martedì 30 maggio 2017

Recensione: UNA WEDDING PLANNER A NOZZE di Maria Ciccu



Una giovane e bella wedding planner alle prese con un amore travolgente nato all'improvviso e con una serie di equivoci e incomprensioni sentimentali che si mescolano con il lavoro; per fortuna ci sono tre amiche sempre pronte a incoraggiarla e a tirarla su di morale...!


UNA WEDDING PLANNER A NOZZE
di Maria Ciccu



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Mya è una giovane donna che vive a New York, è single, lavora come wedding planner e lo fa da vera professionista, prendendo seriamente l'organizzazione attenta di quello che deve essere il giorno più bello e romantico di tante coppie innamorate che si rivolgono all'agenzia per la quale lavora.

Ha ventotto anni, è felicemente single, anche se sua madre è disperata all'idea di avere una figlia zitella e di non essere ancora diventata nonna; a rallegrare le sue giornate ci pensano le tre amiche del cuore, che sono come sorelle: Kiky, Beth e Clo: ad unirle c'è una fantastica e sincera amicizia, si vogliono un gran bene e sanno di poter confidare l'una sull'altra sempre e per qualsiasi cosa, bella o brutta.

Mya sta organizzando il matrimonio più importante dell'anno, quello che darà una svolta alla sua carriera; la sposa si chiama Kety e da subito sentiamo parlare del testimone di nozze, un certo Bane, in un modo che stuzzica la curiosità di Mya e che fa presagire a noi lettori che di questo tipo - di cui si vocifera essere un dongiovanni, uno che prende in giro le ragazze, sempre e solo alla ricerca di avventure poco serie - sentiremo parlare nelle pagine successive.

Di solito, Mya esce con le amiche e tutte e quattro si ritrovano sempre nel locale di Kiky; una sera, la ragazza viene corteggiata con troppa insistenza da uno sconosciuto con l'alito puzzolente, per poi essere "salvata" da un giovanotto bellissimo e sexy, che si presenta come Demian.

Sicuro di sè, affascinante, determinato e pure un tantino possessivo, dai primi minuti in cui se lo trova accanto, Mya sente un feeling scorrere tra loro: non riescono a staccarsi gli occhi di dosso e a stare lontani, tant'è che nel giro di pochi giorni escono insieme e cominciano a provare delle belle sensazioni, condividono momenti romantici in cui l'attrazione si fa sentire ed infatti finiscono per passare la notte insieme.

Proprio quando il cuore comincia a battere per questo quasi sconosciuto, bello come il sole, attraente e premuroso, che sa stupirla e farla sentire al centro dell'attenzione, che la chiama affettuosamente "Scheggia" e pronuncia il nome Mya con una tenerezza mista a sensualità che le fa letteralmente tremare le gambe per l'emozione...., ecco che lui sparisce per tre giorni con un semplice messaggio.

Mya è delusa e pensa che Demian abbia voluto solo scherzare e divertirsi con lei e che, una volta ottenuta "quella cosa", l'abbia scaricata.

Nel corso dell'organizzazione del matrimonio di Kety, scopre poi un particolare che noi lettori avevamo immaginato dalle prime pagine e che collega il misterioso testimone sciupafemmine, chiamato Bane, con il bel Demian, il quale è sempre accompagnato da una bionda bellissima, con cui sembra avere molta confidenza.
Mya non ci mette niente a fare 2+2 e trae le proprie conlusioni: la bella bionda (Amy) è la fidanzata ufficiale, tutto il resto sono solo avventure, lei compresa!

Ma spesso la realtà è diversa da come la ipotizziamo noi, soprattutto quando i sentimenti prendono il sopravvento rendendoci più vulnerabili e meno razionali.
Per fortuna, Mya - che sarà pure professionale sul lavoro ma che diventa pasticciona e molto insicura quando ci sono in ballo i propri sentimenti - è circondata tra tre amiche vivaci e pronte a venire in suo aiuto.

E' una storia romantica che si lascia gustare per diversi aspetti: la protagonista si rivolge direttamente al lettore, facilitando il suo coinvolgimento nei fatti narrati; è un tipetto sveglio, simpatico, ironico, e insieme alle sue amiche formano un quartetto allegro in cui il valore dell'amicizia, l'affetto che le lega, è qualcosa di bello, che crea momenti frizzanti e camerateschi molto piacevoli.

Ci sono anche aspetti più "scontati", che creano poche aspettative in quanto facilmente immaginabili, come ad esempio il collegamento tra il misterioso Bane e il Demian incontrato casualmente in discoteca; un po' forzata anche l'ossessione materna che la figlia a ventotto anni sia una zitellaccia sfigata che nessuno sposerà mai; non troppo originali e un tantino tirati anche altri tipi di equivoci che rimandano il lieto fine tra i due protagonisti, però nel complesso devo dire che è una lettura carina, leggera, spensierata, sia per come è scritta - linguaggio scorrevole, informale, tipico dei giovani, ironico, immediato - che per le situazioni create, in cui non mancano scene divertenti e romantiche, che danno vita a un romance contemporaneo gradevole proprio per la sua semplicità e per la spontaneità dei sentimenti che legano tra loro i personaggi e le vicende che li vedono convolti.


READING CHALLENGE
Obiettivo n.3 -
Un libro ambientato in un posto che vorresti visitare

lunedì 29 maggio 2017

Recensione film: "CHILD 44 - Il bambino numero 44" di Daniel Espinosa



Un uomo, militante nella polizia segreta sovietica a Mosca e poi esiliato insieme alla moglie in un piccolo paese di provincia, indaga su una serie di efferati omicidi che vede tra le vittime più di 50 persone, tra donne e, soprattutto, bambini.
Il film è liberamente ispirato alla storia di Andrei Chikatilo, un serial killer russo conosciuto tristemente con vari epiteti: «il macellaio di Rostov», il Cittadino X, il Mostro di Rostov, lo Squartatore Rosso.


