmente a fare, del resto...), ma addirittura suscitare una tale incomprensibile reazione in Johannes...., questo è troppo!
Rifiutata senza un perchè, Nella si sente umiliata e disprezzata; forse per farsi perdonare la propria freddezza, Mr Brandt fa un regalo alla propria giovane consorte donandole uno stipetto in rovere e olmo, che rappresenta la loro casa in miniatura: è il regalo di matrimonio di Johannes per Nella e l'invito è quello di arredarla, rivolgendosi al miniaturista più bravo di Amsterdam. Beh, a dire il vero è anche l'unico.
L'artigiano, su richiesta di Nella, comincia a intagliare e incidere piccole e splendide miniature per la sua nuovissima cliente, e il primo pacchetto è accompagnato da un misterioso messaggio: oggi donna è artefice del proprio destino; ma con suo sommo sbigottimento la ragazza si accorge anche di come il miniaturista si prenda libertà che non dovrebbe, mandandole pezzi non richiesti.
E non sono pezzi a caso, bensì oggetti che hanno senza dubbio il loro significato..., che fanno riferimento a particolari di casa Brandt che l'artista non può conoscere (a meno che qualcuno non glieli abbia detti). Ad es., tra i doni c'è una culla vuota..., che sembra quasi una presa in giro per Nella, che fino a quel momento non è stata neppure sfiorata dal coniuge.

Insomma che sta succedendo?
Curiosa e testarda, Nella si porta dietro la vivace e chiacchierona Cornelia - l'unica presenza amica in questa casa fredda e cupa - e va alla ricerca della bottega dello sfacciato miniaturista con l'intenzione di chiedere spiegazioni e di interrompere i rapporti, visto che lui si sta dimostrando impudente ed invadente con le sue piccole opere (di cui Nella non può non apprezzare il pregio, la raffinatezza, la precisione).
Ma con sua gran sorpresa, non vi troverà nessun miniaturista, piuttosto una figura che ora le appare ora le sfugge all'improvviso, quasi come un'apparizione; tra i due inizia una sorta di magico dialogo sempre più fitto, fatto non di parole ma di minuscoli straordinari manufatti che inspiegabilmente raccontano i misteri di casa Brandt. Anzi, ad essere sinceri, a Nella sembra quasi che vedano nel futuro, come se l'artigiano la stesse avvertendo di cose che accadranno...

Casa Brandt è un covo di segreti, di porte che si aprono nel silenzio e si chiudono cigolanti, di rumori di passi nella notte, di sussurri affannosi, e Nella, nel trovarsi nella penombra dei corridoi, ha sempre l'impressione che qualcuno sia nascosto per spiarla.

La protagonista è giovane e semplice, viene da un'esistenza fatta di privazioni, da una famiglia di contadini e il pensiero di lasciare Assendelft per recarsi nella vivace Amsterdam, in casa di un uomo di successo, che ha contribuito alla ricchezza della città, è qualcosa di eccitante e nuovo per lei.
Mai avrebbe immaginato di ritrovarsi accanto un marito invisibile, che non la degna di uno sguardo e la cui gentilezza ha un che di paterno; una cognata indisponente, sgarbata, schietta nel senso più sgradevole della parola; un servo di colore (Otto), che sarà di certo un brav'uomo, devoto al padrone, ma anche molto taciturno, sempre sulle sue; menomale che c'è Cornelia, l'unica che dà retta a Nella, anche se pure lei ha i suoi momenti in cui tace e alza un muro di silenzio difficile da abbattere.

Ma perchè Johannes l'ha sposata se poi non la voleva veramente? Che razza di matrimonio è il suo? Che esistenza l'aspetta? 

"L'amore è meglio quando è un fantasma che quando è reale, è meglio rincorrerlo che trovarlo".

Nella pian piano imparerà a conoscere anche come avvengono gli affari di suo marito, la vera situazione finanziaria della famiglia, e questo grazie ai coniugi Meermans, i quali collaborano con Brandt affinchè questi venda il loro zucchero.
Ma la giovane avverte che c'è qualcosa di spiacevole tra le due famiglie, una qualche ragione di cui lei è all'oscuro che rende Mr Meermans molto ostile verso il buon Johannes. 

E Johannes e Marin: anch'essi nascondono qualcosa, hanno dei segreti?
Se in camera dell'algida Marin, Nella scopre messaggi d'amore appassionati nascosti tra mappe e libri esotici, del marito ella dovrà capire ben altre cose: scoprire certe verità può essere molto doloroso, ma una brutta verità sarà, alla fine, sempre meglio di una (apparente) bella bugia.
Nella dovrà armarsi di coraggio e della capacità di perdonare per accettare la verità e combattere accanto al marito e, in generale, alla sua nuova famiglia, per non soccombere di fronte alla cattiveria di chi, in nome di vecchi rancori, per sete di denaro e per vendetta, ha deciso di mandare a picco il povero Johannes.

"Le parole sono come l'acqua in questa città, Nella. Una goccia può farci annegare".

E certe parole, certe dichiarazioni, potrebbero davvero rovinare i Brandt... e i presagi di una prossima rovina incombono su tutti loro come una nube oscura, carica di una pioggia di veleno che non aspetta altro che cadere e travolgerli nella tragedia.

Intanto, come un occhio da "big brother" che c'è e ti vede senza che tu riesca ad individuarlo, il miniaturista guarda ciò che accade in casa Brandt e crea le sue straordinarie opere che stanno in un palmo di mano a mo' di avvertimento, come a dire alla ragazza: "le cose possono cambiare", ma devi riconoscerle e accettarle:

"Sono incursioni nella sua vita che Nella ancora non riesce a decifrare. C'è una storia dietro a quei pezzi, la sua storia, ma non è lei a raccontarla. (Il) miniaturista intesse la mia vita, pensa la ragazza. E io non riesco a prevedere le conseguenze".

Saranno la paura di perdere tutto e di vedere piombare accuse infamanti e pericolose sul capo del sempre pacato  e misurato Johannes a permettere alle tre donne di casa di allearsi, per cercare di attutire il colpo, mentre intanto alcuni segreti davvero non possono più essere tenuti nascosti...

"Il miniaturista" è un romanzo storico ambientato nella Amsterdam di metà 1600 e l'Autrice ha ricostruito il contesto di quel tempo con sapienza e accuratezza; siamo in pieno fermento commerciale, da non moltissimi anni è nata la Compagnia Olandese delle Indie Orientali e a far da sfondo alle vicende personali e famigliari di Nella Brandt è proprio la frenesia di commerciare e arricchirsi;  la sete di potere, di danaro, unita all'ottuso e bigotto perbenismo vigente a quei tempi in quei luoghi, porterà al precipitarsi degli eventi, fino a giungere ad un finale che inevitabilmente è amaro ma che pure conserva, a ben guardare, i semi della speranza, di un nuovo possibile inizio.

Io amo i romanzi storici e questo non ha fatto eccezioni; lo stile narrativo è scrupoloso, preciso, i personaggi sono affascinanti per quella punta di mistero (esclusa Nella) che nascondono; la figura del miniaturista e il filo che lega le sue pregiatissime miniature con i fatti privati di casa Brandt ha un che di magico, di ammaliante, anche se non nego che avrei preferito che proprio questo personaggio fosse approfondito un po' di più, proprio perchè accattivante; ma immagino che il suo essere sfuggente e inafferrabile rientri nell'intento narrativo dell'Autrice, che in questo modo stuzzica fino alla fine il lettore e la sua curiosità.
Avevo timore a iniziare questo libro perchè avevo letto diversi pareri di lettori che l'avevano trovato troppo dettagliato e quindi lento, ma sono contenta di non aver avuto quest'impressione (sarà, ripeto, che già di mio amo il genere), tutt'altro, ho letto le oltre 400 pagine con vivo interesse e lasciandomi coinvolgere dalle vicende e dai piccoli colpi di scena presenti.

Lo consiglio, in particolare a quanti prediligono i romanzi storici, in cui la finzione si mescola sapientemente con dati reali, e a quanti desiderano gustarsi una storia  scritta magistralmente, che non preveda necessariamente il classico happy ending 😊

giovedì 15 novembre 2018

Recensione: E SE…OLTRE LA MASCHERA, TU di Eliana Ciccopiedi



Elena e Leonardo si incontrano per caso: lei è una wedding planner professionale e intuitiva, lui è un giovane attore di musical, ammirato da tantissime fans… e anche da lei; si ritrovano, si frequentano, tra loro scatta un feeling che li avvicina sempre più ma che sembra mancare dei presupposti per lasciare i confini dell’amicizia e sfociare in un grande amore… 



E SE…OLTRE LA MASCHERA, TU
di Eliana Ciccopiedi 



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"La difficoltà non sta nell’amare, ma nel lasciarsi amare. Permettere che qualcuno entri nel tuo cuore, ti legga dentro, veda tutto e scelga di rimanere."

Elena è una giovane donna attorno alla trentina che, a dispetto della laurea in Architettura, ha intrapreso la strada di wedding planner, ricavandone molte soddisfazioni e apprezzamenti e da parte della datrice di lavoro, la pragmatica e autorevole Stella, e da parte delle spose che si rivolgono a lei col desiderio di rendere indimenticabile il giorno del proprio matrimonio. 

Mentre è sul treno per Firenze, dove ha da organizzare un matrimonio per una coppia snob e viziata, Elena si ritrova a condividere il viaggio nientemeno che con l’attore del momento, il bellissimo Leonardo, protagonista di un musical che sta spopolando e attirando ammiratrici a iosa, non solo per la beltà dell’attore principale ma anche per la bravura di tutto il cast. 
Elena non crede ai suoi occhi: tra tutte le persone che poteva capitarle di incontrare.... davanti a lei c'è proprio lui!
Costretta a frenare l'eccitazione per evitare figuracce da adolescente in preda a isterie ormonali, Elena non può comunque non lasciarsi affascinare da quegli occhi profondi e penetranti, dal suo sorriso ora malizioso ora dolce, dallo sguardo ora malinconico ora sornione e furbetto, per non parlare del suo fisico, delle sue mani, del suono della sua voce, terribilmente sexy! Insomma, tutto di lui risveglia in lei qualcosa che la ragazza non prova da tempo.

Elena, infatti, è fidanzata con Davide da dieci anni, i due convivono a Milano ma... è da un po', ormai, che paiono non aver più molto nè da dirsi nè da condividere.
Eh sì, quello che fino a qualche anno fa era un grande amore, fatto di risate, complicità, tenerezze, sorprese..., attualmente langue nell'abitudinarietà e nella noia.
I due trascorrono sempre meno tempo insieme, e il lavoro di entrambi è, in fondo, solo una scusa ed Elena lo sa: la verità è che il fuoco della passione s'è spento, lui non ha attenzioni di nessun genere verso la sua donna, e anche lei - pur sentendo di amarlo ancora - non lo guarda più con gli occhi a cuoricino.
Durante il viaggio, tra Leonardo ed Elena avviene un vivace scambio di battute, che permette ai due di stabilire un'inaspettata sintonia e di trovarsi così bene da aver l'impressione di conoscersi da sempre.
Peccato che le loro strade siano destinate a dividersi: lui è quasi una star - per quanto "non se la tiri" - ed è sempre in giro per presentare lo spettacolo; e poi, bello e corteggiato com'è, non può che essere fidanzato....; lei, a sua volta, ha il suo Davide ad aspettarla a Milano (perchè lui l'aspetta, sì...?) e quindi... non c'è trippa per gatti! 
Elena, sii razionale, metti da parte il pensiero del bel Leonardo, limitati a sognarlo guardando i suoi spettacoli e pensa lavorare, che è meglio!
Una volta giunta alla location delle nozze, la nostra organizzatrice di eventi si ritrova indaffaratissima, alle prese con le bizzarre richieste della sposa, con i ritardi e gli imprevisti che ogni avvenimento importante porta inevitabilmente con sè, con l'assistente - la vivacissima ed effervescente Sara - che la fa impazzire con le sue uscite folli e irrazionali, ma in fondo divertenti ma che non sempre le è di grande aiuto..., ma il peggio deve ancora venire: proprio quando tutto sembra pronto, ecco che sbuca una "fregatura" non di poco conto: manca il testimone dello sposo!
E ora? Chi lo sostituirà?
Inaspettatamente, Elena scopre che tra gli invitati c'è proprio lui, Leonardo; chi meglio di un attore potrebbe fingere con naturalezza di essere il testimone?
Leonardo, tra il perplesso e il divertito, accetta e quel giorno trascorso insieme li avvicinerà al punto che, il giorno dopo, i due decidono di passare tutta la giornata insieme in giro per la splendida Firenze.

Elena e Leonardo scoprono di essere sì diversi caratterialmente ma allo stesso tempo vicini per sensibilità, capacità di entrare in empatia con l'altro, di andare oltre la maschera dell'apparenza.
I due ragazzi si aprono come forse non hanno mai fatto prima con nessun altro, intuiscono che c'è qualcosa dell'altro che spinge ciascuno a sentirsi libero di essere se stesso.

