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lunedì 2 maggio 2016

Ricordando... Novalis



Il 2 maggio 1772 nasceva uno dei più significativi rappresentanti del romanticismo tedesco della seconda 
Novalis nel 1799, opera di Franz Gareis
metà del Settecento: Friedrich von Hardenberg, conosciuto con lo pseudonimo di Novalis.

Novalis concepiva la poesia come vera scienza e vera conoscenza ("La poesia é il reale, é la realtà assoluta"); gli studi filosofici e naturalistici lo condussero verso il cosiddetto «idealismo magico», secondo cui il l'individuo, il singolo, in quanto capace con la volontà e la fantasia di trasformare il mondo, è "onnipotente", per cui lo spirito domina sul corpo e sul mondo.
Fu e creatore del fiore azzurro, ovvero il nontiscordardimé, uno dei simboli più durevoli del movimento romantico.

Tra le sue opere:
  • "La cristianità o l'Europa"
  • "Inni alla notte"
  • Enrico di Ofterdingen
  • I discepoli di Sais



Laggiù nel suo grembo, lontano
Dai regni della luce, ci accolga
La terra! Furia di dolori e spinta
Selvaggia è segno di lieta partenza.
Dentro l'angusta barca è veloce
L'approdo alla riva del cielo.

Sia lodata da noi l'eterna notte,
Sia lodato il sonno eterno.
Ci ha riscaldati il torrido giorno,
ci ha fatti avvizzire il lungo affanno.
Non ci attraggono più terre straniere,
vogliamo tornare alla casa del Padre.

lunedì 21 marzo 2016

Ricordando Alda Merini




1931-2009

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascer folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta...

Così Proserpina lieve 
vede piovere sulle erbe
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.



Avrebbe compiuto 85 anni oggi, ALDA MERINI, nata il giorno in cui convenzionalmente inizia la Primavera.

In occasione dell'anniversario della sua nascita, non potevo non ricordarla insieme a voi qui sul blog; e per un attimo mi ero convinta che l'avrei fatto riportandovi i punti salienti della sua biografia.

Ma leggendo le sue meravigliose poesie, ho pensato che esse parlano dell'esistenza ricca e travagliata di questa grande donna, madre e artista, meglio di qualunque parola detta su di lei.

Tutte le poesie sono state prese dal sito che le figlie della poetessa hanno dedicato alla loro mamma (SITO).


Il suo amore per la poesia.

Se la mia poesia mi abbandonasse

Se la mia poesia mi abbandonasse
come polvere o vento,
se io non potessi più cantare,
come polvere o vento,
io cadrei a terra sconfitta
trafitta forse come la farfalla
e in cerca della polvere d’oro
morirei sopra una lampadina accesa,
se la mia poesia non fosse come una gruccia
che tiene su uno scheletro tremante,
cadrei a terra come un cadavere
che l’amore ha sconfitto.



I poeti lavorano di notte 


I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro, 
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

(da "Destinati a morire")

La maternità, quale fonte di immensa gioia ma anche di dolore, apprensione...


venerdì 4 marzo 2016

Segnalazione: BATACLAN di Bonifacio Vincenzi



Cari lettori, sono qui per segnalarvi il nuovo libro di poesie di Bonifacio Vincenzi che si intitola:


BATACLAN
di Bonifacio Vincenzi


Ed. Lietocolle
13 euro


Bataclan è un nome venuto a tatuarsi proprio malgrado nella coscienza del mondo, un mondo che rischia però – per memoria corta ed eccesso di informazione – di dimenticare in fretta i fatti e le ragioni.
Bonifacio Vincenzi è qui a ricordarci – fuori dalla cronaca e dalla retorica dei coccodrilli – che una parte di noi è morta con i ragazzi del Bataclan, che una quota dei nostri giorni paga – che Bataclan resti o non resti coscientemente e consapevolmente presente nel pensiero – il debito di ciò che siamo diventati, di ciò che i morti di Parigi non hanno avuto modo di diventare.
Bonifacio ricorda senza paura di tremare, riportando le lancette dell’emozione al tempo dei corpi appesi alle finestre, delle armi inceppate che hanno graziato alcuni e delle armi che hanno cantato la morte di altri. Bonifacio ricorda storie collettive e individuali, riconducendo a verità i fatti non per ciò che sono stati, ma per quanto hanno simbolicamente rappresentato.


Bataclan è diviso in quattro sezioni: “Un attimo prima degli spari”; “Vittime”; “Il sorriso di Marie” 
l'autore
(questa sezione è interamente dedicata a Marie Lausch morta al Bataclan insieme al ragazzo); “L’abitudine della vita”.

