lunedì 7 aprile 2014

Recensione: I CENTO COLORI DEL BLU di Amy Harmon

Buongiorno e buon inizio settimana!!!
Avete letto tanto o poco in questo week end?
Io il giusto, e infatti per oggi dovrei postarvi un paio di recensioni.

Anzi, inizio subito con la prima...!

I CENTO COLORI DEL BLU
di Amy Harmon


Ed. Newton Compton
9.90 euro
456 pp
Trad. L. Feoli,
A. Ricci
USCITA 3 APRILE
2014
Trama
Tutti a scuola conoscono Blue Echohawk. A diciannove anni Blue frequenta ancora il liceo.
Abbandonata da sua madre quando aveva solo due anni, non conosce il suo vero nome, né la sua data di nascita. Indossa sempre vestiti attillatissimi e un trucco pesante: il sesso è il suo rifugio, un gioco per dimenticare tutto, per mettere sotto chiave le sue emozioni.

Blue ha iniziato tardi la scuola e non mostra alcun interesse per lo studio.
È un caso disperato.
Eppure il suo nuovo insegnante di storia, il giovane Darcy Wilson, non la pensa così: Darcy crede in lei, e sa che Blue ha bisogno di ritrovare se stessa prima di trovare un posto nel mondo.
E così la sprona a guardarsi dentro e a ripercorrere il suo passato, a scrivere la sua storia, a dar voce alle sue emozioni.
Tra i due nasce una grande amicizia, e forse, a poco a poco, qualcosa di più: un sentimento forte, travolgente, a cui ciascuno dei due tenta in tutti i modi di resistere..
.


il mio pensiero
Questo romanzo mi ha tenuto compagnia nel week end ed è stata una buona compagnia, devo dire.

La scena iniziale, che da il via alla storia, è quella di una giovane donna, di cui non ci viene svelato il nome, insieme alla sua figlioletta, di un paio di anni; questa donna ha diversi problemi, in particolare con la droga, e si ritrova sola soletta in un motel, squallido, a Reno (Nevada) e lì troverà la morte, in circostanze non note (anche se verranno grosso modo spiegate alla fine del romanzo).
Dopo un salto temporale di circa venti anni, incontriamo la figlioletta della povera ragazza; Blue Echohawk, ormai diciannovenne, che frequenta il liceo e che vive in un miserabile appartamento con una certa Cheryl, una sorta di "zia adottiva", con la quale però non ha alcun rapporto che sia anche solo vagamente "familiare" o affettivo.
Blue è una ragazza esteticamente appariscente: ha due splendidi occhi azzurri, è molto bella e mette in risalto il proprio viso (o forse ottiene l'effetto contrario..?) truccandosi in modo eccessivo; ha un fisico mozzafiato che lei copre con abiti molto stretti, che svelano curve e forme.
Anche nel portamento appare sfacciata, presuntuosa, sicura di sè, pronta a rispondere con durezza a chiunque le chieda il minimo conto delle proprie azioni o del proprio modo di essere.

Ma questo modo di apparire è una maschera dietro la quale si cela una ragazzina incredibilmente sola, amareggiata, insicura e bisognosa di amore.

Un amore che lei desidera ma che sente di non meritare, perchè crede di essere ormai una cattiva ragazza, etichettata dalle coetanee e ancor più dai ragazzi, come una poco di buono; del resto, è lei stessa ad apparire così, gettandosi n storie di sesso con diversi ragazzi, che non vogliono che quello da lei, che crede di essere esattamente ciò che gli altri pensano.

Insomma, un pavone con piume e colori sgargianti, ma con un cuore da uccellino, da merlo impaurito.
Un merlo che è stato rifiutato da una mamma che l'ha abbandonata e lasciata nelle mani di uno sconosciuto di nome Jimmy Echohawk.
Jimmy è l'uomo che ha accolto la piccola bambina (lasciata nel suo pick-up in una notte d'agosto del 1993) e l'ha cresciuta come fosse sua figlia: Jimmy appartiene all'etnia nativa americana dei Pawnee (è un indiano) e cresce la piccola - che verrà chiamata Blue, perchè è l'unica parola che andava ripetendo quando Jimmy se la ritrovò in auto - insegnandole un'arte meravigliosa, nella quale la ragazza metterà tutto il proprio talento, nella quale sfogherà il proprio mondo, i propri sentimenti e dolori, quelli che nessuno conosce e che lei pensa di non poter rivelare ad alcuno, perchè a nessuno possono interessare: l'arte di creare sculture dal legno degli alberi.