CHILD 44 - Il bambino numero 44


Regia: Daniel Espinosa
Genere: drammatico, thriller 
Cast: Tom Hardy, Gary Oldman, Noomi Rapace, Joel Kinnaman, Paddy Considine, Vincent Cassel, Jason Clarke.

La pellicola incomincia con la frase "Non ci sono delitti in Paradiso", per poi spiegarci sinteticamente che durante il regime di Joseph Stalin si conta che 25mila persone al giorno (in particolare nel 1933) morissero di fame a causa della carestia da lui imposta a danno del popolo ucraino; questo genocidio - noto come "Holodomor", che in ucraino vuol dire "infliggere la morte mediante la fame" - rese orfani migliaia di bambini *.

Uno di questi, nella storia narrata nel film (tratto dall'omonimo romanzo di Tom Rob Smith), è il protagonista, che incontriamo quando è solo un ragazzino che scappa da un orfanotrofio.

Ritroviamo Leo Demidov nel 1953, ed è ormai un giovane uomo che milita nella MGB, la polizia segreta sovietica: ex eroe di guerra, una delle migliori menti all'interno del servizio di sicurezza nazionale dello Stato, di quelli che svolgono il proprio lavoro con molto rigore; è un cinico e spietato investigatore tra i più zelanti nella lotta ai dissidenti del regime staliniano, sempre alla ricerca di spie da arrestare, torturare e alle quali estorcere informazioni preziose.

Un giorno Leo e il suo collega Vasil catturano la spia Anatoly Tarasovich Brodsky; quando viene arrestato, accade un episodio spiacevole che crea una forte ostilità tra Leo e Vasil, che viene umiliato davanti ai colleghi per aver ucciso una coppia di coniugi sotto gli occhi terrorizzati delle figliolette; successivamente, sottoposto ad interrogatori estenuanti caratterizzati da torture crudeli, Brodsky fa il nome di Raisa (Noomi Rapace), la moglie di Leo, tra quelli dei cospiratori.

Tra i due coniugi le cose non vanno benissimo, quanto meno non dal punto di vista di lei, che non ama il marito, anzi, a malapena lo sopporta; lui, però, nonostante abbia la possibilità di uscir pulito dal caso in cui è coinvolta Raisa, a patto che la denunci, decide di non farlo, perchè è comunque sua moglie; così insieme vanno incontro al loro destino, tutt'altro che lieto.

Il clima che si respira nell'Unione Sovietica di quegli anni è davvero opprimente e oppressivo, il terrore fa da padrone, e con esso la diffidenza, l'ossessione per i traditori, che la polizia segreta cerca di scovare anche tra persone apparentemente tranquille e insospettabili, in piena sintonia con il totalitarismo che nega ogni minima forma di libertà. La polizia esercita il proprio servizio senza aver riguardo per nessuno, a prescindere da età, sesso, professione, ed anche un collega stimato fino al giorno prima, nel momento in cui gli cade addosso l'ombra di un sospetto, è trattato alla stregua di un nemico, considerato un delatore riprovevole da picchiare a sangue, da umiliare.

Ed è ciò che, da un giorno all'altro, accade a Leo e a Raisa, costretti a trasferirsi in una squallida località industriale di provincia, Volsk, privati entrambi non solo della propria casa, ma ancor di più, nel caso di lui, del rispettabile ruolo, dei gradi finora ricoperti, e del potere da essi derivanti; anche Raisa, da insegnante, viene trasferita in una scuola della città come donna delle pulizie.

Già quando era a Mosca, Leo si stava occupando di alcuni misteriosi casi di omicidi in cui le vittime erano bambini (uno dei quali è il figlio di un carissimo amico e collega di Leo), i cui cadaveri venivano ritrovati denudati e con evidenti ferite in posti specifici del corpo; la mano non sembra essere quella di un cialtrone che si limita a brutalizzare la vittima, piuttosto i tagli (e l'asportazione di determinate parti del corpo) lasciano intendere che si tratti di un esperto, di qualcuno che sa come sezionare un corpo umano.

Purtroppo però sono anni difficili in Russia, dove regna un deciso ostruzionismo del regime che impedisce la conduzione di indagini oggettive: è vietato parlare di assassinio a cuor leggero in quanto il governo comunista rifiuta categoricamente l'aberrante ipotesi che in un "paradiso" come l'Unione Sovietica, che si sta cercando di "risanare"  da ogni male e da ogni crudeltà capitalista, possano esistere addirittura dei serial killer.
Chi sostiene con troppa faciloneria che i bambini ritrovati siano vittime di un omicidio, rischia l'arresto e l'accusa di tradimento verso lo stato.

Nel loro esilio, le condizioni di vita e di lavoro dei due coniugi non sono delle più rosee e questo non fa che incidere negativamente sul rapporto tra marito e moglie; eppure, col passare dei giorni e trovandosi a vivere insieme diverse situazioni pericolose, Leo e Raisa si riscopriranno essenziali l'uno all'altra, e quando cominceranno a voler vedere chiaro nelle troppe e strane morti di bambini innocenti, qualcosa di forte li terrà uniti.

Infatti, i cadaveri dei poveri ragazzini non vengono ritrovati solo vicino Mosca, ma anche a Volsk e, malgrado le pressioni del regime e con l'aiuto del Generale Mikhail Nesterov, Leo e Raisa continueranno le ricerche per scovare l'orribile mostro e per ribaltare l'idea che "Non esistono omicidi in Paradiso", di cui l'ex collega Vasil è convinto sostenitore.


