Quando Kit McDeere riceve l'incarico di caregiver presso la famiglia Hope, immagina che ad attenderla sia un lavoro tutt'altro che facile, soprattutto dal punto di vista emotivo: l'anziana da assistere, infatti, molti anni prima è stata sospettata di aver ucciso i suoi famigliari e attorno a lei aleggia un alone di mistero e morbosa curiosità.
Quello che però non può neanche lontanamente immaginare è che quella decadente e grande casa sulla scogliera nasconda al suo interno molti, troppi segreti ed enigmi inquietanti.
Riuscirà a svelarli tutti prima che quella vetusta e solenne dimora vada sempre più verso la rovina?
LA CASA SULLA SCOGLIERAdi Riley Sager
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| TimeCrime trad. R.Cesarini 384 pp |
Era il 1929 quando nella grande casa - denominata Hope's End - sulla scogliera, nel Maine, la famiglia Hope veniva quasi interamente sterminata.
Quasi perché ci fu una sopravvissuta.
A perdere la vita in modo violento furono Winston Hope, sua moglie Evangeline (ambedue accoltellati) e una delle figlie, Virginia.
Immediatamente dopo le tre tragiche morti, la polizia trovò viva l'altra figlia, la diciassettenne Lenora Hope, sporca di sangue e con un coltello decisamente sospetto in mano.
Nonostante gli indizi fossero tutti contro di lei, mancarono le prove per inchiodarla e per formulare un'accusa formale di triplice omicidio, così la giovane Lenora Hope non andò mai in carcere.
Seppur libera, da quella drammatica notte ella diventò una prigioniera.
Prigioniera delle chiacchiere di paese, che l'additavano come assassina crudele e sanguinaria.
Prigioniera della solitudine e di una vita trascorsa all'interno delle mura di quell'austera dimora in cui era nata e da cui non era mai fuggita.
Prigioniera di più ictus che la resero paralizzata e immobile nel letto, togliendole anche l'uso della parola; l'unica cosa che le rimase funzionante fu il braccio sinistro.
A far compagnia a Lenora, nel corso dei cinquantaquattro anni trascorsi dal triplice assassinio (nel presente siamo nel 1983), ci sono sempre stati la signora Baker (la governante, che lavora a Hope's End dal 1929), il cuoco Archie (anch'egli presente dagli anni Venti), la giovanissima cameriera Jessie e Carter, il giovane custode.
Quando l’assistente domiciliare Kit McDeere arriva alla villa per occuparsi di Lenora, ha davanti a sé una signora minuta, sulla settantina e costretta su una sedia a rotelle.
Non riuscendo più a parlare, Lenora può (e vuole) comunicare solo attraverso una vecchia macchina da scrivere.
Una notte, le fa una proposta: raccontarle ciò che è successo veramente nel 1929.
È stata realmente lei la colpevole, colei che ha ucciso barbaramente genitori e sorella?
Mentre Kit l’aiuta a scrivere gli eventi che hanno portato al massacro della sua famiglia, comprende che quella "vecchia", ma mai risolta storia, nasconde moltissimi segreti, inganni, e apprende una spaventosa verità: l'assistente che lei attualmente sta sostituendo, Mary Milton, stava indagando sui fatti del '29 e aveva incominciato a raccogliere la testimonianza di Lenora.
Nel sistemarsi in quella che è stata la camera di Mary (e che è accanto alla stanza da letto di Lenora), Kit nota come ci siano ancora tutti gli effetti personali della collega.
Possibile che se ne sia andata di punto in bianco senza portare via nulla con sé?
Cosa l'ha fatta scappare da Hope's End, di notte, in tutta fretta e senza salutare nessuno?
Queste domande gettano il seme del dubbio in Kit, che intuisce che sotto c'è qualcosa di oscuro.
Gli abitanti della casa, poi (fatta eccezione per Carter, che è affabile e simpatico), sembrano un po' restii a dare troppe spiegazioni alla nuova arrivata, che quindi comincia a lavorare tenendo però i sensi in all'erta.
Anche perché in quell'immensa casa sulla scogliera - dove il silenzio è spezzato dal rumore del vento, dal fruscio dei rami e delle foglie, dal frangersi delle onde sugli scogli - altri sinistri suoni disturbano la quiete di Kit, che è già tesa per il solo fatto di stare accanto ad una possibile pluriomicida: dei passi furtivi in corridoio ogni notte, ombre di una presenza indefinita nella camera buia di Lenora...
Possibile che ci sia qualcuno che va in camera dell'anziana quando tutti dormono? Chi potrebbe essere e perché ci va?
Kit vive male sin da subito quest'incarico che non avrebbe voluto accettare... ma non ha avuto scelta.
Se non avesse preso questo impiego affidatole dal proprio datore di lavoro, sarebbe stata licenziata e lei ha urgente bisogno di lavorare ed essere indipendente, perché questo le dà modo di lasciare la casa paterna, in cui si sente non accolta né amata ma soltanto ignorata se non giudicata.
