martedì 5 novembre 2019

Recensione: LA SCOPERTA DELL'INTELLIGENZA di Elisabetta Cicciola



Un saggio molto interessante che si concentra sulle ricerche di Alfred Binet nell'ambito della psicologia sperimentale e sul percorso scientifico che l'hanno portato ad elaborare il suo fortunato test.



LA SCOPERTA DELL'INTELLIGENZA
Alfred Binet e la storia del primo test
di Elisabetta Cicciola

Fefè Editore
251 pp
15 euro
2019
Studioso eclettico e poliedrico, Alfred Binet  - da tutti riconosciuto quale il “padre” del primo test d’intelligenza - ha saputo incidere profondamente sulla psicologia sperimentale in maniera originale, imponendosi quale rappresentante francese, tra i più fedeli, dello sperimentalismo di laboratorio. 
Ma al centro del suo lavoro non c'è soltanto l'indagine di laboratorio, quanto soprattutto l'intenzione di indirizzare gli studi psicologici verso la necessità di educare i bambini "anormali" e inserirli in un processo di scolarizzazione.

Il presente volume ricostruisce e inserisce l’opera di Binet all'interno del contesto socio-politico francese fra Ottocento e Novecento, dandoci un chiaro ed essenziale quadro del rapporto fra scienza e società, nonché del mandato politico della psicologia scientifica nel periodo della sua fondazione. 

L'Autrice ci espone in maniera chiara e sintetica la formazione intellettuale di Binet, e apprendiamo come egli sia stato attratto da vari campi del sapere:

"Scienziato affermato, ma al contempo emarginato in patria dai suoi contemporanei, Binet mostrò, nella sua breve vita, una fertilità scientifica fuori dal comune. Si occupò ai più alti livelli di fisiologia, scienze naturali, biologia, embriologia, psicologia patologica, psicologia di laboratorio psicologia individuale e di applicazioni psicologiche in ambito pedagogico, criminologico, giudiziario, clinico; fu anche un drammaturgo".

Segue un capitolo sulle sue opere; Binet scrisse testi concernenti la memoria, la psicologia del bambino (compì diversi esperimenti sulle figlie, vòlti proprio a studiare l'intelligenza dai primi mesi di vita all'adolescenza), l'importanza dell'osservazione spontanea e sistematica.

Nella sua breve vita di studioso, Binet ha dovuto far fronte allo scetticismo di molti colleghi contemporanei...

"Binet era un outsider, sottovalutato dai suoi colleghi e considerato principalmente come uno psicologo di laboratorio - né medico né filosofo - e per di più con la creazione di uno strumento "psicologico", aveva definitivamente oltrepassato i territori da sempre colonizzati dai medici e dagli psichiatri".

...e a numerose critiche, come ad es. quelle relative all'accusa di "a-teoreticità", quando in realtà egli cercò sempre di collegare teoria e sperimentazione: 

"L'istruzione teorica è utile quando va a completare l'istruzione pratica".

Per arrivare alla creazione del primo test d'intelligenza, Binet è passato prima per la fondazione di una Psychologie Individuelle, che doveva concentrarsi sullo studio dei processi psicologici caratterizzanti il singolo individuo: individuare i processi psichici superiori (memoria, comprensione, attenzione, immaginazione, ecc...) permette di cogliere le differenze tra individui, tenendo conto anche dell'ambiente sociale.

Grande fu l'interesse del ricercatore per il bambino e infatti, da un certo momento in poi, i soggetti privilegiati delle sue ricerche furono proprio i bambini delle scuole elementari, di cui studiò e misurò le attitudini fisiche, intellettive e morali, giungendo a costruire scale divise per sesso ed età.

Ma prima di arrivare all'elaborazione della Scala metrica d'intelligenza, Binet andò alla ricerca dei "segni" dell'intelligenza nell'organismo fisico (craniometria, cefalometria, fisiognomica); sono gli anni in cui tanti studiosi ricercano una relazione tra misura del cranio e intelligenza, pensiamo a Galton, Broca, e altri che hanno condotto una serie di studi per sostenere con certezza che la craniologia fosse un sistema efficace per classificare la misura dell'intelligenza...

Del famoso test  messo a punto da Simon e Binet nel 1904, seguono due revisioni (1908, 1911), che perfezionano e migliorano di volta in volta la versione successiva.

Lo scopo dei due studiosi era realizzare un metodo di diagnosi differenziale, così di individuare il livello intellettivo dei bambini con insufficienze mentali; questi ultimi, a parere del ricercatore,  andavano inseriti nelle cosiddette "classi di perfezionamento", ma non per emarginarli e isolarli, bensì sempre con l'obiettivo di educarli, per farne soggetti il più possibile autosufficienti, inseriti nella società (professionalmente e socialmente), e mettendo inoltre i bambini "normali" in condizione di imparare ad essere solidali con i compagni in difficoltà.

Purtroppo però, soprattutto in America, il test d’intelligenza di Binet fu usato in modo errato, con un vero e proprio stravolgimento delle finalità per cui lo strumento nacque.
Ricordiamo in particolare i "danni" provocati da chi, come Goddard, sosteneva che la «debolezza mentale» seguisse la legge mendeliana dell’ereditarietà e che fosse causata da un singolo gene recessivo rispetto a quello che regolava l'intelligenza normale; arrivò a dichiarare che, per evitare quindi che i "deboli mentali" facessero figli come loro, si dovesse praticare un severo "controllo delle nascite"...
Nel contesto americano il test fu proposto in chiave innatista, quando invece il suo "fondatore" lo aveva pensato con lo scopo di rilevare le caratteristiche mentali dei bambini così da aiutarli, rieducarli, recuperarli, non stigmatizzarli e indicarli come esseri inferiori.

Il saggio di Elisabetta Cicciola espone in modo chiaro, minuzioso e con un linguaggio che sa essere accessibile pur restando preciso ed essenziale, la vita e le opere di uno studioso che, pur con i suoi limiti umani, ha saputo imporsi nel panorama psicologico internazionale, come uno studioso originale, che ha introdotto una prospettiva psicologica nella questione relativa all'educazione dei soggetti "anormali".
Un libro che ho trovato stimolante, esaustivo sia nella trattazione dell'argomento in oggetto che nell'esposizione del periodo storico, sociale e scientifico di riferimento.

Ringrazio l'Ufficio Stampa della Fefè Editore per l'invio della gradita copia-omaggio e ne consiglio la lattura in particolari a quanti sono appassionati di psicologia.

lunedì 4 novembre 2019

Recensione: TUTTO E' SCRITTO di Simone Ruggerini



In “Tutto è scritto” la vita, le paure e gli amori di un gruppo di ragazzi di Parma si incrociano con una serie di delitti, si intrecciano insieme a nuovi personaggi alla ricerca di risposte su quanto accaduto durante il periodo degli omicidi, in un crescendo di avvenimenti drammatici e paranormali, fino ad arrivare a un movimentato e inaspettato epilogo.