Jimmy è un uomo solitario eppure con lui Blue sentirà di ricevere protezione ed amore; ma quando l'uomo verrà trovato morto, Blue - che non è sua figlia, ma questo lei non lo sa - verrà necessariamente affidata alla sorellastra di lui, Cheryl, che si preoccuperà di dire tutta la verità (quanto meno quello di cui è a conoscenza) alla piccola ospite indesiderata.
Insomma, una storia di abbandono: Blue è stata abbandonata due volte, seppure in modi e circostanze diversi, e questo ha sviluppato in lei la convinzione di essere un rifiuto della società, di non avere alcun diritto di essere amata, protetta, apprezzata.
E' per questo che, quando a scuola, nel corso di Storia, si ritrova come insegnante il giovane 22enne prof. Darcy Wilson, dall'aspetto così educato, "classico" (solo il nome fa pensare al Darcy di Orgoglio e pregiudizio, ed infatti è legato ad esso), troppo perbene, quasi "antico", a Blue non par vero di poter ricevere attenzioni da un tipo come lui, che molto probabilmente ha poco da spartire da "una tipa come lei".
Eppure Wilson sa vedere oltre e vede nella ribelle e tosta alunna, ciò che gli altri non vedono: sotto quell'involucro di sfacciataggine e bellezza sfrontata, esaltata da colori e vestiti stravaganti e provocanti, si nasconde una giovane smarrita, impaurita, dalla storia personale costellata di tante piccole sofferenze; una storia che merita di essere raccontata e che lui "costringerà" a modo suo, con i suoi metodi didattici molto aperti ed insoliti, a raccontare, fosse anche sotto forma di "parabola", come poi Blue farà.

Wilson e Blue inizieranno a conoscersi e a vedersi anche fuori dalla scuola, soprattutto dopo il diploma, e lui diverrà per la ragazza un punto di riferimento, un aiuto quando le cose cominceranno a complicarsi per lei, perchè la sua vita sessuale (sregolata, fino a un paio di mesi prima) avrà i suoi strascichi e le sue conseguenze, che porteranno, da una parte al rafforzamento dell'amicizia tra i due (amicizia che chiede di diventare amore, ma sia Wilson che Blue hanno paura di dare il via libera a questo sentimento), dall'altra a far maturare Blue come donna, consapevole dei propri limiti e delle proprie capacità.
Blue si ritroverà a prendere delle scelte difficili, ma non sarà mai sola, perchè il suo professore le starà accanto e alla fine, per ritrovare se stessa, si metterà in cammino alla ricerca di un passato che lei desidera conoscere per poter avere delle risposte necessarie per se stessa; verità che scoprirà e che l'aiuteranno a scoprire chi è e cosa vuol essere.

E' un romanzo di per sè semplice, e nel linguaggio e nello stile; si legge con molta scorrevolezza e la narrazione in prima persona ci fa entrare direttamente nelle vicende e nella testa della protagonista; a parte l'aspetto sentimentale (che da al libro quel tocco"rosa"), ci sono comunque temi importanti: il bisogno di "redenzione" (è il termine usato proprio da Blue) da un tipo di vita smodato, arido, che lascia solo vuoti incolmabili, nonostante l'apparente soddisfazione immediata; l'abbandono dei minori, il loro sentirsi rifiutati, il tema dell'adozione; il credere in se stessi e nei propri talenti come base per costruire il proprio futuro, a prescindere dalle sterili etichette sociali che gli altri ci appiccicano addosso.

L'ambientazione è sufficientemente delineata, così pure  il contesto di vita della protagonista, la sua personalità; interessante ed affascinante il riferimento agli indiani e alle loro leggende.

Un romanzo piacevole, forse qualcuno lo classificherà come "senza pretese", ma a me è piaciuto ed anche "preso" emotivamente, in alcuni momenti.

Consigliato a coloro che amano, in particolare, le storie  in cui c'è molto sentimento e che vedono protagonisti dei giovani con un vissuto complicato.

domenica 6 aprile 2014

Ricordando.. Giovanni Pascoli



Ma il 6 aprile è anche la data in cui moriva un grandissimo poeta italiano.

Giovanni Pascoli

(31/12/1855 - 6/4/1912)

.
Nasce a San Mauro di Romagna, quarto di otto figli: lo precedono Margherita, Giacomo e Luigi; dopo di lui verranno Raffaele, Giuseppe, Ida e Maria.
Il 10 agosto 1867, giorno di San Lorenzo, Ruggero Pascoli viene ucciso da un colpo di fucile in fronte, mentre rientra a San Mauro in calesse dopo essersi recato per affari a Cesena. L'omicidio, che rimarrà impunito, è traumatico per Giovanni: si infrange il nido famigliare inaugurando oltretutto una serie di lutti.
Muore di tifo, nel 1868, a soli 18 anni, la sorella Margherita; segue la madre di crepacuore; nel 1871 muore Luigi.
1873 - Giovanni vince il concorso per una borsa di studio che gli consente di frequentare Lettere all'Università di Bologna. Fra gli esaminatori è il Carducci che lo classifica al primo posto.
1876 - Muore di tifo Giacomo, il «piccolo padre». È l'ennesimo lutto e la perdita dell'ultimo sostegno per Giovanni, che avvia a Bologna una vita debosciata: frequenta le osterie e gli anarchici perdendo così la borsa di studio.
Incoraggiato ed aiutato più volte da Carducci, riesce a risollevarsi e ad insegnare e riprendersi la borsa d studio e la sua carriera di poeta e letterato prende il volo.

