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mercoledì 6 febbraio 2019

Una citazione, una canzone (Il conforto)



Un breve ma intenso passaggio tratto da BUIO E LUCE di Fabio Salvatore, un libro-testimonianza molto bello di cui presto vi parlerò meglio.


"A prendere il cuore tra le mani ci vuole tanto, troppo coraggio. Pesarlo. Conoscerlo: il proprio e l'altrui. Sarà colpa di tutto il buio di mesi di rabbia, crolli, vite spezzate, dolore, ma sento la fatica di molti, di troppi ad amare. E non capiscono che ci vuole conforto, che molte volte tarda ad arrivare, ma che è un balsamo per il cuore. Non meritiamo frasi fatte, parole di circostanza. Molte volte nella malattia si resta soli, anche per scelta. Si fugge dal caos attorno, si desidera la quiete, il silenzio. 
Ma bisogna almeno essere in due, avere la carezza che dà conforto e calore."

Leggendolo, mi è venuta spontanea l'associazione con la canzone IL CONFORTO, cantata da Tiziano Ferro e Carmen Consoli.




venerdì 11 gennaio 2019

Frammenti di.... EPPURE CADIAMO FELICI



Citazioni tratte dal libro in lettura EPPURE CADIAMO FELICI di Enrico Galiano, di cui troverete la recensione sul blog domani ^_^.



"Il migliore dei mondi possibili è quello dove nessuno ha bisogno di tradurre sé stesso, 
per farsi capire dagli altri."


"...la maggior parte della bellezza del mondo se ne sta lì, nascosta lì, nelle cose inutili:
 nelle cose che cadono, nelle cose che tutti buttano via."





"Sì, l’amore dovrebbe essere sapere già quello che succede, saperlo sempre, anche da lontano, anche da separati, per assurdo, sapere sempre chi è l’altro e cosa vuole e cosa fa e in cosa crede, perché dovrebbe essere come davanti a un quadro o a una canzone o a un libro: se c’è bisogno di spiegarli, allora vuol dire che non sono abbastanza forti,
 abbastanza chiari, veri da spiegarsi da soli."


"Alla fine, trovare qualcuno con cui parlare è difficile, sì,
ma non è quella la cosa più difficile.
Il difficile è trovare chi ti sappia fare le domande giuste,
quelle per cui hai la risposta lì da anni senza neanche saperlo".


lunedì 19 novembre 2018

Frammenti di... IL LIBRAIO DI SELINUNTE




Frammenti tratti da IL LIBRAIO DI SELINUNTE di Roberto Vecchioni.


"Le parole come cose. Le parole sono cose: noi ne abbiamo deturpato il senso nel tempo o illanguidito la forza, le abbiamo lentamente ridotte ad altro da sé. O noi piuttosto siamo passati oltre e le osserviamo immobili come delle stelle inutili piantate nel cielo. Che bisogno abbiamo mai oggi delle stelle, se ci basta un neon per vedere ciò che dobbiamo vedere?"


"Individuai allora due silenzi. Quello totale, inguaribile, della solitudine senza rimedio: e capii che questo silenzio lo riempiamo in modo ridicolo di cose che non hanno parole alle spalle; e l'altro, che le parole non abbandonano mai e te lo concedono per amarle ancora di più. Si parla per sentirsi vivi: è come se la morte, la fine, avessero paura, si tenessero lontane quando un uomo racconta ed emoziona."

sabato 10 novembre 2018

Frammenti di... TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO di Murakami:



Augurandovi buon sabato, vi lascio due frammenti tratti dal libro in lettura TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO di Murakami:


"...gli prese la mano e gliela tenne stretta a lungo. Cercò di comunicare i pensieri che aveva dentro con quella stretta: il nostro cuore non è fatto di pietra. La pietra a un certo punto può andare in frantumi, sbriciolarsi, perdere ogni forma. Ma il cuore non può andare in frantumi. E questa cosa senza forma che ci portiamo dentro, buona o cattiva che sia, possiamo trasmetterla gli uni agli altri senza limiti."




