lunedì 10 luglio 2017

Recensione film: LA RELIGIOSA (Guillame Nicloux)



Ieri pomeriggio ho guardato un film molto interessante che ho scoperto solo dopo essere tratto da un libro: LA RELIGIOSA, un film di Guillame Nicloux del 2013 ispirato al romanzo - decisamente anticlericale - di Denis Diderot (1713-1784), “La religiosa” (o "La monaca"), pubblicato postumo, nel 1796.

Il romanzo è scritto sotto forma di memoriale e si rifà alle vicende di Marguerite Delamarre dell'abbazia reale di Longchamp; la monaca tentò in due appelli di farsi annullare i voti, fra il 1752 e il 1758. Alcuni degli atti del processo della Delamarre furono pubblicati, ragion per cui Diderot non poteva non esserne al corrente.

Alla tematica Diderot era molto sensibile per ragioni famigliari: aveva avuto un fratello prete e una sorella che entrò in convento, dove morì; lui stesso, sin da ragazzo, era destinato alla vita ecclesiastica, a 13 subì la tonsura, fu chiuso in convento ma riuscì a scampare a questo destino.
Lo scrittore e folosofo illuminista, più celebre per aver scritto, insieme a D’Alembert, la “Encyclopédie”, fu incarcerato a Vincennes nel 1749, a causa delle idee materialiste manifestate in alcuni pamphlets.

Da questo scritto sono state tratte diverse trasposizioni, sia film che fumetti che serie tv; in particolare ricordiamo Susanna Simonin, la religiosa (1966) di Jacques Rivette, La monaca nel peccato (1986) di Dario Donati; il più recente è un remake della pellicola del 1966.



LA RELIGIOSA


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Regia: Guillame Nicloux
Cast: Isabelle Huppert, Martina Gedeck, Pauline Etienne, Louise Bourgoin.

Le drammatiche vicende che vedono protagonista la giovanissima Suzanne Simonin si svolgono in Francia, attorno al 1760.
La sedicenne Suzanne è carina, sveglia, dolce e con un visibile talento naturale per la musica; purtroppo, per ragioni che scoprirà solo più tardi, i genitori vogliono farle prendere il velo, infischiandosene della volontà della ragazza.
Viene quindi mandata per un tempo determinato nel convento delle monache Clarisse di Longchamp affinchè rifletta e maturi la vocazione, cosa che non avviene perchè Suzanne non sente di voler diventare suora ed è anzi profondamende infelice all'idea di trascorrere una vita chiusa tra quattro mura, come un uccellino in gabbia.
Fortunatamente a darle conforto c'è la madre superiora, Madame de Moni, una religiosa comprensiva e buona; durante la prima celebrazione per prendere il velo, la ragazza dà scandalo rifiutandosi di diventare suora adducendo come motivazione che farlo significherebbe mentire, in quanto non è ciò che il suo cuore le suggerisce di fare.
I genitori, sgomenti e irritati, la portano a casa per qualche tempo, ma il loro scopo di chiuderla in monastero non è affatto mutato, e la giovane scopre anche la vera ragione di questa costrizione: lei non è figlia legittima del padre ma frutto di una relazione adulterina, per cui la sua famiglia non ha alcuna intenzione di pagarle alcuna dote per maritarla.
Insomma, il suo destino è il convento.
Viene quindi nuovamente spedita a Longchamp, e Suzanne cerca di adattarsi il più possibile alla vita monastica; l'infelicità però regna nel suo cuore e ad aggravare la situazione interviene l'improvvisa morte della sua dolce madre superiora. 
A prendere il suo posto c'è una sorella ben più giovane ma anche molto severa: Sainte-Christine prende in antipatia Suzanne considerandola blasfema, perchè per lei tale è una suora che vuol rinnegare i voti, così non solo ordina alle consorelle di trattarla con indifferenza, ma pian piano - davanti all'atteggiamento determinato, seppur mansueto, di Suzanne che non smette di dichiarare l'assenza di vocazione e il desiderio di andar via - mette in atto dei veri e propri atti persecutori crudeli, tanto che lo spettatore tutto ci vede, tra la mura del monastero, fuorchè l'amore di Dio.

Ma Suzanne ha uno spirito forte: si piega, piange, implora, ma non si spezza, e nel segreto della squallida e sudicia cella buia in cui viene relegata, comincia a scrivere un memoriale in cui racconta la propria storia, comprese le angherie subite per mano delle consorelle e di suor Christine.

Nel grigiore di un'esisitenza in solitudine e infelice, uno spiraglio di luce arriva a darle speranza: un avvocato - che è riuscita a contattare grazie alla mamma di una suora amica - ha preso a cuore il suo caso e farà di tutto per tirarla fuori di lì...
Intanto Suzanne viene trasferita in un altro monastero...