Per sempre! (I Canti di Castelvecchio)

Io t'odio?!... Non t'amo più, vedi, 
non t'amo... Ricordi quel giorno? 
Lontano portavano i piedi 
un cuor che pensava al ritorno. 
E dunque tornai... tu non c'eri. 
Per casa era un'eco dell'ieri, 
d'un lungo promettere. E meco 
di te portai sola quell'eco: 
PER SEMPRE! 
Non t'odio. Ma l'eco sommessa 
di quella infinita promessa 
vien meco, e mi batte nel cuore 
col palpito trito dell'ore; 
mi strilla nel cuore col grido 
d'implume caduto dal nido: 
PER SEMPRE! 
Non t'amo. Io guardai, col sorriso, 
nel fiore del molle tuo letto. 
Ha tutti i tuoi occhi, ma il viso... 
non tuo. E baciai quel visetto 
straniero, senz'urto alle vene. 
Le dissi: "E a me, mi vuoi bene?" 
"Sì, tanto!" E i tuoi occhi in me fisse. 
"Per sempre?" le dissi. Mi disse: 
"PER SEMPRE!" 
Risposi: "Sei bimba e non sai 
Per sempre che voglia dir mai!" 
Rispose: "Non so che vuol dire? 
Per sempre vuol dire Morire... 
Sì: addormentarsi la sera: 
restare così come s'era, 
PER SEMPRE!"

LA CUCITRICE (Mirycae)

L'alba per la valle nera
sparpagliò le greggi bianche:
tornano ora nella sera
e s'arrampicano stanche:
una stella le conduce.

Torna via dalla maestra
la covata, e passa lenta:
c'è del biondo alla finestra
tra un basilico e una menta:
è Maria che cuce e cuce.

Per chi cuci e per che cosa?
un lenzuolo ? un bianco velo ?
Tutto il cielo è color rosa,
rosa e oro, e tutto il cielo
sulla testa le riluce.

Alza gli occhi dal lavoro:
una lagrima? un sorriso?
Sotto il cielo rosa e oro,
chini gli occhi, chino il viso,
ella cuce, cuce, cuce.

Petrarca. Laura e il 6 aprile



Oggi è il 6 aprile e per Petrarca questa data è stata doppiamente importante.
Perchè?

Il 6 aprile 1327 (era un venerdì santo), nella chiesa di S. Chiara in Avignone, avviene il fatidico incontro del poeta Francesco Petrarca con una giovane donna: Laura.
Larua De Noves

E' stata una nobildonna italiana, sposa del marchese Ugo di Sade, probabilmente avignonese.

Si pensa che sia la stessa Laura conosciuta, amata e celebrata da Francesco Petrarca; altre ipotesi identificano invece Laura come una figura frutto dell'immaginazione del Poeta, una trasfigurazione allegorica del “lauro” simbolo dell'arte poetica. 
Resta comunque il fatto che il Petrarca rende noto che la giovane morì il 16 aprile 1348 a causa della peste.



Circa il giorno in cui la incontrò, Petrarca scrive:

mille trecento ventisette, a punto
su l'ora prima, il dì sesto d'aprile,
nel laberinto intrai, né veggio ond'esca

Circa il giorno della morte:

L'ora prima era, il dì sesto d'aprile, 
che già mi strinse, ed or, lasso, mi sciolse


sai che 'n mille trecento quarantotto,
il dì sesto d'aprile, in l'ora prima,
del corpo uscìo quell'anima beata


sabato 5 aprile 2014

Dietro le pagine di "ALL'IMPROVVISO LA FELICITA'" di C.J. Sullivan



Ciò che leggiamo spesso è frutto della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.

La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerchine che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?".

Il romanzo che si è ispirato a un personaggio e ad una storia reali e su cui ci soffermiamo oggi è....

ALL'IMPROVVISO LA FELICITA'
di Courtney J. Sullivan


Ed. Garzanti
Trad. S. Beretta
504 pp
16.40 euro
USCITA 27 FEBBRAIO
2014
Quattro matrimoni.
Un solo anello.
La promessa del vero amore.

