sabato 14 maggio 2022

RECENSIONE: ** LA CASA DEGLI SGUARDI di Daniele Mencarelli **



Daniele è un giovane poeta con problemi di dipendenza (da sostanze stupefacenti prima e da alcol poi) e trascina le proprie giornate senza uno scopo, con il pensiero fisso rivolto al bere. Ma un giorno gli viene proposto un lavoro all'interno di una cooperativa che fa pulizie nell'ospedale pediatrico "Bambino Gesù" di Roma.
Sarà per lui un'esperienza intensa, difficile e tormentata per tanti aspetti ma indispensabile per allargare il proprio sguardo verso la vita che, seppur brutale in quelle stanze piene di dolore, malattie e morte, continua a conservare una bellezza che merita di essere colta, accolta, raccolta.
E raccontata.


LA CASA DEGLI SGUARDI
di Daniele Mencarelli



Ed. Mondadori
226 pp
Non è una passeggiata sapere di avere una malattia - "invisibile all'altezza del cuore, o del cervello" - e sentirne tutto il peso, l'oppressione, che nulla e nessuno riesce ad alleviare: non l'amore della famiglia, l'infinita pazienza di genitori affranti e rassegnati, né le tante visite mediche, i farmaci, le etichette appiccicate per tentare di spiegare, definire, con l'illusione o la speranza che dare un nome al male possa essere un primo passo... 
Verso cosa?
Una maggiore consapevolezza di sé da parte del malato?
La guarigione, perché ciò che conosci puoi anche (provare a) curarlo? 

Ma Daniele non si sente malato: "...sono vivo oltre misura, come una bestia più consapevole delle altre".

È vivo ma qualcosa, dentro, lo uccide, lo divora, gli toglie il sonno, la felicità e genera un vuoto che pare essersi risucchiato ogni possibilità di futuro.

E allora scrivi - gli dicono tutti -, butta fuori quello che hai dentro, no? La scrittura aiuta, ti permette di sfogarti, di liberarti!
Così dicono.
E lo dicono a lui, a Daniele, perché sanno quanto sia sensibile il suo animo da poeta.
Eh già, perché Daniele scrive poesie, alcune delle quali sono state pure pubblicate su riviste di letteratura.

Ma la verità è che più scrivi del dolore, più trovi parole per raccontarlo, più esso prende forma. E non è automatico che questo porti a una soluzione, a una guarigione. 
 
"...la poesia lo testimonia il dolore, non lo cura. Le parole... sono tutto, tranne medicina. La poesia non cura, semmai apre, dissutura, scoperchia."

A Daniele sembra che il dolore sia ormai parte integrante delle sue giornate: è nato per soccombere, per sentire su di sé, e raddoppiata d'intensità, ogni singola emozione, ogni amore, ogni paura, ogni sofferenza.
Troppo pesante questo carico per un cuore che pare scoppiargli in petto, e allora non resta che lasciarsi andare, inerme, nella terra della dimenticanza, dove ogni ricordo viene cancellato e con l'oblio (cruccio e benedizione insieme) giunge un po' di sollievo.
Tutte le volte che incrocia gli sguardi tristi e feriti della madre e del padre, addolorati e delusi da questo figlio che dà loro tanti pensieri e preoccupazioni, Daniele si sente in colpa perché sa che è per lui che soffrono: suo padre si fa piccolo piccolo, schiacciato dal peso di un male che non retrocede; la madre è la sentinella coraggiosa, ma anche tanto stanca, che continua a vegliare su quel ragazzo che si sta distruggendo un po' alla volta.

Quando sanno che al figlio è stato offerto un lavoro di pulizie e facchinaggio al Bambino Gesù, i genitori sono preoccupati e poco convinti: lo ha capito, Daniele, che dovrà stare a contatto quotidianamente con tanta sofferenza? E per una persona sensibile e fragile come lui potrebbe essere più deleteria che sana, un'esperienza del genere.

Ma Daniele ci prova e nel marzo del 1999 comincia a lavorare a fianco a colleghi che lo accolgono subito con simpatia, facendolo presto sentire uno di loro; certo, in ogni ambiente lavorativo si può sempre trovare qualcuno meno accogliente, magari un po' invidioso, che cerca di metterti i bastoni tra le ruote, ma nel complesso Daniele, in compagnia di Giovanni, Massimo, Luciano, riesce ad affrontare ogni giornata, ogni fatica, con energia e mettendoci un grande impegno per fare sempre un ottimo lavoro, guadagnandosi, in effetti, la stima dei colleghi.

I problemi e le incomprensioni non mancano, come è naturale che ce ne siano all'interno di tutti i rapporti interpersonali, ma Daniele ci tiene a questo lavoro, nonostante all'inizio sia convinto di non poter reggere i ritmi e tutta quell'atmosfera carica di malattia e morte; però col passare dei giorni, delle settimane, non riesce a staccarsene e dal lunedì al venerdì è un operaio diligente.

Le rogne iniziano in quelle ore di riposo in cui il suo corpo e la sua mente urlano: "Alcol, grazie!".
E allora prova a fare un compromesso con se stesso: per non perdere il lavoro, deve restare pulito durante tutta la settimana e concedersi qualche bevuta nel weekend, calcolando le ore di riposo prima di riattaccare col turno.
Soffocare la vocina che sussurra malefica "Un bicchiere bianco" non è semplice, per cui, secondo lui, relegare l'alcol a qualche giorno è già un passo in avanti.
O no?
Daniele non vede l'ora che arrivi il sabato per poter bere, nonostante i suoi lo guardino con disapprovazione e delusione: neppure adesso che s'è trovato un lavoro può sforzarsi di non mandare tutto all'aria distruggendosi con l'alcol?

E purtroppo, questa dipendenza non può non creargli problemi che si riflettono anche a lavoro, ma nonostante tutto, Daniele resiste, tiene duro, perché là, in quel luogo di tortura e maledizione, in cui sono molti gli sguardi incrociati, una domanda si fa strada nella sua mente: se la sofferenza pare essere l'unica legge che governa il mondo, vale comunque la pena di vivere e provare a costruire qualcosa? 

La fatica fisica di un lavoro bello tosto, la solidarietà e il rapporto cameratesco, di grande complicità e sintonia, che si è instaurato coi colleghi, il venire in contatto ogni giorno con le angosce e i dolori altrui, vederli disegnati sui volti di genitori disperati, di bambini ammalati, di suore amorevoli, faranno sì che
l'esperienza al Bambino Gesù diventi decisiva per Daniele, un'occasione di crescita e di riflessione, malgrado i pianti, lo struggimento e il senso di dolorosa impotenza davanti alle pene di queste piccole creature, la cui sofferenza fisica e psicologica è terribile e lo fa star male.
Eppure la bellezza c'è anche in quei corridoi affollati di vite segnate dalla malattia, dall'orrore, e Daniele pian piano arriva a capire: l'essere umano è splendore ma anche buio, va accolto interamente e per svelare squarci di inaudita bellezza bisogna fronteggiare anche l'orrore, senza chiudere gli occhi.

C'è bisogno di coraggio per rinascere, per decidere di prendere in mano i cocci della propria vita che sta andando in frantumi, e finalmente vivere, senza più avere la vista annebbiata ma guardando in faccia le cose e smettere di fuggire.

E chissà, grazie a questa casa speciale, fatta di occhi e volti che Daniele non dimenticherà più, il poeta che è in lui può ridestarsi e fare della scrittura, della poesia, uno strumento per provare, con umiltà e rispetto, a far conoscere agli altri tutta la bellezza che ha visto lui in quei visi di bambini, nei loro sorrisi, nelle attese, nei saluti.
E la penna aiuterà a fermare ogni sguardo, a tener vivo il ricordo di chi ha bussato nella sua vita e vi è entrato per restarci per sempre.

"La casa degli sguardi" è un piccolo gioiello che va letto per lasciarsi emozionare dal racconto dello scrittore, che dà a noi lettori il privilegio di entrare in un periodo della sua vita, di provare a fare nostri i suoi sentimenti, i conflitti, le fragilità, quella sensibilità così spiccata che a volte è stato di grazia ed altre un fardello, di entrare in casa sua e respirare l'atmosfera carica di tensione, amarezza, ma anche di fiducia, di attesa, nella speranza che qualcosa cambi in meglio. Combattiamo, interiormente, insieme a lui quando avvertiamo che la voglia e il bisogno di bere si fanno sentire e ci ritroviamo quasi a sussurrare: "Resisti, Daniele!".

