lunedì 4 agosto 2025

SPLENDI COME VITA di M.G. Calandrone || LA STRADA GIOVANE di Antonio Albanese [ recensione audiolibri ]



In questo periodo sto ascoltando diversi audiolibri; attualmente ho in corso Demon Copperhead di Barbara Kingsolver, che mi sta piacendo ma che ascolto con calma, considerata la molte (più di 23 ore di ascolto = 656 pp)

Nel weekend, però, ho avuto voglia di interromperlo temporaneamente per concedermi due ascolti brevi.

La mia duplice scelta, in modo piuttosto istintivo, è ricaduta sui seguenti libri, che hanno la comune caratteristica di essere letti dall'autore stesso.



LA STRADA GIOVANE di Antonio Albanese (Feltrinelli, 128 pp., 2025).


L'esordio dell'attore Antonio Albanese nella narrativa trae ispirazione da una storia familiare, che egli
racconta (e legge) con una grande naturalezza e che, attraverso un linguaggio semplice, arriva al lettore con immediatezza, trascinandolo in un tempo cupo, difficile, doloroso, e trasmettendocene paure, speranze, spaesamento, malinconia e una tenera e commovente voglia di tornare, semplicemente, a casa, al sicuro tra le braccia dei propri cari.

Il protagonista è Nino, un giovane proveniente dalla Sicilia, da una famiglia di fornai, e sposato con la bella Maria Assunta.

Incontriamo Nino quando è passato ormai l'8 settembre, mentre è all'interno di un campo di prigionia in Austria, a patire fame, freddo e paura. 
In quanto internato militare, non ci sono diritti ed è duro sopravvivere giorno per giorno; l'unico conforto viene dal legame di amicizia con Lorenzo, un giovane toscano di Piombino, un tipo socievole e spigliato, con cui lavora nelle cucine governate dal Piemontese, un gigantesco macellaio. 

Insieme, i tre approfittano della confusione durante i festeggiamenti di capodanno del '44 per organizzare la loro fuga. 

Com'è intuibile, la conquista della libertà è contrassegnata da freddo, fame e dalla paura di essere riacciuffati dai tedeschi, andando incontro a una brutta fine.
Non è facile né orientarsi né tanto meno trovare cibo e riparo, anche perché la gente è comprensibilmente terrorizzata, sul chi va là e non esita a sparare per prima al minimo dubbio di essersi imbattuti in eventuali nemici.

Nino deve attraversare tutta la penisola per raggiungere la sua amata Sicilia, che sembra più  irraggiungibile e lontana che mai, ma Nino resiste e macina chilometri, nascondendosi, dormendo ora all'addiaccio ora in ripari di fortuna, sorretto dalla voglia di tornare a casa e dal pensiero dei propri amati.

Il suo viaggio verso casa è un'odissea fatta di pericoli, privazioni, e di numerosi incontri con persone di ogni tipo, tra cui un gruppo di partigiani che lo prende con sé per un po', convinto che egli sia un soldato tedesco in fuga.

La solitudine della fuga rocambolesca toglie la parola al giovane che, terrorizzato e spaurito, non riesce ad articolare suono al cospetto delle persone in cui man mano si imbatte, venendo scambiato ora per uno scemo ora per uno straniero e ora per un italiano probabilmente muto.

Mentre continuano i bombardamenti, attraverso un Sud devastato dall'avanzata, a Nino non resta che il salvagente dei ricordi, il pensiero della bellezza e del calore degli affetti che lui vuol raggiungere a tutti i costi. 
Se chiude gli occhi davanti alle brutture che gli sono intorno, forse riesce a sentire il profumo buono e accogliente del pane appena sfornato dal padre, o quello dolce della vaniglia dei biscotti, e su tutti il calore dei baci di Maria Assunta che, il ragazzo spera, forse lo sta ancora aspettando.


Un libro breve ma che si lascia apprezzare per la sua narrazione fluida, piacevole (come lo è anche la lettura stessa di Albanese, coinvolgente ma misurata e sobria al tempo stesso), per la sensibilità, l'umanità e la tenerezza che caratterizzano il lungo e difficile cammino di un giovane che sta cercando di aggrapparsi alla vita con le unghie e con i denti, senza mai perdere sé stesso, la propria dignità di essere umano, ma anzi custodendola gelosamente anche di fronte a chi, invece, sembra averla persa a causa di una guerra spietata (c'è qualcosa di più disumanizzante della guerra?) e abbrutente.
Ci sembra di essere lì con Nino, di vedere le cose con i suoi occhi, di provare i suoi timori, il freddo e la fame, di osservarlo addormentarsi cullato dai suoi dolci ricordi e di sperare ardentemente che alla fine di quel viaggio di disperata speranza, ci sia casa, che è sinonimo di amore, abbracci, lacrime di felicità, rifugio dal male.

