venerdì 10 aprile 2020

SERIE LETTERARIE INIZIATE CHE VORREI PROSEGUIRE (parte 1)



Ci sono delle serie letterarie che avete iniziato ma mai completato?

Io sì, e se per qualcuna non l'ho proseguita perchè magari il primo volume non mi aveva rapita ed estasiata, per tante altre la causa è da attribuire a due fattori principali:


  • ho troppi libri in wishlist e scegliere la prossima lettura è sempre un (meraviglioso) dilemma;
  • sono un po' allergica alle saghe e restia ad iniziarle; certo, una volta iniziate, sarebbe coerente terminarle... ma la perfezione non è di questo mondo!



Ad ogni buon conto, ci sono alcune serie che vorrei assolutamente proseguire/completare perchè quel che ho letto finora mi è piaciuto e non poco; devo solo organizzarmi ^_^ :


LA DETECTIVE LIVIA LONE di Barry Eisler

1. Livia Lone
2. Traffici notturni (The Night trade)
3. All the Devils (trama)

Attualmente ho in lettura il secondo volume, che mi sta piacendo un sacco e mi ha messo su una gran voglia di leggere il precedente per colmare le inevitabili lacune sul passato oscuro e doloroso della protagonista.

Sinossi primo vol.: (da Amazon) 

Livia Lone, giovane detective della polizia di Seattle specializzata in indagini su crimini sessuali e abusi sui minori, porta a termine ogni incarico col massimo impegno, cercando di assicurare alla giustizia i mostri a cui dà la caccia. E quando la giustizia fallisce, Livia non esita a vendicare personalmente le vittime.
Ma Livia non è sempre stata Livia. Il suo vero nome è Labee, ed è nata sulle montagne thailandesi. Venduta da bambina insieme alla sorella minore Nason, approda in America dentro un container ed è più volte vittima di abusi. Ma dall’istante in cui perde le tracce della sorellina, l’unica cosa che le permette di rimanere in vita è la determinazione a ritrovarla.
Quando una nuova pista riaccende le sue speranze, a Livia non basta più essere un agente, e nemmeno una giustiziera. Dovrà rivivere gli orrori del passato per arrivare a scoprire una cospirazione di inimmaginabile crudeltà, fatta di trafficanti internazionali, bande criminali, suprematisti bianchi e legami con il potere politico
.






Della serie NIGHT SCHOOL di C.J. Daugherty ho letto i primi tre volumi e vi assicuro che sono davvero accattivanti, nonostante solitamente non rientrino tra le mie letture privilegiate (pure per questione d'età, ecco ^_^), lo young adult, ma sono le atmosfere mystery ad avermi irretita.


1. Night School. Il segreto del bosco (Night School) 
2. Il segreto della notte. Night School. (Legacy) 
3. Il segreto dell'alba. Night School (Fracture) 
4. Il segreto del silenzio. Night School (Resistance)
5. Il segreto del fuoco. Night School (Endgame)


,
Dopo aver trovato rifugio in una località segreta nel Sud della Francia, Allie è convinta di essere al sicuro, almeno fino a quando le guardie di Nathaniel non la attaccheranno. 
A quel punto, costretta di nuovo alla fuga, dovrà far ritorno in un luogo che può davvero chiamare casa: la Cimmeria Academy. 
Ma quando arriva, a malapena riconosce quel posto… 
Le tensioni sono palpabili, la maggior parte degli studenti diserta le lezioni, gli insegnanti non sono più punti di riferimento e le guardie controllano tutto. Nathaniel è vicino – molto vicino – a ottenere tutto ciò che vuole. 
Nel disperato tentativo di fermarlo, Allie accetta di accompagnare Lucinda in una pericolosa missione durante la notte. 
Ma così facendo, potrebbe mettere a repentaglio la vita dei suoi amici… Carter e Sylvain sono entrambi pronti a combattere al suo fianco e dimostrarle il loro amore. E Allie sa che deve decidere una volta per tutte chi vuole veramente. 
Nessuno potrà aspettare per sempre.
 Il tempo per l’indecisione è finito. Tutto è in gioco e chi vince prende tutto



Un'altra saga che amo e che ho intenzione di riprendere è quella di Lucinda Riley,  LE SETTE SORELLE: mi piace perché la Riley crea intrecci narrativi complessi in cui mescola abilmente personaggi e fatti reali, storici, con elementi fittizi.


1. Le Sette Sorelle. Maia
2. Ally nella tempesta
3. La ragazza nell'ombra
4. La ragazza delle perle
5. La ragazza della luna
6. La ragazza del sole


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Sono trascorsi ormai sei mesi dalla morte di Pa’ Salt, e Tiggy, la quinta delle sorelle D’Aplièse,
accetta un lavoro nella riserva naturale di Kinnaird. In questo luogo selvaggio e completamente isolato nelle Highlands scozzesi, si dovrà occupare di una razza felina a rischio di estinzione per conto di Charlie, l’affascinante proprietario della tenuta. 
Qui Tiggy incontra Cal, il guardacaccia e coinquilino, che presto diventerà un caro amico; Zara, la figlia adolescente e un po’ ribelle di Charlie e Zed Eszu, corteggiatore insistente nonché ex fidanzato di una delle sorelle. Ma soprattutto incontra Chilly, un vecchio gitano che sembra conoscere molti dettagli del suo passato e di quello di sua nonna: la famosa ballerina di flamenco Lucía Amaya Albaycín. Davvero una strana coincidenza, ma Tiggy ha sempre avuto un intuito particolare, una connessione profonda con la natura. 
Questo incontro non è casuale, è parte del suo destino e, quando sarà pronta, non dovrà fare altro che seguire le indicazioni di Pa’ Salt e bussare a una porticina azzurra nel Cortijo del Aire, a Granada.

lunedì 6 aprile 2020

Recensione: RAGAZZI DI ZINCO di Svetlana Aleksievic



Libri di voce sulla guerra: così definisce i propri documentari la Aleksievič, e Ragazzi di zinco lo è:  tra queste pagine troviamo tante testimonianze che la scrittrice bielorussa ha raccolto nel corso di quattro anni, percorrendo in lungo e in largo l’Urss.
Sono i racconti di reduci e invalidi della guerra afghana, di vedove e madri dei caduti.
Fedele al proprio assunto di indagare “l’anima delle persone” a tutto campo e di prestare orecchio ai racconti di tutti, l'Autrice apre il triste velo su una delle più grandi tragedie della storia sovietica: la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989.


RAGAZZI DI ZINCO
di Svetlana Aleksievic



Ed. E/O
trad. S. Rapetti
316 pp
"Non sono tanto sicura che sia un bene sapere certe cose su noi stessi. È troppo penoso. E ti lascia con un vuoto nell’anima. Non credi più nell’uomo. Ne hai paura."


