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giovedì 3 maggio 2018

Dietro le pagine di...: "La sorella" di Louise Jensen



Di recente ho letto e recensito il thriller psicologico "La sorella" di Louise Jensen (recensione); di seguito, qualche piccola informazione su cosa ha ispirato la storia.


Ciò che leggiamo spesso è ed della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.

La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerche che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?".




L'autrice ha dichiarato che le sue storie sono molto guidate dai personaggi ed è così che iniziano tutte, indipendentemente dal tipo di libro che ha intenzione di scrivere; nel momento in cui un personaggio fa capolino nella sua testa, vuol sempre qualcosa da lei e una volta capito di che si tratta... inizia la scrittura!

Nel caso di "The sister", Louise voleva scrivere e autopubblicare un libro su Mindfulness.
Cercando informazioni in tal senso in internet, è approdata in un gruppo di scrittori (che non si riuniva neppure troppo lontano da lei), che subito l'hanno coinvolta nei temi affrontati quella sera affidandole tre parole e dieci minuti per scrivere qualcosa, che doveva poi leggere.
Le è venuta subito in mente Grace, il personaggio principale in The Sister, e scrisse ciò che era poi essenziale per il primo capitolo.
Tornata a casa non riusciva a smettere di pensare a Grace e Charlie e si sentiva in dovere di continuare la loro storia senza neanche immaginare che quell'iniziale frammento di 100 parole potesse diventare un romanzo di 90.000 parole.

Insomma, Luoise si è ritrovata a scrivere un bel romanzo iniziando quasi per gioco! ^_-


Fonti consultate per il post:


https://shelleywilsonauthor.com/
https://thisiswriting.com
https://fictionophile.wordpress.com



lunedì 2 aprile 2018

Dietro le pagine di...: IL MATRIMONIO DEGLI OPPOSTI di Alice Hoffman




Un mese e mezzo fa ho letto e recensito IL MATRIMONIO DEGLI OPPOSTI, di Alice Hoffman (Neri Pozza); ne ho apprezzato la storia in sè nonchè il sostrato storico e socio-culturale in cui essa era collocata; non solo, ma a piacermi ulteriormente è stata la mescolanza tra finzione narrativa e realtà: nel romanzo, infatti, si narra di Camille Pissarro, pittore francese, tra i maggiori esponenti dell'Impressionismo, e della sua famiglia. 


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Ciò che leggiamo spesso è ed della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.

La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerche che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?".


scheda libro
L'Autrice ha raccontato che l'idea di scrivere questo romanzo è nata in occasione di una mostra su Pissarro al museo d'arte del Williams College: in quell'occasione scoprì che egli era ebreo - aveva sempre pensato che fosse francese - e che era nato a St. Thomas. S'è messa quindi a fare ricerche su di lui, scoprendo altre cose interessanti; in particolare, quando ha iniziato a leggere lo scandalo che il matrimonio di sua madre aveva causato, ha capito di aver trovato la "sua" storia.

Dopo aver letto qualcosa su Rachel Petit Pissarro, questa figura femminile ha preso corpo nella sua immaginazione e ha iniziato a "parlarle". 
Il titolo - "The marriage of opposites" -  ha la sua origine in alchimia: per creare qualsiasi sostanza o circostanza si devono combinare materiali opposti, questo vale per l'amore come per tutte le cose della vita. Questa espressione calzava a pennello per i genitori di Camille Pissarro, ma anche per molte altre relazioni presenti nel romanzo; in senso più generale, rendeva bene anche il concetto delle diversità culturali/religiose che si incontrano: persone provenienti da tutto il mondo convivono su quest'isola (St. Thomas, nella Antille) e inevitabilmente si creano miscugli tra culture.
Ed infatti, in questo libro si era riproposta, tra le altre cose, di esplorare come classe, razza e religione siano dei costrutti umani che in realtà non esistono, o comunque esistono fino a quando siamo noi a dar loro importanza.

Tra queste pagine leggiamo tematiche riguardanti il popolo ebreo, e questo interesse ha origini "personali", nel senso che i temi ebraici sono molto legati alle sue nonne, alle loro storie e alle loro lotte. E' stato quindi un modo per conoscere di più la storia e la cultura della propria.
Photo Credit: Deborah Feingold
Del resto, tanto Rachel quanto sua madre, Madame Pomiè, hanno una personalità forte, tanto da risultare donne prepotenti e dominanti, che è un po' lo stereotipo della "madre ebrea". La Hoffman voleva capire cosa significa essere una madre in un mondo pericoloso in cui sei ritenuta un'estranea e il tuo obiettivo più grande è proteggere i tuoi figli, a qualsiasi costo. Ancora una volta, le sue nonne entrano in gioco, in quanto anch'esse sono state quel  modello di donne che avrebbero fatto qualsiasi cosa per i loro figli.

Sua nonna ha sempre raccontato storie alla piccola Alice, e quando parlava della sua vita essa sembrava quasi una favola: veniva dalla Russia, da un posto dove il fiume era ghiacciato tutto l'anno e gli uomini scendevano su zattere e rimanevano bloccati nel ghiaccio e non potevano tornare indietro. Questi racconti hanno formato e influenzato la mente della giovane Alice, che ha capito come se non le scrivi, certe storie possono andare perse e non c'è più nessuno che può raccontarle.

Avendo i suoi libri, proprio come "Il matrimonio degli opposti", un preciso contesto storico, prima di scrivere, l'Autrice fa delle ricerche, sovrapponendo strati di fatti storici (che la Hoffman sta attenta affinchè siano inseriti e riportati correttamente) ad altri di finzione.

Un elemento interessante e suggestivo presente nel romanzo è quello della magia; per la scrittrice statunitense la lettura e la magia sono sempre andate insieme, in termini di materia, ma anche in ciò che la letteratura fa a un lettore: gli lancia un incantesimo.
Durante l'infanzia leggeva moltissimo, erano momenti di evasione che l'hanno aiutata. Ha iniziato presto a leggere folclore e fiabe e ad ascoltare le storie raccontate dalla sua nonna russa. Leggeva anche tanti libri di magia; il suo scrittore preferito era Edward Eager.

Spero che queste brevi informazioni possano avervi incuriositi circa il libro, nel caso non l'aveste letto ^_^

Articoli consultati per il post:
  • https://www.google.it/amp/s/amp.theguardian.com/books/2015/aug/23/alice-hoffman-interview-meet-the-author-the-marriage-of-opposites
  • https://www.writermag.com/2017/10/19/alice-hoffman/
  • https://www.bookbrowse.com/author_interviews/full/index.cfm/author_number/366/alice-hoffman

Foto dell'Autrice presa dal suo sito: QUI.

giovedì 15 febbraio 2018

Dietro le pagine di... "L'uomo di gesso" (The Chalkman")




La rubrica "Dietro le pagine... - Storie dietro storie" mi piace molto perchè c'è da fare ricerche, ma proprio per questo richiede un po' di tempo e finisco per trascurarla.

Ma la lettura di un thriller bello come "L'uomo di gesso" ha stuzzicato il mio interesse, portandomi a farmi la fatidica domanda: "Cosa/chi ha ispirato l'Autore nella scrittura del romanzo?".



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Ciò che leggiamo spesso è ed della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.