Dice Elena a Leo:

"Hai tante di quelle sfaccettature che non puoi definirle in un unico colore. Presente un prisma? Il prisma rifrange la luce e crea l’arcobaleno. Tanti colori. Tu hai tante sfaccettature, tanti Leonardo dentro di te che ti rendono diverso ogni giorno, ogni momento. O almeno, questa è l’impressione che ho avuto. Ci sono persone che non sono fatte per legarsi a un solo colore". 


E lui dice a lei: 

«In alcune cose ci metti l’anima, in altre sei cinica e disillusa. Sei matura, razionale e riflessiva, poi ogni tanto vedi qualcosa che ti fa esclamare come una bambina e hai lo sguardo da bambina. Sembri fredda e, perdonami, spesso lo sei, ma poi ci sono tante cose che ti emozionano più intensamente che agli altri. Non so. È come se fossi due persone diverse. Sogno e disincanto.»

A vederli dall'esterno, mentre si prendono in giro, fingono di offendersi delle battutine con cui si stuzzicano reciprocamente, si confidano, si incoraggiano a vicenda, ridono e scherzano, vanno in giro l'uno accanto all'altra come se si conoscessero da una vita..., non potrebbero esserci dubbi: sono fatti l'uno per l'altra, lui è l'anima gemella di lei e viceversa.

Certo, conducono una vita agli antipodi: Leonardo non ha altri sogni da realizzare perchè ha fatto della sua passione il proprio lavoro; quando sale sul palco incanta il pubblico, raccoglie applausi e consensi. 
Dal canto suo, Elena conduce un'esistenza regolare, priva di grossi scossoni ed emozioni; tutta concentrata nell'organizzare il giorno più felice delle coppie che chiedono il suo aiuto, sta perdendo di vista la propria felicità...; è come se osservasse la vita inconsapevole, incapace di assaporarla veramente. Le sue incrollabili certezze, la tranquilla e piatta quotidianità in cui ha circoscritto la sua esistenza accanto all'invisibile (e diciamolo, noioso!) informatico Davide, sembrano aver poco in comune con l'intensità con cui invece Leonardo affronta la vita; anch'egli però, a ben guardare, cela nel cuore una persistente e sottile malinconia che gli velano gli occhi di tristezza.

Ma a separarli non è il mondo in cui concepiscono la vita, bensì le rispettive situazioni sentimentali, complicate e non semplici da risolvere.

Sia Elena che Leonardo si sentono anche quando sono distanti, si frequentano e si incontrano in fondo neanche chissà quante volte, ma sono sufficienti; lui fa conoscere a lei la "sua Firenze", e lei fa da cicerone a lui nella "sua" Milano, e in più Leonardo apre alla sua cara Elena le porte del proprio "mondo" professionale; insomma, i due godono degli istanti preziosi che permettono alla loro amicizia di rafforzarsi; nonostante siano solo questo, amici, non riescono a fare a meno dell'affetto e della comprensione che sanno di poter trovare reciprocamente, si cercano... ma restano divisi.

Il legame e il forte sentimento che li unisce non va oltre, e forse è meglio così, riflette Elena, che suo malgrado pian piano comincia ad avere sempre meno dubbi su cosa provi davvero per Leonardo, il quale pare avere molte più certezze in tal senso. 
E queste certezze rischiano di allontanarlo da lei.

"Sai quando ti chiedi: “Chissà come sarebbe stato, se...”? (...) Tutti abbiamo avuto degli “e se...”. Non penso al mondo esista qualcuno che non li abbia. Sarebbe troppo facile. Una persona senza “e se...” è una che ha preso tutte le decisioni giuste nella vita, che si è lanciata sempre, senza rimpianti e ne ha solo guadagnato. Non esiste una persona così..."

E se... quel loro incontro fortuito su un treno, sfociato in un'amicizia necessaria, sbocciata all'improvviso, fosse destinato a diventare qualcosa di più?
A volte, basta davvero poco per lasciarsi scappare il treno giusto, e per prenderlo bisogna far chiarezza dentro se stessi e capire cosa davvero può renderci felici e completi.