Leggere Ragazzi di Zinco significa percorrere un lungo e doloroso corteo in cui una fetta di umanità martoriata e piagata racconta a parole sue gli orrori della guerra.
E' il 1979 quando  l'Urss invia i propri soldati in Afghanistan, facendo passare il proprio intervento militare per un’azione umanitaria di cui la Patria e tutto il popolo sovietico potevano andar fieri.

Ma a guerra inoltrata - e tanto più in seguito, a guerra finita - si cominciò a realizzare che c'era davvero ben poco - anzi, nulla - di cui essere fieri e orgogliosi.
Ma realizzarlo è una cosa, proclamarlo ad alta voce è un'altra.

Fatto sta che circa un milione di ragazzi e ragazze in quell'arco di tempo (dieci anni) sono partiti per sostenere la “grande causa internazionalista e patriottica”: una intera generazione di giovani, medici e insegnanti, impiegati, infermieri, ufficiali e comandanti.

Di questi, almeno quattordicimila sono tornati in patria all'interno di casse di zinco e sepolti di nascosto, nottetempo; cinquantamila son tornati feriti.
E non dimentichiamo mezzo milione di vittime afgane, e poi le torture, la droga, le atrocità, le malattie, gli atti di sadico nonnismo, la vergogna e la disperazione... 

Tra queste dolorose pagine "ascoltiamo le voci" degli afgancy, i ragazzi sovietici che la guerra ha trasformato in assassini, e che qui raccontano ciò che la storia del loro amato Paese ha tentato di nascondere. 
Sono racconti veritieri e per questo crudi, in cui ci troviamo di fronte a tanti reduci privati di arti e con protesi di cattiva qualità che ricordano questa esperienza traumatica che li ha visti soffrire la fame, il caldo e il freddo, cattive condizioni igieniche; soldati e ufficiali che non hanno dimenticato (come si può dimenticare?) le atrocità alle quali hanno assistito, che fossero quelle compiute dai Mujahiddin sui prigionieri loro compagni, o quelle che loro stessi hanno perpetrato sul nemico.

L'orrore è all'ordine del giorno e ciò che fa rabbia è pensare che intanto in patria i giornali scrivono che in Afghanistan i soldati sono andati lì per costruire ponti e piantare alberi, i medici sovietici curano donne e bambini del posto..., quando invece gli ordini sono: sparate sulla folla, non importa se ci sono donne e bambini.

Si susseguono, come in una affranta marcia funebre, le verità dei singoli, che siano i soldati tornati dal conflitto, le infermiere o le impiegate, o le madri di chi è tornato (con il corpo in chissà quali condizioni...) in una bara di zinco.

Ci sembra di vederli mentre raccontano le loro storie di persona o al telefono con la giornalista: delusi, arrabbiati, pieni di amarezza e dolore, impauriti, "impazziti", consapevoli degli incubi e dei cattivi pensieri e stati d'animo che non smettono di riempire la loro mente.

Sono ex-combattenti "ingannati dalla propaganda, sviati dalla violenza, ridotti a “macchine da guerra”"; la maggior parte di essi son partiti che erano poco più che adolescenti, cresciuti su a "pane e amore per la Patria", con un senso di rispetto e di obbedienza verso la propria nazione che sa di esaltazione e fanatismo. L'individuo singolo non conta nulla, il suo valore è sempre e solo rispetto a un collettivo, e in generale alla Patria, alla quale si deve fedeltà, lealtà assoluta e quando essa chiama, tu sovietico - maschio o femmina che sia - devi solo rispondere .

Per chi hanno combattuto, rischiato o perso la vita? Per chi hanno imparato ad ammazzare? Per chi o cosa hanno sopportato sofferenze, solitudine, terribili ferite fisiche e psichiche e, al ritorno, pure il disprezzo e l'infamia, perchè questa "loro guerra" alla fine altro non era che un grossissimo "errore politico", un'enorme idiozia di cui l'Urss doveva solo vergognarsi?

Ci si sente male al pensiero di come la guerra possa trasformare completamente un essere umano:

"Adesso (...) penso che non sarò mai più quello che ero prima di questa guerra."

Come si può arrivare a imbracciare un'arma e a far fuori un tuo simile come se stessi giocando a bowling, e a buttar giù gente come fossero birilli?
La verità è che, leggendo le narrazioni di chi la guerra l'ha combattuta in prima linea, veniamo messi davanti a una realtà come questa:

"Uccidere o non uccidere è un interrogativo che ci si è posti solo dopo la guerra. La psicologia della guerra in tempo di guerra è più semplice. Noi e gli afghani semplicemente non potevamo permetterci di considerarci reciprocamente degli esseri umani."

La logica è drammaticamente "semplice": per ammazzare basta premere il grilletto, e se tardi a premerlo e non spari per primo, muori. È la dura legge della guerra.

Sono soldati che sul campo di battaglia hanno imparato a sparare, ad uccidere a sangue freddo; hanno visto morire i propri compagni e hanno sentito crescere ancor più forte dentro di loro l'odio per chi ha tolto la vita a un compagno.

"Partivamo per fare la rivoluzione! Così ci dicevano. E noi ci credevamo. Ci aspettavamo qualcosa di romantico. ...Quando una pallottola incontra un uomo fa un rumore particolare – che non puoi dimenticare né confondere con nient’altro – una specie di tonfo bagnato. E il ragazzo che ti è accanto cade a faccia in giù nella polvere, bruciante come la cenere. (...) La prima volta ci si muove come in sogno: ti affretti, lo trascini via, spari, ma poi non hai più nessun ricordo del combattimento, non sei in grado di raccontarlo. Come se tutto si fosse svolto dietro a un vetro... O in un incubo. Dal quale ti risvegli per l’angoscia ma senza poter ricordare niente."

Uomini e donne mandati in Afghanistan a immolarsi sull'altare... di cosa? di quali alti ideali e valori?  di quale giusta causa?

Ma non tutti sono stati costretti ad andare in guerra dal governo: tanti di questi uomini e donne si sono arruolati volontariamente per la causa, perchè ci credevano.
Ed essi pretendono rispetto per il sacrificio compiuto: chi ha fatto la guerra e ne è sopravvissuto è combattuto tra due certezze: da un lato, la verità, l'apprendere di essere stati ingannati, fare i conti col fatto che la loro non è stata una guerra giusta, che non erano andati in Aghanistan "per far del bene"; dall'altro, la consapevolezza che intanto loro lì ci sono stati e hanno messo in gioco la propria vita, uscendone completamente distrutti e trasformati, nel corpo e nella mente:

"Ciò che si è vissuto in guerra non resta lì, in Afghanistan, ma segue, come un cane fedele, i reduci, popolando i loro incubi, amplificando paure, togliendo sogni, speranze per il futuro."

