lunedì 22 gennaio 2018

Nato il 22 gennaio - Curiosità su... Lord Byron



George Gordon Byron - Lord Byron - è considerato una delle figure di spicco del movimento romantico.

Nacque a Londra il 22 gennaio 1788; dal padre marinaio (morto suicida) ha preso energia e vitalità, dalla madre i problemi di peso, evidenti pur essendo lui alto quasi due metri e pur provando a mettersi ripetutamente a dieta...

Sin da giovanissimo, George mise in atto le proprie arti amatorie e seduttive; ebbe una lunga relazione con la
biografieonline
sorellastra, dopo la quale si dedicò all'esplorazione tanto dell'universo femminile quanto di quello maschile (era bisessuale), intrattendendo rapporti intimi con attrici, tante donne della società sposate e molti giovani, tanto che all'età di soli 21 anni già aveva sofferto di gonorrea e sifilide. 

Quando Lord Byron andò a Cambridge nel 1805, chiese di portare nel suo dormitorio quattro bottiglie di vino, quattro di porto, quattro di sherry e quattro bottiglie di chiaretto insieme a caraffe e bicchieri.
Non solo, ma siccome gli fu detto che tutti i cani erano stati banditi (compreso il suo bulldog) dall'istituto, egli ne fu così seccato che per ripicca si prese un orso domestico, che portava in giro con una catena come un cane, provando un grande piacere nel vedere le reazioni terrorizzate degli altri studenti.

Byron era molto attratto dal sovrannaturale, tant'è che Newstead Abbey, dimora della famiglia Byron che si credeva infestata da fantasmi, divenne il luogo preferito da Byron e compagni. 
Una bara era stata posta ad un'estremità della sala da pranzo; il poeta aveva una particolare predilezione per i teschi, tanto da tenere in bella mostra sia quelli di monaci che dei propri antenati (presi dalla cripta di famiglia), che venivano usati come vasi da fiori per rivestire le pareti. Il suo gusto per il macabro non finisce qui, visto che questi teschi erano impiegati pure come tazze da cui bevevano sia lui che i suoi ospiti.
I teschi erano una fissa vera e propria, evidentemente, perchè quando Percy Shelley doveva essere cremato, Byron chiese se potesse tenere il suo teschio, capriccio che gli fu rifiutato a causa della sua mania di usarli come calici...

Byron e i suoi amici indossavano spesso abiti lunghi, scuri e incappucciati, tipici dei monaci medievali, per le loro allegre serate in compagnia. 

Lord Byron sposò Anne Isabella Milbanke nel gennaio del 1815. La loro figlia, Augusta Ada Byron King, divenne una famosa matematica; la bimba non ebbe mai rapporti col padre perchè la madre lasciò George un mese dopo la nascita della figlioletta, a motivo dei problemi con l'alcool e i numerosi debiti; egli andò via dall'Inghilterra per sempre quattro mesi dopo.

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Dopo essere andato via dalla Gran Bretagna, Lord Byron approdò a Venezia, dove - tra un divertimento e l'altro - la sua singolare preoccupazione fu di imparare l'armeno, visto che in città c'era la congregazione mekhitarista, un ordine religioso cattolico fondato nel 1700 da Mechitar, un monaco benedettino armeno; egli restò impressionato dall'etica dei monaci e dal loro ricco linguaggio. Fu il primo occidentale nell'era moderna a interessarsi alla cultura armena.

Durante la sua estate con gli Shelley sul Lago di Ginevra nel 1816, Byron suggerì al gruppo di amici di trascorrere un pomeriggio piovoso scrivendo storie di fantasmi. E' noto che Mary Shelley scrisse il suo Frankenstein, mentre il medico di Byron, William Polidori, scrisse " The Vampyre ", la storia che ispirò i futuri racconti e romanzi attorno alla figura di Dracula.

Il suo primo libro di poesie si intitolava Hours of Idleness e non ricevette recensioni molto positive.
In seguito scrisse English Bards e Scotch Reviewers, un poema satirico che attaccava la comunità letteraria.

E' morto di malattia (febbre reumatica) durante la Guerra d'indipendenza greca, a 36 anni, il 19 aprile 1824. 

Il grande saggista William Hazlitt scrisse di Lord Byron che: 
"nella sciatteria, nella brutalità e nell'eccentricità ... Lord Byron ... supera tutti i suoi contemporanei". 
 ------ Direi che questo è aMMMore *_* ------




Strofe per musica

Dicono che la Speranza sia felicità,
ma il vero Amore deve amare il passato,
e il Ricordo risveglia i pensieri felici che primi sorgono e ultimi svaniscono.

E tutto ciò che il Ricordo ama di più un tempo fu Speranza solamente;
e quel che amò e perse la Speranza
oramai è circonfuso nel Ricordo.

È triste! È tutto un’illusione:
il futuro ci inganna da lontano,
non siamo più quel che ricordiamo,
né osiamo pensare a ciò che siamo.

.

Quando ci separammo

Quando ci separammo
In lacrime e in silenzio,
Coi nostri cuori infranti,
Per anni abbandonandoci,
La tua guancia divenne fredda e pallida;
Piú gelido il tuo bacio ;
In verità quell’ora ci predisse
Di questa il gran dolore!

