domenica 14 luglio 2019

Segnalazioni editoriali (luglio 2019)




Cari lettori, torno qui sul blog per presentarvi 'Il lato oscuro della Mafia Nigeriana', un saggio di grande attualità, sulla mafia nigeriana, scritto da Fabio Federici, colonnello dei Carabinieri e docente universitario che nel libro rivela al lettore informazioni e prospettive analitiche preziose, frutto di un pensiero concreto e di una curiosità intellettuale e militare da apprezzare, anche per il livello di sistematicità in cui si muovono.
 “In particolare è davvero degna di nota", sottolinea Nando Dalla Chiesa nell'introduzione, "tutta la parte relativa alla descrizione dei ‘culti nigeriani’, della loro natura e organizzazione, la cui analisi è ben sorretta da uno studio attento degli atti processuali. Qui Federici, filtrandolo attraverso la sua cultura professionale, fornisce materiale di interesse rilevante per gli studiosi di scienze sociali”.

In libreria dal 18 luglio per Oligo Editore (164 pp, 20 euro)
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Oggi la presenza della Mafia Nigeriana in Italia è una pericolosa realtà, sicuramente posta sotto l’attenzione dalle tante Istituzioni competenti (Ministero Interno, magistratura, DIA, Forze di Polizia); ma in essa convivono ancora molti lati oscuri che devono essere esplorati con un approccio sistemico di natura criminologica-olistica. 
La Mafia Nigeriana, che possiamo già chiamare “Cosa Nera”, è un “network criminale” di caratura internazionale formato da un insieme di individui coalizzati attorno ad una serie di progetti criminali che vengono perseguiti in un contesto di alleanze variabili, per mezzo di sottogruppi indipendenti, ciascuno con attività delinquenziali proprie, che fondono la loro forza intimidatrice nel particolare background culturale d’origine. 
In particolare, l’asservimento fisico e psichico delle vittime dei “secret cult” – i “culti segreti” – avviene anche attraverso rituali magico-esoterici e forme di estrema violenza. Grazie all’ormai trentennale esperienza sul campo dell’autore – Crime Analyst e Colonnello dei Carabinieri – questo saggio, in modo documentale e scientifico, prova a navigare tra le pieghe del fenomeno per fare chiarezza, mettendo ordine alle conoscenze sul tema in un contesto di studi che vede, sinora, la pressoché assenza di analisi accademiche sulla presenza della criminalità organizzata di origine nigeriana nel nostro Paese. 
La Mafia Nigeriana agisce con una “duttile capacità manageriale”, ponendo in essere un diversificato “portfolio” di crimini, che vanno dalla tratta di esseri umani e la riduzione in schiavitù – attività in strettissima relazione con il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina –, per passare allo sfruttamento della prostituzione, al traffico d’organi e finanche al traffico di sostanze stupefacenti, senza disdegnare efferate azioni sanguinarie.

L'autore.
FABIO FEDERICI, colonnello dei Carabinieri, docente universitario, crime analyst e giornalista pubblicista, è Medaglia d’Argento al Valor Civile, Medaglia d’Oro della “Fondazione Carnegie” e Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Vanta una lunga esperienza investigativa, avendo diretto indagini su crimini efferati dalla vasta risonanza mediatica, nonché inchieste in materia di criminalità organizzata e di contrasto all’immigrazione clandestina. Per Oligo editore ha pubblicato: Il se e il ma delle investigazioni (con Alessandro Meluzzi, 2017), Menti insolite: radiografia di cinque femminicidi (con Alessandro Meluzzi e Massimo Numa, 2018) e Il crime analyst (con Alessandro Meluzzi, 2019). Come saggista, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui si segnalano nel 2018 il Premio Internazionale “Giovanni Acerbi” (sezione saggistica) e il Premio Speciale “Vitaliano Brancati”, nell’ambito del Premio Internazionale di Giornalismo “Vitaliano Brancati”, VIII edizione
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Seconda segnalazione, il romanzo noir “OMICIDIO ALL'ACQUARIO DI GENOVA” di Marco Di Tillo (Fratelli Frilli Editori).

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Ritorna l'ispettore Marco Canepa di Genova con una nuova indagine tra lamantini, razze e delfini.
Dopo il successo di "TUTTE LE STRADE PORTANO A GENOVA" dello scorso anno la'utore Marco Di Tillo si tuffa nuovamente in un romanzo giallo-noir in uno dei luoghi divenuto tra i più rappresentativi di Genova.

