Una bambina di sette anni viene ritrovata morta in un parco in una fredda giornata di fine novembre, a Milano. Dai primi momenti l'indagine si rivela complessa in quanto non accompagnata da alcun indizio, anche minimo, che possa aiutare il vicequestore Giulia Ferro - a capo del caso - a preferire una pista ad un'altra.
Diverse sono le ipotesi che si affacciano ma tutte sembrano confluire in un vicolo cieco.
Non succede sempre ma, a volte, la soluzione è più vicina di quanto sembri e, anzi, è sempre stata lì: sotto gli occhi.
GLI OCCHI DELLA NOTTE
di Marina Visentin
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Società Editrice Milanese 272 pp 19 euro Aprile 2023 |
È autunno inoltrato, le giornate sono già fredde e il buio scende presto: sarà per questo che tanto di bambini che giocano quanto di adulti, ce ne sono davvero pochi nei parchi, in questi pomeriggi di novembre; purtroppo, è nei pressi di uno di essi che viene rinvenuto il cadavere di una bambina di soli sette anni.
Si chiamava Cinzia e il suo corpicino viene ritrovato in una condizione che fa raggelare il sangue, perché a rendere più cupa la già dolorosa certezza di una morte, c'è anche il drammatico pensiero di come e per quanto la piccola possa aver sofferto, prima di morire e prima che il suo corpo fosse trattato come un oggetto da buttar via...
È un caso emotivamente pesante per tutti, e il vicequestore Giulia Ferro non riesce a non provare una profonda empatia per quella bimba alla quale la vita è stata brutalmente spezzata.
Da chi? Perché?
Per arrivare a dare risposte certe a queste logiche domande, c'è molta strada da fare perché da subito è chiaro come in quel parco (Parco Nord) non ci sia nulla che possa aiutare la polizia a cominciare a farsi un primo quadro della situazione.
Le indagini partono immediate e frenetiche: bisogna ricostruire la scena del crimine, ascoltare i testimoni, raccogliere elementi, isolare le persone che potrebbero per qualsiasi motivo rientrare in una rosa di sospettati, capire com'è morta la piccola, quando e quanto tempo prima rispetto al ritrovamento.
E, non ultimo, dov'è morta?
Tra le poche certezza, una spicca su tutte: la bambina non è morta nel parco, ma ve l'hanno portata. Come? Venendo da dove, da quale direzione? In quale posto è accaduto l'omicidio?
La scena del crimine: se non si ricostruisce e non si individua questo elemento fondamentale, non sarà possibile venire a capo di nulla.
Intanto Giulia, con la collaborazione della sua squadra e, in particolare, del valido ispettore Alfio Russo, comincia a interrogare e cercare di riempire tutti quei vuoti dovuti all'assenza di informazioni utili; c'è qualcuno che potrebbe diventare oggetto di interesse e su cui potrebbero convergere le indagini, ma a Giulia non convincono molto.
C'è l'ex marito di una delle maestre della piccola, il cui passato di condanne per violenze domestiche e revenge porn, gioca a suo sfavore; ci sono dei testimoni che segnalano la presenza, nei dintorni del parco della scuola, di un ragazzo dall'aria stravagante e poco rassicurante.
E che dire del padre di Cinzia, un uomo coinvolto negli affari della 'ndrangheta in Lombardia?
Non ultima, un'altra ipotesi si affaccia: se dietro l'assassinio della piccola vittima ci fosse una rete di pedofili??
Insomma, il questore e il sostituto procuratore, da una parte, incoraggiano Ferro a darsi da una mossa, dall'altra si raccomandano cautela; Alfio e Giulia non sanno che farsene delle inutili e sciocche raccomandazioni dei superiori, e si danno da fare lavorando al caso senza sosta, provando a mettere in ordine le informazioni certe, che però, in realtà, sono scarse e, a ben guardare, non sono poi così certe e solide!
Chi è l'ultima persona ad aver visto Cinzia?
La risposta a questa domanda è semplice e difficile al contempo: la sorella (anzi, sorellastra) maggiore di Cinzia racconta di essere andata al parco con la sorellina dopo le 16 e prima delle 17; con loro c'era anche il fidanzatino di Alice, l'italo-cinese Leonardo Hu.
Cosa è successo in quel parco in un arco temporale che, in fin dei conti, è riducibile a una manciata di minuti?
Un'addoloratissima - e piena di sensi di colpa - Alice dice di essersi distratta davvero per pochi secondi (si sa. quando si è col fidanzato, capita di essere "impegnati" a fare qualcosa di più divertente che badare alla sorellina che gioca), che però sono stati sufficienti affinché di Cinzia si perdessero le tracce.
Incredibile: una bambina di sette anni, in capo a pochi minuti, sparisce da un parco... e senza che nessuno abbia visto nulla! Volatilizzata!!
L'ha presa qualcuno? Se sì, possibile che la piccola non abbia gridato?