Entriamo con lui al Bambino Gesù, nei vari reparti da pulire da cima a fondo, in compagnia dei colleghi, ad assistere agli scherzi, alle battute, alle pacche sulle spalle, ai silenzi e alle piccole incomprensioni.

Lo vediamo cambiare, aprirsi, fare i conti con sé stesso, con le sue paure, con quei demoni che gli urlano dentro, e scoprire che in quell'ospedale finalmente si sente parte di qualcosa: là ritrova l'amicizia, la ricchezza di gesti fatti per puro piacere; conosce il dolore nella sua essenza più profonda e questo - al contrario di ogni previsione fatta da egli stesso - invece di rilanciarlo in un baratro, diventa la via per uscirne.
Vivo e con nuove consapevolezze.

Sono arrivata alla fine con un groppo in gola per la commozione.
Avevo già incontrato Mencarelli in "Tutto chiede salvezza" e mi aveva regalato molte ed intense emozioni, e anche tra queste pagine è accaduta la stessa esperienza empatica; il suo modo di raccontare è genuino, immediato, onesto, "sentito", intimo, capace di mettere a nudo i pensieri, le emozioni e le inquietudini più profonde, le parole sono piene di forza espressiva e questa sincerità, questa carica di pathos così autentica e potente, mi ha coinvolta emotivamente dalla prima all'ultima pagina.

Leggetelo.  

giovedì 12 maggio 2022

RECENSIONE: ** IL DIRITTO DI OPPORSI di Bryan Stevenson **



Combattere contro l'ingiustizia, il pregiudizio, l'indifferenza, la mancanza di pietà verso persone distrutte (a volte dai propri errori e dalle proprie scelte, ma altre dallo stesso sistema giudiziario), che la vita ha abbondantemente messo alla prova: questa è la missione del'avvocato Bryan Stevenson, che da anni porta avanti la sua battaglia con coraggio e passione.


IL DIRITTO DI OPPORSI.
Una storia di giustizia e redenzione
di Bryan Stevenson


Fazi Ed.
trad. M. Zurlo
416 pp
Fresco di laurea, il giovane avvocato Bryan Stevenson si trasferisce a Montgomery, in Alabama, e fonda la Equal Justice Initiative, un’organizzazione senza scopo di lucro impegnata ad aiutare le persone nel braccio della morte, a fare qualcosa per le condizioni dei carcerati e per le pene eccessive, a liberare le persone condannate ingiustamente, a porre fine all’incarcerazione di massa, a sfidare l’ingiustizia razziale ed economica e a proteggere i diritti umani fondamentali delle persone più deboli e vulnerabili. 

In queste pagine, l'autore ci racconta i primi tempi dopo la laurea, la sua formazione e in che modo, grazie al grande impegno suo e dei suoi collaboratori, abbia difeso tantissime persone chiuse in carcere, svelando non solo errori giudiziari ma anche cospirazioni, macchinazioni politiche, inganni legali e razzismo diffuso.
Convinto che...

"Ognuno di noi è ben di più dell’atto peggiore che possiamo aver commesso."

...Bryan fa di tutto per dare ai suoi clienti la possibilità di ricevere giudizi e condanne che siano giusti ed equi, ragionevoli e adeguati ai misfatti e ai crimini commessi, tenendo presente tanti fattori importanti e dei quali la giustizia dovrebbe tener conto nel comminare la pena.

Nella sua lunga carriera legale, si occupa moltissimo di minori (anche di tredici anni) che hanno commesso dei reati (non necessariamente omicidi) e per i quali hanno ricevuto condanne davvero pesantissime, come l'ergastolo.

Tra i casi più celebri di cui si è occupato, figura quello di Walter McMillian, un afroamericano condannato a morte per l’omicidio di una ragazza bianca, nonostante innumerevoli prove dimostrassero la sua innocenza; e non prove irrilevanti, ma le precise testimonianze oculari di persone che avevano visto l'accusato, nell'ora dell'omicidio, in un altro paese e a fare altro. Ma purtroppo le pur dettagliate e circostanziate testimonianze di queste persone sono state volutamente ignorate e/o ritenute poco attendibili (!).
Per di più, per condannarlo è stato preso in considerazione il racconto di un uomo che, verrà fuori nel corso del tempo, ha sempre mentito, dichiarando il falso circa la presenza e il ruolo di Walter nell'omicidio di cui è incriminato.
Non sarà una passeggiata per Stevenson dimostrare la verità e, al contempo, le falle di un sistema giudiziario che sembra a volte agire più per pregiudizi e con faciloneria e approssimazione, che per prove reali.
Purtroppo, sarà sempre più chiaro come i rappresentanti delle forze dell’ordine si fossero concentrati sul voler condannare Walter a tutti i costi tanto da essere pronti a ignorare, o persino occultare, le prove che contraddicevano il caso da loro formulato.

Frequentando i carcerati nel braccio della morte, Stevenson si rende conto di come la maggior parte di essi non aveva né un avvocato né diritto a un difensore d’ufficio. In pratica, il diritto di difesa si annullava.

Non solo, ma nell'incrocio con tanti casi drammatici di cui si occupa con devozione, lealtà, sacrificio, tocca con mano - e non senza lacrime ed angoscia - come la prigione e il carcere siano diventati una strategia messa in atto dallo Stato stesso per gestire la crisi sanitaria prodotta dall’uso e dalla dipendenza da droghe; questo ha fatto sì che i penitenziari si riempissero di detenuti affetti da patologie mentali, colpevoli di reati minori e crimini legati alla droga.
E ovviamente, il carcere è un luogo terribile per tutti e, ancor più, per chi soffre di malattie psichiatriche o disturbi neurologici, sia in termini di cure che anche "soltanto" per il trattamento da parte delle guardie penitenziarie, solitamente impreparate a comprendere e gestire situazioni delicate come queste.

Nel caso poi di minori, Bryan ci fa notare come lo stato psicologico vada preso assolutamente in considerazione perchè è ovvio che essi non possiedano un giudizio maturo, una capacità di autoregolarsi e un senso di responsabilità adeguatamente sviluppati: essendo vulnerabili alle influenze negative e alle pressioni esterne, non riescono a controllare i propri impulsi e l’ambiente che li circonda, ed è facile che commettano azioni che non dovrebbero e che li mettono in guai seri.

Spesse volte, gli avvocati si ritrovavano a chiedere ai giudici di riconoscere come certe condanne non dovrebbero neppure essere applicabili ai minori (inferiori a una certa età) proprio perché sono creature ancora incomplete, in formazione.
Applicare l’ergastolo senza condizionale ai bambini e condannare i minori violava il diritto internazionale!

A questo si aggiungeva la componente razzista: queste sentenze ingiuste e abnormi venivano applicate in modo sproporzionato quando si trattava di minori di colore. 

Un altro urgente problema sono le troppe morti nelle prigioni locali e nei penitenziari: ogni anno, muore un gran numero di carcerati per suicidio, violenze tra detenuti, assistenza medica inadeguata, abusi da parte del personale e soprusi degli agenti penitenziari erano centinaia.

È necessario riformare il sistema di giustizia penale che continua ad operare profonde discriminazioni,  trattando meglio le persone ricche e colpevoli rispetto a quelle povere e innocenti, negando ai poveri l’assistenza legale di cui hanno bisogno.

Per non parlare poi del fatto che un gran numero di coloro che vengono scarcerati dopo essere stati riconosciuti innocenti non ricevono né soldi né assistenza né un supporto psicologico: nulla di nulla da parte dello Stato che le ha ingiustamente imprigionate. Oltre al danno, la beffa.

Il diritto di opporsi esamina molto da vicino le incarcerazioni di massa e le pene estreme in America, dove le persone vengono giudicate fin troppo superficialmente, senza tener conto delle circostanze della loro vita, ma anzi, addirittura sfruttando l’impossibilità dei poveri di ottenere l’assistenza legale di cui hanno bisogno. 
"La vera misura del nostro carattere è data dal modo in cui trattiamo i poveri, gli svantaggiati, gli accusati, i carcerati e i condannati."