Chi è davvero l’addetto alle pulizie trovato morto dentro la vasca dei gentili lamantini? Da dove viene? Qual è la sua storia? E poi perché un omicidio così plateale e assurdo? 
Queste le domande che si pone Marco Canepa, coadiuvato come sempre dal suo vice Bruno Tozzi e dal PM Tiziana Anselmi, magistrato dai capelli rossi, da tempo innamorata perdutamente di lui. L’Acquario è passato al setaccio dagli uomini della squadra mobile e dai tecnici della scientifica, nella speranza di trovare al più presto un indizio importante o almeno qualche immagine ripresa da una delle varie telecamere, mentre tutti i funzionari della famosa struttura del porto antico si mettono da subito a disposizione della polizia. 
Sarà un’indagine complicata che, dalle strade e dai vecchi quartieri genovesi, porterà infine l’ispettore fino all’antica e sperduta valle di Theth, in Albania, dove, ancora oggi, l’unica legge che conti non è quella ufficiale dello stato ma invece quella del Kanun, un codice antichissimo che risale al medioevo e che regola le faide familiari, obbligando alla vendetta fino al terzo grado di parentela.


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Ultimo libro di oggi è il romanzo storico "Traditi e consegnati alla morte" di Emilia Anzanello (autopubblicato,450 pp, 24.99 euro). 

Dopo l'8 maggio 1945, in Germania le ferite della guerra mondiale sono ancora aperte, e a pagarne le conseguenze sono anche i soldati tedeschi, consegnati prima agli statunitensi e poi ai sovietici. Questo romanzo è la storia di alcuni di questi soldati, svelandone il lato umano, spesso dimenticato.


Dopo l'8 maggio 1945 e la capitolazione della Germania, anche la 3. SSPanzer Division Totenkopf, ormai priva di mezzi, di armi e con gli effettivi ridotti a soli 6000 uomini, ricevette l'ordine di deporre le armi e si arrese: si consegnò agli americani, che avevano assicurato ai comandanti tedeschi che le truppe sarebbero state trattenute quali prigionieri di guerra.
Fu una delle più colossali menzogne degli statunitensi: dopo aver tenuto i soldati prigionieri in un campo provvisorio, senza cibo né acqua, li consegnarono tutti ai sovietici, consapevoli di mandarli a morte, ma del tutto indifferenti alla loro sorte.
Iniziò così, per quei valorosi, un'odissea di sofferenza, che li decimò lentamente, uno dopo l'altro, prima di far approdare i superstiti, meno della metà, ai campi di prigionia in Russia, e dai quali fece ritorno solo uno sparuto gruppo, più di dieci anni dopo.

Questo è il racconto di alcuni di loro: di Fabian, che qualche peccatuccio, sulla coscienza, ce l'aveva, ma che certamente lo scontò ben al di là delle sue colpe. Di Ulrich, che tenterà la fuga, per ricongiungersi con la donna amata e col loro bambino. E di altri, ai quali non è mai stata concessa voce per farsi ascoltare, ma che sicuramente meritano il rispetto dovuto a chi, anche dopo la fine della guerra, ha continuato a soffrire e a morire, colpevole solo di aver combattuto per la propria patria e per i propri ideali fino all'ultimo, e oltre...

sabato 13 luglio 2019

Recensione: FIABE IRLANDESI di William B. Yeats



Una galleria di creature fatate, dispettose, malefiche, burlone, sfuggenti....: Yeats ci trasporta in un magico universo di leggende proprie del folclore irlandese, popolato da spettri, folletti, diavoli, giganti, streghe, re e principesse.


FIABE IRLANDESI
di William B. Yeats



Ed. Newton Compton
trad. P. Meneghelli
383 pp
"DOVE VANNO I MIEI LIBRI

Tutte le parole che raccolgo,
e tutte le parole che scrivo,
debbon spiegare instancabili le ali,
e mai smettere di volare,
finchè là giungan, ove triste, triste è il tuo cuore,
e per te cantino nella notte,
oltre il punto dove muovono le acque,
oscurate da tempesta o luccicanti di stelle"

Quando il grande poeta Yeats riunì per la prima volta nelle raccolte Fiabe e racconti delle campagne irlandesi (1888) e Fiabe irlandesi (1892) le favole e i racconti dei più grandi scrittori del suo Paese, fece riferimento agli scritti di autori come Thomas Crofton Crocker, Lady Wilde (madre di Oscar), William Carleton, Douglas Hyde, contribuendo a rivendicare la validità di una tradizione narrativa popolare autonoma e vivace.

È

 uno di quei libri cui ti accosti con la leggerezza e la spensieratezza tipica dell'infanzia che, in fondo, non ci abbandonano mai, e anzi dovremmo coltivarle per fare in modo che restino sempre con noi per aiutarci a sognare un po', a staccare la spina dalla realtà quando ne sentiamo il bisogno e la voglia.

