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il mio pensiero |
Leggi "L'ultimo giro di valzer" con la consapevolezza che ti scorreranno sotto gli occhi
ritratti di vita non semplicemente possibili, ma reali, perchè ogni giorno, purtroppo, la tv e i mass media in generale, ci costringono a sentire
storie di violenza in cui le vittime, troppo spesso, sono le donne.
E un libro che ha come soggetto principale "donne che vivono in casa violenza quotidiane, perpetrate per anni" è un libro che non può non avere
un linguaggio asciutto, crudo, realistico, proprio perchè ci presenta una realtà di vita come quella che, poi, vivono tante donne ogni giorno e per diverso tempo, forse per tutta la vita.
Giovanna, Franca, Matilde, Alessia e Roberta sono cinque donne diverse tra loro, per estrazione sociale, per condizioni di vita, ma hanno una cosa che le accomuna:
tutte sono state e continuano ad essere vittime di violenza da parte dell'uomo di casa, che sia il padre (come è nel caso di Roberta e Franca) o il marito.
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Il libro inizia con una sorta di "prologo" che ci presenta il gruppo formato da queste cinque donne che periodicamente e in segreto si incontrano per condividere i tristi dettagli delle loro
vite macchiate da botte, umiliazioni e maltrattamenti di ogni tipo, ma anche per suggerire e trovare dei modi pratici per liberarsi di questi loro pesantissimi fardelli.
Riscatto, libertà. Vivere.
Queste cinque donne non desiderano altro; desiderano semplicemente avere il
diritto, che ogni essere umano ha in se stesso, di poter condurre una vita serena, dignitosa, fatta d'amore, attenzioni, rispetto...
Tutto ciò che finora la vita ha loro negato.
Franca e Roberta sono quelle che potrebbero, in teoria, avere la via più facile per slegarsi dall'ingombrante presenza di padri violenti; in fondo, lasciare un padre anziano e in condizione di disabilità è meno complicato che lasciare un marito violento, pericoloso e che, allo stato attuale, costituisce l'unico punto di riferimento, per quanto negativo!
Eppure, ciò che per assurdo tiene legate queste due donne 50enni al loro padre - sopravvissuto alle mamme, povere donne, anch'esse vittime di violenze inaudite, sopportate in silenzio e tra le lacrime per anni - è
l'odio, un odio che vorrebbe potersi trasformare in
vendetta e finalmente vedere il padre-padrone, violento come una bestia, morire, magari soffrendo, sotto i loro occhi....
Due delle altre donne, invece, sono sposate da anni a uomini che apparentemente sembrano distinti, gentili, affabili, rispettabili agli occhi della società; è il caso di Matilde e Giovanna, che però sanno bene, perchè lo vivono sulla propria pelle ogni giorno, come questa sia una facciata:
sepolcri imbiancati che dentro poi nascondono il marcio.
Un marcio che avvolge la vita quotidiana di queste donne, costrette a subire stupri da mariti perversi (anche sessualmente) e che non desiderano più, percosse talmente violente da dover temere ogni volta per la propria vita.
E poi c'è Alessia, che pure si è sposata per amore ma che col tempo ha dovuto fare i conti con la violenza crescente di un uomo che s'è lasciato andare alla passività, all'ubriachezza, sfogata sulla povera moglie indifesa ed impaurita.
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Che fare?
Le cinque si incontrano, parlano, sospirano, pensano, suggeriscono ... finchè arrivano a sigillare
un CONTRATTO, un patto che deve liberarle dalle loro vite che vite non sono; liberarle dalla schiavitù di legami che avrebbero dovuto essere d'amore e sicurezza ma che si sono rivelati fonte d'amarezza, sofferenza psichica e fisica, infelicità.
Non vi dirò certamente il contenuto del contratto, ma forse non avrete difficoltà ad immaginarlo...
O forse sì, non lo so.
Però davanti a una lettura cruda come quella che l'Acciaro offre ai lettori di "L'ultimo giro di valzer", io mi son trovata a chiedermi:
quale immaginerei potesse essere la soluzione VERA e DEFINITIVA davanti al problema di un marito/padre violento, aggressivo e che ogni giorno, con il suo comportamento animalesco, mette a rischio la mia serenità e la mia vita?