"La religiosa" racconta la storia di questa ragazza tanto giovane quanto consapevole del diritto di decidere della propria vita; a Suzanne, Pauline Etienne conferisce tutta la drammaticità, la disperazione di chi si vede obbligata a fare ciò che altri hanno deciso per lei, la sofferenza e la solitudine subita in mezzo a donne che dovrebbero mostrarle amore e invece sembrano godere nell'umiliarla; ma in lei vediamo anche la forza d'animo, la determinazione di chi sa di dover lottare per raggiungere la libertà, perchè Suzanne sente sì di amare Dio, ma il suo destino non è tra quelle mura fredde e scarne, bensì fuori, nel mondo.

E' una protagonista forte, dunque, Suzanne, e non smette di pazientare e di fare ciò che è nelle sue possibilità per liberarsi dalle catene di una vita che non le appartiene.

La giovane madre superiora, suo Christine, mette i brividi per il suo cinismo e per la sua religiosità ottusa e oscurantista, che della carità cristiana non ha proprio nulla.
Nel film si affrontano quindi queste tematiche proprie di quegli anni: tanti/e figli/e costretti a monacarsi soltanto per risparmiare sulla dote e per non perdere l'eredità di famiglia; l'egoismo di questi genitori e l'infelicità di chi ha dovuto, magari sin da piccolissimo, abbracciare un tipo di vita che non sentiva sua.
La fede ha una dimensione spirituale soggettiva che non può essere soggetta a costrizioni esterne, e la vocazione a un certo tipo di vita - come quella ecclesiastica, fatta di specifiche rinunce - non è per tutti e tanto meno può essere imposta; viene anche sfiorato il tema dell'omosessualtà all'interno di queste comunità composte da sole donne.
E' chiaro che il film dà un'immagine per lo più negativa della vita nei conventi di quell'epoca che presumo sia lontana da ciò che accade oggi, in cui tra l'altro è praticamente impossibile che una ragazzina venga costretta dalla famiglia a farsi suora, ma va sempre tenuto presente il periodo cui si riferisce e l'intento per cui la storia era stata scritta (la denuncia verso l'obbligo ad entrare in convento).

Comunque, l'ho trovato interessante nel suo genere, d'impatto, e mi ha coinvolta soprattutto quando la protagonista si è ritrovata a vivere esperienze umilianti e ingiuste.



FONTI (per le notizie introduttive)
http://www.letteratura.rai.it/articoli/la-religiosa/22143/default.aspx

http://rodama1789.blogspot.it/2016/02/diderots-nun-story-of-marguerite.htmlhttps://www.comingsoon.it/film/la-religiosa/49808/scheda/

domenica 9 luglio 2017

MAGAZZINI SALANI: THE LEGEND OF ZELDA. L’ARTE DI UNA LEGGENDA - dal 7 settembre



MAGAZZINI SALANI (GRUPPO EDITORIALE MAURI SPAGNOL) 

PUBBLICHERÀ IL 7 SETTEMBRE L’EDIZIONE ITALIANA DI
THE LEGEND OF ZELDA. L’ARTE DI UNA LEGGENDA
 (The Legend of Zelda. Art & Artifacts)

Si tratta dell’atteso libro ufficiale legato alla celebre saga Nintendo.
È possibile preordinare il libro in tutte le librerie e su

IBS   Amazon

Il volume contiene oltre 400 pagine ricche di illustrazioni dedicate alla ormai trentennale storia della serie, incluso un approfondimento su The Legend of Zelda. Breath of the Wild, il nuovo videogioco per console Nintendo Switch che ha già ottenuto grande successo.

Un focus particolare è dedicato a interviste esclusive con i membri del team di sviluppo dei giochi, lo studio originale dei personaggi, artwork inediti e molto altro – con uno sguardo nostalgico al passato e uno trepidante d’attesa verso il futuro.

Segnalazioni romance e fantasy



Buongiorno, cari lettori, e felice domenica!

Spero per voi che siate al mare a godere dell'acqua e del sole, o in montagna a godervi il fresco..., insomma a divertirvi! Beh, io ahimè sto a casa a morir di caldo :-D
Ma pazienza, cerco di combatterlo facendo qualcosa che mi piace, tipo scrivere sul blog.

Stamattina vi presento tre libri, e spero possano interessarvi.

OGNI PETALO VORREBBE ESSERE FIORE
di Kikka R


Amore e bisticci sul set con il nuovo romance di KIKKA R.
un dispotico divo della televisione, 
una sceneggiatrice che ha un sogno nel cassetto e una proposta di lavoro indecente
che ha che fare con la recitazione ma lontano dal set...