Yeats ci riporta le storie raccontate da altri autori e conosciamo da vicino creaturine misteriose come folletti. fate, sirene... imparando anche i dovuti distinguo.

I folletti sono creature fatate (sheehogue), un po' come degli angeli nè troppo buoni nè troppo cattivi, dal temperamento molto suscettibile e permaloso, amanti di feste e danze e canti, chiamati comunemente "il buon popolo", che le persone cercano di non fare arrabbiare perchè conoscono bene di cosa son capaci se prendono in antipatia qualcuno.
Sono esserini buffi, piccoli, rugosi, che spesso e volentieri intervengono negli affari "umani" e danno delle belle lezioni a quegli uomini (o quelle donne) arroganti, sciocchi, che vivono in maniera egoistica, dissoluta e disordinata.

Non so voi, ma io le sirene le ho sempre immaginate belle, bionde o rosse che sia ma comunque sempre dall'aspetto piacevole, dall'animo gentile... E beh, le sirenette  di cui ci racconta l'Autore non sono nè tanto avvenenti nè cordiali e amichevoli verso gli uomini...!

Poi ci sono le fate (banshee), le cui apparizioni non sono quasi mai di buon auspicio; spesso compiono delle "birichinate" tremende e senza un motivo, come rapire i bambini e mettervi al loro posto dei folletti che sono una brutta e spenta copia del piccolo (changeling); e ancora spettri, che sono come sospesi tra l'aldilà e l' "aldiqua", trattenuti sulla terra da passioni, desideri, preoccupazioni; inquietanti, appaiono e spariscono all'improvviso e possono trasformarsi in animali; streghe capaci di danneggiare le persone con i loro incantesimi malvagi, per liberarsi dei quali è necessaria una "contro-fattura" (con tanto di spilli).
Non mancano leggende con protagonista il diavolo, i santi, e poi le classiche fiabe con principesse, re, non prive di morale, che si riassume essenzialmente in coltivare le virtù ed evitare vizi.

Le superstizioni si mescolano con elementi religiosi e la gente, nella sua semplicità, crede tanto nei folletti maligni che rapiscono i bambini o ti aiutano a trovare pentole piene d'oro, quanto nei santi, nella Madonna, in Dio, nel giudizio dei peccati e nel paradiso.

E' un mondo antico, affascinante, allegro, abitato da questi esserini che incutono un po' timore e un po' curiosità, perchè loro non invecchiano, non si ammalano, alcune creature fatate sono perennemente allegre, festaiole, bellissime e giovani in eterno: insomma, hanno quello che l'uomo desidererebbe avere per sè e questo le rende, agli occhi dei poveri mortali, ricche di un fascino immortale.

Una lettura piacevole, seducente, che fa sorridere, ti trasporta in una terra ammaliante, piena di tradizioni, leggende antiche, di quelle tramandate di bocca in bocca, raccontate davanti al caldo fuoco di un camino acceso, magari con un bicchiere di whisky, per rallegrare le serate e, perché no?, spaventare i bambini.
Se vi piace l'Irlanda, con il suo patrimonio folcloristico ricchissimo straordinario, questo è il libro giusto.

venerdì 12 luglio 2019

Recensione: LA STRADA di Cormac McCarthy



In un mondo impazzito e ormai ridotto a un lugubre cumulo di macerie, è possibile coltivare la speranza in un futuro più luminoso e umano?


LA STRADA
di Cormac McCarthy 



Einaudi
trad. M. Testa
218 pp
12 euro 
“Su questa strada non c’è benedetta anima viva. Sono scomparsi tutti tranne me e si sono portati via il mondo”.

Immaginare di calcare il suolo della terra in cui siamo nati e destinati a vivere, e non ritrovare nulla di ciò che è stato un tempo, credo sia qualcosa di terribile.

Siamo in America e lo scenario proposto e immaginato dall’Autore è davvero, terribile, e il lettore ne è spettatore diretto attraverso gli occhi dei due protagonisti, un padre e il suo figlioletto che, in compagnia di un carrello in cui riporre i pochi oggetti e viveri a disposizione, camminano lungo una strada, dirigendosi verso un indefinito sud, forse con la speranza di trovare altre persone con cui unirsi e provare a ricominciare a vivere (?).