La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerchine che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?
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Il romanzo ha al centro una serie di tragici eventi accaduti al protagonista, Eddie, e ai suoi amici quando erano solo dei ragazzini; eventi che ruotano attorno ad un uomo dai modi di fare enigmatici e a un innocente ma altrettanto inquietante "gioco" che prevede il disegnare tanti piccoli ometti di gesso su mura e non solo...
Per saperne di più, QUI c'è la mia recensione!

fonte
L'idea ispiratrice che sta alla base dell'intricata e appassionante storia è molto semplice: un amico dell'Autrice ha comprato alla figlia di quest'ultima, Claire, un secchio di gesso per il suo secondo compleanno.
Il giorno dopo, uscendo di casa, alla bimba è venuta voglia di disegnare sul vialetto, così ha iniziato a farlo e sono venute fuori queste figure stilizzate in diversi colori in posizioni differenti (alcune saltavano altre ballavano...).
Mamma e figlia hanno coperto il vialetto con queste figure stilizzate e con strani e piccoli simboli, e poi sono entrate in casa perchè si era fatto sera. Più tardi, quella notte, la Tudor ha aperto la porta per far uscire il cane, le luci di sicurezza si sono accese... e c'erano tutte queste strane piccole figure in tutto il vialetto d'accesso! Ha chiamato subito il marito, Neil, dicendogli: "Neil, questi uomini di gesso sembrano davvero inquietanti nell'oscurità!"
In effetti, sostiene la donna, il tutto aveva un aspetto davvero sinistro, pur essendo i disegnini così... innocenti!
Da lì è nata l'idea e ha iniziato a scrivere il libro sin dal giorno dopo.

Anche se  nel suo insieme ogni personaggio è frutto della fantasia, l'Autrice riconosce che comunque ci sono piccoli frammenti - parole, frasi, battute - che lei attribuisce alla propria infanzia.
Ad es., la dinamica presente nel gruppo di amici del protagonista è molto simile a quella tipica di alcune gang che ricorda di aver visto crescere e formarsi; in ogni piccolo gruppo che cresce insieme a te, spesso ci sono un paio di persone che sono più vicine, e non di rado si crea una certa tensione tra e con gli altri, e questo sia che si tratti di "bande" femminili, maschili o miste. Sono dinamiche molto presenti nel romanzo.
La scrittrice ammette di identificarsi un po' con Eddie, un ragazzino con tratti un po'... "ossessivi" (colleziona un sacco di oggetti), perchè anche lei ha questa caratteristica, tra cui, appunto, collezionare roba, tra cui cose strane.
Nel romanzo, anche oggetti o situazioni che dovrebbero avere connotazioni esclusivamente positive, in quanto adorabili ed innocenti in sè, poi non lo sono... Fiere, pagliacci, bambole... c'è quella strana e sottile linea di demarcazione tra cose innocenti e divertenti da un lato, che però d'improvviso possono anche assumere caratteri davvero molto angoscianti...!
La scelta di usare due diversi livelli temporali è venuta scrivendo, non è stata programmata: avere due periodi di tempo è di solito un buon "metodo" per creare suspense nel lettore; un capitolo nel 1986 poi uno nel 2016 è un modo per creare una pausa, che ti permette di lasciare delle cose in sospeso alle quali poi tornerai. È interessante notare che C. J. Tudor ha scritto i due pezzi separatamente - prima le parti del 1986, e in seguito ha iniziato a costruire quelle del 2016, per poi apportare modifiche man mano in base alla piega che prendevano fatti e personaggi.


Fonti:

http://crimebythebook.com/blog/2018/1/8/author-interview-cj-tudor-the-chalk-man
https://www.readitforward.com/author-interview/c-j-tudor/



martedì 24 ottobre 2017

Dietro le pagine di "La casa delle foglie rosse" (Red Leaves) di Paullina Simons




Qualche mese fa ho avuto il piacere di leggere e apprezzare un romanzo dalle atmosfere misteriose e ricche di suspense dell'autrice Paullina Simons: "La casa delle foglie rosse" (Red Leaves).

Il libro fu pubblicato per la prima volta negli anni '90 e di recente riadattato; al centro vi è la misteriosa morte di una studentessa del Dartmouth College, una bravissima giocatrice di basket il cui corpo viene ritrovato senza vita, nudo, congelato nella neve nei boschi del campus.
Chiamato per indagare, il detective Spencer Patrick O'Malley si rende conto che la vittima è la stessa ragazza da lui incontrata pochi giorni prima e con la quale aveva preso un appuntamento.
Per scoprire cosa le è accaduto e chi poteva avere interesse a farle del male, Spencer dovrà interrogare con attenzione i tre amici della ragazza, e trovare la verità dietro tutti i segreti e le bugie da loro raccontati, per arrivare a scovare l'assassino.


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Ciò che leggiamo spesso è frutto della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.

La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?
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L'Autrice ha dichiarato che, mentre pensava al prossimo libro da scrivere, le è balzata alla mente l'immagine di una ragazza trovata morta nella neve in un ambiente fittizio. Ma dopo aver visto il campus di Dartmouth ha capito che quella sarebbe stata la location perfetta; ha quindi  iniziato a mettere insieme i pezzi e a farsi delle domande: come è arrivata là la povera Kristina, e quale ruolo gli amici (Jim, Connie e Albert) e il detective svolgevano nella sua vita?



source


Ma il Dartmouth ha influenzato ed ispirato l'Autrice anche per altri particolari; l'idea di rendere la protagonista, Kristina, una campionessa di pallacanestro è nata proprio dal fatto che la squadra di Dartmouth aveva vinto diversi premi di recente, e a lei era piaciuto il fatto che la sua Kristina fosse la migliore in uno sport in cui l'università eccelleva.

Labrador Retriever
Non solo, ma anche la presenza costante del cane di Kristina - Aristotle - all'interno dell'università e nelle giornate dei quattro amici, è sorta constatando che nel campus c'erano davvero tanti cani, di qualsiasi dimensione, anche quelli più "ingombranti" (Shepherds, Labrador e Golden Retriever), e che essi erano permessi anche nei dormitori. 

A quanto pare, il detective O'Malley è presente anche in un altro romanzo, ambientato a New York e con un altro mistero da risolvere (cercare una ragazza scomparsa):The Girl In Times Square non è però mai stato (ancora) pubblicato in America, quindi chissà in Italia se e quando potremo leggerlo; tanti sono i fans che le chiedono se ci sarà mai una serie con il detective O'Malley, ma attualmente non ha progetti in merito.

Purtroppo non son riuscita a trovare molte interviste in cui la Simons racconta cosa ha ispirato questo libro...

Fonte consultata:

http://crimespreemag.com

sabato 8 luglio 2017

FURORE di John Steinbeck: curiosità e citazioni



Dopo avervi espresso il mio punto di vista su "Furore" di Steinbeck, permettetemi di condividere con voi qualche curiosità su di esso.



  • Partiamo dal titolo: THE GRAPES OF WRATH, letteralmente "i grappoli dell'ira", che riprende il seguente verso dell'inno The Battle Hymn of the Republic, di Julia Ward Howe:

"I miei occhi hanno veduto la gloria della venuta del Signore:Egli spreme la vendemmia dove sono accumulati i grappoli dell’ira"

A sua volta esso rimanda ad Apocalisse 14:19-20: "E l’angelo lanciò la sua falce sulla terra e vendemmiò la vigna della terra e gettò le uve nel gran tino dell’ira di Dio. E il tino fu calcato fuori della città, e dal tino uscì del sangue che giungeva sino ai freni dei cavalli, per una distesa di milleseicento stadi.".