DA LEGGERE ANCHE GRATIS CON KindleUnlimited
cliccando QUI


Melissa è una sceneggiatrice e ha due sogni nel cassetto, quello di lasciare la provincia e la piccola pasticceria gestita dalla sua famiglia per andare a lavorare nella capitale e quello di poter vivere scrivendo. 
Quando viene assunta presso lo staff creativo della prestigiosa e amatissima serie televisiva "Casa Sarti" pensa di aver realizzato il suo sogno e aver finalmente mosso il primo passo per arrivare al suo vero obiettivo, lavorare per il cinema con i suoi soggetti. 
Ma la vita nella capitale non è semplice e lavorare per il tirannico Giulio Rainer, protagonista della serie TV, diventa in breve tempo un calvario.

Giulio Rainer è il sogno proibito di tutte le spettatrici del fortunato sceneggiato "Casa Sarti". Bellissimo, affascinante, sexy e perfettamente in grado di portare cucito addosso il suo personaggio, il dolce e amatissimo architetto Sarti, marito fedele e romantico e padre eccellente. 
Peccato che quando si spengono le telecamere Giulio Rainer smetta i panni del suo personaggio e diventi se stesso; arrogante e presuntuoso, sadico e insensibile, cinico sottaniere incapace di provare alcun sentimento se non nei confronti di se stesso.
Tra Melissa e Giulio, dopo tre anni di collaborazione, è odio ai massimi livelli. Lui la tortura facendole riscrivere decine di volte le stesse scene e lei non gli risparmia le sue veementi opinioni anche a costo di perdere il lavoro. Questo equilibrio però un giorno si spezza. 
Dopo l'ennesima vessazione di Giulio, Melissa reagisce stendendolo con un cazzotto che solleva gli applausi di tutta la troupe. Per poi venire licenziata in tronco.
Tutto sembra perduto. Il destino di Melissa sembra essere ormai quello di tornare nel paese d'origine, dietro al bancone di una pasticceria. Ma il destino inaspettatamente cambia le carte in tavola...

L'autrice.
Kikka R. scrive per divertimento, nella vita fa altro. Lettrice di romanzi rosa e appassionata di lingua tedesca e di Germania. Ha voluto unire queste due passioni e scrivere una storia d'amore come la immaginava lei, tra una donna italiana e un uomo tedesco. È nato così Innamorarsi a Cortona, scritto per gioco e un po' per mettersi alla prova. A seguito del successo del romanzo, ispirandosi alla protagonista Adelaide Aliotti, ha voluto scrivere anche un brevissimo ricettario Alla tavola di Adelaide per innamorarsi a Cortona, dove spiega alcune ricette tipicamente toscane. Si dichiara soddisfatta della sua vita ma adesso che ha scoperto il divertimento di scrivere storie d'amore ha deciso di continuare dando alla luce il romance Ogni Petalo vorrebbe essere Fiore.

Il secondo romanzo che vi presento è un intrigante fantasy del cantante e scrittore ligure Federico Carro: è una storia fantasy romantica e avventurosa ambientata durante la Prima Crociata per conquistare Gerusalemme.


IL RE DELLA LUCE.
L'ordine degli dei oscuri
di Federico Carro


Il protagonista è un crociato di nome Fedrick. 
Raggiunto in segreto il Santo Sepolcro, egli trova una misteriosa pietra verde che si rompe cadendo a terra, e libera una malvagia entità dai poteri demoniaci. 
Fedrick finisce così in un mondo parallelo, e decide di abbandonare la battaglia per raggiungere Eleonor, la ragazza di cui è follemente innamorato, nella città di Torino. 
Non sa ancora che questa è la capitale di un impero proibito, fulcro di tutto il male che si cela nel mondo, e a nessuno, nemmeno agli dèi, è concesso entrarvi senza l'autorizzazione di chi la governa. 
Ma soprattutto, una volta dentro non è più possibile uscire. 

Perchè l'autore ha scelto proprio Torino? Si dice che sia uno dei vertici del triangolo della magia bianca, assieme a Praga e Lione, ma anche Londra e San Francisco. Per questo è considerata una città magica, misteriosa ed esoterica fin dalla notte dei tempi. 

Insomma, il luogo perfetto dove trasformare l'energia malvagia delle oscure divinità nel vero amore che lega le anime di Fedrick ed Eleonor. Avvisato dei pericoli dell'impresa, Fedrick decide comunque di tentarla, assieme ad altri valorosi personaggi, inoltrandosi in luoghi pieni di insidie ed esseri maligni, paludi senza vita, boschi incantati, muri di rovi, tempeste, fango, nebbia e incantesimi. 
Riuscirà il cavaliere, in nome del suo potente amore, a sfidare l'ordine degli dèi oscuri che governa il mondo e a entrare nell'impero proibito per riunirsi all'adorata Eleonor? Che cosa vogliono gli dèi oscuri dal genere umano? Chi è realmente la creatura rinchiusa nella pietra del Santo Sepolcro? 

Il re della luce: l'ordine degli dèi oscuri è il primo romanzo di una trilogia fantasy che catapulta il lettore in un mondo dominato dal male e dall'odio, dove un eroe è pronto a rischiare la vita per riabbracciare la sua amata, nella più pura tradizione cavalleresca. 

L'autore.
Federico Carro, classe 1991, vive a La Spezia. Artista poliedrico, oltre a scrivere romanzi fantasy è appassionato di musica pop, blues e jazz, che fonde nelle sue opere musicali originali. Nel 2015 pubblica Il segreto del verziere (Arduino Sacco Editore). Il re della luce: l'ordine degli dèi oscuri è il suo secondo libro. 

sabato 8 luglio 2017

FURORE di John Steinbeck: curiosità e citazioni



Dopo avervi espresso il mio punto di vista su "Furore" di Steinbeck, permettetemi di condividere con voi qualche curiosità su di esso.



  • Partiamo dal titolo: THE GRAPES OF WRATH, letteralmente "i grappoli dell'ira", che riprende il seguente verso dell'inno The Battle Hymn of the Republic, di Julia Ward Howe:

"I miei occhi hanno veduto la gloria della venuta del Signore:Egli spreme la vendemmia dove sono accumulati i grappoli dell’ira"

A sua volta esso rimanda ad Apocalisse 14:19-20: "E l’angelo lanciò la sua falce sulla terra e vendemmiò la vigna della terra e gettò le uve nel gran tino dell’ira di Dio. E il tino fu calcato fuori della città, e dal tino uscì del sangue che giungeva sino ai freni dei cavalli, per una distesa di milleseicento stadi.".

  •  Steinbeck impiegò esattamente cinque mesi a scriverlo.
  • Prese ispirazione da una serie di articoli pubblicati nell'ottobre del '36 sul San Francisco: essi documentavano le condizioni di vita di migliaia di persone che, spinte da offerte di lavoro, aveva lasciato il Midwest per andare in California.
  • Arrivò in libreria nell'aprile del 1939, in America; vendette  mezzo milione di copie nel corso del primo anno.
  • Fu accusato di caldeggiare il sionismo.
  • In California (ma non solo) fu bandito perchè faceva "propaganda comunista".
  • Nel 1940 dal romanzo è stato tratto l'omonimo film, con Henry Fonda.
  • Bruce Springsteen ha scritto una canzone ispirandosi a Tom Joad: "The Ghost of Tom Joad".
  • In Italia, nel 1940, in pieno regime fascista, il Ministero di Cultura Popolare si accanisce contro questo libro in quanto sovversivo e opera numerose censure sulla prima traduzione, quella ad opera di Carlo Coardi (edita da Bompiani).
  • Oltre a numerose citazioni tratte dalle Sacre Scritture, sono citati due libri: "Il pellegrinaggio del cristiano" di Bunyan, e "La rivincita di Barbara Worth"di Harold Bell Wright (1911).

Qualche citazione:


"Uno s'abitua a dove vive, e fa fatica a andarsene" (...). Uno s'abitua a come pensa, e fa fatica a cambiare. ".

"Macchè finita," disse Ma' con un sorriso. "Non è finita per niente, Pa'. E c'è un'altra cosa che sanno le donne. Me ne sono accorta. Per l'uomo la vita è fatta a salti: se nasce tuo figlio e muore tuo padre, per l'uomo è un salto; se ti compri la terra e ti perdi la terra, per l'uomo è un salto. Per la donna invece è tutto come un fiume, che ogni tanto c'è un mulinello, ogni tanto c'è una secca, ma l'acqua continua a scorrere, va sempre dritta per la sua strada. Per la donna è così ch'è fatta la vita. La gente non muore mai fino in fondo. La gente continua come il fiume: magari cambia un po', ma non finisce mai".

"Le donne guardavano gli uomini, li guardavano per capire se stavolta sarebbero crollati. Le donne guardavano e non dicevano niente, E quando gli uomini erano in gruppo, la paura spariva dai loro volti e la ravvia prendeva il suo posto. E le donne sospiravano di sollievo, perchè capivano che andava tutto bene: il crollo non c'era stato e non ci sarebbe mai stato nessun crollo finchè la paura fosse riuscita a trasformarsi in furore".

venerdì 7 luglio 2017

Recensione: FURORE di John Steinbeck (RC2017)



In queste pagine si narra l'esodo della famiglia Joad, e di tantissime altre come lei, tutti costretti a lasciare ogni cosa nella propria terra natìa per andare alla disperata ricerca di una terra promessa, sperando che vi scorra se non il miele almeno il latte; un grande classico contemporaneo americano che denuncia l'ingiustizia sociale, l'inumanità degli uomini contro i propri simili e afferma il diritto di ogni persona a vivere con dignità.

FURORE
di John Steinbeck



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« Nell'anima degli affamati i semi dei furore sono diventati acini, e gli acini grappoli ormai pronti per la vendemmia.»