Non sappiamo chi siano questi due sopravvissuti, non ci viene detto il nome, l’età, la provenienza (ogni cosa è stata loro tolta, dall’identità alla casa, dal cibo alla propria città): lui è semplicemente l’uomo e l’altro è il suo bambino, suo figlio, l’unico legame rimastogli con la sua vita “precedente”.
Fa freddo, molto freddo, e i due proseguono stanchi, affamati, alla perenne ricerca di coperte e quant’altro possa servire per scaldarsi e coprirsi i piedi, così da poter camminare senza congelarsi o ferirsi; ma la priorità è il cibo, ed il padre sa di dover superare diffidenze e timori pur di sfamare il suo bambino, e se questo significa infilarsi in abitazioni ormai ridotte a tuguri puzzolenti e disabitati, col rischio di non trovare alcun alimento commestibile ma solo qualcuno pronto a spararti, lui è disposto a farlo. Perché mantenere in vita suo figlio è la sola missione che gli resta.

“Io ho il dovere di proteggerti. Dio mi ha assegnato questo compito. Chiunque ti tocchi, io lo ammazzo”.

Non sappiamo bene cosa sia successo alla terra, se non che non moltissimi anni prima si presume ci sia stata una mega catastrofe nucleare che l’ha resa un postaccio invivibile, spoglio, infernale, ricoperto da uno spesso strato di cenere; le notti sono lunghe, buie, di un gelo assassino; ovunque si possono trovare cadaveri mummificati, corpi senza vita raggrinziti, sempre senza scarpe (i sopravvissuti le hanno rubate); le macchie boschive rimaste sono anch’esse tetre, bruciacchiate, ciò che resta di case o negozi è un cumulo di rovine tristi, carbonizzate, i pochi specchi d’acqua sono putridi e stagnanti.

Il mondo ha perso ogni minima traccia di bellezza, non vi è che un’oscurità implacabile, un vuoto nero e opprimente, un “terra morta senza testamento” e, al pari di due fantasmi impauriti e disorientati, l’uomo e suo figlio vagano lungo questa strada desolata, senza mai discostarsi troppo da essa se non per trovare un rifugio per la notte, provando a riposare per riprendere le forze in vista di un nuovo eterno cammino verso “questo sud” indicato su una mappa sgualcita.
Il padre è sempre all’erta, con la pistola in pugno e l’altra mano sul carrello; una pistola con due soli colpi disponibili, per difendersi da altri sopravvissuti come loro ma che non fanno parte dei “buoni” bensì dei “cattivi”.

Lungo il percorso solitario, infatti, i due viaggiatori incontrano altri esseri umani: alcuni hanno maschere antigas, tute antiradiazioni, sono aggressivi, affamati, incattiviti e da essi bisogna proteggersi (eventualmente sparando per primi) e scappare; e poi ci sono altre creature disgraziate peggio del padre e del figlio, con pochi e sporchi stracci addosso, lo stomaco vuoto, i radi capelli unti, il corpo paurosamente scheletrico.

È un viaggio connotato dalla ripetitività di parole ed azioni (mettersi in cammino, nascondersi, cercare cibo, dormire) ma non per questo meno drammatico, faticoso, lento e pericoloso, perché c’è da stare attenti e guardarsi sempre le spalle, in quanto i pericoli non mancano, in giro ci sono i “cattivi” che hanno davvero brutte intenzioni verso i “buoni”…, e vi lascio immaginare in tempi di carestia quali “misure” estreme si può arrivare ad adottare pur di nutrirsi…

Il padre sa com’era la vita prima, ha conosciuto il mondo antecedente l’apocalisse, e ogni tanto i suoi ricordi prendono il sopravvento, così in quei pochi flashback conosciamo la moglie, nonché mamma del bambino, che ha preferito non esserci per non assistere agli orrori successivi all’olocausto nucleare; il bimbo è nato proprio durante la guerra e al suo fianco ha solo questo padre che cerca in tutti i modi di tenerlo in vita.

Il rapporto tra i due è intenso, tenero, sincero; il padre si preoccupa sempre di chiedere al figlio un suo parere su ciò che accade loro durante il giorno, cerca di farlo parlare e di impedirgli che si chiuda in se stesso, gli spiega sempre ciò che sta per fare e, quando può, fa di tutto perché non assista a visioni orribili e di morte (come dicevo poche righe su, l’uomo arriva a commettere azioni davvero turpi in tempi oscuri, non esitando ad essere “lupo” per i suoi simili), anche se è difficile evitare che il bambino non guardi la distruzione e il contesto raccapricciante che gli è intorno.

Spesso il ragazzino diventa triste e taciturno, osserva in silenzio quel padre che a volte sembra perdersi tra gli spettri del passato e di ricordi lontani, e non sempre condivide le sue scelte; fa tenerezza leggere episodi in cui emerge tutta l’innocente bontà presente nell’animo puro del bimbo, rispetto all’atteggiamento più pratico e comprensibilmente egoistico dell’uomo, che non si fida di nessuno - neanche di chi sta messo peggio di loro e probabilmente non è in grado di danneggiarli realmente - e che mal volentieri è disposto a donare ad altri qualcosa dei pochi viveri che riesce a racimolare con un po’ di fortuna e che servono al figlio e a lui stesso.

