giovedì 15 novembre 2018

Recensione: E SE…OLTRE LA MASCHERA, TU di Eliana Ciccopiedi



Elena e Leonardo si incontrano per caso: lei è una wedding planner professionale e intuitiva, lui è un giovane attore di musical, ammirato da tantissime fans… e anche da lei; si ritrovano, si frequentano, tra loro scatta un feeling che li avvicina sempre più ma che sembra mancare dei presupposti per lasciare i confini dell’amicizia e sfociare in un grande amore… 



E SE…OLTRE LA MASCHERA, TU
di Eliana Ciccopiedi 



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"La difficoltà non sta nell’amare, ma nel lasciarsi amare. Permettere che qualcuno entri nel tuo cuore, ti legga dentro, veda tutto e scelga di rimanere."

Elena è una giovane donna attorno alla trentina che, a dispetto della laurea in Architettura, ha intrapreso la strada di wedding planner, ricavandone molte soddisfazioni e apprezzamenti e da parte della datrice di lavoro, la pragmatica e autorevole Stella, e da parte delle spose che si rivolgono a lei col desiderio di rendere indimenticabile il giorno del proprio matrimonio. 

Mentre è sul treno per Firenze, dove ha da organizzare un matrimonio per una coppia snob e viziata, Elena si ritrova a condividere il viaggio nientemeno che con l’attore del momento, il bellissimo Leonardo, protagonista di un musical che sta spopolando e attirando ammiratrici a iosa, non solo per la beltà dell’attore principale ma anche per la bravura di tutto il cast. 
Elena non crede ai suoi occhi: tra tutte le persone che poteva capitarle di incontrare.... davanti a lei c'è proprio lui!
Costretta a frenare l'eccitazione per evitare figuracce da adolescente in preda a isterie ormonali, Elena non può comunque non lasciarsi affascinare da quegli occhi profondi e penetranti, dal suo sorriso ora malizioso ora dolce, dallo sguardo ora malinconico ora sornione e furbetto, per non parlare del suo fisico, delle sue mani, del suono della sua voce, terribilmente sexy! Insomma, tutto di lui risveglia in lei qualcosa che la ragazza non prova da tempo.

Elena, infatti, è fidanzata con Davide da dieci anni, i due convivono a Milano ma... è da un po', ormai, che paiono non aver più molto nè da dirsi nè da condividere.
Eh sì, quello che fino a qualche anno fa era un grande amore, fatto di risate, complicità, tenerezze, sorprese..., attualmente langue nell'abitudinarietà e nella noia.
I due trascorrono sempre meno tempo insieme, e il lavoro di entrambi è, in fondo, solo una scusa ed Elena lo sa: la verità è che il fuoco della passione s'è spento, lui non ha attenzioni di nessun genere verso la sua donna, e anche lei - pur sentendo di amarlo ancora - non lo guarda più con gli occhi a cuoricino.
Durante il viaggio, tra Leonardo ed Elena avviene un vivace scambio di battute, che permette ai due di stabilire un'inaspettata sintonia e di trovarsi così bene da aver l'impressione di conoscersi da sempre.
Peccato che le loro strade siano destinate a dividersi: lui è quasi una star - per quanto "non se la tiri" - ed è sempre in giro per presentare lo spettacolo; e poi, bello e corteggiato com'è, non può che essere fidanzato....; lei, a sua volta, ha il suo Davide ad aspettarla a Milano (perchè lui l'aspetta, sì...?) e quindi... non c'è trippa per gatti! 
Elena, sii razionale, metti da parte il pensiero del bel Leonardo, limitati a sognarlo guardando i suoi spettacoli e pensa lavorare, che è meglio!
Una volta giunta alla location delle nozze, la nostra organizzatrice di eventi si ritrova indaffaratissima, alle prese con le bizzarre richieste della sposa, con i ritardi e gli imprevisti che ogni avvenimento importante porta inevitabilmente con sè, con l'assistente - la vivacissima ed effervescente Sara - che la fa impazzire con le sue uscite folli e irrazionali, ma in fondo divertenti ma che non sempre le è di grande aiuto..., ma il peggio deve ancora venire: proprio quando tutto sembra pronto, ecco che sbuca una "fregatura" non di poco conto: manca il testimone dello sposo!
E ora? Chi lo sostituirà?
Inaspettatamente, Elena scopre che tra gli invitati c'è proprio lui, Leonardo; chi meglio di un attore potrebbe fingere con naturalezza di essere il testimone?
Leonardo, tra il perplesso e il divertito, accetta e quel giorno trascorso insieme li avvicinerà al punto che, il giorno dopo, i due decidono di passare tutta la giornata insieme in giro per la splendida Firenze.

