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lunedì 25 marzo 2019

Anteprime Fazi Editore - La Corte Editore - Garzanti Edizioni



Prossime novità in arrivo in libreria.


  • Cosa succede quando un broker di New York e la sua famiglia piombano in una tranquilla cittadina di provincia? Ce lo racconta Jonathan Dee in I provinciali.
  • Il nuovo romanzo di Galiano (Più forte di ogni addio), ci ricorda quanto sia importante dire quello che si prova e nel momento giusto, perché, se ci lasciamo sfuggire l'attimo, potremmo non trovare più il coraggio di farlo. 
  • Dopo Il buio dentro e I figli del male, Le colpe della notte è il nuovo thriller mozzafiato di Antonio Lanzetta, autore acclamato anche dal Sunday Times come una delle rivelazioni degli ultimi anni a livello internazionale.
  • Una donna ferita cerca di fuggire dal suo passato e dimenticarlo, ma è il passato che non si dimentica di lei... (Non ti lascerò, C. Stevens).



I PROVINCIALI
di Jonathan Dee



Fazi Ed.
358 pp
20 euro
DAL 4 APRILE 2019
Howland, Massachusetts. Mark Firth è un imprenditore edile ambizioso ma poco accorto, che fa lo sbaglio di affidare i suoi risparmi a un truffatore.
La moglie Karen è preoccupata al pensiero che la figlia potrebbe ritrovarsi nei pericolosi bassifondi della scuola pubblica.
Il fratello di Mark, nonché suo eterno rivale, è un agente immobiliare che ha mollato la precedente fidanzata sull’altare e ha una relazione con la telefonista della sua agenzia.
C’è poi Candace, la sorella, che è insegnante alla scuola pubblica locale e coltiva una storia clandestina con il padre di una delle sue allieve…
Gli abitanti della cittadina sono tutti accomunati dalla diffidenza nei confronti dei turisti della domenica, gente che ignora il valore delle cose e dei soldi.
Sarà proprio uno di loro a far precipitare il fragile equilibrio della comunità.
In seguito all’Undici Settembre, infatti, il broker newyorkese Philip Hadi, sapendo grazie a “fonti riservate” che New York non è più un posto sicuro, decide di traslocare a Howland insieme a moglie e figlia, suscitando idolatria in alcuni e odio feroce in altri…

La penna affilata di Jonathan Dee, già finalista al premio Pulitzer, non risparmia nessuno: casalinghe annoiate, uomini terrorizzati dallo spettro del fallimento, bambini che festeggiano il compleanno ingozzandosi di sushi… I provinciali, romanzo corale perfettamente congegnato, è un brillante ritratto al vetriolo dell’America di oggi.


PIU' FORTE DI OGNI ADDIO
di Enrico Galiano


ed. Garzanti
352 pp
17.90 euro
DAL 18 APRILE 2019
Michele e Nina frequentano l'ultimo anno di liceo e si incontrano sul treno che li porta a scuola.
Nina teme le raffiche di vento della vita che possono farle del male, sa che deve proteggersi ed è per questo che stringe tra le dita la collanina che le ha regalato suo padre.
Per Michele i colori, le parole, i gesti che lo circondano hanno un gusto sempre diverso dal giorno in cui, cinque anni prima, ha perso la vista. Quando sul treno sente il profumo di Nina, qualcosa accade dentro di lui, così ogni giorno, durante il loro breve viaggio insieme, in un susseguirsi di domande e risposte, fanno emergere l'uno nell'altra lo stesso senso di smarrimento. 
Michele insegna a Nina a non smettere di meravigliarsi ogni giorno. Nina insegna a Michele a non avere rimpianti, che bisogna sempre dare l'abbraccio e il bacio che vogliamo dare, dire le parole che non vediamo l'ora di pronunciare. 
Ma è proprio Nina, quando un ostacolo rischia di dividerli, a scegliere di non dire nulla, e invece di confessare i propri sentimenti a Michele, resta ferma.
Nina e Michele dovranno lottare per imparare a cogliere l'istante che vola via veloce, come la vita, gli anni, il futuro. Dovranno crescere, ma senza dimenticare la magia dell'essere due ragazzi pieni di sogni.

Di Galiano ho letto EPPURE CADIAMO FELICI



LE COLPE DELLA NOTTE
di Antonio Lanzetta


La Corte Editore
DAL 4 APRILE 2019
La sera in cui i suoi genitori sono morti, Cristian è uscito di casa sbattendo la porta, arrabbiato con il mondo. Non avrebbe mai immaginato cosa lo aspettava al suo ritorno: un lago di sangue sul pavimento della cucina e la pistola d’ordinanza stretta tra le dita di suo padre. 
Un omicidio suicidio, gli hanno detto. 
E poi lo hanno spedito al sud, a Castellaccio, nella casa famiglia di Flavio, che continua a salvare ragazzini dal buio in cui a volte vengono risucchiati.
Davvero il padre di Cristian ha ucciso la madre e poi si è tolto la vita? 
Qualcosa di oscuro sembra nascondersi dietro quello che apparentemente è un inspiegabile delitto e Damiano, lo Sciacallo, inizia la sua indagine personale, trovandosi come sempre a scavare fino alle radici del male.
Mentre prova a rimettere insieme i pezzi della sua vita, Cristian conoscerà il dolore, l'amicizia, la paura, e comprenderà che alcune ferite non si rimarginano mai. 
Come quelle di Girolamo, un maresciallo dei carabinieri in pensione, ossessionato dall'Uomo del Salice e dalla scomparsa di una bambina avvenuta negli anni ottanta.


Di Lanzetta ho letto IL BUIO DENTRO


NON TI LASCERO' 
di Chevy Stevens


Fazi Ed.
DAL 18 APRILE
Undici anni fa, Lindsey è scappata con la sua bambina nel cuore della notte, lasciandosi alle spalle il marito violento e alcolista. 
Lui è finito in prigione, e lei ora ha una nuova vita. 
È più grande e più saggia, col passato ha tagliato i ponti. Ha iniziato una relazione con Greg, un uomo gentile col quale tutto va bene. 
Ma quando Andrew esce di prigione, cominciano ad accadere strane cose. 
Il nuovo compagno di Lindsey viene minacciato, la sua casa depredata e la figlia inseguita. 
L’ex marito nega tutto, ma Lindsey è convinta che sia lui. Perché, dopotutto, chi altro potrebbe essere…?


Di Chevy Stevens ho letto: SCOMPARSA, IL PASSATO DI SARA

lunedì 18 marzo 2019

IL FIORE DI MANDORLO



La primavera è praticamente arrivata, anche se non in via ufficiale ^_-
E la primavera è sinonimo di risveglio della natura, così oggi desidero soffermarmi sul FIORE DI MANDORLO, il primo a sbocciare in primavera e per questo simbolo della speranza e del ritorno alla vita da parte della natura; siccome sfiorisce in poco tempo, è anche simbolo di delicatezza e fragilità.
Nella Bibbia viene menzionato, il mandorlo; ad es., il profeta Geremia lo attribuisce alla rinascita; nell'Ecclesiaste, la vita è paragonata ai fiori di mandorlo, che subito appassiscono, nello stesso modo in cui la vita scorre velocemente!

Nella mitologia greca, il mandorlo è collegato all'attesa del compimento di una speranza e della costanza.

Diverse sono le versioni tramandate attorno alla vicenda della principessa Fillide (o Filli), figlia di Sitone, re della Tracia, trasformata in un mandorlo spoglio dalla dea Atena, per compassione, dopo essersi uccisa per il dolore temendo d'essere stata abbandonata da Demofonte, figlio di Teseo e di Fedra, il quale non era ritornato da lei nel tempo stabilito per le nozze.
L'albero rimase spoglio e sterile fino a quando l'eroe non ritornò in Tracia e venne a conoscenza del tragico destino di Fillide.
Allora egli andò ad abbracciare il mandorlo piangendo e le sue lacrime di pentimento si trasformarono in una nube di candidi petali che adornarono i rami della pianta, che così finalmente fiorirono, ma rimasero privi di foglie, come poi continuò a succedere all’annuncio di ogni primavera.