I dialoghi tra i due sono brevi, essenziali e spesso si concludono con un ok, rassegnato e non sempre convinto da parte del ragazzino, che accetta, in un misto di passività e fiducia, le decisioni e le spiegazioni paterne, anche se magari non le comprende appieno.

Commuove l’insistenza con cui l’uomo cerca di incoraggiare il figlio a non arrendersi, a credere che sì, loro sono i buoni e che, nonostante i cattivi in giro, troveranno altri buoni come loro; lo esorta a preservare il fuoco e il bene che sono dentro di lui perché saranno la sua salvezza.

Ciò che colpisce di questo libro non è tanto la storia in sé, che comunque riesce ad essere tremenda e soffocante nella sua semplicità, ma è lo stile: l’Autore sa come conciliare lo sfondo crudo e cupo con punte di lirismo che caratterizzano diversi momenti ed in particolare nelle ultime pagine - pura poesia - che stringono il cuore e indirizzano il lettore a simpatizzare con i suoi “poveri” protagonisti fino alla fine.

Lo ammetto: un po’ mi è mancato sapere in modo chiaro cosa sia successo alla terra e all’umanità per ridursi in un tale stato di abbandono e miseria - materiale e non -, mi sarebbe piaciuto anche conoscere qualcosa di più del passato dell’uomo e di come stavano vivendo questo stato di cose altre persone, ma sono pensieri che ho formulato soprattutto all’inizio, quando ho dovuto prendere familiarità con la storia e capire in quali anguste condizioni stessero sopravvivendo l’uomo e suo figlio.
Andando avanti, camminando insieme a loro lungo la strada, questi interrogativi si attenuano e ciò che resta è l’aspetto emotivo che accompagna la narrazione: si resta rapiti dal legame padre-figlio, dai tentativi del primo di non soccombere (per il bene del ragazzo) e dalle osservazioni così umane e sensibili del secondo, che ci lasciano comprendere come proprio nel ragazzino, in un cuore pulito e buono come il suo, possa risiedere l’unica possibilità per l’umanità.

“Sapeva solo che il bambino era la sua garanzia. Disse: Se non è lui il verbo di Dio allora Dio non ha mai parlato.”

Un romanzo post-apocalittico scritto con grande sapienza narrativa; le descrizioni vivide, realistiche di un ambiente desolato, grigio e silenzioso - in cui le persone rimaste vivono in una condizione primitiva, degna dei cannibali e dei selvaggi, in cui ogni forma di civiltà e progresso è un lontanissimo ricordo - viaggiano di pari passo con lo stato d’animo e l’aspetto fisico dei protagonisti (malinconici, sofferenti, sfiniti, emaciati, lerci).

Un romanzo che merita di essere letto, a mio avviso; recupererò il film. 

“Ricordati che le cose che ti entrano in testa, poi ci restano per sempre (…) Ci dimentichiamo le cose che vorremmo ricordare e ci ricordiamo quelle che vorremmo dimenticare”.

giovedì 11 luglio 2019

Libri prossimamente al cinema e/o in tv



Eccoci con qualche news d'aggiornamento circa i film - e anche le serie tv - tratti dai libri in uscita, a breve o meno :)

QUI c'è il post "d'origine", per chi volesse una panoramica da agosto in poi.

Partiamo da una notizia fresca fresca, appresa da me poco fa su Instagram: Edoardo Ponti è alla regia del film tratto dal romanzo di Romain Gary, LA VITA DAVANTI A SE' (“La vie devant soi”) in cui dirige nientemeno che sua madre, Sophia Loren, che interpreta Madame Rosa, una sopravvissuta all’Olocausto che ha un legame molto forte con un ragazzo di 12 anni, un immigrato senegalese di nome Momo.
Le riprese del film si stanno svolgendo in Italia, in Puglia.

Prepariamoci a vedere L'AMICA GENIALE 2 (libro): la seconda stagione della serie tv, e che si ispira al secondo libro (Storia del nuovo cognome) di Elena Ferrante, è diretta da Saverio Costanzo (sei episodi) e Alice Rohrwacher (due episodi); Gaia Girace e Margherita Mazzucco nei panni rispettivamente di Lila ed Elena,
Lila ed Elena hanno sedici anni e si sentono entrambe in un vicolo cieco. Lila si è appena sposata ma, nell’assumere il cognome del marito, ha l’impressione di aver perso se stessa. Elena è ormai una studentessa modello ma, proprio durante il matrimonio dell’amica, ha scoperto che non sta bene né nel rione né fuori. Le vicende dell’Amica geniale riprendono a partire da questo punto e ci trascinano nella vitalissima giovinezza delle due ragazze...

