mercoledì 10 febbraio 2016

Prossime letture: "Il templare" - "Una lettera dal passato"



Prossimi libri che ho intenzione di leggere?
Eccoli:


IL TEMPLARE
di Jan Guillou


Ed. Tre60
416 pp
2012
Trama

Svezia, Anno Domini 1150. Una notte, Sigrid, devota moglie del nobile svedese Magnus Folkesson, ha una visione: mentre un giovane cavaliere con le insegne da Crociato si staglia davanti a lei, la voce dello Spirito Santo le intima di donare ai monaci cistercensi la tenuta di Varnhem. 
La donna è in dolce attesa del secondogenito, Arn, che nasce poco dopo. Ed è proprio lui, cadendo da una torre del castello durante un gioco, a cambiare l'esistenza della sua famiglia. I genitori infatti decidono di prometterlo al Signore se questi ne salverà la vita ma, quando il piccolo si riprende miracolosamente, Sigrid e Magnus ignorano il voto fatto. 
Almeno fino al giorno in cui la donna non viene colpita da una misteriosa malattia che lei interpreta come un segno del Cielo. 
Così il ragazzino viene mandato al convento di Varnhem, dove cresce studiando le Sacre Scritture e imparando l'uso delle armi sotto la guida di fratello Guilbert, un cavaliere templare ritiratosi a vita monastica. 
E per il giovane Arn, generoso, intelligente e desideroso di conoscere il mondo, il destino ha in serbo una svolta inattesa: la sua strada infatti lo porterà lontano, in Terrasanta, a servire come Templare...


UNA LETTERA DAL PASSATO
di Max Simon Ehrlich 


Ed. Sperling&Kupfer
256 pp
18.50 euro
2012
Trama

George e Martha Radcliffe sono considerati la coppia ideale nella cittadina in cui abitano: hanno raggiunto un notevole benessere economico, la loro unione è stata coronata da due splendidi figli, e sono ancora profondamente innamorati l'uno dell'altra dopo venticinque anni di matrimonio. 
Ma la loro vita tranquilla e felice viene sconvolta una mattina quando una lettera minatoria arriva da un lontano passato trasformando un'unione perfetta in un incubo di dubbi e sospetti. 
E una inquietante domanda li mette alla prova: fino a che punto conosciamo veramente le persone che amiamo di più?



LI CONOSCETE? LI AVETE LETTI?

Recensione film: PER AMOR VOSTRO di Giuseppe Gaudino



E dopo aver parlato di libri, passiamo al cinema, con un film del 2015, del regista Giuseppe Gaudino, che vede come attrice protagonista una bravissima Valeria Golino, che s’è meritata la Coppa Volpi come miglior attrice alla Mostra del Cinema di Venezia 2015 con questa interpretazione, nei panni di Anna Ruotolo.

PER AMOR VOSTRO 


Regia: Giuseppe M. Gaudino

Cast:
Anna Ruotolo:Valeria Golino
Luigi Scaglione: Massimiliano Gallo
Michele Migliaccio; Adriano Giannini
Ciro: Salvatore Cantalupo
Arturo: Aedoardo Crò
Santina Scaglione: Elisabetta Mirra






Anna vive a Napoli, è sposata a Luigi Scaglione (M. Gallo) ed ha tre figli, Cinzia, Santina e Arturo (quest’ultimo è sordomuto).
La donna ha appena trovato lavoro in un set cinematografico come suggeritrice, sostituendo Ciro, un amico di famiglia che adesso, senza lavoro, e con un sacco di debiti, non sa dove sbattere la testa, arrivando a chiedere ad Anna di aiutarlo economicamente.

Sul set Anna viene apprezzata e lusingata per il suo lavoro da tutti, ed in particolare dall’affascinante attore Michele Migliaccio (A. Giannini), che inizia anche a corteggiarla con insistenza.

Anna va un po’ in confusione perché le attenzioni di quest’uomo bello e galante le fanno piacere come donna, soprattutto considerato che il suo rapporto col marito Gigi non va affatto bene.

Gigi infatti è un tipo gretto, violento, che mostra poca pazienza e attenzione ai figli, in particolare ad Arturo, e per la moglie non ha più alcun gesto di amore o tenerezza.
Anna non sa più cosa significhi amare e essere amata.