Elena e Leonardo scoprono di essere sì diversi caratterialmente ma allo stesso tempo vicini per sensibilità, capacità di entrare in empatia con l'altro, di andare oltre la maschera dell'apparenza.
I due ragazzi si aprono come forse non hanno mai fatto prima con nessun altro, intuiscono che c'è qualcosa dell'altro che spinge ciascuno a sentirsi libero di essere se stesso.

Dice Elena a Leo:

"Hai tante di quelle sfaccettature che non puoi definirle in un unico colore. Presente un prisma? Il prisma rifrange la luce e crea l’arcobaleno. Tanti colori. Tu hai tante sfaccettature, tanti Leonardo dentro di te che ti rendono diverso ogni giorno, ogni momento. O almeno, questa è l’impressione che ho avuto. Ci sono persone che non sono fatte per legarsi a un solo colore". 


E lui dice a lei: 

«In alcune cose ci metti l’anima, in altre sei cinica e disillusa. Sei matura, razionale e riflessiva, poi ogni tanto vedi qualcosa che ti fa esclamare come una bambina e hai lo sguardo da bambina. Sembri fredda e, perdonami, spesso lo sei, ma poi ci sono tante cose che ti emozionano più intensamente che agli altri. Non so. È come se fossi due persone diverse. Sogno e disincanto.»

A vederli dall'esterno, mentre si prendono in giro, fingono di offendersi delle battutine con cui si stuzzicano reciprocamente, si confidano, si incoraggiano a vicenda, ridono e scherzano, vanno in giro l'uno accanto all'altra come se si conoscessero da una vita..., non potrebbero esserci dubbi: sono fatti l'uno per l'altra, lui è l'anima gemella di lei e viceversa.

Certo, conducono una vita agli antipodi: Leonardo non ha altri sogni da realizzare perchè ha fatto della sua passione il proprio lavoro; quando sale sul palco incanta il pubblico, raccoglie applausi e consensi. 
Dal canto suo, Elena conduce un'esistenza regolare, priva di grossi scossoni ed emozioni; tutta concentrata nell'organizzare il giorno più felice delle coppie che chiedono il suo aiuto, sta perdendo di vista la propria felicità...; è come se osservasse la vita inconsapevole, incapace di assaporarla veramente. Le sue incrollabili certezze, la tranquilla e piatta quotidianità in cui ha circoscritto la sua esistenza accanto all'invisibile (e diciamolo, noioso!) informatico Davide, sembrano aver poco in comune con l'intensità con cui invece Leonardo affronta la vita; anch'egli però, a ben guardare, cela nel cuore una persistente e sottile malinconia che gli velano gli occhi di tristezza.

Ma a separarli non è il mondo in cui concepiscono la vita, bensì le rispettive situazioni sentimentali, complicate e non semplici da risolvere.

Sia Elena che Leonardo si sentono anche quando sono distanti, si frequentano e si incontrano in fondo neanche chissà quante volte, ma sono sufficienti; lui fa conoscere a lei la "sua Firenze", e lei fa da cicerone a lui nella "sua" Milano, e in più Leonardo apre alla sua cara Elena le porte del proprio "mondo" professionale; insomma, i due godono degli istanti preziosi che permettono alla loro amicizia di rafforzarsi; nonostante siano solo questo, amici, non riescono a fare a meno dell'affetto e della comprensione che sanno di poter trovare reciprocamente, si cercano... ma restano divisi.

Il legame e il forte sentimento che li unisce non va oltre, e forse è meglio così, riflette Elena, che suo malgrado pian piano comincia ad avere sempre meno dubbi su cosa provi davvero per Leonardo, il quale pare avere molte più certezze in tal senso. 
E queste certezze rischiano di allontanarlo da lei.

"Sai quando ti chiedi: “Chissà come sarebbe stato, se...”? (...) Tutti abbiamo avuto degli “e se...”. Non penso al mondo esista qualcuno che non li abbia. Sarebbe troppo facile. Una persona senza “e se...” è una che ha preso tutte le decisioni giuste nella vita, che si è lanciata sempre, senza rimpianti e ne ha solo guadagnato. Non esiste una persona così..."

E se... quel loro incontro fortuito su un treno, sfociato in un'amicizia necessaria, sbocciata all'improvviso, fosse destinato a diventare qualcosa di più?
A volte, basta davvero poco per lasciarsi scappare il treno giusto, e per prenderlo bisogna far chiarezza dentro se stessi e capire cosa davvero può renderci felici e completi.

Il romanzo di Eliana Ciccopiedi si lascia leggere con molta scorrevolezza, per il suo stile vivace, molto fluido, ricchissimo di dialoghi, tanto profondi quanto ironici e leggeri, che ci aiutano a conoscere sempre meglio i due protagonisti, ad entrare in empatia con loro, apprezzandone i punti di forza, come anche le piccole debolezze.
Leonardo è il ragazzo ideale, bello, talentuoso, sensibile, intelligente, ironico, comprensivo, sincero...: chi non vorrebbe uno così accanto? E certo è difficile non innamorarsene, ragion per cui la bella Elena ha tutta la solidarietà delle lettrici.
E' inevitabile fare il tifo per i due in quanto coppia e sperare che gli ostacoli che li separano possano essere abbattuti.
E' una storia romantica e piena di sentimento, scritta davvero bene, bello il tour artistico che il lettore fa insieme a Leo ed Elena in alcune delle più belle città italiane, affascinante anche il riferimento ai musical e a tutto ciò che c'è e si prova quando si è al di là del sipario.
Man mano che proseguivo nella lettura, divoravo le pagine perchè la storia dei due amici mi ha coinvolta sempre più; non ho appunti negativi da fare al libro, tutt'al più, se devo trovare un "neo", l'unica cosa che mi ha un po' spiazzata è una consapevolezza importante alla quale arriva Leonardo verso la fine del romanzo, e che giunge un po' bruscamente a mio avviso, però a tal proposito non posso aggiungere particolari per evitare spoiler.
Però è davvero un dettaglio, nel complesso la mia valutazione di "E se...oltre la maschera, Tu" è una storia molto bella, emozionante, e credo sia difficile non affezionarsi ai suoi protagonisti ma anche ad alcuni personaggi secondari che danno il loro contributo all'evolversi delle vicende.
Consigliato, in particolare a chi è alla ricerca di emozioni, di una storia giovane e fresca, dolce ma per nulla priva di molti momenti simpatici e buffi.


mercoledì 14 novembre 2018

Nuove uscite romance Butterfly Ed. - Quixote Ed.



Buongiorno cari lettori! Ho due recensioni da preparare, di due libri che mi sono piaciuti moltissimo; spero di postarle entro stasera :)

Intanto, eccomi con un paio di uscite romance.

TI TROVERÒ
di Lia Carnevale

Editore: Butterfly Edizioni
Genere: Romance
Collana: Love self
Prezzo: 2,99 € [in offerta a 0,99 € dal 12 al 25 novembre]
Data di uscita: 12 novembre 2018
Disponibile su Amazon e Kindle Unlimited


Clara lavora per una rivista importante e la sua quotidianità è divisa tra la madre con cui abita e le sue due amiche fidate.
È proprio con loro che decide di partire per Marrakech, ma quella che doveva essere una vacanza all'insegna del relax e del divertimento, si trasformerà ben presto in un incubo quando Clara viene rapita.
 Il suo obiettivo primario diventa sopravvivere e cercare una via di fuga da quegli uomini che la vogliono vendere come schiava.
 Ma nella vita tutto può succedere... anche trovare l'amore in uno dei posti più ostili al mondo.