La rugiada del mattino
Fredda mi si posò sul ciglio;
Mi apparve come il segno
Di ciò che provo ora.
Ogni tuo giuramento s’è spezzato,
La tua reputazione è fragile :
Pronunciano il tuo nome
Enumerandone tutte le vergogne.

Avanti a me pronunciano il tuo nome,
Come un rintocco funebre ai miei orecchi;
E mi percorre un fremito —
Perché tu mi fosti sí cara?
Essi non sanno che un tempo ti conobbi,
Che ti conobbi bene :
A lungo, a lungo ti dovrò rimproverare,

Ed è troppo difficile parlarti.
Segretamente noi ci incontravamo:
Ora in silenzio mi affliggo
Che il tuo cuore abbia già dimenticato,
Che il tuo spirito m’abbia ormai ingannato.
Se io ti dovessi incontrare
Dopo un lungo periodo di anni,
Come potrei donarti il mio saluto? —
Con silenzio e lacrime.

E l’ora in cui s’ode tra i rami

È l’ora in cui s’ode tra i rami
la nota acuta dell’usignolo;
è l’ora in cui i voti degli amanti
sembrano dolci in ogni parola sussurrata
e i venti miti e le acque vicine
sono musica all’orecchio solitario.
Lieve rugiada ha bagnato ogni fiore
e in cielo sono spuntate le stelle
e c’è sull’onda un azzurro più profondo
e nei cieli quella tenebra chiara,
dolcemente oscura e oscuramente pura,
che segue al declino del giorno mentre
sotto la luna il crepuscolo si perde.




Fonti:

https://theculturetrip.com/europe/united-kingdom/articles/7-strange-facts-about-barmy-baron-byron/
http://www.softschools.com/facts/authors/lord_byron_facts/1422/
http://libreriamo.it
https://cantierepoesia.wordpress.com

domenica 21 gennaio 2018

Spazio Autori Esordienti



Carissimi, ho un po' di richieste di segnalazioni da condividere con voi, e anzi mi scuso con gli autori per il ritardo ma tra lavoro e vacanza di Natale trascorse fuori casa, ho avuto pochissimo tempo per stare al pc... 😓


Comincio col presentarvi la prima opera di un autore esordiente, una raccolta di racconti dal titolo "Abissi", pubblicata da Talos Edizioni (editore free). Si tratta di tredici racconti in bilico tra horror, thriller e noir.
Il volume è disponibile su Amazon, Ibs e sui principali store online.

ABISSI
di Paolo Cabutto



Talos Ed.
10 euro
LINK AMAZON
Un vicino di casa che ci conosce meglio di quanto immaginiamo, macabri incontri in un cinema di periferia, una stazione della metro che sembra sussurrare il nostro nome, una tragedia shakespeariana che diventa realtà, l’ultima giornata di lavoro di un killer professionista.
La paura prende il lettore per mano e lo conduce attraverso tredici stanze buie, in cui l’incomprensibile e il sovrannaturale intaccano la sicurezza della nostra quotidianità.
Non resta quindi che chiudere gli occhi, trarre un respiro profondo e gettarsi negli abissi.

L'AUTORE. 
Paolo Cabutto nasce a Bra, in provincia di Cuneo, nel 1984. Lettore appassionato sin dalla più tenera età, è perdutamente innamorato di tutto ciò che è arte. Ha l’Inghilterra nel cuore e trascorrerebbe la vita viaggiando. Numerosi suoi racconti sono stati pubblicati in antologie, siti e riviste letterarie. Scrive di libri sul blog culturale “Blog con vista”. “Abissi” è la sua prima raccolta di racconti.




Proseguiamo col genere fantasy.


LA SPIA E IL GUARITORE
di Cristina Azzali



Serie: L'eredità della spada – Vol. II
Casa editrice: SensoInverso Edizioni
Uscita: Settembre 2017
Pagine: 462
Una notte di tempesta. Una corsa contro il tempo. La vita di un cavaliere appesa a un filo.

L'agguato subito dal giovane Arthur si abbatte come un fulmine improvviso sul gruppo dei viandanti, sconvolgendone dinamiche e piani. 
La missione incombe, ora impossibile da rimandare. Cedere ai sensi di colpa sarà rischioso, poiché ad attenderli c'è un viaggio avventuroso verso l'assolata Vhalesia; qui, Gwinneth e gli altri dovranno stringere nuove, curiose alleanze, muovendosi con cautela nel dominio di un avversario insidioso e potente. 
Un gioco fatto di astuzie, sotterfugi e inganni, che potrebbe mutare le sorti dell'intero Continente. 





L'autrice.
Cristina Azzali è nata nel 1989 e vive a Lazise (VR) con tre gatti: Akira, William Shakespeare e Regan. Coltiva, fin dalla più tenera età, l'amore per la lettura, al quale, nel corso degli anni, si sono affiancate la passione per la storia del cinema e quella per la scrittura. “L'eredità della spada” è il suo romanzo d'esordio, seguito nel 2017 da “La spia e il guaritore”
.


Un romance non può mancare:

QUANDO C'ERA LA LUNA
di Roberta Ambrogio e Sara Stroppa

Editore: Libromania
Genere: Romance
 Novembre 2017
Prezzo: 3,99 €
Chiara e Virginia sono migliori amiche e non potrebbero essere più diverse. Chiara è solare ed espansiva, Virginia schiva e individualista. 
Le loro vite cambiano per sempre quando una trascina l’altra al bancone del Moonriver un venerdì sera di fine marzo. La luna piena e un’eterna Roma fanno da cornice alla passione travolgente che esplode tra la bellissima Chiara e il glaciale Andrea, un musicista bolognese riservato e intrigante, e fa da galeotta a un legame che avrà bisogno di più tempo per sbocciare: quello tra Virginia e Marco, accomunati da un sogno perduto e pesanti aspettative future. 
Ma la vita è imprevedibile: il fratello di Andrea s’innamora di Chiara che intanto ha trovato lavoro come modella e Marco manda a monte il suo matrimonio per amore di Virginia, che rimane incinta. 
Amori tormentati, ambizioni e delusioni scandiscono le loro giovani vite e li fanno crescere, maturare e scoprire cosa il destino ha in serbo per ciascuno.


Le autrici.
Roberta Ambrogio è nata a Messina nel 1990. Diplomata in Scienze Sociali e affascinata da tutto ciò che riguarda l’arte e la creatività, fin da bambina disegna e nutre una smisurata passione per la lettura, sfociata da qualche anno in quella per la scrittura. Una passione, quest’ultima, cresciuta quasi per gioco, condivisa a distanza con l’amica Sara e diventata il principale veicolo delle sue emozioni. Il suo spazio ideale: un microcosmo fatto di musica, bei film, gatti e libri.

Sara Stroppa è nata a Jesi (Ancona) nel 1989. Si è laureata in Scienze dell’Educazione a Macerata ed è educatrice per la prima infanzia. Ha studiato danza e fin da piccola scrive tutto ciò che le passa per la testa: intrecciare storie e parole è quanto di più liberatorio conosca, e farlo anche a quasi mille chilometri di distanza con Roberta è una delle tante forme possibili. Libri, teatro, la sua gatta e tutto quel che è arte fanno di lei una persona felice.


Termino con un fantasy-comico con elementi steampunk:


SQUADRA DEMOLIZIONI
di Enrico Lanzalone



Editore: Streetlib
Genere: fantasy-comico
Prezzo: ebook 2,99€
778 pp

Link per acquisto

Su Aend l'epopea fantasy è morta da un pezzo.
A Bluren, poi, è in avanzato stato di decomposizione. 
Un coacervo di razze diverse si ammassa entro i confini mutevoli della metropoli, dove tecnologia e arcano si mescolano insieme. La mafia delle fatine klix domina i bassifondi, i demoni gestiscono le assicurazioni, i nonmorti sintetizzano nuovi tipi di stupefacenti, mentre la nobiltà degli orecchie a punta vive nel lusso della città alta.
Ma questo fragile equilibrio sta per spezzarsi.
Un misterioso terrorista, armato di ferrei ideali e esplosivi ad alto potenziale, sta seminando il caos nella città. 
Mentre l'altaguardia brancola nel buio, l'ispettrice Rethién si trova davanti un'unica alternativa: se gli eroi preferiscono firmare gli autografi a ragazzine urlanti, solo il peggio offerto da Bluren può affrontare la nuova minaccia. 
Una squadra di folli; una squadra capace di far tremare le fondamenta della metropoli; in poche parole: "La Squadra Demolizioni".

sabato 20 gennaio 2018

Libri in lettura (gennaio 2018)




Ecco i libri in lettura in questo periodo.
E i vostri? 😊



IL CASO DEMICHELLIS
di Francisco Marìn



self publishing
trad. A. Vacca
273 pp
Un coinvolgente thriller ambientato tra le strade e i tribunali di Ibiza e che cattura il lettore già dalle prime pagine.
Eduardo Ribas viene processato e condannato per l’omicidio di un’infermiera (Ana López Demichellis). 
Né Raúl Ballesteros, un prestigioso avvocato politicamente scorretto, né la sorella della vittima, Raquel, una giovane ragazza bella e sensuale, sono pienamente convinti della colpevolezza dell’uomo appena condannato. 
Di comune accordo, per cercare di far maggior chiarezza sulla questione, i due decidono di assumere un detective un po’ stravagante ma dotato di grosse abilità intuitive.
Una volta avviate le indagini, la prima circostanza che richiama l’attenzione del detective (Álex Zarco) è il fatto che l’ultimo paziente di Ana, infermiera dell’unità di terapia intensiva, sia stato un uomo vittima di una sparatoria.
Due crimini violenti su un’isola tranquilla come Ibiza durante la stagione invernale sembrano essere più di un semplice caso. 
Saranno collegati o si tratterà solo di pura coincidenza?



LITTLE BOY BLUE
di Edward Bunker



Ed. Einaudi
trad. E.Turchetti
476 pp
14 euro
Il cammino struggente di Alex Hammond da undici a sedici anni, tra un'infanzia in malora e il crimine. Un «piccolo ragazzo triste» affamato d'amore, costretto a fare a pugni con tutto il mondo.