"Che cosa ho cercato facendo tutto questo?, si chiese (...) continuando a camminare. Volevo accertare una sorta di legame col mio essere qui adesso? Speravo di entrare a far parte di una nuova trama, che mi venisse concesso un nuovo ruolo, più definito? No (...), non è così. Ciò che ho inseguito fin qui è quella specie di coda buia che porto con me. L'ho vista per caso, l'ho seguita, mi ci sono attaccato, e alla fine l'ho lasciata cadere in un buio ancora più fondo. So che non la rivedrò mai più."

giovedì 25 ottobre 2018

Piccoli frammenti di... SO CHE UN GIORNO TORNERAI



Alcune brevi passaggi tratti dall'ultimo romanzo di Luca Bianchini, SO CHE UN GIORNO TORNERAI.


"L'amore fatale è così: dimentica il male e vive solo dell'attimo perfetto".

"Erano solo loro due, senza troppo da dirsi, solo con il piacere di stare insieme."


.
-


"Alla fine, ognuno di noi s'innamora di chi ci guarda per un attimo e poi ci sfugge per sempre".

"Tu con me sei come un pesce fuor d'acqua. Stai bene solo nel tuo mondo, fatto di pensieri, ricordi, dolori. E' quello il tuo mare (...) Vuoi sempre scappare, e ti auguro che prima o poi tu possa trovare la tua destinazione".

venerdì 24 agosto 2018

Frammenti di letture - LA CUSTODE DEL MIELE E DELLE API -



Buongiorno, lettori!!
Ho due recensioni da preparare, ma non trovo il tempo di "metterle giù", quindi per ora condivido con voi alcuni significativi frammenti dell'ultimo romanzo terminato - LA CUSTODE DEL MIELE E DELLE API di Cristina Caboni:


"La solitudine è figlia del dolore. Ci gettiamo su di lei privi di speranza  perché è l'unica cosa che conosciamo. Istanti di noi, consapevolezza, nessuna aspettativa. E dunque nessuna delusione." 

"...la vecchiaia non è una questione di età anagrafica. Si diventa vecchi ogni volta che il cuore si spezza, ogni volta che qualcuno ti sporca, ogni volta che perdi la speranza." 



"È il dolore che misura la felicità"

"Nella vita accadono tante cose. Avvenimenti terribili, che poi all'improvviso cambiano. Non sempre le conseguenze sono negative. Spesso si trasformano in opportunità, in nuove occasioni. Il segreto è saperle riconoscere. Le vedi solo quando sei pronto, sai? (...) Non un minuto prima, nè quello dopo. E' un istante di perfetta lucidità, quello che ti fa cogliere il senso delle cose".

lunedì 4 giugno 2018

Frammenti di... "Lover Reborn. L'amore rinato"



Citazioni tratte da "Lover Reborn. L'amore rinato" di J.R. Ward:


"Vivi e morti sono uguali.
Cerchiamo tutti, semplicemente,
un posto dove sentirci a casa."
LASSITER".




"possiamo perdere in un batter d'occhio quelli che amiamo.
E quando succede, c'è da scommetterci, non pensiamo a tutti i motivi che avrebbero potuto dividerci: pensiamo a tutti i motivi che ci univano.
E di sicuro rimpiangiamo amaramente di non aver avuto più tempo a disposizione,
 anche se abbiamo avuto secoli e secoli...
Da giovani pensiamo che il tempo sia un peso, qualcosa da scaricare il prima possibile per poter crescere. Ma è un tragico errore... 
da adulti capiamo che i minuti e le ore sono la cosa più preziosa che abbiamo.
Nessuno ha a disposizione tutta l'eternità ed è un delitto sprecare il tempo 
che ci è dato da vivere."


giovedì 24 maggio 2018

Frammenti di letture




Attualmente ho in lettura due romanzi, IL MORSO di Simona Lo Iacono, e LA TERRA DEI DRAGHI. L'antica stirpe, di Nicola Cantalupi.
Vi riporto due passaggi di entrambi, augurandovi buona giornata :-)


IL MORSO

"Che equivoco è mai, si chiede stravolto il Conte figlio, questo essere divorati dal fuoco di un abbraccio? E perché questa sensazione costante di un oltre sempre vietato? Che imminenza cela, questo disperato bisogno? Quale terrore di finire e di perdersi e di dichiararsi falliti di fronte alla morte?"
"L'enigma infatti è uno solo, ha presto scoperto: amare o essere amati. Subire l'amore o comandarlo."


LA TERRA DEI DRAGHI

"L'animo degli uomini è fragile e facilmente corruttibile; la maggior parte di loro non si preoccupa d'altro che inseguire ferocemente gloria e ricchezze per l'intero arco della loro breve esistenza, finendo inevitabilmente per ritrovarsi infelici e mai appagati per quello che hanno raggiunto, temendo ogni giorno sempre più l'arrivo della loro morte. (...) se si rendessero conto che la morte non è l'assoluta fine e tentassero di vivere con amore reciproco e semplicità questo loro passaggio su questa terra, sarebbero senza ombra di dubbio esseri migliori. (...) gli uomini sarebbero più felici se smettessero di cercare costantemente ciò che non possono avere."

venerdì 6 aprile 2018

Frammenti di letture



Un frammento della mia lettura in corso, "La guerra di Lorenzo"; il protagonista, un capitano dell'esercito italiano, cerca di affrontare un momento difficile - un bombardamento aereo da parte degli alleati - mentre partecipa attivamente alla guerra e a giungergli in aiuto per non cedere al panico, è il ricordo dell'amato padre:

"La mano di suo padre.Era quella la chiave che spiegava tutto. Suo padre non aveva avuto bisogno di parole per rassicurarlo: la sua mano, grande, asciutta, forte, era bastata a distendere la sua mente, a metterla nella disposizione giusta.Sì, quella era la chiave. Doveva ritrovare quella mano perduta nel gorgo del tempo, risentirne il tocco, forte, affettuoso, rassicurante. Finché riusciva a tenere viva quella mano, a non farla svanire, era immune dalla paura, dall'angoscia, dalla follia. Doveva trattenerla a tutti i costi, restarci aggrappato con forza, impedire che si dissolvesse e lo lasciasse piccolo e spaventato fra i lampi e i boati, in quell'immensa piazza rumorosa.".

martedì 2 gennaio 2018

Frammenti di... "Appunti di meccanica celeste" di Domenico Dara



Ma quanto mi sta piacendo "Appunti di meccanica celeste" di Domenico Dara?
Ha un modo di raccontare le singole storie di gente comune, ciascuna col proprio universo di problemi, speranze e disillusioni, che ti entra dentro, ti spinge ad entrare in queste povere vite e a empatizzare con esse, a sentirti addosso ogni emozione, ogni parola sussurrata, ogni pensiero non espresso a voce alta.

Vi lascio qualche stralcio del libro:



"È strano, l’amore: imponderabile, incomprensibile, misterioso come un volo di mosche, capace di nascere all’improvviso per morire con altrettanta rapidità, pronto a scovare e infilarsi nell’unica intercapedine possibile, caparbio a crescere sulle pietre come il muschio, cangiante come un panno steso a ponente."

"...annunciare al mondo la certificazione del suo fallimento, pronunciarla, ecco, solo pronunciarla, l’avrebbe resa più dolorosa, che fin quando un evento rimane nostro, segreto, è come se non facesse parte del mondo, come se non fosse completamente accaduto..."

"...a volte un’intera vita, milioni di secondi, anni e anni di tramonti si condensano in un attimo, in un fatto, in un incalcolabile minuto, come se le nascite, i pianti, gli innamoramenti e gli abbandoni non servissero ad altro che a preparare il palcoscenico dove avverrà, in un fugace atto unico, quella rappresentazione che sola era la vita, quel singolo momento, nient’altro prima né dopo, come un attore che per anni si prepara una battuta, la pronuncia e poi scompare per sempre dietro le quinte."

"Che poi cos’erano i desideri se non una silenziosa dichiarazione di fallimento? Riconoscere che ciò che vogliamo non ci appartiene, che siamo altro da quello che vorremmo, che la nostra vita segue una traiettoria sbagliata."