Considerazioni personali:

Film nel complesso interessante, personalmente non mi ha annoiata; si propone di rappresentare la dura quotidianità dei cittadini sovietici alle prese con uno Stato totalitario, in cui si respira un clima di puro terrore, di sospetto, di tradimento, in cui la polizia usa metodi assolutamente discutibili per stanare le spie e i nemici, in cui la tortura, gli abusi e i soprusi sono fin troppo utilizzati, il che dà a questo film drammatico sfumature fosche ed angoscianti, sottolineando il terrore psicologico creato dal modus operandi dei servizi segreti sovietici, ossessionati dall'idea di epurare il proprio Paese da chiunque possa portare il minimo problema.

Questa ambientazione di fondo si intreccia con un mistero che si ispira a una vicenda realmente accaduta, con qualche "libertà" a livello storico.
Il serial killer di Rostov, infatti, non ha operato negli anni '50, bensì tra 1978 ed il 1990.

E' un film dalle "tinte" grigie, il sole pare non brillare mai in questa Russia decisamente poco attraente**; tutto è rigido, freddo, i cattivi sono più minacciosi che mai ma qualcuno di essi - nella fattispecie Leo/Thomas Hardy -, dimostra di non avere il cuore totalmente di ghiaccio perchè pian piano avrà modo di evolvere e passare dall'altra parte della staccionata, tirando fuori il buono che è in lui, anche se questo significa "mescolarsi nel fango con i malvagi" (in tutti i sensi...) pur di raggiungere il proprio obiettivo (trovare il vero colpevole delle morti di decine di innocenti).

Se sia un thriller politico palesemente anti-Russia..., questo è il singolo spettatore a deciderlo. Certo, qualche dubbio (ma giusto qualcuno eh...) sorge, ma vabbè...  ^_-

Si lascia guardare, c'è qualche esagerazione ad esempio nella caratterizzazione dei personaggi, tipo Vasil ha un che di psicopatico, cinico in un modo folle (un po' in stile Amon Göth), Leo a mani nude, e mezzo morto per le botte, riesce non so come (aiutato da Raisa, che all'occorrenza tira fuori gli artigli) a far fuori più uomini (da far quasi invidia a John Wick, che in situazioni simili in fondo ha bisogno della sua matita ^_^ ), non c'è quella suspense che ci aspetteremmo quando in ballo abbiamo la caccia a un serial killer..., ma insomma, alla fin fine ho visto di peggio.


Brevi note storiche:

*La "Grande Carestia" (Holodomor) è stata organizzata intenzionalmente dal regime sovietico, fu un atto di genocidio intenzionale frutto delle decisioni politiche del regime totalitario di Stalin per schiacciare il popolo ucraino negli anni 1929-1933, requisendo i generi alimentali e obbligando i produttori di grano a cedere in toto questo prodotto allo stato. 
Circa sei milioni di contadini nell’Unione Sovietica furono condannati a morire di fame e di essi i due terzi erano ucraini (“un morto su tre era bambino o neonato”, P. Rumiz). Lo scopo di questo crimine contro l'umanità (è stato riconosciuto tale nel 2008 dal Parlamento europeo) era punire i ribelli delle campagne che, in tutta l’URSS, si opponevano alla collettivizzazione forzata voluta da Stalin.

fonti consultate:

https://it.gariwo.net
www.greenme.it
http://www.giorgioperlasca.it


** Alla sua uscita, in Russia il film è stato vietato: a parere del governo, esso è «una distorsione storica dei fatti, che dipinge i sovietici come una sottocategoria umana immorale, una massa di orchi assetati di sangue, una massa di spiriti malvagi» (fonte). 


Per chi volesse approfondire:


domenica 28 maggio 2017

Cosa c'è di nuovo in libreria? (Maggio 2017)



Sbirciamo le ultime novità in libreria?

Ho cercato di racchiudere alcuni titoli per categoria: gialli/thriller, narrativa contemporanea, storici e rosa.


NOVITA' THRILLER


LA DONNA DI GHIACCIO
di Robert Bryndza


Ed. Newton Compton
trad. S. Ristori
Maggio 2017
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Quando un ragazzo scopre il cadavere di una donna sotto una spessa lastra di ghiaccio in un parco di Londra, la detective Erika Foster viene subito incaricata dell'indagine sull'omicidio.
La vittima, giovane, ricca e molto conosciuta negli ambienti della Londra bene, sembrava condurre una vita perfetta.
Ma quando Erika comincia a scavare più a fondo tra le pieghe nascoste della sua esistenza, trova degli strani punti di collegamento tra quell'omicidio e l'uccisione di tre prostitute, assassinate secondo un macabro e preciso rituale. Erika ha l'impressione che tutti gli elementi cui si aggrappa nel corso delle ricerche le scivolino via dalle dita, ma è cocciuta, determinata e disposta a qualunque cosa pur di arrivare a capire che cosa si cela dietro quella morte violenta..




NON DIRE NIENTE
di Brad Parks

Ed. TimeCrime
trad. T. Bernardi
MAggio 2017
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La vita del giudice federale Scott Sampson non è più la stessa da quando, un maledetto pomeriggio, i suoi due figli Emma e Sam sono scomparsi nel nulla.
L'incubo è diventato realtà quando il telefono ha cominciato a squillare. Dall'altro capo della linea la voce di un uomo che mette in atto il suo ricatto: se vuole riabbracciare i suoi figli, il giudice dovrà fare esattamente quanto gli verrà detto.
Troppi gli interessi in gioco e troppo pericolose le conseguenze di una sentenza sfavorevole a coloro che sono implicati nel processo che Scott Sampson presiede su un caso di traffico di droga.
È l'inizio di una spirale di minacce, ricatti e terrore, un vortice che rischia di mettere Scott e Alison l'uno contro l'altra, in una partita estrema e pericolosa in cui la vita dei loro figli non è l'unica posta in gioco.





sabato 27 maggio 2017

Prossime letture: PORCINI SULL'ASFALTO di Iacopo Bianchi // MINCHIATE di Fabrizio de Sanctis



Cari lettori, vi presento due mie prossime letture:


PORCINI SULL'ASFALTO
di Iacopo Bianchi


bookabook
Marzo 2017
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Sinossi

Un bimbo scompare nel nulla inghiottito dalle gelide acque dell’Arno davanti ai suoi amici. 
Una famiglia distrutta e un gruppo di ragazzi che cresce insieme, aggrappato a un bar di quartiere e al suo barista rustico e paterno. 
Ognuno diverso, ma tutti venuti su come funghi porcini, nello stesso sottobosco urbano.

