Francesco e Claudia: acqua e fuoco, pioggia e fulmini, freddo e caldo. Due personalità che più differenti non potrebbero essere, eppure, al contempo, sono intimamente affini e, soprattutto, entrambi vengono additati come due spatriètə, due irrisolti, inclassificabili, balordi, vagabondi... e, nel loro caso, dei liberati.
SPATRIATI di Mario Desiati
Einaudi Ed. 288 pp |
"Mi chiamo Francesco Veleno, sono il figlio unico di Elisa Fortuna e Vincenzo Veleno, due ex atleti dilettanti, che si sono innamorati durante una puntata di Giochi senza frontiere e per tutta la mia infanzia mi hanno cresciuto con l’idea che li avrei riscattati dal misterioso incidente di avermi messo al mondo"
Non è il massimo per nessuno, quindi neppure per Francesco, pensare di essere nientemeno che un "incidente di percorso" nell'esistenza dei propri genitori.
Insicuro, con la sensazione di fare e dire le cose sbagliate nel posto sbagliato e al momento sbagliato, convinto che la realtà sia quella che gli viene raccontata e non quella che vede, Francesco - che la madre chiama affettuosamente "Uva Nera" per il suo incarnato scuro - resta folgorato il giorno in cui, nel cortile della scuola, la sua attenzione viene catturata fatalmente da una ragazza dai capelli rossi, la pelle di luna, il naso importante e quel suo vestire come un maschio, con i vestiti del padre.
Lei è Claudia Fanelli.
"Quando un fronte d’aria fredda incontra a terra una massa d’aria calda, quest’ultima si alza al cielo. Nascono i temporali. Pioggia e fulmini, acqua e fuoco. Non ho mai capito chi tra i due fosse il caldo e chi il freddo, ma mi ritengo fortunato di aver incontrato il mio fronte opposto in Claudia Fanelli, la spatriata, come qui chiamano gli incerti, gli irregolari, gli inclassificabili, a volte i balordi o gli orfani, oppure celibi, nubili, girovaghi e vagabondi, o forse, nel caso che ci riguarda, i liberati"
Stravagante e vivace, solitaria e sicura di sé, indifferente ai giudizi, agli scherni e ai mormorii dei pettegoli di paese che, a Martina Franca come nelle piccole realtà di provincia, non mancano mai.
Francesco oppone alle frasi taglienti e provocatorie dell'amica - di cui si sente innamorato, pur provando altre e indefinibili sensazioni fisiche verso coetanei del proprio sesso - la propria fede religiosa, che egli vorrebbe fosse più solida di quella che è in realtà.
Ma ogni certezza vacilla quando la ragazza gli svela che, per un bizzarro scherzo del destino, essi sono quasi fratellastri.
Eh già, perché la madre di Francesco, Elisa, è l'amante di Enrico, il padre di Claudia.
Il ragazzo non sapeva questo segreto e scoprirlo lo turba per tante ragioni, tra cui quella di voler essere libero di amare la sua Claudia e di non essere costretto a vederla in un modo differente a causa delle stramberie dei loro genitori.
I due amici diventano praticamente inseparabili ma la ragazza non riesce a farsi andar bene la vita di paese ("Voglio stare dove succedono le cose, e qui non succede niente, non imparo niente"). così decide di andarsene, lasciando solo il povero Veleno con i suoi dubbi, la sua confusione emotiva e sessuale, i suoi risentimenti verso il padre e quelli misti ad amore e tenerezza verso la madre.
Londra, poi Milano e infine Berlino, la capitale europea della trasgressione; ad ogni tappa, la voce squillante di Claudia invita l'amico ad abbandonare la Puglia, la famiglia e tutta quella zavorra che è la ristretta mentalità di paese, e a prendere in mano la propria vita, facendo scelte autonome e libere, assecondando i propri desideri.
Francesco resta e resiste, pur soffrendo la mancanza dell'amica ed essendone geloso - di lei, del suo essere così... "fluida", priva di inibizioni: "dentro di me il fuoco era spento. Mi piaceva restare a Martina perché tenevo a bada l’ansia, la quotidianità era sopportabile".
E intanto scava dentro di sé, restando turbato dalla consapevolezza di certi brividi, pensieri, sensazioni provate abbracciando un amico in oratorio o truccandosi la notte, di nascosto dal mondo, ma non da sua madre, che vede e capisce senza che lui se ne accorga.
Arriverà però il momento anche per Francesco di seguire Claudia, raggiungendola a Berlino e là avrà modo di vivere nuove esperienze e conoscere persone che lo porteranno a capire meglio se stesso, a crescere, e anche se non resterà nella città tedesca per sempre, qualcosa in lui cambierà.
Si vedrà per come gli altri lo vedono da fuori, "Una vittima del patriarcato fascista, che non sapeva nemmeno riconoscerlo."