NON LASCIARMI MAI ANDARE
Never let you go
di Katy Regnery


AMBIENTAZIONE: Virginia
TRADUZIONE: Ellie Greene
COVER ARTIST: Angelice Graphics and book cover Designer
SERIE: A modern fairytale #2
GENERE: Contemporaneo
FORMATO: E-book (Mobi, Epub, Pdf) e cartaceo
PAGINE: 653
PREZZO: 4,99 € (e-book) su Amazon, Kobo, iTunes, Google Play, Store QE
DATA DI USCITA: 21 novembre 2018


TRAMA

In questa rivisitazione moderna di Hansel e Gretel, Griselda e Holden, tredicenni in affido, scappano dal loro rapitore dopo tre anni di prigionia brutale, e provano ad attraversare il fiume Shenandoah a piedi. Purtroppo, lei riesce a mettersi in salvo, mentre lui viene lasciato indietro. Dieci anni dopo, il fidanzato di Griselda la trascina in un fight club e il suo mondo viene capovolto quando vede Holden salire sul ring. Sebbene la connessione tra di loro sia potente, i due sono separati da un amaro rimpianto, una rabbia sepolta e da un groviglio di ferite fisiche ed emotive, tanto pericolosi quanto le acque dello Shenandoah.

Never Let You Go è una storia di paura e speranza, sconfitta e sopravvivenza, e su due persone distrutte nel profondo, che scoprono che l’amore è l’unico sentimento che li può rendere di nuovo completi.

domenica 11 novembre 2018

Recensione: LA VITA DAVANTI A SE' di Romain Gary



"La vita davanti a sè" è la storia del giovanissimo Mohamed, chiamato da tutti Momò, un figlio di nessuno di origine araba, cresciuto nella banlieu di Belleville: orfano di madre, del padre non sa nulla, a tirarlo su è l'ex-prostituta Madame Rosa.
A dare voce a questo racconto di vita che sa commuovere e far sorridere è il bravissimo Marco D'Amore.



LA VITA DAVANTI A SE'
di Romain Gary


Ed. Neri POzza
trad. G. Bogliolo
241 pp
11.50 euro
2009
Momò ha dieci anni e vive al sesto piano di un condominio della periferia francese, accudito dalla polacca Madame Rosa che, quand'era giovane e piacente, "faceva la vita".
A vederla adesso, racchia, grassa, con pochi capelli, la faccia sporca di un patetico trucco che non l'abbellisce affatto ma che anzi la rassomiglia ad un pagliaccio, nessuno penserebbe che c'è stato un tempo in cui è stata bella e desiderata.
Eppure... c'è stato.
Certo, è passato tanto tempo..., e comunque si parla di prima che venisse presa dai tedeschi e portata in un campo di concentramento ad Auschwitz in quanto ebrea; la donna è sopravvissuta ma, da quell'inferno, una parte di lei non è mai uscita e il piccolo Momò infatti ci racconta di come le sue notti siano ossessionate da incubi, dal terrore che qualcuno venga di nuovo a prenderla e portarla chissà dove.

Madame Rosa è la sola figura materna con cui il bambino - tecnicamente musulmano di nascita ma più versato nella conoscenza di usi e costumi ebraici - cresce, visto che sua madre l'ha lasciato lì perchè anch'ella faceva la vita, suo padre non si sia chi sia ma una cosa è certa: qualcuno paga ogni mese la retta di Momò, altrimenti Madame Rosa non avrebbe ragione di tenerlo con sè, no?

In questo misero e caotico sesto piano, quindi, vivono questa grassa e brutta ex-meretrice e i suoi piccoli "protetti", tutti figli di sue ex-colleghe che, essendo appunto prostitute, hanno perso la patria potestà sui figli, e si son viste costrette a darli a Madame Rosa affinchè avessero un tetto sulla testa e qualcosa da mettere nello stomaco.
A volte qualcuno dei piccoli ospiti viene adottato, la maggior parte riceve le visite da parte delle madri, ma non è il caso di Momò, che non vede mai nessuno della propria famiglia e che ha deciso allora di voler restare lì con la sua Madame Rosa, e infatti farà di tutto perchè le cose restino immutate.

Momò è il simpaticissimo narratore di se stesso, del proprio passato speciale e singolare ma che non è per lui fonte di preoccupazione alcuna; il ragazzino vive giorno per giorno, ha tutta la vita davanti a sè e ciò che conta è l'oggi, le persone che incontra, che frequentano la casa, le marachelle di cui è autore...
Se potesse, farebbe semplicemente in modo di restare l'eterno ragazzino di Madame Rosa, cui ogni tanto fa qualche dispetto, cui non risparmia giudizi irriverenti e molto sarcastici, ma alla quale vuole un gran bene, anche perchè alla fin fine è ciò che di più simile ad una mamma egli abbia mai avuto.