Alex Hammond è un ragazzo in gamba, intelligente e indipendente, ma soggetto a violenti accessi di rabbia. In lui - cresciuto dentro i confini di un mondo che gli ha procurato solo sofferenza e dolore - frustrazione e collera sono del tutto naturali, ma non per questo meno pericolose. 
Ribelle fin dal divorzio dei genitori, Alex evade in continuazione da case di accoglienza e collegi, mosso dal desiderio di andare a vivere a tutti i costi col padre, un uomo a pezzi incapace di offrire al figlio il focolare di cui ha disperatamente bisogno. Mentre Alex è sballottato tra assistenti sociali ben intenzionati, ma sconcertati dal suo comportamento, e figure autoritarie perfide e crudeli, le sue emozioni e il suo agire sbandano senza posa tra queste due influenze disparate. 
Resta una sola e unica costante: le cattive compagnie, i suoi amici buoni a nulla e ormai votati al crimine, tutti sempre disponibilissimi a instillare idee e propositi ai margini della legalità, o apertamente illegali, nella mente brillante e ancora acerba di Alex, peraltro già avviato sulla strada della devianza e del comportamento antisociale.
In una progressione narrativa avvincente e angosciante insieme, Little boy blue ritrae a tinte forti questa distruzione, intrappolando il lettore tra le macerie di un'infanzia andata in rovina.

L'autore.
Edward Bunker, nato a Hollywood il 31 dicembre 1933, è scomparso a Los Angeles il 19 luglio 2005. Entrato per la prima volta a diciassette anni nel penitenziario di San Quentin, ne ha poi passati diciotto da detenuto. In Einaudi Stile libero ha pubblicato Cane mangia cane (1999, ultima edizione Super ET 2017); Come una bestia feroce (2001), definito da Quentin Tarantino la piú bella «crime story» mai scritta; l'autobiografia Educazione di una canaglia (2002); Little Boy Blue (ultima edizione Super ET 2016); Animal Factory (ultima edizione Super ET 2016) da cui fu tratto l'omonimo film con Steve Buscemi e Willem Dafoe; Stark (2006); la raccolta di racconti Mia è la vendetta (2009). Bunker lavorò molto e con successo per il cinema, ad esempio con lo stesso Tarantino (interpretò tra l'altro il personaggio di Mr Blue nelle Iene) e con Michael Mann come consulente per Heat.


IL GIOCO DEGLI OCCHI
di Sebastian Fitzek



Elliot Ed.


Un pericoloso maniaco, detto il Collezionista di occhi, rapisce i bambini e li nasconde dopo averne ucciso la madre. 
Il padre ha quarantacinque ore di tempo a disposizione per scoprire il nascondiglio. Questo è il gioco. Quando l'ultimatum scade, la vittima muore.
Ma l'orrore non finisce qui, perché al cadavere del bambino manca sempre un occhio. 
Oltre che per la squadra omicidi, il Collezionista è anche l'ossessione di Alexander Zorbach, un ex poliziotto diventato cronista di nera, che segue sin dall'inizio per conto del giornale le folli bravate del killer e che ben presto si rende conto di essere diventato una pedina importante in un duello mortale. 
Ma il Collezionista di occhi è astuto, non ha mai lasciato tracce fino a quando, improvvisamente, compare una testimone misteriosa: Alina Gregoriev, una giovane fisioterapista cieca che si presenta a Zorbach sostenendo di poter vedere nel passato delle persone attraverso il semplice contatto fisico. 
E forse il suo ultimo paziente è stato proprio il Collezionista...

L'autore.
Sebastian Fitzek (1971) è autore di numerosi thriller psicologici: La terapia (2007), Il ladro di anime (2009), Il bambino (2009), Schegge (2010), Il gioco degli occhi (2011) pubblicati da Elliot. Con il romanzo Il cacciatore di occhi (2012) è passato a Einaudi Stile Libero, che nel 2013 ha pubblicato anche Il sonnambulo e nel 2014 Noah.

venerdì 19 gennaio 2018

Prossimamente in libreria: "La cercatrice di corallo" - "Davanti agli occhi" - "Uomini che restano"



Prossimi arrivi che personalmente mi interessano perchè sono autori che ho già avuto modo di apprezzare in precedenza.

E voi, avete mai letto qualcosa di Vanessa Roggeri, Sara Rattaro e Roberto Emanuelli?


LA CERCATRICE DI CORALLO
di Vanessa Roggeri



Ed. Rizzoli
USCITA
 23 GENNAIO 2018
Achille e Regina si incontrano per la prima volta nell'estate del 1919, di fronte alle acque spumeggianti di una Sardegna magica. Regina dona ad Achille un rametto di corallo rosso come il fuoco, il più prezioso, con la promessa che gli porterà fortuna. Anni dopo, quella bambina è diventata una delle più abili cercatrici di corallo; quando si tuffa da Medusa, il peschereccio di suo padre, neanche l'onda più alta e minacciosa la spaventa. Lei è come una creatura dei mari ed è talmente libera da non avere mai conosciuto legami. 
Finché, un giorno, la sua strada si incrocia di nuovo con quella di Achille: nel viso di un uomo ritrova gli occhi del ragazzino di un tempo. A travolgerli non è solo un sentimento folle, ma anche un passato indelebile. 
Le loro famiglie, infatti, sono legate a doppio filo da rancori e vendette ed è in corso una guerra senza ritorno. Spesso non basta l'amore per cambiare un destino che sembra già scritto. 
Ma l'unico modo di scoprirlo è provarci, fino all'ultimo.