TUTTO E' SCRITTO
di Simone Ruggerini




Viola Editrice
22 euro
“Siamo nel nulla e andiamo verso ciò che è scritto. Siamo nulla, ed esistiamo perché così è scritto".

Francesco, Valentina e Matteo sono tre normalissimi ragazzi che studiano a Parma; si incontrano per la prima volta a una lezione universitaria e tra loro si instaura immediatamente una bella amicizia.

Valentina è una ragazza sensibile, allegra e con una gran voglia di vivere, anche se nel suo passato custodisce il segreto di una bruttissima e dolorosa esperienza: ha subito una violenza sessuale, e questo la rende un po' restia a lasciarsi andare coi ragazzi, anche se verso Matteo - attraente, socievole e simpatico -prova un'attrazione inaspettata e via via più forte...

Del terzetto, Francesco è il più timido ed impacciato (soprattutto col gentil sesso), e quando si rende conto di sentire per Valentina un sentimento che va ben oltre l'amicizia, inizia a isolarsi un po' (conscio di non poter competere con l'amico e "rivale in amore"), tanto più che a casa vive una situazione famigliare difficile: la sua cara mamma sta vivendo un periodo emotivamente instabile, frutto - credono lui e il padre - di una crisi nervosa che la sta spegnendo e intristendo.

In realtà, nel corso della lettura capiremo che la donna è tormentata da percezioni e sensazioni terribili che hanno a che fare con fatti sanguinosi e tragici.
Fatti che, quando incominciano a verificarsi, scuotono tutta la città di Parma.

Un feroce serial killer si sta divertendo ad ammazzare, con barbaro sadismo, alcune povere ragazze, tra cui una amica e coinquilina della stessa Valentina.
L'atmosfera in città si surriscalda: la gente, giustamente, ha paura e alcune persone un po' troppo esagitate, davanti ai fallimenti della polizia, cominciano a formare dei gruppi di "ronde" vòlte ed acciuffare l'assassino, in una sorta di "giustizia fai da te"; a guidarli c'è un losco ed esaltato personaggio, di nome Gianni Cantadori, un soggetto che rivelerà tutta la propria follia e pericolosità e che commetterà azioni orribili spinto dalla assurda convinzione di essere una specie di "messia", di giustiziere divino che deve giudicare questo mondo impazzito e peccatore...

Gli eventi si susseguono concitati, in un ritmo frenetico e molto movimentato e, a un certo momento, sembra di giungere - seppure attraverso avvenimenti carichi di esplosioni di violenza inaudita e di fenomeni che travalicano la realtà e sfociano nel paranormale - a una soluzione del caso, in quanto il serial killer viene individuato e fermato...

Ma quello che potrebbe sembrare un successo è in realtà soltanto l'inizio di un vero e proprio incubo, che vede i tre amici personalmente coinvolti, essendo essi testimoni di fatti inspiegabili e spaventosi, che li turberanno profondamente; in particolare, a risentirne in modo preoccupante è Francesco, che si emargina da tutti fino a maturare dentro di sè pensieri e sentimenti negativi, cattivi, deleteri, anche verso Matteo e Valentina, i quali sono molto preoccupati per lui e desiderano "recuperarlo".

A questo si aggiunge un particolare importante: Francesco e famiglia si trasferiscono in una casa distante dal centro parmense, e l'ingresso in questa dimora, solo apparentemente tranquilla e "normale", darà il via ad un'altra serie di eventi extrasensoriali, che fanno sentire tutto il loro pericolosissimo peso anche su Paolo e Laura, i genitori di Francesco, che sono sempre state due persone mansuete e amorevoli.
È come se tra quelle mura ci fosse qualcosa - una presenza oscura indefinibile, immateriale ma potente - che entra nella mente di chiunque abiti in quella casa, influenzandola in maniera negativa e inducendola a commettere azioni riprovevoli, incidendo sulla personalità e rendendola "impazzita", incline a fare il male, cattiva nei confronti di tutto e tutti.

In quella dimora c'è qualcosa di malefico e oscuro realmente capace di suggestionare le persone che vi si trovano? Di cosa si tratta? Questa maledetta impellenza e urgenza di seminare la morte può essere fermata?

Tutto quindi prende a ruotare attorno a quest'abitazione e ai suoi segreti (essa è in qualche modo legata alla serie di delitti di cui abbiamo parlato prima), agli orrori che essa sembra attirare o forse contenere al suo interno, in uno spazio che non è visibile, ma che appartiene ad un'altra dimensione, chiaramente ultraterrena, occulta.

Altre persone innocenti vengono travolte dalle oscure vicende che si svolgono capitolo dopo capitolo, in special modo il capitano Dotti (un poliziotto ligio al dovere, un uomo buono e onesto), la giornalista Natalia, il suo ragazzo e collaboratore Samuele, e Caterina, la giovane sorella del serial killer.

Nessuno di essi rimane indifferente all’impenetrabile e cupa atmosfera che si respira attorno alla casa di Francesco, il seme della follia si espande e colpisce senza che lo si possa fermare, dando il via ancora una volta a una nuova tragedia.

Valentina, Matteo, Dotti, Caterina, Natalia e Samuele diventano protagonisti di un viaggio all'inferno, si scontreranno con fenomeni ed eventi misteriosi e spaventosi, che neanche nei loro peggiori incubi avrebbero potuto immaginare, fino ad arrivare alla verità, e sarà una verità terrificante, che li metterà in contatto con presenze e forze maligne, che non appartengono a questo mondo e che vogliono far loro del male, staccarli dalla realtà da essi conosciuta per scaraventarli in una dimensione a loro ignota, dove tutto è scritto, dove ogni fatto, persona, parola, emozione, paura, successo... è stato già tragicamente deciso da qualcun altro.

“Non ve ne rendete conto? Non lo sentite? Qualunque sia il finale di questa storia, noi dovremo esserci. Da qualche parte, credo sia scritto così”.

"Tutto è scritto" è un romanzo che parte come un thriller (c'è il serial killer che semina morte e terrore in città) per poi man mano approdare al paranormale, strizzando l'occhio all'horror; è, infatti, ricco di elementi surreali, extrasensoriali, occulti, in cui il Male si fa sentire non solo attraverso rumori sinistri e criptici, voci maligne che sussurrano all'orecchio di menti già di per sé fragili e suggestionabili, ma anche attraverso circostanze, fatti e indefinibili presenze che aggrediscono i vari personaggi coinvolti, fanno loro del male, mettendoli in serio pericolo e scaraventandoli in realtà che di umano e razionale non hanno nulla, popolate da esseri mostruosi, viscidi, suoni assordanti e raccapriccianti, esseri umani che impazziscono e diventano marionette senza anima nelle mani di questa essenza malvagia che sta causando un tale putiferio nella pacifica Parma e nelle esistenze di un gruppo di persone innocenti.

