Amore, odio,
vendetta, perdono, malvagità, bontà, spirito di sacrificio, egoismo…: in “Il
prezzo del domani” l’umanità viene messa a nudo in tutte le sue complesse
sfaccettature, e ciò che le fa da sfondo è la guerra, che con le sue tragiche
caratteristiche – pericoli, morte, fame, miseria, brutalità…. – è capace di
tirar fuori dall’Uomo tutto il male ma anche tutto il bene che ancora esiste e che va perseguito, affinché la
speranza di un domani più roseo non muoia.
IL PREZZO DEL DOMANI
di Mirko Valerio
Casa Editrice Kimerik 528 pp 16 euro 2016 |
La storia che sta al
centro del romanzo è, a sua volta, frutto del racconto di un personaggio che ha vissuto/assistito personalmente ai fatti narrati e che li racconta al proprio interlocutore. E' “una storia nella storia”, insomma.
Il libro si apre infatti presentandoci un giornalista e scrittore di romanzi che ha qualche problemino
con l’auto ed è costretto a portarla dal meccanico; in attesa che venga
sistemata, si reca in un bar a prendere qualcosa e lì un vecchio uomo cattura
la sua attenzione, dicendogli che ha una storia da raccontargli.
Ed è dalle parole
del vecchio che veniamo trasportati a qualche anno prima della seconda guerra
mondiale, nel Veneto, in particolare nella provincia vicentina, e conosciamo un gruppo di ragazzi, tutti amici,
le cui vite stanno per essere sconvolte e che la Guerra separerà: c’è
Pietro, col fratellino Giulio, Marco,
Giovanni, Matteo, Lorenzo…
Li ritroviamo
qualche anno dopo, più cresciuti; Giovanni ha fatto la scelta di andare in seminario,
Marco simpatizza per l’ideologia fascista, Pietro si è dichiarato all’amata
Sofia; Lorenzo – che è ebreo – ha incominciato ad avere problemi per le proprie
origini…
Nel 1939 l’Italia
viene catapultata in una disastrosa guerra che durerà ben sei lunghi anni e in
questi anni i nostri ragazzi diventeranno uomini, cresceranno troppo in fretta
e, soprattutto, alcuni di loro si separeranno, prenderanno strade differenti.
L'amicia che li lega sarà sufficiente a tenerli uniti nonostante le diverse strade intraprese?
Mentre il conflitto
incalza, i bombardamenti sconquassano le città, la miseria aumenta, i giovani
vengono chiamati al fronte, c’è qualcuno che ha deciso di ribellarsi a questo
stato di cose voluto dal Duce e dai tedeschi: i partigiani, pronti a opporre
resistenza creando scompiglio ai nazifascisti, mettendo bombe, assaltando
caserme, tendendo imboscate ai soldati…
Ma si sa, la guerra
non guarda in faccia nessuno e a pagare il prezzo altissimo di un conflitto che
sembra non finire mai e che miete vittime e povertà quotidianamente, non sono
soltanto i soldati che combattono, ma ancor più la popolazione, i civili, la
povera gente che cerca, con grandi difficoltà, di sopravvivere come meglio può, in attesa di giorni migliori.
"...ci sono cose che vanno fatte e bisogna farle, capisci? Prima di venire qui, prima di questa guerra insulsa, avevo una vita, dei progetti, un futuro.Voglio capire se tutto quello c’è ancora: voglio vivere senza rimpianti»"
Intanto, Pietro e Matteo
hanno deciso di non arruolarsi ma di darsi alla macchia, divenendo partigiani;
la vita di “banditi” (come li chiamano con disprezzo i tedeschi e i fascisti), nascosti
sui monti, pronti ad agire di notte col pericolo di essere scoperti e fucilati
(nel migliore dei casi, perché nel peggiore ci scappavano ore di torture prima della morte …), ha
per loro il suo fascino avventuroso, fascino che andrà via via spegnendosi per
assumere i colori più pesanti del pericolo e della necessità: la necessità di combattere per
scacciare il nemico e per restituire al proprio Paese la tanto agognata
libertà, aspettando e sperando che la guerra finisca.
Marco, invece, ha
scelto di seguire le idee di Mussolini e di notte e di giorno sta attento a
stanare i partigiani, per arrestarli o ammazzarli; per fermarli, costi quel che costi.
E spesso il destino
metterà di fronte i vecchi amici, ormai appartenenti a “fazioni” diverse, che
saranno chiamati ogni volta a scegliere se guardare l’altro con gli occhi dell’amicizia
(di quell’amicizia nata nell’infanzia, che li ha fatti sentire in passato quasi
fratelli) o con quelli del combattente che deve obbedire ai propri ideali e al
gruppo di cui ormai fa parte.
Le vicende
avventurose e frenetiche dei nostri ragazzi, impegnati ognuno sul proprio
fronte (che sia quello fascista per Marco, quello dei partigiani per Matteo e
Pietro; quello religioso per Giovanni…), intrecciano la Storia con le piccole storie
personali, fatte di amore, come quello sincero e forte tra Pietro e Sofia, che
dovrà vedersela con il cinismo e la crudeltà di Enrico (un giovanotto arrogante
che milita tra i fascisti e che ha messo gli occhi su Sofia, infischiandosene
del fatto che lei sia fidanzata) e con altri ostacoli che si frapporranno al
loro sentimento; storie intrise di dolore, perché, come dicevo più su, a
rimetterci al di sopra di tutti è sempre la povera gente rimasta in paese, che
purtroppo in quei difficili anni non dovrà stare attenta soltanto alle
malefatte dei nazifascisti, ma anche degli stessi partigiani, che non di rado si sono lasciati andare ad
azioni non sempre onorevoli…
Storie di perdono e
amicizia, di sacrificio della propria vita per il bene altrui; storie di
tradimenti e vigliaccherie, di azioni coraggiose ed eroiche.
Ma alla fine della
guerra, ci saranno davvero persone ricordate e indicate come Eroi?
O ciò che ne resta
non è altro che un cumulo di dolorose macerie su cui piangere (sempre che di
lacrime ne siano rimaste)?
Il prezzo del domani
ha i suoi piccoli grandi eroi che hanno cercato di agire, nonostante il male
che li circondava, sempre avendo davanti agli occhi
la propria umanità, la propria dignità di persone con dei valori, con un cuore:
commuove e intenerisce la figura del sacerdote di paese, don Angelo, che è
stato un pastore per le anime in tutti i modi in cui lo si può essere;
ammiriamo Pietro e Marco che, malgrado le scelte di vita decisamente opposte,
non hanno mai dimenticato chi erano.
Il romanzo d’esordio
di Mirko Valerio è, a mio avviso, un ottimo esordio, perché unisce l’accuratezza storica con la necessità di non dimenticare i sentimenti, perché la
guerra non è soltanto un insieme di date e fatti realmente avvenuti, ma ha a che fare con persone, con esseri umani che soffrono, sperano,
muoiono, sopravvivono, prendono decisioni (alcune giuste, altre meno) dalle conseguenze spesso irreversibili; i personaggi di questo libro si stagliano da un contesto
storico-sociale difficilissimo e duro e prendono vita, con i loro pensieri,
stati d’animo, speranze, delusioni, lacrime e sorrisi, e non possono non
emozionare anche il lettore, che si lascia coinvolgere dalle vicende narrate,
giungendo alla fine con la sensazione di “aver visto un po’ di guerra” da vicino,
di aver temuto per la propria vita davanti al sorriso crudele di un soldato
senza cuore o di aver sofferto il freddo sui monti insieme ai partigiani…
Una scrittura molto
scorrevole, vivida nelle descrizioni di ambienti e scene, con un ritmo sempre
sostenuto, con personaggi realistici e “vivi” che accompagnano il lettore di
pagina in pagina, arrivando all’epilogo che, pur avendo una nota triste e
drammatica, non smette di trasmetterci
la speranza che l’arcobaleno continuerà a sbucare proprio alla fine
della tempesta, anche se in questa tempesta qualche piccolo eroe è
rimasto indietro, pagando caramente il prezzo di un domani migliore.
Assolutamente un
libro che merita di essere letto, scritto bene, con personaggi ben
tratteggiati, con una storia bella, emozionante, articolata
e ben contestualizzata storicamente.