E questo combattimento interiore è presente anche nelle madri dei poveri sfortunati i cui resti sono finiti in una bara: nessuno deve sporcare la memoria dei loro eroici bambini; allo stesso tempo, che sentimento possono nutrire queste famiglie verso una Patria che ha mandato i propri figli a morire, senza mostrare per loro alcuna considerazione?

Al dolore della perdita e dell'onta caduta improvvisamente sull'onore di questi ragazzi, si aggiunge quello del silenzio: dei caduti non si poteva parlare, perché l'esercito sovietico era grande e potente, guai a raccontare fatti che ne oscurassero l'immagine perfetta e moralmente sana.
Ogni testimonianza andava seppellita, le foto andavano stracciate, le pellicole distrutte: bisognava tacere sul fatto che laggiù i sovietici avevano sparato, bombardato, gassato, avvelenato i pozzi, fatto saltare per aria. Altro che  intervento umanitario per aiutare il povero popolo afghano.

Si potrebbe essere indotti a credere che, una volta tornati dal conflitto, la maggior parte dei reduci fosse indignata contro la Madre Patria per averli trattati come carne da macello, facilmente sacrificabile, e che odiasse il periodo trascorso in Afghanistan o lo ricordasse controvoglia...
Mi ha colpita, invece, constatare che molti di essi, una volta tornati a casa definitivamente, sentissero la mancanza di quel posto, perchè lì si erano sentiti utili come mai lo sono stati altrove e successivamente. Guai a togliere loro il passato: vivono solo di quello.

"In guerra, a unirci era la paura. Eravamo stati tutti ingannati allo stesso modo, e tutti quanti volevamo solo vivere e ritornare a casa nostra. Quello che ci unisce qui è il fatto che ci manca tutto."

Una volta tornati... a chi interessa sapere la sofferenze, le privazioni, le ferite fisiche e quelle psichiche, il dolore per un compagno ammazzato sotto i tuoi occhi? Sono tormenti personali e profondi, che non puoi condividere con nessuno, perchè la gente non vuol sapere; non solo, ma è convinta di sapere già tutto: che ci siete andati a fare là? Non lo sapevate che partecipavate a qualcosa di sbagliato e infame?

Con questa raccolta di testimonianze vere e struggenti, la scrittrice smaschera tutte le falsificazioni e le menzogne grazie alle quali il regime sovietico ha indotto la sua gioventù a immolarsi per una causa profondamente sbagliata e ingiusta; ha raccolto storie, dettagli, sentimenti che rivelano sia ciò che c'è dietro una singola esistenza, sia ciò che riflette la coscienza di un popolo in uno specifico momento storico.

Al centro della sua ricerca c'è la storia dei sentimenti più che della guerra in sé: cosa pensavano queste persone? Che cosa volevano? Quali erano le loro gioie? E le loro paure? E che cosa ricordano?

Ad essi Svetlana Aleksievic, con determinazione, onestà e coraggio, dà voce, e insieme a questi dimenticati cui la storia ha tolto la parola, consegna al lettore un libro scioccante nella sua brutalità, che sottolinea tutta la ferocia e l'orrore che c'è dietro la guerra.
Dietro ogni guerra.


** Curiosità: l'idea di leggere questo libro è nata in seguito a un "consiglio letterario" di Chef Rubio ^_-  **

venerdì 3 aprile 2020

RECENSIONE: MEMORIES - CHI AMA NON DIMENTICA di Antonella Carullo



Quanto può essere imprevedibile la vita?
Può percorrere sentieri che non avremmo mai immaginato, può procedere diritta o prendere curve pericolose, dietro le quali si nascondono sorprese, e non sempre belle.
Ma è proprio questa sorta di precarietà, la difficoltà di fare piani a lungo termine che rende la Vita l'avventura incredibile che è.


MEMORIES - CHI AMA NON DIMENTICA
di Antonella Carullo



PortoSeguro Ed.
336 pp
E' la mattina del 13 novembre 2047 (sì, siamo qualche anno più in là rispetto al nostro presente) e Antonella Carullo compie trent'anni.
Ma questo compleanno non sarà come gli altri, anzi le riserverà rivelazioni inaspettate e sorprendenti.
Un notaio la contatta per informarla di aver ricevuto in eredità
un misterioso manoscritto fattole arrivare da un bisnonno mai conosciuto, Don Peppino Caruso, detto “Il Cavaliere”, che destina a lei – e a lei soltanto – un romanzo anonimo dal titolo emblematico: Chi ama non dimentica.

Leggiamo questo romanzo insieme ad Antonella e conosciamo le esistenze di diversi personaggi, in qualche modo legate alla famiglia Caruso.
In particolare, sono tre le storie principali che vengono narrate: le vicende drammatiche di tre uomini, che hanno commesso molti errori e ne hanno pagato, in un modo o nell'altro, le conseguenze.

C'è Paco, l'allenatore della Dinamo Partenope - la squadra napoletana di cui, nel luglio 2011, Antony Caruso (nonno di Antonella) è Presidente.
Paco è sposato con Gabry e hanno un figlio, ma i due coniugi stanno vivendo una crisi a causa del tradimento di lui.
Da questo scivolone scaturiranno degli effetti a catena che sconvolgeranno Paco e la sua famiglia, ma anche quando si arriva a toccare il fondo, è possibile trovare la forza di rialzarsi, di non cadere vittima della disperazione e del vittimismo, soprattutto quando accanto si hanno le persone importanti, quelle che continuano ad amarci sempre, nonostante  noi e i nostri sbagli.

Nella Partenope gioca Cardillo, un ragazzo pieno di talento, dal carattere spumeggiante e allegro, è impulsivo e ostenta una sicurezza circa le proprie capacità di calciatore che non lo rendono sempre simpatico a tutti.
La voglia di sfondare e di poter alzare il tenore dell'esistenza sua e della propria umile famiglia, lo portano a fare scelte un po' azzardate, che diventeranno decisamente sbagliate quando si innamorerà di una ragazza dal passato triste e complicato, Serena, la quale è da tempo nel tunnel della droga.
Cardillo vuol tirarla fuori da quest'incubo e, per raggiungere il suo pur nobile scopo, non esiterà a sporcarsi le mani e a "scendere in affari" con personaggi della malavita con i quali sarebbe stato bene non avere a che fare.
Il ragazzo è volubile, impetuoso, ma il suo amore verso Serena è sincero e intenso: basterà a salvare  lei dalla droga e dall'avidità perversa di chi la tiene in pugno, e lui da un brutto giro che potrebbe costargli non solo la carriera ma la vita stessa?