Ogni confine - tra razionale e irrazionale, tra incubo e realtà, tra vita e morte, tra follia e lucidità - viene puntualmente cancellato, e il lettore si ritrova anch'egli in balia di eventi sovrannaturali che si susseguono velocemente, senza che si capisca cosa ci sia dietro a una tale scarica di malvagità che si è espansa di punto in bianco causando dolore, sangue, morte, pazzia.
Fino a quando, verso la fine del romanzo, c'è il colpo di scena col quale l'Autore ci chiarisce, appunto, "l'origine del male": e se tutto quello che sta succedendo fosse provocato da un burattinaio perfido che muove i fili delle proprie ignare creature, decidendo il loro destino? E chi potrebbe essere questo infido manipolatore?
L'Autore mescola realtà e irrealtà, la finzione (nella finzione) con il vero, e il lettore inevitabilmente arriva all'ultima pagina con la curiosità di capire quale sorte - tragica? lieta?- toccherà ai poveri protagonisti della storia.

Pur essendo abbastanza corposo, il ritmo scattante e l'abbondanza di dialoghi facilitano lo scorrere della lettura, anche se forse la stessa potrebbe risentire dei tanti e repentini cambi di scena, che a mio avviso (e gusto personale) possono disorientare un po', e soprattutto verso la fine accadono davvero molte cose tutte insieme; personalmente ho trovato a volte eccessivo l'uso d certi elementi tipici del genere horror ("cose" raccapriccianti, viscide, insetti orribili, creature mostruose, pareti che si richiudono su se stesse, oggetti dai poteri funesti...); nel complesso, però, il romanzo risulta gradevole e credo che possa piacere in particolare a quanti amano quel genere di storie in cui il lettore viene fagocitato, insieme ai personaggi, in un grande incubo dove le paure più ancestrali vengono fuori.



domenica 3 novembre 2019

Bilancio di letture del mese di ottobre 2019



Libri letti nel mese di ottobre!




  • TUTTI GIÙ PER ARIA di R. Postorino. Un'avventura che insegna alla giovanissima protagonista, e ricorda al lettore, che essere diversi non è un ostacolo, bensì una ricchezza da condividere con gli altri.
  • LE DEE DEL MIELE di Emma Fenuun piccolo ma ipnotico romanzo che racconta la storia di alcune donne le cui esistenze sono strettamente intrecciate tra loro; a fare da cornice a questi pezzi di vita tutta al femminile, che si snoda attraverso tutto il Novecento, è una affascinante Sardegna intrisa di mito e memoria.
  • FEDERICO di F. Anselmo. È uno di quei libri per i quali vorresti non ci fosse mai stata la necessità di doverlo scrivere. Perché pensare che i fatti narrati siano successi realmente, e cioè che un ragazzo di soli 18 anni, con tutta la vita davanti, sia morto per mano di un gruppo di persone che, per professione (e, vorrei poter aggiungere, per vocazione) sono chiamati a proteggere e a garantire la sicurezza dei cittadini (e dei più deboli in seno alla società), è qualcosa che fa accapponare la pelle, che provoca inevitabilmente dolore e rabbia. Tanta rabbia.
  • "Psicologia del malato oncologico. Non muore il desiderio" di Gabriella Gagliardi. Un trattato che, nella sua brevità e immediatezza di linguaggio, si sofferma con sensibilità sulle conseguenze psicologiche che vivono coloro ai quali viene diagnosticato un tumore.
  • L'ESTATE DELL'INCANTO di Francesco Carofiglio. Il ricordo di un'estate indimenticabile nasconde in sé il potere di riscaldare il presente, di rendere i giorni vissuti meno freddi e grigi perché, fino a quando la memoria resiste, non saremo mai del tutto soli.
  • LA GRANDE CASA BIANCA di Maurizio Gramolini. Il romanzo, ambientato sostanzialmente ai giorni nostri, racconta di un luogo leggendario, in Toscana, la cui storia affonda le proprie origini nell'epoca etrusca e ha a che fare con il passaggio tra questo mondo e l'aldilà.
  • LA REGINA DELLE GREGGI di Thomas Savage. Storia di una famiglia americana che ruota attorno a un personaggio femminile tutto d'un pezzo, dalla personalità granitica: la "regina delle greggi", Emma Russell Sweringen, mamma di un figliolo amatissimo morto precocemente, di una figlia che l'ha delusa, nonna di un nipote che l'adorava. 
  • LE CONCUBINE DEL PIANETA GOMORO di Lidia Calvano. In un'epoca futura, su un pianeta in cui ormai la specie umana si sta estinguendo a vantaggio di esseri umanoidi inclini a guerre e violenze, una donna innamorata spera ancora in una vita e in un mondo diverso, in cui potrà essere libera e non più schiava dei capricci dei suoi padroni.Potrà l'amore per un umanoide salvarla?
  • SABOTAGGIO di Alessio Piras: un breve racconto noir con un protagonista solitario, malinconico, intuitivo, testardo, che ama il proprio lavoro, onesto, alle prese con un caso più complesso di ciò che sembra.
  • OTTO PAROLE di Marco La Piana: un breve ma intenso scritto del catanese Marco La Piana, che tra queste pagine ci racconta i frammenti di una storia intima e schietta, scavando nel profondo di se stesso e offrendo al lettore numerosi spunti per guardarsi dentro e riscoprire la complessità e il significato più genuino di parole importanti, utili per dare slancio e vigore alla propria esistenza.
  • THE CHAIN di Adrian McKinty. Può una persona comune, che mai ha commesso delitti e atrocità né si sognerebbe di commetterne, trasformarsi in un mostro quando le viene toccato ciò che di più caro ha al mondo?


Sul podio di ottobre vanno di certo il libro-inchiesta dell'avv. Anselmo, che espone con meticolosità e cuore il caso giudiziario di FEDERICO Aldrovandi e L'ESTATE DELL'INCANTO di Carofiglio per aver costituito una sorta di coccola letteraria molto gradita; purtroppo - cosa che faccio raramente - menziono anche due semi delusioni: "La regina delle greggi", per non avermi minimamente coinvolto, e "The Chain" per aver disatteso le aspettative.


