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sabato 6 aprile 2013

La vecchia delle renne (fiaba eschimese)



Buon sabato a tutti!!!
Eccomi con una fiaba eschimese molto carina!!!

All’epoca in cui furono fatti i primi animali marini non c’erano ancora le renne sulla Terra. 
Ma una Vecchia andò verso l’interno e fece le renne. La pelle, la fece con i suoi calzoni, dando al pelo la stessa disposizione che aveva nei suoi calzoni.
La renna ebbe denti come gli altri animali, ma da principio aveva anche delle zanne.
Era una bestia pericolosa, e non passò molto tempo che un uomo fu ucciso a caccia. 
Allora la Vecchia si spaventò e tornò nell’interno; riunì le renne da lei fatte, mutò le zanne in corna, cacciò via i denti sul davanti della mascella, e poi disse loro: – Voi siete animali terrestri, e come tali dovete star lontani dagli uomini, dovete essere timidi e facili a spaventarvi.
Dopo di che diede loro un calcio sulla fronte, e così si formò quell’incavo che ora si vede in fronte a tutte le renne. Gli animali corsero via e da allora furono molto ombrosi. Ma poi si trovò che
.

erano troppo veloci: nessuno poteva raggiungerli, e di nuovo la Vecchia dovette radunarli tutti quanti. Stavolta essa modificò la disposizione del pelame, in modo che non fosse disposto tutto per lo stesso verso.
Il pelo del ventre, sotto la gola e sui fianchi fu disposto in sensi diversi, dopo di che gli animali furono lasciati liberi. Le renne furono ancora dei corridori veloci, ma non potevano più fendere l’aria con la
stessa rapidità di prima, perché il pelame era d’ostacolo, e ora gli uomini poterono raggiungerle e ucciderle, grazie ad alcuni accorgimenti.
In seguito la Vecchia andò a vivere fra le renne; rimase con loro, e non tornò più nei luoghi frequentati dagli uomini: essa è ora chiamata la “Madre delle renne”.

S. Zavatti, Corvo Bianco. Miti e leggende degli eschimesi, Biblioteca Herodote

sabato 23 marzo 2013

E' il momento della favola



Titolo originale: «The Little Red Hen».
La presente versione di Sara Cone Bryant, che a sua volta la trasse dalle raccolte popolari inglesi di Joseph Jacobs.
Per info sulla traduzione vedere il sito da cui ho preso la favola:

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fonte



LA GALLINELLA ROSSA 
(favola popolare britannica)


Un giorno una Gallinella Rossa stava razzolando nel cortile, quando trovò un chicco di grano. "Questo chicco di grano va piantato," disse. "Chi lo fa?" "Io no, "rispose l'anatra. "Io neanche," rispose il gatto. "Io nemmeno," rispose il cane. "Allora lo farò io," disse la Gallinella Rossa, e così fece.

Poco tempo dopo, il grano crebbe biondo e rigoglioso. "Il grano è maturo," disse la Gallinella Rossa, "Chi si offre di mieterlo?" "Io no," rispose l'anatra. "Io neanche," rispose il gatto. "Io nemmeno," rispose il cane. "Allora lo farò io," disse la Gallinella Rossa, e così fece.
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Quando il grano fu pronto per la trebbiatura, la Gallinella Rossa disse: "Chi si occupa della trebbiatura?" "Io no," rispose l'anatra. "Io neanche," rispose il gatto. "Io nemmeno," rispose il cane. "Allora lo farò io," disse la Gallinella Rossa, e così fece.

A trebbiatura compiuta, la Gallinella Rossa chiese: "Chi porta questo grano al mulino?" "Io no," rispose l'anatra. "Io neanche," rispose il gatto. "Io nemmeno," rispose il cane. "Allora lo farò io," disse la Gallinella Rossa, e così fece. Portò il grano al mulino e con il grano le fecero la farina; allora tornò a chiedere: "Chi vuol fare un pò di pane con questa farina?" "Io no," rispose l'anatra. "Io neanche," rispose il gatto. "Io nemmeno," rispose il cane. "Allora lo farò io," disse la Gallinella Rossa, e così fece.

Impastò il pane e lo sfornò; quando chiese: "Chi vuole un pò di pane?" "Io, io!" disse l'anatra. "Anch'io, anch'io!" si aggiunse di corsa il gatto. "Pure io, pure io!" abbaiò il cane. "No, no!" replicò la Gallinella Rossa, "Il pane me lo mangio da sola." E così fece.

sabato 9 marzo 2013

«Lo Cunto de li cunti» («Il Pentamerone»), 1634



Cianne e Lise sono due fratelli, uno è ricco, l'altro è povero: Lise, perché è povero e non è aiutato per niente dal fratello ricco, se ne parte e fa tanta fortuna che diventa straricco; l'altro, per invidia, cerca la stessa via, ma gli va tutto così male che non può salvarsi da una gran disgrazia senza l'aiuto dell'altro fratello.


C'erano una volta due giovani fratelli che erano diversi fra loro com'è diverso il giorno dalla notte. 
Les jumeaux
brothers
Il maggiore, Cianne, avaro ed egoista, era riuscito ad arricchire a dismisura, mentre il minore, Lise, generoso ed altruista, si era ridotto in tale povertà da non sapere, al mattino, che cosa avrebbe mangiato alla sera. Tuttavia Lise era sempre allegro e pronto ad aiutare il prossimo, mentre Cianne, sospettoso di tutti e diffidente, soffriva di un malumore perpetuo.

Un giorno Lise pensò 'Qui in paese non farò mai fortuna, e non posso nemmeno chiedere a mio fratello di aiutarmi perché gli darei un dispiacere troppo grosso. E' meglio che mene vada. Sono giovane e ho voglia di lavorare: il Cielo mi aiuterà'. Detto fatto, e senza prendere seco nemmeno un fagottino perché non possedeva niente, infilò la prima strada che vide, e via, seguendo il naso. Attraversò diverse contrade, ma invano: la fortuna volesse volgere le spalle al giovane, che però non aveva perso il suo solito buon umore.
Mignon
ombrello

Una sera Lise fu colto da un furioso temporale, e in un batter d'occhio fu fradicio fino al midollo. Per fortuna vide in lontananza un lumicino di campagna dove era certamente acceso il fuoco; infatti lo vide brillare attraverso i vetri. 'Almeno potrò asciugarmi gli abiti ' pensò rallegrandosi; spinse la porta ed entrò. 
L'osteria era occupata da dodici viaggiatori che sedevano in cerchio attorno al focolare, e non c'era posto per lui. "Buona sera, signori" disse rispettosamente; e sedette in distanza per non disturbare. I dodici personaggi si volsero tutti insieme a guardarlo, e notarono che sgocciolava acqua da tutte le parti, i strinsero un po'. 
"C'è posto anche per te" disse gentilmente uno di loro. "Vieni avanti e siedi qui con noi.
Lise non se lo fece ripetere; trascinò la sedia vicino alla fiamma e protese le mani al piacevole calore. 
Mentre si scaldava, guardava il viaggiatore seduto vicino a lui, e si accorse che era un uomo piuttosto giovane, ma con un aspetto corrucciato, proprio come se qualcuno lo avesse contrariato. "Ti ha colto il temporale eh?" disse lo sconosciuto che gli sedeva accanto. "Che cosa ne dici, di questo tempaccio?" "Che cosa volete che dica?" replicò Lise, "siamo nel mese di marzo, ed è giusto che piova. Noi ci lamentiamo sempre, dell'estate perché fa caldo, dell'inverno perché fa freddo, e della mezza stagione perché è mutevole. Ma il Signore ha fatto le cose per benino, e la colpa è nostra se siamo incontentabili.
"Ma del mese di marzo" insisté lo sconosciuto, "che cosa ne pensi? A un giorno di sole segue un giorno di neve; soffia un po' di venticello tiepido, e subito dopo ecco una gelida tramontana. Hanno ragione quelli che lo definiscono pazzo e lo detestano.
"Oh, no!" esclamò Lise vivacemente, "c'è il vento, si, ma serve a mandar via le nuvole e a spazzar bene il cielo. Nevica, si, ma nessuno se ne spaventa perché la neve marzolina viene alla sera e va via alla mattina. E infine è il mese che annuncia la primavera: basta un giorno di sole per ricoprire di fiori e i prati."
cassetta