E infine c'è il filone narrativo principale, che concerne i Caruso.
Al centro c'è uno dei figli di Don Peppino, Antony, il quale - non volendo sobbarcarsi gli oneri dell'azienda paterna (i Caruso hanno un pastificio molto ben avviato) - decide di tentare fortuna negli States.
Il fato - o il caso - gli mette accanto, in aereo, un napoletano simpatico e chiacchierone, Carmine (suo coetaneo); i due fanno amicizia e condivideranno parte del soggiorno in America.
In seguito ad un tragico evento, i destini dei due giovani si intrecceranno e daranno vita a una serie di vicissitudini incredibili e di segreti impensabili, inganni e bugie perpetrate per anni.
Antony tornerà di nuovo a Napoli ma le esperienze vissute in America restituiranno alla sua famiglia un Antony decisamente nuovo, profondamente diverso da quello che era partito dall'Italia solo pochi anni prima.
Anche questo giovane uomo, come Paco e Cardillo, prende decisioni discutibili, non sempre accettabili eticamente, ma comunque mosso - tra le altre motivazioni - da un grande amore:

«Sono le vicende di tre persone che certamente non potranno mai essere indicate come un esempio da seguire. Tre uomini che hanno mentito, che hanno avuto una doppia vita. Ma sono pure le stesse persone che quando è venuto il momento di doversi assumere le proprie responsabilità, quando il passato è venuto a chiedere il conto, l’hanno fatto, sopportandone le conseguenze.»

"Chi ama non dimentica" è un romanzo nel romanzo, che racconta una storia ricca di molti avvenimenti - tragici e avventurosi -, è attraversata da diverse sfumature - da quella festosa del calcio a quella più buia della camorra, o della morte.
Ma accanto agli errori, ai tradimenti, alle cose non dette, alle menzogne, c'è sempre l'amore, che muove i comportamenti e le azioni dei protagonisti di questa storia che attraversa diverse decine di anni e via via si arricchisce di colpi di scena.

Il lettore si identifica in Antonella e, giunti entrambi alla fine delle pagine di questo manoscritto che ha aspettato trent'anni per essere aperto e letto, si è curiosi di scoprire cosa dovrà fare la destinataria dell'insolita eredità una volta appresa la vera storia della propria complicata famiglia.

E' un romanzo che ho letto con molto piacere e attenzione, grazie sia alla trama (o meglio alle diverse trame, che si intersecano tra loro), il cui sviluppo è molto trascinante, che ai personaggi, che intervengono a creare movimento nelle vicende narrate, in quanto sono pieni di passione, vitalità, hanno personalità ben tratteggiate e sanno come tirar fuori il coraggio di non arrendersi di fronte alle difficoltà e, a costo di sbagliare, cercano di superare i propri limiti e le sfide che il destino mette loro davanti. 

Consigliato!


giovedì 2 aprile 2020

NUOVE PUBBLICAZIONI - CASA EDITRICE KIMERIK



Cari lettori, oggi vi presento alcune recenti pubblicazioni Edizioni Kimerik.





Strange di Angelica Innocenti (LINK)

Miele è una ragazza di diciannove anni che vive con i suoi zii. Delusa e fortemente sconfortata per la scomparsa nel nulla dei suoi genitori, è alla ricerca di qualcosa o qualcuno che la faccia sentire di nuovo viva. Ecco che in città arriva Elia, un ragazzo attraente e misterioso. 
I due si conoscono, iniziano a frequentarsi e fin da subito sentono di conoscersi da sempre. Si sbagliano? 
Presto, però, Miele si accorge che Elia è molto strano. In effetti il ragazzo nasconde un segreto troppo grande che riguarda la sua vera vita.


Mastro Heidn l'Orologiaio di I fratelli Frllo Agostino Antonio e Dato Rosario (LINK

Lo gnomo costruttore Heidn l’Orologiaio e il mago Paracelvius sono i Soci Meravigliosi. Insieme alla loro guardia del corpo, la bella e formidabile Eunicla, viaggiano a bordo di un carrozzone magico fra i mercati della Repubblica. 
Nessuno sospetta che dietro la loro pittoresca facciata di stagnini ambulanti si muovano tre figure leggendarie della storia dei regni, tornate in azione per fermare una guerra che potrebbe portare alla fine del mondo. 
Le loro indagini li portano in un villaggio abbandonato di montagna dove, secondo le premonizioni del Mago meraviglioso, si nasconde una base militare segreta in cui i maghi-scienziati di Alunda stanno costruendo una colossale macchina da guerra per i loro re. 
A quanto pare qualcosa di vero c’è, perché, poco dopo il loro arrivo, vengono scoperti da una pattuglia dell’aeronautica alundese e Mastro Heidn è arrestato e deportato a bordo della Cavalletta dell’apocalisse per essere interrogato nel cuore del regno. 
È solo l’inizio di un carosello di intrighi che trascinerà i nostri eroi alla corte di re stregoni e sulle ali di macchine volanti, sui libri neri della corporazione dei ladri e all’attenzione di una società ancora più occulta, incontrando vecchi nemici e nuovi alleati nella lotta per svelare i misteri di Valtolina e conquistare la verità.


Partendo dal fiume di Daniele Nucciarelli (LINK)

Gianni e Leo sono soliti trascorrere i loro pomeriggi in riva al fiume, fin quando, infelice per le incomprensioni che vive in famiglia, Gianni non decide di scappare di casa e rifugiarsi nel bosco. 
Vivere a contatto con la natura lo aiuterà a capire il senso della vita e a recuperare il rapporto con i genitori. Tornato a casa con una nuova consapevolezza, Gianni vuole condividere la sua esperienza di crescita con l'amico di sempre. 
Così i due ragazzi intraprendono un nuovo viaggio, e partendo dal fiume, affronteranno insieme il bosco alla riscoperta della vita.

mercoledì 1 aprile 2020

Bilancio di letture - marzo 2020



Marzo 2020 è un mese che certamente ricorderemo tutti e per tanto tempo, per la triste situazione determinata dal Coronavirus.

Non so se voi lettori vi siate dedicati alla lettura con più frequenza a motivo del maggior tempo libero che diversi di noi si son ritrovati a gestire..., ma per quanto mi riguarda non ho letto molto di più, anzi vi dirò: c'erano giorni in cui la voglia di leggere calava.