La narrazione è dettagliata, riporta molti casi specifici trattati da Stevenson, tutti i suoi sforzi per far sì che ci fossero modifiche importanti nelle leggi penali, ma questo non rende il resoconto freddo e distaccato, tutt'altro: Stevenson non esita a esprimere i sentimenti provati, le tante emozioni - rabbia, angoscia, paura, speranza, scoraggiamento... -, e soprattutto le proprie sincere convinzioni, che l'hanno spinto a dedicare anima e corpo e tempo in questa lotta, senza risparmiarsi.

"...la mia vita non era altro che un cumulo di distruzione. I miei clienti erano distrutti da 
Bryan Stevenson
 patologie mentali, povertà e razzismo. Erano devastati da malattie, droghe e alcol, orgoglio, paura e rabbia."

Sì, distrutti, e come se non bastasse, anche giudicati e condannati da persone che hanno messo da parte ogni umana pietà per farsi soffocare dal cinismo, dalla mancanza di speranza e dal pregiudizio.

Perché un uomo come lui ha deciso di votarsi a questi sfortunati, a dei reietti, abbandonati dalla società e da essa ritenuti degli scarti senza importanza?

"...quello che faccio non lo faccio perché è dovuto, necessario o importante. Non lo faccio perché non ho scelta. Faccio quello che faccio perché anch’io sono distrutto. (...) Non si possono combattere in maniera efficace gli abusi di potere, la povertà, le ineguaglianze, la malattia, l’oppressione o le ingiustizie e non rimanerne distrutti. (...)  ciò che ci rende umani è proprio il fatto di essere distrutti. Abbiamo tutti le nostre ragioni. A volte veniamo incrinati dalle scelte che compiamo; a volte finiamo in pezzi per cose che non avremmo mai scelto. Ma la nostra distruzione è anche la fonte dell’umanità che ci accomuna, la base per la nostra ricerca condivisa di un conforto, di un significato e di una guarigione."

Emerge tutta la sensibilità di quest'uomo, la grande empatia verso dei disgraziati chiusi dietro le sbarre, ai quali egli si è avvicinato per poterli capire ed aiutare al meglio delle proprie possibilità, e come era immane la gioia per ogni successo, altrettanto forte e grande era la sofferenza di fronte ai fallimenti, in particolare quando questi significavano ergastolo o pena di morte.
Bryan Stevenson, prima che un avvocato, è un essere umano che ha fatto della sua professione una ragione di vita, una missione, una via e uno strumento per rendere questo mondo un posto migliore, cercando di alleviare le sofferenze di una categoria di persone troppo spesso dimenticata e disprezzata: i carcerati.
Bryan sa cosa sia la pietà, non quella fatta di parole di circostanza e di sterile vittimismo, ma quella genuina - che può guarire le ferite, fermare la violenza, gli abusi - e potente, in quanto esercitata a beneficio di chi non la meriterebbe ma che si riconosce bisognoso di redenzione.

Un libro che ci permette di acquisire molte informazioni interessanti (e ahimè, tristi e drammatiche) sul sistema penale americano, di conoscere casi che inevitabilmente provocano emozioni contrastanti (rabbia, senso di ingiustizia, amarezza, speranza, sollievo...) ma ci consola pensare che ci siano al mondo persone come Bryan Stevenson, che non girano la testa dall'altra parte davanti al marciume, agli sbagli, alle discriminazioni, ma che lottano con concretezza e passione per amore verso il prossimo e per la verità.

Consigliato a chi ama le storie vere, a chi è attratto da casi giudiziari, di ingiustizia e discriminazione razziale e sociale. 

mercoledì 11 maggio 2022

RECENSIONE ❤ ★ "La mia favola da Le mille e una notte" di Ilaria Carioti ★ ❤




Un romance contemporaneo che, con un tocco di suspense e in uno scenario affascinante e misterioso insieme, racconta una storia d'amore ispirandosi alla famosa raccolta di novelle “Le mille e una notte”.


"La mia favola da Le mille e una notte" 
di Ilaria Carioti



313 
È il 1986 e il ricco sultano dello Sharjarian ha appena avuto la gioia di diventare padre di un bambino bellissimo, che lo guarda con i suoi occhi innocenti e dello stesso colore del cielo.
Ma la felicità è offuscata dal dolore di essere diventato vedovo: sua moglie è morta dando alla luce il piccolo Salim e, come se non bastasse, ad aggiungere altra amarezza ci si mette una parente della defunta sultana che lancia una maledizione sia sul sultano Faysal che sul figlio appena nato, condannandolo all'infelicità: non avrà figli e la loro dinastia si estinguerà.
Preoccupato, Faysal consulta una veggente, che lo rassicura: c'è un modo per spezzare la magia nera di quella megera e sarà proprio Salim a farlo quando, una volta adulto, si innamorerà della donna giusta.
Ma non di una donna qualsiasi, bensì della figlia del più acerrimo nemico di Faysal, lo sceicco di Khairah.

Molti anni dopo, una ragazza di nome Melania vive a Roma con sua madre Clara; suo padre non c'è mai stato per lei, non sa chi sia, che nome o che faccia abbia e Clara ha sempre spento ogni curiosità su quell'uomo restando sul vago circa la sua identità. Economicamente mamma e figlia se la passano male ma un evento inaspettato sta per sconvolgerle.

La ragazza lavora come cameriera e un giorno viene convocata nella suite imperiale dell’hotel per cui lavora dal consigliere del sultano dello Sharjarian: scopre, così, di essere la figlia naturale dello sceicco del Khairah, morto da pochi mesi.
Non solo, ma come se da sola questa notizia non fosse già abbastanza, apprende di essere "destinata" a sposare il principe Salim dello Sharjarian; solo unendosi in matrimonio con lui, questi potrà veder spezzata la vecchia maledizione che gli impedisce di avere eredi e di essere felice in amore.

Com'è facile immaginare, la romana Melania, pratica e razionale (con una passione, però, per Orgoglio e pregiudizio e per l'amore romantico tra Darcy ed Elizabeth), non crede alle maledizioni e non è molto ben disposta per questo matrimonio.
Certo, con i problemi economici che ha, pensare di accasarsi con un ottimo partito - quale può essere un sultano ultramilionario - sarebbe un colpo di fortuna incredibile... ma decidere su due piedi di lasciare l'Italia, la madre, gli amici, la sua città e tutta una vita a Roma per andare in un paese arabo, sposando un perfetto sconosciuto, non è da lei!

Eppure, quando conosce il bel principe Salim, si rende conto che dopotutto quel matrimonio potrebbe essere la soluzione a tutte le sue difficoltà.

Salim, infatti, le fa una proposta conveniente dal punto di vista economico, che la vede impegnata a recitare il ruolo di sultana dello Sharjarian e di consorte devota solo per un anno, trascorso il quale... ognuno per la sua strada: il principe avrà comunque obbedito al padre - ossessionato dalla maledizione di tanti anni prima - e Melania si ritroverebbe ricca, cosa che mai accadrebbe continuando a pulire le camere d'albergo.

Certo, Salim non è proprio il principe azzurro delle fiabe o il gentiluomo dei romanzi dell'Ottocento: arrogante, irritante, nervoso, sarcastico, dai modi bruschi e anche un tantino autoritario, senza considerare che comunque appartiene ad un mondo con usi, costumi, tradizioni religiose molto differenti da ciò cui è abituata lei.

Accettare e dare una svolta a tutto o continuare la propria grama esistenza, lasciando il sultano dello Sharjarian a risolvere da sé i problemi con incantesimi e maledizioni?

La tentazione di accettare è forte e Salim sa come essere persuasivo; il fatto che sia bello, poi, non è un aspetto irrilevante (a dire il vero, Melania ne è attratta dal primo momento in cui il suo sguardo incrocia quello di lui, che le si presenta una sera in un locale ma sotto mentite spoglie, senza rivelare la propria identità) ma soprattutto le fa gola la controfferta del principe, se lei decidesse di sposarlo.
Sia chiaro, neppure lui è d’accordo con l’idea del padre di prenderla in moglie ed è per questo che spera che lei accetti le condizioni di un appetibile accordo segreto con cui portare avanti un matrimonio di sola facciata per un tempo limitato.

Melania, seppur titubante, si butta in questa incredibile avventura, che la conduce nello Sharjarian, a contatto con una società che segue i principi dell'Islam e in una realtà contrassegnata dalla ricchezza, da ogni comodità possibile, di cui mai lei si sarebbe immaginata di poter godere.

Le sembra di vivere in una favola, la sua favola, sicuramente poco romantica e molto particolare: non è l'amore ad unirla al bel Salim, e anzi a volte sembra che lui a malapena la sopporti; ma Melania non si lascia impressionare, sa come rispondergli per le rime, lasciandogli capire che lei non è una donnicciola senza carattere, una bambolina che dice sì ed obbedisce al signor marito, come forse lui si aspetterebbe, nonostante il loro sia un matrimonio sui generis.

A creare dinamiche nel loro rapporto ci pensano alcune persone che ruotano attorno ai due sposi, che tanto facilmente si provocano a vicenda, battibeccando con battute taglienti: il cugino di Salim, l'allegro e simpatico Majd, che ha due mogli (con una di esse Melania allaccerà un bel rapporto d'amicizia), Rasha, la dolce e fedele dama di compagnia che l'è stata assegnata, ma anche il triste ricordo delle due mogli precedenti.
Salim, infatti, è già stato sposato e purtroppo esse sono morte in circostanze piuttosto strane, poco chiare. 

Che la maledizione non c'entri nulla, lo pensano entrambi: Salim è convinto di essere lui la causa, di non riuscire a rendere felici le sue spose. L'amore sembra fuggire da lui e, cosa più drammatica, a farne le spese finora sono state le sue defunte consorti.
Dal canto suo, Melania pensa che dietro quei decessi, ci dev'essere sotto qualcos'altro... Ma cosa? A palazzo si vocifera che potrebbe essere colpa proprio dell'affascinante ma indecifrabile principe, ma la giovane sultana non lo vede capace di azioni deplorevoli. E poi perché dovrebbe macchiarsi di... non uno ma due delitti?

E se tra quelle magnifiche e grandi stanze della dimora del sultano si nascondesse qualcuno che crede di avere delle ragioni per voler danneggiare Salim e le mogli? Possibile che dietro all’apparente vita dorata di corte si celi qualcosa di oscuro e pericoloso?

I giorni e le settimane passano e Melania e Salim hanno modo di conoscersi sempre meglio, il che li porta a volte a discutere e punzecchiarsi, altre volte a trascorrere insieme serate tranquille - complice un romanzo molto amato dalla ragazza (come scriverebbe Dante: "Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante”) -, in cui tra loro sembra instaurarsi una chimica, un'intesa inaspettata ma sincera e piena di passione.

I rapporti tra i due sposi, dapprima burrascosi per via dei caratteri diversi, migliorano pian piano e proprio quando le cose tra marito e moglie sembrano andare per il meglio, la salute di Melania inizia a vacillare senza un'apparente ragione.
Cosa sta succedendo? Cosa si nasconde dietro al suo malessere? Si tratta della maledizione o qualcuno trama alle spalle del sultano?

“La mia favola da Le mille e una notte” è un romantic suspense ambientato ai nostri giorni, prima nella capitale italiana e poi nel magico e opulente regno dello Sharjarian, che vede la protagonista fare un salto di qualità nella propria esistenza; Melania deve confrontarsi con una realtà decisamente differente e lontana dalla propria, in particolare per quanto concerne il ruolo della donna - la sua sottomissione all'uomo, al marito in primis, il dover convivere con altre eventuali mogli del proprio consorte, l'osservanza di riti e tradizioni arabe.
I caratteri dei due protagonisti emergono con chiarezza dalle loro parole e dai loro comportamenti: entrambi hanno una personalità forte, sono testardi, orgogliosi, ma anche desiderosi di amore e presto o tardi dovranno capire se vogliono rendere il loro matrimonio un legame vero o lasciare che sia un semplice contratto a tempo determinato.

È un romanzo la cui struttura si basa sull'abbondanza di dialoghi, attraverso i quali seguiamo lo svolgersi delle vicende, i rapporti tra i personaggi, i loro modi di essere; intrigante il tocco "giallo" finalizzato a scoprire se e chi possa architettare del male contro Salim e consorte e per quale ragione.
Il linguaggio semplice e colloquiale e i dialoghi spigliati danno scioltezza e agilità alla lettura, che risulta gradevole e adatta ai lettori che abbiano voglia di leggere una storia sì romantica ma anche vivace all'interno di una cornice esotica e "da sogno".

martedì 10 maggio 2022

Anteprima Rizzoli Noir: 🌙 LA SETTIMA LUNA di Piergiorgio Pulixi 🌙 dal 31 maggio in libreria

 

Una bella notizia per i lettori che, come me, amano Piergiorgio Pulixi e aspettano, sempre come me, con trepidazione ogni suo nuovo libro: a fine mese lo scrittore sardo ritorna in libreria con il sequel di "Un colpo al cuore" (RECENSIONE) e "L'isola delle anime" (RECENSIONE).


Vito Strega, Eva Croce e Mara Rais tornano, insieme a tutta la squadra al completo, e non solo loro: anche il caso di Dolores Murgia, che arriva fino in Ticino, dove una ragazza è scomparsa.
Cosa unisce questo caso con quello seguito da Croce e Rais? E perché Vito è coinvolto? C'è forse qualcosa di personale che lo lega all'indagine?


LA SETTIMA LUNA
di Piergiorgio Pulixi


Ed. Rizzoli
408 pp
16 €
USCITA:
31 MAGGIO 2022

Il vicequestore Vito Strega ha di che festeggiare, mentre è in uno degli hotel più incantevoli della Sardegna:  la nascita della nuova unità investigativa sui crimini seriali.
Con lui ci sono le inseparabili ispettrici Eva Croce e Mara Rais e finalmente tutto sembra andare per il verso giusto.

Fino a quando una telefonata li riporta alla realtà: nelle terre paludose del Parco del Ticino è stato ritrovato il corpo di una ragazza.
Quando l’ispettrice Clara Pontecorvo arriva sul posto, stenta a credere ai propri occhi: la vittima ha le mani legate dietro la schiena e indossa una maschera bovina. Mancava solo questo per Clara, che ha già un grosso problema: è alta 1,98, non trova mai dei vestiti adatti a lei. Tantomeno un uomo.
L’istinto le dice che quella scena del crimine potrebbe essere la riproduzione di un altro delitto avvenuto anni prima in Sardegna.
E nessuno meglio di Strega, Rais e Croce, conosce quel caso, che aleggia ancora nelle loro vite come un’ossessione. Ora a piede libero c’è un emulatore, che vuole i riflettori puntati su di sé…
I poliziotti dovranno essere più uniti che mai, e Vito Strega, per la prima volta così vulnerabile, si troverà a fare i conti con il proprio passato.

Dall’inizio alla fine, una domanda, come un tarlo, accompagna Strega e noi lettori: sono i poliziotti a dare la caccia al killer o è lui a dare la caccia a loro?

lunedì 9 maggio 2022

[[ SEGNALAZIONE ]] QUANDO GIOVANNI DIVENTÒ FALCONE di Girolamo Lo Verso



A trent'anni dalla strage di Capaci, sarà presentato a Roma il libro QUANDO GIOVANNI DIVENTÒ FALCONE (PandiLettere ed., 126 pp, 14 euro) del professore Girolamo Lo Verso, ordinario di psicoterapia, Dir. Scientifico corso di specializzazione in psicoterapia individuale e di gruppo Scuola di PolisAnalisi. 

La presentazione avrà luogo il giorno 19 maggio alle ore 10:30 in occasione del trentennale della scomparsa di Giovanni Falcone, nell’ Auditorium di Piazza Adriana, 3 a Roma (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra) presso il Tribunale di Sorveglianza.

Battute di pesca spensierate, discussioni serali sulla Sicilia, il mare, i libri, la vita. 
Per Girolamo Lo Verso l’amicizia con Giovanni Falcone inizia prima del Pool antimafia. Prima della vita blindata alla Procura di Palermo. 
Inizia negli anni Settanta quando il giudice più famoso al mondo era semplicemente Giovanni, un instancabile nuotatore in servizio al Tribunale di Trapani, e l’autore semplicemente uno psicoterapeuta all’Asp di Trapani ed un appassionato esploratore e pescatore subacqueo.

Ricordi privati, ma sobri, custoditi con cura per molti anni dal professor Lo Verso, che vengono ora condivisi per diventare patrimonio di conoscenza condivisa ma, soprattutto, stimolo di riflessione sulla storia di Falcone, della Sicilia e dell’antimafia a trent’anni dalle Stragi del ‘92.