E Claudia? Lei è un po' mamma, un po' sorella, un po' amica del cuore, inafferrabile e senza freni, anima libera ma bisognosa di dare e ricevere amore, di legami che rappresentino una casa a cui tornare:
"...il cuore di Claudia era troppo grande, sprecato per contenerne uno solo, c’era spazio per una famiglia intera, per un’amicizia, per un figlio, per l’umanità."
Claudia e Francesco: "solitudini perfette. Due monadi", "nozionisti e idealisti e guardavamo al futuro pieni di paura e possibilità (io), speranza e determinazione (lei)", con l'attitudine a vivere in altri mondi, a immaginare storie impossibili; seppur distanti chilometri, diventano adulti insieme, e anche quando sembrano allontanarsi, finiscono sempre per ritrovarsi.
Attraverso questi due personaggi così all'opposto ma inseparabili, che si capiscono con uno sguardo, con i silenzi, con i non detti prima ancora che con le parole, Mario Desiati dà voce alle inquietudini, ai turbamenti, agli eccessi e alle inibizioni di una generazione cresciuta in un paese piccolo e che ha voglia di spiccare il volo lontano da casa, alla quale si sente sì legata ma, allo stesso tempo, da essa vuol prendere le distanze, non sempre riuscendoci.
"Le nostre origini ci rimangono addosso come una voglia gigante sulla pelle, che puoi coprire con tutti i vestiti che vuoi, ma resta sotto e quando ti spogli la vedi.
Eravamo usciti dalle nostre famiglie riportando ferite profonde, ma le nostre famiglie non erano uscite da noi."
Il protagonista è un ragazzo timido, schivo, insicuro e trova nella spavalda e irrequieta Claudia il modo per conoscersi ed accettarsi, dando sfogo a istinti e curiosità relative al sesso e al volerlo vivere in libertà, senza schemi, preconcetti e limiti stabiliti da altri, dalla società.
Francesco è un figlio che non vede nei genitori un punto di riferimento, un modello di vita, e se tende a snobbare un po' il padre, a prenderlo poco sul serio, è dalla madre che vorrebbe attenzioni e di lei, in certi frangenti, si sente geloso: geloso di quell'amore segreto con il papà di Claudia; geloso del rapporto d'amicizia e complicità tutta al femminile - fatta di sorrisi eloquenti, di chiacchierate a bassa voce in cucina di notte, come se fossero mamma e figlia - tra la propria madre (che si rende conto di conoscere poco) e la sua Claudia.
È un amico che si preoccuperà sempre di quella rossa che vestiva da uomo e di cui non riesce a non essere innamorato; desidera sentirla spesso quando lei è fuori, vuole che gli racconti tutto di sé, della gente che incontra , degli uomini e delle donne con cui ha relazioni, che siano di sesso o d'amore.
Il lettore vede Francesco (voce narrante) cambiare negli anni, fare esperienze, e tutta la sua complessa personalità emerge, insieme ai suoi pensieri, i dubbi, le paure, le contraddizioni, la confusione in merito alle sue preferenze sessuali, il rapporto con Claudia e ciò che esso significa per lui.
La scrittura di Desiati è schietta e decisamente disinvolta ed esplicita quando si sofferma su giovani corpi vogliosi di toccarsi, fondersi, trarre piacere da questi incontri trasgressivi, in cui ognuno si sente libero di vivere il desiderio nei modi che vuole.
Ma è anche romantica e poetica quando ci parla del legame profondo che unisce Claudia e Francesco, del bisogno d'amore e di cura, della solitudine, del senso di inadeguatezza, del desiderio di felicità di questi spatriati, raminghi e senza meta, o forse solo semplicemente giovani alla ricerca del proprio posto nel mondo.
Mi è piaciuta la scelta di intitolare ogni capitolo con delle parole-chiave in dialetto martinese e in tedesco.
Un romanzo di formazione con personaggi interessanti, con una scrittura sincera, aperta, e anche se non posso dire che mi abbia coinvolta totalmente e in modo costante durante tutta la lettura, trovo comunque che lo stile sia scorrevole, il che rende il libro nel complesso piacevole; ho apprezzato la delicatezza e la sfumatura malinconica di molti passaggi, alcuni dei quali potete leggerli di seguito.
Alcune citazioni:
– Non risparmiarmi nessun dettaglio, – le chiedevo, e sapevo che solo cosí avrei provato piacere nel mio dolore."
"... non tutti reggono il dolore delle persone che pensano di amare.
– Cosa vuoi dire? – Ero spaventato, mi mettevano a disagio quelle confessioni.
– Che devi farti forte e reggere il dolore della persona che ami. Per esempio, non essere mai se stessi per tutta la vita è un dolore."
– Cosa vuoi dire? – Ero spaventato, mi mettevano a disagio quelle confessioni.
– Che devi farti forte e reggere il dolore della persona che ami. Per esempio, non essere mai se stessi per tutta la vita è un dolore."
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz