PRIMAVERA, INDOMABILE DANZA di Guglielmo Aprile
Oedipus Ed. 88 pp |
L'Autore guarda e descrive con ammirato stupore le meraviglie della natura attorno a sé, che in primavera esplode in tutta la sua bellezza, in una varietà di colori e profumi.
Di fronte a tale naturale magnificenza non si resta indifferenti e ci si chiede chi sia il sublime artefice che con la sua mano e il suo estro ha dato e continua a dar vita a tutto ciò che ci circonda, che sia la luna splendida nel cielo o i fiori, che siano i colori meravigliosi delle farfalle o le misteriose rotte dei gabbiani nel cielo.
La natura stessa, nella sua semplicità e perfezione, ci parla di Dio meglio di qualunque savio:
Di fronte a tale naturale magnificenza non si resta indifferenti e ci si chiede chi sia il sublime artefice che con la sua mano e il suo estro ha dato e continua a dar vita a tutto ciò che ci circonda, che sia la luna splendida nel cielo o i fiori, che siano i colori meravigliosi delle farfalle o le misteriose rotte dei gabbiani nel cielo.
La natura stessa, nella sua semplicità e perfezione, ci parla di Dio meglio di qualunque savio:
"La mia è la fede nell’erba che spunta
nei campi e in ogni crepa dell’asfalto...".
L'uomo, davanti a tale meraviglioso creato, è come un esegeta che tenta di leggere una storia lunga secoli e racchiusa tra le "rughe" della "pelle" degli alberi, che il poeta paragona a "salmi incisi dal sole e dalla pioggia".
Belle e suggestive le similitudini, le metafore, le personificazioni impiegate per descrivere la primavera nel suo splendore: il mandorlo in fiore sembra una ragazza agghindata per il primo appuntamento; i fiumi sono ora placidi ora impetuosi nel loro scorrere, e la loro corsa verso la propria "oscura foce" è un continuo ricominciare.
Con la primavera tutto rinasce e torna alla vita, proprio come una specie di resurrezione, a fronte di un inverno che con i suoi rami spogli simili a "monconi nudi di corpi contusi, oltraggiati"nei mesi precedenti ha avviluppato la terra nel letargo come un ragno.
È primavera e ognuno fa la sua parte, è una festa alla quale tutti partecipano: il tiglio sta per fiorire, i prati sono pronti a scalare le rocce mandando via gli ultimi resti di ghiaccio, gli uccelli esultano allietando l'aria profumata con i loro canti.
La natura va amata e custodita, come fosse una sorella o una madre, fragile ed incerta come lo è l'Uomo stesso, e proprio come gli elementi della natura bramano di ritornare alla vita, così è per l'essere umano:
"...come l’albero e, connubio unicodi terra e di cielo, protendiamoverso l’alto, verso l’azzurrogli occhi in una elemosinadi più spazi, più luce, l’attesamai doma, dolcemente divorantedi anche noi rifiorire."
Le poesie sono davvero tutte molto belle, trasmettono un senso di lieta serenità, una sintonia speciale con il mondo della natura; non per nulla, spesso è preferibile la silente compagnia degli alberi a quella della gente!
"Non ci so stare con la gente,preferisco la compagnia degli alberia quella degli uomini:posso parlargli, perché mi capiscono,li sento vicini..."
Un linguaggio molto ben strutturato - l’autore sceglie con accuratezza le parole e come collocarle all’interno del componimento -, ricco di figure retoriche, di parole ed espressioni che evocano nel lettore immagini chiare, dandogli la sensazione di essere al cospetto di un bellissimo quadro, in cui il poeta-pittore ha attinto dalla propria tavolozza i colori più brillanti, usandoli con sapienza, grazia e in modo efficace.
"Ho bisogno di spaziaperti,non limitati dal cemento,per respirare,ho bisogno di scrivereun poema di passisulla pagina dell’erba –perché Dio è ovunque sianoliberi cieli, e vasti."
Leggere questa raccolta è stato molto piacevole e, se amate le poesie, ve la consiglio; sono certa che l'apprezzerete anche voi, come me.
Concludo aggiungendo un'osservazione assolutamente personale: immergendomi in questi versi non ho potuto fare a meno di pensare ad un particolare salmo della Bibbia (Sal 19:1-6), che è lo stesso che mi viene in mente quando contemplo l'incanto della natura:
"I cieli raccontano la gloria di Dio
e il firmamento annuncia l'opera delle sue mani.
Un giorno rivolge parole all'altro,
una notte comunica conoscenza all'altra.
Non hanno favella, né parole;
la loro voce non s'ode,
ma il loro suono si diffonde per tutta la terra,
i loro accenti giungono fino all'estremità del mondo.
Là, Dio ha posto una tenda per il sole,
ed esso è simile a uno sposo che esce dalla sua camera nuziale;
gioisce come un prode lieto di percorrere la sua via.
Egli esce da una estremità dei cieli,
e il suo giro arriva fino all'altra estremità;
nulla sfugge al suo calore."