Attualmente ho in lettura:

  • GLI SPIRITI NON DIMENTICANO. Il mistero di Cavallo Pazzo e la tragedia dei Sioux, di Vittorio Zucconi, che racconta di un popolo, i Lakota Sioux delle Grandi Praterie americane, e del loro ultimo intrepido eroe, il capo Cavallo Pazzo, il vincitore di Custer.
  • PURCHE' SIA AMORE di Barbara Nalin e  ARRIVO' I PRIMI DI GENNAIO di Livin Dereve, entrambi romance contemporaneo.
  • il saggio di psicologia LA SCOPERTA DELL'INTELLIGENZA di Elisabetta Cicciola, che esamina l'opera di Alfred Binet, ufficialmente riconosciuto quale il "padre" del primo test d'intelligenza.


sabato 2 novembre 2019

Recensione: FEDERICO di Fabio Anselmo



È uno di quei libri per i quali vorresti non ci fosse mai stata la necessità di doverlo scrivere.
Perché pensare che i fatti narrati siano successi realmente, e cioè che un ragazzo di soli 18 anni, con tutta la vita davanti, sia morto per mano di un gruppo di persone che, per professione (e, vorrei poter aggiungere, per vocazione) è chiamato a proteggere e a garantire la sicurezza dei cittadini (e, ancor più, dei più deboli in seno alla società), è qualcosa che fa accapponare la pelle, che provoca inevitabilmente dolore e rabbia. Tanta rabbia.


FEDERICO
di Fabio Anselmo




Fandango Libri
281 pp
18 euro
Febbraio 2019
Fabio Anselmo è un avvocato di Ferrara, titolare di un piccolo studio di provincia specializzato in casi di malasanità.
Il 26 settembre 2005 riceve nel proprio studio la visita di una coppia di genitori, Lino Aldrovandi e sua moglie Patrizia Moretti.
Sono lì per il loro figlio maggiore, Federico, un ragazzo di 18 anni morto la mattina del giorno prima, in seguito - è stato loro comunicato brevemente - ad un malore.
Pare che il ragazzo facesse uso di droga, e che l'abuso di sostanze lo abbia portato alla morte.
Ma Lino e Patrizia non ci credono: a loro non risulta che Federico facesse uso di stupefacenti, e poi si capisce da subito che attorno a quelle ore concitate che hanno condotto al decesso del giovane, ci sia molto, moltissimo, da chiarire.

Ed infatti, sarà proprio così.

"Federico Aldrovandi era morto ammanettato con le braccia dietro la schiena, prono sull'asfalto, intorno erano ben visibili numerose macchie di sangue. E il suo corpo era violentato da ben 54 lesioni, sia pure superficiali e non gravi. Una allo scroto che era stato descritto come completamente tumefatto."

Federico, un giovane studente ferrarese, muore di asfissia posturale in seguito ai colpi ricevuti durante un fermo di polizia.
Gli agenti coinvolti, ovviamente, hanno la propria versione dei fatti e non sono disposti a prendersi la benché minima colpa della morte del diciottenne, ma nel corso di queste pagine leggiamo come la verità, seppur faticosamente e non senza tanti ostacoli da superare, verrà a galla.
E questo grazie alla tenacia e alla dignità di due genitori che soffrono per la morte del loro ragazzo e che non accettano che la sua memoria venga infangata attraverso una ricostruzione falsa, e alla caparbietà e alla grande professionalità dell'avvocato Anselmo, che condivide con i suoi lettori l'iter di uno dei più importanti casi giudiziari degli ultimi anni, che ha sconvolto l'opinione pubblica nazionale.

Il racconto in prima persona da parte dell'avvocato della famiglia Aldrovandi, è preciso e razionale ma anche appassionato, perché Anselmo prende a cuore il "caso Aldro", sente su di sé tutta la rabbia di una tale inenarrabile ingiustizia, comprende il dolore dei poveri genitori di Federico e sa di dover lottare assieme a loro perché vengano fuori tutti i responsabili, e soprattutto ci si aspetta che essi paghino.

L'avvocato, in queste pagine, accenna a una vicenda personale, che tempo prima aveva colpito la propria famiglia, in cui l'allora moglie aveva rischiato la morte a causa di un'infezione contratta in ospedale in occasione della nascita del secondo figlio, fatto che diede il via ad un caso giudiziario di  malasanità che lui aveva affrontato con la grinta e la sete di giustizia che lo hanno motivato non soltanto nell'omicidio di Federico, ma anche in tutte le successive vicende giudiziarie che hanno avuto una certa eco da parte dei media, e che hanno visto coinvolti poliziotti, carabinieri, medici - come nei casi Cucchi, Magherini, Narducci, Budroni, Uva, Davide Bifolco.

Quello di Federico è un caso difficile da dimenticare, ma leggere tutto quello che c'è dietro - le indagini, la ricerca dei testimoni che quella mattina hanno visto e udito ciò che successe in via Ippodromo, i tentativi di depistaggio perché emergesse una "verità" ben diversa da quello che realmente era accaduto e che aveva posto fine all'esistenza di Federico, le perizie, le arringhe -, non solo dal punto di vista dell'iter giudiziario, ma ancor più in termini emotivi - le paure e i fallimenti dell''avv. Anselmo, non solo in quanto legale della famiglia Aldrovandi, ma ancor prima come uomo -, fa sì che si guardi a questa terribile vicenda non più come a qualcosa di distante, di cui abbiamo sentito notizie qua e là nei tg, ma come al dramma di una famiglia come tante, che potrebbero essere i nostri vicini di casa, nostri parenti..., noi stessi. 
La storia di Federico ci riguarda, ci tocca profondamente e da vicino.

Durante la lettura inevitabilmente ho provato tante emozioni contrastanti: dolore e rabbia per Federico in primis, per il triste ed ingiusto destino cui è andato incontro quella maledetta mattina del 25 settembre 2005, quando per sua sfortuna è finito nella mani di quattro agenti di polizia, che sette anni dopo verranno condannati "per eccesso colposo in uso legittimo delle armi" (!!!!).

"Quel che non mi da pace è il pensiero del terrore e del dolore che ha vissuto Federico nei suoi ultimi minuti di vita. Non ha mai fatto male a nessuno. Credeva nell’amicizia che dava a piene mani. Era un semplice ragazzo come tanti. Come tutti i ragazzi di quell’età si credeva grande ma dentro non lo era ancora. Aveva tutte le possibilità di una vita davanti, e una gran voglia di viverla…"

Queste che ho trascritto sono le parole di Patrizia Moretti.
Mi sono sentita... male... al pensiero dei genitori di Federico, Lino e Patrizia, per la tragedia immane che li ha travolti, e che essi hanno affrontato a testa alta, con dignità, senza alzare la voce eppure mantenendosi fermi nel voler giustamente difendere la memoria del loro ragazzo, che si voleva far passare per un mezzo tossico che, quella mattina, si trovava in uno stato di alterazione psicofisica, quando invece no, non è andata così, e mamma Patrizia è la prima a chiedere verità e giustizia, facendo sentire la propria voce attraverso le pagine del suo blog, in cui raccontò la storia del figlio in un post scritto nel gennaio 2006.