Certo, a dargli qualche preoccupazione è il dato di fatto che la vecchia ha i suoi anni, la sua mole non indifferente le dà un minaccioso fiatone quando deve farsi tutti e sei i piani, ha i suoi acciacchi ed ha una fifa matta di ammalarsi di tumore (è una vera e propria ossessione); per non parlare del fatto che il dubbio che non ci stia tanto con la testa tormenta il giovane arabo, che è terrorizzato all'idea che la sua Madame Rosa possa morire e lasciarlo solo, col rischio che lui poi sia messo in quei luoghi terribili e deprimenti che qualcuno chiama brefotrofio.

Certo, può essere pure che un giorno qualcuno venga a rivendicarlo.... ma Momò è troppo disilluso e sorprendentemente pragmatico per crederci davvero, anche se la vita sa organizzare per benino certe sorprese che faranno tremare di paura il povero Momò, il quale però saprà come affrontarle con il piglio semiserio e coraggioso che gli è proprio, facendo le proprie scelte e ritrovandosi così "più grande" da un momento all'altro.

Il racconto delle giornate al sesto piano, i capricci e i piccoli dispetti degli ospiti, gli inquilini dello stabile (per lo più africani), l'allegra e buona Madame Lola (anch'ella prostituta, ma trans), il saggio signor Hamil con le sue proverbiali espressioni, tanto amate ed usate dallo stesso Momò (ad es. "come ho avuto l'onore di dirvi",  "date retta alla mia vecchia esperienza"), l'attento e comprensivo dottor Katz....: ogni episodio e ogni personaggio ci vengono raccontati con un "tono" da ragazzino che si atteggia ad adulto e che è convinto di sapere tutto ormai, di aver imparato tanto sulla vita, sull'essere umano..., e questa sua sicumera è simpatica e buffa, perchè davvero lui pensa di avere chissà quanti anni sulle proprie piccole e minute spalle; un modo di parlare, quindi, che fa sorridere di tenerezza il lettore, consapevole di trovarsi sì di fronte ad un ragazzetto, ma al contempo di come questi abbia un occhio realmente più "vissuto" e più maturo di quanto ci aspetti alla sua età, perchè è la vita stessa ad averlo fatto crescere in fretta.

"Non ero mai stato bambino, avevo sempre altri pensieri per la testa".

Le parole di Momò ci giungono in tutta la sua schiettezza e franchezza assolutamente priva di filtri: parla in maniera sboccata, se deve dire una parola volgare e assumere un linguaggio colorito per farci capire esattamente ciò che vuol comunicare, lo fa senza imbarazzo; i suoi giudizi sugli adulti attorno a sè - Madame Rosa in primis - sono spesso impietosi, cinici, crudi, perchè egli non ha peli sulla lingua, non è un bambino che ha respirato dolcezza, gentilezza, che ha avuto una vera e propria educazione così da sviluppare le "buone maniere"; no, Momò è per il "pane al pane, vino al vino", ma anche se può sembrarci maleducato e a volte ingrato verso la sua benefattrice, quest'impressione è solo frutto della sua visione di tutto - del mondo come della vita e delle persone attorno a sè - fin troppo realistica e disincantata; i suoi giudizi non sono mai di tipo morale, per lo meno non verso quella fetta d'umanità - disprezzata - cui è avvezzo da sempre, come coloro che che "fanno la vita", "attività" per la quale lui non crede proprio di essere portato.

Traspare ad ogni pagina la fame d'amore di Momò, come quando ci racconta che c'è stato un periodo dell'infanzia in cui ha sognato ogni notte che una leonessa entrasse in stanza, si avvicinasse al suo letto e iniziasse a leccarlo sulla faccia; e cosa rappresenta questo animale - spiega il dottor Katz ad una spaventata Madame Rosa - se non il bisogno di protezione, come fa appunto la leonessa con i suoi piccoli?

C'è molta ironia tra queste pagine, i racconti di Momò hanno la capacità di toccare profondamente il lettore, di farlo ridere di certe situazioni assurde descritte in modo esilarante, di intenerirlo ed emozionarlo perchè se c'è una cosa che emerge nell'esistenza giovanissima di questo indimenticabile protagonista e narratore fenomenale è l'assoluto e imprescindibile bisogno di sentirsi amato, protetto, al sicuro, perchè "non si può vivere senza amore", e anche un orfanello come Momò lo ha capito, e ha compreso che pure una donna vecchia e brutta come Madame Rosa ha il diritto di ricevere amore, fino alla fine dei suoi giorni, e di poter godere di qualche istante di felicità, visto che di sofferenze ne ha già vissute troppe.

"Anche quando uno è molto vecchio, la felicità può sempre servire".

E' un romanzo che travolge il lettore con la sua carica di energia, perchè spigliato, vivace ed esuberante è il protagonista, grazie al quale conosciamo una galleria di personaggi particolari, bizzarri, e con cui condividiamo inevitabilmente tutta la gamma di emozioni, dalla malinconia all'ilarità, dalla tristezza alla speranza. Quest'ultima, poi, non deve mancare mai.

"La speranza è una cosa che è sempre la più forte".

Marco D'Amore è di un'espressività straordinaria, immaginavo ogni scena come se fossi lì con Momò, al sesto piano; l'attore sa come enfatizzare certi passaggi, come trasmetterci il carattere del suo "alter ego", la sua passionalità e la sua innocenza, il suo "realismo ingenuo", ciò che lo fa arrabbiare e ciò che lo fa felice.
Consigliato, è un bel libro davvero e merita di essere conosciuto.


"La vita era l'unica cosa che le restava. La gente tiene alla vita più che a tutto il resto. È anche buffo se si pensa a tutte le cose belle che ci sono al mondo".
"Io penso che per vivere bisogna mettercisi molto presto, perché dopo si perdono tutte le forze, e regali non te ne fa nessuno".


Curiosità.
Romain Gary è uno dei diversi pseudonimi usati dallo scrittore lituano Romain Kacev, che in virtù di questo suo "vezzo" è finora l'unico autore ad aver vinto due volte il premio letterario Goncourt, prima con il suo pseudonimo usuale, per Le radici del cielo nel 1956, e la seconda volta con lo pseudonimo di Émile Ajar, per La vita davanti a sé nel 1975.
È morto suicida nel 1980.

sabato 10 novembre 2018

Frammenti di... TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO di Murakami:



Augurandovi buon sabato, vi lascio due frammenti tratti dal libro in lettura TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO di Murakami:


"...gli prese la mano e gliela tenne stretta a lungo. Cercò di comunicare i pensieri che aveva dentro con quella stretta: il nostro cuore non è fatto di pietra. La pietra a un certo punto può andare in frantumi, sbriciolarsi, perdere ogni forma. Ma il cuore non può andare in frantumi. E questa cosa senza forma che ci portiamo dentro, buona o cattiva che sia, possiamo trasmetterla gli uni agli altri senza limiti."




"Che cosa ho cercato facendo tutto questo?, si chiese (...) continuando a camminare. Volevo accertare una sorta di legame col mio essere qui adesso? Speravo di entrare a far parte di una nuova trama, che mi venisse concesso un nuovo ruolo, più definito? No (...), non è così. Ciò che ho inseguito fin qui è quella specie di coda buia che porto con me. L'ho vista per caso, l'ho seguita, mi ci sono attaccato, e alla fine l'ho lasciata cadere in un buio ancora più fondo. So che non la rivedrò mai più."

venerdì 9 novembre 2018

Anteprima: IL GIOCO DEL SUGGERITORE di Donato Carrisi - dal 3 dicembre in libreria



Che bellissima notizia 😍 Gongolo all'idea di un nuovo, adrenalinico e contorto romanzo di Donato Carrisi, tanto più se si tratta del seguito del bellissimo L'uomo del labirinto, che mi aveva mozzato il fiato e lasciata stupefatta una volta giunta all'ultima pagina.

 A dieci anni dall’uscita del "Suggeritore", il gioco continua nel nuovo attesissimo romanzo.