"...il pensiero è come un dente che si muove e da cui non riesci a staccare la lingua, che continui a farlo dondolare, ogni volta di più fin quando non si sradica dalla gengiva. Il pensiero è questo tormento che giunge all’essenza delle cose, si comincia a pensare alla bolletta che non si può pagare o alla febbre inspiegabile che ha preso nostro figlio o a due palle di vetro che si assomigliano e da lì, irrimediabilmente, arrivi a chiederti il perché del mondo e della vita. Questo maledetto vizio innato e connaturato di volere a ogni costo sradicare il dente, scoprire la ragione ultima, malgrado tutti i pensieri precedenti ci abbiano insegnato che non ricaveremo altro che il nulla d’un buco incarnato. Quel vizio innato di ripensare a ciò che avrebbe potuto essere. (...)
Perché accade sempre un Evento che segna le esistenze, e quasi sempre ha a che fare con un rapporto umano, reale o mancato. Non si può cancellare: la vita è allora il tentativo di edificare un’esistenza malgrado esso, la costruzione di un Non Evento che è, in ultima analisi, il ristabilirsi di un equilibrio, il risanamento della condizione iniziale. E l’Evento spesso si confronta col tempo, che la vita funziona così, prima ci sbatte la porta in faccia e solo dopo tanti anni, quando la serratura è stata cambiata, ci dà in mano la vecchia chiave per aprirla.  (...) talvolta la vita offre una seconda possibilità e forse non ce ne accorgiamo perché questa opportunità non è la ripetizione dell’Evento ma un suo camuffamento, perché noi vorremmo ritornare a quel giorno, a quell’ora, ma là non riveniremo mai, e nell’impossibile attesa che la spirale del tempo si ritorca su sé stessa non ci accorgiamo che l’occasione ritorna nel frattempo per una via secondaria. Nell’universo i cicli ordinati ricorrono ma non si presentano mai nello stesso modo: siamo parte di un sistema aperiodico in cui le traiettorie dei fenomeni sono identiche ma non sovrapponibili, che il ritorno comporta il travestimento del tempo. Forse ogni giorno è ritorno, pensava Archidemu, forse ogni giorno a nostra insaputa possiamo modificare il corso deviato dell’esistenza."

"Perché non è la morte a essere inspiegabile ma la vita, che a volte è incomprensibile come attraversiamo la nostra rete quotidiana di buchi senza caderci dentro, come riusciamo a poggiare i piedi sull’esile filo che separa i vuoti."


"...un dolore che viene messo da parte non si può dire abbia finito di esistere e di far soffrire, poiché è più presente nei tentativi che inanelliamo per disarmarlo, come la toppa sul gomito liso della giacca che nasconde lo strappo ma rimarca la fallibilità del tessuto."

mercoledì 8 novembre 2017

Frammenti di letture



" Gelide, bellissime, eterne, terribilmente estranee, le stelle brillavano, miliardi di vasti mondi che trasmettevano la loro luce.
Forse la luce che ora cade sulle mie mani, pensava, si è irradiata da un angolo dell’universo migliaia di anni fa fino ad arrivare qui per illuminare una panchina solitaria in un parco deserto.
Con la stessa sublime e fredda indifferenza ora illumina il volto cereo della partoriente che gli è spirata tra le mani.
Risplendeva così anche al fronte, diffondendo i suoi raggi sui morti, sugli agonizzanti. E allo stesso modo illuminerà anche lui quando renderà l’anima, e milioni di altri dopo di lui, con la calcolata esattezza e la precisione di un meccanismo cui è stata data la carica.
Com’è assurdamente piccola, insignificante e breve la vita dell’uomo, a paragone di questa immensità, di questo infinito.
Ma chissà? Forse tutto ciò esiste solo perché l’occhio umano lo vede così. Per la donna nella camera mortuaria della clinica niente più esiste, né stelle, né luce, niente di niente.
Le eterne riflessioni sull’esistenza, lo spazio e il tempo, la vita e la morte gli vorticavano nella testa."

- LA FAMIGLIA KARNOWSKI, I. J. Singer -

venerdì 20 ottobre 2017

Frammenti di... LA FAMIGLIA KARNOWSKI



Sto leggendo - già da un po' - LA FAMIGLIA KARNOWSKI di Singer, ambientata in un periodo che attraversa le due guerre mondiali.
Essendo una famiglia ebrea emigrata a Berlino, nei difficili anni della dittatura hitleriana ha dovuto subire tutte le umiliazioni e i soprusi che il popolo ebraico ha patito a causa dell'ideologia nazista.
Nel passo che condivido con voi, l'attenzione è posta su un vecchio e saggio rabbino, devoto credente, e su sua figlia, che non riesce ad apprezzare e comprendere la fede in Dio dell'anziano genitore, a fronte delle crudeli angherie di cui dicevamo poc'anzi.


