Un argomento che mi tocca sempre molto profondamente è quello dei bambini rapiti, maltrattati, abusati da gente malvagia, senza onore e coscienza.
Per la rubrica STORIE VERE-TESTIMONIANZE, ho scoperto, diciamo così, questo libro che dev'essere molto "forte".
LE BAMBINE SILENZIOSE
di Lisa Hoodless - Charlene Lunnon
Abducted Ed. Newton compton Collana Grandi Tascabili Contemporanei Trad. di M. S. Abate 288 pp 6.90 euro 19 luglio 2012 (1° ed Febbraio 2011) |
La storia vera dell’atroce rapimento di due bambine e della loro lotta per tornare a vivere.
Hastings, East Sussex, 19 gennaio 1999. Hanno solo dieci anni, Charlene Lunnon e Lisa Hoodless, quando una mattina vengono rapite, per strada, mentre stanno andando a scuola.
Per tre interminabili giorni rimangono segregate in uno squallido appartamento, ripetutamente violentate, obbligate al silenzio e sottoposte alla follia di una mente perversa.
Fino a quando accade il miracolo: la polizia fa irruzione nel palazzo e il rapitore, un pedofilo appena uscito di prigione, viene arrestato.
Ma la libertà non è la fine dello strazio: negli anni successivi le due ragazze dovranno lottare contro il peso insostenibile dei ricordi per ricominciare una vita normale.
E per provare a ricucire la loro grande amicizia, distrutta da un orrore indicibile.
Scritta con lucidità e coraggio, Le bambine silenziose è la storia vera di un orribile sequestro e della dura lotta per ritornare, nonostante tutto, a vivere.
Certe ferite hanno bisogno di tempo. Per altre non basta una vita.
«Mi sono sforzata di ascoltare attentamente, non osavo respirare per non perdermi nemmeno una parola. I poliziotti sono rimasti sulla porta e all’improvviso mi è venuto il timore che se ne sarebbe andato via con loro lasciandoci intrappolate lì dentro senza cibo e che saremmo morte di fame. Non ci è balenato in mente nemmeno in quel momento di urlare. Eravamo troppo traumatizzate ed esauste per pensare lucidamente.»
Certe ferite hanno bisogno di tempo. Per altre non basta una vita.
«Mi sono sforzata di ascoltare attentamente, non osavo respirare per non perdermi nemmeno una parola. I poliziotti sono rimasti sulla porta e all’improvviso mi è venuto il timore che se ne sarebbe andato via con loro lasciandoci intrappolate lì dentro senza cibo e che saremmo morte di fame. Non ci è balenato in mente nemmeno in quel momento di urlare. Eravamo troppo traumatizzate ed esauste per pensare lucidamente.»