E se lei stessa avesse seguito "l'adescatore"? Ma in tal caso, significa che lo conosceva, no?
Insomma, Giulia si arrovella formulando, assieme a Russo, domande, ipotesi, abbozzando risposte, teorie... ma niente pare emergere di concreto, di utile.
È come se ci fosse un enorme buco in quell'arco temporale, una voragine che ha inghiottito la povera bambina, che nessuno ha visto viva - dopo Alice - e che ricompare... morta!
Eppure la soluzione è necessariamente da qualche parte: va "solo" cercata, con tenacia, perseveranza e continuando a ragionare.
Il vicequestore Ferro non si dà pace, non fa che pensarci e col passare delle settimane, nonostante non si giunga a nulla di risolutivo e nonostante lo scoraggiamento, lei non molla, ma continua a fare supposizioni, immaginare scenari, a interrogare anche chi è stato già ascoltato più di una volta, a visionare filmati, a fare avanti e indietro lungo le strade vicine al parco..., a cercare i dettagli, perché evidentemente le risposte non risiedono in qualcosa di eclatante, ma in quei particolari quasi invisibili, le quali facilmente sfuggono se si è troppo concentrati su alcune cose e meno su altre che, all'inizio, erano state scartate, magari anche senza una ragione in particolare.
A dare un contributo rilevante ci pensa un attento esame autoptico, cui seguono gli arguti suggerimenti di Alfio, che forniscono un elemento - ancora vago ma è sempre meglio di niente - interessante circa il tipo di luogo in cui Cinzia potrebbe essere stata portata prima di morire, e in cui molto probabilmente è stata uccisa.
E poi c'è un macro elemento da considerare bene e che non è per nulla scontato o irrilevante: la famiglia di Cinzia.
Nessuna famiglia è perfetta e, spesso, dietro la facciata di allegria e concordia, possono celarsi dei segreti, dei risentimenti, ombre e tensioni che sono un po' come una pentola a pressione pronta ad esplodere.
E lei, Giulia, ha le spalle rese larghe dalla propria situazione famigliare particolare, disgregata e fonte di sofferenze, fantasmi, questioni irrisolte, che gravano sul suo cuore e che la morte di Cinzia hanno, in qualche modo, portato a galla, come "una puntura di spillo che apre caverne di dolore, voragini di senso."
Per quanto dolorose, le sue esperienze personali l'hanno resa la donna che è adesso e, a modo loro, hanno acuito il suo sguardo e affinato il suo istinto, così da indirizzarla sulle tracce della verità andando oltre le apparenze, cercando le risposte là dove nessuno aveva controllato, impegnati tutti, com'erano, a cercare, piuttosto, un ago in un pagliaio.
La soluzione, alla fine arriverà, ma la consapevolezza di aver trovato il colpevole costituirà una ben magra consolazione: tutte le morti sono ingiuste..., ma alcune più di altre e, di certo, non può esserci né una vera soddisfazione né alcun altro sentimento positivo nell'aver chiuso un triste cerchio attorno alla morte di un'innocente.
"Giustizia sarà fatta? Ma quando mai? E che dire poi della verità? Sì, forse qualcosa che somiglia alla verità riusciremo anche stavolta a tirarla fuori, come un coniglio dal cappello. Ma che cosa ce ne faremo mai di tutta questa luminosa verità?"
"Gli occhi della notte" è un bel giallo ambientato a Milano ai nostri giorni, che si è rivelato una lettura senza dubbio appassionante perché l'autrice tiene il lettore sospeso sino alla fine, per poi dargli le risposte alle tante domande che caratterizzano il caso della piccola Cinzia. Sono diversi gli elementi di questo romanzo che mi sono piaciuti, a cominciare dalla protagonista, Giulia Ferro, che è un vicequestore competente, professionale, diligente e tenace, con un gran senso pratico, una mente perspicace e intuitiva e, soprattutto, una necessaria empatia, che le permette di conquistare la fiducia delle persone con cui interagisce, anche con quelle diffidenti, per pregiudizio, verso la polizia.
Alfio Russo è il collaboratore ideale perché, oltre ad essere efficiente e sveglio, è anche simpatico, dalla battuta pronta, e sa come stemperare tensioni e far sorridere il suo superiore, che tende a sorridere poco e a innervosirsi piuttosto in fretta.
Mi è piaciuta l'ambientazione autunnale e milanese, e non si può non notare come l'autrice sia dettagliata nel condurci nella zona interessata, dandocene un'idea molto chiara e realistica; non ultimo, ho trovato interessante l'attenzione data alla scena del crimine e l'urgenza di individuarla con certezza, per poter mettere insieme tutte le tessere in modo coerente.
Concludendo, è un romanzo che ho gradito non soltanto per l'elemento giallo in sé, ma ancor prima per la caratterizzazione dei personaggi e per l'ambientazione precisa e ben descritta, aspetti che contribuiscono a conferire agilità alla scrittura.
Consigliato, in special modo a chi ama i gialli.