E proprio dalla sezione “Il sorriso di Marie” vi lascio questa poesia molto bella:


Chi ti cerca sono le stelle cadenti
dei tuoi desideri, chi ti cerca è la strada
dove sei passata, le canzoni che nel cuore
hai cantato. Ora vai per albe
e gocce di rugiada, sbocci con i fiori
a primavera, sanno poco di te gli anni
che ti hanno strappato ma c’è,
in questa città, come una voce di gloria
nel vagito di ogni nuova vita, parla
di te e dell’orgoglio di nascere francesi.

mercoledì 24 febbraio 2016

Segnalazione Eretica Edizioni: COME UN'ONDA NEL TEMPO di Luca Meloni



Buongiorno, amici e lettori!
Iniziamo al giornata sul blog segnalando una raccolta di poesie e pensieri:


COME UN'ONDA NEL TEMPO
di Luca Meloni


Eretica Edizioni
13 euro

Sinossi

C’è un momento in cui ti accorgi che tutto ha una data di scadenza: gli anni dell’università, le scommesse infelici degli amori impossibili, l’entusiasmo triviale del caos. 
Un punto di non ritorno simile alla frontiera surrealista del ponte Do Lung di Apocalypse Now, una linea di confine dove l’orrore non è il colore dominante ma una zona d’ombra che non puoi più permetterti di evitare...

L'autore.
Luca Meloni è dottore di ricerca in Culture Classiche e Moderne presso l’Università degli Studi di Torino. Come un’onda nel tempo è la sua prima raccolta di pensieri
.

lunedì 1 febbraio 2016

Emozioni in versi: "Sera di febbraio" (U.Saba)



Benvenuto, Febbraio! ^_-

Spunta la luna.
Nel viale è ancora
giorno, una sera che rapida cala.
Indifferente gioventù s'allaccia;
sbanda a povere mète.
Ed è il pensiero
Della morte che, in fine, aiuta a vivere.

(Umberto Saba)

sabato 8 novembre 2014

Poesie da leggere: 'GRAFFITI DI SILENZIO' di Antonio Aschiarolo



Fino ad oggi, 8 novembre, avete la possibilità di leggere e scaricare gratis la bellissima raccolta di poesia di Antonio Aschiarolo.

GRAFFITI DI SILENZIO
di Antonio Aschiarolo


LINK AMAZON
"Graffiti di silenzio" è una raccolta di poesie in cui emerge in superficie il suggestivo romanticismo dell'autore che, con fertile estro creativo e inesauribile sfogo sentimentale, tinge ogni pagina di emozione.
L'ombra cede il passo al sogno che veglia costantemente su ogni verso in un clima misterioso e magicamente simbolico. L'orma della passione e l'eco del dolore, il senso della spiritualità e dell'amore trovano riparo nella libera visione del mondo.

"L'immaginazione è l'eco vagante che solo un poeta può imprigionare nella rete di un verso" (cit.)


Io le ho lette e vi assicuro che sono dei versi molto belli, ben scritti e che rivelano una grande sensibilità e delicatezza.
Caratteristiche che ho già incontrato in questo Autore, del quale ho letto tre belle favole, magiche, semplici e in grado di risvegliare emozioni e riflessioni profonde nel lettore.

Vi lascio solo una delle sue poesie, invitandovi a leggere le altre!!

SORGENTE DI LACRIME

La poesia che nasce da una sorgente di lacrime,
arricchisce di raro splendore il mare che la raccoglie.
E' l'ultimo baluardo della bellezza,
e sorge al di là di porte invisibili.

mercoledì 8 ottobre 2014

CITO E CANTO: ANNABEL LEE



Ricordando Edgar A. Poe, ecco una sua nota poesia, cui associo la canzone di Claudio Baglioni (forse non nota ai più, in quanto un po' in là negli anni).

Or son molti e molti anni
che in un regno in riva al mare
viveva una fanciulla che col nome
chiamerete di ANNABEL LEE:
e viveva questa fanciulla con non altro pensiero
che d’amarmi e d’essere amata da me.

Io ero un bimbo e lei una bimba,
in questo regno in riva al mare;
ma ci amavamo d’un amore ch’era più che amore
io e la mia ANNABEL LEE
d’un amore che gli alati serafini in cielo
invidiavano a lei ed a me.

E fu per questo che -oh, molto tempo fa-
in questo regno in riva al mare
un vento soffiò da una nube, raggelando
la mia bella ANNABEL LEE;
così che vennero i suoi nobili parenti
e la portarono da me lontano
per rinchiuderla in un sepolcro
in questo regno in riva al mare.

Gli angeli, non così felici in cielo come noi,
a lei e a me portarono invidia -
oh sì! E fu per questo (e tutti ben lo sanno
in questo regno in riva al mare)
che quel vento irruppe una notte dalla nube
raggelando e uccidendo la mia bella ANNABEL LEE.

Ma molto era più forte il nostro amore
che l’amor d’altri di noi più grandi-
che l’amor d’altri di noi più savi-
e né gli angeli lassù nel cielo
né i demoni dentro il profondo mare
mai potran separare la mia anima dall’anima
della bella ANNABEL LEE:

giacché mai raggia la luna che non mi porti sogni
della bella ANNABEL LEE;
e mai stella si leva ch’io non senta i fulgenti occhi della bella ANNABEL LEE:
e così, nelle notti, al fianco io giaccio
del mio amore – mio amore – mia vita e mia sposa,
nel suo sepolcro lì in riva al mare,
nella sua tomba in riva al risonante mare.