Per me questa prima prova narrativa di Antonio Albanese è promossa.





SPLENDI COME VITA di Maria Grazia Calandrone (Ponte alle grazie, 224 pp., 2021).

Intenso, potente, commovente, delicato e poetico, traboccante di  autenticità nel racconto di aneddoti e momenti di vita vera, capace di trascinare il lettore (o ascoltatore) nella fiumana di emozioni che accompagnano la narrazione; questo romanzo è una lettera d'amore della Calandrone alla propria madre adottiva ed infatti al centro vi è proprio la ricostruzione del complesso e profondo rapporto dell'autrice con Consolazione, sua madre.

La donna, assieme al marito Giacomo Calandrone, hanno adottato la piccola Maria Grazia quando questa aveva solo otto mesi ed era stata abbandonata dai genitori, amanti clandestini in un piccolo paese del Molise (erano gli anni Sessanta, non c’era il divorzio e l’abbandono del tetto coniugale era punibile come reato), morti suicidi.

All'età di (soli) quattro anni, Consolazione (insegnante di professione) fa una scelta che potremmo definire "strana", discutibile...: confessa alla bimba di non essere la loro figlia biologica, ma appunto di essere stata adottata.
Questa amara e dolorosa verità viene recepita meglio dalla figlia (evidentemente troppo piccola per capirne la "reale portata") che dalla madre stessa, la quale da quel momento non riuscirà più a rapportarsi con Maria Grazia in modo naturale e sereno, ma riverserà nel loro legame tutta l'ansia, la paura e l'atroce dubbio che questa verità le avrebbe sicuramente allontanate, creando una frattura insanabile.

Consolazione, infatti, consapevole di non essere la "madre vera", matura la convinzione di non essere amata abbastanza da quella bambina che non ha partorito, e a nulla varranno i tentativi della figlia di rassicurare la genitrice (finta o vera, è l'unica che abbia mai conosciuto, è colei che l'ha scelta, cresciuta, amata) di non essere per lei una madre "di serie B".

Si genera, quindi, una distanza emotiva frutto di un senso di "disamore" nato dalla rivelazione dell'adozione, e ciò darà vita, nel corso del tempo, incomprensioni, silenzi, ferite, comportamenti anche ostili da parte di Consolazione verso quella figlia che cresce, curiosa e vivace, sotto i suoi occhi.

Una figlia che non smette di amare la Madre (nel corso della narrazione, ella si riferisce ai genitori chiamandoli sempre così, "madre", "padre"), di restarle vicina anche quando lei la manda via. 

"Splende la vita. 
Splende come vita
a volte splende quieta come il tuo corpo abbandonato al sonno
a volte sfolgora come il lampo del sorriso
ma la terra non splende
la cenere non splende.
Davvero mamma, non sappiano niente e non siamo che corpo
e non siamo più in nessun luogo dopo
probabilmente
e questo precipizio di parole non è buono a rifare 
neanche una molecola del tuo sorriso.

...faticavo a raggiungerti alla fine
ma eri vita
accessibile
vita dovuta e vita che ho dovuto lasciare andare.

...senza difese
splendi come vita.


In questo libro, la scrittrice e poetessa ci racconta non solo del legame con la madre, ma anche di quello con il padre e, attraverso il ricordo di specifici episodi, di dettagli, di momenti che le sono rimasti dentro, ci avviciniamo un po' al suo mondo, soprattutto a quello interiore, essendo il testo ricco, profondo di riflessioni e memorie, contrassegnato da una scelta sentita e attenta di parole per comunicare le tante e contrastanti emozioni che le si agitano dentro; il finale è struggente, splendidamente toccante e a me ha messo i brividi.

Una scrittura lirica e potente, che anche nel suo raccontare di dolore, smarrimento, perdita, confusione, malattia, tenerezza e freddezza, accoglienza e rifiuto, senso di inadeguatezza, amore e disamore, allontanamento e vicinanza, riesce ad essere luminosa e a regalare questa luce - che ogni vita contiene in sé - al lettore (ascoltatore).

Una lettura che consiglio perché è emotivamente trascinante, scritta magistralmente (e letta altrettanto bene, considerato che l'ascoltiamo dalla viva voce dell'autrice), che coinvolge e commuove perché la Calandrone ci cattura con la sua ammirevole capacità di osservare e descrivere - il mondo, le persone, i legami, i sentimenti... - con lo sguardo sensibile, spontaneo, penetrante e vero dei poeti.


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