martedì 3 marzo 2020

Frammenti di "Shotgun Lovesongs"



Citazioni tratte da SHOTGUN LOVESONGS di Nickolas Butler, di cui spero di pubblicare a breve la recensione.


"Quando non ho nessun posto dove andare, torno qui. Quando non ho niente, torno qui. Torno qui e dal niente tiro fuori qualcosa. Posso vivere ai limiti della sussistenza; non c’è niente da comprare, nessuno da impressionare. (...) Torno qui e ritrovo la mia voce come qualcosa che mi è scivolato dalle tasche, come un souvenir sepolto a lungo. E ogni volta che ritorno sono circondato da persone che mi amano, che si occupano di me, che mi accolgono sotto una tenda di calore. Qui riesco a sentire le cose, il mondo pulsa in maniera diversa, il silenzio vibra come una corda pizzicata milioni di anni fa; c’è musica tra i pioppi tremuli e gli abeti e le querce e persino tra i campi di mais essiccato. Come fai a spiegarlo a qualcuno? Come fai a spiegarlo a qualcuno che ami?"



"Pensiamo che il mondo sia fermo, che rotoli sotto i nostri piedi, giorno e notte, con la pioggia e col sole. E poi, un giorno, cadi dal pianeta e scivoli nell'oltre-spazio e tutto quello che pensavi fosse vero, tutte le leggi che tenevano insieme la tua vita prima, tutte le regole e le norme che tenevano le cose al loro posto, che tenevano te al tuo posto, sono andate. E niente ha più senso. La gravità non esiste più. L'amore non esiste più."
 
 

 

"Ma i tramonti. Fu lì che capii per la prima volta che Lee era diverso da noi, che forse era persino destinato a diventare famoso. Perché nei dieci o venti minuti prima che il sole si estinguesse completamente a ovest, ci chiedeva sempre di restare in assoluto silenzio. E non so perché, ma noi gli davamo retta, gli obbedivamo. E ci sedevamo lì, a bere le birre dei nostri padri e a guardare il cielo camaleontico, per ascoltare lo show di Lee.
«Lo avete sentito?» diceva, il che non era una vera domanda quanto un’affermazione. «Sentite quel suono, quella nota? Giuro su Dio, quel colore lì, quel rosa. Quando quel rosa inizia a impallidire davvero, è come se emanasse questa nota, non riesco a descriverla, è morbida e alta. E lo sentite quell’arancione? Non l’arancione marmellata, ma quello color pesca? Lo sentite? Cavolo, non vedo l’ora che arrivino i blu! I blu e i viola! E poi quell’ultima lunga nota, nera e bassa, quella nota riverberante di basso che dice: “Vai adesso, buonanotte. Buonanotte America, buonanotte”.»"



"Ci sono persone nella vita che consideri angeli. Che beccano il momento giusto e ti chiamano, perché sono preoccupate per te, perché vogliono sentire la tua voce. Persone che ti dicono che va bene piangere, o che è ora di smettere di piangere e di darsi una mossa, di andare avanti. Persone che ti dicono che sei bellissima, che sei abbastanza, e che ti vogliono bene."

lunedì 2 marzo 2020

I libri che vorrei (febbraio 2020)




Tre libri che mi sono appuntata e che mi piacerebbe leggere!

I primi due ruotano attorno al tema tristissimo dell'infanzia rubata: in A bocca chiusa leggiamo il racconto di come nasce un assassino, addentrandoci tra i suoi deliri, e partendo da un’infanzia di violenze e privazioni, sfociamo in un finale tragico e surreale; nel secondo, Eravamo solo bambini, c'è una storia di maltrattamenti psicofisici verso dei poveri orfani, da parte di chi dovrebbe prendersi cura di loro; l'ultimo è totalmente un altro genere, in quanto siamo nel campo dell'ucronia (narrativa fantastica basata sul presupposto che un determinato avvenimento storico abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale) mista a distopia: anticipando Orwell e Atwood, La notte della svastica affronta il tema del rapporto tra biologia e potere, tra violenza e sessualità, e quello che emerge in modo più inquietante dalle pagine di questa scrittrice (che a quel tempo pubblicò l'opera con uno pseudonimo maschile) è la riduzione della donna ad una macchina finalizzata a procreare soldati, il disprezzo misogino, la distruzione di memoria e identità personali.




A BOCCA CHIUSA di Stefano Bonazzi (Fernandel, 256 pp,15 euro)

«Credo che la morte abbia le sembianze di un signore distinto. Abiti scuri, scarpe lucide. Con i
capelli bianchi come la neve, il viso pulito, senza barba né baffi. Me lo immagino camminare per le strade con un branco di cani neri al guinzaglio. Sono scuri come pantere, con le orecchie basse, sempre furiosi. Non fanno altro che sbavare e urtarsi tra loro per stare in testa al branco. Sono affamati e ringhiano contro chiunque passi loro vicino. Il signore distinto ce la mette tutta per tenerli al guinzaglio, ma ogni tanto uno gli scappa e la bestia si fionda indemoniata verso il primo disgraziato che incontra sul suo cammino. Gli salta addosso e gli strappa via l’anima a morsi. È così che muoiono le persone».

L' afa d’agosto è insopportabile, soprattutto quando hai dieci anni e sei costretto a startene chiuso in casa con il nonno, una belva in gabbia la cui violenza trova sfogo su di te. E se non puoi frequentare gli altri bambini, anche tu diventi un animale solitario, destinato a crescere somigliando ogni giorno di più al tuo aguzzino.
Così finisci per accogliere il seme del male.
Lo covi per anni, lo senti germogliare, finché non spunta il desiderio di vendetta. 
Ma se la persona che ti ha allevato, trattandoti come una bestia, ora è morta, devi scegliere qualcun altro su cui sfogare la tua rabbia...



IL NIDO DEGLI ANGELI. ERAVAMO SOLO BAMBINI di Massimo Polidoro (Piemme, 256 pp).