Ambientato nella Firenze degli anni Novanta, tra asfalto, periferia e vita di strada, Porcini sull’asfalto è un romanzo noir che tocca i grandi temi della vita: l’amicizia, la sofferenza, l’amore, il grunge, Baggio alla Juve...

L’autore
Iacopo Bianchi, classe 1978, è nato e cresciuto in quella periferia fiorentina che fa da sfondo al suo romanzo. Laureato all’università di Firenze, quando non scrive si occupa di ingegneria ambientale. Porcini sull’asfalto è il suo romanzo di esordio.




MINCHIATE 
di Fabrizio de Sanctis 


Porto Seguro
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Sinossi

Un misterioso truffatore, che nessuno è in grado di riconoscere, si firma con vecchie filastrocche per bambini. 
Il caso viene affidato al commissario Siciliano della questura di Firenze, proprio mentre inizia una catena di omicidi che vede come vittime cartomanti e sedicenti medium e veggenti. 
Sul luogo di ogni delitto, una carta tratta da un antico mazzo, le Minchiate Fiorentine, simili ai Tarocchi, di origine rinascimentale. 
Per una casuale coincidenza, le strade del truffatore e dell’assassino si incrociano. 
Il truffatore diviene così l’ultimo e definitivo bersaglio della sete di vendetta del serial killer, perché sono proprio le persone realmente dotate di poteri paranormali a dare credibilità ai tanti ciarlatani che si approfittano dell’ingenuità altrui.
E il commissario Siciliano, per risolvere i due casi, dovrà compiere una scelta molto difficile.


L'autore.
Fabrizio de Sanctis vive e lavora, come avvocato, a Firenze, dove è nato nel 1953. Da sempre lettore accanito, soprattutto di gialli, ha finalmente avuto ”l’idea giusta” e, nell’arco di due anni, ha pubblicato tre romanzi, tutti con protagonista il commissario Attilio Siciliano della questura di Firenze: “Format” (2014, Fratini Editore); “Una Vendetta Quasi Perfetta” (2015, Libromania, per adesso solo in e-book, finalista al Premio Alberto Tedeschi 2014 del Giallo Mondadori con il titolo originale “L’Ultima Corsa”); “Minchiate” (2016, Porto Seguro Editore, vincitore del Premio Città di Murex 2015 nella sezione Narrativa Inedita).
Le altre sue grandi passioni sono la musica (suona da una vita in un gruppo di blues e rock) e la Fiorentina. I suoi grandi amori, la figlia Sara e il nipotino Cosimo, gli ha ispirato due favole, ancora rigorosamente nel cassetto…

Recensione film: MANCHESTER BY THE SEA (Kenneth Lonergan) // ... E ORA PARLIAMO DI KEVIN (Lynne Ramsay)




MANCHESTER BY THE SEA narra  la storia dei Chandler, una famiglia di modesti lavoratori del Massachusetts.


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REGIA: Kenneth Lonergan
ATTORI: Casey Affleck, Michelle Williams, Kyle Chandler, Matthew Broderick, Gretchen Mol, Kara Hayward, Josh Hamilton, Erica McDermott.


Dopo la morte improvvisa del fratello maggiore Joe (Kyle Chandler), Lee (Casey Affleck) viene nominato tutore legale del nipote.

Lee è un uomo solo e solitario, ombroso, poco socievole, di sovente lo si vede con una bottiglia di birra in mano e pronto a fare a botte alla minima (e presunta) provocazione.

La sua profonda tristezza, la sua apatia nel portare avanti la "faticaccia di vivere" gliela si legge bene in viso, nel modo di camminare, di muoversi, nei toni di voce (ora dimessi, di chi ha poco da dire o non ne ha semplicemente voglia, ora alterati, quando i fumi dell'alcool fanno il loro effetto), insomma nel modo di tirare avanti.

Comprendiamo subito che è separato dalla moglie (M. Williams) e la narrazione salta dal presente al passato, dandoci modo di afferrare particolari importanti.

Ad esempio, scopriamo che Lee e Joe erano molto legati, amavano andare per mare insieme sulla barca di Joe, portandosi dietro anche il figlioletto di questi, Patrick (allora un bambino, oggi un adolescente).
E scopriamo che c'è stato un periodo della sua vita in cui Lee è stato sereno, felice, e cioè quando viveva con moglie e figli.
E poi..., cosa è intervenuto a spezzare questa felicità?

Una terribile e dolorosissima tragedia famigliare, cui è seguito l'altrettanto sofferto divorzio dalla moglie: da allora non s'è più ripreso,

Non vi dico ovviamente cosa è accaduto perchè vi toglierei una buona fetta di potenziale coinvolgimento emotivo - nel caso voleste guardare questo film -, ma aggiungo soltanto che quel momento tremendo e profondamente triste in cui accade questa orribile esperienza - da cui è umanamente impossibile riprendersi (del tutto e definitivamente, quanto meno) - è accompagnato dalle struggenti note dell'Adagio di Albinoni: sono sequenze che mi hanno toccata molto e mi hanno lasciato un bel groppone in gola mentre le guardavo.