Traduzione di Marta Lettieri.


Nel 1967 Baglioni scrive una suite musicale su questa poesia di Edgar Allan Poe, Annabel Lee (ASCOLTALA).

martedì 7 ottobre 2014

Il 7 ottobre 1849 moriva EDGAR ALLAN POE



In questo giorno, ma di 165 anni fa, moriva un grande scrittore, poeta, critico letterario, giornalista, editore, storyteller e saggista americano:

EDGAR ALLAN POE
(1809-1849)

poe
Figlio di una coppia di attori girovaghi di modeste condizioni economiche, si ritrova senza padre, dopo che questi abbandona la famiglia quando Edgar è ancora piccolo; alla morte della madre, viene adottato in maniera non ufficiale da John Allan, ricco mercante della Virginia (il che spiega l'aggiunta del cognome Allan a quello originale).

Ma col patrigno vi saranno non pochi dissidi a causa della tendenza di Edgar, in gioventù, a sperperare soldi nel gioco d'azzardo, contraendo molti debiti.
La sua prima opera pubblicata è del 1829, in forma anonima: "Tamerlane and other poems", e poi con il suo nome "Al Aaraaf, Tamerlane and minor poems". 
Dopo un periodo nell'esercito, lo lascia e si trasferisce presso parenti a Baltimora.
Virginia Clemm
(1822-1847)

Ma è nel 1832 che arrivano i primi successi come scrittore che lo portano nel 1835 ad ottenere la direzione del "Southern Literary Messenger" di Richmond.
A 27 anni, Edgar Allan Poe sposa la cugina Virginia Clemm, non ancora quattordicenne, che però verrà consumata dalla tubercolosi, che se la porterà via lentamente.
E' questo un periodo nel quale pubblica innumerevoli articoli, racconti e poesie, senza però ottenere grandi guadagni.

In cerca di miglior fortuna decide di trasferirsi a New York. 
Dal 1939 al 1940 è redattore del "Gentleman's magazine", mentre contemporaneamente escono i suoi "Tales of the grotesque and arabesque" che gli procurano una fama notevole.

Le preoccupazioni per la moglie, unite a successive difficoltà lavorative, lo porteranno a buttarsi nell'alcool.

Nel 1844 Poe inizia la serie di "Marginalia", escono i "Tales" ed ottiene grande successo con la poesia "The Raven". Le cose sembrano andare per il meglio, soprattutto quando nel 1845 diventa prima redattore, poi proprietario del "Broadway Journal".

Ben presto la reputazione raggiunta viene però compromessa da accuse di plagio, portando Edgar Allan Poe verso una profonda depressione nervosa che lo portano a cessare le pubblicazioni del suo giornale.
Trasferitosi a Fordham, seriamente malato ed in condizioni di povertà, continua a pubblicare articoli e racconti pur non ottenendo mai vera fama in patria; il suo nome invece comincia a farsi notare in Europa e soprattutto in Francia.

Nel 1847 la morte di Virginia segna una pesante ricaduta della salute di Poe, che però non lo distoglie dal continuare a scrivere. 
La sua dedizione all'alcolismo raggiunge il limite: trovato in stato di semi incoscienza e delirante a Baltimore, Edgar Allan Poe muore il 7 ottobre 1849.

Poe è da considerarsi uno dei maggiori rappresentanti del racconto poliziesco, della letteratura dell'orrore e del giallo psicologico, ma anche del racconto gotico, del quale infatti riprende talune suggestioni, svincolandosi però dalle ambientazioni tipiche del gotico, e sviluppandone più gli aspetti psicologici, indagando fra le ossessioni e gli incubi personali; pertanto può anche essere considerato come un precursore del decadentismo.

La grande fama di Poe è affidata, tuttavia, ai suoi Racconti: secondo un elenco compilato dall’autore stesso i migliori sarebbero Ligeia, Il crollo della casa Usher (The fall of the house of Usher), William Wilson, Il cuore rivelatore (The tell-tale heart), Il gatto nero (The black cat), tra i racconti del terrore; Una discesa nel Maelström (A descent into the Maelström) tra quelli «metafisici»; Gli omicidi della Rue Morgue (Murders in the Rue Morgue) e La lettera rubata (The purloined letter) tra quelli «polizieschi», che hanno per protagonista l’investigatore-artista Auguste Dupin. 
Nell’unico romanzo di Poe, Le avventure di Gordon Pym (The narrative of Arthur Gordon Pym, 1838), resoconto di un immaginario viaggio per mare alla ricerca del polo Sud, l’artificio della scrittura invade l’universo: i labirintici baratri di un’isola sconvolta dal terremoto corrispondono a caratteri alfabetici e un’arcana figura si eleva, nel finale, bianca da uno spazio bianco, prefigurazione degli arcani del Moby Dick di H. Melville.

fonti: wikipedia; biografieonline; Ibs

sabato 4 ottobre 2014

Tanti Auguri a.... LUIS SEPULVEDA



Buon compleanno a...