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Lo chiamano "il nido degli angeli" perché è un istituto che accoglie bambini senza famiglia.
Mario è uno di loro, ha dodici anni ed è solo al mondo. Quando vi arriva, ha già alle spalle una lunga esperienza di brefotrofi e collegi, ma spera di trovare finalmente calore umano e affetto. 
Tanto più che la direttrice, una ex suora che gode fama di donna caritatevole, afferma di voler essere per i suoi sfortunati ospiti "la mamma che non hanno mai avuto". 
La realtà è ben diversa. 
Quello che Maria Diletta Pagliuca dirige con spietata crudeltà è un vero e proprio inferno in cui i bambini devono fare i conti con la fame, il freddo, i maltrattamenti, le più infami punizioni corporali. Eppure la luce della speranza non si spegne, alimentata da gesti semplici e quotidiani. 
Mario riesce perfino a trovare un amico, Francesco. Insieme condividono piccole gioie e grandi sofferenze, ma una notte Francesco scompare e a Mario non resta che sperare che sia riuscito a realizzare il suo sogno di fuga. 
Molti anni dopo, i lavori di demolizione di quel luogo di dolore riaprono la ferita che non si era mai rimarginata. E Mario deve affrontare di nuovo i fantasmi della sua infanzia rubata.



LA NOTTE DELLA SVASTICA di  Katharine Burdekin (Sellerio, trad. A. Geraci, 323 pp, 15 euro).

Il Nazismo ha trionfato. Settecento anni dopo il pianeta si trova diviso in due soli potenti domini:
l'impero tedesco e l'impero giapponese. E nella parte tedesca si trova aggiogato a un'assurda religione, imposta dall'abolizione della memoria e nata dall'oblio di ogni scienza e tecnologia, arte, letteratura e filosofia. 
Il nuovo Credo ha deificato Hitler, trasformato in un dio mitologico, «non nato da grembo di donna, ma esploso dalla testa del padre suo, Dio del Tuono». 
Un mondo brutalizzato e brutale, ritornato a una specie di feudalesimo mistico, di cui le prime vittime, che non si possono del tutto eliminare, sono le donne. 
Eppure qualcuno, nella lunga notte dei secoli, è riuscito a custodire un barlume della memoria (un libro, una fotografia), estremo antidoto, ultimo riparo contro l'annichilimento dell'umano. 

"La notte della svastica" fu scritto, incredibilmente, nel 1937, cioè prima della Seconda guerra mondiale e prima dell'alleanza bellica tra il Giappone e la Germania. Immagina e prevede l'una e l'altra. E comprende del Nazismo un carattere che verrà rilevato decenni dopo: il legame strutturale tra il totalitarismo e il misticismo irrazionale. 

Milena Edizioni || Le donne di marzo: scrittrici per celebrare il mese delle mimose



Officina Milena dedica il mese di marzo alle autrici donne con quattro nuove uscite:


I segreti di una culla vuota di Federica Cabras (260 pp, 15 euro) si interroga sulla trasparenza delle relazioni sentimentali, dimostrando che a volte nascondono segreti impensabili. 

Quando il marito Lorenzo muore, la trentunenne Beatrice impazzisce di dolore.

Non è che uno spettro della bellissima donna in carriera di un tempo. Rimasta da sola, Beatrice si accorge che una figura sconosciuta e misteriosa la osserva, seguendola dappertutto. Quella persona conosceva suo marito?
Bea non immagina che il brillante avvocato che ha sposato anni prima abbia nascosto un terribile segreto: in che modo quell'uomo che lei credeva buono e onesto è collegato alla morte del piccolo Giorgio Marcialis?
Con il sostegno del giornalista Samuele, Beatrice intraprende l'insidioso cammino per arrivare alla verità.
Un cammino lungo il quale scoprirà che molte persone hanno le mani sporche, anche quelle di cui si fidava.

 

Le periferie del sentire di Giulia Griseri (250 pp, 15 euro).


Alice soffre di paralisi del sonno, di ossessioni compulsive e disordini alimentari.

Donna dall’umore altalenante e dal passato complesso, è abituata a guardare il mondo tenendo la guardia alta.
Persa nel proprio centro, attraverso il percorso di crescita, Alice dovrà imparare ad affrontare gli accadimenti della propria vita e a gestire, non senza fatica, i propri sentimenti. Inizia per lei un viaggio lungo, quello che dalle periferie del suo sentire conduce al cuore ogni emozione.

 

Abbecedario al femminile, a cura di Ramona Paranzan  (72 pp, 10 euro).

Dalla A di Abbandono alla Z di Zavorra i 26 racconti e le 26 illustrazioni dell'abbecedario al femminile tessono insieme una meravigliosa topografia della vita quotidiana, ma anche dell'immaginario di donne di differente provenienza geografica.
Una raccolta inedita e coraggiosa per raccontare i microcosmi segreti nei quali vivono e sognano ogni giorno le donne di tutto il mondo

 




Nulla di più di Desiree (70 p, 7 euro).


Perdere di vista se stessi, aspirare al successo, alla fama e alla gloria. Perdere di vista le piccole cose della vita e diventare un automa.
L’amore, la felicità e la libertà possono scendere a compromessi o essere essi stessi un compromesso?
Che senso ha conoscersi e sapere cosa è giusto o sbagliato per noi stessi, se poi perseveriamo nell’errore? Quindi spogliati di ogni certezza, metti in dubbio la tua esistenza e immergiti nel secondo viaggio della protagonista alla ricerca di se stessa: Nulla più!

domenica 1 marzo 2020

Bilancio di letture - Febbraio 2020



Buon 1° marzo, cari lettori ed amici!
Ritorno da voi riassumendovi le mie letture di febbraio, con qualche aggiunta extra ^_^