  •  Steinbeck impiegò esattamente cinque mesi a scriverlo.
  • Prese ispirazione da una serie di articoli pubblicati nell'ottobre del '36 sul San Francisco: essi documentavano le condizioni di vita di migliaia di persone che, spinte da offerte di lavoro, aveva lasciato il Midwest per andare in California.
  • Arrivò in libreria nell'aprile del 1939, in America; vendette  mezzo milione di copie nel corso del primo anno.
  • Fu accusato di caldeggiare il sionismo.
  • In California (ma non solo) fu bandito perchè faceva "propaganda comunista".
  • Nel 1940 dal romanzo è stato tratto l'omonimo film, con Henry Fonda.
  • Bruce Springsteen ha scritto una canzone ispirandosi a Tom Joad: "The Ghost of Tom Joad".
  • In Italia, nel 1940, in pieno regime fascista, il Ministero di Cultura Popolare si accanisce contro questo libro in quanto sovversivo e opera numerose censure sulla prima traduzione, quella ad opera di Carlo Coardi (edita da Bompiani).
  • Oltre a numerose citazioni tratte dalle Sacre Scritture, sono citati due libri: "Il pellegrinaggio del cristiano" di Bunyan, e "La rivincita di Barbara Worth"di Harold Bell Wright (1911).

Qualche citazione:


"Uno s'abitua a dove vive, e fa fatica a andarsene" (...). Uno s'abitua a come pensa, e fa fatica a cambiare. ".

"Macchè finita," disse Ma' con un sorriso. "Non è finita per niente, Pa'. E c'è un'altra cosa che sanno le donne. Me ne sono accorta. Per l'uomo la vita è fatta a salti: se nasce tuo figlio e muore tuo padre, per l'uomo è un salto; se ti compri la terra e ti perdi la terra, per l'uomo è un salto. Per la donna invece è tutto come un fiume, che ogni tanto c'è un mulinello, ogni tanto c'è una secca, ma l'acqua continua a scorrere, va sempre dritta per la sua strada. Per la donna è così ch'è fatta la vita. La gente non muore mai fino in fondo. La gente continua come il fiume: magari cambia un po', ma non finisce mai".

"Le donne guardavano gli uomini, li guardavano per capire se stavolta sarebbero crollati. Le donne guardavano e non dicevano niente, E quando gli uomini erano in gruppo, la paura spariva dai loro volti e la ravvia prendeva il suo posto. E le donne sospiravano di sollievo, perchè capivano che andava tutto bene: il crollo non c'era stato e non ci sarebbe mai stato nessun crollo finchè la paura fosse riuscita a trasformarsi in furore".

venerdì 2 giugno 2017

Curiosità letterarie: John Singer Sargent



Sto continuando la lettura del romanzo di Kate Morton "Il giardino dei segreti", e sono citati personaggi realmente esistiti, le cui esistenze si intrecciano con quelle inventate dalla fantasia dell'Autrice.

Ad es., è menzionato un pittore vissuto a cavallo tra Otto e Novecento.

John Singer Sargent (1856 - 1925) è stato il maggior ritrattista della sua epoca, come pure un dotato pittore di paesaggi e acquerellista. Sargent è nato a Firenze, da genitori americani; ha studiato in Italia e Germania, e poi a Parigi sotto Emile Auguste Carolus-Duran.

Grazie agli insegnamenti di Carolus-Duran Sargent, ammiratore del pittore spagnolo Diego Velázquez, John imparò tantissimo da lui, che insegnava ai suoi studenti a liberarsi degli schemi rigidi proprio dei "vecchi maestri" e di non fare un dipinto a partire da schizzi o disegni, ma tenendo presente che i principali elementi del volto devono essere posati direttamente col pennello sulla tela.
Sargent fece sue queste tecniche ed infatti le sue opere successive sarebbero state apprezzate proprio per la loro immediatezza, profondità emotiva e tecnica raffinata.

Inizialmente, quando incominciò a viaggiare moltissimo per vedere opere di maestri illustri, Sargent era orientato soprattutto nel dipingere paesaggi (nelle sue tele è possibile notare l'influenza di Claude Monet  (che in effetti incontrò nel 1876 a Parigi), per poi man mano avvicinarsi alla ritrattistica.
Tra il 1877 e il 1882, le commissioni per ritratti diventavano sempre più frequenti; il più noto è probabilmente Madame X, intrapreso senza una commissione, in cui si intravvedono influenze da parte di Velázquez, Tiziano, Édouard Manet e perfino le stampe giapponesi.

Nella primavera del 1886, si trasferì in Inghilterra e lì vi rimase per il resto della sua vita.
Inizialmente gli inglesi erano un po' restii ad affidargli commissioni ma la critica fu conquistata dinanzi all'incantevole Garofano, giglio, giglio, rosa (1887).
Dopo la fine del secolo, Sargent si stancò delle esigenze della ritrattistica e negli anni successivi consolidò la propria reputazione di acquerellista.


Vi lascio alcune immagini dei suoi ritratti; sul sito http://www.johnsingersargent.org (da dove ho preso le immagini) potrete farvi un'idea più completa di tutte le sue opere.



Madame X


Carnation, Lily, Lily, Rose
Garofano, giglio, giglio, rosa

Lady Agnew


Una Passeggiata mattutina


Robert Louis Stevenson

Ponte-San-Giuseppe-di-Castello,-Venice



Siti consultati per i cenni biografici: 

http://www.metmuseum.org
http://www.telegraph.co.uk
https://www.biography.com

martedì 2 maggio 2017

Curiosità letterarie: ALICE KYTELER



Carissimi lettori, di recente ho avuto il piacere di ricevere dei libri in omaggio, di cui vi parlerò in un prossimo post; per adesso voglio concentrarmi su un personaggio realmente esistito citato nel romanzo paranormal fantasy che sto leggendo: VIKTOR di Elena Ticozzi Valerio, il seguito di PALINDRA.

Si tratta della prima donna accusata di stregoneria in Irlanda:

ALICE KYTELER

(Kilkenny, 1280? – Inghilterra, 1325?)

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I Kyteler erano una famiglia di commercianti fiamminghi che si erano stabiliti a Kilkenny, probabilmente nell'area conosciuta come Flemingstown.
Nel 1298 Alice Kyteler sposò William Outlaw, un ricco mercante di Kilkenny, da cui ebbe un figlio (chiamato anch'egli William e successivamente suo principale socio d'affari).
Nel 1302 Alice era già sposata con il suo secondo marito, Adam Ie Blund di Callan, il quale aveva dei suoi figli: saranno soprattutto essi ad accusare Alice di stregoneria, successivamente. 
Nel 1309 Alice aveva collezionato un terzo matrimonio, con Richard de Valle di Tipperary, anch'egli benestante e della cui ricchezza beneficiò sia lei che il figlio William.
Nel 1324, quando fu accusata di stregoneria, Alice si era già sposata per la quarta volta con il cavaliere Sir John Ie Poer.
Ma dopo poco tempo dalle nozze John si ammalò… Essendo stato informato del sinistro passato della moglie, John cominciò ad aver paura che la sua salute stesse peggiorando a causa di un maleficio da parte di lei, e si rifugiò nella abbazia di S. Francesco.
Fatto sta che l'uomo morì...

Intanto, la ricchezza che Alice aveva accumulato a scapito dei suoi figliastri (e dei consorti, che man mano avevano intestato i beni a lei e al figlio) li aveva resi arrabbiati e sospettosi, tanto che essi giunsero alla conclusione che la matrigna praticasse la stregoneria, ed infatti fu accusata davanti alle autorità ecclesiastiche di maleficium, un'accusa abbastanza comune.

La stregoneria era una forma di magia e inizialmente essa non aveva un'accezione negativa: la medicina popolare era spesso basata su preparati a base di erbe fatti da "streghe buone". 
L'idea della stregoneria come qualcosa di contrario al cristianesimo è venuta alla ribalta a partire dall'11° secolo. Nell'ultima parte del XIII secolo la Chiesa cominciò a considerare la stregoneria come eresia e a parlare di culto del diavolo. 