I fiori di mandorlo ispirarono anche più di una decina di quadri al pittore olandese Vincent van Gogh (1853-1890). Uno dei più famosi fu l’olio ‘Ramo di mandorlo in fiore’, dipinto a Saint Remy de Provence prima di morire, in occasione dell’annuncio della nascita del nipote Vincent Willem, figlio di suo fratello Theo.


(info prese da qui )


E adesso passiamo ad alcuni libri che, stando ai titoli, hanno a che fare con il mandorlo... o le mandorle ^_^


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Mandorle amare di Laurence Cossé.

Edith ha a servizio una domestica marocchina, Fadila, completamente analfabeta. La prima decide di insegnare all'altra a leggere e scrivere cominciando dall'alfabeto e pian piano tra loro si instaura un rapporto di amicizia e stima. La colta Edith entra in contatto con la vita di un'immigrata che ha passato una sofferta gioventù in Marocco e conduce una sofferta esistenza nel ricco Occidente. Eppure, nonostante gli stenti e le privazioni, la vita di Fadila emana dignità e consapevolezza, in una strana miscela di fatalismo arabo e buonsenso di madre di famiglia.



Miele amaro e mandorle dolci di Maha Akhtar.



Un giorno, davanti al salone di bellezza Cleopatra, la proprietaria Mouna incontra tre donne: tre donne di successo che, conquistate dall'atmosfera intima e accogliente di quel luogo, inebriate dal profumo di essenze di miele e olio di mandorle e coccolate dalle mani esperte di Mouna, poco a poco Lailah, Imaan e Nina si liberano di ogni ipocrisia e iniziano a confessarsi le loro paure più segrete.



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Martin Molin, collega di Patrik Hedström alla stazione di polizia di Tanumshede, ha raggiunto la fidanzata Lisette sulla vicina isola di Valö per una festa di famiglia; durante la cena il vecchio patriarca dall'immensa fortuna muore improvvisamente. Nell'aria si avverte un vago aroma di mandorle amare, e a Martin Molin non resta che cercare di far luce su quella morte misteriosa. Intanto, la violenta tempesta che agita le acque gelide dell'arcipelago non accenna a placarsi, e ogni contatto con la terraferma è interrotto. Sulle orme di Agatha Christie, in occasione dei suoi primi dieci anni di carriera, Camilla Läckberg ha dato vita a una serie di racconti che, tema a lei caro, indagano le complesse dinamiche familiari, combinando adorabili scene d'intimità domestica all'inquietudine di oscuri segreti del passato.

Come il vento tra i mandorli di Michelle Cohen Corasanti
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Palestina, metà degli anni cinquanta. Mentre il conflitto arabo-israeliano infiamma, Ichmad, dodici anni. e la sua famiglia sono costretti dall'esercito israeliano a trasferirsi in un misero fazzoletto di terra rallegrato soltanto da una pianta di mandorlo, unica fonte di sostentamento e ristoro. Quando il padre di Ichmad viene imprigionato con l'accusa di aver nascosto delle armi, Ichmad deve trovare un lavoro. Anno dopo anno, i suoi fratelli soccombono all'odio verso Israele, invece Ichmad lotta per dare un senso a ciò che lo circonda.


MUSICA

Quando vedo un mandorlo in fiore comincio a canticchiare una canzone di Nino Buonocore molto dolce, intitolata proprio IL MANDORLO.

Il mandorlo fioriva
Nel giardino della scuola
Io li vedevo entrare
E restavo fuori
Col pianto in gola
Un giorno se ne andava
Tra i richiami del mercato
E la tua fresca voce
Che non ho più scordato
La paura dei miei pensieri
Il desiderio di te
Di dividere con te i miei abbandoni
Noi distesi sulla sabbia
Quanta pioggia sui libri di scuola
E come è forte l'odore del mare
A febbraio


POESIA

DIMENTICA I MANDORLI IN FIORE

Dimentica i mandorli in fiore.
Non vale la pena In questa storia
Di ricordare ciò che non può ritornare.
Asciuga al sole i tuoi capelli bagnati:
languidi come frutti maturi brillino
umidi, grevi, i vermigli riflessi.
Amore mio, amore mio, 
siamo 
in autunno.


(Prigione di Bursa, 5 novembre 1945, Nazim Hikmet)




Il mandorlo è fiorito 


Questa notte - un miracolo pare
è passato qualcuno nell’orto: 
stavan mute le stelle a guardare. 
Non sembrava il bel mandorlo morto?
Non sembrava il bel mandorlo secco? 
Ma qualcuno con mano leggera 
ha posato farfalle a ogni stecco 
per poi ratto fuggire. 
Chi era? E stamane, nel chiaro mattino, 
un bambino riguarda stupito, 
e gli pare un sorriso divino 
quel bel mandorlo nuovo e fiorito. 

(T.Stagni)


Una poesia d'amore

Due giorni dopo la mia morte
verrò a prendere il caffè da voi.
Mi stenderò sul divano
a guardare il sonno dei gatti.
Poi andrò via
verso un mandorlo che sta per fiorire
verso il nido
di una formica.
Potrei perfino uscire
dall'universo come se fosse una casa
e poi tornare
scuotendo la neve caduta sull'ombrello.
Se veramente amiamo
un uomo, una donna, una rosa,
noi da vivi e da morti
possiamo fare ogni cosa.

(Franco Arminio)


Fonti:
Web
http://www.latecadidattica.it

domenica 18 novembre 2018

Recensione: TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO di Haruki Murakami



Sei personaggi diversi l'uno dall'altro ma che hanno in comune un mal di vivere, un disagio esistenziale frutto di qualcosa che proviene dal di dentro ed è acuito da esperienze di vita.
Sei persone, uomini e donne, alla ricerca di se stessi, di un senso da dare alle proprie esistenze; senso che spesso lo si trova in cose semplici, in incontri straordinariamente comuni che riescono, inaspettatamente, a guarire una ferita, a offrire una via d'uscita al proprio dolore.



TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO
di Haruki Murakami



Ed. Einudi
trad. G. Amitrano
128 pp
10.50 euro
Questo breve libro edito da Einaudi contiene se racconti tra loro non connessi se non per un piccolo ma non irrilevante particolare: in ognuno di essi è menzionato il terribile terremoto che nel 1995 colpì la città di Kobe, causando la morte di migliaia di persone.

In Atterra un Ufo su Kushiro conosciamo Komura, un uomo sposato che, un giorno, di punto in bianco, viene lasciato dalla moglie, che se ne va dicendo addio al marito, accanto al quale non è felice perchè le sembrava di vivere in una bolla d'aria, di annegare in quel nulla che lui le dava.
Komura è un tipo pacato, non dà di matto e quando capisce che davvero la moglie non ha alcuna intenzione di tornare da lui, semplicemente si rassegna e anzi si prende un periodo di ferie dal lavoro. Un collega allora gli chiede un favore: consegnare al posto suo un pacchetto alla sorella, che vive ad Hokkaido.
Perplesso ma apatico e incapace di trovare delle ragioni per non andarvi, Komura accetta.

L'uomo sembra vivere per inerzia, come se si facesse trascinare dalla corrente, senza opporre alcuna resistenza: l'incontro con la sorella del collega, una donna vivace, chiacchierona, un po' impicciona e molto schietta, potrà essere forse l'inizio di un po' di serenità per lui, che da quando è rimasto inesorabilmente solo, ha desiderato andare lontano, ma...

"Per quanto uno possa andare lontano, non può sfuggire da se stesso. E' come un'ombra che ti segue sempre".

In Paesaggio con ferro da stiro, al centro v'è la singolare amicizia della giovane Junko con un uomo più grande, Miyake, un pittore strambo, solitario che ha una grande passione: accendere bellissimi falò in spiaggia. La ragazza è fidanzata ma non sembra nutrire grande stima per l'innamorato, piuttosto ne ha molta per il "pittore che accende fuochi", e questa sua capacità di dar vita ai falò la incanta, e il fuoco diventa per lei un modo per riflettere, per provare quella sensazione di pace che il suo cuore cerca ma invano.
Di solito la giovinezza è associata alla gioia di vivere, all'esuberanza..., invece in Junko avvertiamo una pesantezza morale, una non voglia di vivere da cui prt il quale non possiamo non provare tristezza mista a tenerezza, malinconia.

Nel racconto centrale, che dà il titolo alla raccolta, ci imbattiamo in un personaggio decisamente diverso dai precedenti: Yoshiya è un giovanotto che vive ancora con la propria madre, una donna ancora giovane e piacente che però da anni s'è infilata in una setta non specificata che nel nome di Dio va di casa in casa facendo proseliti e predicando la necessità di trova e seguire la luce del Signore.
Yoshiya è cresciuto con una - tra le tante - domanda fondamentale: di chi sono figlio?
Un giorno si ritrova a seguire uno sconosciuto che, da uno specifico particolare fisico, egli ipotizza possa essere il proprio padre biologico, che non ha mai conosciuto.
Riuscirà a soddisfare questo suo inespresso desiderio di dare un volto alle proprie origini?
O forse, il vagare nella notte per la città, tra posti buii e solitari, è l'esternazione di ben altri pensieri?

In Thailandia una donna, Satsuki, si sta riprendendo da un divorzio che l'ha fatta soffrire non poco e che ha innescato in lei una serie di pensieri negativi che sono come dei macigni che le impediscono di vivere serenamente.
In seguito ad un viaggio in Thailandia, in cui conosce il servizievole, comprensivo e saggio autista Nimit, la donna ha l'opportunità di indagare meglio dentro se stessa, nei propri sentimenti, e di cercare di eliminare dal proprio cuore i pesi che si porta dietro...

In Ranocchio salva Tokyo il signor Katagiri, che lavora in banca, si ritrova in casa propria un ospite inatteso: un enorme ranocchio gigante, ma non ne è spaventato; l'essere è simpatico, allegro e ha qualcosa da chiedere all'uomo: salvare insieme la città di Tokyo; si tratta di una missione davvero importante, razionalmente assurda, come lo è del resto tutto l'incontro e la conversazione tra Katagiri e il dolce Ranocchio..., e il confine tra realtà e fantasia si fa sottile, tanto da confondere il povero impiegato...

Infine c'è Torte al miele, in cui si narra dell'amicizia tra due ragazzi e una ragazza; entrambi i maschietti si innamorano dell'amica, carina, educata, sempre disponibile e altruista, e lei sceglie uno di loro, dando un inevitabile dispiacere all'altro. I loro rapporti, nonostante le differenti scelte di vita, non viene meno col tempo e nel cuore del "non scelto", Junipei, continua ad ardere l'amore per la "sua" Sayoko e a non riuscire a farsi coinvolgere sentimentalmente da nessun'altra donna; l'uomo inolre custodisce il desiderio emergere come scrittori di racconti.
Intanto il marito di Sayoko sembra non apprezzare davvero la sua dolce moglie, col rischio di mandare all'aria il loro matrimonio sotto gli occhi della figlioletta.
Magari è arrivato il momento per Junipei di farsi avanti, di provare a scrivere il suo racconto più bello, di chi ha atteso che finalmente passasse la notte per poter stringere a sè nella luce le persone amate?

Sono sei racconti che si leggono molto velocemente, piacevoli per stile narrativo e per le diverse storie in sè; in ognuno notiamo la presenza di un filo di malinconia, di tristezza, di disagio esistenziale che ciascun protagonista vive per ragioni personali e manifesta in modo altrettanto individuale; ognuno di essi cerca qualcosa di immateriale ma di importante, che ha perduto, la cui assenza non lo fa star bene, rendendolo incompleto, insoddisfatto, infelice, confuso, piatto, grigio, indifferente.
E tutti incontrano qualcuno che, similmente ad un angelo (che sia una persona reale o meno) sceso proprio per loro, li aiuta a trovare la felicità perduta, quel pezzo di sè che s'era smarrito, travolto dai problemi che il vivere quotidiano porta con sè.
Murakami ci ricorda che per rendere in parole il mal di vivere che è dentro di noi e che ci spia, al pari dei mostri appostati nell'oscurità nei nostri incubi di bambini, non servono racconti tragici, non servono personaggi disperati (fatta eccezione per le brevi "immagini" che si riferiscono al terremoto): egli usa una tale delicatezza e leggerezza che le sue parole paiono dei soffi di vento gentile, non per questo privo di forza, ma che anzi hanno il potere di farci fermare e riflettere.
Ammetto di avere da sempre una sorta di... "diffidenza" verso il genere "racconti", avendo io bisogno e voglia di affezionarmi ai personaggi e alle loro vicende ed emozioni e di farlo gradualmente (sarà per questo che di solito ricerco sempre romanzi belli cicciotelli?), ma Murakami è un mago della parola e, come quasi sempre mi è accaduto con la narrativa orientale, sa come affascinarmi, solleticando la mia sensibilità, suggestionandomi con immagini evanescenti, a metà tra il reale e l'irreale, e infondendomi quel velo di malinconia che non è mai fastidiosa carezzevole e delicata. 

giovedì 8 novembre 2018

Nata l'8 novembre: Margaret Mitchell



Ha scritto soltanto un romanzo nella sua vita ma le è bastato perchè il suo nome non fosse mai più dimenticato: sto parlando di Margaret Mitchell, l'autrice di Via col vento.


Nata ad Atlanta l'8 novembre 1900, la piccola Margaret aveva solo tre anni quando ebbe un piccolo incidente domestico: la sua gonna prese fuoco su una griglia di ferro e sua madre, per evitare che accadesse di nuovo, iniziò a vestirla coi pantaloni, tanto che si guadagnò il soprannome "Jimmy", cosa che la bimba si portò dietro fino all'adolescenza.
Ma tutta la sua vita fu costellata da eventi poco fortunati, come tre incidenti automobilistici, due cadute da cavallo e una commozione cerebrale quando una bottiglia di whisky lanciata da un ospite ubriaco la colpì alla testa.

Margaret ha iniziato a scrivere in tenera età, avendo cura di "rilegare" i suoi libri; all'età di undici
anni, "fondò" la propria "casa editrice" chiamata Urchin Publishing Co.; in seguito, avrebbe cominciato a scrivere le sue storie in quaderni rilegati.

Durante la sua adolescenza, ha scritto un romanzo intitolato The Big Four, sulle ragazze in collegio; il manoscritto è andato perduto, del resto lei stessa ha distrutto alcuni manoscritti e altri sono stati distrutti dopo la sua morte.

E' stata una studentessa indolente e svogliata; nutriva vaghe aspirazioni ad entrare in psichiatria. Ma quando sua madre morì durante la pandemia di influenza del 1918, Mitchell lasciò lo Smith College e andò a casa per gestire la casa per suo padre e suo fratello.

Mitchell era nota per la sua civetteria nei circoli sociali di Atlanta, per la lingua tagliente e il linguaggio "poco pulito", oltre che per fumare tre pacchetti di sigarette al giorno e bere grandi quantità di alcol.
Nei primi anni '20, Mitchell iniziò a collezionare libri erotici; lei e le sue amiche erano interessate a "tutte le forme di espressione sessuale". In una lettera alla sua amica Harney Smith, la  Mitchell nomina Fanny Hill di ohn Cleland e Aphrodite di Pierre Louÿs tra i suoi libri preferiti. Durante questo stesso periodo, stava già scrivendo Via col vento (che vinse il premio Pulitzer nel 1937).

