Il libro di questo sabato è un libro dal tema forte: un viaggio folgorante nella mente di un assassino e lungo le strade dell’America degli anni ’70.
Io non l'ho letto, e vi confesso che non son sicura che avrei la forza di leggerlo...
Voi, l'avete letto?
VIALE DEI GIGANTI
di Marc Dugain
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ISBN Edizioni 320 pp 22.50 euro 2013 |
Sinossi
Adolescente tormentato dall’angoscia, dotato di un corpo smisurato che non sa come abitare e del quoziente intellettivo di un genio,
Al Kenner ha solo quindici anni quando uccide i nonni paterni a colpi di fucile.
È il 22 novembre del 1963, il giorno dell’assassinio
di John Kennedy e, per una grottesca coincidenza, anche quello che cambierà per sempre la vita del protagonista. Internato in un ospedale psichiatrico, Al ingaggia un combattimento disperato e solitario contro il male che lo pervade, contro un passato segnato dai soprusi della madre e dall’adorazione incondizionata per un padre remissivo.
Cinque anni più tardi i suoi psichiatri lo dichiarano innocuo, restituendolo apparentemente guarito alla società.
Ma l’illusione di poter condurre una vita normale cede presto il posto ai cattivi pensieri, e alla tentazione di trasformarli in realtà.
Ispirandosi alla vita reale del serial killer Edmund Kemper – tuttora detenuto nel carcere di Vacaville per aver massacrato mezza dozzina di giovani autostoppiste – Dugain ci racconta con prosa implacabile il percorso interiore di un assassino fuori del comune.
Ma
Viale dei Giganti è anche una grandiosa storia on the road; un lucido affresco della società americana degli anni settanta, scossa dal movimento hippy e dalla controcultura, vista con l’occhio intransigente di un personaggio mostruoso e al tempo stesso profondamente umano.
LEGGI LE PRIME PAGINE QUI
L'autore.
Marc Dugain è nato nel 1957 in Senegal, e all’età di sette anni si è trasferito in Francia con la famiglia. Dopo la laurea in Scienze politiche e un periodo a capo di una compagnia di aviazione, a 35 anni ha pubblicato il suo primo libro, La stanza degli uffi ciali. È autore di altri sei romanzi tradotti in tutto il mondo, tra cui La maledizione di J. Edgar, Un’esecuzione ordinaria e L’insonnia delle stelle. Dal 2001 vive in Marocco.
Ciò che leggiamo spesso è frutto della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.
La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerchine che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?".
Beh, Dugain s'è ispirato ad un personaggio davvero ... inquietante (per usare un eufemismo)....
AVVERTENZA: HO SELEZIONATO DI NERO LE PARTI "MACABRE" PER NON URTARE LA SENSIBILITA' DEI LETTORI PIU' SUGGESTIONABILI...!! NON LEGGETELE, SE NON VE LA SENTITE!
“Mi chiamano Ed Kemper e la mia vita è qui dentro, recluso e precluso alla libertà esterna. Le pareti della mia cella mentale sono sporche e opprimenti, l'umidità e le menzogne le hanno ormai segnate in maniera indelebile. Ma la libertà è all'esterno e il solo fatto di immaginarla mi da qualche stimolo per percorrere inesorabile la routine della quotidianità.”
Queste sono parole di uno del serial killer più terribili d'America.
Chi è Edmund Kemper?
Edmund Kemper III nasce in California nel 1948.
Madre autoritaria e alcolizzata, padre assente nel contesto familiare e senza nessuna autorità.
Il piccolo Ed deve da subito far fronte a conflitti con la madre, che manifestava una malcelata preferenza per le figlie piccole, con le quali il ragazzino litigava di frequente, per poi buscarsi delle punizioni (giù nel seminterrato al buio e al freddo).
La sua altezza gli creerà non solo qualche disagio con i coetanei (che lo isolano) ma con la madre stessa, che lo teme, tanto da costringerlo a star chiuso nell'ormai noto seminterrato.
I continui maltrattamenti psicologici da parte della mamma fanno nascere in lui sentimenti di odio verso di lei, tanto da recarsi in camera sua di notte, con tanto di coltello, fantasticando di ucciderla...
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Il matrimonio dei genitori finisce e sua madre si risposa altre due volte, cosa che porterà Ed ad odiarla ancora di più.
E' nel periodo tra i 10 e i 14 anni che la mente del ragazzo comincerà ad essere tormentata da incubi e sogni ad occhi aperti, costellati da scene di violenza, accompagnate dalla simulazione di essere sulla sedia elettrica, invitando una delle sorelle a giocare con lui, interpretando la parte del boia...
Ma a un certo punto fantasticare non basta più, così sfoga i suoi impulsi omicidi sugli animali (gatti, rane...), ai quali mozza la testa col suo fedele coltellaccio, soprannominato "Il Generale".
Inizia anche la sua follia necrofila che lo accompagnerà nell'attuazione di tutti gli omicidi attribuitigli, probabilmente frutto della sua convinzione di avere problemi sessuali.
Nel 1963, la madre è stanca di averlo tra i piedi e lo manda dai nonni, anch'essi rigidi ed autoritari.
Di fronte al loro divieto di tenere con sè il fucile, Ed non ci vede più dalla rabbia e li uccide.
Infatti, il 27 agosto 1964, Kemper sparò alla nonna mentre la donna era seduta al tavolo della cucina intenta a scrivere le pagine conclusive del suo libro di fiabe. Quando suo nonno rincasò, Kemper sparò anche a lui. Poi telefonò alla madre, che lo convinse a chiamare la polizia, motivando l'assassinio così: «Mi ero sempre chiesto che effetto avrebbe fatto ad ammazzarli.»
Ma Ed è intelligente (Q.I. = 144) e si finge pentito e guarito: dopo solo 6 anni di prigione, è libero e viene affidato nuovamente alle cure della madre.
Per i successivi due anni, a causa del lavoro che lo portava a viaggiare spesso in autostrada, Ed offre svariati passaggi alle autostoppiste, cominciando a studiare la tecnica per abbordarle e imparando la zona in cui muoversi.
Avendo da sempre il sogno di fare il poliziotto, si mette alla guida di una macchina blu, molto simile a quella della polizia, dotata di radiotrasmittente e un paio si manette sempre a bordo.
Durante il periodo dei suoi omicidi frequenta assiduamente un bar, in cui sono soliti andare a pranzo i poliziotti della vicina stazione e con loro cerca di intrattenere discorsi sullo stato di avanzamento delle indagini relative ai suoi stessi crimini.
Le vittime preferite sono bellissime ragazze, immaginando che fossero proprio il tipo di donna che la madre avrebbe accettato di far uscire con lui.
Finalmente Ed poteva mettere in atto tutti i suoi sogni necrofili e feticisti e di prendersi tutte le rivincite dopo una vita di umiliazioni e derisioni.
Ora poteva provare l'ebbrezza del dominio anziché l'umiliazione e l’abuso.
Le prime due autostoppiste vittime furono Anita Luchessa e l'amica Mary Ann Pesce.
Le porta in un luogo isolato e le accoltella entrambe, le fotografa e infine le decapita, abbandonandosi ad atti di libidine con i cadaveri mutilati. Dopo averle sezionate abbandona i resti sulle colline circostanti, in luoghi che riteneva sicuri, e tiene in macchina le sole teste.
A settembre dello stesso anno è la volta di Aiko Koo, con la quale utilizzerà lo stesso macabro copione.
Nonostante dovesse sottoporsi a controlli costanti circa il proprio stato psichico, Ed riesce sempre a farla franca, per cui la sua pratica viene chiusa per via della totale guarigione avvenuta (???).
Gennaio 1973. Terzo omicidio: una studentessa, Cindy Schall.
Stesso modus operandi, ma commette un errore: non si sbarazza della testa, bensì la seppellisce nel giardino di casa.
Alice Liu e Rosalind Thorpe: anche loro vittime della stessa follia omicida.
Ma non finisce qui: prossima vittima... lei, la madre.
1973, Pasqua; durante la notte Ed afferra un martello, si reca nella stanza dove lei dorme e la massacra, poi, come al solito, la violenta e la decapita, poi le recide la laringe in modo che finalmente non potesse più urlargli dietro come faceva sempre.
Non sazio, anche la vicina di casa, Sally Hallett, finisce uccisa.
E sarà lui stesso a telefonare alla polizia e confessare l'accaduto, destando molta meraviglia in tutti, che lo vedevano come un "gigante buono".
Quando gli viene chiesto quale punizione ritenga adeguata per le proprie azioni, risponde senza incertezza: «Morte per tortura.»
Ma viene condannato per otto omicidi di primo grado a un ergastolo per ognuno di essi e successivamente rinchiuso presso una struttura psichiatrica di Vacaville, una cittadina a metà strada tra San Francisco e Sacramento.
.fonti: http://www.serialkiller.it/