Ad ogni buon conto, eccomi con il mio monthly recap:



  • LA TUA VITA E LA MIA  di Majgull Axelsson: un romanzo duro, appassionante, necessario che affronta un altro capitolo scuro nella storia della Svezia moderna: il trattamento crudele e inumano riservato alle persone con disabilità intellettive gravi all'interno dei "manicomi".
  • I QUATTRO CANTONI  di Gabriella Genisi. Un'altra avventura attende i lettori, in compagnia della bella commissaria pugliese, Lolita Lobosco, che, con le sue immancabili Louboutin tacco 12, l'amore per la sfiziosa e saporita cucina barese (panzerotti in primis) e animata da un'inesauribile passione per la giustizia, è nuovamente impegnata in una complicata indagine che le farà passare delle vacanze natalizie a dir poco movimentate.
  • Favole moderne per crescere bambini intelligenti" di Ann Sepolveda. Una raccolta di fiabe belle e rassicuranti, fanno riflettere e sicuramente possono essere un modo piacevole e educativo per passare momenti sereni con i bambini.
  • IL LIBRO NASCOSTO  di D. M. Pulley. Ci sono armadi che è meglio non aprire per non liberarne gli scheletri; libri che sarebbe meglio non leggere per non scoprire scomodi segreti: il giovanissimo protagonista, nell'incoscienza tipica dell'età, farà proprio quello che gli adulti attorno a lui gli ordinano di non fare: aprire armadi, andare in giro a curiosare e far domande alle persone sbagliate e scoprire segreti.
  • PIETRE  di Giusy Maresca. Dietro un omicidio brutale, frutto di una mente tanto intelligente quanto diabolica, si cela la faccia più buia a nascosta del cuore umano, nel quale possono annidarsi i segreti e le perversioni più indegne e inconfessabili.
  • IL GIORNO DELLA CIVETTA  di Leonardo Sciascia. Scritto nell'estate del 1960, quando il Governo di quegli anni non solo nutriva poco interesse vero il fenomeno mafia, ma si affannava a negarlo (fatto reso ancor più incredibile se pensiamo che solo tre anni dopo sarebbe entrata in funzione una commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia), questo celebre racconto di Sciascia è una denuncia civile e disincantata di questo infido male costituito dalle organizzazioni mafiose nonché dalla corruzione dei più alti apparati dello Stato.
  • VENTIQUATTRO  di Valentina Bardi. Perdere una persona amata è una di quelle esperienze capaci di devastarti e farti sentire più che mai impotente e svuotato; l'Autrice, con delicatezza ma, al contempo, con una scrittura onesta e realistica, ci racconta una storia sì di perdita, ma anche di forza, quella forza che ci urla di non arrenderci perché, nonostante il dolore, la Vita è lì che ci aspetta.
  • IL SALICE  di Hubert Selby Jr. Con il suo stile frammentato e la sua penna teneramente ruvida, l’autore di capolavori come Ultima fermata a Brooklyn e Requiem per un sogno, ci racconta la realtà degli emarginati, dei perdenti, dei diversi, sullo sfondo di un’America cupa, difficile, quella dei bassifondi delle grandi metropoli: in un posto così improbabile e tutt’altro che attraente, sboccia un’amicizia tra due uomini lontani per età, cultura, esperienze, ma che riusciranno ad essere di grande aiuto e benedizione l’un per l’altro.
  • SHOTGUN LOVESONGS di Nickolas Butler. Sotto un cielo americano, in una piccola comunità agricola in cui tutti si conoscono, nasce e cresce un gruppo affiatato di amici, che tra queste pagine impariamo a conoscere e alle cui vicende e dinamiche relazionali vien spontaneo appassionarci.
  • L'ULTIMO SPETTACOLO di V. Zonno: in una società differente da quella attuale, in cui le esistenze delle persone sono controllate e rese piatte e prive di emozioni, qualcuno ha commesso un omicidio ma interrogarlo è praticamente impossibile... almeno fino a quando non si sveglia!


Questo mese ho avuto tante letture belle, che mi hanno lasciato ognuna qualcosa: l'indignazione di fronte alle ingiustizie di "La tua vita e la mia", il dolore della perdita misto al desiderio di ritornare a vivere di "Ventiquattro", l'atmosfera malinconica di "Shotgun Lovesongs", la forza del perdono di "Il Salice"..., e potrei continuare con gli altri romanzi, trovando un particolare - una sensazione, un'associazione, uno stato d'animo... - in ciascuno di essi.
Questo per dire che mi esimo dallo scegliere tre titoli da mettere sul podio ^_^


La citazione di questo mese: 

Vivere per me è continuo divenire, è un buon libro da leggere vicino al fuoco di un camino mentre fuori piove e i cipressi lungo il viale si genuflettono all’impeto del vento.(Isabel Allende)



Non ho visto chissà che film 'sto mese, e comunque nulla di rilevante.


La canzone che mi ha accompagnato a marzo? DON'T STOP ME NOW  degli immortali Queen.
Una carica di energia quotidiana!








Cosa resta di marzo? Eh, tanti pensieri e sentimenti contrastanti, per lo più negativi, soprattutto se penso ai morti a causa del Coronavirus e al dolore vissuto da tante persone per i famigliari deceduti.
Ma permettetemi di chiudere questo post in maniera leggera, con lo spezzone di un dialogo presente in uno dei film della mia adolescenza che ha un posto speciale nel mio cuore e l'avrà sempre; in queste battute c'è una frase che mai come a marzo abbiamo sentito dire (e magari anche detto/scritto):








Un post condiviso da ASD F Danza e Spettacolo (@a.s.d.f.danza.e.spettacolo) in data:

martedì 31 marzo 2020

Segnalazione Romance: I Luoghi Oscuri del Cuore di Jill Barnett




Care lettrici amanti del romance contemporaneo, vi segnalo l'uscita di I luoghi oscuri del cuore di Jill Barnett (Editore: Babelcube Inc., traduttore: Marianna N., 5,77 euro su Amazon).

Sinossi:

L’autrice bestseller del New York Times, Jill Barnett trascina i lettori nella calda costa della California in una storia profondamente commovente sul potere del perdono.
Una sera fatidica cambia la vita e il destino di tre donne innocenti: Kathryn, Laurel e Julia Peyton quando incrociano la strada del ricco magnate del petrolio californiano Victor Banning e i suoi nipoti Jud e Cale, che ha allevato per diventare proprio come lui: predatori affamati in un mondo uomo-mangia-uomo... 
Almeno fino a quando non incontrano una giovane donna di nome Laurel Peyton e tra loro cambia tutto. 