LUIS SEPULVEDA

luis

Luis Sepulveda nasce il 4 ottobre del 1949 a Ovalle, nel Cile. 
Egli passa i primi anni della sua vita a Valparaìso, in compagnia del nonno paterno, dello zio Pepe e di Salgari, Conrad e Melville, che ben presto gli trasmettono l'amore per la scrittura e per l'avventura.

Tra i quindici e i diciassette anni si iscrive alla Gioventù comunista, a vent'anni ottiene il Premio Casa de las Americas con il suo primo libro di racconti, "Crònicas de Pedro Nadie", e a seguire, una borsa di studio per corsi di drammaturgia della durata di cinque anni, presso l'Università Lomonosov di Mosca. Ma resta nella capitale russa solo 4 mesi : per "atteggiamenti contrari alla morale pubblica" (diviene nota la sua relazione con la professoressa di letteratura slava e moglie del decano dell'Istituto ricerche marxiste) viene infatti espulso; ed è così che la sua vita errabonda prende davvero il via.

Ritorna in Cile, ma ha contrasti con il padre, viene allontanato dalla Gioventù comunista e così decide di militare tra le file dell'Ejercito de Liberacion Nacional in Bolivia.
Consegue il diploma di regista teatrale, allestisce spettacoli, scrive racconti, lavora alla radio, diviene responsabile di una cooperativa agricola, entra a far parte del partito socialista e della guardia personale di Salvador Allende. Sono anni felici per Sepulveda.

Con il colpo di stato del 1973 e la dittatura del generale Pinochet, Sepulveda viene catturato, interrogato, torturato. Per sette mesi resta chiuso in una cella della caserma di Tucapel, uno stanzino largo cinquanta centimetri, lungo un metro e mezzo, e così basso da non potersi mai alzare in piedi. Per due volte deve intervenire Amnesty International, che gli permette di essere scarcerato, e di commutare la condanna a morte in un esilio della durata di otto anni.
Sepulveda scappa in Brasile e poi in Paraguay, quindi a Quito (Ecuador); per sette mesi dunque vive in Amazzonia, esperienza che sarà alla base di un capolavoro, "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore".

Nelle sue parole c'è l'amore per la Natura (Il vecchio che leggeva romanzi d'amore), la rabbia per l'Ingiustizia (Il potere dei sogni e Cronache dal Cono Sud), la passione per l'Avventura (Patagonia Express), la Dolcezza (Storia di una gabbanella e del gatto che le insegnò a volare). Sa essere intenso ed ironico, scurrile e lirico.

"Storia di una gabbanella e del gatto che le insegnò a volare" è stato trasposto in un film animato nel 1998 da Enzo D'Alò.

(biografieonline)

mercoledì 20 agosto 2014

Ricordando... Quasimodo



Il 20 agosto del 1901 nasceva a Modica, in Sicilia, il poeta Salvatore Quasimodo, esponente di rilievo dell'Ermetismo.

Volevo ricordarlo in modo semplice, con alcune sue poesie che mi son sempre piaciute molto; ma ce ne sarebbero tante altre da condividere!
Anzi, se avete anche voi la vostra poesia di Quasimodo che vi è rimasta nel cuore, sarò ben felice di leggerla!! :=)

VICOLO

Mi chiama talvolta la tua voce
e non so che cieli ed acque
mi si svegliano dentro:

una rete di sole che si smaglia

sui tuoi muri ch'erano a sera
un dondolio di lampade
dalle botteghe tarde
piene di vento e di tristezza.

Altro tempo: un telaio batteva nel cortile
e s'udiva nella notte un pianto
di cuccioli e bambini.

Vicolo: una croce di case
che si chiamano piano,
e non sanno ch'è paura
di restare sole nel buio.


IMITAZIONE DELLA GIOIA

Dove gli alberi ancora
abbandonata più fanno la sera,
come indolente
è svanito l'ultimo tuo passo
che appare appena il fiore
sui tigli e insiste alla sua sorte.

Una ragione cerchi agli affetti,
provi il silenzio nella tua vita.

Altra ventura a me rivela
il tempo specchiato. Addolora
come la morte, bellezza ormai
in altri volti fulminea.
Perduto ho ogni cosa innocente,
anche in questa voce, superstite
a imitare la gioia.

ORA CHE SALE IL GIORNO

Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.

È così vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del sud a primavera.
Ho lasciato i compagni,
ho nascosto il cuore dentro le vecchi mura,
per restare solo a ricordarti.

Come sei più lontana della luna,
ora che sale il giorno
e sulle pietre batte il piede dei cavalli!


SPECCHIO

Ed ecco sul tronco
si rompono le gemme:
un verde più nuovo dell'erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul fosso.
E tutto sa di miracolo;
e sono quell'acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c'era.