I figliastri di Alice Kyteler hanno portato la loro denuncia di stregoneria nel 1324 a Richard Ledrede, vescovo di Ossory, un ecclesiastico particolarmente ansioso di difendere le libertà e le giurisdizioni della Chiesa.

casa di Alice a Kilkenny
Sette furono le accuse portate contro Alice Kyteler e i suoi "compari", Petronilla de Meath (domestica) e William Outlawe (figlio di Alice): negavano Cristo e la chiesa; avevano tagliato animali vivi e disperso i pezzi per le strade come offerte a un demone; avevano rubato le chiavi della chiesa per tenervi delle riunioni di notte; nel cranio di un ladro avevano messo gli intestini e gli organi interni di cadaveri; da queste orribili poltiglie avevano fatto delle pozioni per incitare la gente contro i cristiani; la stessa Alice si univa a un demone; la donna aveva usato la stregoneria per uccidere alcuni dei suoi mariti e infatuare gli altri, con il risultato che essi avevano dato tutti i loro beni a lei e al figlio William, impoverendo così i suoi figliastri. Questi, inoltre, sostenevano che il quarto marito di Alice fosse stato avvelenato.

Proprio partendo dalla denuncia dei figliastri e della morte sospetta del quarto povero marito della Kyteler, il vescovo intervenne e cominciò un’inquisizione; non mancarono le "testimonianze" di quanti giuravano di averla vista spazzare strane polveri davanti la soglia di casa del figlio o di volare su una scopa (!) cantando: "Nella casa di William, mio figlio, vada tutta la ricchezza di Kilkeny..."

Nel 1324 Alice fu condannata per stregoneria ed eresia e tutti i suoi averi confiscati.

La condanna comprendeva torture e quindi morte al rogo, ma Alice conosceva persone influenti e riuscì a scappare dal castello di Kilkenny dov’era imprigionata; raccolse gli oggetti di valore che le erano rimasti e si rifugiò a Londra. Non fece più ritorno nella cittadina irlandese; di lei si disse che portò con sè la figlia di Petronella e che fosse figlia di William...
Ad ogni modo, la donna fuggì infischiandosene del destino tanto di Petronella quanto del figlio, che però supplicò misericordia e perdono, che gli furono concessi a condizione che pagasse varie penitenze, e infatti pagò per rifare il tetto della Cattedrale di Santa Maria.

Petronilla fu decisamente meno fortunata. Rivelò (sotto tortura...) che Alice le aveva insegnato tutto quello che sapeva sulla magia nera e che non c'era in tutto il mondo una più strega di Lady Alice Kyteler. 
Petronilla fu bruciata il 3 novembre 1324.


Fonti per articolo:

http://www.historyireland.com/
https://sjhstrangetales.wordpress.com
http://dublinonascosta.it/
https://www.historickilkenny.com (immagini)

Vi lascio i link di alcuni testi (in inglese) sull'argomento, nel caso foste interessati:


lunedì 17 aprile 2017

Curiosità letterarie: Winifred Holtby (1898-1935)



Un personaggio menzionato in "Generazione perduta" perchè amica della protagonista, Vera Brittain, è Winifred Holtby.

Daily Mail
Winifred Holtby (1898-1935) è stata una scrittrice, giornalista, pacifista e femminista, ricordata per il suo noto romanzo Ritorno nel South Riding (col quale ha vinto postumo il James Tait Black Memorial Prize nel 1936), in parte basato sulle esperienze della Holtby come insegnante, sui suoi ricordi d'infanzia e sulle esperienze nell'East Riding.
Il nome di Winifred Holtby è collegato a quello di Vera Brittain, che ha parlato della loro amicizia in "Testament of youth".

Nata a Rudston, nello Yorkshire, durante la sua prima infanzia Winifred ha sviluppato un grande amore per la campagna, per la sua gente e il suo paesaggio, ritratti nelle sue novelle.
La madre incoraggiò la figlia a scrivere poesie sin quando questa era un'adolescente.

Si iscrive nel 1917 a Somerville College, uno dei college femminile di Oxford, ma interruppe la sua carriera universitaria per lavorare in una casa di cura di Londra e servire come volontaria ausiliaria.
Nel 1919 torna ad Oxford per terminare i suoi studi di storia e nel 1921diventa una delle prime donne a ricevere un diploma dall'università.

Mentre è a Oxford incontra Vera Brittain, con la quale intreccia una forte amicizia, dopo un iniziale antagonismo .
Quando Brittain sposa il politologo George Catlin, lei continua a vivere con la coppia.
Dopo la laurea Holtby ha lavorato come giornalista, scrivendo per il Manchester Guardian, Daily Express, Evening Standard, Good Housekeeping, e News Chronicle.
Nel 1926 divenne direttore del Time and Tide, un settimanale femminista. Il suo primo romanzo, Anderby Wold, uscì nel 1923.

Oltre alla scrittura, Holtby si dedica a cause sociali e questioni internazionali.
Nel 1926 Holtby trascorre sei mesi in Sud Africa, dove impara a conoscere le condizioni dei nativi sudafricani, cominciando a parlare a favore della sindacalizzazione dei lavoratori neri.

Come Brittain, Holtby credeva che tutta la scrittura dovesse avere uno scopo dietro. I protagonisti dei romanzi di Holtby erano spesso donne volitive e coraggiose, che rifettevano le sue esperienze e i punti di vista femministi.
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Altre opere di Holtby includono uno studio critico di Virginia Woolf (1932); Women in a Changing Civilization (1934), una storia sul movimento delle donne che è stato un successo commerciale.
La corrispondenza di Winifred Holtby con Vera Brittain è stata raccolta in Letters to a Friend (1937).

La raccolta postuma di poesie, intitolata The Frozen Earth and Other Poems (1935), è stata completata da Vera Brittain.

Holtby soffriva di una malattia al cuore, che a poco a poco le tolse ogni energia. Quando nel 1932 ebbe un crollo fisico, le fu detto che era solo stanchezza a causa di  troppo lavoro. Solo successivamente le fu diagnosticato il morbo di Bright (una malattia renale).

Holtby è morta il 29 settembre 1935, riuscendo a completare South Riding, pubblicato con l'aiuto di Vera, suo esecutore letterario.
South Riding ha come protagonista la figlia di un fabbro alcolizzato, Sara Burton, che è riuscita a emanciparsi diventando un’insegnante a Londra e nelle scuole per missionarie del Sud Africa.
Quando decide di tornare nella sua contea d’origine, il South Riding, lo fa per candidarsi a guida della scuola superiore femminile, ma trova opposizione nell'aristocratico Robert Carne.
Lottando contro il fascino dell’orgoglioso Robert, le beghe e i sotterfugi amministrativi della Contea e le difficoltà portate dalla depressione economica, Sarah si impegnerà comunque a dare alle proprie allieve una speranza per il futuro.
Considerato un classico della letteratura inglese, venne trasposto in un film nel 1938 per la regia di Victor Saville, e in una mini serie televisiva della BBC di grande successo diretta nel 2011 da Andrew Davies.


Somerville College Blogs!


lunedì 27 marzo 2017

Dietro le pagine di...: SCOMPARSA e IL PASSATO DI SARA, di Chevy Stevens



Due thriller psicologici che rientrano tra i miei preferiti sono di certo i due di Chevy Stevens che ho letto un po' di tempo fa: "Scomparsa" e "Il passato di Sara".