Su questo grande romanzo, apparso per la prima volta nel 1939, si potrebbe dire tanto, perchè i temi trattati sono fondamentali e, sotto certi punti di vista, anche attuali, pur essendo "quell'America"  lontana, ma chiaramente io mi limiterò a focalizzarmi su alcuni degli aspetti di "Furore" che mi hanno maggiormente colpita. Chiedo scusa in anticipo perchè già so che non riuscirò ad essere sintetica come vorrei...

Steinbeck narra la vicende della famiglia Joad, ma in realtà essa funge in qualche modo da "rappresentante" e da esempio di ciò che stanno vivendo, negli Anni Trenta, negli Usa, interi nuclei famigliari: a causa di raccolti andati male, tanti mezzadri hanno contratto debiti con le banche, che pian piano si sono appropriate delle loro terre, fino ad arrivare a cacciare via tante, troppe famiglie, ritrovatesi da un giorno all'altro senza nè terra nè casa nè lavoro...

"Dovete andarvene.
Ma è nostra, urlavano i mezzadri. Abbiamo...
No. La terra è della banca, del mostro. Dovete andarvene.(...) Il mostro non è fatto di uomini ma fa fare agli uomini quello che vuole.
Ma dove andremo se ce ne andiamo? Come faremo? Non abbiamo denaro.
(...) Perchè non andate all'Ovest, in California? Lì c'è lavoro...".


E così inizia il pellegrinaggio, di biblica memoria,  verso questa sconosciuta Terra Promessa, ma non è facile chiudere baracca e burattini e partire: lì, in quella terra rossa, generazioni di uomini e donne hanno chinato la schiena e lavorato duramente ma con dignità. Lasciarla equivale a voltare le spalle al proprio passato, alla propria identità. A se stessi.

"Questa terra, questa terra rossa, è noi; e gli anni di carestia e gli anni di polvere e gli anni d'inondazione siamo noi. Non possiamo cominciare daccapo. L'amarezza che abbiamo venduto al compratore di scarti... lui se l'è pigliata, certo, ma noi ce l'abbiamo ancora. (...) In viaggio per la California o chissà dove, ognuno di noi tamburino di una parata di sofferenze, in marcia con la nostra amarezza. E un giorno... un giorno gli eserciti dell'amarezza andranno tutti nella stessa direzione. E marceranno tutti insieme, e spargeranno un terrore di morte".

E poi, chi garantisce che, una volta "scappati" dall'Arkansas, dall'Oklahoma..., e giunti in California, in questa terra con frutteti e campi di cotone che aspettano di essere colti, ci sarà lavoro per tutti?

Una cosa è certa: la loro amata terra viene invasa, ogni giorno che passa, da trattori (anch'essi definiti "mostri", come lo sono le spietate banche) e macchinari che via via prendono il posto delle braccia e della gambe umane: il legame atavico e simbiotico con la terra sta sparendo e questo getta nella confusione e nella rabbia migliaia di brava gente che vorrebbe soltanto restarsene a casa sua e continuare a vivere nella semplicità, senza grosse pretese, continuando a garantire pane e un minimo di serenità ai propri cari.

"Questa gente vuole vivere con dignità e crescere i figli con dignità. E quando son vecchi si vogliono sedere sulla porta a guardare il tramonto. E quando son giovani voglio ballare e cantare e coricarsi insieme. Vogliono mangiare e sbronzarsi e lavorare. Tutto qua: vogliono solo far girare i maledetti muscoli e spezzarsi la schiena.".

Ma ciò che resta tra le mani ruvide e vuote di questi poveretti è solo tanta rabbia, senso di impotenza, di ingiustizia: cosa possono fare contro la prepotenza delle banche, che si prendono ciò che onesti lavoratori, da generazioni, hanno costruito e coltivato col sudore della fronte; persone che ora si trovano con le spalle al muro, costretti a fuggire come delinquenti?

Torniamo però alla famiglia protagonista, i Joad.
Il primo membro di questa famiglia che incontriamo è Tom, un giovanotto dalla'aria sonnacchiosa e placida appena uscito dalla galera per aver commesso un omicidio; tornato a casa dopo 4 anni, non trova la propria famiglia: il calmo Pa', quella testa calda di Nonno, la vivace Nonna, l'instancabile Ma', i fratelli e le sorelle...: dove sono finiti? Perchè non c'è più nessuno ad attenderlo?

L'incontro casuale con una vecchia conoscenza, l'ex-predicatore Casy, aggiorna l'ignaro Tom Joad della situazione più su espressa: anche la sua famiglia, come tantissime altre, ha dovuto da un giorno all'altro lasciare casa e terreno, e trovare momentaneo accampamento presso lo Zio John.
Tom si ricongiunge presto con la famiglia e, dopo non poche perplessità, decidono tutti insieme di dar credito ai volantini che promettono lavoro in California e di partire, dopo aver rimediato un camion su cui caricare la poca roba rimasta loro.

