sabato 16 settembre 2023

"Sabra - è l'identità del nostro tempo, per sempre" - ricordo di un massacro -



Tra il 16 e il 18 settembre 1982, quarantuno anni fa, nel campo profughi palestinese di Shatila, situato nel quartiere di Sabra, alla periferia ovest di Beirut, uomini delle milizie cristiano-falangiste entrano nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila e danno vita al massacro della popolazione palestinese, tre giorni di crudeltà agghiaccianti, con gli israeliani, installati a 200 metri da Shatila, a creare una cinta intorno ai campi e a fornire i mezzi necessari all'operazione. 
Il bilancio delle vittime è di circa 3.000 vittime. In seguito alla creazione di una commissione d’inchiesta, che gli attribuisce la responsabilità del massacro, Ariel Sharon è costretto a dimettersi da ministro della difesa. 
Il 16 dicembre dello stesso anno l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel condannare nel modo più assoluto ciò che era successo, conclude “che il massacro è stato un atto di genocidio”.

HANDALA


Sabra e Shatila
di Mahmoud Darwish


Sabra ragazza addormentata.

Gli uomini se ne sono andati
la guerra ha dormito per due brevi notti,
Beirut ha obbedito ed è diventata la capitale
Una notte lunga è fatta di sogni a Sabra,
Sabra sta dormendo.

Sabra - i resti del palmo di una mano di un cadavere
Disse addio ai suoi cavalieri e al suo tempo
e si arrese per dormire di stanchezza
e gli Arabi l’hanno gettata alle loro spalle.

Sabra - e cosa che i soldati di Galilea dimenticarono-
non compra e non vende nient’altro che il suo silenzio
per comprare fiori da mettere sui suoi capelli intrecciati.

Sabra - canta la sua metà perduta, tra il mare e l'ultima guerra:
perché te ne vai e abbandoni le tue mogli nel cuore di una notte di ferro?
Perché te ne vai e lasci la tua notte sospesa sopra il campo e l'inno nazionale?

Sabra - coprendosi il seno nudo con una canzone d'addio
conta i palmi delle mani e sbaglia mentre non riesce a trovare il braccio:
Quante volte andrai raminga?
E per quanto tempo? E per quale sogno?
Se tornerai un giorno
per quale esilio tornerai,
e da quale esilio torni?

Sabra - strappandosi il seno:
Quante volte il fiore sboccia?
Quante volte la rivoluzione sarà in cammino?

Sabra - impaurita dalla notte.
Lo mette sulle ginocchia
lo copre con il mascara degli occhi
grida per distrarlo:
sono partiti senza fare cenno del ritorno
appassiti e curati dalla fiamma della rosa!
Restituiti senza tornare all'inizio del loro viaggio
L'età è come i bambini che scappano da un bacio.
No, non ho un esilio per dire: ho una casa
Dio, oh tempo ..!

Sabra: dorme. E il pugnale del fascista si sveglia
Sabra chiama chi sta chiamando tutta questa notte
e la notte è sale
il fascista le squarcia il seno
– la notte si è accorciata -
poi danza intorno al suo pugnale
e lo lecca.
Mentre inneggia un'ode alla vittoria dei cedri,
e scortica in silenzio la carne dalle ossa di lei
e ne sparpaglia gli organi sul tavolo
e il fascista continua a ballare e a sghignazzare agli occhi rovesci
e impazzisce di gioia,

Sabra non è più un corpo.
La cavalca come gli dettano i suoi istinti e la sua voglia si palesa.
E ruba un anello dalla sua carne
e torna dal sangue di lei al suo specchio
E sia - Mare
E sia - Terra
E siano - Nuvole
E sia - Sangue
E sia - Notte
E sia - Essere Ucciso
E sia - Sabato
e sia lei - Sabra.

Sabra - l'incrocio di due strade su di un corpo
Sabra, l’abisso di uno Spirito che si fa Pietra
e Sabra - non è nessuno
Sabra - è l'identità del nostro tempo, per sempre.

(traduzione di R. Gullotta)






Ho ricordato questo terribile e impunito massacro anche l'anno scorso >>  QUI  <<


Siti consultati:

Rai Cultura
www.antiwarsongs.org
thepalestineproject.medium.com

4 commenti:

  1. Ciao Angela, hai fatto bene a ricordare il terribile massacro di Sabra e Shatila, a Beirut. È importante non dimenticarlo mai. Grazie.

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  2. Il ricordo di questo massacro orrendo sia un simbolo per non dimenticare. Un saluto.

    RispondiElimina

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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