È inevitabile solidarizzare con una mamma che chiede legittimamente che si faccia luce su fatti così assurdi e drammatici.

Ci si indigna profondamente nel rendersi conto di come si sia cercato in tutti i modi di scagionare la polizia, attribuendo a Federico e alla sua assunzione di droghe le cause della morte..., pur di non vedere in faccia la realtà e ammettere che invece il ragazzo fosse morto in seguito ad asfissia posturale, provocata dalla ‘compressione toracica’ cui fu sottoposto dagli stessi agenti.

Non si tratta di demonizzare le forze dell'ordine, quanto di pretendere che venga fatta giustizia, e l'autore riporta a tal proposito una significativa dichiarazione della stessa mamma di Federico:

"Le forza di Polizia sono un patrimonio preziosissimo delle comunità e meritano assoluto ed incondizionato rispetto. Chi mette in dubbio ciò in nome di mio figlio, sappia che manca di rispetto alla sua memoria. Ciò però non significa che qualcuno non possa aver sbagliato quella maledetta notte. Ciò però non esime quegli agenti interessati, il questore e tutti gli altri dall'obbligo della verità."

Non si può non apprezzare la serietà e la professionalità dell'avv. Anselmo, la sua passione per una professione che spesso pone davanti a casi giudiziari ed umani tutt'altro che semplici, ma che anzi mettono alla prova sotto tanti punti di vista, e questi tratti emergono in modo palese in questo libro-documento, scorrevole come un romanzo ma che tale non è: è purtroppo una storia vera, tristemente e maledettamente vera, che ripercorriamo con partecipazione, lasciandoci coinvolgere emotivamente attraverso l'analisi lucida e intensa che l'autore ha scritto nero su bianco in queste pagine.
Da leggere.



venerdì 1 novembre 2019

Recensione: TUTTI GIÙ PER ARIA di Rosella Postorino



Un'avventura che insegna alla giovanissima protagonista, e ricorda al lettore, che essere diversi non è un ostacolo, bensì una ricchezza da condividere con gli altri.


TUTTI GIÙ PER ARIA
di Rosella Postorino


Salani Ed.
ill. A. Cimatoribus
139 pp
14.90 euro
Età di lettura: da 8 anni
Tina ha otto anni ed è una bambina che difficilmente si unisce ai giochi con i compagni di scuola, e questo non perché sia scontrosa o ami stare da sola, quanto per la paura di sbagliare e di essere presa in giro per questo.

Sì, perché Tina di solito fa solo le cose che sa fare bene ("e quello che non sapeva fare preferiva non farlo"), proprio perché ha sempre paura di combinarne una delle sue, mostrando a tutti di essere buffa ed impacciata; non per nulla gli altri bambini la chiamano "perfettina" e non la trovano molto divertente: del resto, la perfezione non ha mai fatto ridere nessuno! 

Un pomeriggio, però, decide di fare qualcosa che solitamente evita come la peste: giocare a pallavolo con i compagni!
Lei sa di essere una schiappa in questo gioco, di non riuscire nemmeno a fare una battuta come si deve, e lo sanno anche gli amichetti, che infatti non la inseriscono mai nella squadra.
Ma quel giorno evidentemente c'è bisogno di lei, e così, quando batte la palla... tira troppo forte ed essa va a finire dritta dritta nel fiume!

Tina, sconsolata e sentendosi in colpa, si offre per andare a riprenderla, precipitando insospettabilmente giù da una cascata.
Da questo momento ha inizio la sua incredibile avventura!
A  recuperarla dal fiume è una strana signora, Gianna Baloon, che non è una donna qualsiasi: è un’enorme signora-mongolfera, che ama chiacchierare senza sosta e che la conduce in volo fino a uno strano paese: il Paese degli Scarti, dove la piccola "perfettina" incontra vari e bizzarri personaggi, che non immaginava esistessero.

C'è fermento in paese in vista della Fiera degli Scarti e per l'annuale Caccia al Tesoro e anche Tina viene coinvolta nell'atmosfera festosa e un po' matta che si respira.

C'è Giangi, il parrucchiere dei bambini, che sostiene convintamente i benefici del fare lo shampoo e un bel taglio originale: 

"Puoi farci mille con la testa, è vero (...). Ma solo quando ti accarezza qualcuno ti sembra di capire perché hai un corpo e una testa. Capisci che l'unico motivo per il quale hai una testa sulle spalle è di darla in mano a uno che la accarezzi, come succede durante la shampoo. Al di là delle cose che i bambini impareranno crescendo, delle preoccupazioni che avranno per la testa, da adulti, voglio che ciascuno di loro sappia che la testa serve prima di tutto per essere coccolata".  

C'è Brezzolino, che ha giusto qualche problemino di flatulenza (cosa che lo rende simpatico e fa ridere tutti a crepapelle), e poi ci sono altri bambini come lei, con i quali, per la prima volta in vita sua, Tina "farà squadra" per risolvere gli strambi enigmi della caccia al tesoro; forse nel Paese degli Scarti

"...non si stabilivano mai le squadre a priori, ma si formavano spontaneamente, così nessuno poteva rimanere escluso".

È davvero un paese buffo, con abitanti veramente curiosi, e ognuno con caratteristiche particolari, che li differenziano dagli altri e li rendono unici e speciali, che si tratti del sindaco eccessivamente timido, o della musicista con due mega orecchie che le permettono di captare la voce delle stelle, o di due sorelle legatissime tra loro che quando si arrabbiano... meglio non intromettersi...!
Insomma, tra filastrocche e indovinelli, Tina partecipa ad una caccia al tesoro indimenticabile, e anche se non dovesse esserci un vero e proprio vincitore,  ciò che conta per Tina sarà aver fatto un'esperienza favolosa, alla fine della quale si ritroverà finalmente a ridere di gusto, e a ridere - perché no? - anche di se stessa, dei propri difetti e della propria meravigliosa imperfezione: 

"E per la prima volta essere buffa, anziché perfetta, non le fece sudare le mani. Tutt'altro: la rese felice. Nessuno aveva mai riso grazie a lei. e forse lei non aveva mai imparato a ridere assieme agli altri, soprattutto di se stessa".

Un racconto che ci ricorda come le imperfezioni, le debolezze, le insicurezze, facciano parte di ciascuno di noi, ci rendano esseri irripetibili nella nostra individualità, e solo accettando ciò che siamo come qualcosa di cui non c'è da vergognarsi, possiamo riuscire a vincere le nostre paure, a rendere le nostre diversità dei punti di forza, rispettando anche quelle altrui.
Tina è una bambina insicura, che teme di far brutte figure e per questo preferisce non "rischiare" nel fare qualcosa davanti agli altri, ma l'esperienza che vivrà le insegnerà, tra le altre cose, a prendersi con più leggerezza e un pizzico di sana autoironia, che non guasta mai (anzi, dovremmo esercitarla maggiormente, tanto più col passare degli anni!).

Attraverso un linguaggio semplice, adatto a tutti (a partire da lettori giovanissimi), un paese immaginario spassoso e allegro, dei personaggi simpatici ed eccentrici, una protagonista nella quale viene spontaneo immedesimarsi (in special modo se si è suoi coetanei o giù di lì), e delle bellissime illustrazioni ad arricchire e vivacizzare il racconto, Rosella Postorino ha scritto una storia per ragazzi deliziosa, piacevolissima, che al centro pone la bellezza dell'essere diversi, imperfetti, ma ognuno con le proprie peculiarità è assolutamente speciale.

Ringrazio Salani Editore per la graditissima copia-omaggio e vi invito sia a leggere questo libro che a consigliarlo soprattutto a lettori molto giovani!

lunedì 28 ottobre 2019

Recensione: LE DEE DEL MIELE di Emma Fenu


"Le dee del miele" è un piccolo ma ipnotico romanzo che racconta la storia di alcune donne le cui esistenze sono strettamente intrecciate tra loro; a fare da cornice a questi pezzi di vita tutta al femminile,  che si snoda attraverso tutto il Novecento, è una affascinante Sardegna intrisa di mito e memoria.

LE DEE DEL MIELE
di Emma Fenu



“Ci fu un’epoca senza memoria in cui le donne erano esseri prediletti: sibille, sacerdotesse, maghe. Un tempo che si dipana, come un gomitolo, in un passato senza date, e che si tramanda nella poesia del mito”.
In questa magnifica e magica terra le protagoniste indiscusse sono le donne, e tra esse spiccano Caterina e Lisetta,  due ragazze che non si conoscono ma che, in età matura, diverranno consuocere; Marianna, figlia adottiva di Lisetta, ed Eva, figlia di Marianna.
Caterina diventa mamma molto giovane, perché questo è il suo destino, ciò che come donna è chiamata ad essere, e infatti la sua vita è votata alla famiglia, che ella affida a Maria Vergine ma anche a Madre Natura, e di entrambe ricerca i favori tramite preghiere all’una e adempimenti di riti arcani dedicati all’altra.
Lisetta, orfana di entrambi i genitori e destinata a perdere, per troppe volte, qualcuno di importante, tra cui l’unica figlia naturale, nata morta. Ma qualche volta succede che la vita prima tolga e poi dia, e proprio la caparbietà della donna, e il suo tenace desiderio di essere madre, farà sì che le giunga il dono di Marianna, che è solo una ragazzina quando si scontra con la complessa verità che non sempre ciò che una donna mostra in pubblico corrisponde a quello che è in privato, quando non ci sono occhi indiscreti a spiarla e giudicarla.
Ed infine Eva che conosciamo piccolina, una bimbetta curiosissima, vispa, sensibile, tormentata da incubi per lei spaventosi ed inspiegabili, che nella sua innocenza avrà il compito di riannodare il filo rosso di mestruazioni, parti e aborti delle sue antenate, accettando di scoprire e custodire il vero segreto del "dono" di famiglia.
Queste quattro donne sono creature diverse fra loro, per ceto sociale e vissuto, eppure c’è qualcosa di profondo ed invisibile che le lega, rendendo i loro destini comuni: una sorta di cordone fatto di sangue, luna, dolci profumati, miele, mistero e riti antichissimi.
“…le donne che affollavano le stanze, visibili a chiunque o solo a chi avesse il “dono”, erano tutte figlie della colpa primigenia di Lilith: creature sacre e profane, benevole e vendicative, enigmaticamente imperfette nella propria sessualità femminea lunare”.

Sono donne che amano, sognano, sperano, pregano, e il cui fato è intimamente legato alla terra, con i suoi misteri, le sue storie, i suoi doni e frutti; donne fragili e incredibilmente forti, con l’anima radicata tanto nella fede e nella pietas religiosa quanto nel retaggio popolare, fatto di riti, tradizioni, formule arcaiche sussurrate a fior di labbra per scacciare spiriti malevoli e procacciarsi fortuna per sé e la famiglia.
Sono giovinette inesperte che restano turbate davanti alla prima macchia di sangue che farà di loro delle donne, capaci di procreare; sono mogli appagate o tristi, regine del focolare domestico e custodi di segreti atavici; sono religiose e fedeli ai precetti cattolici, ma senza rinnegare il proprio patrimonio culturale, popolato di fate, streghe, panas (anime delle donne morte di parto) e janas (fate), demoni che tormentano donne e bambini, spiriti di defunti che non abbandonano questo mondo ma continuano a vegliare sui propri cari.
È un universo ancestrale, dove tra il mondo sensibile e quello sovrannaturale i confini sono labili, tanto da sentire in maniera vivida gli influssi del secondo sul primo.
Maternità, infertilità, passioni, rinunce, lutti, morte, nascite, premonizioni: attraverso le protagoniste il ciclo della vita si snoda sotto i nostri occhi in tutta la sua forza, e vediamo queste donne per ciò che sono: “dee del miele”, donne che sanno sopportare il peso del vivere quotidiano sulle loro minute spalle con un animo coraggioso, come se in loro brillasse - anche se non tutte ne sono ugualmente e appieno coscienti - una scintilla di divinità, pur essendo esse figlie della terra, e ad essa fermamente ancorate.
“La terra sarda si nutre di misteri inquietanti e di spiriti senza pace e la magia e la fede si fondono come il lievito della pasta, ingigantendo le paure inconsce di un popolo paradossalmente fatto di balenti, ossia di uomini valorosi, fieri e coraggiosi”.

Una scrittura matura, consapevole, che ipnotizza il lettore col suo linguaggio colto, raffinato (anche nei passaggi scritti in dialetto sardo), capace di farci sentire tutto il fascino dell’atmosfera antica e quasi mistica propria del popolo sardo e della sua cultura.
Consigliato! È un romanzo breve ma ricco di suggestioni e di intensità, che può piacere tanto alle lettrici alla ricerca di ammalianti storie di vita (in cui terreno e ultraterreno si abbracciano fino a non poterli distinguere), quanto ai lettori maschietti, desiderosi di apprezzare e di stupirsi davanti  alla bellezza e all’incanto dell’universo femminile.

domenica 27 ottobre 2019

IL FILO TESO di Stefano Vicari e Andrea Pamparana: storie di giovani tra salute e disturbo mentale



Il disagio mentale degli adolescenti raccontato da un neuropsichiatra infantile e da un giornalista.



IL FILO TESO 
di Stefano Vicari e Andrea Pamparana



Giunti Edu
128 pp
12 euro
“Il primo segreto è non aver paura. I ragazzi la sentono e non si fidano di chi ha paura di loro..."



Storie di giovani vite sul filo, che tentano equilibrismi incerti tra salute e disturbo mentale, con il rischio costante che quel filo teso si spezzi e si cada nel vuoto.
Un filo che è anche un legame, un materiale fragile che ciò nonostante unisce, ricollega, mette insieme...

È il filo rosso che lega i tre protagonisti del libro: Francesco Nitti, primario di neuropsichiatria infantile, appassionato e competente, Antonio Martini, un giornalista curioso che vuole fare un documentario sull’autismo e loro, i ragazzi e le ragazze che vivono il disagio psichico: Pamela, consumata dall’anoressia; Mario, così grande e grosso, pieno di angoscia che manifesta in esplosioni di aggressività incontrollabili; Valentina, che chiede disperatamente di essere ascoltata tentando il suicidio; Giulia, tossica, vittima di violenze e sfruttamento sessuale; Arianna, che scappa con il fidanzato senza comprenderne i rischi a causa della sua disabilità intellettiva; Marinella, persa nel suo mondo disegnato dall’autismo; Gilberto, fragile e manipolabile, che si lascia catturare dal blue whale. Infine Carmelo, nato Carmelina, che si batte per essere ciò che si sente di essere…
Un romanzo intenso che, attraverso il vissuto dei protagonisti, porta alla luce l’intreccio di storie dalle mille sfaccettature, ci offre uno spaccato inedito della realtà dei disturbi psichiatrici tra gli adolescenti – considerati ancora un tabù – e si prefigge di rimodulare la definizione di disagio mentale per dargli l’aspetto che ha per natura: un disturbo come altri, da riconoscere e curare.

venerdì 25 ottobre 2019

Novità Intrecci Edizioni (ottobre 2019)



Ultime novità Intrecci Edizioni: tre generi differenti, tra i quali spero che voi troviate ciò che vi attira di più!


La prima storia è ambientata in Italia e più precisamente a Torino e si basa su fatti storici realmente accaduti.

I MIRACOLI DEL SANGUE
di Maurizio Roccato

Ed. Intrecci
Siamo nel 2013 e le principali agenzia di stampa italiane danno la notizia di uno strano ritrovamento avvenuto a Torino.
Su una panchina antistante il cimitero monumentale è stata lasciata la scatola di una vecchia pasticceria del centro chiusa da anni. 
Al suo interno sono contenute diverse ossa umane avvolte in una pagina della "Stampa Sera" del 1963, che riporta l'articolo su un delitto attualmente insoluto.

Questa volta il protagonista è un repoter; Giordano Bruno, che si ritroverà ad indagare su questo caso tra le montagne della Polonia, ove ancora oggi si trova il più complesso sito segreto sotterraneo della Germania Nazista.

Il luogo dove sarebbe ancora nascosto il più prezioso tesoro del Terzo Reich...


A chi è rivolto questo libro? Sicuramente agli amanti dei gialli tradizionali e a coloro cui piace scoprire, leggendo, fatti storici nuovi!



Una storia difficile da raccontare e anche da leggere, perché indaga in modo approfondito le debolezze e le fragilità che ognuno di noi nasconde.

ASCOLTO IL TUO CUORE
di Rino Lavi 




"Cos'è non ti fidi di me?"; e lei aveva ribattuto: "tu hai fiducia? In che? Nelle persone che ti tradiscono? Nelle cose che cambiano? L'unico pensiero di cui ci si può fidare è la consapevolezza che nulla è affidabile".


Le cause delle nostre fragilità dove nascono? Quali situazioni dolorose le hanno determinate? Quanto i disagi, i traumi, le molestie o i soprusi subiti nell'infanzia o nella fanciullezza possono incidere sulle nostre vite? 
E c'è modo quando accadono di porvi rimedio? Forse sì o forse no ma è almeno possibile la comprensione e la percezione dell'altro e dei sentimenti di ognuno?

Proprio da qui parte la narrazione di questo libro.
Un libro delicato ma assolutamente spietato che racconta le vicende di due giovani ragazzi. 
Di ciò che avrebbero potuto fare se... e quello che invece sono diventati.
Un viaggio nelle vergogna umana della violenza, nella paura, nella vigliaccheria di non saper reagire o di non riuscire a denunciare atti orribili.

A chi è rivolto questo libro? Agli amanti dei romanzi che indagano la sensibilità ma anche la violenza che un essere umano è capace di fare ad un altro.



L'autore ha ripreso tutte le cose più assurde della nostra società e le ha portate al limite, senza mettere alcun freno alla sua fantasia. Ha portato tutto all'estremo, creando una narrazione grottesca e sui generis. Un reality show, un gioco perverso e mortale.



MASTERDEATH
di Gabriele Morandi


,
Dieci serial killer rinchiusi in una casa e costretti a eliminarsi l'uno contro l'altro.
Il premio la libertà. 
Tra studi televisivi, registi scontrosi, senatori cinici, soubrette in cerca dell'affermazione definitiva, poliziotti sospettosi e serial killer paranoici, Masterdeath promette di essere una storia che terrà i lettori incatenati fino all'ultima pagina col fiato sospeso.

A chi è rivolto questo libro? Sicuramente agli amanti dei thriller - horror. 
Ma soprattutto a tutti coloro che sanno viaggiare con la fantasia e sanno apprezzare l'umorismo nero.

giovedì 24 ottobre 2019

Le novità di Armando Editore in uscita il 31 ottobre



Cari lettori, con questo post vi aggiorno sulle pubblicazioni Armando Editore in uscita il 31 ottobre. 


Vi ho già presentato il libro di inchiesta scritto da Fabio Sanvitale e Fabrizio Palmegiani dedicato al caso di Elisa Claps , del suo killer e delle sue vittime.


.
Il prossimo è il libro della giornalista Laura De Luca, che dedica il suo testo alla Radio (95 anni fa nasceva l’unione radiofonica italiana: Cara Radio. Cartoline dal mondo della radio nell’epoca del web (prefazione Gianpiero Gamaleri; 192 pp, 19 euro).
Una raccolta di testimonianze sulla nostra “cara radio”: da ricordi ed aneddoti da parte di professionisti a valutazioni di esperti e studiosi sulle mutate condizioni e abitudini di ascolto nell’epoca del web. 
Un ventaglio di testimonianze da parte di appassionati e specialisti di diversa estrazione e formazione: registi, autori, giornalisti, docenti, studenti, attori, tecnici, produttori e semplici ascoltatori. La domanda che aleggia è sempre la stessa: la radio è morta? 
La risposta sembra ripetere la medesima certezza: la radio è viva, viva la radio. Con qualche riserva.