Il testo parla anche del suo metodo e della ricerca sulla psicologia mafiosa collegabile al suo pensiero. 
Il libro è arricchito dalla prefazione di Francesco La Licata e dalla postfazione di Roberto Di Bella.

Farà da moderatore Viviana Langher (Presidente laurea magistrale in psicologia clinica, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”); interverranno a conversare con l'Autore Gigi Clemente (regista), Lara Di Carlo (editrice di PandiLettere), Pietro Grasso (già presidente del Senato e procuratore nazionale antimafia), Filippo Pergola (direttore Scuola di PolisAnalisi).
Letture dell’attrice Tiziana Narciso

sabato 7 maggio 2022

Il 7 maggio 1812 nasceva ROBERT BROWNING

 

Oggi è il compleanno di mia madre. 

Ma non solo, anche di Barbara D'Urso, Chiara Ferragni ed altri personaggi famosi, tra cui di uno dei più importanti poeti inglesi del periodo vittoriano: Robert Browning.

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Nato il 7 maggio 1812 a Camberwell, un sobborgo borghese di Londra, è cresciuto assorbendo l'amore per la musica dalla madre (di origini germaniche e scozzesi) e l'incoraggiamento ad intraprendere la carriera di letterato dal padre (importante bancario della Banca d'Inghilterra), i cui sogni artistici e accademici erano stati distrutti da necessità finanziarie e questo lo aveva resto ben disposto a sostenere la precoce passione per l'arte e la letteratura (in casa la biblioteca era vastissima, comprensiva di 6.000 titoli, da cui il piccolo Robert attinge sin da subito) e, successivamente, gli sforzi del suo amato figlio per pubblicare poesie.
Era portato anche per le lingue (parlava francese, greco, italiano, latino...).
È del 1833 la sua prima opera, pubblicata a spese della famiglia e privo della propria firma: "Pauline: frammento di una Confessione", lungo poema autobiografico, in cui Robert esprime i suoi conflitti interiori; purtroppo, questo primo lavoro non ottiene alcun successo.

Anche il secondo libro viene pubblicato con gli aiuti finanziari paterni: "Paracelsus", comprendente una ampia gamma di monologhi incentrati sulla figura sfuggente del leggendario ed omonimo alchimista; in esso è ravvisabile una certa crescita e maturazione poetica, che gli fanno guadagnare critiche positive da letterati, che cominciano ad invitarlo nei loro circoli.

Ma il suo talento di drammaturgo e compositore comincia ad emergere in modo palese quando, nel 1837, scrive la sua prima tragedia ("Strafford"), nonostante non si attiri molte critiche positive; fatto sta che da quel momento Browning viene chiamato a comporre e a riadattare numerosi drammi, comprese alcune tragedie shakespeariane, spesso su commissione del grande attore londinese W. Ch. Macready.

Altre opere di rilievo: "Sordello" (poema incentrato su un guerriero-poeta), "Pippa passa", "Poesie drammatiche", "Romanzi e liriche drammatiche", ad oggi ritenuto uno dei suoi migliori lavori.

Nel 1845 comincia una fitta corrispondenza epistolare con la poetessa di origini giamaicane Elizabeth Barrett; l'anno successivo i due si sposano in segreto per sfuggire al padre di Browning, il quale ha posto il divieto di matrimonio per entrambi i suoi figli.
casa Guidi
(beniculturali.it)

I due vengono in Italia, in Toscana, prima a Pisa e poi a Firenze, facendo di Casa Guidi la loro dimora dal 1847 fino al 1861. Qui, il 9 marzo del 1849, nasce il loro unico figlio, Robert Wiedemann Barrett Browning.

Durante il soggiorno italiano, continua a scrivere e pubblicare: "La vigilia di Natale e il giorno di Pasqua" (1850) e "Uomini e donne" (1855), ispirato dalla poesia d'amore di John Donne e formato da 51 componimenti.


Elizabeth Barrett
(Libreriamo)



Sua moglie Elizabeth muore nel 1861 e Robert fa ritorno a Londra, senza mai più mettere piede a Firenze. 
Devono passare tre anni prima che egli riprenda a pubblicare ed è la volta dell'apprezzatissima "Dramatis Personae", diciotto poemi in forma di monologhi raccontati da importanti personaggi della storia e della letteratura; segue l'altrettanto amata opera "Euridice a Orfeo".

Ma il suo indiscusso capolavoro è "L'anello e il libro" (1869), lungo e ambizioso poema in versi sciolti, composto da quattro libri e che lo consacrerà tra i grandi della letteratura inglese.

Mentre è in casa di suo figlio, a Venezia, Robert Browning muore all'età di 77 anni a causa di una complicazione per via della sua bronchite cronica. È il 12 dicembre del 1889 e in quello stesso giorno esce la sua ultima opera, "Asolando", che comprende altre liriche molto apprezzate.



INCONTRO NOTTURNO

Il mare grigio e la lunga riva nera;
e la mezzaluna gialla, grande e bassa;
e le ondine smosse che balzano
in circoli di fuoco destate dal sonno,
mentre approdo veloce alla cala,
e smorzo l’abbrivio nella sabbia melmosa.

Poi un miglio di tepida spiaggia profumata di mare,
tre campi ancora, appare una cascina;
un tocco ai vetri, il rapido secco strofinio,
il bagliore azzurro d’un fiammifero che s’accende,
una voce più sommessa, dalla gioia e la paura,
di due cuori che battono l’un per l’altro.


STARÒ ACCANTO

“Starò accanto alla fiamma luminosa,
sopra un sapiente libro, da uomo anziano,
mentre l’imposta batte, tormentosa,
voltando e rivoltando un foglio, piano:
ormai non più poesia, ma solo prosa.”

(da”Accanto al camino”,
trad. di Roberto Piumini,
Interlinea 2001)






Fonti:

https://www.poetryfoundation.org/
https://biografieonline.it/biografia-robert-browning
https://www.biography.com/writer/robert-browning (foto)
https://simposiodellapoesia.wixsite.com/simposiodellapoesia

giovedì 5 maggio 2022

RECENSIONE ★★ LA SORELLA PERDUTA di Kate Furnivall ★★



Mentre i rumori di una guerra imminente echeggiano in Europa e c'è chi è disposto a sacrificare la Francia e a consegnarla nelle mani della Germania nazista di Hitler, due gemelle - legatissime ma molto diverse tra loro, sia per carattere che per ideologia politica - condividono un segreto terribile: un evento tragico che le ha segnate e, pur legandole in un patto silenzioso, le ha allontanate.
Ma nonostante tante complicazioni, sotterfugi e tradimenti sembrino lavorare per separarle, le loro vite e le loro anime sono profondamente unite e l'una sarà sempre disposta a sacrificarsi per la felicità dell'altra.


LA SORELLA PERDUTA
di Kate Furnivall



Ed. Piemme
trad. C. Ingiardi
416 pp
Risvegliarsi nello studio del proprio padre, accorgersi di avere le mani insanguinate e che il proprio genitore è riverso sul pavimento, morto.

È il 1930 e la diciassettenne Romaine Duchamps è confusa, spaventata: non ha idea di cosa sia successo in quella maledetta stanza.
Ha ucciso suo padre?
Ci sono solo loro due e se lei è sporca di sangue e l'uomo è senza vita, la ragione suggerisce che non ci siano molte spiegazioni a quella situazione. 
E poi sua sorella gemella, Florence, glielo conferma: lei, Romaine, ha ucciso il loro padre. Inutile indagare sui perché, e del resto Romaine non ricorda assolutamente nulla e non saprebbe dire cosa sia successo e cosa possa averla spinta ad aggredire il padre fino ad ammazzarlo: non resta che preparare un piano per evitare che Romy sia accusata di omicidio e finisca condannata alla ghigliottina. 
Le bugie. Ecco a cosa bisogna ricorrere.

Otto anni più tardi, la bella, bionda e riccia Romy, passionale e irrequieta, vive una vita avventurosa, fatta di viaggi e amori passeggeri tra le spiagge mediterranee della Spagna e il freddo Atlantico.

A dare colore e vitalità alla sua giovane vita ci pensa l'aviazione: la ragazza, infatti, ha una grande passione per gli aerei ed è diventata un'abile aviatrice; ma quella che è nata come una semplice passione ben presto - in un'Europa sempre più scossa dai venti di guerra - diviene una missione di ben altro tenore.

Romy lavora per Léo Martel, un tempo ottimo pilota ma che, a causa di un brutto incidente aereo, ha perduto l'autorizzazione a volare.
L'uomo è un tipo molto riservato, restio a manifestare emozioni, di poche parole ma con un gran senso pratico e, più di tutto, pronto a collaborare alla nobile causa di fermare il nazifascismo, che si sta facendo ogni giorno più strada in Europa, Francia compresa.
È proprio lui a reclutare persone interessate alla medesima causa politica e a coordinare le loro azioni
con quelle delle altre cellule clandestine che si nascondono a Parigi; anche con la indomita Romy, Léo ha cominciato a parlare della guerra civile spagnola, delle idee e dei principi che erano in gioco. Le ha spiegato come i partigiani si stiano battendo contro i fascisti di Franco – che sono appoggiati invece da tedeschi e italiani –, e come stiano attraversando un brutto momento. 
E poiché anche Romy  ha un alto senso della giustizia e detesta la tirannia dei dittatori, è stata ed è ben felice di mettere le sue capacità di aviatrice al servizio della causa repubblicana, consegnando pacchi e viveri. 

Sua sorella Florance, dal canto suo, vive a Parigi, ha sposato un potente politico, Roland, e i due hanno una bambina, Chloé.

Il loro comune segreto - cos'è successo nello studio paterno, otto anni prima? Com'è possibile che Romy non ne abbia memoria, o meglio, che ne ricordi, e male, solo alcuni offuscati frammenti? - è un argomento tabù, e inutili sono sempre state le domande angosciate di Romaine, i cui grandi sensi di colpa per essere l'assassina del padre non l'hanno mai abbandonata.
Sarà per questo gravoso fardello che si porta sul cuore, che la donna negli anni si è lasciata andare ad uno stile di vita disordinato, contrassegnato dal gioco d'azzardo, dalla frequentazione di uomini poco raccomandabili, con cui condividere qualche ora di piacere tra le lenzuola, e dall'uso smodato di alcool.
Sì, Romaine Duchamps fa parte di quella schiera di persone disperate e sole che affogano i dispiaceri e i brutti pensieri in whisky e affini.

Chissà, magari perdendo conoscenza a furia di bere, qualche dettaglio importante che le faccia riaffiorare la memoria potrebbe affacciarsi e aiutarla a mettere ordine nella confusione che ha in testa!

Intanto, Romaine si rende conto che qualcuno sospetta del suo coinvolgimento nelle cellule clandestine di Martel e questo la mette in serio pericolo..., ma di certo non la ferma, anzi.

La donna non si ferma neppure quando, dopo aver conosciuto alcuno tedeschi - amici di suo cognato Roland -, realizza che essi le stanno col fiato sul collo e che sono intenzionati a stanare questi sporchi "comunisti" che vorrebbero ostacolare il nazifascismo e mettere i bastoni tra le ruote ad Hitler.

Romy e Martel - con i loro amici al seguito - hanno non pochi nemici nascosti nei vicoli bui di Parigi, che li seguono silenziosi, pronti ad ucciderli; ma a turbare la ragazza è il sospetto che sia implicato anche il marito della sorella: anche Roland è in combutta con i nazisti, coinvolto in pericolosi
maneggi segreti con la Germania allo scopo di consegnare una Francia docile e sottomessa nelle mani ingorde di Hitler?

E Florance è eventualmente al corrente delle attività politiche del marito, al soldo dei tedeschi?
Non si rende conto che questo potrebbe mettere a repentaglio anche la vita della piccola Chloé?

Chloé ha sei anni ed è la luce degli occhi non solo di sua madre, ma pure di zia Romy, che darebbe la vita per quella piccola, così somigliante a lei nel viso, negli atteggiamenti, nel carattere vivace e determinato.

Ma la gemella e la nipotina non sono le uniche persone per le quale Romaine è disposta a sacrificarsi; ce n'è un'altra: un uomo che lei stima e per il quale sente crescere, di giorno in giorno, un grande affetto.
È Léo Martel, il suo "capo", l'unico uomo che sa abbracciarla con tenerezza, che la tocca con rispetto e la fa sentire protetta e amata.

Purtroppo i tamburi di guerra suonano sempre più forti, la città di Parigi (e non solo essa) è attraversata da forze contrastanti, divisa tra chi odia il nazismo e chi vuole imporlo, e ciascuno schieramento è pronto ad uccidere senza scrupoli per impedire all'altro di portare avanti i propri piani.
La Storia entra con irruenza nelle vicende private delle sorelle Duchamps, contribuendo suo malgrado a schiarire le nebbie fitte dei ricordi confusi di Romaine circa quell'infausto giorno, in cui lei si è sporcata le mani del sangue di suo padre.

Di quell'omicidio fu ingiustamente accusata una persona innocente e Romy - negli anni - non s'è data pace e, a modo suo e per quello che le era possibile, ha cercato di alleviare le sofferenze della famiglia del povero malcapitato.

Ma il cuore non si placa e gli spettri del passato continuano a bussare impetuosi, e questi spettri parlano tedesco.
Sì, nei ricordi che man mano si fanno spazio nella sua mente, ci sono voci di uomini tedeschi che parlano in modo concitato con il padre.

È possibile che ci fossero altre persone nello studio, quel giorno? Se sì, di chi si tratta? Perché erano lì e stavano litigando con il padre?

Per quale ragione Florance non fa che incoraggiarla a dimenticare il passato e a smetterla di sentirsi schiacciata dai sensi di colpa?
E se le cose non fossero andate esattamente come la scaltra e razionale gemella le ha sempre raccontato?

Ciò che Romaine non avrebbe mai immaginato è scoprire di essere al centro di un intrigo di bugie, tradimenti, complotti per mettere a tacere verità scomode, che metterebbero nei guai le persone coinvolte.

A volte, ci si sente costretti a mentire anche per amore, per evitare a chi si ama conseguenze drammatiche e irreversibili.
Ma, si sa, prima o poi la verità viene fuori e il precipitarsi degli eventi, unito alla caparbietà di Romaine, scioglierà ogni nodo e chiarirà ogni dubbio su chi ha colpa e su chi, avendo troppi interessi in gioco, ha fatto di tutto per reggere una fitta rete di menzogne.

 Historical fiction appassionante, con uno sfondo storico ben preciso, che mette al centro due sorelle uguali fisicamente ma caratterialmente molto differenti, il cui destino sarà inevitabilmente condizionato dalla personalità di ciascuna; il legame che le unisce è viscerale, simbiotico, ma questo non impedisce che ci siano dei segreti a dividerle.

La Parigi di questo romanzo ambientato nel 1938 - sull'orlo della guerra con la Germania nazista -, non ha atmosfere attraenti e liete, tutt'altro: si respira tensione, una sensazione concreta di panico represso, di follia e concitazione, proprie di quel momento storico drammatico e denso di avvenimenti importanti; il lettore è immerso nelle continue avventure che coinvolgono Romaine, sempre vicina a continui pericoli, a provare sulla propria pelle i brividi della paura e l'eccitazione di chi è pronto a ingoiare ogni esitazione e ogni lacrima pur di non soccombere davanti al nemico.
La trama è ben strutturata, ricca di avvenimenti, con un ritmo incalzante, con momenti in cui la tensione emotiva sale e, disseminati qua e là, ci sono diversi indizi che fanno intuire al lettore determinate verità e colpi di scena; le personalità dei personaggi - principali e secondari - emergono con chiarezza, in particolare quelle delle due sorelle, i cui punti di vista si alternano nel corso della narrazione.

"La sorella perduta" è una storia di amore (tra sorelle, di coppia, per un'ideologia), di perdita, di rimorsi e sensi di colpa, di bugie, segreti e tradimenti, il tutto sotto la cupa ombra della guerra.

Unico neo, che però riguarda la scelta editoriale italiana, è il titolo: in lingua originale è "The betrayal", il tradimento, ed è assolutamente azzeccato; invece, nella traduzione nella nostra lingua diventa appunto "La sorella perduta", scelta che trovo fuorviante e non aderente alla trama; a meno che non si intenda quel "perduta" in senso moooolto metaforico... Ma insomma, resta comunque una traduzione un tantino forzata.