Il viaggio verso questa "Canaan" non è agevole, di ostacoli ce ne saranno più d'uno: sbirri pronti a spaventarti e minacciarti di buttarti in galera; uomini indifferenti ai tuoi problemi, alle tue mille paure e domande, ma anche persone più gentili che, nella loro semplicità, sanno darti amicizia e sorrisi sinceri.

Arrivare in California richiede ore e giorni e settimane di cammino, interrotto da soste per rimediare da mangiare, e così la famiglia si ritrova a sostare in vari accampamenti, più o meno improvvisati, e incontra un sacco di persone, alcune buone altre malevole ed egoiste: ad accomunarli c'è la miseria, la rabbia per una povertà cui non si riesce a trovare soluzione.

E la miseria può, sostanzialmente, o avvicinare le persone e renderle solidali, o al contrario abbrutirle, incattivirle, perchè si scatena un'inevitabile guerra tra poveri per accaparrarsi un minuscolo tozzo di pane...

E siccome non si può restare in giro a bighellonare - tra l'altro nella comitiva c'è la figlia femmina  maggiore, Rose of Sharon, che è incinta per cui bisogna trovare un posticino in cui fermarsi il prima possibile -, c'è da trovare in fretta questo benedetto lavoro.
Eppure, arrivati a destinazione, i Joad devono fare i conti con una triste realtà: il lavoro ci sarebbe, la frutta c'è veramente ed è tanta, bella, matura, tutta da cogliere..., ma farsi assumere e soprattutto farsi pagare... è praticamente impossibile. Non solo, ma la frutta matura la si lascia marcire per terra piuttosto che darla alla povera gente, la cui pancia è sempre più vuota e i cui occhi sono sempre più smarriti.

Chi offre lavoro sa di avere il coltello dalla parte del manico e di poter giocare al ribasso: più disperati vengono a chiedere lavoro, più la paga potrà essere abbassata, perchè si troverà sempre qualcuno più disperato e che ha più fame e rabbia di altri, disposto ad accontentarsi di un salario miserrimo piuttosto che andare incontro a morte sicura non lavorando affatto.

Come se non bastasse, gli "immigrati" devono pure scontrarsi con l'odio e l'astio della gente del posto, che li disprezza e non li vorrebbe tra i piedi.

E qualcuno che cerca di ribellarsi a questi sfruttamenti, a queste profonde ingiustizie, c'è: sono chiamati i "rossi", agitatori di folle che vanno repressi prima che fomentino e mettano in testa agli straccioni venuti dall'Oklahoma di ribellarsi a sbirri e padroni.

Ma c'è da stare attenti, perchè

"...quando le mani in cui si accumula la ricchezza sono troppo poche, finiscono per perderla. (...) quando una moltitudine di uomini ha fame e freddo, il necessario se lo prende con la forza. (...) la repressione serve solo a rinforzare e unire gli oppressi."

"Come fai a spaventare un uomo quando quella che lo tormenta non è fame nella sua pancia ma fame nella pancia dei suoi figli? Non puoi spaventarlo: conosce una paura peggiore di tutte le altre."

E finchè questa paura non crolla, c'è ancora tempo perchè si trasformi in rabbia.

La famiglia Joad troverà una sistemazione definitiva o i vagabondaggi non sono finiti?

Lo scoraggiamento fa da padrone e i problemi per la mancanza di lavoro, casa e cibo sovvertono molte cose, anche in famiglia: Pa' si abbatte e abbassa il capo non sapendo che fare; i figli adolescenti sono pronti a mollare la famiglia e ad andarsene per i fatti propri; lo Zio John è un peso morto, ossessionato dai propri demoni; i figli più piccoli stanno crescendo come selvaggi; Rose of Sharon, incinta e abbandonata, è afflitta e lagnosa.
Poi c'è Casy, che è stato predicatore ma ora non si sente più degno di farsi chiamare così perchè sa di avere un animo libertino: eppure dalla sua bocca verranno fuori non poche "perle di saggezza", ma di una saggezza non alta, filosofica, bensì genuina, pratica, propria di un uomo che non smette di pensare al giorno dopo e a come può cavarsela; e c'è Tom, un tipo pragmatico, che a modo suo cerca di reagire e non abbattersi, di proporre soluzioni, vivendo giorno per giorno, "mettendo un piede davanti all'altro".
Ma su tutti spicca lei, Ma': una donna dall'animo determinato, dal carattere di ferro, generosa, infaticabile, sempre pronta a rialzarsi, a prendere in mano la situazione quando tutto sembra arenarsi e anche gli uomini paiono curvarsi sotto il fardello dei problemi; epica è la scena in cui Ma' si ribella all'autorità di Pa' pur di tenere la famiglia unita, perchè solo così si possono affrontare e superare le difficoltà.

