martedì 4 febbraio 2025

STORIA DI CHI FUGGE E DI CHI RESTA di Elena Ferrante - L'amica geniale III [ RECENSIONE ]



Nel terzo volume de L'amica geniale ritroviamo Lila e Lenù, ormai donne e ciascuna impegnata a costruirsi la propria esistenza rispettivamente dentro e fuori dal Rione.
Se piano piano, per Lila (sebbene dopo non poche difficoltà), si aprono prospettive di vita migliori, ad avere un percorso quasi inverso è Elena, che passa dalle gratificazioni ottenute a livello personale e famigliare, a una condizione di crisi e insoddisfazione che la porterà a compiere scelte inattese e discutibili.


STORIA DI CHI FUGGE E DI CHI RESTA 
di Elena Ferrante



Ed. E/O
384 pp

Abbiamo lasciato Elena, nel secondo volume, mentre presentava il proprio romanzo a Milano; l'abbiamo vista, però, in serie difficoltà nel cercare di difendere il proprio esordio in letteratura: lei per prima non riusciva a tirar fuori argomentazioni sensate per far comprendere ai presenti i pregi del proprio romanzo.
Finché dal fondo della stanza non ha udito una voce conosciuta che si è alzata tonante per elogiare l' opera prima della signorina Elena Greco: Nino Sarratore.
Proprio lui: l'amore della sua infanzia, dell'adolescenza... e continua ad esserlo anche nell'età adulta, benché entrambi abbiano preso strade lontane l'una dall'altro.

Ed è così che Nino comincia a far capolino nell'esistenza di Elena, che non ha mai smesso di sognarlo e desiderarlo, anche quando Lila "se l'era preso".

Ma adesso Elena è fidanzata con Pietro Airota, colto e serio studioso e, nonostante la giovane età, già professore universitario; tra i due fidanzati c'è un abisso a separarli: Lenù viene dal sud Italia e oltre tutto da un quartiere di gente povera, ignorante, mentre gli Airota sono persone importanti, benestanti, altolocate e molto colte, con le idee ben precise nelle questioni politiche come in quelle letterarie e non solo.

Entrare in questa nuova famiglia è esaltante e preoccupante insieme, per Lenuccia: è consapevole di essere troppo distante da loro, per esperienze, retroterra culturale, ambizioni, retaggio famigliare (la sola idea di far conoscere gli Airota ai propri genitori e fratelli la mette in grandissimo imbarazzo), ma al contempo lei ha bisogno di sentirsi unita a "questa gente che conta", raffinata, che ha tante conoscenze importanti e che potrebbero aiutarla a ritagliarsi il suo posto come scrittrice.
Ed infatti la suocera, Adele Airota, diventerà un punto di riferimento per lei, che è intenzionata a sfondare nel mondo della scrittura. 

Passiamo dal racconto dei tentativi di Elena di emergere come scrittrice - sempre in ansia per i pareri e le recensioni "degli addetti ai lavori" sul suo libro, per il modo in cui ne esce la sua persona (una giovane, acerba ma promettente stella della narrativa? Una ragazza dalle umili origini che cerca di spiccare e farsi notare in ambienti prestigiosi, frequentati da letterati? O una ragazza ribelle, pseudofemminista cui basta parlare di sesso, scrivere scene scabrose per credere di dar voce alle voglie di indipendenza delle donne?), impegnata ad imporre le proprie scelte alla famiglia, a contrapporsi con sicurezza alle lamentele (anche violente) della burbera madre, preoccupata che il fidanzato Pietro sia accettato dai famigliari - a quelle più drammatiche di Lila, che deve fare i conti con le mille difficoltà quotidiane di una vita fatta di duro lavoro in fabbrica, gli obblighi verso Gennaro (che sta crescendo meno bene di quanto vorrebbe), il rispetto per quel pezzo di pane di Enzo, amico fedele e paziente, e la necessità di tener lontana da sé la mentalità gretta e limitata del Rione, pur facendone sempre parte.

La fragilità di Lila si manifesta in malesseri profondi (e spesso indefinibili) nel corpo e nella mente, che sembrano scavare in lei, fisicamente e psicologicamente, delle voragini buie che da un momento all'altro rischiano di ingoiarla, di scaraventarla in un buco nero in cui ella perde lucidità, controllo di sé e della propria esistenza, dalla quale dipende quella del figlio Gennarino.

A questa situazione già complessa si aggiungono i problemi che a un certo punto le dà il movimento dei lavoratori, che incalza per averla tra le proprie file affinché faccia valere i diritti della categoria degli operai sfruttati e mal pagati; ma questo porterà non poche grane sul lavoro a Lila, sia con Soccavo che con i  dipendenti.

Nonostante passino mesi senza vedersi e, a volte, anche senza sentirsi per telefono, tra Lila e Lenù c'è un filo invisibile ma forte che continua a tenerle unite, e quando Lila ha bisogno di aiuto, Lenù c'è sempre.

Malgrado siano donne di trent'anni, le dinamiche che da sempre connotano il loro rapporto permangono: Elena è conscia della propria subalternità rispetto a Lila e si odia e la odia per questo perché, pur riconoscendole intelligenza e capacità, non accetta di sentirsi inferiore all'amica, soprattutto in virtù del fatto che lei la propria intelligenza l'ha nutrita, coltivata, e attraverso lo studio e l'impegno è riuscita a ottenere dei risultati, che però non tutti le riconoscono. 