La sua esistenza trascorre grigia e piatta, ma nonostante il suo matrimonio sia ormai solo un vano tentativo di tenere insieme una famiglia che di felice non ha più niente, prova a trovare un lavoro per Gigi, che però non sa che farsene, visto che ha già le sue fonti di guadagno; fonti alquanto illecite, che gli hanno nel tempo dato la triste fama di usuraio spietato che rovina le famiglie.
Ed infatti, sono tante le persone nel quartiere che lo odiano e che estendono questo odio anche su Anna e i figli.

Anna è sempre stata una donna molto comprensiva e generosa, pronta ad aiutare gli altri, fino a dimenticarsi di se stessa; infatti con gli anni – da bimba sfacciata e spavalda che era - è diventata remissiva, limitandosi a subire ingiustizie e decisioni prese dagli altri per lei, pagandone il prezzo in termini di infelicità.

C’è stato sempre qualcuno che ha deciso al posto suo e lei non è mai riuscita a far ciò che davvero sentiva e voleva, e sin da quando era piccola è stata costretta a pagare per errori non suoi, nascondendo le malefatte altrui…

Ma adesso che è una donna adulta e non una ragazzina, non può più sentirsi innocente nel nascondere gli sbagli di chi le è accanto.

Avrà la forza di aprire gli occhi e denunciare il marito per la sua attività di strozzinaggio?

O continuerà a nascondere la testa sotto la sabbia e a tirare avanti, consapevole che spesso tra le sue mani son passati soldi sporchi, intrisi della disperazione di persone in cerca d’aiuto, convincendo se stessa che il suo silenzio è stato un atto d’amore, ancor prima che di convenienza e vigliaccheria?

Forse la presenza di un uomo come Michele, che sembra apprezzarla e farla sentire la donna bella che è, potrebbe infonderle nuovo coraggio per fare le sue scelte?

Il film è recitato per lo più in dialetto napoletano, è accompagnato da musiche e canzoni che fanno da sfondo a diversi momenti, rendendoli suggestivi e significativi; dalle canzoni allegre del Quartetto Cetra, che Anna canta allegramente con i figli, a quelle in napoletano, incentrate proprio su questa figura femminile, vissuta per troppo tempo nell'ignavia e nella codardia.

Il film è quasi tutto in bianco e nero - che sono poi i tristi colori che rappresentano l'esistenza di questa donna - tranne che per alcuni particolari e circostanze importanti – che fanno riferimento agli stati d’animo della protagonista – e nella scena finale.

Per quanto la storia sia realistica - come lo è il contesto della città di Napoli -, la tecnica scelta per raccontare la storia di Anna e la sua presa di coscienza si accompagna a scene e momenti che hanno un che di surreale, onirico, visionario perché sono espressione visibile e vivida dei tormenti di Anna, dei suoi ricordi di bambina e delle sue paure di donna sola, che da sempre ha cercato di fare del suo meglio per il bene dei propri cari ma che adesso sente di non poter più continuare così.
Finora ogni scelta subìta le è stata sempre presentata come qualcosa di poco importante (“non è niente, Anna, è cosa da niente”), ma forse è arrivato il momento di aprire gli occhi e di rendersi conto di che genere di persone ha avuto finora accanto.

Per amor vostro è la storia dei sentimenti e dei demoni di una donna che deve imparare a prendere coraggio e ribellarsi a ciò a che gli altri hanno deciso per lei, e lo deve fare per se stessa, oltre che per i figli.

La Golino ha dato un’ottima prova di sé, è in pratica l'anima di questo film, e mi è piaciuta molto nei panni di una donna timidamente affascinante - ha sempre un sorriso di una ragazzina, la Valeria! -, e di una madre amorevole, che con i figli cerca di essere sempre spensierata; sono belli i momenti in cui tutti e quattro cantano, scherzano e comunicano nella lingua dei segni, e sia lei che i giovani attori che interpretano i figli sono stati molto bravi (anche) sotto questo aspetto.

Un bel film, che affronta il tema dell'usura, del coraggio di ribellarsi al male che abita vicino a noi, nella nostra stessa casa, e lo fa in modo originale e suggestivo.

Consigliato!

Per leggere le recensioni di altri film, cliccare sull'etichetta "cinema".

