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domenica 1 ottobre 2017

Bilancio di letture - Settembre 2017



E' entrato un nuovo mese - siamo già ad ottobre! Come vola il tempo! - ed io mi appropinquo a condividere con voi lettori le mie letture settembrine. che ahimè non sono state tante quante avrei desiderato. Ma non importa, in fondo ciò che conta è che le letture portate a termine siano state soddisfacenti, per il resto cercherò di recuperare a ottobre (se mi sarà possibile...):


  • per quanto concerne gli obiettivi della Reading Challenge me ne mancano quattro, se non erro, e in questo mese non ho raggiunto nessuno di essi;



  • A ME PIACE IL SUD di A. Cannavale, A. Leccese (RECENSIONE). Parlare del Sud Italia in termini di cambiamento, di progresso, di sviluppo, è possibile: il Sud non è solo mafia, camorra, 'ndrangheta, corruzione, arretratezza, giovani che scappano perchè "qui non c'è futuro". No, esso è molto altro: in questa terra meravigliosa è possibile ripartire perchè ci vivono milioni di persone convinte che il Meridione non sia l'arto zoppo che rende l'Italia claudicante e "lenta" rispetto ai tempi e alle altre Nazioni, ma che anzi esso racchiuda in sè un'incredibile energia (in tutti i sensi!) e la capacità di non arrendersi ma di lottare perchè "qualcosa cambi", e in meglio.
  • ORFANZIA di Athos Zontini (RECENSIONE)Si può essere sopraffatti da troppo amore? Questa è la particolarissima storia di un bambino che odia mangiare, rifiuta il cibo come fosse un veleno o una cosa disgustosa, e più la mamma - che lo ricopre di eccessive e morbose attenzioni - insiste perchè ingoi cibo a forza, più il figlio si rifiuta di nutrirsi...
  • IL CORVO di Kenneth Roycroft (RECENSIONE)Questa è l’inquietante e allo stesso tempo struggente storia di un grande amore che resta inalterato nonostante la morte; ma è anche un amore violentato, ferito, straziato… che grida vendetta. Questa è la storia di un uomo che ritorna tragicamente in vita per vendicarsi di chi, un anno prima, ha barbaramente ucciso lui e la sua amata fidanzata.
  • L'AMMERIKANO di Pietro De Sarlo (RECENSIONE). Due uomini profondamente diversi tra loro per età, esperienze di vita, origini (pur avendo queste ultime dei punti in comune), i cui destini si incrociano innescando una serie di eventi che stravolgeranno la vita di entrambi. e di un paesino intero.
  • E ALLORA BACIAMI di Roberto Emanuelli (RECENSIONE). "Siamo solo per pochi" è il motto che ricorre costantemente tra le pagine di questo libro squisitamente romantico: non tutti ci capiscono come vorremmo, non tutti ci amano come meritiamo d'essere amati..., ma a volte capita che due anime rare si incontrino, incastrino gli occhi l'uno in quelli dell'altro, e allora scatta la magia, perché l'amore, quello vero, quando arriva te ne accorgi.
  • LA MORBIDEZZA DEGLI SPIGOLI di Keith Stuart (RECENSIONE). Alex è un marito in piena crisi matrimoniale ed è il padre del piccolo Sam, di otto anni. La profonda crisi famigliare, unita ad altri episodi - passati e presenti - che influenzano lo stato emotivo di Alex, faranno sì che egli si avvicini al figlio, che non è un bimbo come gli altri: Sam è un bimbo speciale, è affetto da autismo e con lui suo padre deve cercare di instaurare quel rapporto magico e solidale che finora ha trascurato e che può permettergli di comprendere davvero non solo il suo bambino ma se stesso e cosa davvero sia importante per lui, per cosa valga la pena lottare...
  • LO STRANO VIAGGIO DI UN OGGETTO SMARRITO di Salvatore Basile (RECENSIONE). Due anime in cerca di amore, ognuna con le proprie solitudini, le proprie fragilità, alla ricerca del proprio cuore smarrito, bisognoso di tenerezza e nuovi, luminosi colori.

Cosa ho attualmente in lettura?

IO UCCIDO di Faletti;
LA FAMIGLIA KARNOWSKI di Singer;
ULTIMA BIRRA AL CURLIES BAR di Armando Bonato Casolaro.

Tutti e tre mi stanno piacendo molto, per stile e trama, ma ahimè è il tempo che mi tiranneggia :(


COSA HO IN PROGRAMMA DI LEGGERE DOPO?

  • Addio, Fairy Oak di Elisabetta Gnone;
  • L'IBISCO VIOLA di Chimamanda Ngozi Adichie


E VOI? COME SONO STATE LE VOSTRE LETTURE DEL MESE SCORSO?
QUALE LIBRO VI HA COLPITO MAGGIORMENTE?

giovedì 5 settembre 2013

Novità interessanti in libreria!!!



Quanti bei libri a settembre!!

Eccone alcuni che hanno attirato la mia attenzione!!!!

A CHLOE PER LE RAGIONI SBAGLIATE
di Claudia Durastanti

Ed. Marsilio
romanzi e Racconti
318 pp
18 euro
USCITA 4 SETTEMBRE
2013
Dopo l’esordio-rivelazione Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra, il nuovo romanzo di una giovane autrice di grande talento e sorprendentemente originale.

Trama

Il 14 settembre del 2003, nell’affollata subway newyorkese, l’incontro casuale tra Mark Lowe e Chloe Gilbert si conclude a letto. 
E nonostante qualche giorno dopo Chloe venga ricoverata in una clinica per tentato suicidio, i ragazzi cominciano una relazione che li vede, tre anni dopo, vivere insieme, indaffarati nel tentativo di condurre una vita emancipata dal dolore. 
Sullo sfondo di una Brooklyn lontana dai circuiti hip, tra cliniche mentali, famiglie italoamericane, madri scrittrici ritiratesi dalle scene, casinò, amici che vogliono mettere in commercio chewing-gum organiche e bambine che ricevono pistole per il compleanno, le vicende di Mark e Chloe si alternano a quelle dei loro genitori, in un confronto tra generazioni in cui le responsabilità di traumi e dolori emergono solo in un cortocircuito sociale e culturale.

In A Chloe, per le ragioni sbagliate Claudia Durastanti continua il racconto – intrapreso nel felicissimo esordio – del grande sogno infranto dell’America, affrontando i traumi che costringono una vita a deragliare. 
Ma se le proprie origini culturali e biologiche non fossero sufficienti a spiegare un fallimento? Mark e Chloe coltivano l’illusione che l’amore possa correggere determinate distorsioni. Ma le possibilità di riscatto non possono che prescindere dall’amore, perché seguono binari diversi, verso destinazioni a volte sorprendenti.
-
Chi lo dice che chi nasce in certe famiglie è votato alla sconfitta? 
E chi lo dice che per dimenticare bisogna per forza perdonare?

L'autrice.
Claudia Durastanti è nata a Brooklyn nel 1984. Il suo primo romanzo, Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra (Marsilio 2010) ha vinto il Premio Mondello Giovani, il Premio Castiglioncello Opera Prima, ed è stato finalista al Premio John Fante. Scrive su «Indieforbunnies» e sul «Mucchio», dove si occupa prevalentemente di cultura pop. Vive a Londra
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LA FORTUNA DEI WISE
di Stuart Nadler


Ed. Bollati Boringhieri
Varianti
Trad. C. Prinetti
368 pp
18 euro
USCITA 5 SETTEMBRE
2013
Trama

1947. La fortuna cade letteralmente dal cielo per Arthur Wise, piccolo avvocato ebreo di provincia, sotto forma di un aereo della Boston Airways che precipita nel mare del New England: Wise dà il via a una class action vittoriosa che farà di lui il terrore delle compagnie aeree di linea, e un uomo ricchissimo.
Compera una magnifica tenuta a Cape Cod, con due case, una per sé, la moglie e il figlio Hilly, l’altra per l’amico e socio Robert Ashley. 
Con la proprietà arriva anche l’houseboy nero dei precedenti abitanti, Lem Dawson, che viene incaricato di fare la spola con messaggi e documenti tra le due case e i due soci. 
L’adolescente Hilly si innamora della nipote di Lem, la bellissima Savannah, e l’innocente relazione tra i due ragazzi darà il via a una serie di eventi imprevedibili quanto drammatici. 
A poche pagine dall’inizio, Stuart Nadler ha già introdotto nella sua storia i temi classici della letteratura americana di sempre: la fortuna improvvisa, le cause legali collettive, l’amicizia maschile, l’amore interrazziale, l’impulsività giovanile, la vendetta, i contrasti tra padre e figlio, la prepotenza del denaro, perfino il baseball…
Cinquant’anni dopo ritroviamo tutti a Cape Cod: Hilly è vedovo e ha quattro figlie, Savannah ha un marito e un figlio adottivo, Arthur Wise è stanco e malato, e tutti i personaggi stanno ancora cercando di farsi una ragione di quello che era accaduto nello stesso posto tanti anni prima. 


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Il finale, assolutamente a sorpresa, riallaccia i nodi di vicende fino a quel momento misteriose, svelando segreti a lungo conservati. Ambizioso, e dotato di grande talento, Nadler coinvolge il lettore in una storia americana che riprende la grande narrativa dei secoli passati, i suoi temi, i suoi personaggi emblematici, le sue persistenti contraddizioni, raccontando però con tutta la freschezza e l’entusiasmo di chi quella storia, quei temi, li ha rielaborati alla luce della contemporaneità.


L'autore
Stuart Nadler, segnalato tra i cinque migliori autori sotto i trentacinque anni dalla National Book Foundation, si è diplomato allo Iowa Writers’ Workshop, dove ha ricevuto una Truman Capote Fellowship. È autore della raccolta di racconti Nel libro della vita (Bollati Boringhieri 2011)
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LA DOPPIA VITA DEI CONIUGI HORN
di Anne Lise Marstrand-Jorgensen


Ed. sonzogno
Trad. I. Basso
544 pp
19.50 euro
USCITA 4 SETTEMBRE
2013
Trama


Danimarca, 1959. Alice e Eric Horn, con una figlia di un anno e un'altra in arrivo, si sono appena trasferiti in una villetta con giardino nell'elegante Quartiere delle Farfalle, alla periferia di Copenaghen. 
Grazie al nuovo lavoro di Eric, Alice farà la mamma a tempo pieno, rinunciando alla sua carriera di infermiera.
Ma l'incontro con un vecchio compagno di università, un intellettuale hippie che vive in una comune e si fa chiamare Sufi, accenderà l'interesse di Eric per le nuove idee di emancipazione sessuale. 
Cercherà allora di coinvolgere Alice in un progetto di coppia dove tutto è lecito e non esiste infedeltà, a condizione che marito e moglie stringano un patto di sincerità reciproca. 
Quello che conta è soltanto la sintonia delle anime. 
Un programma pericoloso, che finirà per svelare lati della loro esistenza che forse avrebbero preferito ignorare.
Attorno ad Alice ed Eric, cavie inconsapevoli dell'utopia erotica moderna, come in un gioco di domino entrano in crisi relazioni consolidate e prendono forma legami di tipo nuovo. 
Da allora, nell'ordinato Quartiere delle Farfalle, nulla sarà più come prima.
-

L'autrice
Anne Lise Marstrand-JØrgensen , nata nel 1971, ha pubblicato quattro romanzi e quattro raccolte di poesie. La sognatrice, che in Danimarca è il romanzo più letto e premiato degli ultimi anni, completa e conclude la biografia romanzata di Ildegarda di Bingen. Sia La guaritrice (Sonzogno, 2011) che La sognatrice hanno vinto il Weekendavisen, il prestigioso premio letterario scandinavo e, per due anni consecutivi, il titolo di romanzo danese dell'anno
.


giovedì 23 novembre 2017

Recensione: L’IBISCO VIOLA di Chimamanda Ngozi Adichie



Una ragazzina cresciuta all'ombra della religiosità cupa e rigida di un padre bigotto, seppur sincero nella sua fede, che scopre come la vita possa essere ricca di cose belle, per le quali valga la pena sorridere.



L’IBISCO VIOLA
di Chimamanda Ngozi Adichie




L'IBISCO VIOLA
Ed. Einaudi
Trad. M. G. Cavallo
Kambili è una quindicenne che vive a Enugu, in Nigeria, con i genitori e il fratello Jaja.
Suo padre Eugene è il proprietario dell’unico giornale indipendente in un Paese sull’orlo della guerra civile, ed è agli occhi della comunità un modello di generosità e coraggio politico: l’uomo, infatti, conduce una battaglia incessante per la legalità, i diritti civili, la democrazia.
Ma spesso dietro una bella facciata si nasconde qualcosa di poco limpido, e nel chiuso delle mura domestiche Eugene ha comportamenti discutibili verso moglie e figli; il suo fanatismo religioso – è profondamente cattolico, convertitosi in seguito alle predicazioni di missionari bianchi – lo trasforma in un padre padrone che non disdegna la violenza, anzi la impiega per tenere alta l’ubbidienza alla fede da parte dei suoi famigliari.

Eugene è infatti convinto della giustezza di determinate punizioni corporali all’indirizzo dei suoi figlioli che si macchiano di peccati agli occhi di Dio (o è più opportuno e giusto dire agli occhi suoi?) che avrebbero potuto tranquillamente evitare se fossero stati più attenti, e anche verso la povera moglie si lascia andare ad azioni cariche di aggressività.
La donna spesso e volentieri ha lividi e occhi gonfi proprio perché prende botte dal marito devoto; eppure mai una volta ella si lamenta con i figli di questo coniuge e padre così praticante e autoritario, che ama la propria famiglia, le permette di vivere nella ricchezza e negli agi, ma al contempo scambia la fede con il fanatismo, creando quindi in casa un clima strano e incoerente. 

Cosí Kambili e Jaja crescono in balia di una serie di dolorose contraddizioni: da una parte essi sono consapevoli dell’amore sincero che il padre ha per loro (e per la famiglia in generale), dall’altra si sentono soffocati da questo stesso amore perché l’uomo ha momenti di rabbia pericolosi.

Il lettore segue il racconto in prima persona di Kambili e questo lo porta a conoscere da vicino i suoi pensieri, i timori, il significato dei suoi silenzi, le speranze e i sogni non confessati, e attraverso i suoi occhi innocenti e impauriti sentiamo tutta la perplessità e i sentimenti contrastanti che la ragazza prova verso il padre: egli è oggetto di ammirazione, è la persona la cui approvazione conta più di ogni altro, un esempio di fede e pietas, un uomo magnanimo verso la gente povera del paese, stimato da tutti…, ma allo stesso tempo è il padre cui basta una disattenzione da parte dei famigliari perché la sua ira si scateni su di loro, e lì son botte, punizioni e oggetti lanciati per colpire e far male.

La cosa che mi ha lasciata sgomento è che questo Eugene, pur non dandomi l’idea di un uomo malvagio (egli per primo piange di dolore quando punisce i ragazzi), ha inevitabilmente comportamenti “cattivi”, profondamente sbagliati, che lui attribuisce alla sua forte fede in Dio e nei precetti cattolici, ma in realtà sono frutto di una visione deviata di questa stessa fede, il che personalmente mi ha fatto anche molta rabbia perché si può essere credenti ed impostare un’educazione dei figli cristiana, senza che ciò significhi pretendere la perfezione dai propri cari e “torturarli” con castighi esagerati e violenti, che nulla hanno da spartire con un sano ed equilibrato atteggiamento di devozione.

E se la giovane Kambili vive, dunque, questi stati d’animo contrastanti, di amore/timore verso il papà troppo rigido e severo, suo fratello Jaja, che non di rado si chiude nei propri silenzi sofferti, matura pian piano una certa ribellione verso questo genitore che ha davvero un modo ben strano e ipocrita di vere la propria religione e di manifestarla, dentro e fuori casa.

La gente di fuori che lo stima tanto, quasi lo venera e gli è grata per la generosità (materiale, in primis) dimostrata, cosa penserebbe di lui se sapesse come tratta moglie e figli anche per una inezia?

Kambili, in virtù del clima rigido che si respira in casa, è una ragazzina piena di paure, con una bassissima autostima, eccessivamente riservata e timida, e questo la porta a chiudersi, a non fare amicizia, perché teme di dire e fare la cosa sbagliata, di essere oggetto di scherno da parte delle compagne, che infatti la giudicano male, confondendo la sua timidezza per un atteggiamento snob, da figlia di papà.

Le cose cominciano a cambiare quando, dopo un colpo di Stato, Kambili e suo fratello vanno a passare del tempo dalla zia Ifeoma, sorella di Eugene. Anch’ella si è convertita al cattolicesimo ma, a differenza del fratello, non ha sviluppato alcun atteggiamento fanatico e intollerante per chi la pensa diversamente; è lei a prendersi cura del vecchio padre, che ha mantenuto le proprie tradizioni africane, rifiutandosi di credere nel Dio dei bianchi, e che per questa ragione è tenuto a debita distanza da Eugene, che lo giudica un eretico, un pagano in grado di contaminare se stesso e la propria famiglia solo con la sua presenza!

Stando in casa della zia e in compagnia dei cugini, tra musica e allegria, i due ragazzi scoprono una vita fatta di indipendenza, amore e libertà; scoprono che si può avere fede senza per questo essere sempre corrucciati, seriosi, ossessionati dal peccato e dalla sua espiazione; scoprono che si può scherzare a tavola, anche davanti a un cibo povero e poco raffinato, che si possono elevare canti a Dio anche nella propria lingua (l’igbo) e che questo non è sbagliato o sacrilego, non c'è da sentirsi in colpa; scoprono che si può ridere e che questo non è una cosa malvagia, diabolica…, anzi!

“Quella notte sognai che stavo ridendo, ma non sembrava il suono della mia risata, anche se non sapevo troppo bene come suonasse la mia risata. Era chiocciante, rauca ed entusiastica, come quella di zia Ifeoma.”

A casa della saggia e intelligente zia Ifeoma, interagendo con gli svegli cuginetti (China, Amaka e Obiora), Jaja e Kambili comprendono che c’è un altro modo di vivere decisamente più sereno; è come se delle squame fossero cascate improvvisamente dai loro occhi e questi si fossero aperti, così da permettere loro di vedere bene, finalmente, quanto di bello e spontaneo la vita può offrire.
L’incontro e l’amicizia con un giovane sacerdote nigeriano, inoltre, farà provare alla bella Kambili i primi palpiti di un sentimento cui lei non sa ancora dare un nome ma che di sicuro la rendono felice e piacevolmente confusa.

Il soggiorno a Nsukka, da zia Ifeoma e figli, termina… e i due fratelli ritorneranno alla “vecchia vita”, quella in cui devono misurare parole e sguardi davanti al padre inflessibile, in cui c’è da stare attenti e non “sgarrare” – pena castighi tutt’altro che leggeri… -, in cui non la gioia ma la paura di sbagliare fa da padrone…

Ma qualcosa in loro è cambiato e una serie di eventi interverranno a dare all’esistenza di Kambili e famiglia una direzione che difficilmente avrebbero immaginato.

L’ibisco viola è l’opera d’esordio di Chimamanda Ngozi Adichie, una sorta di romanzo di formazione che, sullo sfondo delle trasformazioni civili e politiche del postcolonialismo in Africa, racconta la linea sottile che divide l’adolescenza dall’età adulta, l’amore dall’odio, la fede sincera dal fanatismo religioso.

Lo stile di scrittura è acerbo e quindi semplice, sufficientemente scorrevole nonostante le tante parole in igbo inserite (soprattutto nei dialoghi), che però a me non hanno dato particolarmente fastidio; la narrazione si sofferma su diversi dettagli e gesti di vita quotidiana e in certo momenti ho “sentito poco” la protagonista dal punto di vista emotivo, nonostante le sue esperienze negative, a motivo del padre, non lascino indifferenti. 

Durante la lettura, andando verso la fine, mi chiedevo spesso che ne sarebbe stato di lei e di Jaja…, ed effettivamente ammetto che forse l’epilogo scelto dall’Autrice mi ha un po’ spiazzata, non dico che è stato un vero e proprio colpo di scena… ma quasi! 
Una lettura interessante, che fa riflettere su diversi temi, a cominciare dal modo di vivere la propria fede.

domenica 24 luglio 2011

GESÚ E LA SUA CAPACITÁ DI RELAZIONARSI CON GLI ALTRI





Tutti noi, seppure in modo diverso, abbiamo avuto modo nella nostra vita di avere relazioni con persone che vivono condizioni di disagio (psico-fisico, sociale etc…) più o meno gravi: personalmente, mi hanno spesso portato a riflettere sul modo meraviglioso che il Signore Gesù aveva di rapportarsi al prossimo, soprattutto ai “sofferenti”.
Gesù ha dimostrato di possedere delle grandi doti comunicative; Egli era (e lo è tuttora, si intende!!) dotato di un’eccezionale sensibilità e capacità di entrare in sintonia con l’altro, condividendone i dolori e offrendogli aiuto e consolazione
Egli metteva in gioco tutto Se stesso e sapeva comunicare non solo con le parole (Egli insegnava, domandava per stimolare la conversazione, esortava, rimproverava…), ma anche con gli sguardi (Mt 9:36; 14:14; Mr 10:21), i silenzi, il contatto corporeo (Mt 10:34; Mr 1:40,41)!! 
Nei Vangeli, vediamo che Gesù non è mai seccato quando qualcuno Gli si avvicina per chiederGli aiuto, anzi è pronto ad andare prima ancora che gli venga esplicitamente chiesto: “…un centurione venne da Lui,… dicendo: «Signore, il mio servo giace in casa paralitico e soffre moltissimo». Gesù gli disse: «Io verrò e lo guarirò»” (Mt 8:5-7).                              Gesù non si rifiuta mai di andare verso l’altro, ma si avvicina e cammina insieme, dedica del tempo, come accade nel brano di Luca 24:13-35; al v.15 leggiamo “Gesù stesso si avvicinò e cominciò a camminare con loro”, cioè con i due discepoli sulla via di Emmaus; Egli domanda, ascolta in silenzio e con pazienza la risposta dei due tristi discepoli e li istruisce, li esorta a riflettere, ad aprire gli occhi del proprio cuore per credere alla promesse della Parola di Dio.

venerdì 29 marzo 2013

In arrivo per la Mondadori: "La traiettoria casuale dell'amore" - "Pepys Road"


Presto in arrivo per la Mondadori

LA TRAIETTORIA CASUALE DELL'AMORE
di Matteo Maffucci


La traiettoria casuale dell'amore
Ed. Mondadori
Arcobaleno
216 pp
17.00 euro
USCITA 2 APRILE
2013
Trama

"Mi sentivo benissimo. Io e Andrea eravamo le teste di serie numero uno nel tabellone degli amici che stavano facendo una cazzata. Due errori in bella vista che però non davano fastidio a nessuno. Anzi, emanavano un che di poetico." Andare a vivere con gli amici è il sogno inconfessato di gran parte dei maschi italiani. Se poi si è felicemente single e con una discreta disponibilità economica allora si può davvero pianificare una vita quotidiana fatta di feste, gran via vai di femmine, mercoledì da champions league e domeniche con maratone cinematografiche sull'home theater del salotto.
È quello che fanno Marco e Andrea affittando un bellissimo appartamento nel cuore di Roma.
Sono amici per la pelle fin dalle elementari e oggi, nonostante i trent'anni suonati, hanno ancora tantissima voglia di fare baracca.
A un paio di settimane dal trasloco, tutto gira a meraviglia. La nuova casa è un porto di mare, sempre pronto ad accogliere chi si trova a passare nelle vicinanze. Ma anche un rifugio sicuro dove lasciarsi scivolare addosso intere domeniche di beata nullafacenza.
L'insolita vita di coppia si avvicina alla felicità, cementando ancor di più un rapporto di amicizia solido come il marmo della loro cucina.
Ma un bel giorno succede l'imprevisto: Andrea si innamora. Perdutamente. Meravigliosamente.
E chi l'avrebbe mai detto? Proprio lui, specializzato in amori impossibili e non corrisposti, incontra una ragazza fantastica. La loro storia d'amore invade la casa e stravolge il contratto di convivenza fra i due amici.
Marco e Andrea si troveranno a fronteggiare, sempre insieme, la traiettoria casuale dell'amore, che arriva quando gli pare e obbliga tutti, volenti o nolenti, a fare i conti con se stessi.
Matteo degli
Zero Assoluto
L'autore.
Matteo Maffucci(Roma, 28 maggio 1978) è il cinquanta per cento degli Zero Assoluto. Con Rizzoli ha pubblicato Spielberg ti odio e Cascasse il mondo. Collabora con Vanity Fair e Tvzoom.it
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mercoledì 21 agosto 2019

Recensione: NOVE MINUTI di B. Flynn



La storia drammatica e movimentata di Ginny, che a soli 15 anni viene rapita da una banda di motociclisti, divenendo la compagna del capo.


NOVE MINUTI 
di B. Flynn


Quixote Ed.
trad. Oriana Libri
COVER ARTIST: PF Graphic Design
SERIE: Nine Minutes Trilogy #1
GENERE: Dark Romance
FORMATO: E-book (Mobi, Epub, Pdf)
 e cartaceo
PAGINE: 371
PREZZO: €4,99 
Agosto 2019
È il quindici maggio 1975 e la quindicenne Ginny Lemon viene rapita (con l'inganno, non con la forza!) davanti a un minimarket a Fort Lauderdale da un membro della più nota e brutale gang di motociclisti della Florida del Sud.
Ginny è una ragazzina ingenua ed innocente ma è altresì sveglia e matura per la sua età; è cresciuta con una mamma hippy e il compagno di lei, entrambi drogati e sballati, poco propensi a far da genitori a questa bimba tranquilla e giudiziosa, che si preoccupa di gestire l'economia famigliare e a pagare le bollette.
Ginny cresce priva di una guida, delle carezze di una madre, degli insegnamenti amorevoli di un padre, ma questo serve anche a renderla forte e indipendente prima dei suoi coetanei.

Come mai un tipetto così sveglio si rivela così avventato da salire volontariamente sulla moto di una sconosciuto, che le offre candidamente un passaggio fino a casa?
In quel maledetto giorno, Ginny aveva abbassato le difese e aveva deciso di fidarsi, di non avere paura, credendo di poter decidere in ogni momento cosa fare, di poter saltare giù dalla moto se mai avesse avuto sentore di guai, di scappare..., ma non andrà così.

Quel brutto ceffo la porta in un posto a lei sconosciuto, in periferia, in cui si trova un motel che, scoprirà, è un viavai di gente che fa affari..., e non si tratta di affari buoni.
Dal momento in cui arriva lì, in mezzo alla banda capeggiata da un certo Grizz, la vita di Gin cambia per sempre.

A cominciare dal nome: le viene severamente proibito di conservare alcun legame con la propria identità e la "vita di prima": adesso lei è Kit e il suo posto è nella base della gang al confine delle Florida Everglades, una porzione di mondo spaventoso e violento quasi quanto le paludi stesse, in cui pare ci siano addirittura gli alligatori.
Lì, al motel di Grizz, tutti hanno un nome falso e la lealtà è necessaria per sopravvivere. Pena la morte..., se sei fortunato.

Grizz è, quindi, il leader della gang: imponente, bello in modo selvaggio, dai modi ruvidi e scontrosi, dall'espressione il più delle volte terrificante ma, quando si tratta di relazionarsi con la piccola Ginny, cambia totalmente e diviene il più tenero e premuroso degli uomini.
Perché lei, con i suoi quindici anni, è la sua dolce ossessione, e farla sua è la sola missione che conta per uno come lui abituato ad avere ciò che vuole.
Nulla e nessuno gli faranno mai cambiare idea: Ginny è l’unico vero amore della sua vita. E lo sarà fino alla fine dei suoi giorni.

Così inizia il racconto di una storia di ossessione e manipolazione, di amore e dedizione, in cui una giovane viene strappata da tutto quello che conosceva e forzata a fare affidamento sull’unica persona in grado di garantirle attenzione, affetto e cura: il suo rapitore. 

Ginny non è una sciocca e, nonostante la paura - dovuta alla consapevolezza di trovarsi tra sconosciuti che non le trasmettono buone sensazioni, che si comportano in modo violento, gretto - e lo smarrimento, riesce a mantenersi lucida, tanto da adeguarsi pian piano alla sua nuova esistenza, cercando di restare se stessa, di non lasciarsi sopraffare da quello che le è accaduto.
Certo, essere stata rapita è tremendo, ma a ben guardare...: com'era la sua vita con la madre Delia e il di lei compagno Vince? Le sue giornate erano prive di affetto, attenzioni, cure. Era sola, trascurata.
E invece qui, al motel, Ginny, anzi Kit, è coccolata, riverita, e se qualcuno si azzarda ad aggredirla, Grizz se ne occupa personalmente con i suoi modi tutt'altro che misericordiosi.
Nessuno deve toccare la sua Kit.
La ragazzina si ritrova a dividere il letto con quest'omone bello ma che un po' la terrorizza; sa che presto o tardi lui vorrà avere rapporti, come un uomo ci si aspetta di averne con la sua compagna.
Perché Kit questo è: la donna del capo, del temuto Grizz, uomo potente, che ha la sua rete di affari loschi che gli fruttano un sacco di soldi, di alleanze, come di inevitabili nemici.

Precoce e intelligente, ma ancora pur sempre un’adolescente, Ginny combatte per adattarsi a questo status quo, inizialmente lottando e poi accettando la sua prigionia.
E accetta anche la realtà che Grizz vuol farla sua e, quando questo accade, scopre che appartenergli è la cosa più dolce e più bella che le potesse capitare.

Si verifica, quindi, una cosa che, dall'esterno può apparirci strana, ma che in realtà avviene più di frequente di quanto potremmo credere: la vittima si innamora del carnefice.
Com'è possibile amare colui che ti ha rubato la tua vita, il tuo nome, la  tua innocenza? 
Ma è questo che accade: Grizz la fa sentire amata, protetta,  adorata; è un principe azzurro sui generis, che come mezzo di trasporto non ha un cavallo bianco ma una moto rombante, che non l'ha condotta in un castello fatato ma in un motel di periferia; non è circondata da dame di compagnia e maggiordomi, bensì da prostitute e delinquenti..., eppure lui la ama e il suo amore, possessivo, totalizzante, lei lo sente e riesce a farla capitolare.
Kit si scopre man mano e suo malgrado sempre più innamorata di quest'uomo.
E si sa, l'amore acceca e spesso non vedere la realtà è la via più semplice e breve per soffrire meno.

È vero, Grizz è un compagno perfetto quando è con lei, ma fuori dal loro nido d'amore, lui è uno spietato criminale.
Puoi amare e vivere insieme a uno che, non solo è un rapitore, ma è pure un malavitoso senza scrupoli?

Il racconto della vita avventurosa e intensa di Ginny è fatto in prima persona e parte dal presente, da una scena iniziale (contenuta nel prologo e che è anche la spiegazione del titolo del libro) che è già un bel colpo in faccia, e per la protagonista stessa e per il lettore che ancora è ignaro di cosa gli verrà narrato.
Da questo evento emotivamente forte accaduto nel presente (2000), Ginny fa un salto a 25 anni prima, raccontandoci la sua esperienza nella banda dei motociclisti, il suo rapporto con l'amante, quello con gli altri membri della banda, in particolare con un ragazzo quasi suo coetaneo (Grunt, con cui stabilirà un certo feeling) e una ragazza poco più grande, Moe, che ha assaporato sulla sua pelle cosa voglia dire contravvenire alle regole del motel e subirne le drastiche conseguenze.

Nove Minuti è un romanzo che ha sicuramente diversi aspetti tipici dei romance (in merito alla storia d'amore che è al centro e ad alcune caratteristiche dei protagonisti), ma contiene pure elementi propri del thriller psicologico e, in parte, di un romanzo di formazione, in quanto al centro vi è l'esistenza e l'evoluzione della giovanissima protagonista, che si ritrova a vivere nello sporco e violento mondo di una gang di motociclisti e all'interno di questa realtà è costretta a crescere, a fare scelte, a maturare convinzioni e consapevolezze su di sé e su chi la circonda.

Ineluttabile è anche la lotta interiore che ne consegue: il contesto in cui vive può incidere su di lei al punto da scardinarle valori morali e principi personali, fino a renderla immune e indifferente davanti alla violenza e al carico di aggressività e illegalità che si svolge sotto i suoi occhi?
Ginny verrà salvata? Riuscirà a scappare o semplicemente accetterà quello che sembra essere il suo destino, restando accanto al proprio compagno?

Ho letto questa storia con molto coinvolgimento; c'è romanticismo, sì, ma esso è così intrecciato con altri aspetti più cupi e forti, da assumere, per gran parte, tratti molto drammatici.
Di scene hot non ce ne sono (ammetto che non mi sono mancate), e l'ho trovata una scelta giusta e coerente in quanto in sintonia con la protagonista (età, credo religioso, personalità) e con il suo particolare rapporto con il grande e grosso Grizz, la cui stazza e il cui stile di vita (criminale) stridono con la tenerezza che invece sa dimostrare con il suo giovane ed inesperto amore. 
Non mancano scene crude, di aperta violenza (omicidi, stupri, vendette) e il colpo di scena finale (amaro, e non poco) dà modo di riflettere su come certi eventi, già tragici in sé (come l'iniziale rapimento), inevitabilmente possano innescare ulteriori conseguenze ingestibili, in un viaggio verso il baratro che non si riesce a fermare del tutto.
L'ho apprezzato davvero, è un romance diverso dal solito, più drammatico che sentimentale.

giovedì 18 ottobre 2018

Anteprime Sperling&Kupfer: LA DONNA DEL RITRATTO (Kate Morton) || ANDIAMO A VEDERE IL GIORNO (Sara Rattaro)



Ma davvero in libreria a fine ottobre torna lei, la "mia" Kate Morton???? *______*


LA DONNA DEL RITRATTO (The Clockmaker's Daughter) è una storia di omicidi, misteri e furti, di arte, amore e perdite.
Scorre come un fiume, attraverso la voce di una donna il cui nome è stato dimenticato dalla storia: Birdie Bell, la figlia dell'orologiaio.


LA DONNA DEL RITRATTO
di Kate Morton



Ed. Sperling&Kupfer
492 pp
19.90 euro
USCITA
30 OTTOBRE 2018
Il mio vero nome, nessuno lo ricorda.
La verità su quell'estate, nessuno la conosce.

Nell'estate del 1862, un gruppo di giovani artisti si riunisce a Birchwood Manor, una grande casa nella campagna dell'Oxfordshire, quasi protetta dentro un'ansa del Tamigi. 
A guidare il gruppo è Edward Radcliffe, il più appassionato e promettente di loro, un ragazzo di vent'anni, che non conosce limiti. 
A lui è venuta l'idea di immergersi nella natura per i successivi trenta giorni, lontano dai condizionamenti di Londra e dalla sua formalissima society, per dare libero sfogo alla creatività. 
E invece, alla fine di quel mese, la tragedia ha stravolto le loro esistenze: una donna è stata uccisa, un'altra è sparita nel nulla e un prezioso gioiello è scomparso. 

Più di centocinquanta anni dopo, Elodie Winslow, una giovane archivista di Londra, scopre per caso una borsa di cuoio nella quale si trovano due oggetti che la colpiscono profondamente: la fotografia sbiadita di una bellissima giovane donna in abiti vittoriani e l'album da disegno di un artista. Nel quale spicca lo schizzo di una grande casa protetta dall'ansa di un fiume, che a Elodie pare stranamente famigliare. Quali segreti nasconde Birchwood Manor? Chi è la ragazza? 
Per scoprirlo, Elodie dovrà seguire una voce fuori dal tempo, dimenticata dalla storia eppure testimone di tutto: Birdie Bell, la donna del ritratto.


Altro graditissimo ritorno è quello di Sara Rattaro:


ANDIAMO A VEDERE IL GIORNO
di Sara Rattaro



Ed. Sperling&Kupfer
204 pp
16.90 euro
USCITA
6 NOVEMBRE 2018
 Alice è stata una figlia modello e una perfetta sorella maggiore, quella che in famiglia cercava di tenere insieme tutti i pezzi mentre il padre stava per abbandonarli, quella che per prima ha trovato il modo di comunicare con il fratellino, nato privo di udito, e di farlo sentire «normale».
Ha pensato agli altri prima che a se stessa, ha seguito le regole prima che il cuore e adesso, di fronte a una passione che ha scardinato tutti i suoi schemi e le sue certezze, si ritrova a mentire, tradire, fuggire.
 Ma sua madre, Sandra, non ha alcuna intenzione di lasciarla sola. Su quel volo per Parigi c'è anche lei, e insieme iniziano un viaggio che è un guardarsi negli occhi e affrontare tutti i non detti, a partire da quel vuoto che ha rischiato di inghiottire la loro famiglia tanti anni prima.
 Alice si illude che, ritrovando la persona che si era insinuata nelle crepe della loro fragilità, possa dare una risposta a tutti i perché che si porta dentro, magari capire ciò che sta accadendo a lei ora, vendicare il passato e punire se stessa.
Le occorreranno chilometri e scoperte inattese, tuttavia, per comprendere che non è da quella ricerca che può trovare conforto.
Perché una sola è la verità: la perfezione non esiste, solo l'amore conta, solo l'amore resta.
E la sua famiglia, così complicata, così imperfetta, saprà dimostrarle ancora una volta il suo senso più profondo: essere presente, sempre e a ogni costo. Per continuare insieme il cammino, qualunque sia la destinazione.

venerdì 8 marzo 2013

Recensione VIA COL VENTO di Margareth Mitchell




Buongiorno!!

Buona festa delle Donne a chi festeggia e anche a chi non festeggia in un modo particolare, come me!!
Ma a prescindere da cosa si faccia o no oggi di diverso dagli altri giorni per ricordare noi donne, ciò che conta è che questo sia un giorno in cui più di ieri e meno di domani si dia valore ed importanza a quello che, pur essendo definito il "sesso debole", ha in realtà una tale forza, su tutti i livelli e tutti i fronti, dentro di sè, da farci sorridere di compiacimento e meraviglia, al pensiero di cosa e quanto ogni donna sia capace di sopportare e affrontare a testa alta, forse tra le lacrime, a volte col broncio o tra urla isteriche..., ma sempre con una energia e un amore incrollabili!
Via col vento
Margareth Mitchell
Edizioni Mondadori
Collana Omnibus
1102 pp
22 euro
Anno pubblicazione 2008

Bene, per l'occasione, avendo terminato proprio ieri la lettura del mio adoratissimo VIA COL VENTO, eccomi qui a parlarne con voi..
E quale personaggio femminile potrebbe essere più azzeccato oggi se non lei.... ROSSELLA O'HARA?

Qui avevo parlato del libro e del film!!

Ora è il momento della mia recensione, anche se ammetto che per me è difficile trovare le parole per recensire i libri che amo (è la stessa cosa per Cime tempestose; letto tante volte ma mai recensito! E ma quest'anno lo farò!!).
Proverò a scrivere ciò che mi ha suscitato la lettura di quello che è di certo un classico (moderno, certamente) intramontabile!



il mio pensiero

"Via col vento" è un romanzo epico, un ritratto dettagliato e vivido di un'epoca passata, che noi italiani non abbiamo vissuto e che di conseguenza non possiamo comprendere fino in fondo.
E' il ritratto di una società - quella americana della seconda metà dell'Ottocento - che viveva beata nel proprio piccolo e felice mondo fatto di sogni, balli, chiacchiere frivole, civetterie, corteggiamenti, boccate di fumo, passeggiate a cavallo, fruscii di gonne ampie e profumo di colonia e fiori...
Un mondo nostalgico e pacifico che finisce bruscamente ed irrimediabilmente con la Guerra di Secessione, con i suoi morti, le sue distruzioni, il suo dolore, la fame, la povertà... e la vittoria del Nord, che a sua volta si trascinerà dietro altre conseguenze insopportabili per i sudisti (quali la continua ed ossessionante presenza degli yankees in città).
La Mitchell quindi ci porta a conoscere l'universo ovattato e romantico in cui all'inizio del romanzo troviamo la nostra Rossella, che impariamo a conoscere immediatamente come una 17enne viziata, carina, vivace, capricciosa, desiderosa di essere sempre al centro dell'attenzione di tutti, in primis dei maschi.

Rossella è la figlia maggiore di un'improbabile coppia "mista", Gerald O'Hara, un irlandese basso ma tutta energia e caparbietà, che riuscirà a farsi un nome ed una proprietà nella Georgia; ed Elena Robillard, ricca donna proveniente da Savannah, dolce ma forte nell'animo, raffinata, una vera e propria signora, che sarà negli anni il modello di riferimento per la frizzante Rossella che, pur desiderando di imitare la signorilità, l'educazione e l'eleganza materne, puntualmente si ritroverà ad esserne l'esatto opposto.

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La Rossella dagli occhi verdissimi e acuti, dalla lingua tagliente, dalle sopracciglia sempre pronte ad inarcarsi alla minima contrarietà, è la protagonista indiscussa di un romanzo in cui pure compaiono molti personaggi non meno importanti; ma la personalità di questa donna, in positivo ed in negativo, spicca, e ci accompagna nel corso delle tante vicende che la coinvolgeranno.
Il bel mondo incantato delle feste e dei corteggiamenti, della vita felice a Tara e dai vicini Wilkes, alle Dodici Querce, come dicevamo, viene spazzato via dalla guerra tra Nord e Sud, che irromperà nella vita di tutti, cambiandola irreversibilmente.
La bella Rossella ha dalla sua parte un carattere forte, determinato, poco incline ai sentimentalismi e alla pateticità; sa quel che vuole e sa come ottenerlo.
Eppure, l'unico uomo che per tutto il libro sarà al centro del suo cuore, sarà in effetti l'unico che mai avrà, perchè Ashley Wilkes rappresenta tutto ciò che lei non è e che mai potrebbe renderla davvero felice, nonostante lei si ostini a credere il contrario.
Il buon Ashley, con i suoi capelli biondi e gli occhi grigi, è un sognatore, un uomo poco volitivo e pratico, amante di libri e arte, per natura abbastanza remissivo e passivo....
Che ci trova Rossella in lui?
Personalmente non l'ho capito... Forse è solo la mania di un capriccio adolescenziale e del resto lei stessa, solo quando sarà troppo tardi e quando il destino le servirà su un piatto d'argento la possibilità di coronare il proprio sogno d'amore con lo stesso Ashley, comprenderà che ciò che l'ha sempre resa innamorata di quest'uomo tranquillo e dignitoso ma lontano anni luce da lei, era un sentimento infantile, nato nella mente di una ragazzina poco più che adolescente, che vedeva nel biondino una sorta di principe azzurro sul cavallo bianco.
Ma era amore?
Quanto spazio ha dato Rossella all'amore nella propria vita?
Tanto e poco allo stesso tempo!
Lo spettro di un Ashley che la rifiuta da subito - pur essendo troppo ... confuso? codardo? per dirle chiaro e tondo che non l'ama ma che le vuol bene solo come una sorella, dandole quindi sempre quella flebile speranza alla quale Miss O'Hara si appenderà disperata - la condurrà solo a fare scelte sentimentali inconcepibili e non in sintonia con i suoi bisogni e desideri.
E non mi riferisco solo all'inutilità dei due matrimoni precedenti l'unico "vero" (con Rhett), cioè con Carlo (il fratello di Melania) e Franco Kennedy (fidanzato eterno di Susele, a cui Rossella lo soffierà con l'inganno e per interesse, per salvare Tara dalle mani dei nordisti), alla nascita di due figli - Wade ed Ella - da lei ignorati, poco amati (cosa che nessun bimbo merita di ricevere dalla propria mamma), ma parlo anche e soprattutto dei suoi rapporti con l'unica sua difesa e roccia, Melania, nonché della sua stessa felicità...!

Ed ecco che arriviamo dritti dritti all'unico uomo che abbia mai potuto stare accanto a Rossella e "tenerle testa", perchè per natura identico a lei: furfante, sarcastico, simpatico, forte, deciso, pratico, contrabbandiere, animo da pirata, bugiardo all'occorrenza eppure bramoso di avere accanto una donna da cui mai avrebbe sopportato la menzogna; ma nonostante tutto, l'unico in grado di capire la volubile Rossella, di leggere nella sua testolina come se essa fosse un libro aperto: Rhett Butler, un uomo intelligente e complesso, non certo semplice da capire e gestire.

Non per una persona pratica e sbrigativa come Rossella, cui non piace proprio scervellarsi per capire le anime e i cuori delle persone; ella è troppo indaffarata a far soldi, a "fregare" chi commercia con lei, a tenere i conti delle proprie aziende per perdersi in inutili sforzi per capire gli altri.
A capire un'anima nera come quella del capitano Butler è solo Melania.
Proprio la dolce miss Melly, che Rossella giudicherà sempre come una donnetta debole, dal cuore tremolante e dal cervello di gallina!
Ma Melania non è Ashley, pur essendo affine al marito molto più di Rossella; Melania ha un germe di forza e determinazione in sè che si rivela puntuale quando è necessario; è vero, è fragile, fisicamente in particolare, ma l'onestà, la lealtà, la coerenza, l'attaccamento ai valori, la correttezza e la fedeltà verso chi le è accanto, la bontà innata che le impedisce soltanto di concepire il male in chi ama.... saranno la garanzia di un punto di riferimento assoluto e costante per la nostra eroina.
E lo saranno nonostante il suo infantile disprezzo per questa donnina minuta che le resterà accanto anche quando l'orgoglio e il rispetto per se stessa avrebbero dovuto avere la meglio ed aprirle gli occhi sulla vera natura della cognata.
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E Melly è l'unica che comprenderà il cuore di Rhett, che saprà parlargli con sincerità lì dove altre donne non avrebbero saputo arrivare.
Perché Rhett non aspetta altro che qualcuno che lo capisca e si illude..., spera!, che il tempo metta un po' di sale nella testolina della moglie, e che questa impari ad amarlo, rendendo felice la loro unione.
Lui che, pur essendo un "delinquente" nell'animo, un "rinnegato" dalla società, ama profondamente la sua Rossella e che è pronto a far qualsiasi cosa per farla felice, convinto che siano fatti per stare assieme, vista la affinità dei loro caratteri; lui che si commuove e impazzisce di felicità davanti alla figlioletta, diventando un padre affettuoso e tenero, come mai Rossella potrebbe essere verso i propri figli.

"Via col vento", pur non regalandoci un finale decisamente romantico (scordatevi l'happy ending) è forse uno dei rari casi in cui son d'accordo con l'autrice per questa scelta.