ROCCO SCHIAVONE 3 - tratto dai romanzi di Antonio Manzini, sarà composto da 4 puntate e le vedremo su Rai 1.

Lino Guanciale sarà  "Il commissario Ricciardi"; la fiction è in sei puntate ed è tratta dai romanzi di Maurizio De Giovanni, in particolare: ‘Il senso del dolore', ‘La condanna del sangue', ‘Il posto di ognuno', ‘Il giorno dei morti', ‘Vipera' e ‘In fondo al tuo cuore'.

Anna Karenina di Tolstoj diventa una serie tv di BBC; la scrittura del nuovo adattamento sarà affidata a Gwyneth Hughes.

IL SIGNORE DEGLI ANELLI (basato sul romanzo fantasy di J.R.R. Tolkien) sarà una serie tv di Amazon Prime Video diretta da J.A. Bayona.






post in aggiornamento

mercoledì 10 luglio 2019

Anteprima Armando editore | LA RAGAZZA DEL CANNETO di Marco Pareti - dal 25 luglio




Cari lettori, oggi vi presento un romanzo giallo dai toni avvincenti e attuali, ispirato da una storia reale.



LA RAGAZZA DEL CANNETO
di Marco Pareti


Armando Editore
Pagine 208/
14,00 euro
In libreria il 25 luglio

Carlo, un uomo con diversi problemi famigliari ed emotivi, si trova coinvolto nelle indagini svolte dai Carabinieri per un femminicidio e la scomparsa di due giovani fanciulle adescate tramite internet e social media. 
In compagnia della sua cagnolina Bimba, entra in contatto con un mondo di delinquenza, droga e prostituzione minorile. 
Scenario della storia è il bellissimo Lago Tra­simeno, in netta contrapposizione con le malvagie caratteristiche di alcuni personaggi implicati nelle vicende narrate.

Scrive Pareti: «In questo libro, ispirato da un fatto vero dove l'epilogo è accaduto qualche tempo fa sulle rive del Trasimeno, ho voluto lanciare un messaggio ai giovani e agli adolescenti che a volte, usando in modo superficiale i social, potrebbero cadere in trappole o esche informatiche disseminate in modo fraudolento da falsi profili, nonché riservare conseguenze drammatiche senza una via di ritorno.»


Curiosità:
Il romanzo è scritto con il caratteread alta leggibilità o Easy Reading Font in grado di consentire il superamento delle barriere di lettura, anche per chi è dislessico. Lo scopo è quello di aiutare a decifrare le parole scritte, in modo fluido e immediato.

Sempre nell'ottica del superamento delle barriere, l’Autore ha scelto di scrivere il testo in due lingue, italiano e inglese, per dare l’opportunità anche a chi non è di lingua italiana, di leggere il racconto che è ambientato nella meravigliosa cornice del lago Trasimeno, frequentatissimo da stranieri.

L'autore.
Marco Pareti, nato a Roma nel 1961, vive con la famiglia a Perugia da moltissimi anni. Laureato in Pedagogia, lavora per una multinazionale che lo ha portato a viaggiare in tutta Italia. Da sempre affascinato dai territori intorno al Lago Trasimeno, appassionato di foto, cinema, storia e viaggi, nel 2018 ha presentato una favola dal titolo Avventure a Borgo Gioioso, scritta per i grandi ma da leggere quando si è ancora bambini.

lunedì 8 luglio 2019

Viaggiare leggendo: le Highlands scozzesi



Ieri vi ho parlato di HIGHLANDER. TORNA DA ME di K.M. Moning, un paranormal romance edito da Leggereditore molto carino; la storia è ambientata in Scozia nel 1500, più precisamente siamo nelle Highlands.

Le Highlands scozzesi sono una regione montuosa scozzese a nord e ad ovest del Regno Unito. Esse sono comunemente descritte come una delle più belle e scenografiche regioni dell'Europa. L'area è scarsamente popolata, dominata da numerose catene montuose.


Credit: https://www.scozia.net/highlands/

Credit: Expert Vagabond

Tra i luoghi menzionati,  i più importanti sono il villaggio di Tuluth (da cui proviene il protagonista maschile, Gavrael McIllioch), Durrkesh, Dalkheith e Caithness (villaggio natio della protagonista femminile, Jillian), ma non su tutti sono riuscita a trovare informazioni.

Dalkeith.

