lunedì 24 marzo 2025

[ Recensione ] SPLENDEVA L'INNOCENZA di Roberto Camurri



Con delicatezza e semplicità, in un'atmosfera che resta, dalla prima all'ultima pagina, intrisa di una struggente nostalgia, Camurri ci racconta una storia di amicizia amore e ideali, in cui ritroviamo la tenerezza e la passione del primo amore, l'allegra spensieratezza della gioventù, la forza di un'amicizia sincera che travalica gli anni e il passaggio all'età adulta, il peso di colpe per le quali non ci si è ancora perdonati e quella scomoda sensazione di essere intrappolati nel passato e di non aver ancora imparato a vivere appieno il presente.



SPLENDEVA L'INNOCENZA 
di Roberto Camurri


NN Editori
192 pp
Siamo a Monterosso, nelle Cinque Terre, dove "la paura dell'alluvione non passa mai" ma questo non ha impedito alla comunità di risollevarsi dopo una calamità naturale, di ritornare a vivere e di mettersi al passo coi tempi.
Solo il bar di Luca è rimasto uguale a quando lo gestiva suo padre: una sorta di ritrovo per nostalgici, cristallizzato nel tempo e sopravvissuto al suo naturale processo di usura e cambiamento.

Ma Luca è contento così: a quarant'anni non ha alcuna voglia di modernizzare il proprio locale perché è tra quelle mura, tra quei tavoli di plastica rovinati, che  trova la propria pace.

"È anche per questo che Luca continua a mantenere il bar così anacronistico. Si rende conto che è un rifugio, un posto adatto a chi vive ai margini, a chi non riesce a integrarsi nella contemporaneità. Un luogo privo di giudizio."

Del resto, se c'è una condizione che connota la sua esistenza è proprio la tendenza all'immobilità, all'abitudinarietà, al corazzarsi dietro gesti, atti, posti, compagnie... che sono sempre gli stessi e che lo proteggono dal caos che c'è fuori.

Luca con il caos  e la confusione non è mai andato d'accordo, eppure c'è stato un momento in cui ci si è infilato mani e piedi nella baraonda di persone - sia giovani come lui che più mature - pronte a far sentire la propria voce con "l’ambizione di voler fare qualcosa per questo mondo che stava prendendo una direzione sbagliata"

Cambiare il mondo con la forza delle proprie idee e di animate proteste nelle piazze.

Ma questo è stato molto tempo fa, più precisamente nel 2001, quando Luca non aveva neppure vent'anni e amava divertirsi con i suoi due più cari amici - quelli di una vita, che ci sono da sempre e ancora oggi -, Pietro ed Alessio; quando il suo cuore e il suo corpo sussurravano un unico nome: Valentina.

Valentina è stato l'amore di gioventù: bella, solare, piena di vita ed energie, sensibile a tematiche sociali e politiche.
Valentina, che era accanto e sopra di lui ma allo stesso tempo irraggiungibile, inafferrabile.
Vicino a quella ragazza senza inibizioni e dolcemente sfrontata, Luca si sentiva inadeguato, come se non fosse alla sua altezza.

Ed è con Valentina e con lo scanzonato Alessio che, in quell'estate del 2001, Luca decide di andare a Genova in occasione del G8, per dare il proprio contributo in modo concreto partecipando al corteo di giovani e meno giovani, uniti dalla comune speranza di creare "un sistema equosolidale, di fratellanza tra i popoli, in pace con la natura e l’ambiente."


La narrazione del presente si alterna a quella del passato (estate 2001), così che passiamo dal conoscere Luca adulto a quello di oltre vent'anni prima, alle prese con il primo amore e i drammatici fatti del G8 di Genova, che credo in tanti non abbiamo mai dimenticato.

Nel presente, Luca vive le proprie giornate senza grossi slanci, impegnato con il bar e con una donna - Giulia - con la quale ha una relazione instabile, che vede lei andare e venire da casa di lui senza mai che questo rapporto diventi più definito, chiaro e duraturo.
Ma all'uomo sta bene così: i tanti flashback ci fanno capire come egli per primo non riesca (e non voglia?) investire in una relazione seria perché la verità è che non ha mai dimenticato Valentina, nonostante ella sia scomparsa da anni dalla sua vita e sia legata ad un episodio del passato che è poi il fulcro dell'indefinibile malessere che affligge Luca.