Passiamo poi al saggio Conversazione con le religioni abramitiche. Incontri con Riccardo Shmuel Disegni , Vincenzo Paglia, Salah Ramadan . Intervista a Pietro Citati di Angelo Angeloni, con postfazione di Roberto Cipriani (112 pp, 12 euro).
Un dialogo reciprocamente comprensivo e rispettoso, che non trascura le differenze, ma le valorizza, senza chiusure o pregiudizi. È questo il contenuto delle conversazioni qui raccolte con autorità delle tre religioni abramitiche, che la storia ha reso spesso conflittuali ma che invece s’incontrano nella fede in un unico Dio creatore, nell’uomo sua creatura, fratello tra fratelli.


La necessità dell’errore dell’errore. Elogio delle mutazioni genetiche che influenzano l’evoluzione di Gianni Soldati (84 pp, 12 euro): un percorso divulgativo e sorprendente per far scoprire i temi che costituiscono i fondamenti della genetica, una serie di racconti che hanno come oggetto il DNA, l’evoluzione e tutti quei meccanismi che hanno portato alla conoscenza scientifica del mondo. 


Supervisione multivariata. Guida pratica per professioni della relazione d’aiuto in formazione di Edoardo Giusti e Laura Rapanà (124 pp, 18 euro) è uno strumento utile per garantire una buona pratica a tutela del paziente. Sono proposte strategie operative per favorire interventi personalizzati all’interno di una relazione volta alla competenza lungo tutta la carriera lavorativa, per un migliore agire professionale. 

In Psicoterapia del senso della vita. Una guida per le professioni d’aiuto Clara Hill (260 pp, 24 euro) concentra le sue ricerche per i professionisti della relazione d’aiuto affinché supportino i loro pazienti nello sviluppare il meglio delle loro risorse in vista di creare una propria missione vocazionale realistica.


Infine Pasquale Critone nel suo romanzo Il tesoro sacrilego (288 pp, 16 euro) racconta un viaggio emozionale che dagli anni ’30 del Novecento giunge alla fine del secolo – attraversato da tre generazioni. 
Fra’ Matteo, custode dei segreti della fusione e della lavorazione dei metalli preziosi e delle macchine del tempo, dona al Cicogna ogni sapere. Come in un presagio, però, si compiranno le sue parole “si può arrivare a confondere il sorgere del sole col tramonto” , quale espressione di profonda disperazione. La cupidigia e la volontà di elevarsi socialmente spingono il Cicogna ed il suo complice a compiere un furto che si ripercuoterà sulla loro vita futura e sulla loro progenie. 
Colpi di scena, un mistero da svelare e suggestive storie d’amore fanno di questo romanzo, originale e ben scritto, quasi una saga familiare; un intreccio di vicende ricco di suspense lungo più di mezzo secolo –. 
Una vera “Comédie humaine“. Eros e Thanatos, Amore e Morte suscitano nel lettore un’incessante altalena emotiva sospinta, sullo sfondo, da “La Musica”.

mercoledì 23 ottobre 2019

LIBRI TANTO ATTESI... CHE ANCORA NON LEGGO



Ci sono dei libri che (magari pure per diverso tempo) avete desiderato tanto avere tra le mani e che poi, una volta comperati,  avete lasciato che se ne stessero lì, sui ripiani della vostra libreria, ad aspettare che vi ricordaste di loro?

Ehm... io sì, e non saprei darvi una spiegazione per questo fenomeno, fatto sta che, per quanto mi riguarda, ci sono alcuni romanzi che ancora non mi decido a leggere, pur avendoli tanto bramati fino a prima di averli.



Eccone alcuni:


LA CASA DEGLI SPIRITI di Isabel Allende. Un'icona della narrativa sudamericana contemporanea, una saga familiare in cui si rispecchiano la storia e il destino di tutto un popolo, quello cileno, attraverso i racconti delle donne di una importante e stravagante famiglia.

Ho visto il film più di una volta e lo ritengo bello e piacevole; ho sempre letto e sentito dire che, per quanto sia ben fatto, il romanzo sia di gran lunga migliore.
Ragion per cui, non troppo tempo fa, finalmente, ne acquistai una copia, tra l'altro trovata a un ottimo prezzo tra i libri usati.
Ci credete che ogni volta che termino un libro (cartaceo), la copia è lì che mi fa l'occhiolino, io spesso la prendo pure.... e poi la rimetto dov'era dicendomi: "Vabbè dai, adesso ho un'altra cosetta da leggere prima di questo"? E infatti.... c'è sempre un libro che ha la precedenza.
Della scrittrice cilena posseggo anche L'ISOLA SOTTO IL MARE, e pure quest'altro pargoletto ancora sta aspettando...


Stesso discorso per il seguente romanzo della Morton, autrice che amo senza ombra di dubbio (UNA LONTANA FOLLIA, IL GIARDINO DEI SEGRETI, I SEGRETI DELLA CASA SUL LAGO): RITORNO A RIVERTON MANOR di Kate Morton,  un romanzo nel quale mistero e amore si mescolano avvolgendo il lettore. La giovane Ursula scopre che, attorno al suicidio del poeta Lord Robert Hunter settantacinque anni prima, ci sono torbidi segreti, e c'è solo una persona in grado di svelarli...


I prossimi due sono invece libri che, nientemeno!!!!, mi ero ripromessa di leggere dai tempi delle scuole medie! Interesse nato grazie ai brani che si studiavano nell'ora di Italiano, in particolare durante quella dedicata all'Antologia.

Comunque, per adesso del libro della Morante mi frena il numero di pagine (700 circa). Eh ma arriverà il turno suo, ve lo garantisco!!
LA STORIA di Elsa Morante. Ida è una maestra elementare, fragile e provata, che tenterà tutto il tempo di nascondere le proprie origini ebraiche per paura della deportazione. E' vedova con un figlio adolescente, e un giorno del 1941 subisce uno stupro da un soldato tedesco, in seguito al quale nascerà il piccolo e fragile Giuseppe.



IL PARTIGIANO JOHNNY di Beppe Fenoglio. Dalla formazione delle prime bande fino all'estate del '44 e alla presa di Alba seguiamo l'odissea di Johnny e dei suoi compagni fra gli ozi forzati nei casali, le imboscate contro gli automezzi fascisti, le puntate per giustiziare una spia in pianura, le battaglie campali, i rapporti tra le varie formazioni ribelli.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...