Recensioni:

IL CUORE SELVATICO DEL GINEPRO


DAVANTI AGLI OCCHI
di Roberto Emanuelli

Ed. Rizzoli
USCITA
6 FEBBRAIO 2018
Succede e basta. Senza sapere perché, senza sapere quando. È una frazione di secondo, come quando inizia a piovere o a nevicare. 
Le cose belle si presentano così, all'improvviso. Basta un attimo, uno solo, ed ecco che la vita ti travolge, anche se ormai non ci credevi più. 
Come Luca, che a trent'anni ha già fatto un voltafaccia a se stesso rinunciando al sogno di diventare scrittore per inseguire soldi e successo: ora le giornate gli sembrano tutte uguali, note di una melodia suonata senza passione. 
Chiuso nel suo ufficio da broker, sente di aver nascosto la parte più importante di sé, quella che non ha paura di ascoltare il cuore. 
Ma come puoi ascoltare il cuore se non gli permetti di tirar fuori la voce? Come puoi inseguire i sogni, se non sai più riconoscerli? 
È proprio in questi momenti, quando tutto sembra perduto, che ci capitano le cose migliori. E appena incontra Mary, Luca non ha dubbi: lei è la sua cosa migliore. 
Bellissima, irraggiungibile, inafferrabile come il colore dei suoi occhi, Mary richiede impegno per essere conquistata, perché è questo che fanno i veri tesori. 
Adesso, finalmente, Luca sa cosa vuole: vuole mettersi in gioco, vuole sbagliare, lasciare che le emozioni lo investano come un treno in corsa. Vuole innamorarsi. Vuole Mary.
Perché rinnegare la propria natura non è mai una buona idea. E non è mai troppo tardi per ballare al ritmo del cuore.


Recensione: E ALLORA BACIAMI




UOMINI CHE RESTANO
di Sara Rattaro



Ed. Sperling&Kupfer
USCITA
13 FEBBRAIO 2018
All’inizio non si accorgono nemmeno l’una dell’altra, ognuna rapita dal panorama di Genova, ognuna intenta a scrivere sul cielo limpido pensieri che dentro fanno troppo male. 
Fosca e Valeria si incontrano per caso nella loro città, sul tetto di un palazzo dove entrambe si sono rifugiate nel tentativo di sfuggire al senso di abbandono che a volte la vita ti consegna a sorpresa, senza chiederti se ti senti pronta.
Fosca è scappata da Milano e dalla confessione scioccante con cui suo marito ha messo fine in un istante alla loro lunga storia, una verità che per anni ha taciuto a lei, a tutti, persino a se stesso. Valeria nasconde sotto un caschetto perfetto e un sorriso solare i segni di una malattia che sta affrontando senza il conforto dell’uomo che amava, perché lui non è disposto a condividere con lei anche la cattiva sorte.
Quel vuoto le avvicina, ma a unirle più profondamente sarà ben presto un’amicizia vera, di quelle che ti fanno sentire a casa. 
Perché la stessa vita che senza preavviso ti strappa ciò a cui tieni, non esita a stupirti con tutto il buono che può nascondersi dietro una fine. Ti porta a perderti, per ritrovarti. Ti costringe a dire addio, per concederti una seconda possibilità. 
Ti libera da chi sa soltanto fuggire, per farti scoprire chi è disposto a tutto pur di restare al tuo fianco: affetti tenaci, nuovi amici e amici di sempre, amori che non fanno promesse a metà (fonte).


Recensioni:


giovedì 18 gennaio 2018

Recensione: NON CHIEDERE PERCHE' di Franco Di Mare (RC2018)



La vita di un giornalista dedito completamente al lavoro, con un matrimonio naufragato alle spalle e uno spirito costantemente mosso da inquietudini cui non sa dare un nome, viene rivoluzionata dall’incontro inatteso con una bambina bosniaca, sola e abbandonata in un Paese martoriato dal conflitto balcanico degli Anni ’90.



NON CHIEDERE PERCHE'
di Franco Di Mare



Rizzoli
La nostra storia – basata su fatti realmente accaduti – prende il via nel 2009 e il protagonista è Marco De Luca, un giornalista che si ritrova a prendere un volo per Sarajevo in seguito ad una telefonata inaspettata fattagli da un vecchio amico che non vede da moltissimi anni: Ljubo, che gli comunica la prossima inevitabile morte di un loro comune amico, Edin.

Marco ha conosciuto Ljubo ed Edin più di vent’anni prima, nel luglio del 1992, quando arrivò come inviato di guerra per la tv italiana a Sarajevo, in cui imperversa la guerra civile; tante domande popolano la sua mente ora che sta per tornarci, e si rende subito conto, rimettendo piede nella capitale, che tante cose sono ormai cambiate, e le macerie lasciate dalla guerra paiono solo un brutto ricordo che si cerca di tener lontano; quegli anni tragici e contrassegnati da paura, fame, morte… sembrano non trovar posto nella vita della gente di oggi. Eppure nella mente di Marco tutto è ancora vivido e le immagini di ciò che i suoi occhi anno visto e gli stati d’animo provati quando è stato lì la prima volta occupano prepotentemente i suoi pensieri.

Adesso è di nuovo qui, in compagnia del leale e realista Ljubo (che nel ’92 gli fece da traduttore), per dire addio a Edin, un intellettuale colto e arguto, con cui il giornalista ha avuto il piacere di intavolare numerose e vivaci conversazioni su svariati argomenti, in quei giorni in cui Marco soggiornò in città per lavoro; Edin è ormai in fin di vita e Ljubo gli ha proposto di rivederlo e salutarlo per l’ultima volta, prima che chiuda definitivamente gli occhi.
Partendo dal presente, l’autore ci fa fare un salto nel luglio del 1992, e conosciamo così il Marco “prima della guerra”: il giornalista scrupoloso, consacrato alla propria professione tanto da trascurare non poco la moglie, Bianca, che dopo quattro anni di matrimonio, stufa di essere sempre messa da parte da un marito stakanovista, decide di fare i bagagli e lasciarlo con un biglietto.
Marco è amareggiato e si butta ancora di più a capofitto nel lavoro, e quando gli viene proposto di partire per Sarajevo per documentare i drammatici fatti di cui è spettatrice la città, non ci pensa due volte e va, accompagnato dal collega Luciano, di poche parole ma senza dubbio affidabile e professionale.

Nei giorni in cui Sarajevo è assediata dai serbi per le strade si respira odore di morte: il pericolo di essere colpiti da una granata o da un cecchino pronto a spararti addosso senza alcuna pietà è il pane quotidiano per chiunque abbia l’ardire di andarsene in giro, che sia il giornalista in cerca di cose e persone da fotografare o un vecchietto che cerca nell’immondizia qualcosa da mangiare o un bimbo che attraversa la strada.

“Vivere a Sarajevo era un po’ come giocarsi la vita ai dadi ogni giorno. Si poteva morire o restare mutilati per una ragione e per il suo esatto contrario: uscivi e ti uccideva una pallottola; te ne restavi rintanato in casa, al sicuro, e ti crollava il solaio in testa”.

Marco assiste a questa carneficina, davanti alla quale c’è da restare quasi increduli e confusi, come se si facesse fatica a rendersi  conto di ciò che realmente sta accadendo o se non ci si trovi piuttosto in un incubo infernale senza fine.
Ed è in questo inferno che il destino del nostro giornalista si incrocia con quello di una bambina sopravvissuta ad un bombardamento all’orfanotrofio di cui è ospite.
Come non si può non provare angoscia e senso di impotenza nel sapere che un orfanotrofio è stato bombardato, causando la morte di tante anime innocenti?

Quando vede, nella culla, l’unica bambina brunetta in mezzo a tanti biondini, la prende in braccio per mostrarla alla telecamere (per il servizio da mandare in Italia) e intanto si sente impacciato, come se le proprie braccia non fossero “il posto” più sicuro per accogliere quella bambina. Ma poi accade qualcosa di imprevisto, proprio mentre sta per deporla nuovamente nella culla: la piccola allunga il braccio e lo infila dietro il collo, come per abbracciarlo.

Un gesto istintivo, semplice… che mette in crisi Marco, accendendo qualcosa di indefinibile nel suo cuore.

“Voleva rimetterla subito nella culla (…) insieme agli altri bambini, chiudere il servizio e andare via. Quel braccio intorno al collo lo aveva turbato. Provava disagio, un’inquietudine nuova, una sensazione che non conosceva e non sapeva spiegarsi. Si trovava in una situazione inedita per lui, imbarazzante.”

In quel luogo dell’abbandono e del dolore, Marco sente la commozione mozzargli il respiro; cerca di convincersi che non può permettersi questo coinvolgimento emotivo: lui è lì per lavoro, finito il quale lascerà quella terra martoriata e tornerà a Roma, alla sua vita e ai suoi ritmi.
Ma quando lascia la piccola, lei comincia a piangere, di un pianto disperato di chi non ci sta a essere nuovamente abbandonato, e Marco si sente attratto da lei, tanto che il pensiero di staccarsi dalla bimba e lasciarla al suo destino lo fa star male.

Come può voltare le spalle a questa piccolina – di cui viene a sapere che si chiama Malina – che sembra guardarlo con occhi supplicanti e gridargli: “Non abbandonarmi!”?

Marco da quel momento farà di tutto per portarla via con sé e il pensiero costante di Malina lo accompagnerà per il resto del suo soggiorno a Sarajevo, e grazie a lei, alla sua dolcezza, al suo sorriso innocente, lo sguardo professionale e lucido del protagonista assume prospettive diverse, più “empatiche”, come se guardasse la Bosnia con gli occhi di Malina.

“…adesso le parole sofferenza, privazione, bisogno, paura, non erano più soltanto dei vocaboli con cui arricchire i servizi che mandava in onda (…) Adesso quelle parole si gonfiavano di significati e contenuti. Diventavano volti e sguardi. E tutti quei volti e quegli sguardi erano quelli di Malina”.

Il sogno di poterla adottare e strappare da quella terra oppressa da un conflitto che miete tante, troppe vittime si concretizza e rafforza giorno dopo giorno e Marco cercherà di combattere contro le lentezze burocratiche, contro la logica secondo cui nessun Governo o Tribunale affiderebbe mai una bimba di dieci mesi ad un separato attualmente single, e contro le proprie paure e perplessità (“Ce la farò mai a crescere una bambina da solo, io che non ho alcuna dimestichezza con i bimbi? A chi la lascio quando lavoro…?”) pur di raggiungere il proprio scopo.

Malina è la sua bambina, questa è l’unica certezza che il suo cuore sussurra alla sua ragione e, come diceva Blaise Pascal, “il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”; neanche lui, in fondo, sa bene perché si sia sentito legato a quella piccola creatura mai vista prima, eppure è così, ed è pronto a inventarsi qualsiasi cosa pur di farla entrare nella propria quotidianità, forse perché sente dentro di sé la convinzione che grazie a lei la sua vita acquisirà un senso.

In queste pagine veniamo catapultati in quel periodo terribile che ha visto Sarajevo messa sotto assedio da parte delle truppe serbe; ero sulla soglia dell’adolescenza e ricordo le drammatiche immagini in tv, l’orrore che ogni conflitto bellico porta inevitabilmente con sé, col suo carico di devastazione, donne stuprate, bambini uccisi, scarsità di cibo ecc...; la penna lucida e misurata di Di Mare ci fa ripercorrere (o conoscere) quel periodo attraverso gli occhi di un giovane uomo che per mestiere riporta ciò che vede ed è abituato a farlo col distacco emotivo necessario.

Ma restare distaccati davanti alle brutture di cui è capace l’essere umano nei confronti dei propri simili non è semplice, e il fatto di rischiare egli stesso la vita quotidianamente lo avvicina al popolo bosniaco, alle privazioni e alle sofferenze che esso deve subire.

È una scrittura onesta e realistica, quella di Franco Di Mare, che riesce a farci immaginare alla perfezione ciò che leggiamo perché chiara, curata ma priva di inutili orpelli e di frasi strappalacrime, il che non significa che non emozioni, anzi, ma lo fa senza “sforzarsi” di essere melodrammatica; del resto,  come l'Autore fa dire al suo protagonista, c’è poco da esagerare per impietosire chi legge, visto che i fatti narrati sono drammatici in se stessi e da soli bastano (o dovrebbero bastare...) a toccare la sensibilità dei lettori.

Bello, a maggior ragione perché si ispira alle vicende personali dell’Autore.


Reading Challenge
obiettivo n. 18.
Un libro che parli di una battaglia personale.

lunedì 15 gennaio 2018

Segnalazione 9° edizione premio Artisti per la pace




Segnalazione di un concorso letterario ;)


L’Amministrazione Comunale di San Vitaliano promuove la IX Edizione del Premio “Artisti per la Pace” – Città di San Vitaliano. 

Il premio si divide in quattro categorie, ovvero Poesia, Prosa, Immagine e Fumetto, ed il tema di quest’anno sarà Spes contra Spem – Donne e Uomini di Speranza”.

Le opere vincitrici saranno premiate durante la Serata Finale del Concorso che si terrà sabato 17 febbraio 2018 alle ore 19.30 presso il Teatro Comunale della Città di San Vitaliano, durante la serata finale, inoltre, saranno declamate ed esposte le opere migliori che avranno partecipato al Concorso.

La scadenza per l'invio degli elaborati è fissata per il giorno 26 gennaio 2018. 


Link del bando di partecipazione: http://www.comune.sanvitaliano.na.it/

domenica 14 gennaio 2018

Recensione: APPUNTI DI MECCANICA CELESTE di Domenico Dara (RC2018)



Sette personaggi le cui storie personali gravitano come pianeti solitari in un universo dominato solo apparentemente dal caso e dal caos; esistenze che, nascondendo ciascuna un senso e un significato, uno scopo e una direzione, si sfiorano..., sospese e in attesa di un miracolo.


APPUNTI DI MECCANICA CELESTE
di Domenico Dara

Nutrimenti Ed.
Siamo in Calabria, nel piccolo paese di Girifalco, delimitato dal manicomio e dal cimitero e in cui soffia sempre un gran vento.
Il romanzo è, in un certo senso, diviso in due parti: nella prima, l’Autore ci presenta i sette personaggi protagonisti, chi sono e come vivono; nella seconda, si narra dell’evento che cambierà la loro vita.

Lulù, il ragazzo pazzo cresciuto in manicomio, in eterna attesa che l’adorata mamma venga a prenderlo e a salvarlo da quel covo di matti.
Cuncettina, moglie di Cosimo, che si strugge e si logora perché non riesce a restare incinta.
Rorò, la ragazza nata sotto una buona stella, una sorta di miracolo personificato che non conosce sventura; Mararosa, divorata dall’invidia e dai rancori, piena di odio soprattutto nei confronti di Rorò e convinta che questa le abbia rubato il promesso sposo, rendendola così infelice.
Taliana, ragazza madre, impegnata a crescere da sola il proprio figlio, un ragazzetto con un singolare ciuffo bianco in testa, da tutti guardato con diffidenza, come fosse portatore di sfortuna e maledizioni.
Venanzio, uno scapolo con la fissa del sesso, voglioso di godere quotidianamente dei piaceri che gli dona l’intimità fisica con tutte le fimmine che gli capitano sotto tiro nel suo laboratorio di sartoria.
E oltre a questi, c'è colui che odia il mondo intero e ha perso ogni forma anche primitiva di fede a causa di una tragedia che l'ha reso handicappato, e c’è l’appassionato di fenomeni celesti, che guarda il cielo e intanto aspetta il ritorno di chi, da anni, è sparito senza più tornare, lasciando una gran vuoto nella sua esistenza.