Dicono de I luoghi oscuri del cuore:

Ritmo veloce e provocatorio… I luoghi oscuri del cuore è un romanzo potente sul destino, le scelte, i legami familiari, e il modo in cui sono tutti connessi con le nostre vite.”   — L’autrice de L’usignolo bestseller del New York Times, Kristin Hannah


Jill Barnett accompagna i lettori in un viaggio sapientemente scritto e profondamente emotivo nei recessi più oscuri del cuore umano.” — L’autrice de Una scelta impossibile, bestseller del New York Times, Susan Elizabeth Philips


Tragedia, vendetta, amore e ossessione sono le forze in gioco in questa storia avvincente. Piena di indimenticabili personaggi e turbolenti passioni di cui i lettori ne parleranno a lungo dopo aver finito il libro.”  — L’autrice di Primadonna, acclamata e premiata dalla critica, Megan Chance


La Barnett ha un innato senso dell’umorismo. I suoi personaggi sono freschi e briosi e il suo stile è piacevole da leggere, una ventata di aria fresca.” — Publishers Weekly



Biografia autriceJILL BARNETT incanta i lettori con il suo mix di storie originali fatte di amore e risate. Publishers Weekly ha dato al suo libro, Il cavaliere dei miei sogni (I Romanzi Mondadori), un’opinione stellare, definendolo “esilarante... I suoi personaggi sono gioiosi e freschi, il suo stile è piacevole da leggere, come un raggio di sole estivo.” Detroit Free Press al libro Joy la strega (I Romanzi Mondadori), uno dei migliori libri dell’anno, hanno dichiarato, “La Barnett ha uno stile fantastico perché con una battuta riesce a dare vita a una storia d’amore.” Tutti gli altri suoi libri hanno avuto il plauso della critica e da allora sono apparsi nelle classifiche dei bestseller del New York Times, USA Today, Publishers’ Weekly, il Washington Post, Barnes and Noble e Waldenbooks, che ha assegnato a Jill il premio National Waldenbooks. Ne sono state stampate 7 milioni di copie e le sue opere sono state pubblicate in 21 lingue. Jill vive con la sua famiglia nel Nord-Ovest del Pacifico.

domenica 29 marzo 2020

Recensione: L'ULTIMO SPETTACOLO di Vincenzo Zonno


In una società molto differente da quella attuale, in cui le esistenze delle persone sono controllate, rese piatte e prive di emozioni, un uomo - che si è misteriosamente addormentato senza che ci sia modo di svegliarlo - è l'unico indiziato in un caso di omicidio.



L'ULTIMO SPETTACOLO
 di Vincenzo Zonno



Catartica Ed.
192 pp
"Il mondo vive. Le persone vivono e hanno mille storie da raccontare. In questo stesso istante c'è qualcuno che nasce e qualcuno che muore. C'è chi ha deciso di andare a cavallo e chi si prepara a recitare in uno spettacolo. "

Un uomo si sveglia dopo una notte confusa ma probabilmente molto "vivace", che gli ha lasciato un tatuaggio su un braccio, un segno indelebile che prima di quella notte non aveva.
E' un elettricista e ha appena portato a termine un lavoro importante per conto di qualcun altro; adesso può finalmente tornarsene nella sua città.

Carl è un "delegato" del governo e una mattina viene chiamato ad occuparsi dell'omicidio di una giovane donna, uccisa con un tagliacarte e il cui corpo è immobile su una panchina in riva al lago.
In capo a poche ore Carl ha già un possibile indiziato che, stando agli elementi raccolti, è quasi sicuramente l'assassino: si tratta di un certo Harpo Vool.

Harpo è un uomo solitario, un orso che si sente vivo solo nei propri sogni, che riempiono la sua mente; da un po' frequentava la vittima  ma non aveva con lei una vera e propria relazione.
L'ha uccisa davvero lui? E se sì, perché?

Harpo sembra essere e vivere fuori dal mondo e l'unica cosa che vuole è riposare, in maniera profonda e totale... e il suo desiderio si realizza, tant'è che si addormenta e svegliarlo diventa un'impresa impossibile.

Il delegato Carl non sa che fare: lui ha necessità di interrogare Harpo, ma come può avere le risposte che cerca se lui continua a dormire?
Forse c'è una persona che può aiutarlo a capire chi sia Harpo: Rebecca, che è stata la sua compagna e convivente per più di dieci anni, ma la donna sembra non poter essere di grande aiuto.
Harpo stava scrivendo un racconto e il confine che lo separa dal protagonista è molto labile, come se realtà e immaginazione si mescolassero, tanto da rendere difficile distinguere dove inizia l'uno e finisce l'altro. Tanto da arrivare al rischio che il personaggio di fantasia prenda il sopravvento su quello reale.

Le vicende di Harpo - perso nel complicato mondo creato nella sua testa - si alternano a quelle dell'elettricista, anche lui al centro di eventi dove ciò che accade davvero si fonde con momenti di allucinazioni e sogni ad occhi aperti. 

E' una società strana e particolare, quella immaginata dall'Autore: lo stato si è premurato di organizzare e controllare in modo rigido la vita dei singoli, privandoli della loro autonomia; la conoscenza e il progresso sono appannaggio di una minoranza e non c'è spazio per le abilità personali; benchè si voglia imporre come una società evoluta, usa le torture sugli uomini per costringerli a dare le informazioni richieste; le famiglie sono invitate a comunicare eventuali problemi e separazioni, pena grane a non finire; dei dirigibili sorvolano gli oceani, trasportando uomini in viaggio premio verso oriente.
Le stranezze non finiscono qui ma si allargano anche in ambito "di fede": in paradiso non c'è posto per tutti e vanno controllati gli accessi nell'aldilà, mentre intanto qualche nuova corrente di pensiero cerca di svegliare le coscienze intorpidite... 

La narrazione segue percorsi tortuosi e del resto non può essere altrimenti perchè ad essere complicato è il mondo creato dentro e attorno ai personaggi come l'elettricista e Harpo, il cui carattere chiuso lo porta a rifugiarsi in una sorta di universo parallelo creato dalla propria immaginazione, in cui egli cerca la bellezza per darne un po' alla propria grigia esistenza, provando a mettere su un ultimo grandioso spettacolo, fosse anche solo nella propria testa.

E' il terzo libro di Vincenzo Zonno che leggo, forse il meno "semplice" e immediato, in quanto attorno alla narrazione dei fatti (l'omicidio) c'è una dimensione onirica e immaginifica molto forte che volutamente confonde e inganna il lettore e, al contempo, lo seduce, lo irretisce e lo trasporta in un mondo che ha delle connotazioni assurde e nel quale non vorremmo vivere, in quanto gli uomini ci appaiono come delle pedine, delle marionette senza anima e volontà; paradossalmente, il più vivo è forse proprio colui che dorme, il quale, pur di essere il protagonista sul palcoscenico della propria esistenza, si estrania dalla realtà che lo circonda e dalla quale si sente rifiutato.

Ringrazio lo scrittore per avermi dato la possibilità di leggere e apprezzare anche questo suo romanzo, che vi consiglio, tanto più se amate e/o avete voglia di leggere libri diversi dal solito.



"E' qualcosa che non si può spiegare. Sei lì di fronte a un bivio,  due sole possibilità: è quella la strada oppure quell'altra? Una sola scelta (...) perchè di questa è fatta la vita.".


"Potrà mai esistere un mondo senza violenza, rabbia o rancore? C'è qualcosa in grado di porre un freno a questa anomalia dell'esistenza? Forse la bellezza?


Altri libri dell'Autore recensiti sul blog:

CATERINA di V. Zonno
NON E' UN VENTO AMICO di V. Zonno

venerdì 27 marzo 2020

"Favole moderne per crescere bambini intelligenti" di Ann Sepolveda



E se le storie che leggiamo o ascoltiamo ci rendessero persone migliori?


Favole moderne per crescere bambini intelligenti: libro di fiabe e storie della buonanotte
di Ann Sepolveda




Favole moderne per crescere bambini intelligenti: libro di fiabe e ...
.
Una dolce bambina di nome Aurora vive in un bellissimo castello, il suo papà è il re di un grande regno e ogni sera siede accanto a sua figlia con un vecchio libro di racconti e gliene legge uno, con l'auspicio che possa essere in qualche modo utile per Aurora.

E in effetti ogni storia custodisce insegnamenti, preziosi per i piccoli ma anche per gli adulti.

In esse si raccontano le avventure di cavalli, formiche, bambini indiani, gatti magici...
C'è chi si sente forte e invincibile, e in virtù della propria forza fisica non ha paura di nulla ed è convinto di non dover ascoltare i consigli di chi è più saggio; ma cos'è più importante, la forza o l'intelligenza?
C'è chi ha la felicità a portata di mano ma fa l'errore di cercarla tra le persone e nei posti sbagliati; c'è chi deve imparare a fare affidamento sulle proprie capacità più che sulla fortuna.

Una cosa è certa: "diventare adulti è faticoso. Senza sacrificio nulla si ottiene!."

Le storie, sia che abbiano personaggi del mondo animale o esseri umani (in questo caso i protagonisti sono bambini, nei quali il giovane lettore può facilmente immedesimarsi), si propongono di trasmettere insegnamenti importanti, come riflettere prima di agire, il rispetto per gli altri, mettere a frutto i propri talenti, accontentarsi dei piccoli ma fondamentali doni che la vita ci fa ogni giorno, come il trascorrere serenamente del tempo coi propri cari o non dare troppa importanza al possesso di ricchezze materiali.

Il linguaggio è adatto a lettori giovanissimi (semplice ma contiene anche termini "più difficili" per stuzzicare la curiosità dei piccoli), sono narrazioni belle e rassicuranti, fanno riflettere  e sicuramente possono essere un modo piacevole e educativo per passare momenti sereni con i bambini (tanto più in periodi di incertezza e limitazioni come questo che stiamo vivendo),  stimolare la loro fantasia e credo davvero che questo genere di fiabe della buonanotte possano piacere e incoraggiare alla lettura e allo sviluppo della fantasia.

giovedì 26 marzo 2020

il 26 marzo 1827 moriva Ludwig Van Beethoven.



Sono trascorsi 193 anni da quel 26 marzo 1827 in cui moriva, a soli cinquantasette anni, il grande compositore Ludwig Van Beethoven.

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  • Nacque nel dicembre 1770 a Bonn, in Germania, da una famiglia di musicisti e cantanti; proprio suo padre Johann lo costrinse ad esercitarsi giorno e notte per diventare sempre più bravo. I vicini di Beethoven ben ricordavano questo ragazzino in piedi su una panchina per raggiungere i tasti del pianoforte mentre piangeva e suo padre incombeva su di lui.

  • Per poter contribuire economicamente in famiglia, il piccolo Ludwig dovette lasciare presto la scuola (attorno agli undici anni), il che lo rese scarsino in alcune discipline, come la matematica.

  • Quando aveva diciassette anni ebbe modo di suonare in presenza di Mozart, a Vienna. Colui che a quel tempo era considerato a ragione il più grande compositore di Vienna, difficilmente si impressionava nell'ascoltare altri musicisti, essendo lui molto più avanti rispetto ai suoi coetanei per talento e risultati. Eppure si vocifera che, dopo aver udito suonare Ludwig, abbia lasciato la stanza dicendo di tenerlo d'occhio perché "un giorno darà al mondo qualcosa di cui parlare".

  • Uno dei contemporanei di Beethoven, il compositore Johann Baptist Cramer, disse ai propri studenti che se non avevano mai sentito improvvisare Beethoven, voleva dire che non avevano idea di cosa fosse un'improvvisazione.

  • Beethoven è stato un pioniere circa le composizioni per pianoforte, uno strumento per il quale nessuno aveva ancora scritto un lavoro completo; infatti, i suoi predecessori avevano composto più che altro per clavicembalo.

  • Pare che le donne avessero di lui pareri contrastanti: c'erano quelle che lo ritenevano addirittura ripugnante, mezzo pazzo e brutto. Insomma, è probabile non avesse un fanclub a suo nome, ecco..

  • E se sull'aspetto fisico possiamo chiamare in causa la soggettività, circa il suo stato di salute è la medicina a parlare: oltre alla sordità, il musicista soffriva anche di colite, reumatismi, febbre reumatica, tifo, disturbi della pelle, ascessi, una varietà di infezioni, oftalmia, degenerazione infiammatoria delle arterie, ittero, epatite cronica e cirrosi epatica. Un nosocomio vivente....

  • Per quanto riguarda la sordità, probabilmente essa insorse in seguito ad altre malattie avute nell'infanzia, come effetto di tifo o vaiolo. Fu verso i ventuno anni che cominciò a sentire un ronzio costante alle orecchie.

  • La Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore Op. 55, detta Eroica, fu composta da Ludwig van Beethoven fra il 1802 e 1804 e inizialmente dedicata a Napoleone Bonaparte, da lui ammirato in quanto simbolo di rivoluzione e di una nuova era in Europa (salvo poi restarne deluso quando il generale si fece incoronare imperatore).

  • Ha composto opere anche per donne da lui amate, come la Moonlight Sonata, dedicata alla sua allieva la Contessa Giulietta Guicciardi; per inciso, Ludwig odiava dare lezioni di piano, tranne che ad allieve giovani ed attraenti...

  • Ad ispirare l'Inno alla gioia fu una poesia del filosofo Schiller (An die Freude) del 1786; Beethoven adattò i versi componendo la sua Sinfonia n. 9 in re minore, eseguita per la prima volta nel 1824.