Margaret Mitchell ha subito un infortunio alla caviglia che ha interrotto la sua carriera di giornalista. Suo marito John Marsh portò a casa tantissimi libri dalla biblioteca per intrattenerla durante la convalescenza; non solo, ma un giorno portò a casa una macchina da scrivere Remington Portable n. 3 e le suggerì di scrivere il suo libro. Cominciò immediatamente a lavorare su un romanzo dell'era della Guerra Civile con un protagonista di nome Patsy O'Hara, usando occasionalmente parti del manoscritto per sostenere un divano traballante.

Sono state intervistate circa 14.000 attrici per il ruolo di Scarlett O'Hara; per pubblicizzare l'uscita del film, i fans della scrittrice furono invitati a votare per le loro attrici preferite - e Vivian Leigh ottenne solo un voto. Ma Margaret Mitchell ha personalmente approvato la scelta di questa attrice per la propria Rossella.

La seconda guerra mondiale spinse la scrittrice a fare volontariato per la Croce Rossa americana, cucendo camici da ospedale e mettendo toppe sui pantaloni dei soldati. Ma la più importante responsabilità di Mitchell era scrivere lettere di incoraggiamento ai soldati.

Margaret Mitchell morì il 16 agosto 1949, cinque giorni dopo essere stata investita da un taxi mentre attraversava Peachtree Street nel centro di Atlanta. Non aveva neanche 49 anni.



https://blog.bookstellyouwhy.com

lunedì 5 novembre 2018

Recensione: LA ZANZARA MUTA di Gianfranco Spinazzi



Un romanzo particolare e "cervellotico" come questo di Gianfranco Spinazzi non poteva che avere un titolo altrettanto singolare, la cui associazione di significato forse non balza agli occhi immediata ma all'interno di fiumi di parole, ricordi, sensazioni, elucubrazioni mentali che, partendo dalla complicata mente dei due anziani protagonisti, arrivano dritti dritti in quella un po' spaesata e un po' divertita dell'impreparato lettore.


LA ZANZARA MUTA
di Gianfranco Spinazzi


Tragopano Ed.

"In entrata il corpo di un uomo giaceva a terra, come accartocciato sul lato inferiore del tappeto. Il vecchio l’aveva colpito in quel punto in cui la capigliatura fluente si ritirava in una stempiatura che divideva il gran ciuffo dalla massa dei capelli attorno all’orecchio. Il colpo s’era abbattuto proprio in quella zona chiara evidenziando il contrasto cromatico.
Non c’erano stati stadi preliminari, circonlocuzioni ambientali, formali galatei, né il visitatore, vecchio in apparenza quanto il padrone di casa, aveva avuto il tempo di proferire una sola parola e un solo moto di aspettativa, era entrato in casa ed era stato colpito."


Due anziani si incontrano e scontrano in una circostanza alquanto surreale; uno diventa sequestratore dell'altro e la coazione forzata di qualche ora li spinge a parlare, a dare il via a degli sfoghi non lineari, fatti di mezze frasi, ricordi accennati con tono amaro, schermaglie verbali ironiche e solo apparentemente sciocche.

Due anziani accomunati dall'abbandono e dai rimpianti: il sequestratore è rimasto solo con se stesso e il proprio umorismo nero dopo essere stato lasciato dalla moglie, il cui ricordo non l'hai mai lasciato.
Il sequestrato è vedovo, e anche per lui a fargli compagnia sono giorni spesi in compagnia solo di se stesso,
nonostante abbia due figli e uno di questi (il maschietto) lo vada anche a trovare ogni tanto.

Due passati diversi sì ma non troppo, perchè ambedue, seppur per vie e ragioni differenti, hanno trovato nell' "esperienza matrimonio" il dolore, l'affanno della solitudine.
C'è un fil rouge che attraversa tutto il romanzo: il pensiero di uccidere, che si tratti di colui che ha reso fedifraga la moglie dell'uno piuttosto che del bambino che prende a calci un colombo.

"Era solo un povero vecchio preda delle instabilità del giorno. Sballottato dalle sue stesse sferzate accusatorie, preda di cambi di vento, con la zavorra dei pensieri che gli infliggevano uno scoramento che suo malgrado fungeva da misericordia. Allora, vittima di se stesso, annullava annullandosi, e il perdono nei confronti degli humani prendeva il posto delle esecuzioni capitali."
Entrambi col pensiero hanno ucciso un sacco di volte, animali e persone, ma all'ossessione immaginata manca l'energia che la renda azione.

-Hai mai pensato di uccidere veramente?
-Molte volte.
-Anch’io.
-Tu chi uccidevi?
-È un discorso lungo.
L’elenco è lungo.
È la loro attenuante. Lo sterminio di massa. Non erano assassini ma giustizieri.
E così i due si specchiano l'uno nell'altro e parlano, si confrontano, prima con reticenza (da parte del prigioniero, che dopo un po' verrà liberato) poi come se fosse la cosa più normale del mondo, anzi... un qualcosa di necessario, anche se poi i loro discorsi sembrano paradossali e privi di logicità.

"Saltava di palo in frasca il sequestratore. E ora la sua vittima riconosceva nei termini “palo” e “frasca” la più opportuna verità. La concessa sregolatezza di una vecchiaia ricca e generosa. Il carceriere aveva tanti libri, leggeva o aveva letto molto, forse le parole che diceva risentivano di quelle lette, ma ciò che probabilmente valeva era il bisogno di parlare. Le parole in vecchiaia hanno il potere di prolungare la vita."

Due vecchi con cui la vita non è stata avara di delusioni e adesso loro sono disincantati e disillusi, e questo li porta a rimuginare sui fallimenti, a covare pensieri strani, a immaginare vendette, a provare le emozioni più contraddittorie, dall'odio per gli humani alla commozione per un animaletto morto, dal risentimento per la moglie e l'amante che gliel'ha portata via per l'uno, per il figlio su cui grava un orribile sospetto per l'altro.

Insomma, nel torrente di parole e, concedetemelo, deliri, si accavallano nostalgia e rimpianti da parte di chi è stato bambino ma non come avrebbe voluto, e a complicare le cose è sopraggiunta sempre lei, la Moglie e non solo, pure i figli.

Come dicevo nell'introduzione, è un libro particolare che ho messo un po' a terminarlo nonostante la brevità, proprio perchè avevo la sensazione di essere travolta dal vortice di confusione e illogicità e di capirci ben poco; ma poi mi son lasciata trascinare dai mille ingorghi mentali dei due protagonisti e ho accettato l'aspetto stravagante e volutamente contorto che caratterizza la narrazione, in cui ciò che conta non è tanto la presenza di una vera e proprio trama quanto l'immergersi in questi labirinti di fisse e paturnie mentali e delle emozioni di rabbia, amarezza ed euforia che portano con sè.

"Il tarlo cervellotico del settantenne non concedeva tregua ai dubbi e ai tormenti. La congestione di immaginario e reale affossava ogni tentativo di mediazione razionale. Quando si trattava di frenare gli ingorghi dei pensieri, era difficile per lui operare tagli e distanze, cedeva alla libertà che avrebbe dovuto conciliarlo con se stesso."

Anche il lettore si ritrova in mezzo a questi "tarli", assistendo ai dialoghi buffi ma tutt'altro che superficiali (come potrebbero apparire a una prima lettura) dei due vecchi, che conservano una sorta di fanciullezza che ce li rende simpatici e che ci fa provare una sorta di soddisfazione al pensiero che finalmente due anime si sono incontrate - dopo essersi scontrate - e hanno chiuso un cerchio nel quale ronzavano senza meta confusi e incompleti, trovando reciprocamente un'insperata e cameratesca complicità.
E se ne ha bisogno, sempre, anche quando ci si è ormai avviati al tramonto della propria vita.

Libro originale, adatto a quei lettori che amano un tipo di narrazione diversa,dal solito, che ci dà la sensazione di saltare da un fatto ad un altro, con personaggi e dialoghi bizzarri ma non per questo privi di senso, anzi esso lo si trova proprio nell'apparente caos in cui ci si trova invischiati.

lunedì 24 settembre 2018

Qualche curiosità su Francis Scott Key Fitzgerald.



In questo giorno, ma nell'A.D. 1896 (ben 122 anni fa), nasceva Francis Scott Key Fitzgerald.

Per ricordarlo, vediamo insieme alcuni fatti e curiosità che lo riguardano.



  • Nacque a St. Paul (Minnesota) il 24 settembre 1896 e prese il nome da Francis Scott Key, l'avvocato e scrittore che scrisse le parole dell'inno nazionale americano, "The Star Spangled Banner", durante la guerra del 1812.
  • Francis è stato un pessimo studente, pur leggendo tanto e mostrando di possedere, sin da ragazzo, un talento per la scrittura; purtroppo, però, per avere qualche voto decente sia nella scuola elementare che al college, ha dovuto darsi parecchio da fare. Inoltre, nonostante la sua leggendaria capacità di scrittura, pare che soffrisse di dislessia.  Addirittura, dopo aver letto una versione di "This Side of Paradise" (il suo primo romanzo), il critico letterario Edmund Wilson - compagno di classe di Fitzgerald durante i suoi giorni a Princeton - dichiarò che si trattava di uno dei libri scritti male mai pubblicato, pieno di parole inglesi usate male.
  • Si arruolò nell'esercito americano come sottotenente ma in realtà non è mai sceso sul campo di battaglia; quel tempo però non fu inutile, in quanto Scott - preoccupato che potesse morire in guerra - iniziò freneticamente a scrivere nelle ore notturne nella speranza di lasciare un'eredità letteraria, riuscendo a completare una bozza di un romanzo inedito intitolato "The Romantic Egotist", che poi rielaborò e divenne un suo grande successo "This Side of Paradise" (Di qua dal Paradiso).
  • Ha tenuto una registrazione straordinariamente dettagliata della sua vita.  Tra il 1919 e il 1937, infatti, Fitzgerald registrò ossessivamente i progressi della sua vita e della sua carriera in un grosso libro mastro, dedicato alla registrazione dei suoi lavori pubblicati come scrittore e al suo reddito, ma c'è anche una sezione in cui egli fornisce un resoconto mensile delle sue attività sin dalla nascita, compresa ad es. la sua prima parola o la sua altezza a 13 anni, fino alla data in cui si innamorò di Zelda (7 settembre 1918).
  • Poco dopo la pubblicazione di "This
    .
    Side of Paradise", Fitzgerald sposò Zelda Sayre, figlia di un giudice dell'Alabama. Bella e imprevedibile, Zelda è stata una grande fonte di ispirazione per la nuova generazione di ragazze "flapper" (cioè "maschietta", intendendo una giovane donna che aveva anche atteggiamenti e attitudini maschili), insomma quel tipo di donna di cui spesso Fitzgerald ha scritto nei suoi romanzi. Fumava e beveva, è stata una brava pittrice, ballerina e scrittrice.  Sfortunatamente, il matrimonio tra Zelda e Scott finì davvero male: lui affondò ogni dispiacere nell'alcolismo e faticò a scrivere, e Zelda ebbe un esaurimento mentale e trascorse l'ultima parte della sua vita dentro e fuori gli istituti  psichiatrici.
  • Scott e Zelda si sposarono pochi giorni dopo la pubblicazione del suo primo romanzo. Fu una cerimonia tenutasi in tutta fretta nella Rectory of St. Patrick's Cathedral di New York. Tre delle sorelle di Zelda hanno partecipato ma non erano presenti i genitori e nessuna festa o ricevimento c'è stato il servizio. I neo sposi andarono in luna di miele al Biltmore Hotel di New York.
  • Lo scrittore non ha mai vissuto nello stesso posto per più di qualche anno. Nonostante guadagnasse una certa fortuna come scrittore, Fitzgerald non ha mai posseduto una casa e passava la maggior parte della sua vita a vivere in diverse case, appartamenti e hotel di lusso. Tra il 1920 e il 1940, visse a New York, nel Connecticut, nel Minnesota, a Long Island, a Parigi, in Costa Azzurra, a Roma, a Los Angeles, nel Delaware, in Svizzera, a Baltimora e nella Carolina del Nord.
  • Ha avuto un'amicizia molto stretta con Ernest Hemingway. La strana coppia: il "macho" Hemingway e l'urbano Fitzgerald. Eppure i due hanno legato da subito, dopo essersi incontrati a Parigi nel 1925. Il loro rapporto amicale è stato complicato dall'intensa (e reciproca) avversione di Hemingway nei confronti di Zelda Fitzgerald, che lui ha definito una "pazza" e una pericolosa distrazione per l'attività letteraria di suo marito. I due romanzieri si allontanarono durante la fine degli anni '20, e nel 1937 Fitzgerald si lamentò di questa amicizia finita.
  • La sua opera più famosa è stata considerata un flop al momento della pubblicazione; infatti, nonostante le ottime recensioni da parte di TS Eliot e Edith Wharton, il capolavoro di Fitzgerald del 1925 "The Great Gatsby" (Il Grande Gatsby) non è mai stato un bestseller negli anni della sua vita. Vendette poco più di 20.000 copie e portò davvero un magro profitto al suo editore. L'interesse popolare per il libro ha raggiunto il picco alla fine della seconda guerra mondiale, quando circa 150.000 copie furono inviate ai militari statunitensi all'estero. Il libro attualmente vende circa 500.000 copie ogni anno.  Questo libro è considerato il "grande romanzo americano" e fu scritto dall'autore in occasione dei suoi viaggi in Europa.
  • Il personaggio di Jay Gatsby richiama la figura del nonno materno di Fitzgerald, Philip Francis McQuillan, che emigrò a otto anni dalla contea di Fermanagh, in Irlanda, nel 1842, stabilendosi con la sua famiglia a Galena, nell'Illinois. Proprio come Gatsby, McQuillan ha saputo reinventarsi, a 38 anni ha rilevato un'attività commerciale accumulando rapidamente una fortuna. Passato dalla povertà degli immigrati alla prosperità dell'età industriale, è morto giovane (solo una settimana dopo i suoi 43 anni), accusando problemi di nefrite cronica, aggravata dalla presenza della tubercolosi. 
  • Dopo la pubblicazione di The Great Gatsby, Fitzgerald sperava di scrivere un romanzo sociale dall'argomento forte; al centro doveva esserci un omicidio; il terribile e famoso caso di Leopold e Loeb di Chicago, passato alla storia come "il delitto del secolo" (1924), che vide l'omicidio di un ragazzino da parte di due adolescenti, forse gli suggerì la trama. 
  • Ha lavorato come sceneggiatore a Hollywood. Dopo una serie di battute d'arresto e ripetuti tentativi di smettere di bere, Fitzgerald si trasferì a Los Angeles nel 1937 e ottenne un lavoro come sceneggiatore; ad es., ha lavorato per oltre due anni come sceneggiatore non accreditato per film come "Via col vento" e "A Yank at Oxford", ma i suoi copioni, inclusi i progetti proposti per Greta Garbo e Joan Crawford, sono stati quasi sempre respinti. Alla fine, il Nostro ha ottenuto un solo credito hollywoodiano per la sceneggiatura di un film del 1938 intitolato "Tre compagni". 
  • È morto prima di finire il suo ultimo romanzo Nel 1940, Fitzgerald iniziò a scrivere "L'amore dell'ultimo milionario", un romanzo ispirato alle sue esperienze lavorando a Hollywood. Era indebitato e stava ancora lottando per non riaffogare nei fumi dell'alcool, ma credeva nel proprio. Purtroppo,  il 21 dicembre 1940 fu stroncato da un infarto e morì all'età di 44 anni, lasciando incompleto il suo romanzo, che fu pubblicato postumo dal critico Edmund Wilson.




https://www.history.com/
https://www.publishersweekly.com







lunedì 23 ottobre 2017

Recensione: ADDIO, FAIRY OAK di Elisabetta Gnone



La dolce fatina Felì è giunta al suo quarto ed ultimo racconto, in cui narra l'ultimo mistero di Fairy Oak:


"La prima sera parlai d'amore,la seconda di mirabolanti incantesimi,la terza di amicizia, la quarta sera raccontai un addio."

