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Una storia profonda e meravigliosa sul dramma di una realtà alternativa. dal 6 MARZO 2013 in libreria!! |
Ed eccoci ad una bellissima anteprima
Y Giunti, con in più la segnalazione della possibilità che nuovamente Y Giunti mette a disposizione dei suoi affezionatissimi lettori di entrare a
far parte dell'Y Team, quali Ambassador!10 di voi potranno diventare Y Ambassador!!
Dal 7 marzo parte l'iniziativa, quindi restate "nei dintorni" per rimanere aggiornati, qui o sul sito della Y Giunti, intanto ci becchiamo questa bella anteprima...!!!
HYBRID - Quel che resta di me
di Kat Zhang
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Ed. Y Giunti -
416 pp -
14.50 euro
Dimesioni: 12,5x18 cm
Copertina: Cartonato con sovraccoperta
Isbn: 9788809770744
Ebook: Disponibile in ebook
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Trama
In un mondo alternativo, ogni persona nasce con due diverse personalità, due anime.
Con il passare del tempo, in modo naturale, l'anima dominante prende il sopravvento e quella recessiva viene dimenticata, scompare come un amico immaginario che ci ha tenuto compagnia solo nell'infanzia.
Il sopravvivere delle due anime dopo la pubertà è illegale e visto dalla società come un'aberrazione da correggere.
Ma in Addie, nonostante i suoi sedici anni, è ancora presente Eva, la sua seconda anima ancora attiva.
E' proprio Eva la voce narrante che ci fa vivere le emozioni dal suo punto di vista.
Rannicchiata nella mente di Addie, Eva interagisce con l'altra parte di sé: come due vere sorelle si amano, si proteggono, ma possono diventare anche gelose l'una dell'altra.
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COVER |
Nonostante tutti i tentativi per difendere e nascondere l'esistenza della debole Eva, il segreto di Addie viene scoperto e le due vengono rinchiuse in un agghiacciante centro per ibridi non resettati.
BOOKTRAILER IN INGLESE
Ed ecco un piccolo assaggio.....!!! ma
QUI potete leggera qualche pagina in più ^_^
Io e Addie siamo nate nello stesso corpo. Le dita spettrali delle nostre anime erano strettamente intrecciate prima ancora che cominciassimo a respirare. I primi anni insieme sono stati anche i più felici. Poi sono cominciate le preoccupazioni, le labbra strette dei nostri genitori, le fronti corrugate delle insegnanti della scuola materna, le domande che tutti pronunciavano a mezza voce quando pensavano che non stessimo ascoltando.
«Perché non cominciano a stabilizzarsi?»
Stabilizzarsi.
Cercavamo di formare quella parola nella nostra bocca di bimbe di cinque anni, provandola sulla lingua.
Sta-bi-li-za-ssi.
Sapevamo cosa voleva dire. Più o meno. Significava che una di noi due doveva assumere il controllo. Significava che l’altra doveva sparire. Adesso so che è molto più di questo, ma a cinque anni io e Addie eravamo ancora ingenue, inconsapevoli.
Quella patina d’innocenza cominciò a sgretolarsi al primo anno delle elementari. Fu la nostra consulente
scolastica dai capelli grigi a scalfirla.
«Sapete, care, stabilizzarsi non è una cosa di cui aver paura» ci disse mentre osservavamo le sue labbra sottili dipinte di rosso. «Forse può sembrarvi così adesso, ma capita a tutti. L’ anima recessiva, che sia l’una o l’altra, si addormenta e basta.»
Tralasciò di dirci chi pensava sarebbe sopravvissuta tra noi due. Non ce n’era bisogno. In prima elementare tutti erano certi che fosse Addie l’anima dominante. Riusciva a farci andare a sinistra quando io volevo andare a destra, si rifiutava di aprire la bocca quando io volevo mangiare, urlava «No», anche se io avrei voluto disperatamente dire «Sì». Riusciva a farlo senza sforzo e più il tempo passava più diventavo debole, mentre il suo controllo aumentava.
Ma a volte riuscivo ancora a impormi… e lo facevo.
Quando la mamma ci chiedeva com’era andata la giornata, io raccoglievo tutte le forze per raccontare la mia
versione dei fatti. Quando giocavamo a nascondino, io insistevo perché ci accucciassimo dietro una siepe anziché correre a fare tana-libera-tutti. A otto anni diedi uno strattone mentre portavamo il caffè a papà. Abbiamo ancora sulle mani le cicatrici di quelle ustioni.
Più sentivo la mia forza affievolirsi, più mi ostinavo, in una lotta sempre più violenta, cercando di convincermi
che non sarei scomparsa. Addie mi odiava per questo, ma io non potevo farne a meno. Ricordavo la libertà di un tempo… mai completa, naturalmente. Ma potevo chiedere alla mamma un bicchiere d’acqua, un bacio dopo una caduta, un abbraccio.
Finiscila, Eva, urlava Addie ogni volta che litigavamo.Finiscila e basta. Vattene.E per molto tempo ho creduto che, un giorno, l’avrei fatto.