Dalkeith (gaelico scozzese: Dail Cheith) è una città nel Midlothian, in Scozia, sul fiume Esk e non distante da Edimburgo.

Dalkeith palace
(residenza ufficiale del Duca di Buccleuch)
Credit: Wikipedia


Caithness 

Caithness (Gallaibh in lingua gaelica scozzese) è una contea tradizionale nell'estremo nord della Scozia; confina con la contea storica di Sutherland ed è circondata per la restante parte dal mare. Ricca di resti preistorici dal Neolitico in poi, l'area era un'antica provincia dei Pitti chiamata Cait, o Cat, che fu invasa dai norreni. 
Diffusi chiese cristiane - come il St. Mary's e castelli medievali, come quello di Dunbeath, si trovano sulle coste; i castelli dell'entroterra sono in genere di data successiva.


Caithness
Credit: Wikimedia commons

Keiss Castle - a nord di Wick, Highland, Scozia
Credit: Wikimedia Commons
In questa contea si può ammirare anche il Castello di Mey, costruito tra il 1566 ed il 1572.

Castello di Mey
Credit: https://www.castleofmey.org.uk/




La Scozia è famosa per i suoi splendidi e fiabeschi castelli.

L'Eilean Donan Castle (SITO) è uno dei castelli più famosi e senza dubbio è una delle più popolari attrazioni turistiche delle Highlands; si trova sull'omonima isoletta e fu costruito la prima volta nel 1220 da Alessandro II di Scozia come baluardo di difesa contro le incursioni vichinghe. 

credit Wikipedia

Il Castello di Floors (fonte foto) si trova nel Roxburghshire, a sud-est della Scozia, ed è stato costruito nel 1720 dall’architetto William Adam.



Il Castello Kisimul è un piccolo castello medievale situato su una piccola isola al largo Castlebay.

Credit: https://castlesintheworld.wordpress.com


domenica 7 luglio 2019

Recensione: HIGHLANDER. TORNA DA ME di Karen M. Moning



Una storia d' amore e passione travolgente ambientata nelle suggestive Highlands scozzesi nel lontano XVI sec.: quello tra la bella Jillian St Clair e il coraggioso guerriero Grimm Roderick è un legame forte e indissolubile, che supera paure, ostacoli e nemici pericolosi.



HIGHLANDER. TORNA DA ME 
di Karen M. Moning



Leggereditore
read. A. Petrelli
359 pp
Nato in un clan di guerrieri dai poteri immensi, Gavrael Mclllioch ha solo 14 anni quando, per poter rispondere con coraggio ed efficacia ai violenti attacchi degli acerrimi nemici di sempre - il clan McKane - invoca il dio Odino di donargli la forza sovrumana propria dei berserker (guerrieri potenti e feroci, fedeli al dio della guerra, Odino), così da poter sconfiggere coloro che stanno compiendo atrocità a danno  della sua gente.
Ma quella terribile ed indimenticabile notte, in cui davvero Odino lo esaudisce rendendolo un guerriero dai poteri incredibili, donandogli occhi di ghiaccio e una potenza distruttiva in quel corpo che sembra perdere ogni umanità, Gavrael è costretto a fare i conti con una triste realtà: il suo paese natio è desolato, la sua gente uccisa e la sua famiglia è distrutta; sua madre è morta per mano di suo padre Ronin, che a un certo punto è come impazzito, arrivando a far del male alla donna che pure diceva di amare. Non solo, ma Gavrael scopre di essere come lui e che in futuro potrebbe essere tristemente in grado di far del male anch'egli alla propria donna.
Per evitare di compiere gesti orribili, il giovane berserker giura a se stesso di non legarsi a nessuna donna, proprio per evitare di mettere in atto la stessa follia del padre, che molto probabilmente, come un seme maligno e radicato, alberga in lui e ne segna ineluttabilmente il destino.
E così, abbandona il proprio nome e il castello che lo ha visto crescere, determinato a sfuggire al destino oscuro dei suoi antenati.

