Sono stata curiosa di leggere questo libro sin dalla sua pubblicazione, ma l'ho fatto solo tre anni dopo; meglio tardi che mai, no?
"Lui è tornato" è un romanzo-parodia che ha al centro
lui, uno degli uomini del Novecento più odiati di sempre:
Adolf Hitler, che tra queste pagine, grazie a un surreale viaggio nel tempo raccontato con irriverenza e una apprezzabile aderenza storica basata su documenti reali (in primis il
Mein Kampf dello stesso Hitler), ritorna tra noi, o meglio nella
sua Germania del 2011, pronto a tentare una nuova scalata sociale e politica.
LUI E' TORNATO
di Timur Vermes
|
Ed. Bompiani
trad. F. Gabelli
400 pp
13 euro
2014
|
La nostra storia prende le mosse dalla primavera del 2011.
Adolf Hitler non è morto suicida nel suo bunker, ma è vivo e vegeto (ahilui, solo, senza Goebbels, Eva...) e si sveglia, un po' confuso e stordito, in una di quelle campagne desolate che ancora caratterizzano il centro di Berlino.
E la situazione, ai suoi occhi, è alquanto bizzarra: la Germania non è in uno stato di guerra, per strada non vi vedono insegne naziste, per le strade girano liberamente troppi stranieri - cinesi, turchi...! - e a governare la Germania chi c'è?
"una donna tozza, che infondeva lo stesso ottimismo di un salice piangente".
Sono passati 66 anni dalla caduta di Hitler, ma lui non è cambiato.
Per quanto sorpreso dalla nuova realtà tedesca (ed europea), Adolf riesce ad adattarsi molto bene a ciò che gli è attorno e ad interagire con le persone che man mano lo avvicinano, con molta disinvoltura, continuando a manifestare quello che è il suo carattere, la sua visione del mondo ecc.
Ovviamente, quanti riconoscono in lui la forte somiglianza col dittatore coi baffetti, non possono che fargli i complimenti, credendo che si tratti di un attore, di un commediante particolarmente dotato che riesce ad interpretare Hitler in una maniera sorprendentemente efficace (nell'aspetto estetico come nella gestualità, nei discorsi e anche nell'uniforme).
E se qualcuno lo trova sgradevole e di cattivo gusto, tanti altri lo trovano vincente, ed infatti ben presto Adolf incontrerà professionisti che lavorano in tv e che desiderano puntare su di lui per fare audience nei propri programmi.
Hitler ci prende gusto, anche perchè i suoi desideri non hanno cessato di essere sempre quelli di governare la Germania e di farne una vera potenza pura (ariana) e forte secondo i principi del nazionalsocialismo; accetta di buon grado di partecipare nelle trasmissioni e di tenere infervorati discorsi al popolo tedesco.
Discorsi che inevitabilmente toccano fili scoperti, soprattutto inerentemente alle ideologie razziste, ma che Hitler affronta senza paura e senza retrocedere di un passo.
Lui è Hitler: perchè mai dovebbe fingere di essere qualcun altro?
Del resto, le sue convinzioni sono talmente radicate in lui che non riesce a trovare nessuna ragione in base alla quale esse non siano ancora attuabili; anzi, non c'è aspetto della realtà odierna (in particolare, tutto ciò che concerne i progressi della scienza e della tecnica) che Adolf non riesca ad apprezzare e a vedere come conferma del fatto incontestabile che la Germana sia sempre all'apice, e di come i tedeschi siano un popolo degno di rispetto e destinati a primeggiare.
Hitler è un oratore, ed è anche bravo, pieno di fervore, convinto e serio, che non ha dimenticato qual è il ruolo che la Provvidenza gli ha affidato ora come allora:
"Un vero Fuhrer rivela la sua natura nei momenti di crisi, nei quali dimostra di avere nervi di acciaio, determinazione, assoluta fermezza, anche quando il mondo gli si schiera contro".
Ed infatti gli oppositori, e quanti cercheranno di farlo passare per un folle che dice cose sgradevoli, non mancheranno; ma il problema è che non mancheranno neanche i sostenitori, e quanti si accendono nell'ascoltare i suoi sermoni tanto in tv che su youtube che sui social network...!
