Ed ecco la seconda recensione di oggi!!
LE COSE CHE NON SO DI TE
di Christina Baker Kline
Ed. Giunti
336 pp
12 euro
USCITA 2 APRILE
2014 |
Molly ha solo diciassette anni ma continua a finire nei guai.
Figlia ribelle di due genitori adottivi, è sotto la tutela dei servizi sociali e ogni pomeriggio deve aiutare l'anziana Vivian nelle pulizie di casa.
L'incontro tra le due non è certo dei più promettenti: Molly ha sempre il broncio, parla a monosillabi..., ma Vivian è una donna speciale a cui la vita ha tolto e regalato tanto e, soprattutto, le due hanno qualcosa di molto profondo che le unisce: anche Vivian infatti è un'orfana che, come tanti altri bambini della sua epoca, venne messa sul ''Treno degli orfani'' per trovare famiglia.
E quando Molly capisce di poterla aiutare a dipanare il mistero che da tanti anni la perseguita, la scintilla dell'amicizia più grande e sincera libererà entrambe.
il mio pensiero |
Vivian e Molly: due donne completamente diverse per età, interessi, carattere, eppure allo stesso tempo, con qualcosa in comune di molto importante per entrambe.
Due generazioni lontane settant'anni, messe a confronto quasi per caso, che sfoceranno in una singolare amicizia, fonte per tutte e due di una "rinascita", di una liberazione da un fardello, da un passato - lungo o breve che sia - troppo pesante, ingombrante, tanto per le fragili spalle di una novantenne, quanto per quelle, giovani sì ma non ancora davvero forti, di una quasi diciottenne.
Vivian e Molly: 90 anni la prima, quasi 18 l'altra.
Entrambe pragmatiche, poco inclini ai sentimentalismi, abituate dalla vita a reagire con coraggio, possibilmente a muso duro, senza abbandonarsi a smancerie e pateticità..., perchè la vita purtroppo s'è dimenticata di essere generosa con loro, e non sempre le ha offerto calore, affetto, protezione, sicurezza, amore.
E adesso il destino le ha fatte incontrare; anzi, più che il destino, il caratterino vivace di Molly.
Molly ha un passato di abbandono da parte della famiglia (il padre muore accidentalmente, la madre ha da sempre problemi di droga e non può prendersi cura di lei...) e di continue delusioni da parte delle famiglie affidatarie; l'ultima coppia che la ospita non è che sia il massimo dell'amore familiare, della cura..., interessata solo ad ottemperare gli obblighi minimi davanti ai Servizi Sociali...
Così giovane e così sfortunata, insomma; certo, nella sua vita c'è il fidanzato Jack, che le vuol bene sinceramente ed è piuttosto apprensivo nei suoi riguardi, riconoscendo in Molly uno spirito ribelle e poco incline all'obbedienza alle regole e all'autorità, ma sarà proprio lui a suggerire un lavoretto alla ragazza per "scontare" le 50 ore di servizio sociale, beccatasi in seguito ad un "furto" nella biblioteca della scuola (Molly avrebbe sottratto una copia, tra l'altro malridotta, di Jane Eyre), ma che almeno le hanno evitato il riformatorio.
Vivian e Molly...: due donne che, pur potendo avere le proprie personali ragioni nel dimostrare diffidenza e circospezione l'una verso l'altra (Molly teme che Vivian sia una vecchina noiosa, magari petulante, lamentosa, ferma nel proprio passato di donna benestante e priva di veri problemi; Vivian avrebbe tutti i motivi per vedere Molly come un'adolescente ribelle, problematica, una "rogna" in casa, che di certo non ha alcuna voglia di aiutarla a sistemare gli scatoloni in soffitta nel corso delle fatidiche 50 ore), riusciranno a superarle e a instaurare gradualmente e, sotto lo sguardo incredulo di Jack e sua madre (che fa le pulizie nella grande casa di Vivian), la loro amicizia porterà benefici ad entrambe.
La liberazione da un passato ingombrante per Vivian e la consapevolezza di poter diventare una ragazza migliore e fiduciosa verso la vita e le persone, per Molly.