Sì, perché alle sue spalle, Kit ha una storia che, per certi versi, collima con quella di Lenora.
Anche lei, pochi mesi prima, era stata accusata di aver causato la morte, per negligenza professionale, di una paziente. E non una paziente qualsiasi..., ma una che lei stessa amava.
Kit sa di essere innocente e la legge stessa non è riuscita a dichiararla colpevole oltre ogni ragionevole dubbio, ma l'ombra del sospetto continua ad aleggiare su di lei e la ferisce il pensiero che il suo stesso padre la consideri responsabile.
Adesso che il destino l'ha condotta a Hope's End, Kit è intenzionata a svelare la verità di Lenora e di ciò che accadde più di cinquant'anni prima, e dopotutto è la stessa protagonista di quei fatti a voler raccontare, a colpi di tasti sulla macchina da scrivere, la sua personale versione.
La situazione si complica quando viene ritrovato un cadavere nella sabbia..., alle spalle della villa.
C'è forse un assassino che, ancora una volta, si aggira per le camere della tetra dimora?
Quando vengono alla luce nuovi dettagli sulla precedente infermiera, Kit inizia a sospettare che Lenora non stia dicendo tutta la verità e che la donna, apparentemente innocua, possa essere molto più pericolosa di quanto pensasse.
"...è quello che sto facendo da quando sono arrivata a Hope’s End. Avvicinarmi al proibito. Guardare cose che non dovrei vedere, ficcare il naso dove non dovrei. Tutto nella vana speranza che dimostrare l’innocenza di Lenora possa, in qualche modo, riabilitare anche me."
E se in realtà quell'anziana piccola e fragile fosse una bugiarda manipolatrice?
Davvero è impossibilitata a camminare, a parlare, a scrivere?
E perché ogni volta che accadono piccoli e strani eventi in camera sua (rumori, ombre, fogli che spariscono, oggetti spostati...), la donna continua a scrivere che è colpa di Virginia, la sorella morta?
Kit non crede nei fantasmi eppure sente più di un brivido freddo quando, di notte e da sola, percepisce scricchiolii indefinibili, che non sa attribuire a qualcosa o qualcuno di specifico.
Impaurita ma determinata, supportata da Carter e motivata dal desiderio di vederci chiaro, Kit cerca di ricostruire gli eventi che hanno causato lo sterminio degli Hope e la scomparsa di Mary, ma l'impresa si rivelerà complessa e piena di ostacoli.In troppi, a Hope's End, non vogliono che emerga la verità.Cosa sono disposti a fare per evitare che venga fuori?
"La casa sulla scogliera" è un thriller avvincente, con un'ambientazione molto d'effetto: villa imponente con numerose camere, antica, scricchiolante, a rischio a motivo della propria posizione (sugli scogli, con i perenni movimenti dell'acqua che vanno a deteriorare le fondamenta), abitata da pochi individui solo in apparenza gentili ma in realtà diffidenti e, probabilmente, anche bugiardi od omertosi.
L'atmosfera tesa, sinistra, ricca di suspense, è accattivante e fa da cornice ad una trama molto articolata e sostanziosa che fa avanti e indietro dal 1983 al 1929, seguendo Kit (le sue ricerche, il rapporto con la sua assistita, i suoi pensieri, i sospetti e i mille interrogativi) e il racconto del passato da parte di Lenora.
Il lettore non fa in tempo a farsi un'idea di come e cosa sia accaduto nel passato e cosa stia accadendo oggi, che l'autore è pronto a fornirgli un colpo di scena dopo l'altro, aggiungendo così nuovi elementi che vanno a sparigliare le carte e a dare nuove risposte.
Ecco, quella dei colpi di scena è forse l'unica pecca del romanzo, se dovessi trovarne una, nel senso che sì, riconosco che solitamente i colpi di scena siano elementi positivi, ma in questo caso li ho trovati eccessivi, come se Sager abbia fatto i salti mortali più volte pur di creare l'effetto sorpresa nel lettore e pur di far incastrare pezzi e coincidenze in modo un attimino rocambolesco.
Soprattutto dirigendomi verso la fine, ho avuto la sensazione che la narrazione fosse davvero molto piena e che le rivelazioni si susseguissero troppo in fretta, ravvicinate e un po' forzate.
Ma nel complesso, è un thriller che trascina il lettore e tiene alta la sua attenzione, lo stile è molto scorrevole, il ritmo incalzante, i personaggi sono sibillini e misteriosi al punto giusto e il finale mi è piaciuto, nonostante la ricerca del colpo di scena a tutti i costi sia presente sino alla fine.
Lo consiglio, è un romanzo accattivante e mi è venuta voglia di leggere altro di Riley Sager.




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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz