Il personaggio mitologico di Medea è al centro dell’omonima tragedia di Euripide andata in scena per la prima volta ad Atene nel 431 a.C.
La trama è semplice e lineare: Medea
96 pp |
Da donna passionale qual è, Medea non può accettare l’idea che il consorte la tradisca e l’abbandoni per sposare un’altra donna, nonostante lui cerchi di blandirla e di mostrarle i vantaggi di questo matrimonio soprattutto per i loro figli.
Medea, scaltra (il suo nome significa proprio “scaltrezza, furbizia”) e intelligente, finge a un certo punto di voler trovare un punto d’incontro col marito, ma in realtà il suo cuore è ormai pieno di desiderio di vendetta, risentimento e odio, innanzitutto verso l’ex marito, ma anche verso la sua promessa sposa e il padre di questa, che immaginando i sentimenti negativi di Medea verso chi l’ha tradita e sta contribuendo alla sua umiliazione, ordina che la donna e i figli vadano in esilio.
Medea non esita a supplicare e inginocchiarsi al cospetto del re Creonte, chiedendo clemenza per sé e per i figli; lei non sa dove andare, perché per sposare Giasone, anni prima, si era messa contro la propria famiglia, ma Creonte non si commuove dinanzi alle parole della donna.
Quest’ultima allora medita un piano terribile e sanguinoso. e non si darà pace fino a quando non si sarà vendicata di Giasone e di coloro che stanno cercando di piegarla.
La sua rabbia cieca e folle la porta a commettere azioni turpi, a commettere degli omicidi, anche a scapito di innocenti che lei per prima avrebbe dovuto proteggere e amare…
Medea è una donna forte, determinata, sa cosa vuole e come ottenerlo; consapevole di quali sacrifici abbia fatto per dimostrare il proprio amore al marito, è oltremodo offesa davanti all’insolenza di lui, che la lascia per sposare un’altra donna (che poi non ama, è guidato solo da avidità, brama di potere), dimenticandosi di ciò che hanno condiviso insieme e dei figli stessi.
Compaiono altri personaggi, tra cui le donne (coro), il pedagogo dei figli di Medea e Giasone, e la nutrice, serva fedele della protagonista.
Medea medita sulle decisioni da prendere e queste sono tremende, richiedono un sangue freddo e un cinismo che turbano, fanno scuotere il capo per la disapprovazione, eppure lei porta avanti le proprie scelte, il proprio malvagio piano, a prescindere da tutto, andando contro se stessa, in un certo senso, perché l’odio è diventato in lei più grande e più forte anche dell’amore. Ciò che conta, per lei, è far soffrire l’arrogante ed egoista Giasone, e se per raggiungere questo scopo ella deve commettere l’azione più abietta che ci sia per una persona (tanto più per una madre…), ebbene è pronta ad andare avanti, imperterrita.
Gli déi vengono menzionati dai personaggi di questa tragedia, ma non intervengono nel destino dell’essere umano.
“La donna è di solito piena di paura, e inadatta alla lotta, e repugna alla vista di un’arma; ma se offesa nei suoi diritti di sposa, non c’è altro cuore più assetato di sangue”.
“…noi donne, se anche siamo, per nostra natura, le meno capaci a ben fare, siamo però di ogni male le artefici più esperte”.
“Cuore violento è il suo, di essere maltrattata non tollera (…). Tremenda donna è, e certo non facilmente, chi si scontri con lei nemica, potrà riportarne vittoria.”
Non sono una grande appassionata di tragedie greche, però ammetto di aver trovato la lettura di questa breve opera davvero interessante, e anzi non escludo la possibilità di leggere altro, non necessariamente solo di Euripide.
Si accettano consigli ^_^
obiettivo n. 17 Una tragedia greca o un'opera di un autore greco o latino in traduzione italiana. |