Considerazioni.

Furore ci narra di questo viaggio della speranza verso una Terra Promessa che potrebbe avere le caratteristiche per diventare "la tua nuova casa", ma l'avidità e l'egoismo di altri uomini impediscono che sia così.
Ci narra di gente disperata, che deve lasciare la propria casa - la quale è una parte fondamentale di sè - per cercarsi un altro posto in cui vivere, tra gente estranea che non ti sopporta e non vuole darti un lavoro, ma sfruttarti, trattandoti come una bestia da soma, levandoti il rispetto per te stesso.
Ci narra di bambini che muoiono di fame, di uomini dal viso smunto e avvilito, di donne che provano a raggranellare qualche centesimo e comperare il minimo indispensabile per dar da mangiare ai componenti della propria famiglia giorno per giorno.
Ci narra di razzismo, di diseguaglianze sociali, di tentativi di sciopero e di insurrezioni da parte di chi avverte di possedere una coscienza sociale, civica; ma ci narra anche di repressione di questi tentativi.
Ci narra di un'America polverosa, quasi primitiva, rozza, divisa in ricchi e poveri, in chi ti volta le spalle perchè ha già le proprie rogne da risolvere e chi ti aiuta proprio perchè è nelle tue medesime angoscianti condizioni.

E tutte queste cose Steinbeck ce le racconta con una scrittura molto dettagliata; la sua prosa sa essere sublime, con momenti di lirismo, in particolare quando alterna i capitoli sui Joad con quelli in cui narra della situazione sociale di quegli anni in generale, come da una prospettiva "esterna"; ma sa essere anche ruvida, schietta, realista, adeguata al linguaggio semplice e sgrammaticato della povera gente, al loro modo di pensare concreto, alla loro concezione di Dio e della fede.
La narrazione procede con un ritmo piuttosto pacato, come del resto lo sono, caratterialmente, i personaggi di cui seguiamo le drammatiche vicissitudini e che impariamo a conoscere alla perfezione: persone che mantengono il proprio contegno, sforzandosi di restare lucidi in mezzo alle disgrazie.

Steinbeck in questa sua opera monumentale dà ampio spazio alla natura, ora descritta nella sua desolante immobilità (come lo è il deserto che i Joad attraversano per raggiungere la California) ora nella sua dinamicità, nel suo essere rigogliosa e feconda di frutti.
Il modo di scrivere e descrivere è così realistico, "verista", che sembra di vedere il giallo dei campi, di sentire il calore del sole rovente sulla pelle, la polvere rossa della terra che ti va nel naso, l'odore del poco, pochissimo cibo che, quando c'è, sfrigola in padella o bolle nei pentoloni.
Ci sembra di sentire su di noi la stessa stanchezza di questa povera gente senza patria, anzi, estranea nella propria patria, che al contempo cerca di mantenere accesa la speranza che le cose cambino se si ha la forza di non fermarsi.

Si legge Furore gustandosi ogni parola, perchè in ognuna è racchiusa una gran potenza comunicativa e di significato; nelle tematiche, è più attuale di quello che può sembrare se ci fissiamo solo sul contesto specifico di riferimento.
Per il resto, "Furore" è un classico perchè narra dell'Uomo e di ciò che vi è dentro di lui; è intramontabile e mai fuori moda perchè al centro vi è l'umanità, con i suoi sentimenti più elevati e i più meschini, con la sua solidarietà e il suo individualismo, con le sue ricchezze e la sua povertà, sia materiali che interiori.

Potrei mai non consigliarvelo? Merita; nonostante la lunghezza, nonostante non abbia un ritmo dinamico, personalmente l'ho trovato molto scorrevole e, confesso, non me l'aspettavo, anzi temevo fosse un "mattone" noioso che avrei mollato prima della metà.
E invece mi ritrovo a sentire nostalgia per i Joad...!



Obiettivo n.31 - Un libro scritto da un premio nobel
- 1962 - 


giovedì 6 luglio 2017

Anteprima Fazi Editore: DUE OCCHI AZZURRI di Thomas Hardy




Presto in libreria il terzo romanzo di Thomas Hardy, il primo che lo scrittore pubblicò a nome suo:  una grande storia sulla gelosia e sull'amore.