  • IL TRENO DEI BAMBINI di V. Ardone. La storia di un bambino troppo piccolo per fare scelte realmente consapevoli, ma grandicello quanto basta per seguire il desiderio (legittimo) di provare ad avere una vita migliore, lontana da quelle umilissime origini, avare di sogni e ambizioni, dalle quali però non ci si separa mai definitivamente, e anzi, alle quali sarà necessario ritornare per dare requie a tormenti e sensi di colpa.
  • IL SEGRETO DEL RIFUGIO di M. Edwards: una bambina scomparsa misteriosamente, un rifugio solitario per scrittori in cerca di ispirazione e uno scrittore di horror troppo curioso sono i tre ingredienti principali di questo thriller.
  • IL BARBARO DI ROMA di A. Vieri Castellano. Una storia d'amore e di passione ambientata nel 54 d.C.; un uomo e una donna con un passato da dimenticare, che solo superando la propria paura di soffrire potranno concedersi il diritto di essere felici, di amare ed essere riamati.
  • BRODOMAN di Fernando Camilleri. E se un giorno qualcuno rubasse il nero e tutto diventasse noiosamente bianco? Bisognerebbe correre ai ripari, e c'è solo uno che può risolvere il problema, sempre che non combini altri guai: Brodoman, il supereroe con la tuta arancione!
  • DOMINO di B. Cavallari. In seguito ad una bislacca eredità ricevuta inaspettatamente, la vita del protagonista verrà scossa dall'incontro con quattro donne, una per ciascuna delle quattro stagioni, che lo porteranno a confrontarsi con un universo femminile ricco di sfaccettature, complessità e contraddizioni e, certo proprio per questo, affascinante.
  • CONTRO IL FANATISMO di A. Oz: ironico, chiaro e onesto, Amos Oz espone il proprio pensiero e un tentativo di soluzione in merito al terribile e sanguinoso conflitto tra Palestinesi ed Israeliani.
  • SCOGLIERE D'OMBRA di M. Casula. E se fosse vero che, alcuni istanti prima di morire, il film della nostra vita ci passasse davanti agli occhi (della mente) a ricordarci, in una asciutta, veloce e inarrestabile sequenza di inaspettati fotogrammi, le persone, i luoghi, i fatti, i successi e i fallimenti... che hanno contrassegnato la nostra esistenza? Cosa proveremmo: angoscia, rimorso, nostalgia, serenità?
  • LE GIOVANNEIDI. Giovanni e la terra delle sei pietre di Gandolfo Quercia. In questo breve romanzo storico-fantastico, si narrano vicende avventurose che esaltano valori come l’amicizia, l’ospitalità, l’accoglienza, la tolleranza, l’accettazione di culture diverse, l’amore per la propria patria e il desiderio da parte del protagonista di diffondere i valori della libertà e della fratellanza fra i popoli.
  • Separazione e divorzio nella prospettiva dell'uomo violento di Elda Panniello. Quando si verifica una crisi in un contesto familiare, le conseguenze sul piano affettivo, psicologico e sociale sono notevoli, non solo nel rapporto tra marito e moglie, ma anche tra genitori e figli. In questo manuale l'Autrice Elda Panniello affronta il tema della separazione e del divorzio, soffermandosi, nell'ultimo capitolo, su un argomento tanto spinoso quanto attuale: la violenza di genere.
  • Un cielo di papaveri rosso fuoco di E. Longobardi. Arrivare ad un’età avanzata e guardarsi indietro, ripercorrendo la propria esistenza come un lungo film, ricco di sequenze e immagini, di avventure, di successi e sconfitte, di persone incontrate - amate, detestate, che hanno comunque lasciato la loro impronta -, di progetti realizzati e di sogni infranti: è quello che fa il protagonista di questo libro.


Tra queste letture, a modo loro tutte "diversamente interessanti", menziono IL TRENO DEI BAMBINI, che è quella che mi ha regalato attimi di commozione; intrigante il thriller IL SEGRETO DEL RIFUGIO.


Attualmente ho in lettura:

- IL SALICE di Hubert Selby Jr. è la storia di un ragazzo che, dopo aver subito una grave ingiustizia, cova nel suo cuore desideri di vendetta. L'incontro e l'amicizia con un vecchio, tanto buono quanto saggio, potrebbero farlo desistere dai suoi propositi?
- I QUATTRO CANTONI di G. Genisi: un'altra avventura in compagnia della commissaria barese Lolita Lobosco. 
- SHOTGUN LOVESONGS di Nickolas Butler: un inno alle cose che contano davvero nella vita, l'amore e la lealtà, il potere della musica e la bellezza della natura.



CITAZIONI DEL MESE:


"...la voce di un vecchio amico è come un muro che ti orienta in una stanza d’albergo al buio".

"Tanta di quella umanità attraversa ogni giorno il nostro campo visivo, mentre per gran parte del tempo noi restiamo indifferenti, non ce ne accorgiamo neppure, vediamo ombre invece di persone in carne ed ossa" (CONTRO IL FANATISMO, Amos Oz)




IL FILM DEL MESE (visto al cinema):

IL LADRO DI GIORNI di Guido Lombardi, con Riccardo Scamarcio e Augusto Zazzaro, è la storia di un rapporto padre-figlio interrotto bruscamente per sette anni e che viene messo di fronte alla possibilità di essere recuperato. 
Non è facile: il piccolo Salvo ha visto suo padre Vincenzo per l'ultima volta a quattro anni e se lo ritrova davanti ad undici, e per lui è quasi un estraneo.
Vincenzo non è proprio il papà ideale, con quell'aspetto trasandato, la macchina sgangherata e quei modi di fare bruschi e un (recente) passato trascorso in prigione. 
Salvo non sa chi sia, in che modo il carcere l'abbia cambiato; non sa cosa voglia da lui, se è tornato perchè gli mancava il figlio o se ha altri scopi, meno nobili.
Le risposte ai mille e legittimi dubbi, Salvo le avrà nel corso di un avventuroso viaggio da Bolzano a Bari, in cui lui e il padre impareranno a conoscersi e Salvo capirà che qualcuno ha ingiustamente rubato a lui e a Vincenzo tanti, troppi giorni che loro avrebbero potuto passare insieme e invece...
E il viaggio che fanno i due li porterà proprio da questo signore, il "ladro di giorni".

Un film che, come il libro omonimo (scritto dal regista stesso), scorre tra momenti buffi ed altri più drammatici; il personaggio di Salvo evolve nel corso della storia, dall'essere un figlio comprensibilmente diffidente verso questo genitore assente per anni, diventa per lui un compagno di viaggio che, più di una volta, lo salva dai guai.
Scamarcio è sempre più a suo agio nei panni del criminale rude, dai modi spicci, lo sguardo duro, che però cela un'anima sfaccettata e complessa, e infatti questo padre delinquente a modo suo saprà insegnare al figlio una grande verità: "Io non voglio essere né stupido né cattivo. Io voglio essere coraggioso". 

LA CANZONE DEL MESE:

VICEVERSA di Francesco Gabbani. 