In particolare, non le vengono riconosciuti da quelle persone il cui parere è per Elena importante, come la professoressa Galiani, che sembra vittima del fascino oscuro e inspiegabile di Lila e che snobba l' alunna modello sotto gli occhi sprezzanti dell'altra.

Lila, nel suo essere arguta e perspicace, vede benissimo quanto e come Elena fatichi per farsi accettare e considerare dai professori di cui si circonda, e quasi la prende in giro per questo, non comprendendo come possa la sua amica tenerci tanto alle opinioni e alla stima di quelle scimmie ammaestrate che parlano in un linguaggio forbito di tante cose e raramente concludono alcunché.

A sua volta, Elena si lascia travolgere da sentimenti contrastanti verso la Cerullo: continua a volerle sempre più bene, corre se lei fa un cenno,  prende con sé Gennarino per settimane se Lila glielo chiede, ma c'è una parte di sé che sembra detestarla, quasi desidera che lei muoia, che scompaia, che smetta di essere l'eterna pietra di paragone contro cui Lenuccia finisce per sfracellarsi ogni volta, consapevole di non riuscire a brillare come lei, che custodisce in sé, già dall'infanzia, "qualcosa di inafferrabile che seduceva e insieme allarmava, una potenza di sirena".

Non mancheranno gli scontri tra le due su diverse questioni: la salute di Lila, la vita matrimoniale e le gravidanze di Elena, i successivi (fallimentari) tentativi di proseguire nella scrittura, le decisioni che Lila prenderà in merito al proprio lavoro e che vedono coinvolti i Solara, fino ad arrivare a ciò che farà Elena quando il suo matrimonio comincerà a subire, e a non sopportare più, troppe scosse...

Anche in questo romanzo non possiamo non farci trascinare da quella lava incandescente che è la penna della Ferrante, che continua a rendere sempre più appassionanti le vicissitudini esistenziali di queste due indimenticabili e complesse protagoniste.

In modi differenti, entrambe hanno provato a spezzare le sbarre che le imprigionavano nel rione e a quel destino di miseria, ignoranza e sottomissione che lo caratterizza.
Ora che sono adulte, attraversano gli anni Settanta riflettendone speranze e incertezze, tensioni e sfide fino ad allora impensabili, e il tempo e lo spazio non bastano a separarle mai definitivamente, anzi, il loro legame fortissimo e ambivalente sembra uscirne ogni volta rafforzato.

Lenù odia la crudele e cinica franchezza con cui Lila sa metterla davanti alle proprie debolezze, ai propri errori, alle proprie mancanze, ma allo stesso tempo non può farne a meno, pretende che l'amica le dica sempre la verità, anche quando sa che le farà male.

Dal canto suo, Lila tratta spesso con sufficienza Lenù e non risparmia critiche aspre ai racconti che l'amica scrive e che le fa leggere; nondimeno, continua a stimare Elena Greco e a ritenerla più che capace di brillare, di tirar fuori il meglio da tutto lo studio su cui ha speso anni, perché Lila crede ancora che la sua Lenuccia possa aspirare a grandi obiettivi e vivere una vita bellissima anche per lei.

Si approfondisce, in questo libro, il personaggio di Pietro, anch'esso non privo di contraddizioni: è una brava persona, gentile, educata, paziente, seria, coerente, eppure c'è nel suo modo di ragionare così ordinato, razionale ed equilibrato, qualcosa che lo rende limitato, "ottuso", come lo definisce la stessa Elena, che più volte andrà in crisi perché Pietro - a dispetto dell'apertura mentale che la tanta cultura dovrebbe donargli - non è diverso da tanti uomini che si aspettano che la moglie badi alla casa, ai figli, che sia sempre disponibile e attenta ai bisogni del marito, rinunciando alle proprie ambizioni, se necessario.

E poi c'è lui...: l'unico, inimitabile Nino Sarratore.
L'essere più vanesio, egoriferito, narcisista, subdolo, arrogante, ECCETERA ECCETERA, che mi è capitato di incontrare in letteratura.



Sarò scontata, ma non mi resta che consigliarvi di iniziare e/o proseguire questa serie.



4 commenti:

  1. Ciao Angela! Per me il terzo libro è il più bello della tetralogia della Ferrante, quello a cui mi sono sentita più vicina. Il desiderio di libertà di Lenù dopo essersi voluta "incasellare" sia dal punto di vista pubblico che privato, il suo amore per le Lettere che affronta lo scoglio della crisi personale, il burnout e la rabbia sociale di Lila... ho sentito tutta l'intensità di questi personaggi. Sono contenta che sia piaciuta anche a te.

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    1. condivido il tuo entusiasmo per questo libro, è intenso davvero, i personaggi della ferrante sembrano così vivi per come ci arrivano le loro emozioni, i fallimenti e i successi.

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  2. Ho amato l'intera saga che offre anche uno spaccato storico interessante narrato attraverso la vita dei protagonisti. Le amiche-nemiche dall'animo inquieto sono raccontate in modo magistrale. Un caro saluto :)

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    1. concordo, è una saga scritta davvero bene e ogni cosa - luoghi, persone, avvenimenti... - prendono vita tra queste pagine.
      ciao aquila :)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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