Trama

Philadelphia, 1947. È quell'ora della notte che precede l'alba, quando il silenzio avvolge le strade in una nebbia rosata. Mary Frances Gerety, giovane copywriter di una delle più note agenzie pubblicitarie americane, non dorme da ore. 
Intorno a lei tazze di caffè, fogli appallottolati e pile di riviste. 
Manca poco alla consegna dello slogan per il loro cliente più importante, De Beers, il produttore di diamanti, e ancora non ha trovato niente che la soddisfi. Improvvisamente una frase le balena in testa, come un raggio di luce: “Un diamante è per sempre”.
 Perché c'è solo un anello fatto per dare la felicità più assoluta, quella che dura per tutta la vita. E quell'anello è fatto di diamanti.
 Lo sa bene Evelyn che ricorda ancora ancora il giorno, quarant'anni prima, in cui suo marito le ha messo quel gioiello da sogno al dito. 
Un anello che per lei significa tutto: amore, fiducia, passione. E proprio per questo ha deciso di regalarlo a Julie, la moglie di suo figlio, Teddy, che adesso però sembra intenzionato a fuggire con un'altra donna.
Per James invece, un paramedico sempre squattrinato, quell'anello sta diventando un incubo. I massacranti turni di notte, la vendita della macchina, niente sembra bastare per l'acquisto della prova d'amore per la sua Sheila.
La prova d'amore di Delphine è stata lasciare Parigi, la città delle luci, per seguire un'unica luce, quella della passione per P.J. Adesso, a New York, sotto un freddo cielo stellato, osserva il suo anello luccicante e non è più tanto sicura di aver fatto la scelta giusta...
Un solo anello, quattro vite legate dalla frase che Mary Frances Gerety ha creato in quella mattina. Un simbolo, la speranza dell'amore eterno, il gioiello più desiderato da tutte le donne del mondo. Un gioiello che invece Mary Frances potrebbe non ricevere mai… 

In un'intervista, l'autrice J.Courtney Sullivan  spiega che il desiderio di parlare del matrimonio in tutti i suoi diversi aspetti e fasi, le frullava in testa da un po'; così pure del perchè ognuno di noi sceglie il proprio compagno e cosa accade nel tempo.
E così son nati i diversi personaggi: Evelyn, che ha vissuto per anni con l'amore della sua vita Gerald, ma che si ritrovano a struggersi per l'imminente divorzio del figlio Teddy dalla moglie Julie; il paramedico James, che ha sposato la propria fidanzata dei tempi del liceo, ha con lei dei bambini piccoli, ma i soldi non bastano mai...
E poi Delphine, nata con l'immagine di una bella donna francese che sta per lasciare il proprio appartamento dopo che l'uomo che amava l'ha tradita; e c'è Katie, che prova a resistere all'idea di sposarsi..

E come nasce l'idea di inserire un personaggio realmente esistito, accanto ad altri nati dalla fantasia?
Frances Gerety
L'autrice rivela che, durante la genesi dei quattro personaggi principali, sentiva che mancava qualcosa...
L'idea di includere i diamanti c'era già, perchè se è vero che le storie sono qualcosa di quotidiano e reale, il diamante però porta con sè un messaggio di speranza e perfezione ed è stato simbolo di legame e matrimonio per molto tempo; inoltre, in quei giorni stava leggendo il bellissimo libro di Tom Zoellner, “The Heartless Stone”, in cui è citata la famosa frase coniata da Mary Frances Gerety: "A Diamond is Forever" nel '48 (lei stessa non si sposò mai), così si appuntò ai margini del libri "Scrivi di lei!" e decise di farlo.

L'obiettivo era dare un ritratto di Frances il più fedele possibile alla realtà, per questa ragione la Sullivan si è recata lì dove ella aveva vissuto e lavorato, intervistando amici ed ex-colleghi di lavoro, entrando nella sua casa, leggendo alcune delle sue lettere, guardando i suoi quadri e l'album fotografico del suo cane Blazer.
L'autrice dice di essere profondamente affezionata a Frances e di aver scritto il libro avendo la sua foto appesa alla scrivania.
Frances è stata una donna coraggiosa, forte, con un gran senso dell'umorismo e capace di sfidare le convenzioni.

Nel 1982, Edward Jay Epstein aveva scritto un articolo per l'Atlantic Monthly intitolato "Avete mai provato a vendere un diamante?", e raccontava i modi in cui l'agenzia pubblicitaria NW Ayer (dove Frances Gerety ha lavorato) ha aiutato il gruppo De Beers a creare l'ossessione americana per gli anelli di fidanzamento con diamante.
Epstein citava rapporti annuali riservati che Ayer presentò alla De Beers e le quotazioni erano così affascinanti che l'Autrice ha voluto includere i risultati nel libro, pur desiderando vedere gli originali... E dove li trovò? Proprio in casa della Gerety...!
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Ogni personaggio racconta la storia di un matrimonio, e insieme le loro storie abbracciano un secolo. L'autrice si è mostrata interessata ai loro viaggi individuali, ma ad un certo punto si è accorta che nel suo complesso, le singole storie hanno anche dato un quadro di come il matrimonio sia cambiato negli ultimi 100 anni.
Nell'infanzia di Evelyn, il divorzio era raro e piuttosto scioccante, mentre Kate è cresciuta in un'epoca in cui la maggior parte dei suoi amici avevano genitori divorziati. 
Non solo, ma nel presente, Evelyn ha appreso di come il matrimonio sia diventato interrazziale e  Kate ha appena visto le leggi cambiare a New York a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. 
Ogni personaggio riflette sulla sua infanzia, e questo fa riflettere sul fatto che i matrimoni dei genitori possono influenzare le successive generazioni.