Il romanzo di Eliana Ciccopiedi si lascia leggere con molta scorrevolezza, per il suo stile vivace, molto fluido, ricchissimo di dialoghi, tanto profondi quanto ironici e leggeri, che ci aiutano a conoscere sempre meglio i due protagonisti, ad entrare in empatia con loro, apprezzandone i punti di forza, come anche le piccole debolezze.
Leonardo è il ragazzo ideale, bello, talentuoso, sensibile, intelligente, ironico, comprensivo, sincero...: chi non vorrebbe uno così accanto? E certo è difficile non innamorarsene, ragion per cui la bella Elena ha tutta la solidarietà delle lettrici.
E' inevitabile fare il tifo per i due in quanto coppia e sperare che gli ostacoli che li separano possano essere abbattuti.
E' una storia romantica e piena di sentimento, scritta davvero bene, bello il tour artistico che il lettore fa insieme a Leo ed Elena in alcune delle più belle città italiane, affascinante anche il riferimento ai musical e a tutto ciò che c'è e si prova quando si è al di là del sipario.
Man mano che proseguivo nella lettura, divoravo le pagine perchè la storia dei due amici mi ha coinvolta sempre più; non ho appunti negativi da fare al libro, tutt'al più, se devo trovare un "neo", l'unica cosa che mi ha un po' spiazzata è una consapevolezza importante alla quale arriva Leonardo verso la fine del romanzo, e che giunge un po' bruscamente a mio avviso, però a tal proposito non posso aggiungere particolari per evitare spoiler.
Però è davvero un dettaglio, nel complesso la mia valutazione di "E se...oltre la maschera, Tu" è una storia molto bella, emozionante, e credo sia difficile non affezionarsi ai suoi protagonisti ma anche ad alcuni personaggi secondari che danno il loro contributo all'evolversi delle vicende.
Consigliato, in particolare a chi è alla ricerca di emozioni, di una storia giovane e fresca, dolce ma per nulla priva di molti momenti simpatici e buffi.


mercoledì 14 novembre 2018

Nuove uscite romance Butterfly Ed. - Quixote Ed.



Buongiorno cari lettori! Ho due recensioni da preparare, di due libri che mi sono piaciuti moltissimo; spero di postarle entro stasera :)

Intanto, eccomi con un paio di uscite romance.

TI TROVERÒ
di Lia Carnevale

Editore: Butterfly Edizioni
Genere: Romance
Collana: Love self
Prezzo: 2,99 € [in offerta a 0,99 € dal 12 al 25 novembre]
Data di uscita: 12 novembre 2018
Disponibile su Amazon e Kindle Unlimited


Clara lavora per una rivista importante e la sua quotidianità è divisa tra la madre con cui abita e le sue due amiche fidate.
È proprio con loro che decide di partire per Marrakech, ma quella che doveva essere una vacanza all'insegna del relax e del divertimento, si trasformerà ben presto in un incubo quando Clara viene rapita.
 Il suo obiettivo primario diventa sopravvivere e cercare una via di fuga da quegli uomini che la vogliono vendere come schiava.
 Ma nella vita tutto può succedere... anche trovare l'amore in uno dei posti più ostili al mondo.




NON LASCIARMI MAI ANDARE
Never let you go
di Katy Regnery


AMBIENTAZIONE: Virginia
TRADUZIONE: Ellie Greene
COVER ARTIST: Angelice Graphics and book cover Designer
SERIE: A modern fairytale #2
GENERE: Contemporaneo
FORMATO: E-book (Mobi, Epub, Pdf) e cartaceo
PAGINE: 653
PREZZO: 4,99 € (e-book) su Amazon, Kobo, iTunes, Google Play, Store QE
DATA DI USCITA: 21 novembre 2018


TRAMA

In questa rivisitazione moderna di Hansel e Gretel, Griselda e Holden, tredicenni in affido, scappano dal loro rapitore dopo tre anni di prigionia brutale, e provano ad attraversare il fiume Shenandoah a piedi. Purtroppo, lei riesce a mettersi in salvo, mentre lui viene lasciato indietro. Dieci anni dopo, il fidanzato di Griselda la trascina in un fight club e il suo mondo viene capovolto quando vede Holden salire sul ring. Sebbene la connessione tra di loro sia potente, i due sono separati da un amaro rimpianto, una rabbia sepolta e da un groviglio di ferite fisiche ed emotive, tanto pericolosi quanto le acque dello Shenandoah.

Never Let You Go è una storia di paura e speranza, sconfitta e sopravvivenza, e su due persone distrutte nel profondo, che scoprono che l’amore è l’unico sentimento che li può rendere di nuovo completi.

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