I dodici viaggiatori avevano ascoltato sorridendo, e più di tutti sorrideva il giovane sconosciuto che sedeva accanto a Lise. "Sei proprio saggio, amico mio!" disse frugando nella sua bisaccia e ne trasse una cassettina di legno intarsiato. "Accettala come mio ricordo. Quando avrai bisogno di qualche cosa, aprila e sarai esaudito. Noi ora dobbiamo partire." 
E infatti i dodici viaggiatori si alzarono e uscirono dall'osteria, mentre Lise, meravigliato e incredulo, si profondeva in ringraziamenti. 
Anch'egli uscì e si rimise in cammino, ma si sentiva sfinito dalla stanchezza. ' Che cosa ci sarà qui dentro? ' si chiese aprendo la cassettina. ' Avrei bisogno di trovarmi una bella carrozza foderata di velluto, tirata da due cavalli '. 
Aveva appena detto questo, che dalla cassetta balzò una minuscola carrozzina foderata di velluto rosso, che subito s'ingrandì e diventò una carrozza vera tirata da due focosi cavalli. 
Lise vi entrò tutto beato e riprese il suo viaggio. Così galoppando e trottando la carrozza di Lise percorse un buon tratto di strada. 
A un certo punto sentì un gran appetito; aprì la cassettina e disse: "Vorrei un buon pranzo." E subito una tavola sontuosamente imbandita e coperta di cibi prelibati apparve davanti a lui. 
"E ora vorrei dormire" concluse, ancora trasecolato. E subito la carrozza si fermò davanti a una sontuosa tenda di damasco rosso deve era preparato un morbido letto.
Il giovane dormì saporitamente e al mattino si svegliò fresco e riposato. "Ho già trovato la fortuna" concluse. "Non mi resta che tornare a casa per riabbracciare mio fratello. Ma voglio abiti degni di un re." E subito apparve un sontuoso vestito tutto di panno nero foderato di lana gialla, ricamato d'oro e argento.

Così Lise tornò a casa, e si presentò al fratello il quale lo guardò a bocca aperta. "Come hai fatto a diventare tanto ricco?" chiese subito, "insegnalo anche a me." 
Lise non si fece pregare: raccontò della sera passata nella taverna, dell'incontro con i dodici viaggiatori e del dono che gli avevano fatto. "Debbo uscire per un affare urgente" disse Cianne a questo punto. "Aspettami qui.
Sellò in tutta fretta il suo cavallo e partì al gran galoppo verso l'osteria di campagna. 
Vi giunse verso sera, ma per via fu colto da un violento temporale che lo infradiciò fino alle ossa. Brontolando pieno di malumore, entrò nell'osteria e vide i dodici viaggiatori seduti accanto al fuoco. "Stringetevi un po', perché ho diritto di asciugarmi anch'io " disse sgarbatamente. "Accidenti a questo dannato mese di marzo." I viaggiatori gli fecero posto accanto al fuoco, e il giovane che gli sedeva vicino domandò: "Che cosa pensi, del mese di marzo?" "Che è pazzo!" gridò Cianne inviperito. "Oggi c'è il sole e domani la neve; oggi c'è caldo da scoppiare e domani un freddo da gelare. Sarei ben felice se fosse possibile cancellarlo dal calendario."
Garcon en colère
capricci

I dodici viaggiatori erano appunto i dodici mesi, e colui che parlava era proprio il mese di marzo. Egli frugò nella sua bisaccia e ne trasse un lungo bastone. "Accettalo per mio ricordo" disse gentilmente. "Quando comanderai: ' Bastone, dammene cento ' sarai subito accontentato."
' Cento scudi! ' pensò Cianne fra sé, ' Evviva! '
I viaggiatori partirono, e anche Cianne uscì subito dopo; balzo a cavallo e galoppo verso casa. 
Non appena giunse in una località solitaria, fermò il cavallo e comandò al bastone: "Bastone, dammene cento!
Subito il bastone incominciò a scaricargli una grandine di legnate, e inutilmente Cianne si diede a una fuga precipitosa. Il bastone lo inseguiva, e nemmeno un colpo andava a vuoto. 
Finalmente, dolorante e pieno di bernoccoli, giunse alla porta di casa. "Aiutami, fratello mio!" supplicò. Subito Lise aperse la cassettina e comandò al bastone di fermarsi. 
Les deux ours de Laurie
^_^
Finalmente il bastone si fermò, e Cianne poté gettarsi sopra il letto e riaversi dalla paura e dalla fatica. "Ohimè, ohimè!" piagnucolava, "ecco il bel regalo che mi hanno fatto i tuoi amici!" "Era questo, dunque, il tuo affare urgente?" chiese Lise, "perché non mi hai detto la verità? Io ti avrei insegnato come comportarti. E che bisogno hai, infine, di ricchezze? Possediamo già una cassettina: non basta per due?" 

Sentite queste parole Cianne gli chiese perdono per il disamore passato e, fatto un accordo come quello che fanno i mercanti per tenere alti i prezzi, si godettero insieme la buona sorte e da allora in poi Cianne disse bene di ogni cosa, per trista che fosse, perché il cane scottato dall'acqua calda ha paura anche dell'acqua fredda.

Fonte
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sabato 2 marzo 2013

LA STREGA MICILLINA



Leggenda piemontese ^_^

Si narra che verso la meta' del '500 fosse vissuta in Piemonte una strega chiamata Micillina, bruciata sul rogo dopo un processo.
Nata a Barolo, si marito' con un uomo di Pocapaglia, ma le cose non andavano bene. La gente diceva che la donna aveva il potere di uccidere fulminando la gente con lo sguardo, di deformare i bambini, gettare il malocchio e colpire gli animali.

Il marito cerco' di risolvere la cosa in maniera energica.
Ma un giorno, dopo l'ennesima dose di bastonate, caccio' la moglie di casa. Micillina decise di vendicarsi e chiamo' il diavolo per aiutarla; questi non la fece attendere, suggerendole cosa fare. La strega ando' quindi al campo dove lavorara il marito e con una scrollatina all'albero su cui lui era arrampicato, diventò vedova.

Cosi' Micillina continuo' con le sue fatture e un di' se la prese col fornaio del paese. In quei tempi, era il fornaio che passava di casa in casa a prendere l'impasto del pane, per cuocerlo nel forno comune del paese.

Cosi' si recava anche da micillina. Ma un giorno arriva, la chiama e questa non risponde. La chiamo' tre volte, ma niente. Allora se ne torno' al forno… ma poco dopo mori'.

Pero', dopo un altro poco di tempo, in cui la donna continuo' con le sue fatture, Micillina fu arrestata, costretta a confessare e condannata al rogo.
Ma mentre veniva condotta al luogo della condanna, si iniziarono a sentire nell'aria strani voci e suoni, mentre dal cielo cadevano rotoli di spago. Erano le streghe colleghe che le dicevano "Attaccati, attaccati Micillina", ma lei non poteva perche' il prete di fianco a lei le tirava addosso l'acqua santa.
Cosi' la strega fu bruciata, si dice sopra un masso chiamato "Bric d'la masca Micillina", dove ancora oggi pare si possano vedere delle macchie rosse, che ne' vento ne' pioggia cancellano.
Nonostante la morte della strega, i problemi a pocapaglia non cessarono, e la gente diceva che era colpa delle streghe che si vendicavano della sorte di Micillina.

sabato 2 febbraio 2013

Sole e Luna: amanti ... separati!