ADDIO FAIRY OAK
di Elisabetta Gnone



In CAPITAN GRISAM E l’AMORE, grazie alle gemelle Pervinca e Vaniglia, e alla loro Banda (capeggiata dal bel Grisam), abbiamo saputo qualcosa di più sul compianto Capitano Talbooth; ne GLI INCANTEVOLI GIORNI DI SHIRLEY siamo stati accompagnati nel favoloso mondo degli incantesimi, volando con la fantasia grazie alla straordinaria Shirley Poppy, e con FLOX SORRIDE IN AUTUNNO abbiamo sorriso con la simpatica teoria dei colori della vivace e dolce Flox.

Ma in questo quarto racconto comprendiamo dalle prime pagine che Felì si sta facendo sempre più malinconica nel raccontare le avventure delle sue gemelline e degli abitanti della Valle: i 15 anni insieme alla famiglia Periwinkle stanno per concludersi e la cara fata sarà costretta a dire addio all'amata Fairy Oak; Vì e Babù, infatti, stanno crescendo e non avranno più bisogno di lei...

Ed è così che Felì si perde nei ricordi e ci porta indietro nel tempo, a quando le gemelline sono nate e a tutti i piccoli misteri che da quel momento hanno popolato, seppur nell'ombra, a Fairy Oak.
L'incontro col misterioso Barbo Tagix, il vecchio mago che va in giro sul carro dei ricordi, in seguito alla nascita delle due sorelline, ha destato un po' di ansia nella strega Tomelilla, perchè il mago del tempo è stato sibillino parlando con lei, in presenza di Felì: un evento epocale accadrà e sconvolgerà al vita a Fairy Oak.

"L'equilibrio si spezzerà (...) L'Alleanza tra Buio e Luce è destinata a finire perchè è stabilito: centoventun anni da oggi, uno di voi tradirà!"


Tomelilla, saggia e preoccupata, non si dà pace: quale stravolgimento devono attendere? E che ne sarà delle sue nipotine appena nate: Vaniglia e Pervinca svilupperanno i doni magici, o i poteri straordinari che si trasmettono da generazioni in famiglia son destinati ad andare perduti?

Affinchè nessun dettaglio e particolare prezioso, nel corso della crescita delle due bambine - che immediatamente dimostrano di essere l'una l'opposto dell'altra, non nell'aspetto ma nel temperamento - possa essere dimenticato, ma anzi possa risultare utile per comprendere le misteriose parole di Barbo circa il futuro, Tomelilla ordina alla fedele Felì di scrivere un diario e di aggiornare quante più cose, ogni giorno, non solo sulle gemelle ma anche sul villaggio e circa i cambiamenti, seppur minimi, che si verificano attorno a loro.

Il lettore viene quindi immerso negli anni dell'infanzia felice delle sorelline Periwinkle: la dolce e sensibile Babù, sempre paziente e pronta a dar saggi consigli alla sua ribelle sorella, Vì, che è un peperino dal carattere deciso, impaziente, incapace di star ferma, allergica a tutto ciò che è "femminile" (che siano le gonne o i discorsi romantici); entrambe, di giorno in giorno e di anni in anno, mostrano le proprie attitudini e imparano a valorizzare le proprie capacità, partecipando alla vita della piccola e allegra comunità.
In particolare, ad aiutare tutti i ragazzini di Fairy Oak a crescere sviluppando valori sani sono i celebri Giochi Estivi, in cui i ragazzi, divisi in squadre, si sfidano in competizioni in cui, alla fine, ciò che conta di più non è tanto la medaglia finale quanto la lealtà, l'amicizia, la forza, l'audacia... dimostrate.

Conosceremo com'è nata la simpatia tra il coraggioso e saggio Grisam e la vivace e testarda Vì; ascolteremo dalla bocca del burbero (ma solo per gioco) Talbooth la commovente storia della bella Isabella e del suo nobile sacrificio; ci divertiremo ascoltando i bisticci tra Vì e l'antipatica figlia del sindaco; resteremo incuriositi e perplessi di fronte ai sospiri e alle angoscianti preoccupazioni nutrite da Tomelilla circa il destino della proprie nipoti: saranno delle streghette oppure no? Entrambe saranno Magici del Buio o della Luce?
Fairy Oak e i suoi pacifici abitanti sapranno resistere alle "turbolenze", agli eventi epocali previsti da Barbo Tagix?

"Addio, Fairy Oak" è dunque il capitolo che chiude la fantastica saga ambientata in un mondo magico, ricco di profumi e di colori, in cui ogni giorno i protagonisti vivono piccole e grandi avventure, e in cui a predominare sono sempre i sentimenti più belli: l'affetto tra gli amici, che sanno restare accanto l'uno dell'altro nei momenti belli come in quelli brutti; la voglia di divertirsi insieme, di giocare allegramente, di svelare sempre nuovi misteri; l'amore, che nasce pian piano nei giovani cuori di Vì e Babù; il prendersi cura dell'altro, e non ultimo.. la bellezza dei ricordi.

Felì racconta ma sa che il suo tempo nella Valle sta per concludersi: come può lasciare le sue bellissime gemelle, la cara Tomelilla e, con loro, tutti gli abitanti del gioioso villaggio?
Dire addio è difficile, è doloroso, e allora forse

"Il miglior modo per dire addio, è non dirlo affatto (...). E il miglior ricordo che ci si può portare via è il ricordo di un giorno qualsiasi."

Ancora una volta Elisabetta Gnone ci dona una storia che profuma di fiaba, di "cose buone", di sentimenti puri, di problemi affrontati con coraggio e sacrificio, di amici fedeli, e che ci lascia quel pizzico di nostalgia e malinconia che dalla fatina Felì passa direttamente a noi che leggiamo, che ci sentiamo un po' come lei..., tristi, al pensiero di dover dire addio ai personaggi che danno vita a Fairy Oak, ma al contempo siamo contenti di averli conosciuti ed aver sorriso o esserci commossi insieme a loro.

Come sempre piacevole e molto scorrevole da leggere, la scrittura dell'Autrice mi ha conquistata anche questa volta perchè mi ha fatto sognare ad occhi aperti trasportandomi nelle atmosfere magiche di Fairy Oak, quasi facendomi sentire il soffio del vento e delle onde, presentandomi fate, maghi, streghe, umani privi di poteri, mamme apprensive, padri attenti, fatine chiacchierone, ragazzini desiderosi di divertirsi e giocare, dandomi modo di passare qualche ora di spensieratezza.

Ringrazio la C.E. Salani per le copie omaggio e consiglio questa saga, che piacerà ai giovani lettori che ancora non la conoscono... ma forse anche agli adulti, come me, che hanno voglia di fantasticare e sognare leggendo.

giovedì 27 luglio 2017

Recensione: IL RUMORE DELLE COSE CHE INIZIANO di Evita Greco



Una ragazza speciale, piena di insicurezze e timori ma anche dall'animo ricco e profondo; una nonna saggia e amorevole, capace di incoraggiare la propria nipotina sensibile. Una storia lieve e dolce come una "mattina di maggio, che se anche piove, ogni cosa è pronta a sbocciare. Che se anche piove, ogni cosa pare una promessa di un giorno di sole".



IL RUMORE DELLE COSE CHE INIZIANO
di Evita Greco



Ed. Rizzoli
328 pp
18 euro
ANTEPRIMA
 "...per distinguere le cose che finiscono da quelle che iniziano, aveva imparato a stare attenta. Aveva capito che le cose, quando finiscono, lo fanno in silenzio. Mentre quelle che iniziano fanno un rumore bellissimo."