DUE OCCHI AZZURRI
di Thomas Hardy

Ed. Fazi
trad. M.F. Melchiorri
18 euro
USCITA:
13 LUGLIO 2017
«Nessuno mi ha più insegnato niente da quando è morto Thomas Hardy». Ezra Pound

«È innegabile l’abilità di Hardy – l’abilità del vero romanziere – di farci credere che i suoi personaggi siano persone come noi, guidate dalle proprie passioni e idiosincrasie; al contempo – e questo è il dono del poeta – in loro vi è un qualcosa di simbolico che ci accomuna tutti». Virginia Woolf


«Credo di capire la differenza tra me e te… forse tra gli uomini e le donne, in genere. Io mi contento di costruire la felicità su qualsiasi bene accidentale mi si possa presentare a portata di mano, tu vuoi creare un mondo che si adegui alla tua felicità».
La bellissima e volubile Elfride, orfana di madre e unica figlia del pastore Swancourt, si innamora di Stephen Smith, giovane architetto di Londra erroneamente ritenuto di nobili origini. 
Poi, quando questi per poterla sposare accetta un incarico in India, Elfride conosce l’affascinante e maturo Henry Knight, antico mentore di Stephen; ben presto Knight, come già era accaduto al suo pupillo, perde la testa per la fanciulla. 
Elfride, divisa tra la promessa di fedeltà a Stephen e la nuova passione per Knight, infine accetta la proposta di matrimonio di quest’ultimo. 
Ma ancora una volta le cose non vanno come immaginato: una presenza oscura dal passato di Elfride insinua in Knight il tarlo del sospetto sull’onestà della sua futura sposa e il fidanzamento è sciolto. 
Smith e Knight si incontreranno casualmente qualche anno più tardi, entrambi si scopriranno ancora innamorati di Elfride, ma ormai sarà troppo tardi. 


Thomas Hardy (1840-1928) è stato uno dei massimi esponenti dell'Età Vittoriana; tra i suoi romani, i più famosi sono "Via dalla pazza folla" (1874), "Il ritorno alla brughiera" (1878), "Jude l'oscuro" (1895), "Tess dei D'Urberville" (1891).

Di quest'autore ho letto solo "Il ritorno alla brughiera", diverso tempo fa, e "Tess dei d'Urberville", di cui trovate la recensione. Entrambi mi sono piaciuti moltissimo!!


E VOI, AVETE LETTO QUALCOSA DI QUEST'AUTORE?

mercoledì 5 luglio 2017

New entry... nella mia libreria (luglio 2017)



Buongiorno lettori!
Oggi vi presento due regali librosi ricevuti di recente e due "prestiti".

I primi due libri sono entrambi romanzi di Danielle Steel.


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MENZOGNE

Questo romanzo esplora l'effervescente mondo della televisione, scoprendo i drammi, le invidie e le passioni nascoste dietro la realizzazione di una trasmissione di vasto seguito. Lo show rappresenta per ogni persona che vi lavora un'occasione irripetibile per giungere finalmente al successo e alla fama, ma il prezzo di tutto ciò è una fitta rete di menzogne con le quali ciascuno cerca di celare un inconfessabile e lacerante segreto.



AMARE ANCORA

Isabella e Amedeo: un binomio di successo nel campo dell'alta moda, una coppia felice nella vita privata. Poi, di colpo, l'incanto della loro perfetta esistenza si spezza. Amedeo scompare e Isabella precipita nella disperazione, incapace di affrontare il futuro con la consueta energia. Finché, un giorno, qualcuno riesce a intuire il doloroso segreto che Isabella nasconde nel cuore e a infrangere la barriera di solitudine e di paura che la circonda... 


Per quanto riguarda gli altri due libri, uno è dello psicoterapeuta Raffaele Morelli, l'altro è un romanzo del giornalista e conduttore Franco Di Mare.


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PUOI FIDARTI DI TE


Dentro ognuno di noi, sotto tutte le maschere che continuiamo a indossare, c'è un'immagine segreta, una forza originaria e sconosciuta che ci guida.
Fidarci della nostra voce interiore, anche quando non ci piace, anche quando ci porta dei disturbi, anche quando va contro i nostri pregiudizi. Perché quelli che possono sembrare difetti sono solo gli elementi che ci rendono davvero unici.
Chi somiglia a se stesso, chi sa riconoscere la propria naturale perfezione, riesce a essere felice veramente.

NON CHIEDERE PERCHE'

Marco atterra a Sarajevo attraverso una nuvolaglia densa come panna rancida. l'ha chiamato Ljubo: Edin, comune amico di diciassette anni prima, sta morendo e ha chiesto di lui. Tutti e tre insieme hanno vissuto il dramma dell'assedio del '92, quando Marco faceva l'inviato per la televisione italiana su quel fronte pericoloso e terribile. Tornare a Sarajevo, per lui, è abbandonarsi al flusso dei ricordi di quel momento cruciale della sua vita, segnato non solo dalla guerra ma anche da una audace, folle scelta d'amore: prendere una bambina senza speranze in quel teatro d'orrore e - non chiedendo permessi, attraverso una fuga rocambolesca - portarla via con sé in Italia. Oggi quella bambina, Aurora, ha diciotto anni, ed è sua figlia..
 
  
QUALI SONO INVECE LE VOSTRE NEW ENTRY LIBROSE PIU' RECENTI? ^_^
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