Buon sabato pomeriggio amici lettori! :)

Eccomi qui a condividere con voi una leggenda che probabilmente già conoscete in molti, ma mi piaceva e così.... eccola...|

IL SOLE E LA LUNA: UN AMORE SENZA FINE
lune
love

Quando il Sole e la Luna si incontrarono per la prima volta, si appassionarono perdutamente e iniziarono a vivere un grande amore...
Si racconta che il mondo ancora non esisteva e un giorno Dio lo creò, dandogli il tocco finale:
la luce...
Decise così che il Sole avrebbe illuminato il giorno e la Luna avrebbe illuminato la notte e, pur essendo insieme, sarebbero stati obbligati a vivere separati.
Si abbattè su di loro una grande tristezza nell'apprendere che mai e poi mai si sarebbero potuti incontrare.
La Luna era ogni notte sempre più malinconica, nonostante la luminosità che Dio le avesse dato, e avvertiva la solitudine cui era costretta. Anche il Sole, nonostante si fosse guadagnato il titolo di "Re degli astri" per la luce che era in grado di emanare, era infelice.

Dio allora li chiamò e spiegò loro:"Non dovete sentirvi tristi, ognuno di voi possiede già una luce propria. Tu Luna, illuminerai sia le notti calde sia quelle fredde, incanterai gli innamorati e sarai spesso ispirazione di poesia. Quanto a te Sole, onorerai il tuo titolo perchè sarai il più importante di tutti gli astri, illuminerai la terra durante il giorno e darai calore agli esseri umani e la tua semplice presenza renderà tutti più felici.".
gif lune
stelle

Ma questo non bastò a consolare la Luna che spesso piangeva. Il Sole era consapevole che l'unica cosa che fosse in grado di fare era darle forza e aiutarla ad accettare ciò che Dio aveva deciso ma vedendola soffrire così tanto si preoccupò sempre più e decise di avanzare una richiesta a Dio: "Signore, aiuta la Luna per favore, lei è più fragile di me e mai sopporterà la solitudine!". E Dio nella sua immensa bontà creò le stelle per farle compagnia.
La Luna continuava ad essere molto triste nonostante le stelle facessero di tutto per consolarla.

Oggi, loro vivono insieme ma... separati … Il Sole finge di essere felice e la Luna non riesce mai a nascondere la propria insoddisfazione.
Il Sole continua a splendere perchè arde di passione per la Luna e lei continua a vivere nella oscurità della solitudine.
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Si dice che nel progetto di Dio la Luna avrebbe dovuto essere sempre piena e luminosa ma così non fu quasi mai, perchè lei è donna e la donna si comporta così. Quando è felice è piena ma quando è infelice è calante e di conseguenza non è possibile vederne la luce.
Il Sole e la Luna seguono il loro destino: lui solitario e più forte, lei in compagnia delle stelle e più fragile. 
Gli umani tentano in ogni istante di conquistare la Luna come se questo fosse possibile. Ogni volta che qualcuno va da Lei torna indietro da solo, giammai nessuno riesce a portarla sulla terra, nessuno può realmente conquistarla anche se fanno di tutto.

Si racconta che Dio decise che nessun amore sulla terra sarebbe stato del tutto impossibile, nemmeno quello tra la Luna e il Sole e fu così che creò l'eclisse.
Oggi, Sole e Luna vivono nella speranza di questo momento, nell'attesa di questi rare situazioni che sono loro consentite e che quasi mai accadono.
Quando guardiamo il cielo e vediamo il Sole coprire la Luna significa che lui è sdraiato su di lei e cominciano ad amarsi. A questo atto d'amore Dio diede il nome di eclisse.
E la luce della loro estasi è così forte che si sconsiglia di guardare il cielo in quel momento perchè i nostri occhi potrebbero essere accecati dalla vista di tanto amore…
moon


Il Sole volle far innamorare la Luna e ne seguì la scia per l’infinito cielo.
“Vieni splendida dama e ammira il mio valore, non fuggire da me e non disattender la mia voce.
Io sono il re del giorno”, disse il Sole “ luce e calore i miei migliori doni sono”
“La Luna, regina della notte son io, che oscurità e silenzio offro all’amore”
“Amami allora desiderata luna, dolce sciroppo del mio soffrir amaro”
“Ebbene ti amerò, meraviglioso sole! Giusta consolazione del mio eterno vagar...”

fonte

sabato 26 gennaio 2013

Una fiaba per raccontare la guerra e la speranza



ROSASPINA
di Jan Yolem


Rosaspina
Ed. Leone
Collana Sàtura
256 pp
12 uro
Gennaio 2013
Sinossi

A volte le fiabe sono l'unico modo per raccontare l'orrore senza limiti. 
Sin da bambina Rebecca si lasciava cullare dalle storie di nonna Gemma, dalle avventure di Rosaspina. 
Ma le ultime parole dell'anziana in punto di morte, Rosaspina sono io! la spingeranno a indagare sul passato  di Gemma, conducendola in un viaggio attraverso l'abisso della barbarie nazista, che avrà come ultimo approdo la speranza e la redenzione.
Briar Rose
cover

Una riscrittura moderna della Bella addormentata nel bosco ambientata nelle foreste della Germania durante la seconda guerra mondiale: inserito dall'American Library Association nella lista dei "100 Best Books for Teens". Sulla scia di La vita è bella, del premio Oscar Roberto Benigni, un capolavoro di grazia e profondità, finalmente in traduzione italiana dopo 20 anni di attesa.

L'autrice.
Jane Yolen (1939, New York), è considerata dalla critica l'Hans Christian Andersen americano. I suoi libri hanno vinto diversi premi tra cui la Caldecott Medal, due Nebula Awards, due Christopher Medals, un World Fantasy Award, tre Mythopoeic Fantasy Awards, un Golden Kite Award,un Jewish Book Award, un World Fantasy Association’s Lifetime Achievement Award e l' Association of Jewish Libraries Award.

Per grandi e piccini: L'albero di nuvola



Questo libro mi ha colpito, ad iniziare dal titolo.

L'ALBERO DI NUVOLA.
Il libro che ogni bambino dovrebbe far 
leggere ai suoi genitori.
di Enzo Braschi


L'albero di nuvola. Il libro che ogni bambino dovrebbe leggere ai suoi genitori
Ed. Uno Editori
112 pp
12 euro
Maggio 2012
Sinossi

Una favola senza tempo. “Stefano è un bambino di quattro anni che abita nell’ultima casa con giardino in mezzo a una fitta selva di grattacieli di vetro e acciaio, infinite strade che si intersecano le une alle altre, e tanto cemento. Tutto accade una tiepida mattina di primavera. Guardando al di là della finestra, Stefano nota una specie di animaletto dal pelo bianco e soffice che pare dormire nell’erba con la testa tra le zampe. No. Non si tratta, come pensava, di un gattino che ha perduto la sua mamma, ma di una piccola nuvola, una nuvola bambina caduta dal cielo e che non sa più come tornare a casa. Il bambino ha un’idea luminosa: scava un buco, vi adagia la piccola nuvola, la copre di terra e la innaffia con acqua fresca. “Adesso bisogna aspettare che cresca” mormora contento. Il giorno seguente in giardino è già spuntato un piccolo albero di nuvola che da quel momento crescerà più alto del più alto dei grattacieli e che parlerà a Stefano del miracolo dell’intera Creazione, e gli racconterà che la vita è ovunque. Lo farà con una voce che è la voce di uno, cento, mille bambini che hanno tanti anni, tanti secoli, tanti millenni e che l’albero racchiude dentro di sè. Stefano sa di essere il solo a vedere l’albero di nuvola e ad ascoltare le storie meravigliose che il suo amico gli narra ogni giorno, finchè i “grandi” non scopriranno il suo segreto e allora tutto cambierà per sempre nella sua vita...”.

GUARDA IL BOOKTRAILER

L'autore.
Enzo Braschi, nasce a Genova, dove si laurea in Filosofia con una tesi sulla Spiritualità dei Nativi americani delle Grandi Pianure.
Attore televisivo e cinematografico, é uno dei protagonisti della nuova comicità televisiva inaugurata nel 1984 dal mitico Drive In, con personaggi quali il Paninaro, il Cucador, il Soldato di leva, e proseguita in trasmissioni quali Striscia la Notizia, Paperissima e numerosi altri programmi televisivi.
All’attività di attore affianca quella di scrittore e di autore di due documentari: Il cerchio sacro dei Lakota (Canale 5) e La vera storia di ombre rosse (RAI TRE).
Dal 1996 al 2003 prende parte alla Danza del Sole – la cerimonia più sacra dei Nativi delle Grandi Pianure del Nord America – nelle Riserve dei Lakota di Cheyenne River e Rosebud, e nelle Black Hills, le mitiche “Colline Nere” del Sud Dakota. Il suo impegno civile e culturale nei confronti dei Popoli nativo-americani viene pubblicamente riconosciuto dall’Ordine dei Frati Minori, Commissione Giustizia e Pace e Salvaguardia dell’ambiente, con la seguente motivazione: “Riconoscimento all’attore e scrittore Enzo Braschi per aver contribuito alla giustizia e pace con solidarietà e alla salvaguardia della cultura indigena del Popolo d’America attraverso i suoi libri e la sua persona”.
Dopo avere ricevuto una visione, dal capo della Nazione Blackfoot Rufus Goodstriker (Seen from Afar), riceve il suo nome indiano, Iniumahka, “Bisonte Che Corre”. Dal leader spirituale Bruce Starlight (Nazione Blackfoot) gli viene inoltre concesso di poter pregare con la Chanunpa, la “Sacra Pipa”, il più alto simbolo della spiritualità degli Indiani d’America, donata loro da “Donna Bisonte Bianco” in tempi remoti. A partire dal 2000 si produce in un’assidua attività di conferenziere e conduttore di seminari sulla cultura dei Nativi americani in Italia e nel mondo con grande interesse verso il popolo degli Hopi.

sabato 19 gennaio 2013

Un alberello coraggioso



IL MANDORLO: UNA LEGGENDA

fiori mandorlo

L’inverno era stato freddissimo: neve, gelo e vento per mesi e mesi avevano fatto da padroni sulla terra.
Era passato febbraio, ma nessun fiore osava mostrarsi, nessuna foglia aveva voglia di schiudersi,
- Se viene il vento gelido, per noi è finita – dicevano le pratoline nascoste sotto terra al calduccio.
- Qui sto bene – diceva la gemma e rabbrividiva sul ramo.
- Quest’anno continueremo a dormire – ripetevano le viole.
Ma un alberello tutto nero che si alzava diritto sul colle disse:
- Proverò io e se i miei fiori saranno bruciati dal gelo, pazienza, ne metterò degli altri.
E un mattino mise fuori, timido timido, il primo fiore. Non faceva poi così freddo! Subito ne mise un altro, e poi un altro ancora.
Ben presto la pianta fu tutto uno splendore di petali bianchi.
L’aurora che si affacciava guardò commossa l’alberello coraggioso e per premiarlo gli diede i suoi colori.
I petali bianchi si tinsero di un rosa delicato.
Da quel giorno, tutti gli anni, appena l’inverno finisce il mandorlo si copre di petali bianco rosati e annuncia agli uomini che la primavera è vicina.

(Guida Attivamente – Edizioni Raffaello - Felicita Lorenzini, Leggende di fiori, La sorgente)

sabato 12 gennaio 2013

LA GARA DEI CASTELLI




racconti .. 

LA GARA DEI CASTELLI

C’era una volta, anzi c’era ancor prima, una bella principessa che si chiamava Asa
e che viveva nei paesi del nord, nel regno di Hrolf.
Asa aveva molti pretendenti, ma di gran lunga i più ostinati erano due nobili principi:
Agnay e Volund.
Non sapendo chi scegliere, Asa si consigliò col padre. “Sono tutti e due principi”, disse,
“tutti e due bravi cavalieri, e anche belli. Come faccio a scegliere?”.
Allora, re Hrolf convocò a corte i due principi. Disse loro: “A guardia della frontiera
settentrionale e di quella meridionale del mio regno ci sono due colline identiche. Desidero
che ciascuno di voi prenda una collina e ci costruisca in cima un castello degno di una
principessa. Quello che finirà per primo sposerà la principessa Asa. Ma attenti, c’è una
condizione: dovete terminare il vostro castello senza spendere più di questo”. 
E così dicendo il re diede a ciascuno dei principi mille monete d’oro: quasi una fortuna per quei
tempi. I due principi si misero subito al lavoro, ma con criteri molto diversi.
Il principe Agnay pensò: ”Essendo una gara, la rapidità è la cosa più importante.
Prenderò molti manovali, che dovranno accontentarsi di lavorare per un basso salario.
Useremo pietra locale per comodità e perché costa poco, anche se è un pò difficile da
lavorare.  Non  perderemo  tempo  a  costruire  vere  e  proprie  impalcature,  dormiremo
all’aperto e mangeremo le bacche selvatiche che crescono sulla collina”.
castle
Il principe Volund invece la pensava diversamente: ”Costruire un castello è un
lavoro lungo, faticoso e anche pericoloso. Prenderò soltanto gli operai che potrò pagare
bene. Porteremo la pietra da oltre le montagne perché è di qualità più facile da lavorare.
Taglieremo i pini delle foreste per fare le impalcature e per costruire gli alloggi degli operai,
prenderemo anche dei cacciatori che ci riforniscano di cervi e cinghiali per mangiare.
Inoltre tutti gli uomini che lavoreranno alla costruzione del castello ne saranno in parte
proprietari, questo vuol dire che avranno diritto di rifugiarvisi con la famiglia in tempi
difficili”.
Alla fine della prima estate, re Hrolf andò a vedere come procedevano i lavori. 
Il castello di Agnay era già mezzo costruito mentre quello del povero Volund era appena
cominciato. La gente rideva. “Sarà senz’altro un bellissimo castello, quando sarà finito”
diceva, beffandosi di Volund. “Peccato che non ci sarà la principessa ad abitarci”. 
Re Hrolf non ne era altrettanto sicuro.
Venne l’inverno, e come sapete, l’inverno è molto rigido nei paesi del nord. Con le
mani gelate la pietra di Agnay era ancora più difficile da lavorare. Gli incidenti per la
mancanza di impalcature si triplicarono. Le bacche sparirono dai fianchi della collina, e
dove una volta c’era l’erba su cui dormire ora c’era la neve.
Le lagnanze e i mugugni fatti in sordina diventarono poi aperta protesta, e uno dopo
l’altro gli uomini di Agnay posarono gli attrezzi di lavoro, se così si potevano chiamare, e si
chiesero: “Perché dobbiamo lavorare in queste condizioni?”. 
Gli operai di Volund, invece, sapevano che una volta finito il castello avrebbero avuto sicurezza per sé e per le loro famiglie per tutta la vita. Andarono perciò da Volund e gli dissero: “Visto che siamo così indietro, ci siamo guardati intorno e abbiamo scoperto vari modi per essere più efficienti”.
Fu così che, mentre Agnay cadde nella confusione più completa, Volund acquisì un
vantaggio dopo l’altro. 
E, come avrete ormai indovinato, un’estate ed un inverno più tardi Volund non solamente fu il primo a finire, ma aveva costruito il castello più bello.
Tutti dissero che il matrimonio fu un vero splendore. Re Hrolf prese in disparte Volund e gli disse: “Ho trovato più che un figlio. La gente di questo paese del nord non dimenticherà mai la lezione che ci hai dato”.