Il protagonista e narratore, Adolf Hitler - cui tutti si ostinano a chiedere il vero nome, costringendolo a ripetere come si chiama -, pur conservando quel temperamento irascibile, facilmente irritabile, la severità, la freddezza e la capacità di giudizio che lo hanno contraddistinto, non è privo di compassione e pazienza verso il prossimo, in particolare verso le donne, da lui giudicate più irrazionali, ipersensibili e per questo un po' inferiori agli uomini; non solo, ma mostra una certa comprensione per tutti, in quanto consapevole di come purtroppo le cose siano cambiate dai suoi tempi ad oggi, e di quanto bisogno ci sia di riprendere le redini in mano e ritemprare i cittadini tedeschi.
Diverse sono le situazioni buffe e da sit-com che si creano nel momento in cui il redivivo interagisce con le persone di oggi che, non potendo giustamente credere che lui sia effettivamente Adolf Hitler, da una parte lo guardano sorprese, confuse e un po' irritate, e dall'altra si divertono ad assecondarlo, scimmiottando magari il saluto nazista o chiamandolo Mein Fuhrer per farlo contento.
Dal canto, suo, Adolf non può che rapportarsi a questi strani e irrispettosi connazionali con i medesimi atteggiamenti che aveva negli Anni '30-'40.
Insomma, l'Autore ci mette davanti ad una commedia surreale in cui un uomo del passato - e non un uomo qualsiasi, ma uno dei più terribili, le cui gesta ancora fanno male e fanno scuotere il capo per l'indignazione - torna nel presente all'improvviso, ancora carico delle proprie idee, delle proprie esperienze e convinzioni, e cerca di combinare queste ultime con la realtà odierna, come se gli anni non fossero mai passati e il mondo fosse ancora in attesa che egli adempia i suoi piani politici.
Il romanzo ha una vena comica, ironica, leggera, e sfiora temi importantissimi come quello degli ebrei (e del "trattamento" riservato loro dal nazismo hitleriano) mantenendosi su questo tenore; del resto, non rientra nei fini della narrazione disquisire sulla moralità delle azioni del dittatore (la cosa non è messa in alcun modo in discussione, ci mancherebbe) e, oltretutto, siamo su un piano decisamente irreale in quanto è impossibile che il defunto dittatore torni a vivere e che, più di tutto, cerchi ancora di far carriera..
Vero?
Perchè poi la riflessione seria che ne scaturisce potrebbe essere questa: se un fantomatico Hitler (nel senso di "uno con le sue stesse idee e gli stessi malefici piani") cercasse di salire alla ribalta e di convincere (e confondere) le masse, che tipo di uditorio troverebbe? Quanti e quali seguaci? Rideremmo di lui prendendolo per pazzo o gli daremmo spazio, fosse anche per "gioco" e per convenienza?
Ognuno di noi è libero di riflettere su questo quesito e di darsi la risposta che crede opportuna.
Di questo libro colpisce la precisione dei riferimenti (personali) riguardanti Hitler, che arrivano a noi grazie all'analisi, da parte dell'Autore, di diversi libri, quali il già citato La mia battaglia ("Mein Kampf)"; in secondo luogo i Monologhi dal quartier generale del Führer, trascritti con oggettività da Heinrich Heim; infine le Conversazioni a tavola, riportate da Henry Picker.
In appendice al romanzo vi sono delle interessanti e illuminanti "Note dell'autore" che spiegano tante delle frasi che Hitler pronuncia, contestualizzandole storicamente; lo stesso dicasi per i personaggi storici citati e così gli aneddoti e i fatti realmente accaduti; lì dove c'è stata un'aggiunta di fantasia, è precisato.
E' un libro di piacevole lettura; ci fa sorridere seguire i pensieri di questo Hitler tornato dal regno dei morti, che non si sente sconfitto e abbattuto ma che è pronto ad affrontare a muso duro gli insulti e le risatine di chi lo crede semplicemente un bravo comico (forse un po' troppo fissato e "dentro la parte", ma inoffensivo) e che non ha capito che.. lui è davvero tornato.
Lettura consigliata, perchè unisce, ad uno stile scorrevole e una intelligente vena umoristica, una costruzione di personaggi e situazioni che non solo fanno sorridere (ci rassicura la certezza che Hitler sia davvero morto nel bunker e che non possa danneggiare nessuno...) ma, a modo suo, se lo volete, anche riflettere.
Conto di guardare presto il film!
VOI CHE NE PENSATE?