E' facile capire come la morte dell'amato fratello non faccia che aumentare il vuoto già presente nella vita di Lee, chiudendolo ancora di più in se stesso.
Quando poi scopre che il defunto lo ha nominato tutore legale del proprio figlio, ne è costernato perchè Lee è consapevole di non riuscire a momenti neanche a badare davvero a se stesso, figuriamoci sobbarcarsi di tutti i problemi (soprattutto pratici) che comporta un tale compito.

Ma Lee vuol comunque bene al suo giovanissimo nipote, con cui condivide un dolore ed una perdita importanti, e prova a modo suo a fargli sentire la propria vicinanza, dando a se stesso la possibilità di rendere il loro rapporto più stretto.

Un film drammatico molto bello; se si riesce a superare "lo scoglio della lentezza", inevitabilmente lo si apprezza, a cominciare dalle tematiche: i rapporti famigliari, il lutto, la forza di tornare a vivere nonostante perdite e dolori...
Le temperature invernali, malinconiche, gli scenari un po' grigi e nevosi, ben si sposano con l'atmosfera complessiva della storia e col carattere ora burrascoso ora cupo del protagonista; il mare, con la sua ampiezza, la sua profondità, ha sempre un grande fascino per quel senso di infinito che trasmette.

Casey Affleck  risulta - ai miei occhi - decisamente più espressivo del fratello Ben (eternamente colpito da una probabile paresi al viso che gli impedisce di variare nelle espressioni facciali), e dà corpo a un personaggio complesso, segnato dalla vita, di cui riesce a trasmettere tutto il tormento, l'inquietudine, l'infelicità, il senso di solitudine che accompagnano le sue giornate, la sua intera esistenza, nella quale sembra che ormai non ci sia più spazio per la gioia.

Consigliato se amate i drammi personali e famigliari, soprattutto se, ripeto, non disdegnate i film che procedono un po' lentamente.



... E ORA PARLIAMO DI KEVIN


La settimana scorsa ho recensito il romanzo di Lionel Shriver, da cui è tratto l'omonimo film.
Preciso subito che ila trasposizione cinematografica l'ho guardata qualche ora dopo aver chiuso il libro, che mi aveva scombussolata non poco.

We Need to Talk About Kevin
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Gran Bretagna, USA 2011
Genere: Drammatico
Regia di Lynne Ramsay
Con John C. Reilly, Tilda Swinton, Ezra Miller, Siobhan Fallon, Ashley Gerasimovich, Leslie Lyles, Lauren Fox, Aaron Blakely...Vedi cast completo



La trama in breve è questa: Kevin è un 16enne che ha compiuto un'azione criminosa feroce, violenta, che ha sorpreso tutti: insegnanti, studenti del liceo, genitori...
Tutti, insomma; tranne forse... lei, Eva. Sua madre.

Eva è una donna di origini armene, sposata con un americano DOC, Franklin; è una donna in carriera ma a un certo punto decide di avere un figlio.
La nascita di Kevin, però, mette in difficoltà la donna, che si rende conto di non provare per il proprio bambino un grande attaccamento...

Tra mamma e figlio, nel tempo, si sviluppa una sorta di odio-amore, di rapporto conflittuale, in cui Eva si accorge che in Kevin c'è qualcosa di inquietante...: se con lei il ragazzo è sprezzante, sempre con un ghigno beffardo stampato sulla faccia, con un tono di voce saccente, di chi si crede superiore, più furbo..., col padre il ragazzino mostra un atteggiamento fin troppo affettuoso, tanto da sembrare - agli occhi della razionale e lucidissima Eva - affettato, ipocrita, forzato, come se Kevin giocasse a prendere in giro il padre - che lo adora e lo asseconda in tutto - e fingesse con lui un entusiasmo che non prova, mostrandogli di essere ciò che non è: un figlio buono e dolce..

Eva vede, nella "oscura" personalità di Kevin, cose che gli altri non vedono, non leggono; capisce che suo figlio è intelligentissimo, ma di un'intelligenza pericolosa, cinica, di chi sembra divertirsi a mettere nei guai vittime ignare della sua latente malvagità.

Il film inizia mostrandoci Eva - interpretata da Tilda Swinton - sola, ormai priva di alcuno slancio emotivo e di voglia di vivere, perseguitata da vicini di casa, da gente che "sa chi è lei" e che per questo la disprezza, la scansa, la insulta.

Eva è la mamma di Kevin Khatchadourian. quel criminale che una mattina è andato a scuola e ha fatto una strage, ammazzando più persone; strage che aveva "tranquillamente" programmato nei minimi particolari.

Le sequenze iniziali, quindi, sono all'insegna della disperata solitudine di Eva, impegnata tra sanguinolenti incubi (collegati ai terribili fatti in cui è coinvolto Kevin) e pareti esterne della casa, imbrattate di vernice rossa, da pulire.

Si va avanti e indietro dal presente (il lavoro, i colleghi diffidenti, le visite in carcere a trovare questo figlio scellerato) al passato; le scene che narrano gli episodi cruciali del rapporto conflittuale tra Kevin bambino e la madre sono chiaramente molto più veloci, nel susseguirsi, rispetto al libro, che è molto più ricco di dettagli e dà spazio alle tante riflessioni e agli stati d'animo di chi scrive/racconta; forse questo è l'aspetto che trovo non renda una giustizia completa al libro.
E' chiaro che un film non potrà mai rendere in modo perfetto e preciso tutto ciò che c'è nel libro, fosse anche solo per ragioni di tempistiche, ma del resto io credo che non sarebbe giusto neppure pretenderlo; in fondo un film è un'opera a sè, anche quando "è tratto da" o "è liberamente ispirato a", e anzi io stessa cerco di valutare libro e film separatamente.., però, non so, è una questione di coinvolgimento... 
Ciò che ho visto mi ha travolto meno di ciò che ho letto, ma questa valutazione è strettamente personale, ci mancherebbe ^_-

Riconosco che la Ramsey ha fatto un lavoro egregio: riesce a creare una sorta di mappa psicologica e della protagonista femminile - Eva - e di Kevin stesso; però in certi momenti ho avuto l'impressione che questo elencare i comportamenti strani del ragazzo durante l'infanzia non rendesse del tutto la complessa e conturbante personalità di Kevin, che ai miei occhi cresce troppo in fretta e non si intuisce benissimo come è arrivato a fare quello che ha fatto.

