Nel weekend appena trascorso devo dire di aver letto non poco.
Ma non ho che un paio di recensioni da condividere con voi, e stasera vi parlerò di un romanzo che fu pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1967, e all’epoca fece molto clamore.
Da questo romanzo, nello stesso anno, Ken Loach ha tratto il film Poor Cow con Carol White e Terence Stamp.
E' LA VITA, JOY
di Nell Dunn
Ed. Sonzogno
(collana Bittersweet)
128 pp
15 euro trad. M. Magri uscita:
10 settembre 2015
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Londra, anni Sessanta. Joy, detta Fiorellino, porta una finta coda di cavallo bionda, ha gambe magre su scarpe di camoscio dai tacchi alti, il corpo esile, i seni grossi.
Non esce di casa senza le sue ciglia finte e i riccioli alla Cleopatra sistemati dietro le orecchie.
A vederla passeggiare per strada guardando le vetrine, scherzando con le amiche, facendo battute sugli uomini, non si direbbe che la sua è una vita di stenti, costellata di guai.
Si è sposata presto, Joy, con un rapinatore, attratta dall'avventura e dai soldi facili. Invece i soldi un giorno ci sono e quello dopo no.
E quando suo marito finisce in prigione lei, rimasta incinta del piccolo Jonny, è costretta a crescerlo da sola. Eppure Joy non si arrende, anche perché a ventidue anni è ancora troppo giovane per rinunciare all'amore. Allora arriva Dave, di nuovo un poco di buono, così più affettuoso e divertente del marito da farla sentire una regina anche quando se ne stanno soli tra quattro mura a fumare, suonare la chitarra o ascoltare le hit preferite alla radio.
D'altra parte, poco importa che sia Dave il vero amore: quando le cose si mettono male anche per lui, povero cristo, ancora una volta Joy non intende rassegnarsi.
E ora, più di prima, dovrà imparare ad arrangiarsi da sola, tra lavoretti precari, storie di una notte, sogni a occhi aperti, scelte difficili, ma anche la forza e la testardaggine di imparare.
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Tom è un ladro, lo è sempre stato, quello sa fare e di vivere diversamente non ha alcuna intenzione.
Non è il padre o il marito migliore del mondo, ma è sempre meglio di nulla per Joy, che senza di lui non saprebbe cosa fare per tirare avanti.
Ma un giorno Tom viene arrestato e Joy deve prendere in mano la vita sua e di suo figlio e arrangiarsi come meglio può; dopo un po’ di tempo sola, ecco che alla sua porta compare un amico di Tom, Dave, anche lui ladro per professione, ma quanto meno più affettuoso e presente rispetto al marito, così iracondo e non di rado violento.
La convivenza con Dave costituisce per Joy una breve parentesi paradisiaca, che terminerà quando anche lui verrà arrestato e condannato a 12 anni di galera.
Da quel momento le cose si metteranno male per Joy, che giovane com’è dovrà cercare di nuovo di tirare avanti da sola e con un figlio molto piccolo a carico.
Cercherà aiuto e un tetto dalla zia Emm – una 50enne bizzarra e sboccata – e troverà un lavoretto in un pub, dove farà amicizia con la collega Beryl, una giovane donna dai... “facili costumi”; le due diventeranno colleghe in tanti sensi e Joy si butterà a capofitto in uno stile di vita tutt’altro che decoroso e rispettabile, pur di racimolare qualche soldino per sé e il suo bimbo, ma soprattutto pur di sfogare la propria voglia e il proprio bisogno di intimità e vicinanza fisica con gli uomini.
Il sesso diventa un po’ il chiodo fisso di questa ragazza, fondamentalmente sola e infelice, insoddisfatta e frustrata, che non sa neppure lei cosa vuole dalla vita.
La vita è un gran bel gioco d’azzardo. Devi prendere tutto ciò che puoi... non ti piove certo addosso... il guaio è che non ho ancora trovato nessuno che valga la pena di prendere.
Joy desidera solo essere felice, serena, avere accanto un uomo che ami lei e il piccolo Jonny, e credeva di averlo trovato in Dave.
E le lettere che gli scrive (sgrammaticate, frutto della sua scarsa istruzione) testimoniano di questo suo lato sensibile, ingenuo, bisognoso di amore, sicurezza, coccole, che rivela poi la sua natura ancora così giovane, per certi versi infantile, fanciullesca.
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Joy è una ragazza che s’è fatta donna attraverso esperienze troppo grandi per lei, che l’hanno resa sfiduciata nei confronti della vita, degli uomini e anche delle donne, con cui è convinta di non poter andare d’accordo, e che disprezza quando rivestono solo il ruolo di mogli fedeli e madri devote.
Proprio il ruolo in cui non vuole rinchiudersi lei: l’idea di restar tutto il giorno tra quattro mura, a cucinare, rammendare, lavare, vivendo le sue giornate nell’anonimato più completo, privata di passione, amore, gioia…., la fa ammattire.
Ma allo stesso tempo, una vocina dentro di lei – quella dell’insicurezza nei confronti di un futuro che non si prospetta affatto roseo, e del senso di responsabilità che deve mantenere per amore di Jonny – le suggerisce che un minimo di stabilità va cercata, e forse solo il vecchio e irascibile Tom può dargliene (ma è poi vero?).
È la vita, Joy è un romanzo breve che si concentra sul personaggio femminile di Joy, una donna molto giovane che la vita, così avara di gioie, mette a dura prova con vari tipi di difficoltà, che lei affronta a testa alta, pensando di poter sfruttare la propria bellezza e sensualità per ottenere un po’ di rispetto e favori, non solo per tirare avanti ma soprattutto per riempire il vuoto affettivo che è dentro di sè.
Joy è un personaggio dal carattere sempre positivo, determinato, che non ha alcuna voglia di arrendersi alla vita ingenerosa, ma si sforza con tutta se stessa di non perdersi d’animo, tirando fuori il lato di sé più leggero, superficiale se vogliamo, forse con la convinzione che meno investe sentimentalmente, meno soffrirà.
Ma la vita è un continuo investimento di se stessi, non fa sconti a nessuno, tanto meno ne farà a una ragazza sola e circondata dalla gente sbagliata.
Pur avendo diversi momenti apparentemente frivoli, il romanzo è attraversato da un nota velata di tristezza e tenerezza verso questa protagonista così giovane eppure così “vissuta”, per la quale ci ritroviamo a sperare che qualche vento fortunato le faccia cambiar vita.
È un romanzo scritto con molta scorrevolezza, con un linguaggio immediato, che passa dalla terza alla prima persona singolare, come se volesse introdurci ogni scena e situazione dall'esterno per poi darci subito il punto di vista di Joy; c’è abbondanza di dialoghi, l’Autrice è scesa al livello della sua eroina, della sua semplicità, anche della sua "ignoranza culturale”, raccontandocene la personalità, le contraddizioni, le paure, le speranze, il tutto immerso in un affascinante contesto Anni '60, che ci giunge più vivo e vicino che mai attraverso le sue memorabili canzoni.