Christopher Martin

(www.pagliuzze.it)

La bambina che leggeva i libri



Cercate un libro da regalare ad un lettore giovanissimo..?
Un libro che parli di .. libri (^_^) e che sia pervaso da una magica e sognante atmosfera, e che farà venir voglia a voi per primi di leggerlo...?
Ecco il mio consiglio per oggi....!!!

LA BAMBINA CHE LEGGEVA I LIBRI
di Pierdomenico Baccalario


Ed. Fanucci
Tweens
288 pp
15 euro
2010
Trama

C’era una volta, in un piccolo e sperduto paesello alpino, una biblioteca talmente grande da contenere migliaia di libri. C’erano manuali su come addestrare il cavallo più ribelle o su come preparare pozioni magiche, racconti sulle avventure dei vampiri del bosco, o sulle gesta di un cavaliere senza nome. 
Insomma, in quella biblioteca c’erano libri per tutti i gusti, ma così numerosi che la povera signora Geltrude faticava a tenerli in ordine. 
Fino al giorno in cui, seduta a uno dei tavoli, notò una bambina. Una bambina davvero speciale, perché non leggeva semplicemente le storie, ma le divorava, una dopo l’altra, come se fossero le deliziose frittelle del fornaio. 
Fu in quel preciso giorno che Geltrude trovò la sua aiutante.
I libri erano la passione anche di un altro abitante del paese, un signore che aveva un unico sogno: scrivere il perfetto romanzo per ragazzi. Non gli interessavano le solite storie di eroi a cavallo con le spade sguainate, né gli piacevano quelle di streghe e di mele avvelenate. 
Lui voleva raccontare una storia indimenticabile, capace di conquistare il cuore dei suoi giovani lettori. Ma per farlo aveva bisogno di una lettrice molto speciale. 
Fu allora che il destino gli fece incontrare la bambina che leggeva i libri...

L'autore.
Pierdomenico Baccalario, nato ad Acqui Terme nel 1974, è autore di romanzi di avventura e fantasy per ragazzi di enorme successo, che hanno venduto oltre 2 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo e sono stati tradotti in 25 Paesi, come le serieUlysses Moore e Century. Fanucci Editore ha pubblicato
nella collana Teens i romanzi Pesci volanti (vincitore del premio White Ravens 2007) eAmaro dolce amore, scritti con Elena Peduzzi, e nella collana Tweens La bambina che leggeva i libri.

giovedì 10 gennaio 2013

Oggi in libreria: LA BAMBINA DAI CAPELLI DI LUCE E VENTO



Buon giovedì!!
Prima di recarmi in cucina a preparare qualcosina da mangiare per oggi (volete sapere il mio menù?? Ok, vi accontento ^_^ :  come primo, gnocchi con radicchio e crescenza; per secondo una bella insalata di finocchi, arance, noci e olive nere....!!!  Che dite, può andar bene? ^_^) eccomi qui a segnalarvi una uscita molto carina, in realtà rivolta ad un pubblico di lettori mooolto giovane, ma credo che spesso i libri per i ragazzi abbiano spunti interessanti anche per i più grandicelli....! ;).

Trovo questa trama "dolcemente accattivante" e il libro finisce inevitabilmente in wishlist!!!!

LA BAMBINA DAI CAPELLI DI LUCE E VENTO
di Laura Bonalumi


Ed. Fanucci Tweens -
240 pp
13 euro
USCITA 10 GENNAIO 2013
La bambina dai capelli di luce e vento è un romanzo autentico e coinvolgente, è una storia che cattura e commuove, ricca di sentimento e passione, è una lettura che rimarrà impressa nel cuore e nella mente; un’esperienza indimenticabile come solo i grandi romanzi sanno essere.
Trama

Viola ha undici anni: undici fotografie di fiocchi di ghiaccio, undici pesci rossi, undici coperte di pile (vinte con i punti del Supermercato), undici palle di vetro con la neve, undici cappelli e ventidue guanti. Vive in una grande città dove nevica spesso con la sua famiglia "a metà”: sorella sedicenne, e genitori appena separati.
Non ha tanti amici Viola, a scuola si sente inadeguata, a casa, trascurata; non ha il cellulare, la Nintendo DS e nemmeno la Playstation.
Viola però ha una passione: la neve.
Conosce più di 100 modi in lingua eschimese per dire neve, legge libri sulla neve, poesie, enciclopedie, e non si separa mai dalla sua lente d’ingrandimento: il fiocco perfetto potrebbe cadere da un momento all’altro!
Se potesse, lei, parlerebbe solo di neve; racconterebbe a chiunque della magia dei cristalli di ghiaccio che nascono e si formano attorno ad una perfetta forma esagonale; purtroppo però, a nessuno sembra interessare questo argomento.
Ma pochi giorni prima di Natale, Viola trova sull’autobus un oggetto luminoso: un fermaglio per capelli a forma di fiocco di neve. 
Viola lo prende, lo porta con sé e lo studia. E si rende conto che solo lei può vederlo. Perché?
La risposta arriva con la comparsa di Emily, la ragazzina con i capelli di vento, che appare, svanisce e riappare lasciando dietro di sé, polvere dorata. 
Emily: la ragazzina-passante, che vive a metà, tra la vita e il sonno, tra la realtà e il riposo eterno. La ragazzina che ama pattinare sul ghiaccio.
Viola dovrà aiutarla a svegliarsi. Ma come?
Così, con il supporto di un padre comprensivo, di una nonna e di una bisnonna dalle tradizioni davvero particolari, Viola assolve il suo compito, la sua missione.

Può una passione, se autentica e sincera, salvarci la vita?

L'AUTRICE.
Laura Bonalumi, nata nel 1966, vive in provincia di Milano.
Dopo una lunga esperienza nel settore pubblicitario come creativa - in Italia e all’estero - scopre la passione per la scrittura.
Ha pubblicato: Fragile (Fara Editore - 2009), Gli occhi del mondo (Fara Editore, 2006) Wild Iris (Ed. Nuovi Autori, 2002).
Sposata, mamma di due bambine, "La Bambina dai capelli di luce e vento", una originalissima storia per ragazzi a partire dagli 11 anni, esce oggi per la Fanucci
.

sabato 29 dicembre 2012

Vivi come credi...



Favole, aneddoti, storielle,
leggende e... tanto altro!

ASCOLTA IL TUO CUORE

C'era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino. Decisero di viaggiare,
di lavorare e di conoscere il mondo. Così partirono tutti e tre con il loro asino.
Arrivati nel primo paese, la gente commentava: "guardate quel ragazzo quanto è
maleducato...Lui sull'asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano". Allora la moglie
disse a suo marito: "non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio". Il marito lo
fece scendere e salì sull'asino.
Giunti al secondo paese, la gente mormorava: "guardate che svergognato quel tipo,
lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l'asino, mentre lui vi sta comodamente in
groppa".
Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le
redini per tirare l'asino.
Al  loro  arrivo  nel  terzo  paese,  la  gente  commentava:  "pover'uomo,  dopo  aver
lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull'asino. E povero figlio. chissà cosa gli
spetta, con una madre del genere!    Allora si misero d'accordo e decisero di sedersi tutti e
tre sull'asino per continuare il pellegrinaggio.
Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: “sono
delle bestie, più bestie dell'asino che li porta. gli spaccheranno la schiena”! Alla fine
decisero di scendere tutti e camminare insieme all'asino. Passando per il paese seguente,
però, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo: “guarda quei tre idioti;
camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli”!      