"Jeannette mette a bollire un pentolino sulla stufa di ghisa che alimenta con vecchi libri al posto della legna. Non riesce a mantenere la calma davanti ai discorsi del padre. Vede la sciagura avanzare inesorabilmente. La Dragonerstrasse si spopola ogni giorno di più. Le botteghe sono chiuse con tavole e catenacci. Di sera la gente si barrica in casa. Il rumore di un’automobile che passa a gran velocità, i fischi e le risa dei gentili e i lamenti degli ebrei rivelano che nella notte qualcuno è stato portato via. La strada del ghetto, esposta ai soprusi e alle violenze, la riempie di un’inquietudine e di un terrore continui. 
«Papà», interrompe la lettura del padre «perché tutte queste sofferenze?».
 Reb Efraim sorride, un sorriso sdentato nella barba muschiosa. «È una vecchia domanda, figlia mia, vecchia come la sofferenza stessa» risponde. «Con le nostre menti limitate non riusciamo a capirlo, ma tutto questo deve avere un senso, come ogni cosa che esiste, altrimenti non esisterebbe».
(...) solo la gente ordinaria e gli stolti si lamentano con Dio per il male e lo lodano per il bene. L’uomo saggio sa che non ha senso pensare a Dio in questi termini, perché tutto ciò che esiste fa parte del Divino, nulla escluso: animali e vegetali, uomini e stelle, tutto ciò che è, che sarà e che non è più, il bene e il male, la felicità e la sofferenza, e così via, senza inizio e senza fine."

lunedì 25 settembre 2017

Frammenti di... "Io uccido"



Frammenti di "Io uccido", di Giorgio Faletti:


"Per il mondo siamo tutti e due una voce senza volto, da ascoltare con gli occhi chiusi, immaginando. Là fuori è pieno di gente occupata solo a procurarsi una faccia da mostrare con orgoglio, a costruirsene una che sia diversa da tutte le altre, senza nessuna preoccupazione all'infuori di quella..."


"...pensò ancora una volta che non esiste miglior profumo di una pelle con un buon odore. Sapeva di mare e di cose da scoprire, poco per volta, senza fretta."


Giuseppe Maiorana.
"La chiave giusta per la libertà"


"Per quanto dorata, una gabbia era sempre una gabbia, e ognuno era artefice del proprio destino.
Ognuno costruiva la propria vita o la distruggeva secondo le regole che si era imposto. O le regole che rifiutava di imporsi."


"Tutti siamo chiusi in una prigione. La mia me la sono costruita da solo, ma non per questo è più facile uscirne."
"Mi spiace per te. Credo di intuire che non ami la gente".
"Tu la ami?"
"Non sempre. A volte cerco di capirla e quando non ci riesco cerco almeno di non giudicarla."

venerdì 15 settembre 2017

Cito e canto: IO TI CERCHERO'



Un altro frammento di "E allora baciami" che mi ha fatto pensare ad una dolcissima canzone di Jovanotti, IO TI CERCHERO':


"Il mio ultimo “Dio, che bello!” è stato uno sguardo, tanti anni fa, e dentro quello sguardo c’era tutto ciò di cui avevo bisogno, c’era tutta la mia vita, tutto il mio passato, tutto il mio futuro…
(...) Di quello sguardo mi rimane solo una parte, una frazione meravigliosa, un tesoro prezioso: mia figlia Laura. La mia piccola principessa. Ma io quello sguardo lo cerco ancora, negli occhi delle cassiere del supermercato, negli sguardi distratti dei passanti per strada, al bar, al cinema, alla posta, al lavoro. Lo cerco tutte le mattine nei miei occhi verdi davanti allo specchio, persi e disorientati. Lo cerco nello sguardo di chi inutilmente cerca il mio, fra le lenzuola, dissolto nelle gocce di sudore di un piacere leggero ed effimero, rapido e insignificante."




domenica 10 settembre 2017

Frammenti di... "E allora baciami"



Il romanzo di Roberto Emanuelli, "E allora baciami" è ricco di frasi d'amore e sulla vita molto belle.
Ve ne riporto alcune, ma sono davvero tante.


"Nella foga di giustificare noi stessi, i nostri capricci, i nostri desideri, le nostre narcisistiche e spesso puerili necessità, dimentichiamo troppo spesso di considerare e comprendere sentimenti e ragioni altrui, e di rispettarne i tempi."