Saga del Suggeritore:



IL GIOCO DEL SUGGERITORE
di Donato Carrisi


Longanesi ed.
USCITA
3 DICEMBRE 201
La chiamata al numero della polizia arriva verso sera da una fattoria isolata, a una quindicina di chilometri dalla città. A chiedere aiuto è la voce di una donna, spaventata. 
Ma sulla zona imperversa un violento temporale, e la prima pattuglia disponibile riesce a giungere soltanto ore dopo.
Troppo tardi.
Qualcosa di sconvolgente è successo, qualcosa che lascia gli investigatori senza alcuna risposta possibile – soltanto un enigma.
C’è un’unica persona in grado di svelare il messaggio celato dentro al male, ma quella persona non è più una poliziotta. Ha lasciato il suo lavoro di cacciatrice di persone scomparse e si è ritirata a vivere un’esistenza isolata in riva a un lago, con la sola compagnia della figlia Alice.

Tuttavia, quando viene chiamata direttamente in causa Mila Vasquez non può sottrarsi. Perché questa indagine la riguarda da vicino. Più di quanto lei stessa creda.
Ed è così che comincia a prendere forma un disegno oscuro, fatto di incubi abilmente celati e di sfide continue.
Il male cambia nome, cambia aspetto, si nasconde nelle pieghe fra il mondo reale e quello virtuale in cui ormai tutti trascorriamo gran parte della nostra vita, lasciando tracce digitali impossibili da cancellare.
È un gioco, ed è soltanto iniziato. Perché lui è sempre un passo avanti.
La sfida ricomincia…



QUANTI DI VOI FREMONO ALL'IDEA 
DI AVERE TRA LE MANI QUESTO THRILLER??




Recensioni di altre opere dell'Autore.


LA RAGAZZA NELLA NEBBIA (libro)

giovedì 8 novembre 2018

Nata l'8 novembre: Margaret Mitchell



Ha scritto soltanto un romanzo nella sua vita ma le è bastato perchè il suo nome non fosse mai più dimenticato: sto parlando di Margaret Mitchell, l'autrice di Via col vento.


Nata ad Atlanta l'8 novembre 1900, la piccola Margaret aveva solo tre anni quando ebbe un piccolo incidente domestico: la sua gonna prese fuoco su una griglia di ferro e sua madre, per evitare che accadesse di nuovo, iniziò a vestirla coi pantaloni, tanto che si guadagnò il soprannome "Jimmy", cosa che la bimba si portò dietro fino all'adolescenza.
Ma tutta la sua vita fu costellata da eventi poco fortunati, come tre incidenti automobilistici, due cadute da cavallo e una commozione cerebrale quando una bottiglia di whisky lanciata da un ospite ubriaco la colpì alla testa.

Margaret ha iniziato a scrivere in tenera età, avendo cura di "rilegare" i suoi libri; all'età di undici
anni, "fondò" la propria "casa editrice" chiamata Urchin Publishing Co.; in seguito, avrebbe cominciato a scrivere le sue storie in quaderni rilegati.

Durante la sua adolescenza, ha scritto un romanzo intitolato The Big Four, sulle ragazze in collegio; il manoscritto è andato perduto, del resto lei stessa ha distrutto alcuni manoscritti e altri sono stati distrutti dopo la sua morte.

E' stata una studentessa indolente e svogliata; nutriva vaghe aspirazioni ad entrare in psichiatria. Ma quando sua madre morì durante la pandemia di influenza del 1918, Mitchell lasciò lo Smith College e andò a casa per gestire la casa per suo padre e suo fratello.

Mitchell era nota per la sua civetteria nei circoli sociali di Atlanta, per la lingua tagliente e il linguaggio "poco pulito", oltre che per fumare tre pacchetti di sigarette al giorno e bere grandi quantità di alcol.
Nei primi anni '20, Mitchell iniziò a collezionare libri erotici; lei e le sue amiche erano interessate a "tutte le forme di espressione sessuale". In una lettera alla sua amica Harney Smith, la  Mitchell nomina Fanny Hill di ohn Cleland e Aphrodite di Pierre Louÿs tra i suoi libri preferiti. Durante questo stesso periodo, stava già scrivendo Via col vento (che vinse il premio Pulitzer nel 1937).

Margaret Mitchell ha subito un infortunio alla caviglia che ha interrotto la sua carriera di giornalista. Suo marito John Marsh portò a casa tantissimi libri dalla biblioteca per intrattenerla durante la convalescenza; non solo, ma un giorno portò a casa una macchina da scrivere Remington Portable n. 3 e le suggerì di scrivere il suo libro. Cominciò immediatamente a lavorare su un romanzo dell'era della Guerra Civile con un protagonista di nome Patsy O'Hara, usando occasionalmente parti del manoscritto per sostenere un divano traballante.