Però a parte questo devo dire che è stata una lettura trascinante e la consiglio se vi piace questo genere di romanzi con protagoniste femminili dalla tempra solida e robusta (non priva di fragilità, certamente) collocate in un periodo storico complesso come quello della seconda guerra mondiale. 

mercoledì 4 maggio 2022

Viaggiare leggendo... a Parigi ("Le piccole libertà" tour)



Uno degli ultimi romanzi letti - Le piccole libertà - mi ha portata a Parigi e mi ha permesso di fare un bel tour tra le sue strade.

Partiamo da Rue de la Bûcherie 37, la via della libreria Shakespeare and Company, cuore pulsante del romanzo.
Fondata da George Whitman nel 1951, inizialmente si chiamava Le Mistral e questo fino al 1964, quando il proprietario le cambiò nome in occasione del quattrocentesimo anniversario della nascita di Shakespeare, ribattezzandola, appunto, Shakespeare and Company in onore della leggendaria libreria che Sylvia Beach aprì, nel lontano 1919 in Rue de l’Odéon, proprio con questo nome e che era frequentata, tra i tanti, da Hemingway, Joyce e Fitzgerald. 
La libreria di Whitman vende libri in inglese ed è stata punto di riferimento per autori come Henry Miller, Anaïs Nin, William Burroughs; al suo interno si organizzano eventi con scrittori famosi e vengono ospitati giovani artisti e aspiranti scrittori provenienti da tutto il mondo.


https://shakespeareandcompany.com/




Altro luogo importante nella storia è rue Poulet ("via Pollo"), dove vive Vivienne (la zia della protagonista) e che prende nome dal proprietario del terreno su cui è stata aperta la strada.

google maps


So che può sembrare più decadente che romantico, ma Oliva ci porta, con i suoi amici, al cimitero di Père-Lachaise, più precisamente sulla tomba di Edith Piaf, cui rendono omaggio cantando una sua canzone.


fonte



Nel suo andare in giro per la capitale francese alla ricerca della zia, la protagonista si ritrova ad attraversare il Pont des Arts, un ponte pedonale che collega l’Académie des Beaux-Arts al Louvre.

È uno dei luoghi simbolo di Parigi, realizzato tra il 1802 e il 1804; rientra tra quei posticini romantici, ideali per passeggiare mano nella mano col proprio innamorato e che negli ultimi anni si era riempito di lucchetti tempestati di nomi, cuori e frasi d’amore. Un po' in stile Moccia, insomma.
Se non vado errata, qualche anno fa i lucchetti sono stati rimossi.

ponte e lucchetti

TripAdvisor
















Altra meta: il Caveau des Oubliettes,  un locale molto piccolo dove si fa jazz, con i soffitti ad arco scavati nella pietra e un seminterrato. 
Sito in rue Galande 52, a due passi da Notre Dame, nel cuore del Quartiere Latino, è un ritrovo per chi ama la musica, che sia un musicista, un cantante o un semplice ascoltatore.


tripadvisor


Quartiere di Saint-Germain. 

"Le strade sono affollate di turisti e di famiglie. È una giornata afosa, sembra quasi estate. L’insegna del Café de Flore spicca in mezzo a fioriere sospese straripanti di verde. Il perimetro del locale è delimitato da tavolini tondi con sedie impagliate rosse e bianche".

tripadvisor



Jodorowsky
Al caffè Le Téméraire, dietro la Gare de Lyon, la nostra Oliva va per consultare i tarocchi; o  meglio, in realtà ci va per incontrare sua zia, che le dà appuntamento lì e che ha prenotato per lei un incontro con Alejandro Jodorowsky, il quale le darà degli input importanti per guardarsi dentro e prendere determinate decisioni.

Questi è uno psicomago che, convinto di come il condizionamento psicologico positivo aiuti ad essere meglio predisposti nell’affrontare gli affanni della vita, incoraggia le persone a guardare i propri problemi da prospettive diverse da quelle consuete, per cercare di tramutare anche le cose negative in qualcosa di positivo.


(da Foursquare)



Appassionata di dolci (sia per prepararli che per mangiarli), Oliva si reca in una fornitissima pasticceria nel centro di Parigi, in Rue Montorgueil, 51: Patisserie Stohrer, che porta il nome del suo fondatore Nicolas Stohrer, pasticcere del re Luigi XV. Pare sia considerata la pasticceria più antica della capitale, dove è possibile gustare delizie sia dolci che salate; notevole è il sontuoso arredamento del negozio, classificato monumento storico.

fonte


Non so voi, ma io sono golosissima e moooolto volentieri farei un giro in questa (e non solo) pasticceria; fintanto che me ne sto a casa, ho dato un'occhiata al sito e m'è venuta un'acquolina... *_*

Se volete ingoiare a vuoto, fate un salto     QUI

Stiamo arrivando alla fine del nostro virtuale minitour e approdiamo alle Camargue (si trova tra i due bracci del delta del Rodano e il Mar Mediterraneo, a sud della città di Arles, nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra) una porzione di terra di 75.000 ettari di sabbia, paludi, stagni e risaie, un immenso parco di natura incontaminata, dove è possibile ammirare fino a 340 specie di uccelli, tra cui i meravigliosi e leggiadri fenicotteri rosa, ma anche tori che pascolano nella brughiera e cavalli bianchi allo stato brado.





Ultima tappa: attraversiamo insieme alla cara Oliva l’Île de la Cité, l’isolotto che sorge sulla Senna nel cuore di Parigi e che ospita la cattedrale di Notre Dame, la gotica Sainte Chapelle e la celebre Conciergerie, il palazzo reale dei capetingi che divenne una prigione e in cui fu rinchiusa Maria Antonietta.

fonte



Fonti consultate

https://www.parigi.it/
https://planosinfin.com/
Wikipedia
Sito libreria
Google Maps
TripAdvisor
https://www.france-voyage.com/
https://www.ilgiardinodeilibri.it/autori/_alejandro_jodorowsky.php
https://en.parisinfo.com/
https://www.provenzafrancia.it
https://it.france.fr/

lunedì 2 maggio 2022

❤❤ LE MIE LETTURE DI APRILE 2022 ❤❤



Ed ecco le mie letture di aprile!




  1. I MEDICI. UNA DINASTIA AL POTERE di M. Strukul: romanzo storico, il primo libro della saga sulla famiglia fiorentina, la più potente del Rinascimento (3,5/5).
  2. LE PICCOLE LIBERTÀ  di L. Gentile: una libreria, Parigi, i fenicotteri e una ragazza sulle soglie di una rinascita (4/5) [narrativa contemporanea].
  3. OLIVA DENARO di V. Ardone: Oliva paga a caro prezzo il suo essere donna in una società dalla mentalità maschilista. Ma la libertà va conquistata e ad Oliva il coraggio non manca (4.5/5) [romanzo di formazione].
  4. I CURATORI DI SUNBLACK di N.M. Bellenzier: il mondo è devastato da una misteriosa e mortale malattia. Chi c'è dietro la sua diffusione? (3,5/5) [romanzo fantasy].
  5. COME IL VENTO TRA I MANDORLI  di M. Cohen Corasanti: nascere e crescere in Palestina, sotto l'occupazione israeliana, è dura, ma il giovane protagonista riuscirà ad andare incontro al successo grazie alle proprie capacità (5/5) [romanzo di formazione-narrativa storica].
  6. ANIMA LUPI di S. Cardullo: un uomo cambia identità pur di ottenere vendetta contro chi gli ha fatto del male  (2,5/5) [narrativa].
  7. LA STRANIERA  di D. Gabaldon: una donna scompare in un giorno del 1945 per ritrovarsi, grazie a un cerchio di pietre, nel 1743 nelle affascinanti Highlands scozzesi (5/5) [romanzo fantasy-storico].



8. E POI SAREMO SALVI di A. Carati: la tragedia di un popolo, di una famiglia e di una bambina, costretta a fuggire dal proprio paese in Bosnia per venire in Italia, alla ricerca di una nuova vita (5/5) [romanzo di formazione]. 
9. SPATRIATI di M. Desiati: un'amicizia che parte dalla Puglia, passa per Milano e arriva fino a Berlino, per cercare il proprio posto nel mondo e non essere più (soltanto) degli "spatriati" (3.5/5) [romanzo di formazione].
10. MORDI E FUGGI  di A. Bertante:  un giovane nel vortice degli anni di piombo, convinto di poter mettere sottosopra il mondo in nomi degli ideali (3/5) [narrativa storica].
11. QUEL MALEDETTO VRONSKIJ di C. Piersanti: un marito abbandonato dall'amata moglie e che non smette di aspettarne il ritorno (4.5/5) [narrativa contemporanea].