Rossella si illude di dirigere la propria vita nel miglior modo possibile; disprezza gli uomini senza midollo e le donnine sciocchine della propria cerchia (la Vecchia Guardia) di amicizie di Atlanta che son rimasti legati al mondo incantato di prima della Guerra; diventa un'imprenditrice senza scrupoli, corrotta e cinica che spazzerà via ogni principio di senso di colpa e rimorso con una buona scrollata di spalle e il suo motto "Ora non voglio pensarci... Ci penserò domani!".
E' vero, non possiamo negare che il suo forte senso pratico e il suo coraggio la sosterranno nelle umiliazioni che le hanno fatto curvare la schiena sulla terra rossa di Tara per farla diventare la piantagione di un tempo...; le permetteranno di rialzare il capo e di vincere il freddo, la povertà, le privazioni, le perdite..., facendo sì che lei e i suoi cari sopravvivano a tutto questo!
Ma cosa le resterà, alla fine?
Nel corso di 11 anni Rossella avrà vissuto di tutto e da ogni disgrazia ne uscirà indenne, con il mento all'insù e i suoi occhi verdi fiammeggianti e fieri, come lo può essere una donna nelle cui vene scorre il fiero e sangue irlandese.
Ma se le sue mani ruvide che hanno lavorato la terra diverranno di nuovo lisce, da signora; se anche il suo corpo si rivestirà di abiti sontuosi e la sua casa sarà la più bella di Atlanta...., a cosa servirà tutto questo se il suo cuore resterà arido e asciutto?
C'è sempre posto per il ravvedimento, ci mancherebbe; e Rossella non è stupida, né tanto meno cattiva; ma il suo egoismo e la sua testardaggine la porteranno a rallentare il processo di "presa di coscienza" di cosa e chi son davvero importanti per la sua vita.
Un noto modo di dire asserisce che ci accorgiamo delle cose veramente  importanti solo dopo che le abbiamo perdute.
Ahilei, è il caso di Rossella O'Hara.
Ma niente paura!
Il pensiero del tanto desiderato rifugio che l'amata terra rossa di Tara rappresenta per lei, la speranza di riconquistare il suo amore perduto, le rialzeranno il capo per guardare con fiducia all'avvenire, perchè in fondo DOMANI è UN ALTRO GIORNO!

Lo stile della Mitchell è assolutamente scorrevole e godibile; pur essendo un romanzo abbastanza lungo - e nonostante la presenza di alcune parti meno interessanti, come quelle sul contesto storico-sociale, relativamente al governo, ai rapporti tra sudisti e nordisti - trovo che sia una lettura molto piacevole; certo, deve piacere il genere, immagino non possa entusiasmare qualunque lettore, ma io ne sono rimasta sicuramente affascinata.
L'autrice ha un modo di raccontare la Storia, quella più grande, che coinvolge la collettività, e le singole storie individuali con garbo, profondità, quel pizzico di humor e simpatia che non guastano, scendendo nell'animo dei personaggi e mettendoceli a nudo, senza fare sconti a nessuno - nemmeno alla protagonista! -.



partecipo alla sfida

mercoledì 19 giugno 2013

Nuovi arrivi nella mia libreria!!



Ecco i miei  ultimi acquisti!!!!!!

Non vedo l'ora di leggerli!!
Voi che ne pensate? Li avete letti?

Mi hanno colpito: il primo per l'accento posto sulla malattia, la sofferenza e l'imprevedibilità della vita; il secondo perchè è un thriller con elementi giudiziari, il che mi affascina sempre; l'ultimo perchè ha come protagonista una bambina e il suo affacciarsi alla vita con i sui occhi innocenti ma destinati a scontrarsi con dura realtà....

DANZANDO SUI VETRI ROTTI
di Ka Hancock


Leggereditore
Narrativa
448 pp
14 euro
Trad. M. Timperi
2012
Trama

Lucy Houston e Mickey Chandler non sembrano destinati a una vita felice: lui è affetto da disturbo bipolare e la famiglia di lei ha accumulato una lunga serie di casi di cancro
Nonostante siano entrambi segnati da un destino che non lascia ben sperare, quando le loro strade si incontrano, la notte del ventunesimo compleanno di Lucy, è subito amore.
Cauti a ogni passo, Lucy e Mickey sono determinati a portare avanti la loro relazione, consapevoli di non essere in grado di donare un futuro felice a un possibile figlio. 
Lui le promette onestà. Lei gli promette pazienza. 
Entrambi si promettono di rinunciare a essere genitori. Nonostante la decisione dolorosa e difficile di non avere bambini, tutto cambia improvvisamente il giorno del loro undicesimo anniversario di matrimonio, dopo un controllo di routine di Lucy. 
Ha inizio così una storia unica, in cui nessuna regola conta più e la parola amore assume nuove declinazioni e profonde sfumature.
Dancing on Broken Glass
dancing on broken glass
L'autrice.
Ka Hancock è nata e cresciuta nello Utah. Con due lauree in scienze infermieristiche ha lavorato in diversi settori della medicina, ma il suo primo amore è la psichiatria. Dividendosi tra la famiglia e il lavoro è riuscita a scrivere questo suo libro d'esordio, che è un romanzo autentico sull'amore imperfetto.






LA CULLA BUIA
di Sophie Hannah


Ed. Garzanti
Narratori moderni
Trad. S. Lauzi
480 pp
18.60 euro
2012
Sono giorni che non dormi.
Chiudi gli occhi solo un attimo.
Ma al risveglio niente è come prima.

Trama

L'incubo inizia sempre nello stesso modo. È stata una lunga nottata, il pianto del neonato intermittente, la stanchezza che ti attanaglia gli occhi. 
Non puoi dormire, semplicemente non puoi. Ma finalmente, alle prime luci dell'alba, il bambino si è addormentato. E tu sei crollata dalla stanchezza. Solo pochi minuti, appena riaperti gli occhi sei subito corsa verso la culla per vedere le sue manine paffute protendersi verso di te. 
Ma il piccolo è immobile. Lo tocchi, e non respira più…
Per molte donne questo è solo un brutto sogno da cui risvegliarsi in un bagno di sudore.
 Ma per Helen Yardley, Ray Hines e Sarah Jaggard l'incubo è continuato anche una volta sveglie. 
Il loro bambino è morto, senza una ragione apparente. 
Tutte loro sono state accusate di infanticidio e ci sono voluti lunghi processi e molti anni di prigione, prima che fossero scagionate. 
«Morte in culla» è il verdetto finale. 
Fliss Benson è una giovane produttrice televisiva, a cui viene affidato l'incarico di girare un documentario sulla loro vicenda. Vittime di un errore giudiziario o pericolose assassine che sono riuscite a farla franca? A Fliss non interessa. 
Questo è l'ultimo progetto a cui vorrebbe lavorare, perché la morte dei piccoli innocenti riapre in lei una ferita mai sanata che riguarda il suo passato. Un trauma segreto che non ha mai rivelato a nessuno. La mattina in cui sta per rinunciare all'incarico riceve un biglietto con sedici cifre. 
Sophie Hannah
Un biglietto oscuro e ricattatorio. A indagare sulla minaccia è la poliziotta Charlie Zailer, la quale scopre che gli stessi numeri sono stati inviati anche alle tre donne accusate di infanticidio. 
E quando vengono trovate assassinate una dopo l'altra, Fliss capisce che per salvarsi la vita deve trovare la verità, e molto, molto in fretta…

L'autrice.
Sophie Hannah vive a Cambridge con il marito e i due figli. È poetessa e autrice di racconti che le hanno valso premi prestigiosi, tra cui il Daphne Du Maurier Festival Short Story Competition. I suoi romanzi, editi in sedici paesi, sono sempre al vertice delle classifiche a poche settimane dall'uscita. Con Garzanti ha pubblicato anche Non è mia figlia, Non è lui, Non ti credo, Non è un gioco e La culla buia.

LA NOTTE HA OCCHI CURIOSI
di gin Phillips


La notte ha occhi curiosi
Ed. Piemme
Bestseller
Trad. L. Piussi
288 pp
10.50 euro
2011
Trama

Dopo cena, quando il resto della famiglia si mette a chiacchierare davanti a casa, la piccola Tess preferisce starsene per conto suo nella veranda sul retro. 
A farle compagnia, solo la notte, gli alberi e il pozzo. 
Quella sera d’agosto, lo spicchio di luna ritagliato nel cielo non basta a fare luce. 
Eppure, nel nero, Tess scorge una figura femminile che si avvicina furtiva con un fagottino in braccio: lo culla come se fosse un bambino, poi lo getta nel pozzo. Infine si allontana, credendo di non essere stata vista.

Nessuno dà ascolto a Tess, finché il corpo privo di vita di un neonato viene davvero ripescato dal pozzo. 
Ma il mondo degli adulti non può permettersi di abbandonarsi allo sconcerto. 
È il 1931, e bisogna ancora fare i conti con la grave crisi economica che ha colpito Carbon Hill, una cittadina mineraria dell’Alabama, così come tutta l’America. 
Anche a casa di Tess si lotta contro la povertà. 
Il papà, Albert Moore, moltiplica i turni in miniera per 
The Well and the Mine by Gin Phillips
The well and
the mine
mantenere la numerosa famiglia: la moglie Leta, che con il poco a disposizione riesce sempre a mettere insieme pranzo e cena, magari togliendo qualcosa dal proprio piatto; la figlia più grande, Virgie, alle prese con i primi corteggiatori; il figlio Jack, irrequieto e imprevedibile; la stessa Tess, che ha nove anni, grande immaginazione e sconfinata curiosità.

Lei non riesce a levarsi dalla testa quel tonfo nell’acqua: quasi un grido con cui il pozzo implorava il suo aiuto. 
Decide allora di scoprire chi sia la donna misteriosa. Insieme alla sorella, comincia a “indagare” nel vicinato, alimentando sospetti e scovando segreti. 
Ma se l’enigma del pozzo svelerà i lati più oscuri di quella comunità, ne metterà soprattutto in luce l’onestà e la solidarietà con cui affronta, unita, quei tempi così duri. 
E sarà per Tess un’indimenticabile lezione di vita.

G. Phillips

L'autrice.
Ex giornalista freelance, Gin Phillips è nata in Alabama, dove vive attualmente con la famiglia e dove ha ambientato il romanzo La notte ha occhi curiosi, con cui ha conquistato in poco tempo lettori, librai e stampa americana. Il romanzo ha vinto il Barnes & Nobles Discover Award.

lunedì 18 agosto 2014

Recensione "GiroDiVita" di Alessio Rega




Ed eccoci alla recensione di oggi e ringrazio l'Autore per avermi fatto dono di una copia del suo romanzo.