La storia narrata in "Le cose che non so di te" è una storia di dolore e separazioni, di delusioni e speranze, di infanzie rubate e mai restituite.
Storie di bambini orfani, soli, costretti a sottostare ai capricci e alle frustrazioni di adulti non sempre comprensivi ed amorevoli verso queste piccole creature che, saliti su un treno - il Treno degli Orfani -, vestiti di pochi stracci, negli Venti/Trenta hanno vagato di città in città, lungo le coste del Midwest, sperando che qualcuno li notasse e li adottasse, donando loro quel calore e quelle cure che solo un papà e una mamma possono dare, e di cui questi piccoli, ormai soli, hanno bisogno disperatamente.
La narrazione intervalla il presente (2011), in cui conosciamo la ribelle Molly, con il suo carico di vissuti problematici, e il passato, presentatoci attraverso il punto di vista (la narrazione passa dalla terza alla prima persona) di Vivian (il cui vero nome è Niamh, in quanto è irlandese), che ci riporta indietro nel tempo, al 1929, anno in cui la bimba viene messa sul treno degli orfani; e così apprendiamo il suo background, le sue brutte
esperienze, i maltrattamenti subiti, l'indifferenza incontrata, i momenti di buio ma anche quelli di luce e di speranza (la vita toglie ma ogni tanto si ricorda di dare... e sulla sua via, la piccola Niamh - che cambierà due volte nome, in base a chi l'adotta - incontrerà anche persone buone), la sua determinazione, intelligenza, i suoi sbagli, i suoi dolori.... fino ad arrivare a una soluzione che - in virtù dell'aiuto di una sveglia Molly, esperta nell'utilizzo delle moderne tecnologie - finalmente restituirà ad un'anziana ma tenace Vivian più di una ragione per essere in pace con se stessa.
claddagh |
Con quella se stessa che, tanti e tanti anni prima, s'è trovata a vivere e sopportare vicende dolorose più grandi di lei, che le sue spalle non sono state capaci di sopportare, e che l'hanno quindi indotta a compiere scelte sofferte e non sempre giuste.
E' un romanzo che, pur mantenendo una narrazione in molti tratti "leggera", mai pesante o patetica e smielata, tocca argomenti profondi e sensibili, quale quello dell'abbandono dei bambini, dell'adozione da parte di famiglie che troppo spesso pensavano solo ai propri interessi egoistici e non al bene dei piccoli orfanelli; un tema che affonda le proprie radici in un contesto storico assolutamente reale (QUI abbiamo visto il background che fa da sfondo alla storia) e che, pur essendo narrato come una fiction, resta pervaso da fatti realistici, da personaggi credibili, da sentimenti veri, da traumi che ancora oggi tanti bambini vivono tutte le volte che la vita li mette davanti una situazione di sradicamento e abbandono.
Una storia di sofferenze e dolore, ma anche di coraggio e rinascita, che insegna come, anche se tanto spesso ci si possa sentire "a pezzi dentro" perchè si è visto in faccia "il lato peggiore delle persone", pure
"le cose che contano restano con te, ti penetrano dentro"
e ti formano, determinando nel bene e nel male, ciò che sei e sarai.
Cosa porteresti con te?
Cosa lasceresti?
Cos'ha imparato sull'importanza delle cose?
Tre semplici domande che fanno un po' da guida a questa storia, emotivamente coinvolgente, e alle quali tanto la giovane Molly quanto la "vissuta" e stanca Vivian sono chiamate a rispondere, ognuna guardando al proprio passato, ma senza dimenticare che, finchè si è vivi, c'è sempre tempo per ricominciare e per recuperare.
Mi è piaciuto molto, soprattutto la parte relativa al passato di Vivian, che ho trovato più appassionante; la parte relativa alla problematica Molly è quella "meno originale", nel senso che bene o male l'ho già ritrovata in altri romanzi, come "Il linguaggio segreto dei fiori" o "I cento colori del blu".
Lo consiglio a chi ama le storie drammatiche, che fanno leva sulle emozioni e che partono anche da fatti e dati realmente verificabili.