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lunedì 20 marzo 2017

Recensione: BREVE STORIA DI DUE AMICHE PER SEMPRE di Francesca Del Rosso



"Breve storia di due amiche per sempre" narra di un'amicizia nata negli anni dell'adolescenza, perdutasi per vent'anni, a causa di incomprensioni non dette, e ritrovata negli anni della maturità.


BREVE STORIA DI DUE AMICHE PER SEMPRE
di Francesca Del Rosso

Ed, Mondadori
201 pp
I SEMI

Tessa Romani è una donna che ha superato i 40, vive a Milano, è sposata con Giorgio e hanno un figlio adolescente, Emanuele. Lavora per una casa editrice, ama leggere, in particolare i gialli e i thriller, e il suo sogno nel cassetto (finora rimasto chiuso) è scrivere un romanzo.

Il nostro primo incontro con lei avviene per strada, mentre è ferma ad una bancarella di libri e capiamo subito che c'è il ricordo di una persona importante a riempirle la mente: la sua amica Clara, che non vede da molto tempo ma che Tessa non ha dimenticato. Chissà dov'è..., e cosa sta facendo? Pensa ancora a lei?

La vita tranquilla di Tessa subisce però un contraccolpo quando scopre che suo marito l'ha tradita.

Tessa reagisce in modo inaspettato: non fa scenate e non aggredisce Giorgio (anche se vorrebbe farlo), e pure quando trova il coraggio di dirgli che ha scoperto il tradimento, lo fa mantenendo una calma esteriore, che però non corrisponde al tormento che le si agita dentro.
Ed in quei momenti difficili, in cui teme che il proprio amore e il proprio matrimonio potrebbero essere giunti al capolinea, Tessa capisce che vorrebbe avere lei accanto, la "migliore amica" di un tempo, Clara.

Tessa e Clara: due amiche caratterialmente e fisicamente all'opposto: lì dove Tessa è più insicura, meno consapevole dei propri punti di forza, poco propensa a mettere in mostra il proprio corpo, Clara è più vivace, "sfacciata", conscia del proprio bel corpo, intraprendente.
Forse è proprio la loro diversità a legarle e a farle sentire l'una il completamento dell'altra.

E così, in un'alternanza di passato e presente, Tessa ci accompagna sul viale dei propri ricordi e conosciamo più da vicino queste due amiche quando erano delle ragazze di vent'anni, quando trascorrevano insieme pomeriggi interi ad ascoltare musica, a fumare sigarette, a parlare e ancora parlare, confidandosi tutto, nutrendo l'una per l'altra una fiducia totale, convinte che quell'amicizia sarebbe restata forte per sempre, che nessuno sarebbe riuscito a dividerle.

Ma così non è stato e qualcosa è intervenuto ad allontanarle, improvvisamente.

I FIORI

Tessa, che sta vivendo questa fase di allontanamento da un marito fedifrago che non riesce a lasciare - e che intanto deve continuare ad essere una buona madre per Emanuele -, vorrebbe un viso amico accanto a sè, e questo bisogno la spinge a guardare indietro, a ciò che è andato perduto, a quegli anni felici, in cui non si sentiva mai sola perchè aveva accanto la sua Clara.

Sono tanti i particolari e i luoghi che le ricordano la sua amica per sempre, e tra essi in particolare c'è il melograno piantato per gioco nel giardino della casa della nonna di Tessa, a San Pelino.
A San Pelino, un paesino dove si respira aria di pace, un "piccolo mondo antico" in cui la vita trascorre senza fretta, Tessa ha trascorso tanto tempo, in compagnia della cara e buona nonna Felicia, condividendo anche dei periodi di vacanza con Clara.

E Clara a un certo punto ricompare nella sua vita così come era sparita: improvvisamente.
Un giorno, mentre Tessa e Giorgio sono al circolo di tennis, lei riappare, come una visione inaspettata ed inspiegabile, e soprattutto come se niente fosse, come se non avesse nulla da dichiarare per spiegare a Tessa la ragione dei suoi silenzi, quando vent'anni prima quest'ultima l'aveva cercata, invano.

Adesso Clara è una donna in carriera, sposata con Edoardo, senza figli. 
Tante cose sono cambiate, ma i fili di quell'amicizia si sono ormai spezzati definitivamente nel cuore di entrambe o è possibile ritrovarsi anche più e meglio di prima, ora che sono donne adulte? 

I FRUTTI

La risposta è nascosta all'ombra di quel melograno da loro piantato e diventato grande. Qui, finalmente, proveranno a sciogliere i nodi delle loro esistenze e mettere insieme tanti pezzi che mancavano, cercando di ritrovarsi e di ridiventare finalmente delle vere amiche per sempre. 

Come si capisce, protagonista di questo breve romanzo è l'amicizia, e l'Autrice ce ne parla con la sua scrittura essenziale e scorrevole, fresca e spigliata, con cui riesce a comunicarci la forza e al contempo tutta la nostalgia di un'amicizia giovanile che sembra passata ma che in realtà resiste ai morsi del tempo; ma ci mostra anche due donne che, lungi dall'arenarsi in "ciò che è stato e non è più", sanno rimettersi in gioco e riscoprire l'energia, la vitalità di quel sentimento che non le ha mai abbandonate ma che le ritrova più complici che mai, con qualche ruga ed insicurezza in più, ma ancora le stesse socie piene di passione.

Una storia tutta al femminile, due donne con i loro piccoli grandi problemi, un legame che non si spezza nonostante il tempo, i silenzi, le differenze caratteriali, ma che trova la forza di ritrovarsi e rinascere con maggiore consapevolezza.


giovedì 16 marzo 2017

Recensione: L'INCANTESIMO DELLE CIVETTE di Amedeo La Mattina



Un’estate ricca di avventure in cui il giovane protagonista si affaccia alla vita adulta, scoprendo tante cose che lo faranno crescere: l’amore, l’amicizia… e la mafia.


L'INCANTESIMO DELLE CIVETTE
di Amedeo La Mattina


Ed. E/O
176 p
15 euro
2016
E’ l’estate del 1967 a Partinico, in Sicilia, dove vive il 14enne Luca Lamanna, un ragazzino di buona famiglia che odia libri e scuola e che passa il tempo libero in compagnia di amici che, come lui, appartengono alla medesima banda capeggiata dal carismatico leader Sasà: i Guerrieri della Rocca, tutti ragazzini di famiglie agiate e in vista nel paese, perennemente in guerra con l’altra banda, i Mezzocuore, formata invece da ragazzacci brutti, sporchi e poveracci, con a capo lo storpio e gigantesco Saverio (chiamato Maciste per la mole),  con i quali si contendono il campetto per giocare a calcio.

Ma quell’estate non sarà come le altre né per Luca per i suoi compaesani.
Infatti, un giorno arrivano “le Civette”: a Partinico il regista Damiano Damiani ha deciso di girare un film, tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia, “Il giorno della civetta”, che nel cast ha due attori d’eccezione: l’affascinante Django, Franco Nero, e la bellissima Claudia Cardinale.

Tutti in paese sono elettrizzati dalla novità, in primis il nostro Luca, che ha la fortuna di vedere da vicino gli attori perché alloggiano a casa di un suo amico.
E se Franco Nero stimola la curiosità soprattutto delle signore, risultando scontroso e antipatico a Luca, a rapirgli completamente il cuore è lei, la star più bella e acclamata del momento: Claudia, di cui il giovanotto si innamora perdutamente, cui pensa ogni minuto, cercando sempre nuove occasioni per parlarle o per farle piccoli favori.

Le riprese portano una ventata di fresche novità in questo placido paesotto in cui la vita scorre tale e quale tutti i giorni: gli esercizi commerciali guadagnano di più, le ragazze cominciano a vestire con più modernità, molti ragazzi ottengono piccoli ruoli di comparsa e si sentono importanti…: insomma, tutto sembra bello:

“La normale incoscienza adolescenziale si mescolava alla mia innata voglia di sognare e le Civette avevano messo le ali alla mia fantasia. Non era il cinema che mi affascinava. A colpirmi erano quelle persone, venute da un altro pianeta, che aveva travolto le regole morali, lo stile di vita, il modo di parlare, vestirsi, perfino di muovere il corpo. Era il cinema che si faceva vita quotidiana”.