"I nostri errori ci rendono quello che siamo. Come le cicatrici, come le espressioni, la voce. Ci rendono unici, non migliori di, o superiori a. Unici."




"Passiamo la vita a chiederci come sarà l’amore quando arriverà, cosa ci farà innamorare di lei, poi arriva un ciao e ti stende. E capisci che l’amore a volte è solo un gesto o una parola banale pronunciata da qualcuno capace di farla suonare in modo speciale nel tuo cuore. L’amore è millemila cose ogni volta diverse, quasi sempre piccole e insospettabili, in apparenza. Arriva e fa volare tutto. E se lo puoi definire, non è amore."


"...quella sera era tutto così, pieno di poesia, non potrò mai dimenticarlo, eravamo lì, abbracciati, sospesi. Innamorati. Io ogni tanto mi staccavo, ma solo per guardarla ancora una volta accarezzandole il viso, per essere certo che non fosse un sogno, o sperando che lo fosse. Ripensandoci, non era un bacio, era un miracolo, era volare, era la prova che l’amore arriva in un attimo, e che quando ti raggiunge, incasina le tue prospettive, le certezze, i progetti. L’amore arriva e capovolge il senso di ogni cosa. La direzione degli elementi. Trasforma il rumore in musica, rende colorato quello che sembrava grigio e senza vita. L’amore è questo: la tua corsa verso di lei, i polsi che tremano, la voce rotta, il fiato corto, il batticuore, il muro che crolla, il cielo che cade, la terra che trema. Il vuoto. Volare.
Il nostro amore non era ancora iniziato ed era già infinito…"




sabato 12 agosto 2017

Frammenti di letture: "Una vita da rifare"



Due significativi "frammenti letterari", tratti dal libro "Una vita da rifare" di Claudio Capretti.


"Vedi, la differenza tra me e te è esattamente questa: tu hai una speranza che io, almeno per ora, non ho. E sai quanto vale una speranza di questi tempi per quelli come noi? Un tunnel può essere lungo e buio quanto vuoi, ma se da lontano vedi un piccolo foro che ne indica l'uscita, allora ha un senso percorrerlo fino in fondo perchè sai che un'uscita c'è."


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"Il bene che facciamo serve per squarciare i momenti bui che attraversiamo, ci serve a sentirci meno soli, ci aiuta a capire che siamo in grado di fare cose belle, che rendano la nostra vita dignitosa. Il bene fatto non cade mai nel vuoto, magari si paga un prezzo per averlo fatto, forse ne siamo separati da esso affinchè non cadiamo in deliri di onnipotenza, ma sono convinto che finisca in qualche parte del Cielo."

mercoledì 2 agosto 2017

Frammenti di letture



Breve passaggio tratto dal noir "Anna con tutti" di Alioto-Repaci (Frilli Editore; la recensione è sul blog), in cui si parla dei nostri amati libri e di un aspetto del "rapporto" speciale che si crea tra il lettore e il "suo" libro:


"Quando si arriva alla fine di un libro, al lettore assiduo possono accadere fondamentalmente due cose: se la lettura è stata appassionante si prova una profonda sensazione di perdita, come se i personaggi tanto cari fossero nel nulla e la vita dovesse continuare malgrado la loro assenza. Nessun'altra lettura può colmare quel vuoto lasciato dall'ultima riga letta e dalla parola fine stampata in calce alla pagina.Se la storia, invece, non è stata abbastanza coinvolgente, nasce la speranza di trovarne un'altra degna di interesse e si va alla ricerca di un nuovo autore o di un genere diverso".



CHE NE PENSATE? 
SIETE D'ACCORDO CON QUESTE AFFERMAZIONI?

VI E' CAPITATO CHE UN DETERMINATO LIBRO FOSSE COSI' BELLO DA SENTIRNE LA MANCANZA DOPO AVERLO TERMINATO?

O CHE FOSSE TALMENTE "BRUTTO" DA DESIDERARE DI CERCARE IMMEDIATAMENTE UNA LETTURA DECISAMENTE MIGLIORE?

lunedì 24 luglio 2017

Frammenti da... sovrana lettrice



Piccoli ma significativi passaggi tratti da "La sovrana lettrice":

" Stava anche scoprendo che un libro tira l’altro; ovunque si voltava si aprivano nuove porte e le giornate erano sempre troppo corte per leggere quanto avrebbe voluto."


"«Passare il tempo?» esclamò la regina. «I libri non sono un passatempo. Parlano di altre vite. Di altri mondi."


"Leggere le dava una sensazione simile: la gioia dell’anonimato; della condivisione; della normalità. Lei, che aveva vissuto una vita diversa dalle altre, scopriva di avere un estremo bisogno di tutto questo. Fra le pagine e dentro le copertine poteva passare inosservata."

"Un libro è un ordigno per infiammare l’immaginazione".

" Ma per lei non c’era niente di più serio e nutriva per la lettura gli stessi sentimenti che certi hanno per la scrittura: era impossibile rinunciarvi e per lei, in quella fase della sua vita, era come una missione. È vero che all’inizio leggeva con trepidazione e un certo nervosismo. Si perdeva di fronte all’infinita quantità dei libri e non appunti erano venuti dopo; leggeva sempre con una matita a portata di mano, non per riassumere quello che leggeva ma solo per trascrivere i passaggi che l’avevano colpita. Fu solo dopo un anno di letture e di appunti che Sua Maestà si azzardò ad annotare un pensiero tutto suo. «La letteratura» scrisse «mi appare come un vasto paese dai confini remoti, verso i quali mi sono diretta ma che non mi sarà mai dato raggiungere. E ho cominciato troppo tardi. Non potrò mai recuperare»."

sabato 22 luglio 2017

Frammenti di letture




"Com'era in realtà Auschwitz?
Che domanda. Come si faceva a rispondere? Fango. Melma. Non un filo d'erba. Terra senza alberi. Un'infinità di baracche. Corpi emaciati. Denti sporgenti. Occhi infossati. Latrati di cani. Mengele. Sorveglianti ucraine. Impiccagioni. Appello all'alba. Noma".


"...Miriam non era lì, le erano spuntate le ali sulla schiena, era diventata un uccello, un uccellino azzurro che poteva levarsi in alto e lo fece subito, e quando fu al di sopra del campo vide che sarebbe venuta fuori una giornata bellissima, e laggiù in lontananza stava arrivando un altro uccellino ed era Didi. Era diventato un uccello anche lui! Che fortuna! Avrebbero potuto volare insieme... Volare lontano. In un bosco da qualche parte".


"...questi sono i presupposti della vita. Siamo destinati a perdere tutto, anche le persone che hanno più importanza per noi. E per questo non tenta più di trattenere il pianto...".

- tratto da IO NON MI CHIAMO MIRIAM, di M. Axelsson - 




"Le idee arrivano e basta. Certe volte se ne vanno e certe altre attecchiscono. Come le piante. E come le piante crescono e crescono. Hanno vita propria".


"Ricordare fa male?
Da morire, - risposi (...) E' come un animale feroce che se ne sta nascosto dentro di me (...). E morde. Sempre. Forse un giorno riuscirò a mettergli guinzaglio e museruola. Ammaestrarlo. Tornare ad avere solo giorni buoni.".

- tratto da LA SOSTANZA DEL MALE di L.D'Andrea - 

sabato 15 luglio 2017

Frammenti di "Io non mi chiamo Miriam"



Un passaggio del libro "Io non mi chiamo Miriam", che mi ha fatto pensare ad una nota poesia...


"Al di là del filo spinato c'era qualcosa che avrebbe potuto essere un prato, se non fosse stato così intriso d'acqua, e dietro c'era un muro grigio. Sì, in effetti, sembrava quasi un vero prato con solo qualche pozza qui e là e qualche chiazza di terra nuda, ma per il resto grandi alberi con rami grigi e zolle di erba verde. E fiori. Fiorellini gialli. Una farfalla si sollevò da un fiore e si avvicinò ignara alla recinzione dietro la baracca. Miriam trattenne il fiato. Sarebbe morta? No. Non voleva davvero che la farfallina morisse. Per un paio di secondi, quando si avvicinò al filo spinato, sembrò che dovesse accadere il peggio, ma poi, a una ventina di centimetri dalla corrente, frenò e riprese a svolazzare sul verde fino ad atterrare su un fiore distante, fermandosi lì per un po'. Infine si alzò in volo e sparì al di là del muro.Era salva."



LA FARFALLA


L’ultima, proprio l’ultima,
link
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.

(Pavel Friedman, Praga 1921 – Auschwitz 1944)

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