Eccomi qui in vostra compagnia per dare un'occhiata a ciò che c'è "dietro la storia" di questi due romanzi e che cosa ha ispirato l'Autrice nello scriverli.


Ciò che leggiamo spesso è frutto della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.
La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerchine che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? 
Qual è stata la fonte di ispirazione?".


SCOMPARSA 



Di cosa parla il romanzo?
Di una giovane donna che, mentre sta svolgendo il suo lavoro come agente immobiliare, viene rapita da un uomo e da quel momento vive il peggiore dei suoi incubi...

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Quando aveva 30 anni, Chevy stava lavorando come agente immobiliare a Nanaimo sull'isola di Vancouver, ma non era molto soddisfatta del suo lavoro.
Non si sentiva come se stesse veramente vivendo una sua passione.
Un giorno ha inviato una e-mail a una zia, cui disse: “Penso che avrei dovuto essere una scrittrice.”. Lei rispose: “Non è mai troppo tardi”.
Così ha iniziato a scrivere saggi per se stessa, entrando in contatto con il proprio lato creativo.
Poi, dopo un triste episodio, ha alloggiato su una delle isole del golfo con il suo cane, Annie, e ha iniziato a lavorare su un libro di memorie. Amava stare al pc, con una tazza di tè accanto, e ha deciso che era quello che voleva fare nella vita.

Tuttavia, quando è tornata a casa, la vita, nella sua cruda realtà, si è imposta e ha ripreso a lavorare ancora con gli immobili, senza smettere di pensare alle diverse possibili idee per una storia.
Mentre stava lavorando a un Open House, un pomeriggio, ha cominciato a chiedersi cosa sarebbe potuto accadere se non non fosse tornata a casa quella sera.

Chi l'avrebbe notato per primo? Che cosa accadrebbe al suo cane? E la casa?
Poi ha cominciato a chiedersi cosa potrebbe accadere se fosse tenuta prigioniera per lungo tempo, forse anche un anno. Come sarebbe sopravvissuta?

Per un paio di mesi ha pensato alla storia di continuo, mentre guidava, camminando con il cane, o mentre svolgeva altre attività. Sentiva che il personaggio nella sua mente raccontava la sua storia a un terapeuta, che era molto arrabbiata e aveva molto da raccontare.

Un giorno, stando nel proprio ufficio, cominciò a scrivere la prima parte della storia di Annie.
La storia stava quasi per  diventare un'ossessione, così decise di lasciare l'agenzia immobiliare per poter inseguire il suo sogno.
Per i successivi due anni ha imparato tutto quello che poteva sulla scrittura, e quando il libro è stato finalmente pronto, il suo agente ne ha proposto la stampa a un grande editore americano.

Da allora Still Missing ha venduto in oltre trenta paesi e ha vinto il premio del miglior thriller dell'anno.


IL PASSATO DI SARA

Di cosa parla il libro?
La protagonista, Sara, è alla ricerca delle proprie radici, del proprio passato, ma scoprirle la metterà in contatto con verità difficili da accettare che turberanno il suo presente.


,
Il romanzo - Never knowing - è stato ispirato da una conversazione avuta con il suo editore su ciò che prova un figlio adottivo nello scoprire che il padre biologico fisse un serial killer infame e che non è mai stato catturato.

Chevy aveva sentito parlare di un crimine orribile avvenuto a Wells Gray Park, anni prima, e che riusciva ancora a turbarla, quando pensava a questo parco e al brutale omicidio di cui è stato teatro.

Ha iniziato a pensare alle cose terribili che potrebbero accadere all'interno dei parchi e al fatto che anche in quest'epoca in cui  abbiamo grande disponibilità di cellulari e tecnologie avanzate, ci sono ancora aree del mondo in cui, se uno vuole e sa come organizzarsi, riesce a sfuggire alla polizia anche per un lungo periodo.
La storia è nata e cresciuta da queste considerazioni.

Per capire Sara, l'Autrice ha passato un sacco di tempo a leggere storie di persone adottate e a cio che ciò che potrebbero essere chiamate ad affrontare, soprattutto se hanno fratelli nati naturalmente dai genitori adottivi.
Ha anche studiato le emozioni dei genitori naturali, che potrebbero non desiderare di essere cercati e trovati da quei figli dati via anni e anni prima, magari per ragioni anche valide.

In un primo momento non aveva intenzione di strutturare il libro in sedute di terapia, come aveva fatto con Still Missing ("Scomparsa"), ma una volta iniziato a scrivere, si è resa conto che aveva bisogno di prendere la storia di Sara scendendo ad un livello più profondo per approfondire con attenzione le sue emozioni, la sua lotta per scoprire da dove viene e a chi appartiene.
E il modo migliore per farlo era attraverso sessioni psicoterapeutiche.

Voleva anche approfondire il rapporto tra natura ed educazione. 
Siamo semplicemente un prodotto del nostro ambiente? Quanto la genetica gioca un suo non trascurabile ruolo nella formazione della nostra personalità? 
E' dimostrato che l'ansia può essere ereditata. E che dire della violenza? 

Nel caso di Sara, lei è terrorizzata, una volta apprese le proprie origini, perchè si chiede se il suo temperamento a volte rabbioso sia un segno di quella natura più oscura che le appartiene e che lei ritrova in quel padre biologico criminale.
Nadine, la psichiatra presente in entrambi i libri, non parla mai, interagisce in maniera diversa dai canoni all'interno della relazione terapeutica, e questo per la Stevens era un altro modo di esplorare più a fondo il personaggio di Nadine, che ritroviamo nel successico romanzo, Always Watching, in cui finalmente "sentiamo" la sua voce.


Fonte per preparare il post:

https://chevystevens.com


CONOSCETE QUESTI ROMANZI?
LI AVETE LETTI?
E' UN GENERE CHE VI PIACE E LI LEGGERESTE?

sabato 25 marzo 2017

Imparare leggendo - Due donne sfortunate: LADY JANE GREY - BRIDGET BOLAND CLEARY



Quali libri, cari lettori, vi stanno tenendo compagnia in questo week end?

Io ho in lettura LA MIA MERAVIGLIOSA ECCEZIONE di Francesca Santangelo, GENERAZIONE PERDUTA di Vera Brittain e VITA DI TARA di Graham Joyce.

Nel corso della lettura di quest'ultimo, mi sono imbattuta in un paio di nomi di donne realmente esistite e dal triste destino: Lady Jane Grey e Bridget Boland Cleary.

La mia curiosità ha avuto il sopravvento e ho fatto qualche ricerca su di loro.

LADY JANE GREY


Primogenita di Henry Grey, marchese di Dorset, Jane Grey è una Tudor; sua madre Frances Brandon, infatti, è la figlia di Mary, sorella minore di Enrico VIII, e grazie a un testamento reale, i Grey vengono designati quali successori del re (dopo i propri figli, chiaramente).

Jane nasce nel 1537 e purtroppo i suoi genitori sono due pessime persone: arroganti, avidi, pettegoli, Henry Grey e sua moglie Frances amano il lusso, sono esageratamente ambiziosi e pronti a tutto pur di ottenere profitti.
A questo si aggiunge che Frances non è una madre dolce, anzi picchia brutalmente Jane e le sue sorelle minori.
Nonostante questo contesto, la cara Jane si immerge, fin da giovanissima, nello studio del latino, del greco e dell’ebraico, e ama leggere, ignorando i passatempi dei famigliari, come feste e giochi d'azzardo.
La ragazzina mostra molta propensione per le discussioni di ordine filosofico e soprattutto religioso: è una bimba prodigio e le sue doti intellettuali attraggono Catherine Parr, la sesta moglie e poi vedova di Enrico VIII, che introduce Jane a corte.
Ben presto, la ragazzina finisce per essere coinvolta, suo malgrado, in un primo intrigo.

A mettere gli occhi su di lei è il marito della Parr, l’ammiraglio Thomas Seymour, che ottiene la custodia legale della giovane Grey (dietro consenso dei genitori) per portare avanti i propri loschi piani: il suo obiettivo è quello di far sposare Edoardo VI e Jane, approfittare della giovane età del re e della sua possibile consorte per governare al posto loro. Il piano fallisce, e mentre l’ammiraglio accusato di complotto contro la corona, Jane torna a casa di Henry e Frances Grey, ma la sua vita in casa diventa un inferno.

Si confida con Roger Ascham, ex precettore della principessa Elisabetta: “sono continuamente ripresa e minacciata crudelmente, castigata e bastonata, e quant’altro devo purtroppo subire non lo voglio dire e se non fosse per l’istruzione, la mia vita sarebbe solo piena di afflizioni, guai, paure e maltrattamenti”.

Isolata dall’incomprensione dei genitori, ma esaltata dall’ammirazione e dalla stima che le dimostrano gli insegnanti e gli amici intellettuali, la fanciulla inizia a studiare lo studio della teologia e della fede cristiana protestante.

Il 25 maggio1553, i genitori di Jane decidono di far sposare la figlia con Guilford Dudley, duca di Northumberland, nuovo consigliere di Edoardo VI. 
Il matrimonio aveva il preciso obiettivo di garantire ad entrambe le famiglie maggior potere, poiché John Dudley stava cercando di convincere il giovane re a designare come successore la cugina Jane, ignorando il testamento di suo padre che designava Maria come erede di Edoardo, nel caso questi fosse morto senza figli. 

Nello stesso anno muore Edoardo VI, minato dalla tubercolosi, non dopo aver designato come futura sovrana la cugina Jane.
Informata del testamento di Edoardo VI, lady Jane scoppia in un pianto disperato e fra i singhiozzi afferma che la corona non appartiene a lei bensì alla legittima erede, Maria; ma John Dudley, facendo leva sui sentimenti religiosi di Jane, la convince ad accettare il trono per mantenere la fede anglicana in Inghilterra che, con Maria, sarebbe stata sostituita dalla fede cattolica. 

Allora Jane accettò la corona, ma regnò per soli nove giorni. 

Esecuzione di Jane Grey dipinta da Paul Delaroche
Infatti Maria Tudor, che godeva del consenso popolare, si mette in marcia verso Londra per riprendere quello che è suo e viene dichiarata legittima sovrana d'Inghilterra, depone Jane e la fa imprigionare, assieme al consorte, nella Torre di Londra.

Nei mesi che passò nella Torre in attesa dell’esecuzione la “regina dei nove giorni” altro non fa se non studiare i libri sacri ormai convinta che la sua vita futura sarebbe stata sicuramente più serena. 

La sentenza a morte, in un primo tempo sospesa, viene purtroppo confermata. 

E' una gelida mattina del 12 febbraio 1554 quando la diciassettenne sale le scale del patibolo eretto al centro del Tower green nella Torre di Londra.
Quando Jane sale sul patibolo chiede perdono per aver offeso la regina, pur proclamandosi innocente; quando le mettono la benda su gli occhi, non riesce a trovare il ceppo sul quale appoggiare la testa, suscitando la compassione dei presenti mentre sussurra: “Vi prego di farla finita in fretta”. 

Una fanciulla dalla mente viva ed intelligente, dalla fede profonda che purtroppo ebbe la sfortuna di nascere nella famiglia sbagliata.



BRIDGET BOLAND CLEARY


Are you a witch?
Are you a fairy?
Are you the wife
Of Michael Cleary?

- filastrocca irlandese - 


Bridget Boland nasce nel 1869 in un piccolo borgo irlandese, Ballyvadlea, da una tipica famiglia povera irlandese, di quelle che vivevano in cottage affollati, fatti di fango e legno, in cui l'istruzione era minima o inesistente e la superstizione dilagante.

La giovane è laboriosa, si dedica ai lavori di campagna e ama tener d'occhio le mode del momento, vestire bene, adornarsi e farsi bella (per quel che le è possibile), destando in questo le invidie delle donne del villaggio.
Intorno al 1887, Bridget lascia Ballyvadlea per andare nella vicina città di Clonmel dove inizia un apprendistato come sarta; durante questo periodo incontra l'uomo che diventerà suo marito, oltre che il suo  assassino: Michael Cleary.

Michael ha nove anni più di Bridget, a lei pare maturo da decidere di sposarlo. I primi tempi dopo le nozze i due sposi vivono da separati, finchè a un certo punto Michael riesce a costruire un cottage e le cose cominicano ad andare molto meglio.
Subito dopo, la madre di Bridget muore e il padre va a vivere con la figlia; intanto le attività vanno bene e la famiglia ha iniziato a fare un po' di soldi, tanto da tirarsi addosso le antipatie dei vicini.

Antipatia accresciuta sia dal modo di essere e vestire mondano di Bridget che per l'assenza di figli, segno che anche Dio molto probabilmente disapprovvava la vita di Michael e consorte.

bridget e michael cleary
In una fredda mattina marzo nel 1895, Bridget lascia casa a piedi per consegnare alcune uova a Jack e Kate Dunne, vicini (e cugini) di casa che vivono a circa un miglio di distanza. Al suo arrivo, non trova nessuno e, dopo aver atteso per un po' al freddo, decide di fare ritorno al suo cottage. Non avrebbe potuto immaginarlo, ma quello per lei era solo l'inizio della fine.

Bridget presto si ammala - febbre alta, forti mal di testa... -  e Jack visita la famiglia Cleary per vedere cosa poteva fare per aiutare.
Lui infatti è un guaritore tradizionale con qualche conoscenza medica; più che altro è conoscitore esperto di tradizioni, superstizioni e incantesimi.
Nel guardare la figlia di suo cugino, Jack la dichiara "un'impostora": una changeling, o forse una strega, e questo è sufficiente per sigillare il destino di Bridget...

Nella tradizione irlandese, un “Changeling” è una sorta di creatura sostituita dalle fate al posto dei neonati umani che esse rubano per scopi sconosciuti.

Lasciata casa Cleary, Jack comincia a dire in giro che qualcosa di orribile era successo a Bridget e alla famiglia; qualcosa di soprannaturale, forse. In tanti avranno iniziato a pensare che quella malattia fosse un segno dell'ira divina su quella famiglia...

Le condizioni di Bridget peggiorano nel corso della settimana successiva e il medico del villaggio va a visitarla, dandole qualcosa per curare la bronchite.
Più tardi, Michael avrebbe dichiarato che il medico era ubriaco; per sicurezza, il marito si rivolge anche ad un esperto in erbe medicinali.

Intanto viene chiamato un prete per la benedizione, ma questo, di fronte allo sguardo di una terrorizzata e delirante Bridget, comincia ad effettuare l'estrema unzione, cosa che va ad acuire lo stato emotivo provato dell'ammalata.

Michael torna con delle erbe (consigliatili per i rimedi contro le fate) e i farmaci datigli dal medico.
Il giorno dopo, Michael Cleary va da un altro erborista, uno noto in paese come "dottore delle fate”: Dennis Ganey, che le somministra delle erbe bollite nel latte.

Questa è la terza dose di erbe bollite nel latte; Bridget era stata costretta dal marito - aiutato da alcuni amici e familiari presenti -  a ingoiare le due dosi precedenti, con la minaccia di essere colpita con un attizzatoio caldo; del resto, il fuoco, in particolare accostato al ferro, è un metodo tradizionale per allontanare una fata, o spaventare un changeling perchè  lasci la persona restituendo quella reale.
Le viene addirittura gettata addosso urina e sterco di gallina ma il consorte - ormai fuori di senno -, non soddisfatto, conduce la povera Bridget davanti al camino per far uscire la fata malvagia che è in lei; la camicia da notte di Bridget prende fuoco e, come se ciò non bastasse, Michael le getta addosso l'olio della lampada.

Mentre appiccava fuoco alla moglie, qualcuno ha gridato a Michael Cleary: “Per l'amor di Dio, non bruciare tua moglie!”, al che Cleary ha risposto: Non è la mia moglie. . . . Lei è un vecchio ingannatore inviato al posto di mia moglie. Ha ingannato me, il sacerdote ma non ingannerà nessuno più. Tutto è iniziato con lei e tutto finirà con lei!".
I testimoni (in casa c'erano altre otto persone, esclusi i due coniugi - hanno poi dichiarato che, anche quando era chiaro che la povera donna fosse ormai morta, Michael teneva gli altri lontani insistendo sul fatto che il corpo che stava bruciando era quello di un mutaforma e che solo così avrebbe ottenuto indietro la moglie dalle fate. 
luogo in cui fu disposto il corpo di Bridget
per l'inchiesta
Tutto questo accadeva nella notte tra il 15 e il 16 marzo 1895.

Per nove giorni in paese si sparse la voce che la donna era scomparsa e il 22 marzo il corpo privo di vita e carbonizzato di Bridget Cleary - che era stato sepolto in una fossa poco profonda, in una zona paludosa non troppo distante dalla loro casetta - viene ritrovato; nove persone sono state accusate della sua morte, tra cui principalmente il marito.
Michael Cleary è stato riconosciuto colpevole di omicidio colposo, e ha trascorso 15 anni in prigione. E'stato rilasciato il 28 aprile 1910, trasferendosi poi a Liverpool.

Brigdet è stata considerata una strega, una creatura diabolica da un marito ignorante e superstizioso, e per questo bruciata viva...


Siti consultati per post:

http://www.altezzareale.com
http://tudorhistory.org
https://www.digitalmedievalist.com
http://ireland-calling.com/

Di seguito il link del sito di Phil Cleary su cui potete leggere altre info e vedere video circa la storia di Bridget:
BRIDGET CLEARY - Murdered in 1895 IN BALLYVADLEA

Immagini:

https://englishhistory.ne
www.irishcentral.com
http://manmythmagic.blogspot.it

venerdì 10 marzo 2017

Dietro le pagine di: LA FELICITA' E' UN BATTITO D'ALI (The painted bridge) di Wendy Wallace



Uno degli ultimissimi libri letti e recensiti qui sul blog è il bel romanzo LA FELICITA' E' UN BATTITO D'ALI (The painted bridge) di Wendy Wallace che catapulta il lettore nell'Inghilterra vittoriana.
In sintesi, il libro narra di una giovane donna che viene rinchiusa dal prepotente marito in un istituto che si fregia di aiutare donne "stressate" e un po' fragili, ricoverandole per breve tempo, ma in realtà è un manicomio a tutti gli effetti, in cui si praticano "terapie" davvero poco umane...

La protagonista cercherà di riconquistare la libertà.



Ciò che leggiamo spesso è frutto della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.
La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerchine che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? 
Qual è stata la fonte di ispirazione?".



La storia è ambientata nella Londra del 1859, anche se la maggior parte di essa avviene tra le mura di questo istituto psichiatrico.


Da cosa la nostra Autrice ha preso l'ispirazione per la storia? 

Le fonti cui ha attinto sono state diverse.
Tempo prima aveva trascorso un Natale a Caernarvon, sulla costa nord del Galles e letto qualcosa sui naufragi purtroppo registratisi al largo di quelle spiagge, su cui passeggiò nelle giornate invernali in cui si trovò lì. 

Più o meno nello stesso tempo, si è imbattuta anche nel lavoro del dottor Hugh Diamond (1809 - 1886), uno psichiatra dell'età vittoriana convinto che l'allora innovativa scienza della fotografia potesse essere utilizzata per "leggere" ed interpretare la malattia mentale basandosi sulle caratteristiche del viso. 

Dal 1848 al 1858 il Dr. Hugh Welch Diamond ha scattato delle fotografie per documentare le espressioni facciali di pazienti affetti da disturbi mentali presso il Surrey County Asylum in Inghilterra, dove è stato sovrintendente del dipartimento femminile. 

Egli credeva che lo stato mentale del paziente si manifestasse nella sua fisionomia e affermava di usare queste fotografie per aiutare a diagnosticare i disturbi psichiatrici. 
Sebbene egli avesse pubblicato un documento su questo argomento, i risultati pratici di questa "fototerapia" sono rimasti sconosciuti. 
Da dilettante appassionato di fotografia, Diamond ha fatto il suo primo scatto appena tre mesi dopo che William Henry Fox Talbot introdusse la sua invenzione della fotografia nel 1839. 
Nel 1853, la Photographic Society di Londra è nata da questo gruppo; Diamond è stato uno dei membri fondatori.

Il dottore ha ispirato il personaggio di Lucas St Clair.

Ma riprendiamo il percorso che ha portato alla nascita del romanzo.
Leggendo tutte queste informazioni, un'immagine persistente le è balzata nella mente, cioè quella di una donna che aveva delle visioni. 

Questi elementi sono stati le fondamenta di quello che poi è diventata la storia di Anna. 

La scelta del titolo originale, molto distante da quello scelto dalla Piemme, prende a sua volta ispirazione da un ponte vero (e "falso" insieme!), nel parco di Kenwood House, nel nord di Londra, dove lei era solita passeggiare regolarmente. 
Si tratta di un ponte che.... non è quello che sembra! Ed infatti questo aspetto è presente nel libro, ma non vi svelo di certo in che senso perchè sarebbe uno spoiler bello e buono ^__-


fonte 
ponte a Kenwood House


Il ponte del titolo, ad ogni modo, simboleggia la ricerca della via di fuga da parte di Anna per poter abbandonare il posto infernale in cui è stata rinchiusa e che la sta uccidendo dentro e fuori.

La metafora di 'trovare un modo per...' attraversa tutto il romanzo. 

La fotografia gioca un ruolo importante nella storia e la Wallace ha fatto delle ricerche in merito.

Ha visitato l'archivio del Bethlem Royal Hospital per vedere le fotografie di pazienti donne del 19° secolo; ha partecipato anche ad un workshop sul collodio umido (insieme di procedimenti fotografici storici che utilizzavano il collodio come legante per emulsioni fotosensibili) e questo le ha permesso di imparare delle cose sulle sostanze chimiche, a cominciare dall'odore e dal saperle distinguere sulla base di esso; non solo, ma ha provato la sensazione della lastra di vetro nella mano, e il fatto che il fotografo, nello scattare le sue foto, vedesse l'oggetto del proprio lavoro a testa in giù, le ha suggerito delle scene non irrilevanti della storia.


bethlem royal hospital


Accanto ad Anna Palmer, la protagonista, altri personaggi si sono via via sviluppati, crescendo durante la fase di scrittura e ad ognuno, come tessere di un mosaico, alla fine l'Autrice da il proprio giusto posto, anche in vista del finale, che in un certo senso "ricompone" e mette a posto tutto.