GiroDiVita
di Alessio Rega

Adda Edizioni
15 euro
Trama

Gabriele ha 18 anni, vive a Bari con la madre e la sorella.
La sua vita si divide tra la scuola, gli amici e soprattutto Chiara, una compagna di classe con la quale instaura un non ben definito rapporto di amicizia.
Proprio questo legame dai contorni così astratti rappresenta per Gabriele la prima grande delusione.
La rottura con il miglior amico Giulio e il sempre più difficile rapporto con la madre sono altri motivi che spingono
Gabriele a lasciare Bari per trasferirsi a Milano dove si ricongiunge con il padre.
Dopo un lungo periodo trascorso nel capoluogo lombardo, ritorna per motivi di lavoro nella sua città natale dove si ritrova ad affrontare il suo passato e le situazioni che aveva lasciato in sospeso.
Ai successi professionali non corrisponde tuttavia una completa maturazione emotiva e sentimentale.
Infatti ancora una volta le sue aspettative rischiano di essere disattese a causa di una bella ragazza...
Questo nuovo fallimento lo spinge a interrogarsi su i suoi errori, permettendogli di affrontarli nonché di riconciliarsi con Giulio.
E quando inaspettatamente gli si presenta una nuova e prestigiosa opportunità lavorativa, nella vita di Gabriele irrompe nuovamente una persona per lui molto importante...



il mio pensiero

Gabriele è un ragazzo pugliese a un passo dal diploma; la sua vita scorre come quella di tutti i suoi coetanei: va a scuola, ha degli amici più stretti con cui condivide risate, scherzi e tra i quali spicca l'amicizia con Giulio, più estroverso e capace di attirare l'attenzione delle ragazze rispetto a lui.
Il nostro protagonista vive con la mamma e la sorellina Martina e con la prima ha un rapporto conflittuale, frutto di un malessere covato da Gabriele in seguito alla separazione dei suoi genitori e che ha portato il padre lontano da Bari, a Milano; una separazione, quindi, non solo geografica, ma anche inevitabilmente affettiva, perchè stare insieme diventa più difficile.
Dalle prime pagine (narrate in prima persona) capiamo subito che Gabriele è un ragazzo sensibile, che si fa un sacco di domande, che osserva cose e persone attorno a sè con il desiderio di comprendere i significati e il valore di ciò che lo circonda.

E' un'anima in pena, tormentata da mille dubbi, mille paturnie, non privo di una certa insicurezza caratteriale che lo fa sentire sempre inadeguato, un pesce fuor d'acqua, con chiunque e ovunque.
Gabriele sembra essere sempre insoddisfatto e a disagio, che sia a casa con la madre, a scuola in presenza dei professori (molti dei quali giudica negativamente e secondo stereotipi tipici dell'età), con i compagni - che ai suoi occhi paiono più felici e spensierati - e soprattutto con le ragazze.
Fa tenerezza il suo costante imbarazzo di fronte alle compagne ed in particolare con Chiara, una ragazza vivace e sicura di sè con la quale stabilisce un legame d'amicizia che però, col passare del tempo, sfocerà in una sorta di "friend zone" dai confini indefinibili: i due si piacciono, è evidente, sono attratti l'uno dall'altra... eppure non riescono a varcare quel confine che divide l'amicizia dall'amore.
Questa incertezza e indefinibilità non giova ad una personalità già complessa e "problematica" come quella di Gabri, la cui mente è sempre coinvolta in un vortice di pensieri, propri di chi non cessa di farsi domande su di sè, sulla vita, sulle proprie aspettative, sui propri sogni....

Gabri ha una natura molto introspettiva - che poi caratterizza tutta la narrazione - e lo vedremo, pagina dopo pagina, alla continua (a volte ossessiva) ricerca di qualcosa che dia senso ed ordine alla propria vita, di punti di riferimento cui aggrapparsi.
Ci saranno aspetti della propria esistenza che egli riuscirà a collocare in modo giusto, persone con le quali riuscirà a "riconciliarsi" (e che lo aiuteranno a trovare un po'di pace con/in se stesso), come il padre o l'amico Giulio.

Ci vorranno anni, sarà inevitabile il distacco dalla famiglia e dalla propria terra, dai propri amici, per tentare di trovare un po' di serenità interiore ma l'assumersi le proprie responsabilità e l'andar via dal nido familiare saranno di certo uno stimolo a crescere, a placare i propri tormenti e le proprie insoddisfazioni, dando una direzione alla propria esistenza.
Il lavoro costituirà proprio un punto di forza per Gabriele, per la sua autostima e il desiderio di realizzarsi in ciò che ama e sa fare bene.
Ma la terra natia lo chiama e sopo 7 anni lontano da Bari, dalla famiglia e dagli amici, Gabriele ritorna.
E ritorna apparentemente poco cambiato, nel senso che, come lettrice, l'ho trovato sempre con gli stessi timori, le stesse indefinite angosce, quel senso di inquietudine per non aver chiuso dei cerchi che andavano chiusi, per non aver pareggiato conti che gli son rimasti sospesi nel cuore e nella mente, e che non gli hanno permesso di trovare la giusta serenità e soddisfazione nella sua nuova vita di giovane uomo indipendente.

Dal punto di vista emotivo e psicologico, Gabriele resta ancora quell'adolescente inquieto e infelice, che - pur avendo le sue soddisfazioni professionali - non si sente per nulla.... vivo.

Cosa gli manca?
E dove cerca quei tasselli necessari a riempire gli spazi vuoti del suo cuore - quei vuoti che paiono piccole voragini pronte ad inghiottirci, se non li riempiamo in tempo e con le "presenze giuste"?

Certe mancanze/assenze sono più ingombranti e pesanti di tante presenze!

Gabriele, nella sua febbrile ricerca del senso e del valore da dare alla propria vita, rischia di non vedere ciò che conta davvero e che gli è vicino, e che spesso va ricercato nelle piccole esperienze, nei gesti quotidiani, nelle parole come nei silenzi; in un abbraccio dato alla propria sorellina che sta crescendo, in un sorriso condiviso con la madre brontolona, in una chiacchierata a cuore aperto con il parroco del quartiere (discutendo di temi esistenziali, allontanando da sè pregiudizi maturati negli anni e che spesso impediscono di guardare le cose da più prospettive), nel vivere realtà differenti dalla propria (imparando che si può essere gioiosi e sorridere alla vita nonostante la miseria e la povertà attorno a sè).

Gabriele crede di poter trovare i tasselli per completare il proprio puzzle attraverso l'amore, ma l'amore puntualmente si rivela fugace, ingannevole, temporaneo..., deludente.
E il nostro giovanotto non sembra avere le spalle troppo forti per proteggersi dalle delusioni, così ogni volta è in procinto di cadere nello sconforto e nello scoraggiamento.
L'amore è un'esperienza meravigliosa, che fa sentire vivi quando scoppia nel nostro cuore e pretende legittimamente per sè spazi, momenti, gesti, parole, intimità, passione!
Ma non può costituire il tutto per essere felici, perchè la prima fonte di felicità Gabriele dovrà ricercarla in se stesso, a prescindere dal fatto di avere accanto la donna giusta.

Il tempo che passa, i successi e i fallimenti, la realizzazione professionale, le relazioni sentimentali non sempre andate a buon fine, le amicizie sospese e poi ritrovate con rinnovato slancio (perchè "talmente intrecciate da essere in grado di scorrere all'unisono su binari paralleli"), i legami familiari rinvigoriti... sono tutti fattori che metteranno Gabriele ripetutamente di fronte a se stesso e, anche se a volte gli sembrerà di aver girato in tondo, senza meta e senza scopo, tornando ogni volta al punto di partenza, in realtà la sua vita sarà sempre avanzata e tutti i cerchi rimasti aperti e sospesi attendevano solo il momento propizio per essere chiusi.

Come dicevo qualche rigo su, la narrazione ha un carattere molto introspettivo ed intimo,  e questo grazie alla prospettiva personale fornitaci dal narratore/protagonista; il ritmo non è particolarmente dinamico e veloce, perchè anche il racconto di vicende ed avvenimenti è comunque intervallato da pensieri, domande, dubbi e riflessioni di Gabriele, il quale è inevitabilmente ben caratterizzato e "messo a nudo".
Ho trovato che in certi momenti la sua insofferenza e il suo mal di vivere fossero esasperati, ma è pur vero che adolescenti lo siamo stati tutti e credo che ciascuno di noi sia stato - in misura diversa, questo è ovvio - "perseguitato" da tante angosce (alcune fondate, altre meno), pensieri negativi, paure, aspettative..., e che a tutto questo abbiamo reagito secondo la nostra personalità... e Gabriele ha la propria, insicura e tormentata.

La narrazione è dunque fluida e sufficientemente scorrevole, anche se a volte l'ho trovata un po' lenta (per i motivi detti sopra), il linguaggio è semplice ma curato, adatto comunque al contesto e al protagonista (alla sua età, ad es.), che ho apprezzato, nel complesso, nonostante in certi frangenti le sue "paranoie" mi irritassero; sì, perchè comunque Gabriele è un ragazzo che si fa delle domande e cerca delle risposte non artefatte, preconfezionate, "adatte a tutti", ma risposte che vadano bene per lui, che lo aiutino a crescere, a capire come funziona la vita, quali sono i suoi sogni e come fare per realizzarli; è un ragazzo che dà importanza a parole, silenzi, sguardi e non è affatto superficiale.
Ecco, quest'attenzione all'interiorità mi è piaciuta e credo sia un punto di forza del romanzo, la cui lettura mi sento di consigliare anche a voi...! ^_^

mercoledì 15 aprile 2020

Recensione: BULL MOUNTAIN di Brian Panowich



Le pagine di questo bellissimo romanzo trasudano di amore per la propria terra, ma non sempre questo amore è benefico: quando esso si tramuta in un senso di appartenenza primitivo, belluino e prepotente, rischia di divenire "malato" e quella stessa terra, invece di essere sinonimo di vita e legami famigliari, si sporca di sangue e di morte, divenendo velenoso.


BULL MOUNTAIN
di Brian Panowich


NN Editore
trad. Nescio Nomen
304 pp
18 €
"Questo libro è per chi ama camminare in montagna per poter guardare le nuvole dall’alto, per chi decide ogni giorno di smettere di fumare e di bere, per chi indossa camicie di flanella rosse e blu, e per chi ha capito che appartenere a una terra, a una famiglia o a una persona non vuole dire possederla ma amarla con tutto il cuore."


I protagonisti di questo romanzo sono i Burroughs, una famiglia di cui seguiamo le vicende narrate nell'arco di tre generazioni, a partire dal capostipite Cooper (e suo fratello Rye), proseguendo con il figlio Gareth e con la prole di quest'ultimo, Clayton e Halford.

I Burroughs dominano a Bull Mountain, ne sono praticamente i padroni; tra quelle aspre montagne tutti li rispettano, o meglio li temono: essi sono noti per il caratteraccio ruvido, burbero, il temperamento violento, l'arroganza e la freddezza spietata nello sbrigare ogni faccenda e risolvere a modo loro problemi e grane.
Supportati da schiere di fedeli seguaci armati fino ai denti, i Burroughs sono invincibili e detengono da generazioni il pieno controllo della zona, trafficando in whiskey di mais, marijuana e metanfetamina.

Benché ogni capitolo si concentri di volta in volta su un personaggio (collocato in un preciso anno) e sul suo ruolo nelle dinamiche della storia, possiamo dire che uno dei protagonisti è sicuramente Clayton Burroughs. 

Terzo figlio di Gareth, Clayton è considerato dai suoi un traditore della famiglia perché ha deciso di lasciarsi alle spalle le proprie discutibili origini sposando la bella Kate e diventando lo sceriffo della città a valle. 
Una vita tranquilla e rispettosa della legge: questo vuole per sé e per Kate, il buon Clayton; per suggellare le buone intenzioni, sta cercando anche di tenere lontano l'alcool, per non rischiare di diventare un ubriacone violento, come è stato suo padre.
Un padre che non ha mai dimostrato grande stima per il suo ultimogenito, preferendogli i più coriacei, rudi e più simili a lui, Halford e Buckley (quest'ultimo ha fatto una brutta fine, ammazzato dalla polizia per i suoi loschi crimini).

L'esistenza pacifica - e lontana dal fratello - dello sceriffo viene interrotta quando l’agente federale Simon Holly minaccia di distruggere l’impero dei Burroughs e chiede a Clayton di intervenire, provando a proporre ad Halford una sorta di offerta vantaggiosa: se fa i nomi dei criminali con cui traffica e che gli forniscono armi illegali, lui verrà  lasciato in pace, a patto però che rinunci anche al commercio di speed.

Clayton non è un ingenuo: sa benissimo che il bifolco fratello non rinuncerebbe agli affari (non certo per il danaro, che comunque ha a palate) né tradirebbe gli uomini con cui traffica; anche i delinquenti hanno un "contorto senso dell'onore" da rispettare!

Lo sceriffo fiuta i guai che gli causerebbe il mettersi in mezzo a questa indagine federale, ed è proprio ciò che gli sta chiedendo di fare l'agente Holly: incontrare il fratello maggiore - che lo odia - e convincerlo a scendere a patti con la giustizia.

Eppure, nonostante i dubbi suoi e gli avvertimenti della saggia e amorevole consorte, lo sceriffo Burroughs cede e decide di provare a far ragionare il fratellone, che lo accoglie - insieme ai propri scagnozzi - con i fucili puntati.

Tornando in quella che è stata la sua casa, Clayton è costretto ad affrontare i ricordi, le paure, il disprezzo della famiglia e la volontà di redimere un passato di tradimenti, sangue e violenza. 

Le vicende narrate racchiudono un periodo che va dal 1949 al 2015, con incursioni negli anni '70 e '80, necessarie per comprendere le dinamiche del presente.
Come dicevo più su, i capitoli si susseguono dal punto di vista dei personaggi principali e veniamo trasportati dal presente al passato e viceversa.

Siamo in Georgia, e se c'è una cosa che conta tra queste montagne e questi boschi è l'attaccamento alla terra, alla propria casa, alla famiglia.


«Quassù esiste una sottile simbiosi tra la terra e chi la considera la propria casa (...) È qualcosa di viscerale. Qualcosa che gli abitanti del posto non si sono guadagnati né hanno dovuto lottare per ottenere. È un diritto di nascita e sono pronti a combattere fino alla morte se qualcuno minaccia di sottrarglielo. È parte integrante di ciò che sono, di ciò che siamo».
«È casa. Casa nostra. Si stende a perdifiato e appartiene a noi, a te. Non esiste nulla di più importante. Bisogna essere disposti a fare di tutto perché resti così. Persino qualcosa di molto sgradevole».

Lo sfondo naturalistico non è secondario, anzi, è una cornice importante; tra queste pagine anche il lettore si sente parte dello stesso cielo, gli sembra di respirare il forte odore della terra fredda e umida di rugiada, dell'erba bagnata, il profumo della resina degli alberi, quello della mattina presto su in montagna (che solo chi vi è nato e cresciuto sa identificare), quello cattivo degli escrementi degli animali; gli sembra di sentire il coro caotico di rane e grilli o quello più melodioso degli uccelli.
Questa asperità tipica della natura inviolata si riflette nella gente che vive in queste terre: semplice, rusticarozza; i selvaggi e i maneschi non mancano, spacciano droga e perpetrano violenze senza troppi problemi e sensi di colpa; alzare il gomito, e ingollare whiskey come se fosse succo di frutta, è di prassi.

Gli uomini della montagna hanno il volto indurito, segnato dal peso delle fatiche di un'esistenza spesa a contatto con la terra ma anche da quello altrettanto (se non di più) ingombrante delle attività criminali portate avanti che, se da una parte danno soldi, fama e rispetto, dall'altra portano anche pensieri, preoccupazioni, l'ossessione di essere fregati e traditi, anche da chi è parte della stessa famiglia.

Famiglia: una parola che compare non di rado in questa storia, ma non facciamoci abbagliare dal suono rassicurante che solitamente l'accompagna: a Bull Mountain, tra i Burroughs, per essere membro della famiglia non è indispensabile il legame di sangue, quanto piuttosto la fedeltà assoluta e muta a chi comanda in casa.

Qui chi comanda pretende sottomissione assoluta; guai a pestargli i piedi: tutti sanno che "i re di Bull Mountain" sono senza dubbio persone intelligenti e scaltre ma altresì privi di buone maniere e sensibilità, aggressivi, prepotenti, criminali incalliti, assassini; non hanno alcun rispetto per il prossimo e l'unica cosa che conta per loro è che gli altri tremino in loro presenza, li temano e non intralcino in alcun modo i loro affari.

Come trattano le donne questi uomini veementi e tracotanti?
Come oggetti privi di valore, e lo vediamo nel rapporto tra Gareth e sua moglie Annette e nelle vicende tristi e drammatiche che vedono protagonista una giovane prostituta sfregiata da un Gareth nervoso, manesco e ubriaco(inizialmente la storia di questa ragazza può sembrare una parentesi che poco c'entra coi Burroughs, ma nel corso della lettura si fa chiaro il legame che la unisce a loro).

L'unico Burroughs a distinguersi è Clayton, che ama e rispetta sua moglie Kate, anzi, deve molto a lei la scelta di diventare sceriffo e di non seguire la cattiva strada segnata dalla sua famiglia di fuorilegge.

Il personaggio del federale Simon Holly si presenta come ambiguo e sfuggente per poi diventare man mano più chiaro e predominante.

Bull Mountain mi è capitato per caso su Kindle Unlimited ed è stata una lettura sorprendente e ad alto coinvolgimento: una volta iniziato non sono riuscita a fermarmi; ci sono elementi crime, noir, c'è tutta la tensione emotiva tipica degli intrecci delle saghe famigliari; la storia della famiglia Burroughs, raccontata a turno da tutti i personaggi, tiene incollato il lettore per il suo ritmo incalzante, i dialoghi serrati, per lo sviluppo narrativo avvincente, per le dinamiche innescate da tutti i personaggi che intervengono (anche i secondari) e infine per l’imprevedibile epilogo

Panowich dimostra tutta la sua grande abilità narrativa attraverso il racconto di una storia di terra e sangue, di amore e odio, di vendette, soprusi, criminalità, dissapori famigliari, e in una cornice aspra e ricca di fascino inserisce personaggi forti, ben definiti, che inevitabilmente generano simpatie o antipatie nel lettore.
In questo primo capitolo della saga famigliare alla fine ciò che conta e resta non è l'egoistico possesso di un luogo fisico, quanto l'amore nutrito per esso e che spinge a fare scelte dolorose ma oneste verso se stessi, come distruggere le proprie radici quando si fanno velenose perché quello è l'unico modo per onorarle e proteggerle davvero.

La saga di Bull Mountain prosegue con il secondo episodio, Come i leoni.

Vi lascio con questo brano citato nel romanzo e non posso che consigliarvelo!


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