Ma non ha fatto i conti con le trame complicate del fato!
Dopo aver vagato per le aspre e immense Highlands scozzesi, il giovanotto, sotto falsa identità (assume il nome di Grimm Roderick), viene accolto dal buon Gibraltar St Clair, un uomo giusto, influente e ricco, che lo ospita nella propria dimora come un figlio; l'uomo ha (tra gli altri) una figlia femmina, la bellissima Jillian, che è poco più di una bambina quando incontra il taciturno e bellissimo sconosciuto che si fa chiamare Grimm.
Tra i due scatta subito un legame fortissimo che Grimm cerca di recidere, in quanto sente di dover tenere a distanza quella splendida ragazzina che, crescendo, promette di diventare una donna tanto sensuale e dalla bellezza procace, quanto testarda e con un bel caratterino.
Ma Jillian non riesce ad arrendersi e, nonostante Grimm alterni con lei momenti di dolcezza ad altri di ostentata durezza e scontrosità, si innamora di lui, lo desidera e sente che il proprio destino è legato al suo. Deve solo insistere e non lasciarsi scappare la possibilità di amare e farsi amare dal bel Grimm!
Ma un giorno, anche il villaggio in cui vivono i St Clair viene attaccato dai McKane e, convinto che sia tutta colpa sua e che essi cerchino proprio lui, per ucciderlo, lascia la casa di Gibraltar, abbandonando in lacrime una disperata e delusa Jillian, decidendo di precludersi la possibilità di amarla pur di preservarla da pericoli e morte a causa sua.

"Ti prometto che i McKane non torneranno mai più. Ti prometto che in un modo o nell'altro ti proteggerò sempre, dovunque io sia. Non permetterò mai a nessuno di farti del male."

Anni dopo, quando sta cercando di rifarsi una vita lontano da quell'amore impossibile - pur continuando ad amare Jillian e a proteggerla "a distanza" - riceve una comunicazione misteriosa da parte di Gibraltar, che gli chiede di accorrere in suo aiuto recandosi al loro castello.
Meravigliato, il guerriero si precipita e scopre che il vecchio amico ha riunito lui e altri due baldi giovanotti (il buon Quinn e il borioso cavaliere Ramsey Logan), altrettanto forti e belli, affinchè la cocciuta Jillian scelga il suo promesso sposo tra loro tre. Arrivata, infatti, alla "veneranda età" di ventuno anni, non è ancora promessa sposa a nessno e finora non ha voluto neppur sentire parlare di fidanzamenti o matrimoni.

Ma poichè è inconcepibile e indecoroso che una giovane resti zitella a lungo, tanto più se è così incantevole da avere innumerevoli corteggiatori da sempre, suo padre ha ben pensato di obbligarla a modo suo a scegliersi un marito tra i tre uomini chiamati a palazzo.

Quinn è per lei un amico d'infanzia, quasi un fratello e, per quanto sia valoroso e attraente, Jillian non potrebbe mai innamorarsene; Ramsey è bello e imponente ma.. è talmente arrogante e sicuro di sè da esserle decisamente antipatico!
E Grimm?
Grimm è nel suo cuore, l'unico di cui sia mai stata innamorata e che desidererà mai sposare... ma c'è un "piccolo problema": lui non la vuole, gliel'ha fatto capire in tutti i modi sin da quando erano solo dei ragazzi...
Ed infatti anni prima l'abbandonò nonostante le suppliche di lei; eppure il suo istinto di donna le dice che Grimm è pazzo di lei, la desidera..., deve solo accettare che sono destinati l'uno all'altra.

Ciò che Jillian ignora è il motivo per cui l'uomo la tiene alla larga e non si lascia andare alla palese attrazione e agli intensi sentimenti che lo legano alla ragazza: un segreto, che riguarda la vera natura di Grimm, o meglio Gavrael, lo stesso segreto che lo tiene lontano dal suo clan e dalla sua famiglia e che lo spinge a una vita di solitudine. 
Grimm è convinto di avere una maledizione su di sè e che, se Jillian ne venisse a conoscenza, lo disprezzerebbe, e lui non potrebbe sopportare di leggere un tale sentimento negli occhi dell'amata.

Ma Jillian è tutto fuorchè docile e arrendevole, e farà di tutto per far capire al suo testardo e brusco guerriero dal cuore nobile che non c'è nulla in lui che non vada, e che anzi lo ama per ciò che è.

Grimm deve imparare ad accettarsi e, per farlo, deve fare i conti con la propria famiglia, tornare ad essere "Gavrael figlio di Ronin", ed essere pronto a scoprire la verità su di sè e sulle proprie sovrumane capacità.

"Perchè hai conservato il libro, Grimm?(...) L'ho conservato per ricordarmi che, nonostante tutto il male che esiste nel mondo, a volte c'è anche luce e bellezza. Tu, Jillian. Tu sei sempre stata la mia luce".

E' un paranormal romance molto carino, romantico, pieno di passione, con una ambientazione suggestiva (la Scozia del 1500), mitologica - guerrieri potenti e feroci, immortalità, vecchie profezie che aspettano di realizzarsi -, dialoghi vivaci e ironici, personaggi con caratteristiche ben delineate e accattivanti, un alternarsi di sensualità e dolcezza. 
Consigliato alle lettrici in cerca di storie d'amore appassionanti.
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