Sono tutte vite sospese, cadenzate dall’attesa di quella stella cadente che avveri i desideri più segreti, nascosti nell’angolo più recondito del cuore, che nessun altro vede e conosce, ma che sono sempre lì, a ricordare quanto la vita spesso segua traiettorie insolite … e sgradite; e allora non resta che la speranza o, se vogliamo, l’illusione che la propria condizione non sia immutabile.
Sono vite caratterizzate tutte, ciascuna a modo suo, da vuoti, dolori, solitudini, rimpianti…, che a un certo punto subiscono un’interruzione, una deviazione, perché accade qualcosa che crea variazioni nella traiettoria del loro destino; un evento che in sé non ha nulla di trascendentale: la mattina dopo la notte di San Lorenzo, in paese arriva un circo. Sarebbero dovute arrivare le giostre per la festa di San Rocco e invece giunge una carovana di circensi: domatori, lanciatori di coltelli, trapezisti, contorsionisti..
La novità scuote tutti in paese, eccita gli animi e contribuisce a portare cambiamenti nel tran tran dei paesani; in particolare, l’attenzione del lettore è calamitata dalle vicende dei protagonisti, di cui non seguiamo soltanto le azioni e i fatti che li vedono coinvolti, ma il loro interiore: vengono scandagliati ogni pensiero più intimo, ogni debolezza, paura inconfessata, desiderio non espresso ad alta voce, le angustie nascoste agli occhi del mondo, perché ogni dolore vissuto da soli, nel buio della propria personale isola di infelicità, fa sì che il peso del fallimento sia soltanto nostro, in quanto raccontarlo significherebbe vederlo scritto negli occhi degli altri come una condanna e questo è troppo difficile da sopportare.

Ho letto queste pagine sentendo su di me gli stati d’animo dei personaggi, così differenti l’un dall’altro per carattere eppure uguali e vicini nelle miserie che li accomunano; non si può non lasciarsi coinvolgere dalla scrittura “viscerale” di Domenico Dara, che ci mette davanti agli occhi un ritratto così vero dell’essere umano da risultare tenero e vivace insieme, un ritratto che stupisce e commuove, e infine fa sperare: sperare che anche per questi disgraziati ed infelici si accenda in cielo una buona stella, che finalmente sorrida loro e dia, se non esattamente ciò che desiderano, quantomeno la serenità per accettare quello che la vita – che spesso pare proseguire di giorno in giorno ignorando sfacciatamente i tuoi problemi, le tue lacrime, la tua profonda tristezza – ha in serbo per ciascuno.

A dare genuinità alla narrazione ci pensa (anche) l’uso diffuso del dialetto calabrese, che personalmente ho gradito moltissimo leggere (e conoscere, seppure parzialmente) in quanto mi ha portata ad immergermi totalmente nel contesto, lasciandomi entrare in sintonia con i personaggi, il loro modo di pensare, sentire, agire.

Certe storie mi hanno coinvolta maggiormente e ho sentito miei specifici pensieri, turbamenti, stati d’animo, come se l’Autore mi avesse guardato dentro, tanto che in certi momenti ho sentito il bisogno di rallentare la lettura per prendere fiato e per non farmi sopraffare dall’intensità delle emozioni raccontate.

Intenso, vero, commovente: “Appunti di meccanica celeste” è un tesoro letterario da leggere e custodire nel cuore, perché tocca le corde più sensibili dell’anima del lettore, che si ritrova catapultato a Cirifàrcu in alcune giornate d’agosto calde e afose, in cui il profumo di trifoglio e rosmarino entra prepotente dalle finestre, e pagina dopo pagina quasi ci assale la malinconia al pensiero di lasciare questa fiabesca carovana di gente semplice, che scandisce il tempo in eventi e festività… e intanto aspetta un miracolo.

E poiché “anche nell’indefettibile meccanica celeste c’è posto per la pietà; e così anche tra gli uomini fallibili”, i protagonisti di questo straordinario romanzo troveranno il proprio posto nel mondo.

“C’è un momento, nell’universo, in cui ogni cosa si armonizza: le stelle e i pianeti si allineano, le rotazioni coincidono, le rivoluzioni si sovrappongono, le onde gravitazionali si accordano ai cuori degli uomini. In quell’istante il caos si ricompone, il frammento si colloca nel suo insieme, gli eventi mostrano la loro reale portata.”

Un libro che ha i contorni di una favola ricca di suggestione, che narrando di destini mutati e miracoli insperati, invita a non soffermarsi sulle apparenze ma a guardare attentamente la realtà con gli occhi di chi non smette di cercare l’imprevisto e l’irrealizzabile, perché l’essere umano è così: sempre orientato verso nuove possibilità, nuove traiettorie di vita da disegnare.

Assolutamente consigliato, Dara rapisce e ammalia il lettore con la sua scrittura che sa come raccontare l’invidia, il senso di impotenza e inutilità, la solitudine, le preoccupazioni, la paura, in una parola, i sentimenti più intimi che appartengono ad ogni persona, e lo fa con una naturalezza affascinante, avvicinando la tenera imperfezione terrena, propria dell'umanità, alla poetica e splendida perfezione celeste.



Reading Challenge
obiettivo n.30
Un libro in cui il titolo abbia la stessa iniziale del proprio nome.


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