A "The Painted Bridge" è seguito un altro libro con al centro una storia ad esso collegata, "The Sacred River" che racconta della sorella di Anna Palmer, Louisa Heron, e di sua figlia Harriet. 

Di seguito il trailer ispirato al romanzo.




info prese traendo spunto da:

http://www.getty.edu/
http://wendywallace.co.uk
http://jayneferst.blogspot.it

Per chi volesse dare un'occhiata alle foto scattate da Diamond:

https://www.tumblr.com/tagged/hugh-welch-diamond

venerdì 28 ottobre 2016

Dietro le pagine di "I diari di Bridget Jones"



In questi giorni sorrido molto leggendo e la ragione è racchiusa in un nome: Bridget Jones.

Tra una pagina (virtuale, perchè è in formato pdf) e l'altra, mi è sorta la domanda: ma com'è nato questo strampalato ed amato personaggio femminile?

storie dietro storie
Ciò che leggiamo spesso è ed della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.

La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerchine che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?
".


La buffa e combinaguai Bridget Jones ha avuto i suoi inizi in una semplice colonna di giornale, più precisamente su The Indipendent: è il 1995 e Helen Fielding scrive in forma anonima le prime pagine del diario di quella che diverrà un personaggio amatissimo, convinta che dopo sei settimane sicuramente sarebbe tutto finito perchè troppo stupide. Del resto, mentre i suoi colleghi giornalisti scrivevano cose più serie, leisi divertiva a parlare sul perché ci vogliono tre ore tra svegliarsi la mattina e uscire di casa.

La giornalista Helen Fielding aveva già scritto un primo romanzo, Cause Celeb, una satira (che trattava comunque argomenti seri) ambientata in Africa, e aveva cominciato a lavorare ad un secondo - incentrato su problemi economici -, ambientato nei Caraibi.
Quando i giornali inglesi - che sono veramente appassionati di romanzi sulle donne - le hanno chiesto di scrivere un articolo su se stessa, Helen non si dimostrò subito entusiasta, allora decise di giocare con questo personaggio di una sitcom cui stava pensando e di "giocare" con questa stramba donna, raccontandone insicurezze, segreti...
E così ha iniziato a scrivere i diari di Bridget e pian piano, vedendo quanto la sua "ironica eroina" stesse diventando popolare, dietro suggerimento dell'editore, ha continuato e dopo poco è uscita la prima edizione, economica, di Bridget Jones.


Scriverlo è stato molto divertente e l'autrice ha modellato le trame dei romanzi di Bridget partendo da Orgoglio e pregiudizio (1813) e Persuasione (1817) di Jane Austen, contribuendo così alla tendenza moderna di re-immaginare e rivedere la Austen. 

I parallelismi con Orgoglio e pregiudizio non mancano, a cominciare dall'uso del nome Darcy; non solo, ma similmente ad Elizabeth Bennet, Bridget è prevenuto contro Darcy, e quest'ultimo aiuta la famiglia di Bridget a liberarsi da una situazione umiliante, come Fitzwilliam Darcy fa per i Bennet nel romanzo della Austen.


Fonti consultate:

http://www.powells.com/
http://bridgetarchive.altervista.org

domenica 23 ottobre 2016

Dietro le pagine di "La strada nell'ombra"



Ogni volta che posso, cerco informazioni per conoscere da cosa ha preso spunto l'autore di un libro ,che mi è piaciuto, per scrivere la sua storia e per crearne i personaggi.


dietro le pagine
Ciò che leggiamo spesso è ed della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.

La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerchine che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?
".


Per rispondere a questa domanda icirca il romanzo LA STRADA NELL'OMBRA (RECENSIONE), mi è bastato leggere le note finali, presenti nell'edizione Mondadori, di Jennifer Donnelly.

Ciò che diede inizio alla storia è stato... un uomo morto!
Eh già, avete letto bene e mi rendo conto che non è proprio un lieto inizio, ma così è!
E non certo un uomo qualsiasi, bensì uno con strani segni sulla faccia, che improvvisamente ha occupato la mente dell'Autrice.
Un uomo dai lunghi capelli neri, con addosso abiti di altri tempi; era steso in una bara, con le mani incrociate sul petto, in stato di putrefazione.

Chi sei? gli ha chiesto. Cosa vuoi?

Domande legittime ma, si sa, i morti non parlano (beh, non sempre e non tutti, almeno...), e non solo il morto di Jennifer non dava risposte, ma non accennava neanche a volersene andare, così per capirne di più, non restava che interrogare qualcuno più... chiacchierone!!

È stato allora che hanno iniziato ad affacciarsi altre persone: un giovane reporter di nome Eddie; un re dei ladri conosciuto come «il Sarto» e l'assistente di un medico legale, un certo Oscar.

Ma aspettate un attimo, non sono solo tre: c'è anche una ragazza!
Eh sì, proprio lei: Josephine Montfort.

Jo ha rapito il cuore di Jennifer sin dal primo istante, tutto l'attirava di lei: il modo di vestire, di parlare, che rivelava come avesse una certa istruzione e anche un carattere forte.
Ma qualcosa  suggeriva alla nostra scrittrice che dietro quella apparente freddezza di porcellana si nascondesse ben altro: una mente viva e ardente. Nei suoi occhi grigi c'era un desiderio inestinguibile.
Di cosa?
Jo aveva tutto: un alto lignaggio famigliare, danaro, vestiti...., un probabilissimo matrimonio prestigioso.
Ma le mancava una cosa fondamentale: la libertà.

Negli anni Novanta dell’Ottocento erano poche le giovani che godevano di libertà; le ragazze povere erano destinate ad andare a lavorare il prima possibile per mantenere se stesse e la famiglia.
Quelle benestanti dovevano mirare a sposarsi con il miglior partito possibile.

Nel corso delle sue ricerche per La strada nell’ombra, la Donnelly ha incontrato tante di queste ragazze.

Edith Wharton
Edith Jones (1862-1937), brillante e incompresa, ha finito per sposare l’uomo sbagliato, vivendo una vita sbagliata... finché non ha trovato quella giusta ed è diventata Edith Wharton, apprezzata scrittrice.

Ha incontrato Lizzie Schauer, che a diciotto anni è stata arrestata e sottoposta a visite mediche per accertare la sua buona reputazione…E questa umiliazione ha dovuto subirla soltanto perché si era macchiata del “crimine” di camminare per le strade della città di notte, sola senza accompagnatore. Arrestata perchè accusata di essere una prostituta, fu poi rilasciata; della vicenda ne parlò, ad es., il N.Y. Journal nel dicembre 1895.


Consuelo
Ha incontrato Consuelo Vanderbilt (1877-1964), una giovane ereditiera, costretta a sposare il Duca di Marlborough, un uomo che non amava, per soddisfare le ambizioni sociali della madre dispotica.

E ha incontrato decine e decine di adolescenti per le quali invece l’istruzione era solo un sogno, e la catena di montaggio, il retrocucina o lo sfruttamento in fabbrica costituivano la loro realtà quotidiana.

Qualcuna di queste giovani donne è riuscita ad emergere, ce l'ha fatta..., altre no.

E Jo?

L'indomita 17enne newyorchese nel romanzo ha il suo bel daffare per crescere e arrivare alla consapevolezza di chi vuol essere e cosa vuol fare dei propri sogni.
Leggete "La strada nell'ombra" se, come me, volete scoprire come Jo ha cercato di raggiungere la propria libertà.


Info prese dalle Note dell'Autrice, presenti  tanto nell'edizione italiana Mondadori quanto sul sito della stessa Jennifer Donnelly.

Articolo correlato: info su IMPARARE LEGGENDO "LA STRADA NELL'OMBRA"
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