Libri aperti in equilibrio tra segreti e compromessi
Facili occasioni per difficili concetti
Anime purissime in sporchissimi difetti
Fragili combinazioni tra ragione ed emozioni
Solitudini e condivisioni
Ma se dovessimo spiegare
In pochissime parole
Il complesso meccanismo
Che governa l'armonia del nostro amore
Basterebbe solamente dire
Senza starci troppo a ragionare
Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa

sabato 29 febbraio 2020

Recensione: IL SEGRETO DEL RIFUGIO di Mark Edwards



Una bambina scomparsa misteriosamente, un rifugio solitario per scrittori in cerca di ispirazione e uno scrittore di horror troppo curioso, sono i tre ingredienti principali di questo thriller dalle atmosfere oscure, ai limiti del paranormale, in cui il clima di mistero e terrore ruota attorno a quelle ataviche paure dell'infanzia basate su racconti inerenti creature mitiche, fantasmi e case infestate.


IL SEGRETO DEL RIFUGIO
di Mark Edwards


Amazon Crossing
Trad. R. Maresca
384 pp
Febbraio 2020
Lily ha otto anni e un sogno: che i suoi genitori tornino a volersi bene, smettendo di litigare e gridarsi reciprocamente brutte parole.
Sono forse sul punto di lasciarsi?
Se solo lei potesse sparire per un paio d'ore, procurare loro un bello spavento così che possano rendersi conto di quanto i loro litigi la facciano star male! Forse capirebbero che l'unica cosa che conta è tenere unita la famiglia!
Il desiderio inconfessato di Lily, purtroppo, viene esaudito: durante una passeggiata con i genitori presso il fiume vicino casa, lei viene rapita; credendo che sia finita nelle gelide acque del lago, il padre si getta in acqua per cercare la figlia, ma annega, sotto gli occhi spaventati della moglie, Julia.
La donna, in un sol giorno, perde marito e figlia.
Ma se il corpo di lui viene ritrovato, quello della bimba no, nonostante vengano setacciati il fiume e le zone boschive circostanti: il corpo di Lily non viene ritrovato. 
Che ne è stato di lei?
La madre sente dentro di sè che la sua piccola è viva e nutre la segreta speranza che un giorno possano ritrovarla.

Due anni dopo, Julia ha fatto della sua casa un rifugio per scrittori, non tanto e non solo per tirare avanti economicamente, ma soprattutto per tenersi impegnata e per non vivere da sola in una casa vuota (isolata) e piena di ricordi.

Quando arriva nel rifugio di campagna, Lucas, autore di romanzi horror in cerca di ispirazione per il nuovo romanzo da consegnare a breve al proprio editor, vi trova già degli ospiti, cioè tre scrittori (due donne e un uomo), con i quali cerca di fare amicizia.
Nella casa, però, cominciano ad accadere da subito cose inspiegabili: rumori strani provenienti da punti indefiniti dell'abitazione, filastrocche cantate dal una vocina di bambina, oggetti che spariscono...

Cosa sta succedendo? Quale spiegazione razionale c'è alla base di questi strani fenomeni?

Lucas è tornato a Beddmawr - località in cui è cresciuto - per trascorrere un periodo sereno così da scrivere il libro e cercare di staccare da una quotidianità che gli ricorda una forte perdita affettiva.
Non molto tempo prima, infatti, Lucas ha perso tragicamente la propria fidanzata Priya e da allora la vita ha assunto i caratteri di un fardello pesante da portare e sopportare; ha perso slancio, voglia di vivere, di essere felice, motivazioni.

Eppure, non appena viene a sapere che anche la giovane e bella padrona di casa ha vissuto un lutto - anzi due, se consideriamo Lily -, Lucas prova un'immediata empatia , comincia ad interessarsi al caso e decide di assoldare una detective privata per indagare sulla scomparsa della bambina.
Interesse che, in pochi giorni, si trasforma in una vera ossessione: e se quello di Julia circa la figlia non fosse solo una forma di autoconvincimento tipico di una madre che non accetta di aver perso anche la propria creatura, ma un sesto senso da verificare? 
Lucas vuole scoprire la verità e, supportato dall'investigatrice Zara, inizia a far domande - scomode per alcuni - in giro.
Nel frattempo, gli eventi inquietanti e misteriosi, che continuano a verificarsi tra le mura del rifugio, stanno minando la pace di tutti i suoi ospiti.
La prima ad esserne turbata è la scrittrice Karen, la quale rischia una crisi isterica che neanche l'erba che fuma di continuo riesce a spiegare: sente una voce in camera che le dice: "Non sei la benvenuta qui" e questo le mette comprensibilmente addosso una grande inquietudine.
Allucinazioni uditive frutto delle canne?
Il punto è che pure Lucas sente, dalla camera accanto alla sua - sempre chiusa, inaccessibile e che è appartenuta a Lily -, una voce infantile che canticchia una canzoncina in gallese...
Siamo in presenza di un caso di suggestione collettiva?

A complicare le cose si aggiunge l'improvviso abbandono del caso da parte dell'investigatrice assoldata da Lucas, Zara: la donna, dopo aver raccolto qualche piccola informazione conversando con alcuni uomini del post, si è volatilizzata.
Allo scrittore la cosa puzza e non poco, ma ormai vi è dentro con tutte le scarpe, così, lungi dallo scoraggiarsi, continua a indagare, coinvolgendo la stessa Julia.
Parlando con la gente del posto, viene a conoscenza di un'antica e sinistra leggenda riguardante la Vedova Rossa, una sorta di strega malefica che ogni trentacinque anni pretende in sacrificio un'anima innocente - un/a bambino/a - di cui nutrirsi per placare la propria diabolica malvagità.
La cosa preoccupante è che... tale leggenda, nel piccolo paese gallese, è ormai così radicata tra i cittadini da essersi trasformata in qualcosa nel quale essi credono fermamente!
Le storie su questa vedova maledetta e mangiatrice di bambini non è soltanto un raccontino per spaventare i piccoli, ma è qualcosa cui addirittura gli adulti sembrano credere.