Il film è fatto bene ma vi sconsiglio di vederlo (subito) dopo aver letto il libro, perchè potrebbe (è accaduto a me, ma non è detto che capiti a tutti, ovvio) apparirvi meno "forte", in quanto il libro lo è tantissimo.

Tilda Swinton è un'azzeccatissima Eva, che con la sua aria tirata, la sua magrezza, il suo essere impettita e poco affabile, ben interpreta tanto l'atteggiamento duro, freddo e poco espansivo verso il figlio, quanto la tristezza per il proprio presente spento, vissuto nella solitudine più piena.
La sua psicologia è resa benissimo dal turbinio di pensieri ed immagini spaventosi che tormentano la sua mente; Ezra Miller è un ottimo Kevin, la sua faccia trasmette l'idea di una multiforme e ambigua personalità.


Le musiche country e dal ritmo allegro in sottofondo fanno a pugni con la drammaticità dei fatti raccontati, ed è un contrasto che fa il suo effetto, perchè lì dove - nella famiglia - dovrebbe esserci serenità e gioia, non ce n'è affatto.

E' un film attualissimo, sconvolgente per l'argomento affrontato, che desta molti interrogativi, uno tra tutti: quale e quanta responsabilità hanno i genitori (la famiglia) nel tirare su un figlio che si rivela essere un feroce e spietato serial killer?
Da vedere sicuramente, merita.

venerdì 26 maggio 2017

Film tratti dai libri - prossimamente al cinema (8-15 giugno)



Prossimi film al cinema; tutti tratti da o ispirati a libri.



Sognare è vivere (A Tale of Love and Darkness) è un film del 2015 scritto, diretto, co-prodotto ed interpretato da Natalie Portman, al suo debutto da regista; la pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo autobiografico Una storia di amore e di tenebra, scritto da Amos Oz.


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DATA USCITA: 08 giugno 2017
GENERE: Biografico, Drammatico
ANNO: 2015
REGIA: Natalie Portman
ATTORI: Natalie Portman, Gilad Kahana, Amir Tessler, Ohad Knoller, Makram Khoury, Shira Haas, Tomer Kapon.


Amos Oz è cresciuto a Gerusalemme negli anni precedenti alla nascita dello Stato di Israele con i suoi genitori: il padre Arieh, studioso e intellettuale e la madre Fania sognatrice e poetica. 
La sua era una delle numerose famiglie ebree scappate in Palestina dall’Europa negli anni tra il 1930 e il 1940 per sfuggire alle persecuzioni. Arieh era cautamente ottimista nei confronti del futuro. Fania invece voleva molto di più. 
Infelice della sua vita matrimoniale e intellettualmente soffocata, per rallegrare le sue giornate e divertire suo figlio Amos di dieci anni, Fania inventava storie di avventure, viaggi nel deserto.
Quando l'indipendenza non portò il rinnovato senso della vita che Fania aveva sperato, la donna scivola nella solitudine e nella depressione. Incapace di aiutarla, Amos deve imparare a dirle addio prima del tempo...



La guerra del maiale è l'adattamento del romanzo Diario della guerra del maiale dello scrittore argentino Adolfo Bioy Casares,

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DATA USCITA: 08 giugno 2017
GENERE: Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: David Maria Putorti
ATTORI: Victor Laplace


La comune retorica convinzione che l'uomo invecchiando finisca per maturare serenità e saggezza è falsa. 
L'essere umano una volta superato l'acme della propria esistenza, comincia l'inesorabile e inevitabile discesa verso la morte e in questo lento diminuire la paura cresce dominandolo, trasformandolo, rendendolo vulnerabile, egoista e vigliacco. 



Aspettando il Re
Tratto dal romanzo di Dave Egger. "A Hologram for the King"


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DATA USCITA: 15 giugno 2017
GENERE: Drammatico
ANNO: 2016
REGIA: Tom Tykwer
ATTORI: Tom Hanks, Tom Skerritt, Sarita Choudhury, Sidse Babett Knudsen, Alexander Black, Dhaffer L'Abidine, Michael Baral.

In una fiorente cittadina dell'Arabia Saudita, lontano dagli Stati Uniti oppressi dalla recessione, l'uomo d'affari Alan Clay (Tom Hanks) prova ad evitare la bancarotta, a pagare le spese del college di sua figlia e a realizzare qualcosa di grande. Senza quasi più nulla da perdere, Alan affronterà sfide a lui sino a quel momento completamente sconosciute che lo porteranno a rispondere a vecchie domande in modi nuovi e inaspettati.


IO DANZERO'

Io danzerò adatta un romanzo di Giovanni Lista per raccontare la vera storia di Loïe Fuller, un'eroina moderna in grado di rivoluzionare la Belle Epoque, epoca in cui vive.


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DATA USCITA: 15 giugno 2017 
GENERE: Biografico, Drammatico, Musicale
ANNO: 2016
REGIA: Stéphanie Di Giusto
ATTORI: Soko, Melanie Thierry, Lily-Rose Depp, Gaspard Ulliel, François Damiens, William Houston.