Insomma, un romanzo che mescola realtà e "fantasia" ma che tocca anche il tema del legame matrimoniale sotto diversi aspetti...!

Che ve ne pare?
Sapere i "retroscena" di un romanzo,
com'è nato, cosa l'ha ispirato,
 può creare maggiore curiosità sul libro stesso?

Recensione LA MIA AMICA EBREA di Rebecca Domino



Buongiorno e buon sabato!!
Eccomi con una recensione: un  libro che mi ha commosso e preso molto emotivamente e per il quale ringrazio l'Autrice Rebecca Domino, per avermelo fatto leggere!!

N.B.: mi rendo conto che la recensione è lunga, ma sulla trama dico lo stretto necessario (la situazione iniziale), il resto è frutto delle considerazioni psicologiche sulla protagonista e sul contesto.

LA MIA AMICA EBREA
di Rebecca Domino


lulu.com
300 pp
1.99 euro
USCITA 27 GENNAIO
2014
Trama

Amburgo, 1943. La vita di Josepha, quindici anni, trascorre fra le uscite con le amiche, le lezioni e i sogni, nonostante la Seconda Guerra Mondiale.
Le cose cambiano quando suo padre decide di nascondere in soffitta una famiglia di ebrei.
Fra loro c'è Rina, quindici anni, grandi e profondi occhi scuri.
Nella Germania nazista, giorno dopo giorno sboccia una delicata amicizia fra una ragazzina ariana, che è cresciuta con la propaganda di Hitler, e una ragazzina ebrea, che si sta nascondendo a quello che sembra essere il destino di tutta la sua gente.
Ma quando Josepha dovrà rinunciare improvvisamente alla sua casa e dovrà lottare per continuare a sperare e per cercare di proteggere Rina, l'unione fra le due ragazzine, in un Amburgo martoriata dalle bombe e dalla paura, continuerà a riempire i loro cuori di speranza.
Un romanzo che accende i riflettori su uno dei lati meno conosciuti dell'Olocausto, la voce degli "eroi silenziosi", uomini, donne e giovani che hanno aiutato gli ebrei in uno dei periodi più bui della Storia.



L'autrice.
Rebecca Domino è nata nel 1984, e da sempre è appassionata di scrittura. Dopo aver messo da parte questa sua grande passione per molti anni, è tornata a scrivere e adesso e' cio' che le piace di piu' fare. E' anche un'appassionata viaggiatrice e lettrice. "La mia amica ebrea" e' il suo primo romanzo.



il mio pensiero

I libri ambientati nel difficile periodo della Seconda guerra Mondiale sono da sempre letture che affronto molto volentieri, che mi commuovono e mi toccano nel profondo; il pensiero di ciò che è accaduto, le barbarie di cui gli uomini sono stati capaci di macchiarsi nei confronti dei loro stessi simili, è qualcosa che non mi lascerà mai indifferente, a prescindere dal tempo che passerà dai quei tristi e specifici fatti legati a quel momento storico.
Ovviamente, questo vale per ogni genere di genocidio, ingiustizia, crudeltà che avviene a qualsiasi latitudine ed epoca: la sofferenza di altri esseri umani ad opera di gente senza scrupoli non può e non deve mai farci scrollare le spalle pensando che si tratta, in fondo, di cose lontane da noi, e per tempo e per distanza geografica.

La mia amica ebrea è un romanzo ambientato nel cuore del secondo conflitto che ha sconvolto e mutato il mondo.
Siamo ad Amburgo, nel quartiere Wandsbek (QUI abbiamo visto brevemente alcune informazioni su questo quartiere e il campo di concentramento sito lì vicino, anche se poi, giunta a fine libro, mi sono accorta che ne parlava l'Autrice stessa); è il 1943 e il lettore è immerso nella storia attraverso il punto di vista di una ragazzina di 15 anni, Josepha, detta Seffi.

Seffi è tedesca, vive con la mamma, il papà e il fratello maggiore Ralf.
La guerra ormai dura già da un po' di anni e si fa sentire in tutta la sua spietatezza nella vita delle persone e quindi della nostra protagonista, che divide essa stessa la propria breve vita in "prima" e "dopo" la guerra: un prima caratterizzato da spensieratezza e serenità e un dopo costellato di ansia, paura, incertezza, privazioni.

Ansia e paura per una guerra che sta portando rovina e morte, che sta togliendo la vita a tanti uomini al fronte; il papà di Seffi ha combattuto per la "grande Germania" ma è tornato mutilato, senza una gamba e Seffi si è accorta di quanto la guerra, vista faccia a faccia dall'uomo, lo abbia poi cambiato nel profondo.
Ansia e paura perchè dal cielo - così ampio, infinito, così azzurro e terzo in quest'estate del 1943, così scuro e profondo di notte - piovono bombe, portatrici di morte, fiamme, perdita di tutto.
Amburgo è martoriata da continui bombardamenti e questo costringe Seffi e i suoi concittadini a correre in fretta e furia nelle cantine, al primo rumore di bombe lanciate, fosse anche in lontananza.

Seffi ci introduce nei suoi pensieri di ragazza che non comprende fino in fondo se e quanto valga davvero la pena fare questa guerra, da parte di Hitler e compagni; sì, è vero, la Germania è forte e di certo vincerà, ma tutto questo terrore, questi fischi nelle orecchie, questo cuore che trema al primo rumore... non sono forse un prezzo troppo alto?
Seffi sente che non è giusto vivere così, sempre all'erta, sempre pronti a scappare giù in cantina, con la paura che la casa crolli addosso, sotto le bombe che distruggono e rendono tutto un cumulo di macerie.
Ma così è: lei è tedesca e crede che Hitler sia nel giusto.
Del resto ci credono tutti quelli che le gravitano attorno, dal fratello alle amiche di sempre.
Ci credono tutti, insomma, e non sarà certo lei a mettere in dubbio questa verità: Hitler è la guida di cui la Germania aveva bisogno per dominare, essere grande e pura, obiettivo che va raggiunto scacciando chiunque minacci la purezza della razza ariana: in primis... gli ebrei.
Ebreo.
Cinque lettere che nascondo però una caterva di pregiudizi, di disprezzo, odio da parte dei tedeschi, che hanno già cominciato da tempo a mostrare a quel popolo di perdenti chi comanda, chi ha diritto di lavorare, andare a scuola, passeggiare nel parco, tenere un negozio aperto....
Chi ha diritto di vivere, insomma; un diritto che lo "sporco ebreo" non ha.
Seffi sa che anche questo è un dato di fatto e mai lo metterebbe in discussione: l'ebreo è un fungo velenoso, va schiacciato e mandato via, ucciso, distrutto, prima che inquini il mondo..., prima che si insinui nella razza pura.
Ma allora come si spiega ciò che accade una notte, una di quelle senza bombe, in cui per una volta si cerca di dormire..., quando suo padre accoglie in casa tre persone in cerca di aiuto, in cerca di un riparo?
Queste tre persone appartengono alla peggior razza del mondo, ai nemici numero uno della Germania: gli ebrei!!!
Sono tre ebrei: una madre con i suoi tre figli, che hanno perso il marito/padre e che adesso cercano un posto in cui nascondersi, perchè sanno che la fine che fanno i giudei è davvero brutta.

-
E loro tentano di salvarsi, chiedendo aiuto a lui, al signor Faber; al buon Faber, amico del marito della signora ebrea, così magra, così spaventata, con al seguito i suoi figli, altrettanto impauriti ed esili.
E cosa fa il padre di Seffi?
Nonostante le urla e le minacce del figlio Ralf (di denunciare gli ebrei e il padre alla Gestapo) e i piagnucolii della moglie, l'uomo accoglie in casa la famiglia dell'amico ebreo; "Per una notte" - dice "una soltanto; domattina andranno via".


Ma non sarà così: gli ebrei verranno ospitati su in soffitta, all'insaputa di Ralf, a dispetto delle lamentele della moglie Sabine e dei dubbi della stessa Seffi, che proprio non comprende cosa spinga suo padre ad aiutare quei tre individui, appartenenti ad una razza inferiore, che Hitler ordina di scacciare e denunciare. affinché vengano inviati nell'unico posto a loro destinato: quei campi di cui tanto si parla, in cui si dice che muoiano a furia di lavorare.

Mi sono soffermata un po' di più sulla parte iniziale perchè ritengo sia fondamentale per capire come si è poi evoluto il pensiero di Seffi nel tempo.