Intanto nel rifugio arriva un'altra ospite, Ursula, che dice di parlare con i morti e di avere dei messaggi importanti per Julia: il proprio spirito-guida sa cosa è successo alla bimba e, fatto ancor più grave, Julia pare dar credito alle parole di Ursula...

Lucas è sconcertato: possibile che in questo paesino le persone credano davvero nelle streghe, nei fantasmi che infestano case ritenute maledette, in creature delle tenebre che rapiscono e mangiano i bambini?

Sembra irrazionale - anzi, lo è, decisamente - ma Lucas dovrà fare i conti con questa realtà: a Beddmawr la storia della Vedova Rossa è più che una leggenda di paese.
E' chiaro che lui, da soggetto razionale e non facilmente suggestionabile, non si smuove dal presupposto che tali fenomeni paranormali NON esistano (o che comunque ci sia sempre una spiegazione "scientifica" anche per ciò che sembra sovrannaturale), e infatti c'è da capire se qualcuno male intenzionato non abbia usato in passato (prima di Lily, trentacinque anni prima un'altra povera bimba è anch'essa scomparsa misteriosamente...) le credenze popolari per commettere azioni criminose.
In tal caso, è facile immaginare come questo qualcuno abbia tutto l'interesse affinché certi segreti restino tali e non vengano a galla.
Ed è disposto a tutto perché le persone (più ingenue e credulone) continuino a credere che gli eventi infausti e le sparizioni di minori siano da attribuire alla Vedova Rossa che vive nei boschi.
Gli eventi narrati si svolgono due anni dopo ciò che è raccontato nel prologo, in cui assistiamo al misterioso rapimento di Lily (chiaramente non ci vien detto chi l'abbia presa); di tanto in tanto l'Autore, attraverso dei flashback, riporta l'attenzione sulla bambina, narrandoci ciò che è accaduto prima della sua sparizione, così da farci comprendere quanto sia incisivo l'aspetto della credenza popolare circa la Vedova sullo sviluppo dei fatti.
Io non amo alla follia i romanzi con elementi sovrannaturali - spettri, fantasmi, case infestate... - ma in questo caso li ho apprezzati perché essi fanno solo da "specchietto per le allodole", nel senso che il thriller resta tale, non si trasforma in un horror paranormale, e grazie all'approccio razionale e lucido del protagonista, comprendiamo che non è interesse dell'Autore lasciare il lettore col dubbio che nel rifugio ci siano davvero eventi paurosi e di origine demoniaca, tutt'altro.
Tra queste pagine viene fuori come certe credenze e convinzioni assurde possano influenzare i comportamenti di persone impressionabili, che si tratti di bambini o di adulti, e rischino di mettere in moto meccanismi nefasti difficili poi da fermare, proprio facendo leva sulle superstizioni e le paure ataviche, che di sovente sono racchiuse proprio nei miti e nelle leggende.

L'atmosfera sinistra e ricca di mistero è intrigante e stuzzica la curiosità del lettore, che si ritrova a seguire con interesse l'evolversi delle vicende, fino ad arrivare gradualmente alla sua spiegazione, che costituisce un colpo di scena.
Il finale lascia addosso una sensazione di inquietudine e induce a riflettere su come l'incontro (forzato) col Male possa cambiare una persona, instillandosi pericolosamente in essa e rubandole l'innocenza.

Ho trovato questo thriller coinvolgente, con molti momenti di suspense, con un'ambientazione accattivante e uno sviluppo degli avvenimenti che stimola, di capitolo in capitolo, la curiosità di andare avanti nella lettura per dare una spiegazione a ogni segreto e mistero.
Consigliato!


giovedì 27 febbraio 2020

Recensione: UN CIELO DI PAPAVERI ROSSO FUOCO di Enzo Longobardi

 

Arrivare ad un’età avanzata e guardarsi indietro, ripercorrendo la propria esistenza come un lungo film, ricco di sequenze e immagini, di avventure, di successi e sconfitte, di persone incontrate - amate, detestate, che hanno comunque lasciato la loro impronta -, di progetti realizzati e di sogni infranti: è quello che fa il protagonista di questo libro di Enzo Longobardi, dal titolo senza dubbio ricco di suggestione e poesia: Un cielo di papaveri rosso fuoco.


Casa Editrice Kimerik
164 pp
Febbraio 2020
Luca ha avuto un’esistenza piena, “una vita trascorsa tra dolce e salato, vittorie e sconfitte, amore vero e illusorie passioni”, i ricordi sono davvero tanti e metterli in fila non è semplice, ed infatti la storia procede con moltissimi flashback, attraverso i quali il lettore si tuffa nel passato del protagonista.

Luca ha lavorato nel mondo della musica e dello spettacolo, venendo a contatto con molti personaggi famosi, instaurando con diversi di loro duraturi rapporti d’amicizia; in primis, con Gino Paoli, ma vengono menzionati anche Loredana Bertè, Lucio Dalla, Demo Morselli, ecc…

È un mondo patinato ma non per questo privo di problemi, tradimenti, ipocrisie, superficialità…, e non potrebbe essere diversamente: è la vita stessa ad essere così, caratterizzata da alti e bassi, da esperienze belle e brutte, da incontri piacevoli e altri meno.

Ripensando a ciò che ha vissuto, la mente di Luca va alla sua famiglia, l’infanzia nella bella Napoli - colorata, chiassosa, vivace e verace -, i viaggi di lavoro, gli artisti con cui ha lavorato - coi loro capricci, il caratterino non sempre facile da gestire - e soprattutto le donne.
Tante (troppe) donne hanno allietato le giornate e le notti di Luca; per lo più si è trattato di avventure piene di passione ed erotismo, con donne procaci, disinibite, separate o spose infelici, ma tutte gli hanno regalato momenti di gioia e appagamento, seppur momentanea.
Ha avuto anche dei figli, e il grande rammarico è quello di non essere stato proprio un padre modello, una presenza costante e affidabilissima per loro. Ma la vita è anche questo: errori, mancanze… che non sempre riusciamo a farci perdonare.

Il viaggio è stata una componente fondamentale nell’esistenza del protagonista, per assaporare profumi, per conoscere luoghi e persone, e l’ha reso negli anni una sorta di “anima gitana”, un vagabondo che non pensava mai al futuro perché aveva fame di vivere il presente.
E se è vero che questa vita abbondante di esperienze e incontri straordinari l’ha vissuta appieno, è anche vero che, adesso che ha superato i sessanta e si guarda indietro e attorno, non può fare a meno di pensare che essa è simile ad un grande spettacolo di cui lui è (e continua ad essere) l’attore principale.