Conclusione: ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri
qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.

Vivi come credi, fa cosa ti dice il cuore, ... una vita è un'opera di teatro che non ha prove iniziali.Canta, ridi, balla, ama...e vivi intensamente ogni momento della tua vita... prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi.
(CharlieChaplin)

PRESO DA: www.pagliuzze.it

sabato 22 dicembre 2012

Il panettone ... leggendario



Se dico NATALE, quali parole golose vi vengono in mente??
Secondo me, una delle prime è....

PANETTONE!!!!!!!!!!

La sua origine??
Ecco due leggende!!!


Una storia narra che il panis quidam acinis uvae confectus fosse presentato per la prima volta alla tavola di Ludovico il Moro nel Natale del 1476.
panettone
Si narra che alla vigilia di Natale, nella corte del Signore di Milano, si tenne un gran pranzo.
Per quell’occasione il capo della cucina aveva predisposto un dolce particolare, degno di chiudere con successo il fastoso banchetto. Accortosi che il dolce era bruciato durante la cottura, il panico colse l'intera cucina. Per rimediare alla mancanza, uno sguattero della cucina, detto Toni, propose un dolce che aveva preparato per sé, usando degli ingredienti che aveva trovato a disposizione tra gli avanzi della precedente preparazione.
Il capo cuoco, non avendo altro da scegliere, decise di rischiare il tutto per tutto, servendo l'unico dolce che aveva a disposizione. Un "pane dolce" inconsueto fu presentato agli invitati del Duca, profumato di frutta candita e burro, con una cupola ben brunita, fu accolto da fragorosi applausi e, in un istante, andò a ruba. Un coro di lodi si levò unanime e gli ospiti chiesero al padrone di conoscere il nome e l’autore di questo straordinario pane dolce. Toni si fece avanti dicendo di non avergli ancora dato nessun nome.

Il Duca allora lo battezzò con il nome del suo creatore e da quel momento tutti mangiano e festeggiano con il "pan del Toni", ossia il panettone, famoso ormai in tutto il mondo.

separateurs,lignes,barres,noel,christmas
seconda leggenda

Un'altra leggenda racconta di un convento di suore, nel quale la piccola suora cuciniera, suor Ughetta, inventò un dolce per i suoi poveri.

La pasta del panettone viene fatta lievitare più volte con un procedimento piuttosto laborioso che può durare ben oltre le 72 ore per ottenere un buon Panettone a lenta lievitazione naturale da pasta acida. Gli ingredienti principali sono: acqua, farina (occorre una farina forte), burro, zucchero, lievito naturale, uvetta sultanina, cedro candito, scorze di arancio candite, uova, vaniglia e sale.

Una volta veniva preparato solo in casa e prima di infornarlo il capo famiglia lo incideva con un taglio a croce in segno di buon auspicio per il nuovo anno. Anche gli ingredienti avevano un loro significato: l’uvetta simboleggiava soldi, l’arancia amore e il cedro eternità, ovvero salute.

Fonte: web

sabato 8 dicembre 2012

Le stelle d'oro (favola)



Una favoletta tutta per voi, amici!!
Credevo di non poter essere al pc stamattina e di dovermi quindi  accontentare dei post programmati, ed invece... eccomi qui!!
^_^

LE STELLE D'ORO

Era rimasta sola al mondo. L'avevano messa sopra una strada dicendole: - Raccomandati al cielo, povera bimba!
E lei, la piccola orfana, s'era raccomandata al cielo! Aveva giunte le manine, volto gli occhi su, su in alto, e piangendo aveva esclamato: - Stelle d'oro, aiutatemi voi!
E girava il mondo così, stendendo la manina alla pietà di quelli che erano meno infelici di lei. L'aiutavano tutti, è vero, ma era una povera vita, la sua: una vita randagia, senza affetti e senza conforti.
Un giorno incontrò un povero vecchio cadente; l'orfanella mangiava avidamente un pezzo di pane che una brava donna le aveva appena dato.
- Ho fame - sospirò il vecchio fissando con desiderio infinito il pezzo di pane nelle mani della bimba; - ho tanta fame!
- Eccovi, nonno, il mio pane, mangiate.
- Ma, e tu?
- Ne cercherò dell'altro.
Il vecchio allora la benedisse: - Oh, se le stelle piovessero su te che hai un cuore così generoso!
Un altro giorno la poverina se ne andava dalla città ala campagna vicina. trovò per via una fanciulla che batteva i denti dal freddo; non aveva da ricoprirsi che la pura camicia.
- Hai freddo? - le domandò l'orfanella.
- Sì, - rispose l'altra - ma non ho neppure un vestito.
- Eccoti il mio: io non lo soffro il freddo, e se anche lo sento, mi rende un po' meno pigra.
- Tu sei una stella caduta da lassù; oh se potessi, vorrei... vorrei che tutte le altre stelle ti cadessero in grembo come pioggia d'oro.
E si divisero. L'orfanella abbandonata continuò la strada che la conduceva in campagna, presso una capanna dove pensava di riposare la notte, e l'altra corse via felice dell'abitino che la riparava così bene.
La notte cadeva adagio adagio e le stelle del firmamento si accendevano una dopo l'altra come punti d'oro luminosi. L'orfanella le guardava e sorrideva al ricordo dell'augurio del vecchio e di quello uguale della bimba cui aveva regalato generosamente il suo vestito. Aveva freddo anche lei, ora; ma si consolava perché la cascina a cui era diretta non era lontana; già ne aveva riconosciuti i contorni.
- Ah sì! - pensava: - se le stelle piovessero oro su di me ne raccoglierei tanto tanto e farei poi tante case grandi grandi per ospitare i bambini abbandonati. Se le stelle di lassù piovessero oro, vorrei consolare tutti quelli che soffrono; sfamerei gli affamati, vestirei i nudi... Mi vestirei - disse guardandosi con un sorriso; - io mi vestirei perché, davvero, ho freddo.
Si sentì nell'aria un canto di voci angeliche, poi il tintinnio armonioso di oro smosso. La bimba guardò in alto: subito cadde in ginocchio e tese la camicina. Le stelle si staccavano dal cielo, e , cambiate in monete d'oro, cadevano a migliaia attorno a quell'angioletto che, sorridendo, le raccoglieva felice:
- Sì, sì! Farò fare, sì, farò fare uno, no... tanti bei palazzi grandi per gli abbandonati e sarò il conforto di tutti quelli che soffrono!
Dal cielo, il soave canto di voci di paradiso ripeteva: - Benedetta! Benedetta!

venerdì 7 dicembre 2012

Storie per sognare: "La foresta incantata e altre storie"



Stavo cercando una cosa ma mi è saltata davanti agli occhi un'altra...!
E quindi, eccomi a segnalarvi una raccolta di racconti fiabeschi e dalle magiche atmosfere, ideali per questo periodo che, per tanti, ha un che di magico...!!

LA FORESTA INCANTATA E ALTRE STORIE
di Marco Gionta


La foresta incantata e altre storie
Ed. Auralia
284 pp
13 euro
3.12.2012
Magia e dolcezza, avventura e meraviglia, possibilità e pericoli si fondono e si confondo nella Foresta incantata…

Trama

Una Foresta incantata, capace di celare e rivelare, di accogliere e nascondere, streghe di straordinaria bellezza, minuscole fate, animali magici, creature fiabesche, un adorabile orfanello con il sogno di una vita migliore, palazzi pietrificati, orchi e briganti, oggetti magici e incantesimi, principi, principesse, spiriti del vento e giganti, un crescendo di avventure e magie, sono alcuni degli ingredienti di questa incantevole raccolta di racconti fantastici inediti focalizzata sul tema della foresta incantata e destinata a lettori di ogni età, amanti delle storie fantastiche.
Tra le sue pagine, tutti potranno trovare qualcosa di rassicurante e ammirevole, di coinvolgente e di appagante, di strabiliante e di avventuroso, uno svago o una pausa di felicità. 
Nella raccolta troverete brevi storie fatate, ritmate, avventurose e coinvolgenti nella loro immediatezza, e un racconto fantastico di ampio respiro: "La Foresta incantata", scandita da un ritmo del tutto sereno e accogliente, pervasa da un senso di dolcezza e gentilezza, difficilmente trovabili in altri racconti dello stesso genere. 
In questo delicato racconto Il piccolo protagonista fugge da un mondo ostile e inospitale per trovare nella foresta tutto l'amore, la serenità e l'accoglienza di cui aveva bisogno e che gli darà modo di affrontare di nuovo la vita.

sabato 3 novembre 2012

STORIE PER I PICCOLI E NON SOLO: "IL BAMBINO FANTASMA"



IL BAMBINO FANTASMA
di Sonya Hartnett

Il bambino fantasma
Ed. Rizzoli
160 pp
13 euri
24.10.2012
Trama

A diciassette anni Matilda sognava per sé una vita piena di magia, come nelle fiabe. 
Ma il futuro non è sempre come lo immaginiamo, e oggi che è un’anziana signora Matilda lo sa. 
Un giorno come tanti, trova ad aspettarla in soggiorno un bambino pallido e serio, che fa un sacco di domande, come tutti i bambini. Matilda gli racconta della sua infanzia, dei suoi viaggi con il padre e del grande amore della sua vita. 
Dal suo racconto emerge una verità dolorosa e confortante insieme: ogni desiderio che esprimiamo, ogni scelta che facciamo hanno un prezzo, spesso molto alto. 
L’importante però è difenderli a testa alta, contro tutto e tutti, perché l’amore vale sempre la pena di essere vissuto, anche quando fa soffrire. E perché la vita non è sempre come l’abbiamo immaginata: spesso è molto di più.
Davanti a noi, incantati e commossi lettori, Matilda dipana una trama il cui ordito è tessuto dalle domande ultime sul senso delle cose: dal dono della libertà che implica amore incondizionato al desiderio inesauribile di felicità che c'è in ciascuno di noi.
Il Ghost Child
The Ghost's child


L'autrice.
I libri di Sonya Hrtman sono stati pubblicati ed apprezzati in tutto il mondo; scrive tanto per i bambini che per gli adulti; ha ricevuto numerosi premi, tra cui l'Astrid Lindgren Memorial Award. Vive a Melbourne con un cane ed un gatto.

sabato 20 ottobre 2012

FAVOLA ARABA: IL SARTO NELLA CITTA' FELICE



Favola di origine arabe, presa dal sito Parole d'autore.

IL SARTO NELLA CITTA' FELICE
sarto

In un piccolo paese viveva una volta un sarto che non aveva nè moglie, nè figli. Lavorava dal mattino alla sera, cuciva camicie, pantaloni, caffettani. Era anche il muezzin del paese.
All'alba, quando tutti dormivano, saliva in cima al minareto della moschea e svegliava la gente chiamandola alla preghiera e così faceva a mezzogiorno, nel pomeriggio e al tramonto. 
Tutti volevano bene e stimavano quest'uomo laborioso e pio. Ogni volta che saliva sul minareto il sarto rivolgeva il suo pensiero a Dio e gli manifestava il desiderio di avere un giorno una moglie e una casa dove vivere felice e sereno.
uccello

Si dice che un giorno, dopo aver fatto risuonare i sette melodiosi versi del richiamo alla preghiera, venne catturato da un grosso uccello rapace che, tenendolo ben stretto tra gli artigli, dopo aver attraversato il mare, lo depose nelle vicinanze di una città sconosciuta. 
Il sarto vi entrò e si meravigliò della pace e della tranquillità che vi regnavano. Non si sentiva litigare, nè mercanteggiare, la gente sorrideva, i loro abiti erano bellissimi e puliti, i tessuti con cui erano confezionati erano preziosi. Ancor più aumentò la sua meraviglia quando avvicinandosi ad un negozio vide che la gente acquistava senza pagare, pronunciando soltanto questa parola: " Preghiere alla bellezza ". 
Questa formula veniva ripetuta una o più volte secondo il valore della merce.
Finalmente arrivò davanti alla bottega di un sarto e dopo averlo osservato a lungo lavorare ed essersi reso conto che anche questi aveva il viso radioso, si fece coraggio, entrò, lo salutò e gli disse: " Anch'io sono un sarto come te e mi piacerebbe fermarmi a vivere in questa città ". 
Il collega sorridendo rispose:" Certo che ti puoi fermare, ne saremo felici, lavoreremo insieme e ogni settimana riceverai cinquanta preghiere alla bellezza."
Il sarto iniziò subito a lavorare e in poco tempo venne a conoscere tutte le usanze di questo strano paese, dove a nessuno mancava mai nulla e dove ogni lavoro e ogni commercio venivano ricompensati con le parole: " Preghiere alla bellezza ".
Disegno da colorare innamorati
love

Vi era un altro uso curioso. Se un giovane voleva sposarsi, doveva andare il giovedì sulla spiaggia. Lì passeggiavano tutte le ragazze da marito portando sulla testa una brocca di acqua fresca. Se una ragazza piaceva, la si fermava, le si chiedeva un sorso d'acqua e la si ringraziava dicendo: " Preghiere alla bellezza! " e se anche a lei fosse piaciuto il giovane, si sarebbero sicuramente sposati. Naturalmente il sarto non vedeva l'ora di andare il giovedì sulla spiaggia e così fece. Vide una ragazza che gli piaceva molto, chiese un sorso d'acqua, la ringraziò con le parole: " Preghiere alla bellezza " e si sposarono.

Ogni giorno, dopo il lavoro, il sarto andava al mercato a far la spesa, comprava il necessario per vivere e il tempo scorreva nella tranquillità e nella serenità senza che i due sposi avessero bisogno di nulla. Un giorno, durante il suo abituale giro al mercato, il sarto vide un grosso pesce dalla carne bianca e appetitosa e decise di comprarlo in cambio di " Preghiere alla bellezza " pensando che la moglie sarebbe stata contenta. Quando tornò a casa e la moglie vide il grosso pesce, si spaventò e gli disse: " Che cosa hai fatto? siamo solo in due e tu hai comprato un pesce che potrebbe nutrire dieci persone, adesso non potrai più vivere in questa città ".
Il sarto rattristato, uscì di casa ed ecco sopraggiungere l'uccello rapace che lo afferrò e lo riportò nella sua città natale lasciandolo in cima al minareto proprio dove lo aveva afferrato la prima volta.
Il sarto richiamò i credenti alla preghiera, lui stesso scese e si unì agli altri per pregare, ritornò nel suo negozio e riprese a lavorare. Ripensava sempre con molta tristezza alla città felice e si augurava di rivedere l'uccello rapace. Ma esso non tornò mai più.

sabato 13 ottobre 2012

Favola australiana



Un tempo la notte calava come una nube nera temporalesca avvolgendo ogni cosa nell´oscurità perché non c´era la luce della luna né quella delle stelle. Il canguro Bohra, che preferiva nutrirsi durante la notte, si ribellò a questo stato di cose e decise di mettere fine al buio. 
Così arrotolò l´oscurità come se fosse un tappeto, mentre le stelle brillavano in continuazione e la luna qualche volta. 
Provò una grande soddisfazione quando riuscì a vedere quello che mangiava durante la notte e poté andare in giro dove voleva con le sue quattro zampe, perché in quei giorni il canguro Bohra andava su quattro zampe come un cane.
Una notte scorse davanti a lui numerosi fuochi e udì il canto di molte voci. 
Bohra, incuriosito, si avvicinò. Lì vide emergere dall´oscurità una lunga fila di persone con strani segni sul corpo che danzavo e cantavano battendo i boomerang. 
Mentre li osservava Bohra avvertì un forte desiderio di mettersi a ballare anche lui. Si levò sulle gambe posteriori facendosi equilibrio con la coda, e balzò nel cerchio, mettendosi dietro all´ultimo uomo. 
Le donne smisero di cantare e levarono un urlo nel vedere Bohra. Gli uomini allora lo videro in piedi sulle zampe posteriori che guardava con terrore misto a meraviglia le donne che urlavano. 
All´improvviso si levarono le proposte: c´era chi voleva ucciderlo e chi lo voleva lasciar danzare.
Si decise di lasciarlo vivere e i canti e le danze ricominciarono. 
Dietro veniva Bohra che cercava di imitare gli uomini. Tutti lo osservavano: era così divertente che presto la loro ira sbollì e si tramutò in gioia, risero a lungo mentre Bohra danzava solenne, con un´ espressione timida, a balzi, facendosi equilibrio sulla coda.
A un certo punto gli uomini decisero di farsi delle code molto rozze d´erba, legate a forma di treccia, che pendevano dietro alle loro cinture e continuarono a danzare imitando il canguro. 
Tutto era molto divertente e alla fine delle danze gli uomini decisero che non avrebbero ucciso Bohra ma lo avrebbero punito perché era entrato nella cerimonia senza chiederlo. 
Fu così che Bohra fu stregato e prese a camminare su due gambe, dando inizio a un nuovo modo di muoversi che da quel giorno tutti i canguri hanno imitato.
E alle cerimonie sacre gli uomini della tribù di Bohra misero sempre code finte e danzarono la danza del Canguro.

sabato 6 ottobre 2012

Fiaba ungherese




Dov'era e dove non era, più lontano della vostra immaginazione, più in alto della cima più alta, lì dove tutto diventa possibile, c'era e forse non c'era un buon uomo molto povero.
contadino
Quest'uomo abitava in una piccola ed umile casa assieme alla sua dolce moglie. 
Vivevano di fatiche, lavoravano nei campi, mungevano le mucche e le portavano al pascolo, cercavano così di guadagnarsi il pane. 
Un giorno mentre l'uomo lavorava nei campi esclamò "Ah, quando vorrei esprimere almeno un desiderio per non faticare più così tanto!" 
All'improvviso saltò fuori dal nulla, un piccolissimo e buffissimo ometto. 
Aveva un piccolo cappello rosso, degli stivali gialli, ed era tutto blu. 
gnomo
L'uomo lo guardò stupito e disse "Chi sei? Cosa vuoi? Se sei qui per mangiarci l'insalata...bè questo è il posto sbagliato quindi..." ma l'ometto lo interruppe " No, non sono qui per questo...so che faticate molto e vorrei premiarvi, vi regalo tre desideri da esaudire!" poi sparì come era comparso.
L'uomo, esultante di gioia corse dalla moglie e le raccontò ciò che gli era accaduto. "Allora dobbiamo pensare bene a cosa desiderare..." disse la moglie, "Io vorrei una buona salsiccia!" esclamò l'uomo, all'improvviso comparve un'appetitosa salsiccia. 
salsiccia
L'uomo fece per addentarla ma la donna, piuttosto arrabbiata, cominciò a bisticciare col marito a all'improvviso esclamò, "Che desiderio inutile, ti dovrebbe crescere sul naso quella salsiccia!!" 
La donna fece per tapparsi la bocca, ma era troppo tardi, la salsiccia troneggiava sul naso del marito: il secondo desiderio era stato espresso. 
L'uomo cominciò a tirare la salsiccia per toglierla dal naso, ma non c'era niente da fare, allora anche la donna cominciò a tirare, ma la salsiccetta non si staccava!! 
(Non vi dico che buffa scena presentavano i nostri protagonisti) "Aiah mi fai male!!" esclamò l'uomo " Visto cosa hai combinato!? Ora dobbiamo desiderare che la salsiccia si stacchi dal mio naso, non posso certo restare così per sempre. Voglio che la salsiccia si stacchi dal mio naso!" e così la salsiccia si staccò e anche i desideri finirono. 
happy
"Pazienza" disse la donna "Se siamo riusciti a campare fino ad adesso, riusciremo di sicuro a continuare così anche senza i tre desideri..!" "Hai ragione" rispose il marito "E poi la salsiccia ci è rimasta, quindi possiamo mangiarcela. Penso anche che da adesso in poi tutto andrà meglio!" L'uomo questa volta aveva predetto il vero, dopo aver mangiato la salsiccia, i due tornarono al lavoro che però diventò molto più facile e tutto cominciò ad andare per il meglio.
Un giorno poi, si accorsero di non essere più poveri! Con l'impegno si erano guadagnati da vivere e anche il tempo per potere riposarsi. 
E anche oggi vivono felici, se sono e anche se non sono mai esistiti!

sabato 29 settembre 2012

Fiabe intramontabili ...



Stamattina mi son venute in mente alcune fiabe di Esopo... ^_^

Esopo, favolista greco (VI sec. a.C.). Secondo una tradizione biografica romanzesca, fu di origine frigia, schiavo e gobbo. Visse a Samo, ma viaggiò in Oriente e in Grecia. Sarebbe morto in seguito a un processo per furto intentatogli dagli abitanti di Delfi, da lui beffati. Sono giunte sotto il suo nome centinaia di favole, che costituiscono il corpus Aesopianum: si tratta per lo più di ingenui e garbati apologhi di animali (sostituiti agli uomini e operanti come gli uomini), ispirati a una morale comune e popolare.

La favola di Esopo consiste nella narrazione agevole e piana di una semplice vicenda, i cui protagonisti sono generalmente animali (leone, cane, volpe, rana, ecc.), ma talvolta anche uomini, per lo più identificati attraverso la loro professione (vasaio, pescatore, pastore, taglialegna, ecc.).
Nei brevi quadri, che mostrano grande naturalezza evocativa e profonda conoscenza delle passioni umane, e dove gli animali sono caratterizzati attraverso una tipologia psicologica convenzionale, la favola si conclude secondo i canoni di etica pratica, ma non priva di una sua rilevanza, i cui intenti di ammaestramento furono sottolineati, in età più tarda, da un esplicito enunciato morale, sorto nell'ambito della scuola.

Esopo dovette scrivere in ionico, ma la stesura originaria delle sue favole subì alterazioni e contraffazioni di ogni genere tanto che è impossibile rintracciare la fisionomia genuina dello scrittore: egli non è, per noi, che un nome sotto il quale è stata tramandata una produzione favolistica anonima, scritta in tempi diversi. Edizioni alterate delle sue favole si ebbero sin dal VIV sec. a.C.

Esopo, dallo spirito argutissimo e geniale, compose numerose favole, spesso riferite agli animali, ma con trasparenti allusioni al mondo degli uomini.  Le redazioni a noi giunte delle favole di Esopo sono dell'età ellenistica: si tratta di 400 favole brevi e di stile sobrio, concluse da una breve morale. 
I personaggi sono per lo più animali, ma anche uomini e dèi, o piante.

Ed ecco due fiabe...
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