GIA' LA PIOGGIA E' CON NOI

Già la pioggia è con noi,
scuote l'aria silenziosa.
Le rondini sfiorano le acque spente
presso i laghetti lombardi,
volano come gabbiani sui piccoli pesci;
il fieno odora oltre i recinti degli orti.

Ancora un anno è bruciato,
senza un lamento, senza un grido
levato a vincere d'improvviso un giorno.

giovedì 24 luglio 2014

Ode su un'urna greca (Keats)



Grazie ai libri che leggiamo, spesso veniamo a conoscenza di poesie,vecchie canzoni, luoghi, leggende ecc... di cui non eravamo ancora a conoscenza.

Poesia di Keats per noi..... ^_^

Ode su un'Urna Greca

Tu, ancora inviolata sposa della quiete,
Figlia adottiva del tempo lento e del silenzio,
Narratrice silvana, tu che una favola fiorita
Racconti, più dolce dei miei versi,
Quale intarsiata leggenda di foglie pervade
La tua forma, sono dei o mortali,
O entrambi, insieme, a Tempe o in Arcadia?
E che uomini sono? Che dei? E le fanciulle ritrose?
Qual è la folle ricerca? E la fuga tentata?
E i flauti, e i cembali? Quale estasi selvaggia?

Sì, le melodie ascoltate son dolci; ma più dolci
Ancora son quelle inascoltate. Su, flauti lievi,
Continuate, ma non per l'udito; preziosamente
Suonate per lo spirito arie senza suono.
E tu, giovane, bello, non potrai mai finire
Il tuo canto sotto quegli alberi che mai saranno spogli;
E tu, amante audace, non potrai mai baciare
Lei che ti è così vicino; ma non lamentarti
Se la gioia ti sfugge: lei non potrà mai fuggire,
E tu l'amerai per sempre, per sempre così bella.



Ah, rami, rami felici! Non saranno mai sparse
Le vostre foglie, e mai diranno addio alla primavera;
E felice anche te, musico mai stanco,
Che sempre e sempre nuovi canti avrai;
Ma più felice te, amore più felice,
Per sempre caldo e ancora da godere,
Per sempre ansimante, giovane in eterno.
Superiori siete a ogni vivente passione umana
Che il cuore addolorato lascia e sazio,
La fronte in fiamme, secca la lingua.

E chi siete voi, che andate al sacrificio?
Verso quale verde altare, sacerdote misterioso,
Conduci la giovenca muggente, i fianchi
Morbidi coperti da ghirlande?
E quale paese sul mare, o sul fiume,
O inerpicato tra la pace dei monti
Ha mai lasciato questa gente in questo sacro mattino?
Silenziose, o paese, le tue strade saranno per sempre,
E mai nessuno tornerà a dire
Perché sei stato abbandonato.

Oh, forma attica! Posa leggiadra! con un ricamo
D'uomini e fanciulle nel marmo,
Coi rami della foresta e le erbe calpestate -
Tu, forma silenziosa, come l'eternità
Tormenti e spezzi la nostra ragione. Fredda pastorale!
Quando l'età avrà devastato questa generazione,
Ancora tu ci sarai, eterna, tra nuovi dolori
Non più nostri, amica all'uomo, cui dirai
"Bellezza è verità, verità bellezza," - questo solo
Sulla terra sapete, ed è quanto basta.

giovedì 15 maggio 2014

Remembering.... Emily Dickinson



15 maggio 1886: è la data di morte di una poetessa americana che apprezzo molto e che non mi stanco mai di leggere:

EMILY DICKINSON

Una poetessa colta, raffinata, complessa, dalla poesia semplice ma brillante, priva di fronzoli e ricercatezza eppure mai banale.

Ecco alcuni versi che mi piacciono moltissimo!!



Un sepalo - petalo - e una spina
In un comune mattino d'estate -
Una boccetta di Rugiada - Un'Ape o due -
Una Brezza - una capriola fra gli alberi -
Ed io sono una Rosa!




Se rammentare fosse dimenticare,

Allora non ricordo,
E se dimenticare, rammentare,
Quant'è vicino ciò che ho dimenticato,
E se perdere, fosse allegro,
E dolersi, fosse gaio,
Davvero gioiose le dita
Che raccolsero questo, oggi!


Proprio così - Gesù - bussa - 
Lui - non si stanca -
Ultimo - al Battente -
E primo - al Campanello.
Poi - sulle divine punte dei piedi - ritto -
Può solo spiare l'anima di una donna -
Quando Egli - si ritirerà -
Intirizzito - o stanco -
Ci sarà tanto tempo per - me -
Paziente - sugli scalini - finché poi -
Cuore! Sto bussando - piano a te.






Che cosa manca di più -
La mano che dà sollievo
O il cuore così lievemente portato,
Due volte più pesante di com'era
Poiché la mano se n'è andata?
Che cosa santifica di più
Il labbro che può,
O quello che andò a dormire
Tentando un "se potessi"
Senza la forza di foggiare?