Ada è una giovane donna, bella, dolce, tranquilla, la cui vita gira attorno alla cara nonna Teresa, con cui vive sin da bambina dopo che sua madre l’ha abbandonata.
Sapere di essere stata lasciata dalla mamma come un oggetto inutile e privo di valore, con cui non valga la pena trascorrere del tempo, al quale non serva dedicare affetto e attenzioni, è qualcosa che l’ha segnata profondamente: Ada bambina cresce col terrore che da un momento all’altro anche la nonna possa abbandonarla, non ritenendola più importante.
Ada cresce concentrata solo sulle cose che finiscono, sul rumore triste che fanno e sul dolore che esse producono nel suo cuore.
Fortunatamente accanto ha nonna Teresa, una signora dolce e piena d’amore, che comprende la fragilità di questa nipotina che si sente sola, oppressa dalla sensazione di valere meno degli altri, dal temperamento malinconico, insicuro, di chi teme di non essere accettata per ciò che è.
E davanti alla sua “piccina”, davanti alle sue paure di andare a scuola, di non saper vincere i propri limiti, nonna Teresa inventa un gioco: ogni volta che una cosa bella sembra finire, bisogna stare attenti e prestare attenzione ai rumori, anche ai più insignificanti, perchè di certo, da qualche parte, c’è qualcosa che sta per iniziare e Ada deve imparare a riconoscerne il rumore, per apprezzare le cose belle lasciando indietro quelle tristi.

Ada cresce così, stando attenta a tutto ciò che le capita, a gesti, parole, sguardi, sorrisi. Ai particolari, alle piccole cose che sfuggono spesso ai più, presi come sono dalle incombenze quotidiane; e invece Ada viene su come una pianticella diversa dalle altre, speciale: lei guarda il mondo con occhi diversi, con semplicità e allo stesso tempo con attenzione, per non lasciarsi sfuggire nulla.
Sin dalle prime pagine al lettore Ada sembra “un tipo strano”, di quelli che pare che vivano “al di fuori dalla realtà”, con la testa fra le nuvole, che camminano quasi sospese da terra, attraversando luoghi e persone con leggerezza, che però non è superficialità, tutt’altro: è una sorta di placidezza e di pazienza che permette di guardare il mondo e chi lo abita da un punto di vista differente, più sensibile, più genuino, spontaneo, quasi con lo sguardo incantato e puro di un bambino. E Ada è un’anima pura, incapace di far del male e di immaginare che qualcuno possa farne a lei. È una piccola anima da proteggere, in un mondo fatto di tradimenti, di addii improvvisi, di persone che se ne vanno voltandoti le spalle e sparendo dalla tua vita, dopo averti trattato come un gattino trovato per strada al quale si danno attenzioni temporanee, accondiscendenti, per poi, di punto in bianco, mollarlo lì dov’era.

È un mondo in cui spesso sembra che le cose che finiscono siano di più di quelle che iniziano.
E Ada deve fare i conti con una dura realtà: anche la salute e la vita della nonna possono finire.
Nonna Teresa non sta bene, si è ammalata e per diverso tempo è costretta a restare in ospedale per la terapia. Nei corridoi bianchi dei reparti la paura di restare sola è così forte da toglierle il respiro, ma se si guarda intorno, Ada vede che in realtà lei non è completamente sola: ci sono altre due persone che sono entrate pian piano nella sua vita: Giulia, un’infermiera scrupolosa che si è affezionata a Teresa, e Matteo, un uomo di poche parole, che le regala margherite e sa travolgerla, facendole scoprire la forza dell’amore e della passione.
Parlando con Giulia, confidandosi con lei, confrontandosi con le sue esperienze (è fidanzata da diversi anni e sta per sposarsi), con il suo modo più pratico e logico di vedere le cose e le persone, Ada ha modo di considerare la propria vita, se stessa, e di farsi delle domande anche sul proprio rapporto con Matteo, quest’uomo di cui si è innamorata e che le fa capire di volerle bene, che le dona un po’ di tenerezza e di svago in un periodo difficile com’è questo che sta vivendo, in cui di giorno in giorno aumenta la consapevolezza che presto la nonna la lascerà, e lei non sa come farà senza la persona più importante per lei, il suo unico punto di riferimento.

Eppure Matteo è strano, è enigmatico, sembra avere una doppia vita: quella che trascorre con lei, e un’altra di cui Ada è all’oscuro, ma che di certo c’è. E il giorno in cui lo scoprirà potrebbe portare con sé dolore, sfiducia, amarezza, delusione.

Ma è la vita, Ada, ed è inevitabile: le cose possono cambiare quando meno te l’aspetti, in meglio o in peggio, e tu devi essere pronta ad affrontarle con coraggio, senza perdere la fiducia e la speranza, senza perdere il sorriso e non smettendo mai di fare attenzione ma di cercare sempre una nuova promessa di felicità, perché spesso la felicità è già pronta per noi ma devi imparare a riconoscerne il rumore.


Ada è un personaggio particolare, che fa tenerezza, simpatia e che mette al lettore una gran voglia di proteggerla perché ha davvero delle fragilità, ma allo stesso tempo c’è qualcosa di forte in lei, forse proprio per la sua capacità di andare oltre, di non fermarsi all’apparenza ma di dare valore alle piccole cose.
Non solo, ma Ada mi è piaciuta perché mi son ritrovata moltissimo in tanti suoi aspetti del carattere: mi sono rivista nella sua insicurezza, nel timore di essere sempre al posto sbagliato nel momento sbagliato, di 

“fare un passo indietro rispetto al mondo (…) Si sentiva d’intralcio. Per tutti. E per questo cercava il modo di occupare meno spazio che poteva”.

Simile a lei per la sensazione - non proprio piacevole - di essere vista e giudicata come 
“fuori dalla realtà” per certi modi di essere e pensare poco conformi alla massa; simile a lei per essere quel “genere di persona che passa molto tempo a immaginare conversazioni che forse non avverranno mai”.

“Il rumore delle cose che iniziano” è un romanzo delicato, scritto con tanta sensibilità, che mette in condizione il lettore di entrare in sintonia con la protagonista, di coglierne la bellezza, la genuinità, e questo raccontando una storia di per sé semplice, che avanza con un ritmo sempre costante e calmo, come lo è del resto Ada stessa. Si legge questo romanzo assaporando ogni parola e soffermandosi su si esse per riflettere, per lasciarsi stupire dalla verità spesso contenuta nei piccoli ma preziosi aspetti che caratterizzano il nostro quotidiano, nei gesti compiuti meccanicamente ogni giorno e che dicono tanto di noi, nei nostri sorrisi, negli sguardi che ci legano a qualcuno nei cui occhi, inspiegabilmente, ci specchiamo, ritrovando un pezzettino di noi: tutte quelle cose alle quali non facciamo quasi mai attenzione perché la vita è un correre continuo ma che, se solo ci fermassimo a guardarle davvero, l’arricchirebbero.

Ho apprezzato moltissimo la scrittura aggraziata, armoniosa dell'Autrice, che dà voce a ciò che è dentro di noi attraverso Ada - dalla personalità semplice e complessa insieme - e attraverso nonna Teresa, che dà l’impressione di una quercia secolare dal tronco grosso e forte, al quale ci si può aggrappare, e dal fogliame rigoglioso e fitto, sotto al quale ci si può rifugiare. Una “nonna Teresa” ci vorrebbe per ciascuno di noi, per incoraggiarci a non perdere la fiducia, a non dare nulla per scontato e a credere che lì dove sembra che una porta si stia chiudendo, altre se ne apriranno, pronte a donarci nuove possibilità. Basta avere pazienza e fare attenzione per sentire il rumore delle cose che iniziano.