Dall'avere una opinione negativa degli ebrei, la giovane imparerà, con i giorni, a farsi delle domande, a chiedersi se davvero quei tre in soffitta, che devono accontentarsi di una stanza scura e squallida, con le tende chiuse (da non aprire mai, per nessuna ragione! Qualcuno potrebbe vederli e che ne sarebbe di loro e della famiglia di Seffi?!?), di qualche tozzo di pane al giorno, sono uguali a loro, e meritano quindi di vivere, di essere liberi e non disprezzati e perseguitati.
Sarà davvero difficile per lei farsi queste domande che mettono in discussione tutto il bagaglio di conoscenze e preconcetti maturato in 15 anni di vita, ma Seffi è una ragazza intelligente, che sa chiedere ed ascoltare; grazie ad un padre saggio e buono, il dubbio che Hitler possa aver torto si insinua nella sua testa e il cuore le suggerisce di provare a parlare con questi ebrei, soprattutto con la ragazzina, e vedere se è o no tanto diversa da lei.
In fondo, Seffi si sente meno compresa e più sola di quanto non voglia ammettere; sì, è vero, ha le sue tre amiche di sempre, ma loro son diverse da lei, più vivaci e chiacchierone, mentre Seffi è emotiva, incline a meditare, a scrivere e inventare storie.
Seffi è capace di perdersi davanti alla bellezza di una natura che, a dispetto della bruttezza di una guerra in corso, non smette di riempirle il cuore con i suoi colori, i suoni, i profumi e il pensiero di un futuro migliore del presente si affaccia alla sua mente e l'aiuta a non scoraggiarsi, neanche davanti alle bombe che continuano a cadere, di notte.
Vivere ogni giorno come fosse l'ultimo ma, allo stesso tempo, non smettere di pensare che tutto questo finirà e che lei potrà ancora giocare, scrivere ed essere felice.
Ne ha il diritto, no?
E l'ebrea, quella ragazzina - che solo dopo un po' di tempo Seffi scopre che si chiama Rina - non ha anche lei il medesimo diritto?
Forse per lei, sua madre e il burbero fratello Uriel c'è solo buio e terrore senza fine?

Dall'essere l'ebrea che si nasconde in casa, Rina diventerà poco a poco una coetanea in carne ed ossa, una ragazza che vorrebbe andar fuori, parlare con le amiche, guardare il cielo, respirare l'aria di fuori, leggere libri... ma che deve in realtà adattarsi alla vita (se di vita si può parlare) in un nascondiglio buio e puzzolente.
Rina è un essere umano e ha le stesse paure, gli stessi desideri, le stesse aspirazioni di Seffi e così, prima attraverso una corrispondenza "epistolare" e poi trascorrendo del tempo insieme, Seffi e Rina impareranno a conoscersi, ad apprezzarsi, a capirsi, a confidarsi, a volersi bene.
Scopriranno (Seffi in primis) che a dividerle finora era stato un muro di pregiudizi e false verità che altri avevano innalzato per loro, un muro che può essere abbattuto perchè, come dice suo padre, siamo tutti uguali, non ci sono razze migliori o peggiori, individui che hanno più di altri il diritto di vivere ed essere felici, ma che tutto questo appartiene all'uomo per il solo fatto che è uomo.
E' un processo di consapevolezze, questo, graduale, che il lettore segue passo passo con Seffi, condividendo le sue domande, i dubbi, le parole scambiate con Rina, i gesti di amicizia, i tentativi di non essere come gli altri tedeschi, che odiano senza che poi ci sia un vero perchè.
Un'amicizia che nasce pian piano, senza forzature ma in base al crescere della consapevolezza che Rina e la sua famiglia sono esseri umani come lei, che soffrono, piangono, si ammalano, sperano, desiderano.
Un'amicizia che sarà fonte di felicità per entrambe; certo, una felicità adombrata dalla paura che i tre clandestini vengano scoperti (con tutto ciò che ne consegue) ma comunque un rapporto d'affetto che farà crescere entrambe le ragazze, che diventeranno tutto l'una per l'altra.

Un'amicizia che rimane salda anche lì dove la paura di morire avrebbe potuto spezzarla; un'amicizia che si solidifica di nascosto e forse proprio per questo trova il modo per crescere forte e vera, perchè voluta, coltivata, protetta, a dispetto di tutto e tutti.

Seffi dimostrerà coraggio e generosità e lo farà in un tempo in cui la gente attorno a sè pensa solo a come fare per sopravvivere, per salvarsi la pelle; tra cumuli di macerie e case distrutte, Seffi saprà dimostrare l'amicizia e l'affetto per un'ebrea che ha davanti a sè solo la prospettiva del campo, dell'arresto, della morte.

Un romanzo davvero bello, scritto bene, accurato (l'Autrice dimostra di aver fatto molte ed accurate ricerche su luoghi, contesti, periodo), la cui narrazione in prima persona rende il tutto molto "intimo", ideale per riflettere con la protagonista sui pensieri, i modi di vedere di una ragazzina che è cresciuta in un contesto ma che pure ha saputo andare oltre ciò che le è stato inculcato.
Il ritmo è pacato, riflessivo, c'è spazio per seguire i pensieri e le emozioni di Seffi, si ha l'impressione di essere lì con lei, di sentire davvero il rumore delle bombe, di guardare insieme a lei il cielo terso, di essere con lei in soffitta a parlare con l'amica Rina; un linguaggio semplice ma preciso allo stesso tempo, adatto all'età della protagonista, il cui tratteggio psicologico è delineato molto bene.