Che l'Amore sia tutto quel che c'è

È tutto ciò che sappiamo dell'Amore,
È abbastanza, il carico dev'essere
Proporzionato al solco.


Se tutti i dolori che dovrò provare
Venissero in una volta oggi,
Sono così felice che credo
Riderebbero e scapperebbero.

Se tutte le gioie che dovrò provare
Venissero in una volta oggi,
Non potrebbero essere grandi come questa
Che a me si manifesta ora.

Alcuni dicono buonanotte - a notte -
Io dico buonanotte di giorno -
Arrivederci - mi dice chi se ne va -
Buonanotte, ancora rispondo -
Perché la separazione, quella è notte,
E la presenza, semplicemente alba -
Lei, la luce purpurea lassù
Chiamata mattino.


Le parole dette dal felice

Sono rozza melodia
Ma quelle provate dal silente
Sono bellissime -

sabato 10 maggio 2014

Poetici momenti


Amo in te
l'avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l'impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.
Amo in te l'impossibile
ma non la disperazione.

NAZIM HIKMET

 (presa dal sito http://scrivi.10righedailibri.it/)

mercoledì 7 maggio 2014

Happy Birthday, Robert!!



A chi facciamo gli auguri virtuali, quest'oggi?

A un poeta inglese, tale...

Robert Browning
(7 maggio 1812 - 2 dicembre 1889)



Eppure tu m'amerai
Eppure tu m'amerai — posso aspettarti
La crescita del tuo amore si protrae:
Giugno ha allevato i fiori che tu porti
Dalle sementi della semina d'aprile.

Ora pianto alcuni semi colmi di affetto
Almeno è sicuro che colpiscano,
E germoglino—ciò che non coglierai certamente,
Non amore, ma, forse, apprezzamento.

Guarderai almeno ai resti dell'amore
Di un cimitero, l'unica viola
Il tuo sguardo? — vale mille volte il dolore.
Cos'è la morte, se tu m'amerai!

Poeta e drammaturgo inglese, esponente della letteratura vittoriana, ma appassionato anche di pittura, scultura e musica; è noto soprattutto per i suoi monologhi drammatici, intensi e poetici come pochi.
browning

La passione per la letteratura e per l'arte in genere la deve alla propria famiglia. Primogenito di Robert e Sarah Wiedemann, il futuro poeta nasce in un contesto molto agiato, economicamente parlando, per giunta arricchito da influenze letterarie e artistiche notevoli, grazie proprio ai genitori. Il padre, importante bancario della Banca d'Inghilterra, gli fornisce una biblioteca vastissima, pari a 6.000 titoli, da cui il piccolo Robert attinge sin da subito, tanto da diventare una specie di "bambino prodigio".

Nel 1833 Robert Browning pubblica, a spese della propria famiglia, senza firmarlo, il suo primo lavoro. Si tratta di un lungo poema autobiografico, dal titolo "Pauline: frammento di una Confessione". Il libro, incentrato sui conflitti del poeta, alter ego evidente dell'autore, non ottiene alcun successo.
Due anni dopo scrive il suo secondo poema, esito delle proprie letture oscure, dal titolo "Paracelsus".
Al 1837 risale la sua prima tragedia, d'afflato storico, dal titolo "Strafford".
Nel 1842 si dedica alle sue "Poesie drammatiche", nelle quali compaiono i suoi celebri monologhi, e tre anni dopo è la volta di "Romanzi e liriche drammatiche", ad oggi ritenuto uno dei suoi migliori lavori, anche se il su capolavoro è "L'anello e il libro", lungo e ambizioso poema in versi sciolti.
elizabeth

Celebre è la sua appassionata storia d'amore con Elizabeth Barrett.


«Amami solo per amore dell’amore, che cresca in te, in un’eternità d’amore!»

«Ti amo entro la sfera delle necessità quotidiane, alla luce del giorno e al lume di candela.»


tratto da: http://biografieonline.it/

sabato 12 aprile 2014

Leggendo e poetando



Anche oggi prenderò qualcosa che ho letto in "I cento colori del blu" e la condividerò con voi; in particolare questa frase di Giovanna d'Arco, che sarà importante per la crescita emotiva di Blue:

"Vivere senza credere in nulla
è un destino peggiore della morte".

E poi questi versi di Edgar Allan Poe.

Fanciullo, io gia' non ero
come gli altri erano, ne' vedevo
come gli altri vedevano. Mai
derivai da una comune fonte
le mie passioni - ne' mai,da quella stessa, i miei aspri affanni.
Ne' il tripudio al mio cuore
io ridestavo in accordo con altri.
Tutto quello che amai, io l' amai da solo.
Allora - in quell' eta' - nell' alba
d' una procellosa vita - fu derivato
da ogni piu' oscuro abisso di bene e male
il mistero che ancora m' avvince 
- dai torrenti e dalle sorgenti -dalla rossa roccia dei monti -
dal sole che d' intorno mi ruotava
nelle sue dorate tinte autunnali -dal celeste baleno
che daccano mi guizzava -dal tuono e dalla tempesta -
e dalla nuvola che forma assumeva
(mentre era azzurro tutto l' altro cielo)
d' un demone alla mia vista.


mercoledì 9 aprile 2014

Chicchi di sfida: SFIDA A COLPI DI POESIA


Questa mattina iniziamo la giornata con una...

SFIDA A COLPI DI POESIA

Chi mi segue un po' sa che amo le poesie e le pubblico spesso qui nel blog, quindi accetto molto volentieri la sfida poetica di Francy di Never Say book e di Lorenza di I libri di Lo.

Dal bosco di bambù un fresco soffio
dolcemente penetra nella mia stanza;
i chiari raggi della luce lunare
danzano briosi nel cortile.
Le stelle scintillano qua e là nel buio,
le lucciole segnalano la loro presenza,
si chiamano più in là gli uccelli d'acqua.
Io triste penso nella dolce notte
che nel mondo tutto dipende
dall'atroce guerra più che dalla dolce pace.

(Tu Fu)

Chi sfido a pubblicare una poesia sul proprio blog?
ricordo che chi raccoglie la sfida deve a sua volta sfidare 
altri cinque blogger...
postando appunto una poesia a scelta! :=)

Ecco...:


N.B.: secondo il tempo e la voglia di ciascuno di proseguire il "gioco", s'intende! :=)

domenica 6 aprile 2014

Ricordando.. Giovanni Pascoli



Ma il 6 aprile è anche la data in cui moriva un grandissimo poeta italiano.

Giovanni Pascoli

(31/12/1855 - 6/4/1912)

.
Nasce a San Mauro di Romagna, quarto di otto figli: lo precedono Margherita, Giacomo e Luigi; dopo di lui verranno Raffaele, Giuseppe, Ida e Maria.
Il 10 agosto 1867, giorno di San Lorenzo, Ruggero Pascoli viene ucciso da un colpo di fucile in fronte, mentre rientra a San Mauro in calesse dopo essersi recato per affari a Cesena. L'omicidio, che rimarrà impunito, è traumatico per Giovanni: si infrange il nido famigliare inaugurando oltretutto una serie di lutti.
Muore di tifo, nel 1868, a soli 18 anni, la sorella Margherita; segue la madre di crepacuore; nel 1871 muore Luigi.
1873 - Giovanni vince il concorso per una borsa di studio che gli consente di frequentare Lettere all'Università di Bologna. Fra gli esaminatori è il Carducci che lo classifica al primo posto.
1876 - Muore di tifo Giacomo, il «piccolo padre». È l'ennesimo lutto e la perdita dell'ultimo sostegno per Giovanni, che avvia a Bologna una vita debosciata: frequenta le osterie e gli anarchici perdendo così la borsa di studio.
Incoraggiato ed aiutato più volte da Carducci, riesce a risollevarsi e ad insegnare e riprendersi la borsa d studio e la sua carriera di poeta e letterato prende il volo.

Per sempre! (I Canti di Castelvecchio)

Io t'odio?!... Non t'amo più, vedi, 
non t'amo... Ricordi quel giorno? 
Lontano portavano i piedi 
un cuor che pensava al ritorno. 
E dunque tornai... tu non c'eri. 
Per casa era un'eco dell'ieri, 
d'un lungo promettere. E meco 
di te portai sola quell'eco: 
PER SEMPRE! 
Non t'odio. Ma l'eco sommessa 
di quella infinita promessa 
vien meco, e mi batte nel cuore 
col palpito trito dell'ore; 
mi strilla nel cuore col grido 
d'implume caduto dal nido: 
PER SEMPRE! 
Non t'amo. Io guardai, col sorriso, 
nel fiore del molle tuo letto. 
Ha tutti i tuoi occhi, ma il viso... 
non tuo. E baciai quel visetto 
straniero, senz'urto alle vene. 
Le dissi: "E a me, mi vuoi bene?" 
"Sì, tanto!" E i tuoi occhi in me fisse. 
"Per sempre?" le dissi. Mi disse: 
"PER SEMPRE!" 
Risposi: "Sei bimba e non sai 
Per sempre che voglia dir mai!" 
Rispose: "Non so che vuol dire? 
Per sempre vuol dire Morire... 
Sì: addormentarsi la sera: 
restare così come s'era, 
PER SEMPRE!"

LA CUCITRICE (Mirycae)

L'alba per la valle nera
sparpagliò le greggi bianche:
tornano ora nella sera
e s'arrampicano stanche:
una stella le conduce.

Torna via dalla maestra
la covata, e passa lenta:
c'è del biondo alla finestra
tra un basilico e una menta:
è Maria che cuce e cuce.

Per chi cuci e per che cosa?
un lenzuolo ? un bianco velo ?
Tutto il cielo è color rosa,
rosa e oro, e tutto il cielo
sulla testa le riluce.

Alza gli occhi dal lavoro:
una lagrima? un sorriso?
Sotto il cielo rosa e oro,
chini gli occhi, chino il viso,
ella cuce, cuce, cuce.

Petrarca. Laura e il 6 aprile



Oggi è il 6 aprile e per Petrarca questa data è stata doppiamente importante.
Perchè?

Il 6 aprile 1327 (era un venerdì santo), nella chiesa di S. Chiara in Avignone, avviene il fatidico incontro del poeta Francesco Petrarca con una giovane donna: Laura.
Larua De Noves

E' stata una nobildonna italiana, sposa del marchese Ugo di Sade, probabilmente avignonese.

Si pensa che sia la stessa Laura conosciuta, amata e celebrata da Francesco Petrarca; altre ipotesi identificano invece Laura come una figura frutto dell'immaginazione del Poeta, una trasfigurazione allegorica del “lauro” simbolo dell'arte poetica. 
Resta comunque il fatto che il Petrarca rende noto che la giovane morì il 16 aprile 1348 a causa della peste.



Circa il giorno in cui la incontrò, Petrarca scrive:

mille trecento ventisette, a punto
su l'ora prima, il dì sesto d'aprile,
nel laberinto intrai, né veggio ond'esca

Circa il giorno della morte:

L'ora prima era, il dì sesto d'aprile, 
che già mi strinse, ed or, lasso, mi sciolse


sai che 'n mille trecento quarantotto,
il dì sesto d'aprile, in l'ora prima,
del corpo uscìo quell'anima beata


venerdì 4 aprile 2014

Leggendo e poetando



Una delle cose che mi piace appuntarmi mentre leggo un libro, sono le citazioni di canzoni o poesie.

Ecco una bella poesia di emily Dickens citata nel libro "I cento colori del blu" di Amy Harmon. Il suo significato su come vivere nell'anonimato, cercando di non crearsi necessariamente una "fama", mettendosi in mostra, non sia sempre capito e apprezzato da tutti, ben si collega alla personalità della protagonista, Blue Echohawk, che se da una parte mostra di sè gli sfavillanti colori del pavone, dall'altra in realtà nasconde un'animo da uccellino impaurito, e per questo preferisce non avere legami troppo stretti con le persone, alle quali nasconde la propria vera natura.


I'm Nobody! Who are you?
Are you - Nobody - too?
Then there's a pair of us!
Don't tell! they'd advertise - you know!

How dreary - to be - Somebody!
How public - like a Frog -
To tell one's name - the livelong June -
To an admiring Bog!
   Io non sono Nessuno! Chi sei tu?
Sei - Nessuno - anche tu?
Allora siamo in due!
Non dirlo! spargerebbero la voce - lo sai!

Com'è squallido - essere - Qualcuno!
Com'è ordinario - come una Rana -
Dire il proprio nome - per tutto giugno -
A un Pantano ammirato!

.

venerdì 21 marzo 2014

Poesie di primavera



Visto che oggi è il primissimo giorno di primavera, cercheremo di concentrarci su questa bella, colorata, fresca e profumata stagione!!

printemps
viva la primavera!!

Per prima cosa vi dedico una poesia molto primaverile.....!!!

MANDORLI IN FIORE
(Rilke)

Con stupore infinito vi guardo, beati, guardo il vostro contegno
e come l'ornamento effimero portate con spirito d'eterno.
Ah, chi sapesse fiorire: il suo cuore sarebbe d'un balzo
al di là dei pericoli vili, e fermo dinanzi al pericolo grande.


Piogge di primavera
(G. Flaubert)

Mentre cammini, una nuvola si apre
all'improvviso, viene giù acqua.
La pioggia, però, finisce quasi subito.
Allora, camminando sul selciato
della città, si vedono le strade scintillare
sotto il sole.

FLEURS
,

Non è ancora Primavera
(A. Negri)

Primavera? Siamo ai primi di febbraio
e ancora ne ha da cadere, di neve:
ancora pungere di freddo.
Pure, adesso che ci penso
e mi guardo meglio in giro,
l'annuncio della primavera non è solo
sulla bocca della fioraia
lasciata all'angolo della strada.
Forse nelle nubi, forse nel vento;
o nell'erba dei giardinetti che hanno
il cancello sul marciapiede: o fra le
connessure delle pietre: ma, insomma, è.
Gioca con me a nasconderello: dove
si appiatti non potrei dire né donde
sbuchi per tornare a rintanarsi; non dice,
promette e poi fugge.


Un giorno mi sorprese la primavera
(A. Machado)

Un giorno mi sorprese la primavera
che in tutti i campi intorno sorrideva.
Verdi foglie in germoglio
gialle rigonfie gemme delle fronde,
fiori gialli, bianchi e rossi davano
varietà di toni al paesaggio.
E il sole
sulle fronde tenere
era una pioggia di raggi d'oro;
nel sonoro scorrere del fiume ampio
si specchiavano
argentei e sottili i pioppi.
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