Quella di Luca è una storia sospesa tra verità e finzione, tra realtà e fantasia: “in fondo cos’era la realtà e cosa invenzione fantastica che faceva vivere l’immaginario quasi come fosse l’archetipo di un mondo al di sopra delle parti… Chi era l’uomo e chi il personaggio?”.

Cosa resta di tutta una vita trascorsa inseguendo sogni, ambizioni, cantanti e donne? 

Tra queste pagine risalta da una parte l’euforia del vivere un’esistenza ricca di esperienze entusiasmanti, e dall’altra la sensazione che essa non abbia regalato solo soddisfazioni ma anche tante perdite, tanti errori, occasioni perse e, non di rado, aridità, come quando il protagonista si ferma a pensare alle tante donne amate, che però non hanno colmato alcun vuoto emotivo, anzi, forse l’hanno allargato, facendolo sentire, dopo ogni fugace incontro, sempre più solo.

Il romanzo di Enzo Longobardi si dipana seguendo il filo della memoria, dei ricordi, così come essi sopraggiungono alla mente del protagonista, in ordine sparso, spesso incoraggiati da un particolare apparentemente insignificante che crea associazioni mentali, pensieri ed emozioni contrastanti; tali rimembranze lo portano a considerare ciò che è stato e ha vissuto, e le riflessioni che ne scaturiscono hanno inevitabilmente un sapore dolceamaro, annaffiato di nostalgia, qualche rimpianto, delusioni e amarezze, rari momenti di vera felicità, ma ogni istante è stato fondamentale per dare un senso a tutto e per dar forma a quella grande avventura che si chiama vita, che come un immenso campo di papaveri rosso fuoco, non aspetta altro che ci tuffiamo dentro per viverla e assaporarla completamente.

mercoledì 26 febbraio 2020

Libri ricevuti in omaggio (febbraio 2020)



Tre romanzi che di recente mi sono giunti in casa: il primo e il terzo sono  gentili omaggi della Casa Editrice Kimerik e dell'autore Vincenzo Zonno; il secondo l'ho vinto con un giveaway su Facebook, organizzato da Sonzogno Editore.


COME LE MORE ALL'ALBA di Giulia Bongiorno (350 pp, 20 euro).


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Ann racconta la storia di tutti quelli che hanno trovato la forza di mettere un punto fermo e andare a capo quando si è infelici; la voglia di maturare e prendere in mano la propria vita, cercando prima di tutto di capire davvero ciò che si vuole.

Come le more all’alba non deve essere scambiato per un “semplice” romanzo d’amore, è ben di più. Può definirsi un romanzo di sentimenti a tutto tondo, di forza di volontà, di voglia di prendere in mano la propria vita per fare in modo che tutto ciò che non ci piace più, che suona come una nota stonata, possa essere cambiato in meglio.







I QUATTRO CANTONI di Gabriella Genisi (208 pp,  15 euro)

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Bari, inizio di dicembre, mancano pochi giorni a San Nicola. Mentre la commissaria Lolita Lobosco e il suo nuovo amore Giancarlo Caruso si godono la notte in una casetta di pescatori a Polignano, nella vicina Torre a Mare un uomo viene ammazzato nella sua villetta; sul corpo saranno trovate tracce di orrende sevizie.
La sera dopo, una Mercedes scura cerca di sfuggire a un posto di blocco e si schianta contro un muro: due uomini di etnia rom, padre e figlio, muoiono sul colpo. 
Quando si scopre che il dna di uno dei due era anche sulla scena del crimine, il caso sembra chiuso, ma l'origine etnica dei presunti assassini non fa che soffiare sul fuoco di un clima di odio e razzismo strisciante. 
Solo Lolita – che continua a dividere le sue passioni tra relazioni complicate, cucina del Sud e dedizione alla giustizia – non è convinta dell’esito delle indagini: alcuni dettagli non quadrano proprio. 
Tanto più che inspiegabili delitti, nelle settimane seguenti, cominciano a insanguinare la città. 
Un filo sembra legare queste morti misteriose, e la bella commissaria cercherà cercherà di dipanarlo a rischio della sua carriera, e della sua stessa vita. 

In una Puglia fascinosa e crepuscolare, va in scena una nuova avventura della spavalda poliziotta barese, che la consacra come originale protagonista della commedia noir all'italiana.



L'ULTIMO SPETTACOLO di Vincenzo Zonno (Catartica edizioni, 192 pp, 14 €)

Dirigibili sorvolano gli oceani, trasportando uomini in viaggio premio verso oriente, mentre Harpo è disteso sul divano nella sua casa in città e non ha intenzione di cambiare nulla nella sua vita.

Si addormenta di un sonno profondo. Troppo.

Una ragazza è senza vita sopra una panchina in riva a un lago, e lui sembra essere il probabile omicida. Ma non lo si potrà accusare, almeno finché continuerà a dormire.

L’autore.
Vincenzo Zonno nasce a Brindisi, ma vive a Bologna dal 1990. Pubblica alcune raccolte di racconti prima di esordire con due romanzi storici e successivamente con un thriller psicologico. Il suo lavoro non è facilmente riconducibile ad un vero stile per una scrittura molto personale e delle trame ingannevoli. Caratteristica riscontrabile anche nei tanti racconti che ha pubblicato su altrettante riviste letterarie.

martedì 25 febbraio 2020

Recensione:CONTRO IL FANATISMO di Amos Oz



Un trattato brevissimo, chiaro e accessibile a tutti in cui lo scrittore israeliano Amos Oz (1939-2018) esprime la propria posizione in merito alla "questione israelo-palestinese", sostenendo la soluzione dei due Stati.


CONTRO IL FANATISMO
di Amos Oz


Ed. Feltrinelli
trad. E. Loewenthal
78 pp
In questo saggio, lo scrittore inizia raccontando brevemente qualcosa della sua famiglia e di sè: Amos è nato a Gerusalemme, cresciuto da genitori che hanno amato l'Europa ma da essa sono stati scacciati, espulsi in malo modo: Maledetti ebrei, tornatevene in Palestina.
Cinquant'anni dopo, sui muri gli slogan cambiano: Ebrei, fuori dalla Palestina.

"...io sono diventato scrittore per colpa dell’indigenza, della solitudine..."
"Ma sono diventato scrittore anche perché vengo da una famiglia di profughi dal cuore a pezzi."

Amos  è cresciuto a Gerusalemme, in una città cosmopolita, mista, in mezzo ad arabi, ebrei ed armeni; una città in cui ognuno pregava a modo suo, tra tensioni eppure senza violenza; ci si tollerava:

"Ognuno sapeva, in un modo o nell’altro, che anche gli altri facevano parte del contesto. L’unica cosa che tutti avevano in comune era la segreta aspirazione messianica. Ognuno era convinto di rappresentare l’autentico retaggio di Gerusalemme, la vera religione, la vera fede. Ognuno pensava di appartenere a Gerusalemme nel vero senso del termine, mentre gli altri erano considerati alla stregua di una presenza ammissibile, di sfondo."

La pretesa su Gerusalemme quale capitale della "propria" nazione, ha portato i due popoli - ebrei e arabi palestinesi - a scontrarsi ripetutamente, generando fiumi di ingiustizie, morti, diritti violati, soprusi.

Tutto in nome di un cieco fanatismo.

Il fanatismo nasce molto prima dell'Islam, del cristianesimo, del giudaismo, è più antico di ogni stato o governo, d’ogni sistema politico, più antico di tutte le ideologie e di tutte le confessioni del mondo.

"Disgraziatamente, il fanatismo è una componente sempre presente nella natura umana, è un gene del male."

Qual è la posizione di Amos Oz in merito?
Pur essendo un ebreo, lo scrittore riconosce quello che è un dato di fatto: nel 1948 tanti palestinesi persero la propria casa e in alcuni casi la terra natia.

"Che siano da accusare le dirigenze arabe, o i sionisti o entrambi, resta il fatto che nel 1948 centinaia di migliaia di palestinesi persero le loro case. (...) Niente buoni da una parte e cattivi dall’altra. Non è un film western".

Non è un concetto scontato: siamo talmente abituati a "parteggiare" (frequentemente per cose futili) per Tizio piuttosto che per Caio, che anche in questioni di vita e di morte, ci comportiamo come se fossimo ad una partita di calcio o, tutt'al più, in presenza di diatribe nelle quali individuare in modo inequivocabile chi ha torto e chi ha ragione, il "buono" e il "cattivo.

Quando invece il punto da cui partire è che, al di là di questi facili riduzionismi,  nel conflitto fra ebrei israeliani e arabi palestinesi è in corso una tragedia: il contrasto fra un diritto e l’altro.

Le sue parole, il fatto di  riconoscere e ammettere gli sbagli dei propri connazionali ai danni dei palestinesi lo ha portato ad essere additato dagli israeliani come un "traditore patentato”.

Cosa fare quando si vive fianco a fianco con la sofferenza e l’ingiustizia, l’oppressione e la violenza?
Come usare la propria voce o, nel suo caso, la penna?

Se c'è una cosa che Oz ci tiene a sottolineare è questa: il suo voler considerare e rispettare le ragioni  degli arabi palestinesi è da ricercare nella sua attività di scrittore, che lo ha sempre portato a mettersi nei panni degli altri.

Contro l'odio e il fanatismo può servire l'immaginazione, il mettersi nei panni dell'altro, e in questo senso la letteratura offre il proprio contributo; non solo, ma anche avere maggiore senso del'umorismo (la capacità di ridere di noi stessi) o saper apprezzare le diversità aiuta.

Checché se ne dica, la lotta fra ebrei israeliani e arabi palestinesi, lungi dall'essere davvero una guerra di religione, altro non è che un conflitto territoriale sulla questione dell'appartenenza del territorio.
Entrambi i popoli vogliono il medesimo "pezzetto di terra", di cui entrambi si sentono gli unici e legittimi proprietari; gli uni non riconoscono agli altri il legame storico ma anche "affettivo" che lega ciascuno a quella terra.

Da co-fondatore e membro di "Pace Adesso", Oz sostiene la necessità che tra le due parti ci sia un
compromesso, che non va sempre inteso quale mancanza di integrità morale, ma piuttosto, in questo caso ancora di più, come sinonimo di vita. Del resto, il contrario di compromesso è fanatismo, morte.

Ho letto questo piccolo trattato in quanto interessata all'argomento; è di diversi anni fa (2002) e in esso l'Autore esprime con un pizzico di ironia ed evitando volutamente toni aggressivi e polemici, il proprio pensiero; pur apprezzando il suo sforzo di  umanità ed empatia non solo verso il proprio popolo (logicamente) ma anche verso i "vicini" palestinesi, ho avuto anche l'impressione che la sua posizione fosse un po' blanda, né carne né pesce, né contro né a favore di una soluzione piuttosto che di un'altra... Insomma dice delle cose di per sé non negative, ma poco "coraggiose", che alla fine rischiano di essere solo buoniste.
Non mi permetto di giudicarne intenzioni, motivazioni... ed eventual i conflitti interiori; immagino, però, non venga automatico ad un israeliano sposare la causa palestinese, sapendo di attirarsi addosso il disprezzo e la disapprovazione dei propri connazionali.

Comunque può costituire una lettura adatta solo come infarinatura per chi vuole approfondire la questione israelo-palestinese.

lunedì 24 febbraio 2020

Nuove pubblicazioni Kimerik Edizioni (febbraio 2020)



Nuove pubblicazioni Kimerik Edizioni:



L'ANGELO CUSTODE DELLE CAVALLETTE di Lorenzo Tenerani (308 pp, 19 euro)

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In un’ambientazione lasciata volutamente priva delle specifiche indicazioni geografiche, così che il lettore possa inquadrarle sulla base della propria fantasiosa ricostruzione mentale, si dipanano le incredibili avventure di un gruppo di ragazzi come molti altri, annoiati, incazzati, delusi e amareggiati dalla realtà che sono costretti a vivere e, soprattutto, morsi dal desiderio di vivere la propria adolescenza così come vorrebbero, in modo anarchico e lontano da quelle imposizioni dettate dalla morale, dalla civilizzazione e dall’educazione che reclamano loro la collettività e la famiglia.

L'autore: Lorenzo Tenerani pubblica nel 2011 con la Casa Editrice Kimerik La Compensazione, a cui seguiranno nel 2013 Geminix, nel 2015 Il Tempo del cinema Garibaldi, nel 2016 Le ragazze della signora Rosa, nel 2018 Progetto Freeze e nel 2020 L’angelo custode delle cavallette - Quello che un genitore non dovrebbe mai sapere.


LE MELE ROSSE SONO VELENOSE di Elvira Trap (114 pp, 13.60 euro).

Jeanne è una donna controcorrente, coraggiosa, libera, passionale. La sua vita è un'altalena che oscilla tra amore e morte. Eppure, non rimpiange nulla e prosegue a testa alta per la sua strada. 
La penna di Elvira Trap è schietta e grintosa, esattamente come il suo personaggio.

L'autrice. Elvira Trap, pseudonimo di Valeria Prat, nasce a Genova nel 1952. Esordisce nel 2019 con il romanzo A volte basta una piuma, premiato al concorso nazionale Raffaele Crovi.


SCHIENA CUCITA di Simone Perrone (104 pp, 16 euro).

Il sentimento e la follia sono spesso molto vicini e il confine è talvolta così labile da non riuscire a contenerne i margini. 
Succede quindi che le emozioni si mischiano, si confondono senza più essere riconoscibili. Una contrapposizione tra morte e vita, amore e odio, razionalità e follia, paura e determinazione. 
Un romanzo accattivante che svela al lettore le sue intenzioni sapientemente.

L'autore: Simone Perrone è il nome di battesimo del cantautore Blumosso. È conosciuto al pubblico soprattutto per la sua attività musicale e per il disco In un baule di personalità multiple, pubblicato nel 2018. Schiena cucita è il suo secondo romanzo.

domenica 23 febbraio 2020

Segnalazione romance: La villa sul lago perduto di Olivia Hessen



Buongiorno, lettori, oggi sottopongo alla vostra attenzione il romanzo di un'autrice di cui vi ho già parlato qui sul blog: Olivia Hessen.

Il suo ultimo libro è La villa sul lago perduto.

GENERE: Romantico, LGBT
CASA EDITRICE: StreetLib Selfpublihing


TRAMA

Terence Wislow è un uomo realizzato e un artista di successo, ha tagliato i ponti con il passato e ha lottato duramente per affermarsi e mostrare al mondo che non ha bisogno di niente e nessuno.
Qualcosa, però, continua a tormentarlo.
È il ricordo di una villa, di un amore perduto, di una storia finita per sempre.
È il ricordo di Chester Huntington.
Ma quanto Terence ormai decide che è giunto il momento di lasciarsi alle spalle anche il ricordo di Chester un evento incontrollabile e inaspettato lo costringerà a fare ritorno a Lost Lake, il piccolo paese dove è nato e cresciuto, e fare i conti con quel passato che ormai credeva lontano e con
quella villa dalle mura bianche, la villa sul lago perduto.

Per scoprire cosa il destino avrà in serbo per Terence, leggete “La villa sul lago perduto” e lasciatevi incantare dalla magia di Olivia Hessen, già autrice di storie LGBT emozionanti e molto romantiche.


ESTRATTO
L’anonima utilitaria grigia di seconda mano che Terence aveva acquistato presso l’officina del vecchio Bill, spendendo una piccola parte dei soldi che aveva messo da parte con fatica lavorando duramente per quasi quattro anni, singhiozzò un paio di volte prima che il suono incerto del motore si trasformasse in un ruggito.L’auto sfrecciò attraverso la lunga strada polverosa che dal suo piccolo paese conduceva dritta verso la grande interstatale che arrivava fino a Portland.Mentre costeggiava la gigantesca distesa di erba verde a lui tanto familiare, il ragazzo non poté fare a meno di chiedersi dove finivano le acque del lago, quelle acque misteriose che ogni estate sparivano per poi tornare come sempre a riempire la conca durante la stagione fredda.Forse non andavano perdute, per essere poi rimpiazzate dalle nuove piogge.Forse quelle acque compivano viaggi immensi, percorsi preclusi agli sguardi delle persone che vivevano a Lost Lake, per poi riaffiorare nuovamente in superficie sul far dell’estate. Terence sentì gli occhi riempirsi di lacrime ma non invertì il senso di marcia, strinse le mani sul volante per infondersi coraggio e premette con forza sul pedale dell’acceleratore. Anche lui in quel momento si sentiva come le acque del lago, mentre si allontanava da Lost lake.Erano accadute troppe cose, era tardi per rimediare.Terence avvertì suo malgrado qualche lacrima sfuggirgli dagli occhi e si maledisse per quella sua inutile debolezza.Basta ripensamenti, basta rimpianti! Era un uomo, adesso, e come tale doveva comportarsi.Aveva preso la sua decisione, non avrebbe mai più fatto ritorno a Lost Lake, di questo era sicuro, tanto valeva smettere di sentirsi in colpa.Doveva guarda al futuro.E poi che senso avrebbe avuto tornare a Lost Lake? Che senso avrebbe avuto continuare a vivere in un luogo che non sentiva più suo, senza i suoi amici e senza Chester?Terence respirò profondamente, spingendo con maggiore forza il pedale dell’acceleratore.
L’AUTRICE
"Mi chiamo Olivia e sono una persona con mille sogni e progetti per la testa. Le mie passioni sono il cioccolato, i cani, il mare e i film d’amore. Ho iniziato a scrivere un po’ per passione e un po’ per curiosità cimentandomi in storie LGBT. Nella vita ho un solo motto: supera i tuoi limiti."



DOVE POTETE TROVARLO (NEGOZI PRINCIPALI): 

Streetlib(formato epub e kindle), -Kobostore, Amazon, IBS



CONTATTI

-https://olivialascrittrice.blogspot.it/
-https://www.goodreads.com/author/show/15196191.Olivia_Hessen
-https://www.wattpad.com/user/OllyHess
-https://mewe.com/i/oliviahessen
-https://it.pinterest.com/oliviahessen/
-https://twitter.com/CalliopeMusa
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