Leggendo, ritroviamo quei comportamenti che troppo spesso sono "tipici" delle donne vittime di violenza domestica:
il silenzio.
A volte, addirittura, la
giustificazione:
forse sono io che sbaglio? Forse sono sbagliata? Non merito amore e dolcezza?
"Ripensò a tutte quelle donne che negli anni si erano presentate al pronto soccorso con evidenti segni di percosse da parte di uomini brutali. Poche, veramente poche, osavano ribellarsi e denunciarli."
Accidenti se non è vera questa affermazione, pensata da una delle protagoniste, riflettendo sulla propria condizione di "moglie maltrattata" ma anche di infermiera che, in Pronto Soccorso, ha visto giungere tante donne come lei nelle sue medesime tragiche condizioni.
"Può essere davvero che una donna, picchiata, abusata, maltrattata ripetutamente, si senta così poca cosa di fronte agli altri, tanto da volersi nascondere?".
Spesso mi son trovata a chiedermi: "
ma perchè una donna che si rende conto che il proprio fidanzato/marito/padre ripetutamente e per abitudine le usa violenza, non si ribella? Chiedendo aiuto a parenti o amici fidati, ad associazioni specifiche, alla polizia... A chi vuole, insomma... purchè la smetta di restarsene in silenzio a prenderle come se non avesse altra via d'uscita, come se le meritasse!!!".
"Ma quanto vale davvero la vita di una donna?"
Vale. Al pari di qualsiasi vita umana.
Ma allora perchè si sceglie di subire per anni in silenzio?
Perchè ci si sacrifica sull'altare dell'infelicità, accettando con rassegnazione un destino indegno?
Non credo che il romanzo in questione voglia dare una risposta univoca in tal senso e certo non pretendo di darla io, che tra l'altro - ringraziando Dio - non ho mai vissuto esperienze di maltrattamenti.
Però son domande che, credo, ci facciamo tutti davanti a certe notizie, soprattutto magari quando udiamo che la trafila di violenze sono sfociate in un femminicidio.
Credo anche che le variabili che sottendono alle ragioni per le quali tante donne decidono di restare accanto ai "loro uomini" nonostante tutto, siano diverse e complesse, molto spesso legate a fattori culturali, sociali, economici...., oltre che emotivi e psicologici.
Sono sempre situazioni difficili, che non si possono minimizzare, ridurre a pochi e semplici spiegazioni, che sono specifiche da persona a persona, da famiglia a famiglia, da società a società.
Non sono facili da "valutare" o "giudicare", da conoscere, e anche intervenire non è semplice....
Questo romanzo si legge tutto d'un fiato e prende dalla prima all'ultima pagina, in quanto ci immerge da subito nella realtà vissuta dalle cinque protagoniste, che sono donne comuni, con le proprie fragilità ed insicurezze (aumentate inevitabilmente nel corso degli anni a causa delle violenze e delle umiliazioni), che hanno bisogno d'amore, d'amicizia, di condivisione e comprensione, come tutte noi donne ne desideriamo; non sarà sempre facile aiutarsi, mantenendo freddamente fede al CONTRATTO, perchè entreranno in gioco fattori imprevedibili, ma magari, per una volta, il destino (o chi per esso) forse vorrà degnarsi di dare una mano a queste donne che, giunte ai 50, si son sentite anche fin troppo e troppo spesso "morte dentro", senza speranza e senza futuro, e che aspettano con ansia di potersi vedere e sentire LIBERE, affamate come sono di vita e d'amore, chissà, forse desiderose di scoprire che non tutti gli uomini comunicano solo con botte e insulti.
Un libro breve ma intenso, scritto con molto realismo, con un linguaggio essenziale, anche crudo all'occorrenza, con personaggi e dialoghi vicini alla realtà, capace di descrivere un mondo complesso e duro, accendendo i riflettori su una delle forme di violenza più diffuse da sempre e presenti, ahinoi, in praticamente tutte le società del mondo (anche in quelle aree geografiche che si dichiarano "civili"), ma davanti alla quale dire BASTA non deve restare un semplice slogan.
Non posso non consigliarlo e ringrazio Claudia per avermi permesso di leggerlo.