Recensione: CAZZIMMA di Stefano Crupi



Come vi avevo anticipato ieri, ecco un'altra recensione.
Questa volta si tratta non di una storia d'amore ma della storia di un ragazzo nato e cresciuto in una realtà difficile.
Il titolo è composto da una sola parola ed è di certo molto significativo: cazzimma, un termine napoletano che fa riferimento all'atteggiamento di chi cerca di prevaricare sugli altri con ogni mezzo per il proprio egoistico tornaconto, anche se questo vuol dire danneggiarli; "tene 'a cazzimma" quella persona che non solo è maligna ma prende piacere nell'essere cattiva e far del male.

CAZZIMMA
di Stefano  Crupi


Ed. Mondadori
Sisto è un ragazzo di 18 anni che vive a Napoli con sua madre e lo zio Antonio, fratello del defunto padre, dalla morte del quale si occupa della cognata e del nipote.

La sua giovane vita sembra già organizzata e segnata dalla delinquenza; con il suo scooter, il ragazzo va in giro per le strade della città campana facendo “consegne” poco pulite, un modo veloce per far soldi, con poco sudore ma di certo con molto rischio.
Suo compare negli affari è l’amico di sempre, Tommaso detto Profumo, e insieme hanno messo su una sorta di giro di consegne di droga in proprio.

Attorno a loro ruotano altri personaggi, altri ragazzi di strada, duri, cinici, violenti, come Salvatore detto Hamsik, al quale è dedicato un capitolo, raccontato come uno sfogo veloce, violento, che ci fa conoscere qualcosa di questo ragazzaccio infuriato con la vita, senz’altro bravo con un pallone tra i piedi ma che non riesce a sfondare a causa del suo caratteraccio.

Le giornate di Sisto vanno avanti così, tra lavoretti di questo tipo, uscite con gli amici per rimorchiare e sballarsi con alcool e qualche droga, finchè un giorno qualcuno di potente non decide che è arrivato per lui il momento di darsi una calmata.

Si tratta del temutissimo boss Cavallaro, che ha la mani in pasta su molte cose a Napoli e che quindi mette regole e divieti dove e come vuole, pretendendo obbedienza da tutti gli affiliati.
Zio Antonio compreso.

Antonio è un uomo intelligente, che sa il fatto suo, che si è sempre fatto rispettare da amici e conoscenti; gli basta uno sguardo e una minaccia verbale per assicurarsi fedeltà e silenzio da negozianti e imprenditori vittime del pizzo, ed è un tipo che si è fatto le ossa sulla strada, da solo, e sa quanto sia difficile restare in piedi e non farsi fregare.

“…restiamo sempre ragazzi di strada, per tutta la vita. Che la strada ti entri dentro è un male, certo, ma è un male necessario, dal quale nessuno può esimersi, come un rito di iniziazione che si rinnova ogni giorno.”

È un uomo di strada, e lui sa che anche suo nipote lo è, e che deve sempre tenere ben presente da dove viene e cosa ci si aspetta da lui.

Sisto è ancora così giovane, indisciplinato, pensa di poter fare ciò che vuole, si sente un dio sul suo scooter, immortale, invincibile, ma lo zio è intenzionato a insegnargli come vivere e sopravvivere in mezzo agli squali.

“ Se vuoi imparare a campare, ti devi fare furbo, dice, devi essere cattivo. Funziona così, è così in tutto il mondo: devi tenere cazzimma, ma tenerne assai.”.

Nonostante Antonio sia severo e molto rigido con il nipote, gli vuole bene, perché è figlio del fratello e vede in lui “della stoffa”, delle buone caratteristiche per farsi avanti nel loro mondo; ma perché questo avvenga, il giovanotto deve abbassare la testa al momento opportuno e fare l’uomo tosto e sicuro di sé quando ce n’è bisogno.
Adesso che Cavallaro si è messo in testa di fargliela pagare a quei due mocciosi di Profumo e Sisto, che si son messi in affari nei suoi quartieri senza il suo consenso, zio Antonio sa che non può perdere tempo e che deve proteggere il nipote, costi quel che costi.

Ma prima che arrivi per Sisto il momento opportuno per dare una virata alla propria esistenza, il ragazzo dovrà passare per una prova difficilissima, che sarà solo il primo passo perché dentro di lui scatti qualcosa che lo spingerà a interrogarsi su come sta vivendo, su cosa sta diventando.