Ma non a tutti il film – o meglio, la storia che racconta – va giù…
Basta che qualcuno cominci a chiedersi: “Sì, ma di che parla ‘sto film?” perchè qualcosa cambi.
Qualcun altro, imbarazzato, prova a spiegare che “il film della civetta” è la storia di un capitano di carabinieri che si trova a indagare su un delitto… “Cose di mafia”, in pratica; ok, sullo sfondo, ma sempre mafia è.

La parola mafia non andrebbe neppure pronunciata perché è una favoletta, mica esiste davvero, e al boss di Partinico, un certo Sugnuruzzu, si rizzano le antenne e comincia a interessarsi a questo film dalle idee pericolose.

Pericolose e strane come quelle di quel rompiscatole di Danilo Dolci, che non si fa i fatti suoi, e anche come lo stesso maestro Sciascia, autore di questo benedetto Giorno della civetta.
Bisogna intervenire: Liborio, un perditempo, sborone aspirante mafioso, a servizio del boss, si prende l’impegno di organizzare un rapimento, ma non uno qualsiasi, bensì uno convincente che faccia capire alla troupe di Damiani che deve “sloggiare”, che a Partinico non sono più ben graditi, perché sono civette del malaugurio.

E quale migliore avvertimento che rapire il pistolero Django, Franco Nero?
Quando Luca viene a sapere di questo piano, si mette in testa di mandarlo all’aria, non tanto per Django quanto per non dover vedere partire la “sua Claudia”, che lo chiama “Occhi belli” con la sua voce incantevole, che gli sorride e lo guarda con il suo sguardo malizioso e intanto gli affettuosamente scompiglia i capelli.
Luca non può permettere che lei vada via:

“Non era solo Claudia che mi sarebbe mancata maledettamente, era quell’atmosfera, il rumore creativo di uomini e donne impegnati a dare forma, colore, voce e luce a un libro, a un’idea, a una denuncia. La magica porporina che era stata sparsa nel’aria mi era entrata nelle narici rimanendo appiccicata sula pelle. (…) sentivo attorno a me sbarre invisibili che mi veniva voglia di spezzare”.

Similmente al giovanissimo e simpatico protagonista di “La mafia uccide solo d’estate”, Luca viene finalmente a contatto con il “fenomeno mafia”: cos’è? Chi ne fa parte? Ma poi, esiste davvero?
E cosa può importare a questa mafia di un film? Forse l’argomento sollevato da Sciascia è scomodo per qualcuno?

“L’incontro” con Sciascia, attraverso la lettura del romanzo in questione farà scattare una sorta di campanello nella mente di Luca, portandolo a chiedersi perché questo scrittore sia malvisto dai siciliani; forse perché egli è, come dice il padre del ragazzo, “la coscienza critica dei siciliani perbene, è il grillo che parla poco ma svela verità ce a noi siciliani danno fastidio”?

È un’estate che forma e fa crescere il nostro Luca, perché in quel mese afoso d’agosto fa tante piccole ma importanti scoperte: l’infatuazione per la bella star del cinema; l’esistenza della mafia; il valore dell’amicizia a prescindere dal ceto sociale, perchè a volte ci sono amici anche lì dove non credevi potessero essercene ed il vero amico è chi viene in tuo aiuto sempre.

E come lo scopre tutto questo?
L’Autore, a un certo punto della narrazione, nel raccontarci quello che è poi il momento clou della storia, mescola le carte, confonde il delirio e il sogno con la realtà, ma ciò che conta è che Luca ne uscirà diverso, più maturo e prenderà coscienza di quei fili invisibili ma reali (pregiudizi, omertà, ignoranza, mentalità chiusa, tutto ciò che in generale è un riflesso dello spettro della mafia) che finora sono stati i confini del suo mondo, ma che oltre i quali, oltre certi muri e certe sbarre, c’è tutto un mondo più grande e interessante da scoprire.

Fa sorridere di simpatia e tenerezza lo sguardo innocente, ingenuo ma anche intelligente del giovane protagonista che davanti a qualcosa di tanto più grande di lui non si paralizza dalla paura (incoscienza della gioventù?), ma oppone l'atteggiamento testardo di chi vuol capire, forse anche ribellarsi (a modo suo) a quelle cose di cui si parla a bassa voce o che si finge di non vedere e che invece, a ben guardare, influenzano la vita di tutti.

“L’incantesimo delle civette” è un bel romanzo di formazione, piacevolissimo per stile e trama, oltre che in virtù del punto di vista del protagonista-narratore, con i cui occhi stupiti e onesti guardiamo tutto ciò che accade, e sembra anche a noi  di vivere il fascino del cinema e delle novità eccitanti di cui è portatore; è un libro intriso di "sicilianità", a cominciare dal linguaggio (l'uso diffuso del dialetto siculo non interrompe affatto la fluidità della narrazione, ma la vivacizza e ci avvicina al contesto), e poi per i personaggi stessi, rappresentativi di quegli anni e di quella bella Sicilia dove “piante e fiori facevano e fanno ancora fatica a crescere tra le pietre”.
Una Sicilia da amare e da cambiare, sempre in meglio.

Una bella lettura, mi ha rapita e catapultata in questo paesino del Sud degli anni ‘60, trasmettendomi simpatia per le avventure adolescenziali del protagonista e per i suoi pittoreschi compaesani, ammirazione per il coraggio incosciente di cui Luca è pronto ad armarsi pur di non veder andar via il “suo amore”, e una gradevole nostalgia che sta lì acquattata sin dall’inizio e che si fa avanti in modo evidente nelle ultime pagine lasciando a noi lettori, come all’adulto Luca narratore, il profumo e l’incantesimo indimenticabile delle Civette di un’estate speciale del 1967.

lunedì 13 marzo 2017

Recensione: L'EMOZIONE IN OGNI PASSO di Fioly Bocca




Alma e Frida sono due donne che hanno, seppur in modo differente, perduto l'amore e smarrito ciò che dava senso della propria esistenza; per ritrovarlo decidono di partire per un viaggio speciale; il Cammino di Santiago, che diventa non solo un viaggio reale, ma ancor più metaforico, “spirituale”, di rinascita.


L'EMOZIONE IN OGNI PASSO
di Fioly Bocca


Sullo sfondo di questa storia narrata da Fioly Bocca vi è il Cammino di Santiago, intrapreso - ormai fin dal Medioevo - da tantissimi pellegrini per tante e diverse ragioni: un desiderio, una speranza, un dolore da lasciare andare.

Alma ha una ragione profonda che la induce a chiudere per qualche settimana la sua libreria nel cuore di Bologna e a partire: sta cercando di dimenticare Bruno, ma in realtà sono proprio i suoi appunti su un foglio spiegazzato a guidarla passo passo lungo il Cammino
La storia tra lei e il suo innamorato purtroppo si è interrotta a causa della lontananza.
Lui, infatti, vive nel Monferrato e fa il contadino: ama lavorare la terra, vivere immerso nella natura, allevare gli amati animali ed è consapevole che, per quanto ami la sua Alma, se dovesse lasciare la propria vita per amore, non sarebbe più l’uomo che è e in città si sentirebbe un pesce fuor d'acqua; e neanche se la sente di chiedere a lei di lasciare la libreria – aperta con sacrifici e fatica – per andare a vivere in campagna, perché spezzerebbe i suoi sogni e sarebbe una richiesta egoistica.

I due innamorati sono destinati a lasciarsi, coscienti che una storia a distanza è improponibile e logorante?

Per ora, pare di sì, ed allora, zaino in spalla, in compagnia di un quadernetto su cui scrivere sensazioni, pensieri, speranze, riflessioni, Alma intraprende questo cammino, sperando di ritrovare se stessa, di capirsi meglio ma anche di ritrovare lui, il suo amore perduto… Chissà, magari, un giorno si ritroveranno per non lasciarsi più, oppure capiranno che dovranno rassegnarsi a vivere lontani.

Frida invece è una psichiatra che vive a Torino e che ha di recente vissuto il dolore e il lutto per la perdita del proprio marito (morto mentre svolgeva il proprio lavoro di medico in Siria); dopo questo fatto terribile non si sente più in grado di occuparsi degli altri. 
Il dolore per aver perduto il suo compagno, il suo unico amore, è forte, e Frida non sa se riuscirà mai a sopportarlo, a rassegnarsi, così decide di intraprendere un doppio viaggio per riappropriarsi di sé e del suo Manuel. Anzitutto, va in Portogallo, decisa ad incontrare le persone che hanno contato per Manuel, prima che loro due si conoscessero, per parlare con loro e conoscerlo ancora più in profondità.
In seguito, decide di percorrere il Camino...

Alma e Frida si incontrano al termine di una lunga giornata di marcia a Puente de la Reina. Sono due donne totalmente diverse, ma tra loro nasce una bella amicizia, che sarà motivo di consolazione e forza.
Insieme scopriranno che la condivisione della fatica, dei momenti di solitudine e del dolore spesso anticipa un miracolo, perché scandisce il proprio tempo e influenza il destino di chi lo compie in modi che nessuno può prevedere.


Perché il Camino è così: è solitudine e condivisione; è simbiosi con la natura aspra e selvaggia, con il proprio corpo affaticato per il cammino e per la sete, è entrare in rapporto con la parte più interna di sé, fatta di dubbi, incertezze, paure, per cercare di farle emergere ed esorcizzarle.
Il cammino è fatto di tappe attraversate come viandanti solitari, alle prese con se stessi, ed altre in cui ci si incrocia con altri pellegrini, e con loro si condivide un pezzo di sé o anche solo semplicemente una pacca sulla spalla, un pezzo di pane, e questo basta a incoraggiare a riprendere il cammino nonostante i polpacci doloranti, in vista della sospirata meta.

Alma e Frida, ognuna a modo suo, mettono alla prova se stesse e il loro amore, e Frida in particolare dovrà far pace con le proprie emozioni di rabbia e frustrazione per questo marito così amato che non le sarà più accanto.
Lei, che è così granitica e pragmatica, da sempre pronta a far ricorso alla scienza per rispondere alle esigenze e ai traumi dei propri pazienti, saprà trovare le risposte per se stessa, ritornando a vivere pienamente la propria vita nonostante l’assenza di Manuel?

“Scrive Eluard: <<T’amo per tutte le stagioni che non ho vissuto>>. Io ti amo nonostante tutte quelle che ho vissuto lontano da te.”

Bruno ed Alma si amano davvero e una parte di loro vorrebbe vivere questo sentimento senza intoppi, totalmente, ma sono allo stesso tempo consapevoli di come l’amore abbia bisogno di libertà e non di gabbie ed imposizioni, di rinunce che tarpano ali e sogni individuali.
Entrambi, quindi, dovranno intraprendere un cammino che li aiuti a capire cosa vogliono davvero, e questo sarà possibile se lo faranno da soli per conto proprio, lasciando che sia il Caso, o il Destino, o Dio, a fare la propria parte, e se l’uno è davvero l’anima gemella dell’altra, di certo prima o poi le loro strade si incroceranno.

Considerazioni

Quella narrata da Fioly Bocca è una storia di rinascita dalle ceneri in cui di sovente la vita ci getta e dalle quali bisogna risorgere con determinazione.

“L’emozione in ogni passo” è un romanzo dalle atmosfere intime, che scava nei sentimenti, negli stati d’animo, nelle speranze, nelle paure, nei sogni delle sue protagoniste (e del lettore sensibile), ed è denso di passaggi molto belli, che fanno riflettere sulla vita, l’amore, le perdite, le coincidenze che spesso creano incontri, situazioni e dinamiche inaspettate, alcune volte dolorose altre confortanti.

Succede che nel corso dell’esistenza ci si perda a causa di un dolore, di una separazione, ma Alma e Frida ci dicono che non serve abbattersi e restare ancorati al passato, piuttosto bisogna avere il coraggio di alzare il capo e guardare avanti a sé, perché di certo un nuovo cammino ci aspetta: però dobbiamo muoverci e partire, il resto verrà passo dopo passo.


Mi è piaciuto questo romanzo perché l’Autrice riesce ad essere piacevole e scorrevole nello stile pur essendo anche molto profonda; ho apprezzato questa doppia valenza del viaggio, che non è solo un percorso fisico fatto di tappe, ma soprattutto un cammino dentro se stessi, per raggiungere consapevolezze importanti, perché “la distanza non è quella dei chilometri messi sotto le scarpe, ma quella da percorrere per avvicinarsi a sé.”





Obiettivo n.25
 
Un libro che parli di viaggi 



mercoledì 8 marzo 2017

Qualche new entry nella mia libreria (marzo 2017) #1



In questo mese di marzo diversi libri hanno fatto il loro graditissimo ingresso nella mia modesta libreria!

Oggi ve ne mostro quattro.

I primi tre mi sono arrivati da "Elle" in quanto faccio parte delle lettrici giurate che dovranno votare un vincitore tra i diversi libri selezionati.


Ed ecco quelli che sono stati dati alla giuria di cui faccio parte.


.
Due amiche per sempre, una promessa e un melograno.

Dei piccoli semi rossi e succosi messi per gioco sotto terra possono regalare enormi sorprese.
Un sogno che sembrava realtà, una penna, un taccuino e una tastiera hanno fatto tutto il resto.
La trama si incentra su una semplice domanda: è possibile rimanere amiche per sempre?
Le due protagoniste, quando sono giovani studentesse liceali, lo avevano giurato:

“Saremo amiche per sempre, finché morte non ci separi”.
Ma è davvero possibile?
E’ possibile perdersi per anni e poi ritrovarsi?

La risposta è nascosta all’ombra di un melograno diventato grande. Tessa e Clara, le protagoniste del romanzo, riusciranno forse a trovare la risposta, sciogliendo i nodi delle loro esistenze.



.
Nell’estate del 1967 le Civette invadono Partinico. 
In questo paesone siciliano vive Luca, un ragazzo di quattordici anni che odia i libri, la scuola e lo studio. 
Sembra un’estate come tante, lineare e rassicurante, ma improvvisamente arriva la troupe di Damiano Damiani a girare un film con un cast stellare: Il giorno della civetta
Ci sono Franco Nero e, soprattutto, la bellissima Claudia Cardinale. 
Luca se ne innamora perdutamente e non riesce a staccarsene. 
E mentre le cose a Partinico si movimentano un po' e gli affari dei commercianti esplodono, la mafia rimane a guardare fino a quando il vecchio boss scopre il vero tema del film. 
Entra in scena Liborio, al quale viene affidato il compito di sequestrare Franco Nero. 
Luca scopre il piano e sogna di sventarlo per ritardare la partenza della Cardinale....


Alma ha intrapreso il  Cammino di Santiago per dimenticare Bruno, ma in realtà sono proprio i suoi
appunti su un foglio spiegazzato a guidarla passo passo lungo il Cammino.
Frida è una psichiatra che dopo un fatto terribile non è più in grado di occuparsi degli altri. Per questo ha lasciato il suo lavoro, e l’unica cosa che le importa adesso è cercare le persone che hanno conosciuto Manuel, suo marito.
Alma e Frida si incontrano al termine di una lunga giornata di marcia a Puente de la Reina. Sono due donne totalmente diverse, ma in comune hanno un conto aperto con la vita. E insieme scopriranno che la condivisione della fatica e del dolore è spesso il preludio di un miracolo...






E l'ultimo romanzo l'ho vinto con un giveaway su IG.

Sono felicissima perchè Anna Premoli è un'autrice che desideravo leggere da un po'!!!


.
A Maddison viene data un'inaspettata promozione che però prevede un trasferimento dall’altra parte del mondo, in Corea del Sud!
Maddison, però, è molto meno motivata delle sue colleghe e per nulla attratta dall’idea di stravolgere la sua vita. 
Una volta arrivata in Corea, il suo capo, occhi a mandorla e passaporto americano, non le rende affatto facile adattarsi al nuovo ambiente. 
Catapultata in un mondo inizialmente ostile, di cui non conosce nulla, di cui detesta le abitudini alimentari e non solo, Maddison si vedrà costretta a tirar fuori le unghie e a crescere una volta per tutte. 
E non è detto che sulla sua strada non si trovi a inciampare in qualcosa di bello e del tutto imprevisto!






CONOSCETE/AVETE LETTO QUESTI LIBRI?
AVETE FATTO ACQUISTI O RICEVUTO IN DONO 
QUALCHE BEL LIBRO DI RECENTE? ^_-
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