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Le letture più belle del mese scorso sono sicuramente E POI SAREMO SALVI, per avermi raccontato come certe rovine e macerie te le porti dentro per sempre, anche quando dietro le spalle ti lasci quelle materiali; COME IL VENTO TRA I MANDORLI per il contesto di riferimento (Israele-Palestina) e perché ci ricorda che è possibile andare oltre l'odio tra popoli senza con questo chiudere gli occhi davanti alle ingiustizie; LA STRANIERA per la bellezza del periodo storico, della location e dei personaggi.


CITAZIONE DEL MESE.

"La gente odia perché ha paura di ciò che non conosce: se solo le persone avessero l’occasione di conoscere coloro che odiano, di trovare degli interessi comuni, potrebbero superare l’avversione.” ("Come il vento tra i mandorli")


SERIE TV.

Ho accantonato un po' HANNIBAL per far spazio ad una serie che ho trovato girovagando su Raiplay in cerca di folgorazioni: MISS SCARLET AND  THE DUKE, ambientato nella seconda metà dell'Ottocento, in una Londra misteriosa e pericolosa.

La protagonista è una donna molto coraggiosa, testarda, intuitiva, indipendente - Eliza Scarlet -, rimasta al verde dopo l'improvvisa morte del padre Henry, un noto investigatore che le ha trasmesso la propria passione (e professionalità) per il crime. 
Henry collaborava con la polizia di Scotland Yard, in cui lavora l’ispettore William Wellington, noto come il Duca, ex-allievo e grande amico del padre di Eliza, alla quale è affezionato e verso cui nutre un certo interesse, ostacolato dal caratterino peperino di lei, che lo fa innervosire un giorno sì e l'altro pure.

Per non morire di fame, Eliza decide di prendere in mano l'attività investigativa paterna e continuare il 
suo lavoro, decisione ritenuta, da tutti i suoi conoscenti, bizzarra e sconveniente: una donna nubile e sola che se ne va in giro cercando indizi, anche nei posti più malfamati e contattando gentaccia inaffidabile, pur di risolvere i propri casi? Ma che donna insensata!

Senza contare che questo lavoro la mette costantemente nei guai!
Guai dai quali spesso (per non dire sempre) la salva proprio l'intervento tempestivo di William, che l'aiuta sì ma allo stesso tempo la rimprovera aspramente, esortandola ogni volta a smettere di infilarsi in questioni che non la riguardano e che sono pure molto pericolose per lei, donna sola e indifesa (secondo lui).
A volte, pur di fermarla, fa in modo di farle passare la notte in prigione, che forse è l'unica maniera per impedirle di investigare.

Ma Eliza è un vulcano, non la fermano i rimproveri e le urla del Duca né la possibilità di incappare in tipi senza scrupoli, rischiando infatti più di una volta di vedersela brutta.

Grazie alla scaltrezza della donna, alla sua caparbietà e alle indubbie capacità di risolvere casi complessi per la stessa Scotland Yard, William sarà indotto a mettere da parte pregiudizi e scetticismo, arrivando a cambiare idea e addirittura ad aiutarla nelle sue indagini.

La serie, creata da Rachael New e diretta da Declan O’Dwyer, è divertente (le baruffe tra Eliza e il Duca fanno sorridere e sono davvero simpatiche), ironica e avvincente per i casi crime che occupano, di volta in volta, ogni puntata; mi piace la personalità della protagonista, che si ribella alla disparità di trattamento che riceve in quanto donna e pur essendo brava in ciò che fa (anche più di un uomo).

Il personaggio di Eliza Scarlet è interpretato da una brillante Kate Phillip, William Wellington da Stuart Martin.

Le sei puntate della prima stagione mi sono piaciute molto e spero che preso arrivi la seconda.


domenica 1 maggio 2022

Segnalazioni: CINISCA DI SPARTA di Alessandra Leonardi [romanzo storico] /// 2030: APOCALYPSE WAR di Elisa Delpari [fantasy/distopico]



Cari lettori, quest'oggi voglio sottoporre alla vostra attenzione un paio di pubblicazioni: si tratta di un romanzo storico e di un fantasy.


CINISCA DI SPARTA
di Alessandra Leonardi



Editore: Montag
Genere: Narrativa storica
Collana: Le Fenici
Formato: cartaceo
Prezzo: € 19
Pagine: 374 - Brossura
Data di uscita: 
29 gennaio 2022
Le Olimpiadi antiche erano esclusivamente un discorso per uomini. Le donne, da regolamento, non potevano partecipare ai Giochi e potevano presenziare all'interno dello Stadio soltanto se ancora nubili. 
Questo in quasi tutta la Grecia ma non a Sparta dove c'era un'eccezione: la corsa dei carri. 

Questa non è solo la storia delle Olimpiadi, ma la storia di una donna, Cinisca, figlia di Archidamo II, l'austero Re di Sparta, prima donna nella storia che - fra complotti, intrighi, fughe e peripezie di ogni tipo - sentirà il pubblico urlare il suo nome alle Olimpiadi del 396 a. C., e che dopo 2400 anni è ancora un punto di riferimento per tutte le sportive.

Estratto - Incipit

"I dardi infuocati dell’astro trainato da Apollo mi trafiggono il corpo e stille di sudore imperlano la mia fronte, solcandomi il viso, il collo e assestandosi nell’incavo dei seni.
I capelli sciolti, ali di corvo sulla schiena, s’incollano alla pelle. Eolo non dona neppure un refolo di Zefiro a rinfrescare il mio corpo.
Allineata con le mie compagne attendo il segnale di partenza. In fondo c’è un traguardo e devo raggiungerlo per prima.
Nelle mie vene scorre il sangue di Eracle. Sono Cinisca, della dinastia Euripontide, principessa di Sparta.
E devo vincere."



Biografia autrice
Alessandra Leonardi nasce nel 1969 a Roma, dove risiede tuttora. Ha numerosi interessi, tra cui il cinema e le serie tv soprattutto di genere fantastico, i fumetti, i viaggi, l’archeologia, la storia antica e la mitologia. Scrive per alcune testate online e ha un blog, Infiniti universi fantastici.
Ha pubblicato nel 2017 “La fine del Tempo, la fine del Mondo” per la Collana Starlight di PubMe, nel 2018 “Oracoli”, edito da Nps edizioni, e “Il nome segreto”, edito da Arpeggio Libero, nel 2022 “Le streghe della Tessaglia” in ebook per Delos Digital.
Numerosi suoi racconti e poesie sono presenti in diverse antologie.
Nel 2016 ha vinto il 3° premio nella sezione Nanoracconti del Premio Internazionale Napoli Cultural Classic.


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Il secondo libro che vi segnalo è il seguito di 1944: THE REBELLION di Elisa Delpari (recensione >> QUI <<).

2030: APOCALYPSE WAR


Ed. Gruppo Albatros Il Filo
454 pp
Marzo 2022
Elektra ormai è diventata una donna adulta, che lavora come medico chirurgo nel più rinomato ospedale di New York, si è sposata con Daniel l’amore della sua vita… insomma, ora è felice e appagata come non mai.

Ma dopo molto tempo, le visioni che l’hanno accompagnata durante l’adolescenza ritornano prepotentemente nella sua vita. Questa volta gli episodi sembrano appartenere a un futuro post-apocalittico, nel quale la protagonista scorge una New York distrutta da un evento devastante. 
Da quel giorno queste premonizioni di morte e distruzione cresceranno di intensità fino a quando un giorno la sua città verrà invasa da un nemico molto potente: il generale dell’impero giapponese Yamamoto, che sottometterà gli abitanti attraverso i suoi metodi barbari e crudeli, riuscendo così ad avere il totale controllo della metropoli in brevissimo tempo. 

Elektra grazie all’aiuto di un gruppo di ragazzi dalle abilità molto speciali, formerà un team di ribelli con cui combatterà l’invasore fino allo scontro finale, per riconquistare la libertà.


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