Gioia, bella scintilla divina,
figlia degli Elisei,
noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
La tua magia ricongiunge
ciò che la moda ha rigidamente diviso,
tutti gli uomini diventano fratelli,
dove la tua ala soave freme.
L'uomo a cui la sorte benevola,
concesse di essere amico di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, - chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c'è riuscito, lasci
piangente e furtivo questa compagnia!
Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;
tutti i buoni, tutti i malvagi
seguono la sua traccia di rose!
Baci ci ha dato e uva ,
un amico, provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio (vada) al mondo intero
Fratelli, sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.
Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare!

  • Nel 1827 Beethoven morì per una serie di possibili infezioni e malattie, tra cui cirrosi, sifilide, avvelenamento da piombo.


LIBRI SU LUDWIG VAN BEETHOVEN


ROMANZI


IL DIO SORDO. Mia immortale amata di A. Scotto di Carlo


LINK AMAZON (gratis su Kindle Unlimited)

L'anima di un giovane del XXI secolo viene risucchiata indietro nel Tempo dall'irresistibile potere della Musica, finendo nel corpo di un coetaneo della Vienna del 1808. 
Qui il protagonista assiste al leggendario concerto in cui Beethoven presenta la sua Quinta, entrando poi nelle sue grazie fino a diventare il suo servitore. 
Attraverso di lui, sullo sfondo storico fine-epoca-napoleonica/Restaurazione, viviamo le vicende di Beethoven: l'amore segreto, una donna che ha rapito il suo cuore ma che è ella stessa prigioniera di convenzioni e legami familiari; la passione per la Musica, dall’ispirazione che egli trova nella sua cara Natura, allo scrittoio dove forgia melodie e orchestrazioni, ai teatri dove a volte viene acclamato e altre deve fronteggiare la perplessità di un pubblico disorientato da una musica troppo precorritrice; l'inesorabile decorso della malattia, con improvvise speranze di guarigione e puntuali delusioni, fino alla struggente rassegnazione; i travagliati rapporti con la famiglia, tra gli attriti coi fratelli, l’odio “immotivato” per la cognata e l’amore incondizionato per il nipote, passando attraverso faide private e legali; e infine le sue paure di uomo, l’impotenza di fronte al Destino, la voglia di combatterlo e la speranza di vincerlo.

15 illustrazioni originali completano l’opera raffigurando Beethoven e gli altri protagonisti in alcuni frangenti della storia.


LA SINFONIA DELLE COSE MUTE di B. Pedretti

(267 pp, Mondadori)


Vienna, 1827. Un'immensa folla riempie le strade, riunita per l'estremo saluto a Beethoven. Tra gli altri anche il giovane Gerhard von Breuning, che ha capito che Beethoven è colui che più di ogni altro ha saputo attingere dagli abissi primordiali dell'umanità il mistero del suono con cui la vita si dichiara. 
Tokyo, 1872. Mori Noboru rientra in Giappone dopo cinque anni in Europa. Ha studiato la cultura "barbarica" ed è uno dei più convinti fautori del nuovo. La filosofia e le tecniche più moderne dovranno ispirare l'era inaugurata dall'imperatore Meiji, insieme alla musica per pianoforte e alle sinfonie di Beethoven. Ma l'ostilità all'apertura verso l'Occidente cresce intorno a lui sino alla violenza. 
Berlino, 1947. Il famoso direttore d'orchestra Wilhelm Furtwängler - reduce dall'umiliante "processo di denazificazione" per aver diretto i Berliner Philharmoniker negli anni hitleriani - giunge nella città colma di macerie, percorsa da figure della follia e del dolore e sente che le ombre della storia continuano a soverchiarlo. L'incontro con una pianista sopravvissuta agli orrori della guerra e con un enigmatico giapponese innamorato di Beethoven gli ricorderanno quanto la missione della musica vada sempre protetta dalla sua impotenza politica. 
Una città del Sudamerica, primi anni Duemila. Ormai disincantato, "il migliore direttore d'orchestra del suo tempo", Jonas Weger, si sente all'epilogo della carriera e non desidera che il silenzio, l'oblio. Ma la tragica morte di due ragazzi la notte di Natale lo spingerà a dirigere il suo ultimo concerto insieme ai ragazzi sordi di Silencio Musical.





LA SINFONIA PROIBITA di A. Mattioli
(172 pp, Editore Bookroad)

Andrè Vallè, uomo pieno di talento musicale ma facile agli eccessi, viene a sapere dell’esistenza di una leggendaria decima sinfonia che sarebbe stata scritta da Ludwig van Beethoven. 
Alla ricerca del misterioso manoscritto, Andrè comincia un viaggio che lo porterà a scoprire sconvolgenti segreti sulle vite dei più importanti compositori della storia, – da Brahms a Schumann, passando per Shubert – e a trovarsi in mezzo a pericolosissimi giochi di potere. 
Più entrerà nei misteri di questa partitura, più gli intrighi lo avvolgeranno, rivelandogli che dietro a una composizione tanto elevata si nascondono scandali, giochi di potere clericale e massonico, trame internazionali.




AUTOBIOGRAFIA


AUTOBIOGRAFIA DI UN GENIO, a cura di M. Porzio

(Piano B Edizioni)

In questa raccolta originale di lettere e pensieri di Ludwig van Beethoven, sono presentati al lettore le ansie, i dolori provocati dalla sordità, i rivolgimenti rabbiosi, gli slanci geniali e i rapporti affettivi e di amicizia di uno dei massimi artisti di tutti i tempi. 
Troppo spesso tradito dal luogo comune del burbero misantropo, l’uomo Beethoven si rivela invece attraverso questa selezione di scritti come una personalità dotata di un potente misticismo, capace di slanci lirici e devoti, ma anche in grado di affrontare le situazioni più avverse e varie dell’esistenza umana in un’alternanza prodiga di tenerezza, amore, pungente ironia ed entusiasmo per la vita.




SAGGIO


IL GENIO DI BEETHOVEN di G. Pestelli

(221 pagine, Editore: Donzelli)

Le nove Sinfonie di Beethoven sono forse il patrimonio musicale più conosciuto al mondo; ovunque esista una vita musicale, ovunque si faccia musica, le Sinfonie sono la colonna portante del repertorio sinfonico e da circa due secoli sono presenti nella mente e nel cuore degli ascoltatori. 
Tutte e nove possono essere considerate un unico corpo creativo, in cui si delinea un percorso evolutivo e anche il racconto di una storia. Prese insieme, infatti, possono far pensare a un romanzo di formazione: un giovane parte per il vasto mondo, si scontra con ostacoli che riesce a superare grazie a un'eroica volontà d'azione finché, uscendo dalla sfera degli interessi personali, allarga lo sguardo a una dimensione sociale, celebrando ideali di portata universale. 







Fonti consultate per articoli:

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