Il trasferimento forzato a Prato, il lavoro in fabbrica e soprattutto l’incontro con una ragazza onesta e sincera, che gli si affeziona, insieme ad altre drammatiche vicende, faranno sì che nella sua coscienza cominci a smuoversi qualcosa: un sentimento che fino ad allora non aveva ancora preso radice.
La speranza concreta di poter cambiare, il desiderio di non sentirsi costantemente in pericolo, di non dover fare cose orribili che poi gli pesano sulla coscienza.

Sisto è solo un ragazzo, non è cresciuto circondato da uomini santi e irreprensibili che lo guidassero verso il bene, ma questo non gli toglie la responsabilità individuale di decidere cosa fare della propria vita, che direzione darle.

Il senso di colpa per aver commesso qualcosa di atroce e lo spiraglio di un amore puro e sincero potranno essere gli stimoli necessari per il suo riscatto da un tipo di vita che sembra già decisa, unicamente in virtù del fatto che è nato e cresciuto in un certo tipo di famiglia, con certi “amici”, respirando aria di camorra sin da ragazzino?

Cazzimma è la storia di un ragazzo di quartiere che deve fare i conti con la realtà di una città che non fa sconti a nessuno, che sembra regalarti guadagni facili e veloci, uno pseudo rispetto da parte di chi è costretto ad obbedirti per non vedersele brutta, ma che in realtà è altrettanto pronta a toglierti tutto alla prima occasione.
Tutto dipende se hai qualcuno che ti copre le spalle, che ti protegge, ma in certe realtà il santo in paradiso può non bastare.

Zio Antonio vorrebbe a modo suo e con i suoi mezzi essere l’angelo custode per quel nipote istintivo e inesperto che, lui sente, potrebbe non essere per forza destinato (condannato?) alla sua stessa vita, sempre in pericolo, sempre sul chi va là, attento a riconoscere di chi ti puoi fidare e di chi devi diffidare.

La narrazione si focalizza su zio e nipote e segue i rispettivi punti di vista, passando dalla terza alla prima persona, così da darci tanto un quadro esterno della realtà in cui sono immersi, quanto uno interno, condividendo col lettore pensieri, dubbi, paure, convinzioni, speranze, progetti.

Essendo storia di gente di strada – e di strade malfamate, dove le questioni si risolvono a suon di botte e colpi di pistola – Cazzimma procede con un linguaggio consono all’ambiente, immediato, colorito quando è il caso, ma anche preciso nel fornirci uno spaccato realistico di quella parte di società che purtroppo non esiste solo nelle serie tv e nei film di questo genere (credo sia inevitabile leggere queste pagine e pensare, ad es., a Gomorra) per intrattenere gli spettatori, ma per tanti giovani è pane quotidiano.

I giovani di Cazzimma sono dei ragazzi che giocano a fare i grandi, i duri, e che prestissimo assumono atteggiamenti, linguaggio, pose, condotte da delinquenti, da mafiosetti pronti a menare, ma a quanti di loro viene data la possibilità di decidere se cambiar vita?
Accanto a loro, ci sono degli adulti (tutti con soprannomi che dicono qualcosa del loro passato e del loro modo di essere, per il quale sono noti ai più) che di certo non si presentano come degli esempi di vita da prendere a modello, ma che, vuoi o non vuoi, sono dei punti di riferimento per le giovani leve.

C’è per loro la possibilità di riscatto?

Senza moralismo, senza elargire giudizi di alcun genere sui suoi protagonisti, senza scendere nel banale e nella retorica, Crupi ci racconta la storia di un ragazzo della Napoli “cattiva”, non presentandocelo come un eroe ma neppure come un mostro, ma “semplicemente” come un giovane, cui spetta la decisione più importante della propria vita, dalla quale può dipendere il proprio futuro.

Sicuramente un esordio interessante, si legge con molta scorrevolezza, i dialoghi ci sono e il fatto che non siano delimitati da virgolette ma inseriti nel pieno della narrazione contribuisce a dare al ritmo un che di concitato, quasi obbligando il lettore a vivere la stessa ansia e tensione dei protagonisti; forse solo il finale perde un po’ di forza e tensione, come se si risolvesse tutto con poco e fin troppo facilmente, ma nel complesso direi che mi è proprio piaciuto, e se anche voi leggete con interesse questo tipo di storie di vita e di malavita, non posso che consigliarvi la lettura di Cazzimma.





16. Un libro di un giovane autore italiano,
magari proprio quello di esordio

Anteprima: LA FINE DELLA NOTTE di Anonima Strega, il capitolo conclusivo di "Le spose della notte"



Buongiorno cari amici e lettori!
Questa mattina, prima di proporvi un paio di recensioni, desidero segnalarvi il terzo ed ultimo capitolo della trilogia delle Spose della notte di Anonima Strega, preceduto da Le Spose della Notte e Luna di Notte.


LA FINE DELLA NOTTE
di Anonima Strega


Genere: urban fantasy/paranormal romance
Data di uscita: 14 febbraio 2016

(anche per Kindle Unlimited)


Trama

Elias è libero, privato della memoria, e sta svolgendo il programma di recupero impostogli dal Consiglio, mentre Dunia, riunitasi alle consorelle, scopre di essere incinta. Jeremiah è occupato a tenere sotto controllo un’area in cui pare che i piani di procreazione della Loggia siano ancora in atto, ma continua a lavorare per accordare privilegi a Dunia. 
Il Consiglio vorrebbe che le ragazze si stabilissero a Palazzo, ma Jeremiah pressa affinché Elias e Dunia non si incontrino. 
Quando Dunia, incitata da un rituale che ha messo lei e le consorelle in guardia nei confronti della Loggia, decide di rivelare la verità sulla gravidanza a Jeremiah, questi cede al Consiglio e porta a Palazzo le tre donne per proteggerle, ma non sa che qualcuno di molto vicino sta manovrando in segreto contro di loro.
Fra un rituale e un incontro, però, certi stimoli visivi possono far riaffiorare i ricordi anche in chi non dovrebbe averne più...


L'autrice.
ANONIMA STREGA si occupa da sempre di tematiche legate all’occulto. Preferendo tutto quanto concerne l’universo femminile neopagano, è di conseguenza al contempo molto romantica, anche se l’oggetto dei suoi desideri esce spesso dalle righe, così come i personaggi delle sue storie. Crede fermamente che gli elementi del creato siano guida e strumento, sia per le streghe, sia per i protagonisti di avventure d’amore paranormali, come quelli dei romanzi “Spettabile Demone”, della trilogia “Le spose della notte”, dei racconti “Killer di cuori”, “La felce e il falò”, “Clausola di rescissione” (su “La mia biblioteca romantica”) e “La fame del ghoul” (su “Romanticamente Fantasy”). Il suo antro è situato in un luogo nascosto, custodito da una gatta nera d’angora e una coppia di anziani troll norvegesi. Dispensa consigli magici su anonimastrega.blogspot.it

martedì 9 febbraio 2016

Segnalazione fantasy: I Due Regni - La Città Intera Vol.1 di Alessia Palumbo



Carissimi amici e lettori?
State guardando il Festival di Sanremo?
Io sì e mentre va la pubblicità eccomi qui a proporvi un fantasy:


I Due Regni - La Città Intera
Vol.1
di Alessia Palumbo


Editore: Ekt - Edikit
Genere: Fantasy
18 euro (cart.)
4 euro (evook)
592 pp
Novembre 2015


Sinossi

In un regno devastato dai conflitti fra maghi e guerrieri la Città Intera è sorta, baluardo nella lotta contro chiunque possieda sangue magico.

In questo scenario si muove Farwel, decisa a riportare pace ed equilibrio in un luogo dove imperversa solo timore e morte.

In un fantasy certamente non canonico si muove la sfera umana dell’interiorità e di ogni sua sfumatura, non trovando il malvagio o il corrotto in un mostro da debellare o in una antica maledizione che pende sul capo indistinto della razza umana, ma dentro quegli stessi personaggi che creano e distruggono.

A muoversi parallelamente alla vicenda altri filoni narrativi si intrecciano, mostrando eventi del passato privi del dolore della Città Intera, ma carichi già di un nefasto presagio.




Store di riferimento   IBS     Amazon

Recensione:NON TI MUOVERE di Margaret Mazzantini



Nel weekend scorso ho letto un bel po', con mia somma gioia, maturando qualche recensione da condividere con voi; tra esse, c'è anche quella di un film di recente uscita, ma... andiamo con ordine!

La prima recensione che vi propongo è quella di un romanzo di una scrittrice che amo e che ho già apprezzato in tre sue opere:


Avete capito di chi sto parlando ed eccomi qui con il mio parere su un altro celebre romanzo di Margaret Mazzantini, che ovviamente non mi ha delusa, anzi..:

NON TI MUOVERE
di Margaret Mazzantini


Ed. Mondadori
295 pp
11.90 euro
Timoteo è un uomo di oltre 50 anni, affermato chirurgo e primario, che una mattina riceve la notizia più brutta che possa ricevere un genitore: sua figlia 15enne, Angela, ha avuto un incidente col motorino e arriva in ospedale in condizioni davvero critiche.
Rischia la morte e questo getta nello sconforto più totale il povero dottore che, in attesa che giunga la moglie Elsa (fuori per lavoro), si lascia andare ad un’accorata, intima e onesta confessione di sé, dell’uomo che è stato e che è diventato.

Timoteo getta la maschera in presenza della propria figlia, ignara e immota ascoltatrice del monologo paterno, e a lei confida un segreto che l’accompagna ormai da 16 anni: un segreto che ha un nome soltanto, quello di Italia, il grande amore della sua vita.

Italia è l’altra donna, l’amante segreta, conosciuta per caso, a causa di un guasto all’auto, in una sosta in un bar come tanti alla ricerca di un meccanico; i rapporti con Italia – che colpisce al primo sguardo Timoteo, anche se lui mai lo ammetterebbe a se stesso, perché effettivamente la donna non ha nulla di attraente, da nessun punto di vista (fisico, modo di parlare, di vestirsi, luogo in cui vive…) – iniziano nel peggior modo possibile: lui la violenta, e questo per ben due volte.

Eppure, dalla violenza fisica nasce inspiegabilmente un rapporto forte e sincero, un amore viscerale, che fa sentire Timoteo vivo, amato, e italia diventa presto un pensiero fisso, una vera e propria ossessione della quale lui non potrà più fare a meno.

Ma non è solo di questo amore clandestino che Timoteo parla con Angela, bensì anche di se stesso, del suo rapporto con Elsa e di quello con il padre, presenza assente e allo stesso tempo ingombrante nella sua vita, che ha contribuito a far di lui l’uomo che è, nel bene e nel male.

Chi è Timoteo?

Per un’ironia della sorte, sempre beffarda e meschina, anch’egli si sente per Angela un padre presente e assente insieme, sempre con la sensazione di essere ospite in casa propria, un ingombro, uno spettatore distante di ciò che accade in casa, che da lontano guarda (e invidia silenziosamente?) il rapporto vivo e complice (seppur fisiologicamente conflittuale) tra la moglie Elsa e la figlia adolescente.

La bella, elegante, efficiente, rigida, sicura di sé e fredda Elsa, che Timoteo si renderà conto – grazie a Italia – di non amare, ma che non sarà facile lasciare, forse in nome di quella coppia perfetta che sono sempre stati e che tutti i loro amici e parenti vedono in loro.

E Italia, chi è?

Non potrebbe essere più lontana dalla perfetta Elsa: fragile, un animaletto selvatico, bruttina, dall’aria sciatta e trascurata, stramba negli atteggiamenti, sola, taciturna; non c’è nulla di attraente in lei.

A guardarla, non c’è nulla che potrebbe renderla bella e desiderabile agli occhi di un uomo in carriera come Timoteo, che però in presenza di questa donna insignificante “perde la testa”, perde il controllo di sé, assumendo inizialmente atteggiamenti animaleschi, da uomo cinico e bruto, quasi a voler ferire e far male volutamente a questa donnetta che lo attrae senza un perché, dalla quale vorrebbe star lontano, ma che sente vicina a sé, quasi contro ogni ragione e volontà.

Forse perché entrambi sono due anime in pena, infelici, terribilmente sole, un po’ selvagge, incomprese, con una pesante e scomoda sensazione di inadeguatezza rispetto al mondo.

Due anime simili si incontrano e sentono di non poter fare a meno l’uno dell’altra, e nasce così questo amore clandestino, vissuto a morsi, rubando attimi e momenti a un quotidiano dorato ma soffocante come una gabbia alla quale il nostro chirurgo credeva di essersi rassegnato.

Timoteo ed Italia sono affamati d’amore, e il loro rapporto, da fisico e violento diventa dolce, tenero, protettivo, così che la piccola e sgraziata donnina che vive in un quartiere squallido insieme al suo cane cieco si trasforma in un amore travolgente per Timoteo, necessario come l’aria, da vivere ogni volta che può, anche se questo significa mettere a rischio un matrimonio apparentemente solido, con una moglie che tutti ti invidiano.