1887. Dopo la morte del padre cercatore d'oro, la venticinquenne Marie Louise lascia la sua vita nel West per trasferirsi dalla madre a New York e perseguire il suo sogno di diventare attrice. 
Una sera su un palco, aggrovigliandosi nel suo lungo abito, evita di cadere facendo girare la stoffa in maniera armoniosa e dà vita a quella che viene definita la danza del serpente. Il pubblico rimane in visibilio e chiede il bis, facendo sì che dal niente Marie Louise diventi una celebrità e assuma il nome di Loïe Fuller. 
Quando la sua nuova arte inizia a essere imitata, Loïe lascia l'America alla volta di Parigi, dove in breve tempo conquista la città e illustri ammiratori, da Toulouse Lautrec ai fratelli Lumière, divenendo il simbolo di un'intera generazione. 

La fama però non è tutto e l'incontro con la giovane Isadora Duncan metterà a rischio la sua storia d'amore con Louis, il rapporto con la devota assistente Gabrielle e la sua stessa arte.


LADY MACBETH

Si basa sul racconto Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Nikolai Leskov.


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DATA USCITA: 15 giugno 2017
GENERE: Drammatico
ANNO: 2016
REGIA: William Oldroyd
ATTORI: Florence Pugh, Cosmo Jarvis, Paul Hilton, Naomi Ackie, Christopher Fairbank, 


Nell'Inghilterra del 1865 la diciassettenne Katherine è costretta a un matrimonio senza amore con un uomo più grande. 
Soffocata dalle rigide norme sociali dell'epoca, inizia una relazione clandestina con un giovane stalliere alle dipendenze del marito, ma l'ossessione amorosa la spingerà in una spirale di violenza dalle conseguenze sconvolgenti.




post in aggiornamento
(aggiornato al 26.05.17)




ALPHABETE VERLAG presenta: UN INTERMINABILE INVERNO di Alex Boschetti - dal 15 giugno



Amanti del noir, stamane ve ne presento uno basato su un gioco di intrecci psicologici e di verità sotterrate che si accavallano tra Bologna, New York e l’Alto Adige.

Un professore universitario all’apice della sua carriera e l’ombra del male che cala improvvisamente sulla sua luminosa stella.
Una resa dei conti senza scampo, innanzitutto con se stesso.


Un interminabile inverno
di Alex Boschetti

Edizioni alphabeta Verlag
pagine 286
 euro 14

In libreria dal 15 giugno
Albert Kleim vive tra Bologna e New York: ha una vita apparentemente perfetta e costellata di successi, costruita lontano dalla sua terra natia, l’Alto Adige. 
È un accademico di grido e un noto opinionista nei più importanti salotti televisivi. 
Affascinante, con una famiglia apparentemente perfetta, all’improvviso la sua vita cambia completamente: d’un tratto il figlio più piccolo scompare nel nulla, senza lasciare alcuna traccia. 
Ha inizio così una lunga e dolorosa discesa agli inferi: le ricerche senza esito, la famiglia che va a rotoli, la moglie che si allontana e l’incubo della depressione lo faranno entrare in contatto con un mondo parallelo, torbido e crudele. 
Un mondo che lo porterà a guardare al suo passato e alla sua stessa esistenza con occhi diversi.
Sullo sfondo, un Alto Adige incantato e severo, custode di memorie senza tempo e di segreti inconfessabili: una terra di antichi conflitti e sentimenti contrastanti, che si attacca alla pelle e al destino con la stessa, silenziosa ostinazione di un interminabile inverno.
Emergono dal passato gli amici dell’infanzia: Giorgio, Kurt, Peter sono gli amici di sempre, quelli con cui Albert ha passato gli anni dell’infanzia e a cui è legato da un filo sottile, che non si spezza e che torna anche nei momenti difficili della scomparsa di suo figlio Nicola. È da loro che Albert torna, cercando aiuto e una via di salvezza: ed è attraverso loro che piano piano arriva alla verità.

Noir sottile e spiazzante, Un interminabile inverno è un gioco di intrecci psicologici e di verità sotterrate che incolla il lettore dalla prima all’ultima pagina. Una storia costruita su capitoli brevi e fulminanti, con un finale in crescendo che lascia il gusto dolceamaro della sorpresa.

L'autore.
Alex Boschetti (1977) ha al suo attivo diverse sceneggiature per fumetti e graphic novel, tra cui La strage di Bologna (Becco Giallo, 2006) e La scomparsa di Emanuela Orlandi (Becco Giallo/Fandango 2013). Nel 2017 è prevista l’uscita del suo nuovo lavoro, sempre per Becco Giallo, dal titolo Mani Pulite. Ha scritto anche sceneggiature per cortometraggi in animazione e videoclip. Ha inoltre pubblicato racconti in diverse antologie e il romanzo Nera Neve (ENS, 2003). Un interminabile inverno è il suo secondo romanzo.

giovedì 25 maggio 2017

Novità in libreria (Rizzoli): NEI PANNI DI VALERIA di Elìsabet Benavent - dal 25 maggio



Cari lettori e lettrici, oggi desidero parlarvi di una serie di romanzi Rizzoli che giunge a noi dalla Spagna, più precisamente dalla penna di Elisabet Benavent.


Elìsabet ha 33 anni ed è nata a Valencia, dove vive. È laureata in Comunicazione e il sogno della scrittura lo ha realizzato autopubblicandosi. Ex segretaria, nel 2013 ha esordito con i quattro romanzi “Nei panni di Valeria”, “Valeria in bianco e nero”, “Valeria allo specchio”, “Valeria senza veli”, diventando con i successivi libri caso editoriale in Spagna con 1 milione e mezzo di copie vendute in meno di 5 anni e la creazione di una community di lettrici e fan, attività collaterali, merchandising, ma soprattutto un “mondo”, il mondo betacoqueta. 