"Negli anni si è costruito una vita a prova di emozioni, una routine che lo tiene al riparo dalla sofferenza, dal caos emotivo, dalle aspettative e dalle speranze. Ha lavorato di cazzuola e cemento per costruirsi una difesa insormontabile, una roccaforte di apatia da cui si concedeva di uscire soltanto quando Alessio aveva bisogno di lui",

E Alessio ha di sovente bisogno dei suoi amici, Pietro e Luca; ma se il primo (l'unico fra loro tre ad essersi sposato) non sempre viene coinvolto nei guai di Alessio, ad esserci sempre è il pacato e razionale Luca, che non si stanca di correre dietro all'amico quando questi perde sé stesso a causa dell'abuso di alcol e droga.

A spingerlo ad aiutarlo non è soltanto l'affetto verso Alessio, ma anche qualcos'altro: un vecchio senso di colpa nei suoi confronti, che affonda le proprie radici in quell'estate 2001, in cui accaddero molte cose...


Splendeva l'innocenza è un romanzo che scorre placido per la maggior parte della narrazione, che trae la propria potenza narrativa non tanto e non solo dalle vicissitudini che coinvolgono i personaggi quanto dalla capacità dell'autore di prendere per mano, con estrema naturalezza e con un linguaggio semplice e asciutto, il lettore e indirizzarlo lungo quel sentiero che intraprende il protagonista: un sentiero contrassegnato dai ricordi.

Ricordi di parole, di risate e scherzi con gli amici; di attese trepidanti e ansiose alla stazione, di timidi sorrisi e gesti imbarazzati al cospetto dell'esuberante Valentina; di discorsi impegnativi su temi sociali importanti e su cui Luca - prima di Valentina - non aveva mai riflettuto.

Ma su tutti, i ricordi di quella giornata a Genova: la gioia della manifestazione prima che la piazza esplodesse e si verificassero i fatti sanguinosi che conosciamo.

Quel giorno è diventato una sorta di spartiacque nella memoria di Luca,  che "continua a muoversi in avanti con lo sguardo rivolto all’indietro".

Sarebbe stato più logico e saggio per lui lasciarsi il passato alle spalle in quanto ancorarsi con ostinazione a ciò che è stato è del tutto improduttivo, inutile e frena ogni volontà di diventare responsabili, di fare i conti con sé stessi, con quello che si è realizzato, con il tipo di persona che si è diventati.

Cosa c'è nel passato di Luca - e nel ricordo che ne ha - che lo blocca, che gli toglie serenità?
Tornare a quel punto di rottura è essenziale per fare pace con sé stesso e riuscire finalmente a non voltarsi più indietro ma a vivere il presente con lo sguardo rivolto al domani.


È un romanzo di cui ho apprezzato molto la scrittura (immediata e lineare, prima di fronzoli ma anche molto profonda), il potere della memoria e dei ricordi, il conseguente sentimento di nostalgia che pervade la narrazione e l'importanza della dimensione introspettiva, delle relazioni umane, delle fragilità, contraddizioni, paure, rimpianti e rimorsi del protagonista, che è un uomo semplice e complesso insieme, e nelle cui insicurezze e malinconie molti lettori si possono rispecchiare.

È stato il primo romanzo che ho letto di Roberto Camurri e credo che leggerò altro di suo.

4 commenti:

  1. Ciao Angela, non conosco il romanzo e nemmeno l'autore, però mi piacciono i romanzi che alternano passato e presente e mescolano fatti realmente accaduti alle storie di fantasia dei vari personaggi! Buona giornata :-)

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    1. Esattamente, e anche a me piace quando un autore inserisce fatti inventati in un contesto ben preciso e reale.
      Ciao Ariel, grazie

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  2. Ciao. Questo scrittore non lo conosco. Hai indicato i fatti di Genova, giorni terribili e ancora oggi sono carichi di segreti. Inserire i ricordi del personaggio su quei giorni, incastrare finzione con una realtà storica oscura e drammatica non dev'essere stato semplice.

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    1. Ciao Innassia.
      Sì ,il racconto delle proteste del G8 e di come abbia influenzato la vita del protagonista è un elemento importante nella narrazione.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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