Una storia che tocca e commuove perchè pone l'accento su diversi temi: sulla forza dei pregiudizi, su come sia difficile ma non impossibile sradicarli; su come non tutti i tedeschi abbiano chiuso orecchi ed occhi davanti alle crudeltà verso gli ebrei, tanti dei quali erano amici, vicini, compagni di scuola; su come l'affetto e l'amicizia sinceri vincano su paura, ignoranza, rabbia e siano capaci di manifestarsi anche in un momento storico in cui è facile che dominino egoismo e omertà.

Faccio i miei complimenti all'Autrice e non posso che consigliare la lettura del libro "La mia amica ebrea".


venerdì 4 aprile 2014

Leggendo e poetando



Una delle cose che mi piace appuntarmi mentre leggo un libro, sono le citazioni di canzoni o poesie.

Ecco una bella poesia di emily Dickens citata nel libro "I cento colori del blu" di Amy Harmon. Il suo significato su come vivere nell'anonimato, cercando di non crearsi necessariamente una "fama", mettendosi in mostra, non sia sempre capito e apprezzato da tutti, ben si collega alla personalità della protagonista, Blue Echohawk, che se da una parte mostra di sè gli sfavillanti colori del pavone, dall'altra in realtà nasconde un'animo da uccellino impaurito, e per questo preferisce non avere legami troppo stretti con le persone, alle quali nasconde la propria vera natura.


I'm Nobody! Who are you?
Are you - Nobody - too?
Then there's a pair of us!
Don't tell! they'd advertise - you know!

How dreary - to be - Somebody!
How public - like a Frog -
To tell one's name - the livelong June -
To an admiring Bog!
   Io non sono Nessuno! Chi sei tu?
Sei - Nessuno - anche tu?
Allora siamo in due!
Non dirlo! spargerebbero la voce - lo sai!

Com'è squallido - essere - Qualcuno!
Com'è ordinario - come una Rana -
Dire il proprio nome - per tutto giugno -
A un Pantano ammirato!

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RomanticAnteprima: LA MOGLIE MAGICA di S. Casati Modignani (dal 29 aprile)


In arrivo, a fine aprile, un romanzo scritto da una scrittrice italiana molto amata: Sveva Casati Modignani, per i suoi lettori con un romanzo dolce, un piccolo scrigno che contiene sentimenti preziosi e che mostra come la magia di un amore non possa essere soffocata...

LA MOGLIE MAGICA
di S. Casati Modignani


Ed. Sperling&Kupfer
144 pp
14.90 euro
USCITA 29 APRILE
2014
Trama

Mariangela, giovanissima e fresca di nozze, si trasferisce nell'elegante palazzina liberty di via Eustachi a Milano.
I vicini restano incantati dai suoi grandi occhi illuminati di gioia e dalla sua carica travolgente di vitalità, al punto che il nomignolo di "Magìa", che la accompagna da quando aveva due anni e non sapeva pronunciare il proprio nome per intero, sembra esserle stato cucito addosso dal destino. 
Eppure, nel tempo, gli stessi vicini la vedono spegnersi: quella ragazza allegra ed esuberante diventa una donna nervosa e sfuggente. 
E anche se tutti le vogliono bene, nessuno può aiutarla davvero, perché il motivo della sua tristezza è il marito Paolo. 
Per lui, quattordici anni prima, Magìa ha lasciato il suo paesino di montagna, stregata dagli occhi neri e imperscrutabili di quel ragazzo di città e dalla promessa di una vita brillante, fatta di regali costosi e vacanze da sogno. 
Tuttavia, Paolo è un uomo che confonde l'amore con il possesso, che maschera con l'aggressività la propria insicurezza e riesce a essere geloso persino delle attenzioni che la moglie riserva ai loro due bambini. 
Dopo l'ennesimo gesto violento del marito, Magìa si risveglia dal suo torpore e si rende conto che la donna che vede allo specchio non è più lei. 
Allora ritrova il coraggio di riprendere in mano la propria vita e di ribellarsi. Perché deve salvare se stessa e i suoi figli: un desiderio così forte da far scaturire una magìa...
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L'autrice.
Sveva Casati Modignani (pagina FB) è una delle firme più amate della narrativa contemporanea: i suoi romanzi sono tradotti in venti Paesi e hanno venduto oltre dieci milioni di copie. L'autrice vive a sempre a Milano nella stessa casa dove è nata e che apparteneva a sua nonna
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