Potrebbe essere più semplice di quanto pensi, Timoteo: ti sei accorto di non amare più tua moglie, ami un’altra donna, allora lascia la prima e vivi il tuo amore con la seconda.

Ma evidentemente le cose non sono così logiche e naturali e l’amore tra Timoteo e Italia potrebbe non avere la forza di imporsi contro tutto e tutti. Del resto, riflette Timoteo…

“gli amori nuovi sono pieni di paure…, non hanno un posto nel mondo e non hanno capolinea”.

Il racconto di sé, il fiume di parole e pensieri cui si lascia andare diviene una specie di àncora di salvezza nel momento della disperazione, qualcosa di fermo cui aggrapparsi, perché l’amore di e con Italia è una delle poche certezze della sua vita, non è mai morto ma è sopravvissuto nel suo cuore, perché Timoteo lo sa:

“chi ti ama c’è sempre…, c’è prima di conoscerti, c’è prima di te”.

Che ne è stato dell’amore di Timoteo e Italia, quindici anni dopo? Che senso ha raccontare di lei ad una figlia che non può ascoltarti?

Il monologo di quest’uomo pieno di rimpianti, che si guarda indietro e fa i conti con se stesso, con ciò che è stato e che ha vissuto, con progetti e sogni realizzati e non, nasce dal bisogno di esorcizzare la paura di perdere nuovamente e irrimediabilmente una persona amata.

Un’altra persona alla quale dire piangendo e supplicando: Non ti muovere, resta un altro po’ con me.

Considerazioni sullo stile

Lo stile della Mazzantini è sempre molto diretto, pronto a scavare dentro l’anima dei suoi personaggi, quasi dandocene una radiografia che li metta a nudo senza pudori; una scrittura che somiglia ad un’accetta che taglia, affetta, ferisce, capace di essere tanto brutale e ruvida quanto profonda e sensibile nel parlare di sentimenti, stati d’animo, dubbi, speranze; in ogni caso, la scelta delle parole da parte dell’autrice ha sempre una sua forza, un suo significato, anche nel suo essere maniacale nella narrazione di pensieri, azioni, parole, emozioni, quasi vivisezionando tutto – Timoteo in primis - con precisione chirurgica, la stessa alla quale è chiamato lui nel proprio lavoro.

Un’attenzione ai particolari, “buttati in faccia” al lettore spesso senza delicatezza, anzi fino a scendere in una voluta volgarità, senza peli sulla lingua, come per far attecchire anche sulla pelle di chi legge tutto ciò che di positivo e negativo prova il protagonista e narratore.
Se dovessi per forza far la pignola e trovare quell’unica cosa che proprio non mi va giù nel modo di scrivere di quest’Autrice contemporanea di casa nostra (tra le mie preferite ^_^), potrebbe stare unicamente nel pallino per l’organo genitale maschile, chiamato all’appello poco e spesso nella narrazione, ma a parte questo “particolare”, io adoro la scrittura della Mazzantini, che riesce a coinvolgermi, mi piace il modo in cui mi fa entrare nella testa e nel cuore del protagonista, mostrandomene tutti i lati del suo modo di essere, senza pietà, senza fare sconti.

Ecco, è proprio il suo essere così diretta, esplicita,” spiazzante” che mi piace, mi tiene incollata, mi spinge a tornare indietro, durante la lettura, per rileggere un passaggio, una frase, che sento particolarmente vicini a quel che sento anch’io.

Considerazioni sul film:

Dopo aver chiuso il libro, ho pensato di riguardarmi il film, visto che era già passato un po’ di tempo dall’ultima volta che l'avevo guardato.

Vi ho ritrovato inevitabilmente la stessa “ferocia”, lo stesso “graffio” presente nel romanzo: l’amore selvaggio e tenero, disperato e necessario tra Italia e Timoteo c’è tutto; la Cruz nei panni della bruttina – lei che è sensuale e affascinante di suo – è strepitosa; la complessità del personaggio di Timoteo, le sue contraddizioni, le sue paure, emergono in maniera più approfondita nel libro, perché ne leggiamo lo sfogo direttamente dalla sua “voce”, ma per carità, “Castellitto c’è sempre, e bene”, e a me piace molto come attore e come regista.

Le musiche azzeccatissime contribuiscono a rimandarci la malinconia di quest’amore perduto, la follia e la tenerezza che l’hanno caratterizzato, e fanno da colonna sonora a questa storia della quale ti ritrovi a cercare il senso:

anche se questa storia un senso non ce l’ha… Sai che cosa penso, che se non ha un senso, domani arriverà, domani arriverà lo stesso…”.

Parola di Vasco.

Io la Mazzantini la consiglio perché semplicemente mi piace, mi arriva, mi travolge e coinvolge, le sue storie mi lasciano sempre qualcosa mentre le leggo e anche dopo; se dovessi dirvi se ho preferito il libro o il film, beh, Sergio, non me ne volere, ma a differenza di Nessuno si salva da solo, stavolta vince tua moglie; di poco, ma vince ^_-



Questo libro rientra nella

22.libro da cui è stato tratto un film

domenica 7 febbraio 2016

"Il profumo dell'oro" di Lorena Bianchi: il contesto storico di riferimento



Il contesto storico che fa da sfondo al romanzo di Lorena bianchi, "Il profumo dell'oro" (edito da Rizzoli) è quello del tristemente celebre SACCO DI ROMA del 1527 ad opera dell'esercito del Sacro Romano Impero istituito nel 1493.

All'interno della fanteria vi erano i cosiddetti "lanzichenecchi" (dal tedesco servi del paese), soldati mercenari  volontari (tedeschi per lo più luterani), che combattevano esclusivamente dietro compenso economico.

Cosa provocò il sacco di Roma?

Sack of Rome, Amérigo Aparicio, 1884
L'imperatore Carlo V d'Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero nonché Re di Spagna, stava affermando sempre più il proprio predominio in Europa; per resistergli Francesco I di Francia aveva fatto alleanza con vari stati minori, tra cui lo Stato della Chiesa.
E fu proprio quest'ultimo ad essere assalito dalle truppe mercenarie imperali il 6 maggio 1527.
Il papa Clemente VII (Giuliano de' Medici) pregò la popolazione di restare a Roma e difenderla dagli oppressori, ma qualcuno gli diede ascolto, qualcun altro se la svignò prima che fosse troppo tardi, altri ancora cercarono rifugio nei conventi.

Roma cercò di resistere e inizialmente sembrò riuscirci, ma in realtà non era pronta a difendersi da 30mila soldati.
Il papa, a sua volta, cercò riparo presso Castel Sant'Angelo, che però non era in grado di continuare a resistere agli attacchi esterni e a rispondere alle richieste di aiuto dei romani, il che portò alla capitolazione del Pontefice un mese dopo dall'invasione, con tanto di cessione di territori appartenenti allo Stato Pontificio.

L'assedio durò parecchi mesi e i soldati tedeschi (che se ne andarono nel febbraio dell'anno seguente) fecero razzie di ogni genere, profanando luoghi sacri, opere d'arte, palazzi nobiliari, oltre che torturando, violando e uccidendo uomini, donne e bambini, tanto da rendere le acque del Tevere rosse per il sangue versato.
Una pagina della storia di Roma davvero buia e dolorosa.

cellini
Partecipò al Sacco di Roma, ed è menzionato nella prima parte del libro, un personaggio realmente esistito (del resto non è il solo), Benvenuto Cellini, orafo, scultore e scrittore d'arte (1500-1571).

Di natura irrequieta e violenta, ebbe una vita avventurosa, segnata da contrasti, passioni, delitti, per i quali fu spesso costretto all'esilio o alla fuga.
La precoce abilità di orafo lo rese presto famoso; per Clemente VII elaborò sigilli, monete, medaglie ecc.
Per Francesco I creò, oltre a oggetti di raffinata ricercatezza (la famosa saliera con le figurazioni di Nettuno e la Terra), anche, per la prima volta, opere di grande formato (rilievo in bronzo con la cosiddetta Ninfa di Fontainebleau).

A Firenze, ebbe l'importante commissione del Perseo per la Loggia dei Lanzi: realizzata con una perfetta tecnica fusoria, l'opera presenta nella statua bronzea del protagonista, così come nelle elaborate soluzioni della base marmorea.
A Firenze realizzò ancora il busto bronzeo di Cosimo e, in marmo, il gruppo di Apollo e Giacinto, il Narciso, opere nelle quali si manifesta un'acuta adesione al gusto manierista.
L'ultima parte della vita del C. fu miserabile, piena di amarezze, solitaria.


Fonti:
http://babilonia61.com/
http://www.treccani.it/
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