Uno degli ultimi libri in lettura è stato SUITE FRANCESE di Irene Nemirovsky (QUI per la scheda del libro).
Ed eccomi giunta a condividere con voi il mio pensiero sul libro.
SUITE FRANCESE
di Irene Nemirovsky
Ed. Adelphi
Biblioteca Adelphi
Trad. di L. Frausin Guarino
415 pp
20 euro
2005
|
Dalle prime righe emerge la sensibilità dell'Autrice, il suo saper cogliere i dettagli di situazioni, eventi, persone e saperli comunicare con uno stile mai pedante e noioso, anzi sempre chiaro, leggero e vivido.
Conosciamo immediatamente alcuni personaggi-chiave, che ci accompagneranno per buona parte del romanzo: c'è la famiglia Pericand, in particolare Charlotte, che si preoccupa unicamente dei figli e di tutto ciò che concerne la propria famiglia (ninnoli e beni materiali compresi...), guardando i "poveracci" con quel senso di compassione misto al pensiero "Menomale che non sono nelle loro condizioni!".
C'è suo figlio Hubert, col suo ardore giovanile di chi vuole avere il suo posto nella guerra, per uscirne a testa alta.
C'è lo scrittore Gabriel Corte, con l'amante Florence, un uomo snob, arrogante spocchioso, che tratta tutti con disprezzo.
Ci sono i tranquilli e gentili coniugi Michaud, sempre uniti e pronti a vedere il lato positivo in ogni circostanza, per poter andare avanti con coraggio e dignità.
La narrazione procede con un ritmo pacato, senza fretta: c'è il tempo di assaporare tutto, di entrare appieno nello scenario descritto dalla Nemirovsky, in cui avvertiamo subito la tristezza, la paura della gente davanti alle conseguenze della guerra nella loro vita: gente disperata che fugge dai bombardamenti, che cerca rifugio.
Ognuno affronta le cose a modo suo: i poveri sono in un certo senso più "preparati", hanno le spalle più forti, già irrobustite e, per quanto spaventate, non si lasciano bloccare dalla paura; discorso diverso per i ricchi borghesi, come Corte ad es., che pretendono di mantenere le distanze dalla torma volgare anche in situazioni drammatiche come quelle indotte dalla guerra, in cui la sofferenza dovrebbe piuttosto avvicinare le persone, a prescindere dal ceto sociale.
Nel clamore del conflitto bellico, Irene ci lascia ascoltare le voci dei tanti personaggi, sulle cui esistenze e su cui pensieri scopre il velo, facendoci conoscere il loro carattere.
La tragicità di un evento quale la guerra - col suo carico di morte e dolore - può produrre nell'essere umano due reazioni: o piena solidarietà e condivisione di quel po' che ancora si ha o, al contrario, avidità, egoismo; o vien fuori tutta la nobiltà d'animo, lo spirito di sacrificio, il coraggio, o le peggiori brutture che da sempre sono comunque presenti nel cuore dell'uomo.
Orrenda e tristissima la sorte riservata a padre Philippe, che testimonia come non sempre la bontà e l'amore vengano ripagati allo stesso modo quando dall'altra parte ci sono dei cuori induriti dalla vita.
I giorni e le settimane passano e arriviamo alla fine dell'armistizio che vede la Francia occupata dai Tedeschi (1940).
Il vincitore che entra in casa dei vinti pretende ospitalità, rispetto, prende tutto ciò che gli va, donne comprese.
La guerra - evento di per sè sempre e comunque anomalo - rende anomali anche i rapporti tra le persone; i francesi vedono gli "invasori" non come persone, bensì come esseri bruti senza sentimenti, che tengono i propri cari prigionieri.
Ma non tutti i francesi si tengono distanti dai tedeschi: ci sono donne, ad esempio, che ne diventano amanti, ricevendo tutto il disprezzo dei compatrioti.
Certamente, neanche tutti i tedeschi sono malvagi; l'Autrice ce li mostra come giovani, belli, efficienti, ligi al dovere ed umani anch'essi...!
E' ciò che vediamo in casa Angellier, dove la bella Lucile, sposata col figlio della signora Angellier ed ora prigioniero in Germania, instaura un legame d'affetto con l'ufficiale tedesco che vive in casa loro.
La guerra mette in luce le fragilità e le "piccole" incoerenze dell'animo umano; se è vero che i tedeschi e i francesi son disposti a fare buon viso a cattivo gioco, ad avere relazioni pacifiche in un momento storico tanto particolare, è pur vero che l'astio, nell'intimo del proprio cuore, resta e basterà la più piccola scintilla per dimenticare ogni presunta amicizia o conoscenza e far prevalere piuttosto i propri diritti.
Ciò che ne rimane, alla fine di ogni considerazione, è uno scenario di macerie morali oltre che materiali e questo è ben sintetizzato dalle parole che l'autrice mette in bocca all'ufficiale tedesco Bruno von Falk: "Ad ogni modo, ci saranno molta sofferenza, molta angoscia e molto sangue".
Tutti gli uomini, a prescindere se siano vincitori o vinti, occupati od invasori, francesi o tedeschi non desiderano altro che la fine della tragedia indotta dal conflitto bellico e il raggiungimento della tranquillità....
Si legge Suite francese accompagnati costantemente dalla consapevolezza di essere davanti ad un grande romanzo lasciato purtroppo incompiuto a causa delle drammatiche conseguenze della guerra sugli esseri umani; conseguenze legate alla follia dell'uomo, nel caso specifico della Nemirovsky mi riferisco alla follia dell'antisemitismo e alla distruzione di milioni di vite, nonchè di opere d'arte come questo romanzo.
Suite francese era stato concepito come un romanzo di 1000 pagine suddiviso in volumi; grazie all'appendice presente nell'edizione di Adelphi, ci è dato modo di leggere gli appunti della scrittrice in merito alla composizione di questa sua ultima opera: la genesi dei personaggi, le loro storie personali, le loro relazioni, i profili psicologici, il contesto, visto dalla prospettiva storica ma non solo, soprattutto come palcoscenico in cui si muovono e vivono degli esseri umani, con le loro vite quotidiane e i loro affetti.
L'intenzione di Irene era quello di scrivere un'opera in diversi volumi più che un unico tomo, così suddiviso inizialmente: Tempete, Dolce, Captivitè, Batailles e La paix.
Il lettore avrà modo di apprezzare solo le prime due parti.
Il 13 luglio 1942 i gendarmi francesi arrestano Irene, portandola prima a Pithiviers, poi ad Auschwitz, dove verrà eliminata il 17 agosto 1942. Anche suo marito Michel Epstein morirà nello stesso campo di concentramento, a novembre dello stesso anno.
Quest'opera incompiuta di una scrittrice dalla prosa realistica e dal ritmo impeccabile - a ragione accostata allo stile di Tolstoj o di Flaubert - giunge a noi dopo essersi conservata "miracolosamente" in una valigia, sballottata qua e là dalle due figlie di Irene, Elisabeth e Denise, costrette a nascondersi presso cantine e conventi per sfuggire ai nazisti; a loro dobbiamo la decifrazione (tutt'altro che semplice) del romanzo scritto in una grafia piccolissima su un quadernetto e quindi la pubblicazione postuma di Suite francese.