Sono state intervistate circa 14.000 attrici per il ruolo di Scarlett O'Hara; per pubblicizzare l'uscita del film, i fans della scrittrice furono invitati a votare per le loro attrici preferite - e Vivian Leigh ottenne solo un voto. Ma Margaret Mitchell ha personalmente approvato la scelta di questa attrice per la propria Rossella.

La seconda guerra mondiale spinse la scrittrice a fare volontariato per la Croce Rossa americana, cucendo camici da ospedale e mettendo toppe sui pantaloni dei soldati. Ma la più importante responsabilità di Mitchell era scrivere lettere di incoraggiamento ai soldati.

Margaret Mitchell morì il 16 agosto 1949, cinque giorni dopo essere stata investita da un taxi mentre attraversava Peachtree Street nel centro di Atlanta. Non aveva neanche 49 anni.



https://blog.bookstellyouwhy.com

Nato l'8 novembre: Bram Stoker



In questo giorno, di  anni fa, nel 1847, a Clontarf, in Irlanda, nasceva Abraham Stoker.

Bram vantava un lignaggio antico da parte di sua madre; tra i suoi avi c'era il leggendario sceriffo di Galway, che impiccò il proprio figlio.

-
Stoker è stato un bambino malaticcio, spesso costretto a letto durante i suoi primi anni di vita. Durante questo periodo, sua madre lo intrattenne con storie e leggende di Sligo (città irlandese), che includevano racconti soprannaturali e resoconti di morte e malattie.

Bram ha avuto una formazione accademica scientifica, ha studiato al Trinity College di Dublino e fu lo stesso Stoker a proporre l'ingresso di Wilde alla Philosophical Society della scuola.
I due scrittori si sono contesi la stessa donna, ma è stato Bram a spuntarla, sposando Florence Balcome; Wilde lasciò l'Irlanda e si trasferì in Inghilterra per la grande delusione.
Stoker e Balcombe rimasero sposati fino alla morte di lui e per quanto riguarda Oscar, non serbò rancore all'amico.

Bram si guadagnò da vivere come assistente personale di un attore britannico, che in quegli anni diventò famoso per la sua interpretazione di Frankenstein, Henry Irving; in realtà, iniziò a lavorare come collaboratore freelance del Daily Telegraph nel 1890, entrando a far parte con regolarità dello staff del giornale dal 1905 al 1910, durante il quale scrisse anche recensioni teatrali per il giornale. 
La sua recensione di Amleto impressionò Irving (1838-1905), che lo invitò a cena. Divennero amici e, pochi anni dopo, finì per dirigere il teatro di Irving, il Lyceum Theatre.

E' noto come Stoker sia amato per la sua narrativa soprannaturale, tanto che l'Associazione degli autori di horror conferisce annualmente i Bram Stoker Awards alle opere migliori in questo genere.
Dracula non è stata la sua unica opera horror, ma ciò che forse tanti non sanno è che oltre la metà della produzione letteraria di questo scrittore erano romanzi vittoriani.

È stato ispirato a scrivere Dracula (recensione) grazie a un saggio di Emily Gerard, "Transylvania Superstitions". Non avendo mai visitato l'Europa orientale, l'autore ha dovuto fare affidamento sulle proprie capacità di giornalista per il contesto del romanzo e ha fatto ricerche per sette anni. Il suo amico ungherese, Ármin Vámbéry, potrebbe avere ispirato il professor Van Helsing ma soprattutto il protagonista del romanzo: Vambery infatti gli raccontò la leggenda del principe rumeno Vlad Ţepeş Dracul; il già citato Henry Irving fu di ispirazione per il conte Dracula, almeno da un punto di vista fisico.
Il primo nome del romanzo non fu Dracula, bensì The Dead Un-dead.

Stoker morì il 20 aprile 1912, a causa presumibilmente della sifilide, ma non ci sono certrezze in questo senso e molto dipende dal biografo; fu cremato e in seguito alle sue ceneri si aggiunsero quelle di suo figlio Noel; sono custodite al Crematorio di Golders Green, ma per visitarle, bisogna essere scortati allo scopo di evitare atti di vandalismo.


https://www.telegraph.co.uk
https://www.forbes.com/sites/carolpinchefsky
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