Consigliato, in particolare a chi ama storie e modi di scrivere che, pur passandoci accanto con la leggerezza ipnotica di una piuma portata via dal vento, riescono a scavare in profondità e lasciarci piccoli ma importanti insegnamenti.

martedì 4 luglio 2017

Cito e canto: "Dalla pace del mare lontano"



Prosegue la mia lettura di "Fore Morra", di Diego di Dio, che mi sta appassionando molto.

Vi riporto un brano che ha al centro il MARE e ad esso ho pensato di associare una canzone. A dire il vero, me n'erano venute un mente diverse, tra cui "Ci vorrebbe il mare" di Masini e "Io dal mare" di Baglioni.

Alla fine comunque ho scelto questa di Cammariere, perché mi ha convinto il testo.

Citazione da Fore morra:


" Il respiro del mare è una cantilena leggera e soffice, che sembra rimettere ogni cosa a posto. Nella mia vita ho conosciuto parecchie persone cresciute su un’isola. E spesso gli ho sentito dire la stessa cosa: ogni tanto devono guardare il mare, altrimenti si sentono male. La città li soffoca, li fa sentire in gabbia. Osservando questa distesa infinita che si allunga a toccare l’orizzonte, penso di capirli. Il mare dà il senso della prospettiva. È una delle poche cose, in questo mondo, che ancora non siamo riusciti a dominare. Quando si guarda il mare si guarda un assassino che dorme. Se volesse, potrebbe spazzarci via in un istante. Ecco perché chi è cresciuto col mare ha bisogno del mare. Per ricordarsi di essere vivo. Per ricordarsi che, da un momento all’altro, potrebbe morire. Morire... "


Sergio Cammariere, "Dalla pace del mare lontano":


"Dalla pace del mare lontano
Fino alle verdi e trasparenti onde
Dove il silenzio non ha più richiamo
E tutto si confonde
Dalle lagune grigie e nere
Dal faticare senza riposo
Dalla sete alla fame allo spavento
Al più segreto tormento
Avemmo padri avemmo madri
Fratelli amici e conoscenti
Ed imparammo a dare un nome nuovo
Ai nostri sentimenti
E così un giorno a camminare
Su questa terra sotto a un sole avaro
Per un amore che sembrava dolce e
E si é scoperto amaro

Ma è solo un'eco nel vento
Nel vento che mi risponde
Venga la pace dal mare lontano
Venga il silenzio dalle onde

E in mezzo al mare c'è un punto lontano
Così lontano dalle case e dal porto
Dove la voce delle cose più care
E' soltanto un ricordo
Ma da quel punto in poi
Non si distingue più
La linea d'ombra confonde
Ricordi e persone nel vento

Avemmo padri avemmo madri
Fratelli amici e conoscenti
Ed imparammo a dare un nome nuovo
Ai nostri sentimenti
E così un giorno a camminare
Sopra la terra sotto al sole avaro
Per un amore che sembrava dolce
E si é scoperto amaro [...]"

sabato 22 aprile 2017

Gioco letterario con i titoli dei libri



Buon pomeriggio con un breve e surreale racconto formulato con titoli di libri letti.

Quelli per i quali non trovate il link li ho letti, ma prima che esistesse il blog e non li ho ancora mai recensiti :)




,


Un giorno LE STREGHE DI EAST END litigarono
si contendevano la SUITE FRANCESE
migliore de IL CASTELLO.

Per risolvere la disputa,
una gara: inoltrarsi
facendosi guidare solo dal sesto SENSO.

"Ma va VIA COL VENTO", ribattè la Chimera,
mi conviene chiedere rifugio presso LA LOCANDIERA,
prima che arrivino ANGELI E DEMONI".

Invece le streghe accettarono:
e in nome della LIBERTA'
iniziarono il loro viaggio
tra I SUSSURRI DELLA NOTTE.

giovedì 20 aprile 2017

Segnalazioni Autori Emergenti: LA CASA SULLA SCOGLIERA di Mariagrazia Perricone // MARGOT di Monika M.



Continuo con le segnalazioni!

Questa volta cambiamo genere e ci affacciamo alla narrativa con il primo libro e al romanzo storico col secondo.

Buona lettura ^_-

LA CASA SULLA SCOGLIERA
di Mariagrazia Perricone







SINOSSI

La storia è ambientata in Irlanda e per buona parte sull’isola di Achill Island.
La protagonista è una donna di nome Norma, forte e volitiva, ma che dentro di sé nasconde una fragilità che combatte mettendosi sempre in gioco, mostrando un personaggio a volte enigmatico, a volte sicuro e sempre pronto a sfidare il futuro.
D fronte alle avversità non esita a prendere decisioni difficili o a farsi sensi di colpa coi quali dovrà poi convivere.
In seguito ad avvenimenti traumatici si rifugia nella sua Casa sulla Scogliera, dove, al contatto con la natura aspra e selvaggia, metterà a nudo tutte le sue paure e i suoi stati d’animo più nascosti.
Norma affronta situazioni difficili e dolorose con grande coraggio, aiutata anche dalla sua grande amica Jane, che avrà una parte importante nella sua vita; ma l’aiuto più grande sarà quello dei suoi “mostri”, creati dal suo subconscio, che sono sempre accanto a lei, accompagnandola nel suo percorso di vita.

Genere: narrativa
Pagine: 240
Youcanprint e Ilmiolibro.it

Altre opere dell'Autrice: La Casa sulla scogliera - Come un colpo di vento - Granelli di sabbia – Incubo – La strada più lunga, S.o.s mondo, Una sottile vendetta, Leonore, l’ultimo inverno, -
Racconti davanti al camino.


Come dicevo all'inizio, il secondo libro che vi segnalo è un romanzo storico che ruota attorno ad un tema interessante, per quanto triste: la caccia alle streghe. Sul blog di Monika M, potrete leggere articoli riguardanti l'argomento.
Della stessa Autrice, sul blog trovate la recensione del suo precedente romanzo: COME UN'ISOLA.


MARGOT
di Monika M.


PubMe
231 pp
12.99 euro
Aprile 2017
Margot nasce nella Baviera del 1600 scossa dall'Inquisizione. Più volte l'accusa di eresia sfiorerà la sua giovane vita, ma mai la paura l'avrà vinta sul suo temperamento ribelle. Se esser libere rende le donne streghe lei rivendica per sé questa condizione! Ostinata lotterà per la sua indipendenza ed ancor più per il suo unico amore.

Anno Domini 1592, Baviera.

In un epoca in cui l'accusa di eresia era diffusa più del pane, molte donne si convinsero di esser Streghe. I motivi erano di diversa origine e natura, alcune dettate unicamente da allucinazioni per via delle sostante assunte consapevolmente e non, altre indotte da ignoranza o semplice fanatismo.
L'antica conoscenza medica che ogni donna custodiva in se divenne motivo di accusa in una società in cui i monaci miravano a detenere non solo il controllo della salvezza delle anime, ma anche del corpo. Essere erboriste o levatrici era già un indizio di stregoneria e nella Germania sconvolta dai roghi dell'Inquisizione del 1600 la protagonista, Margot, nasce e cresce.
Sin dalla sua nascita ella verrà travolta dalla superstizione che nelle povere anime albergava. Il terrore della presenza del maligno che in dettagli corporei si annidava, deformazioni fisiche o semplici macchie sulla pelle, erano sufficienti ad indurre sospetto e condanna.
Tenace, curiosa e ribelle la bambina imporrà a se stessa il sapere come unica colpa per cui finire un giorno sul rogo, vivendo fuori da ogni conveniente tornaconto, amando colui che nessun'altra avrebbe voluto amare.
L'indulgenza, unico motivo di riscatto per poveri che conducevano una vita miserabile, rendeva l'accusa di eresia suprema perdizione non solo di questo mondo ma anche dell'altro e solo le menti più illuminate sfuggirono a quel controllo dettato dalla paura, Margot fu una di queste...



   
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