Rizzoli ne ha acquisito i diritti e a partire dal 25 maggio pubblicherà in Italia i primi quattro titoli delle serie.

Nei panni di Valeria è il primo della serie - composta di quattro titoli che usciranno nel corso dell’estate: il secondo romanzo, Valeria allo specchio, sarà in libreria l’8 giugno, Valeria in bianco e nero il 22 giugno e Valeria senza veli il 13 luglio.

Gli eBook della serie di Valeria sono già in pre-order al prezzo di 6,99€ su tutti gli store online.


La serie di Valeria iBooks (versione con animazioni): QUI
La serie di Valeria Kindle: QUI

Il sito dedicato al mondo di Valeria è online, 
con contenuti extra, un video di saluto di Elisabet Benavent
per le lettrici italiane e il lancio del concorso.


L’hashtag è #fattinnamorare





Le storie divertenti e romantiche di quest'autrice hanno conquistato centinaia di migliaia di ragazze spagnole, che si riconoscono in quella vita libera e caotica, difficile, però prodiga di nuovi incontri e, forse, di nuovi amori.


NEI PANNI DI VALERIA
di Elìsabet Benavent


Ed. Rizzoli
trad.  Roberta Bovaia
Il primo di una serie di quattro romanzi femminili brillanti e sensuali, raccontati in prima persona da Valeria. Un Sex and the City ambientato nella Madrid di oggi. 

Valeria è una quasi trentenne che vive a Madrid, con un lavoro e una vita sentimentale piuttosto vivace e mai del tutto regolare. 
Scrive storie d’amore. Ama Adrián fino al giorno in cui incontra Víctor.
Le fanno compagnia tre amiche, Lola, Nerea e Carmen, ognuna la rappresentazione di una tipologia femminile, dalla più forte alla più fragile, dalla femme fatale all’imbranata. 
Tutte donne che sentiamo vicine, forse perc si comportano come noi.

mercoledì 24 maggio 2017

Recensione: NON VOLEVO DIVENTARE UN BOSS di Salvatore Esposito



"Ogni vita è una storia da raccontare (...), le vite non devono essere dimenticate": questo libro autobiografico nasce dal desiderio del suo Autore, l'attore napoletano Salvatore Esposito, di parlarci di sè, di ciò che ha valore e significato nella sua vita, e di quelle persone e situazioni che gli hanno permesso di realizzare un sogno.


NON VOLEVO DIVENTARE UN BOSS
di Salvatore Esposito


Ed. Rzzoli
2016

Il primo capitolo di questo libro, a mo' di introduzione, ci racconta un episodio sigificativo che ha spinto Salvatore a mettere per iscritto la propria storia: un giorno è stato chiamato, in quanto personaggio famoso, a visitare i bambini ricoverati in un reparto di oncologia pediatrica, e la madre di uno di essi gli chiese di parlare un po' di sè..., di lui, Salvatore Esposito, e non di Gennaro Savastano, il noto personaggio della serie Gomorra, che gli ha dato moltissima notorietà.

Questa richiesta, semplice ma importante al contempo, ha dato il via a un viaggio nei ricordi grazie al quale Salvatore ha deciso di raccontare di sè, partendo dalla sua famiglia, dalle sue umili "origini":  è un figlio della Napoli popolare, con un padre barbiere, e cresciuto senza vizi, dovendo presto imparare a darsi da fare. 

Salvatore è stato un bambino molto vivace, lui si descrive come un tipetto sicuro di sè, a tratti anche un po' "prepotente", che però ha imparato, col tempo e grazie alla sua famiglia, a smussare certi lati del proprio carattere.
Quella spavalderia ha rischiato di renderlo facile preda di gente male intenzionata, che magari vedeva in lui un futuro bulletto da avviare alla malavita..., ma fortunatamente i sani valori inculcati dai genitori hanno fatto sì che Salvatore non prendesse una brutta strada e che "sfruttasse" il proprio modo di essere, esuberante e un po' sbruffone per qualcosa di decisamente migliore.

Pagina dopo pagine, ci scorrono davanti gli anni di un'infanzia felice a Napoli, la scuola, gli studi universitari, il primo vero lavoro - al McDonald's - che ha costituito anche il primo e concreto passo verso la maturità e il tentativo di essere indipendente.., fino al giorno in cui quella passione per la recitazione, già presente in lui ma fino a quel momento non assecondata, si fa avanti prepotentemente e Salvatore si guarda intorno, ma soprattutto guarda dentro di sè e comprende che non è quella la vita che vuole fare...

"...il sacro fuoco della recitazione bruciava sotterraneo, tornava a ondate ossessivamente" e così ne parla in famiglia, con le persone care che, lo sa, sono e saranno sempre dalla sua parte, pronte a sostenerlo, consigliarlo, aiutarlo.
Ed è così che Salvatore, gradualmente, comincia a prepararsi in vista del trasferimento a Roma: studia , legge, frequenta una scuola di cinema a Napoli e nel 2009 avviene il cambiamento più grande: si iscrive all'Accademia del Teatro Blu a Roma e da lì ha inizio la sua strada per realizzare il proprio sogno di diventare attore.

Mi fermo qui con la storia di Salvatore perchè il mio invito è quello di leggere non solo in che modo è approdato a Gomorra, ma in generale quali sono stati i suoi passi nel mondo della recitazione, con quali sentimenti, pensieri, aspirazioni si è avvicinato ad esso e cosa l'ha reso il giovane uomo che è oggi.

Salvatore, nel suo modo spontaneo di esporci i fatti salienti della sua vita fino a questo momento, dà molto risalto alle persone per lui importanti, a cominciare dalla famiglia - che ha un peso significativo e un valore immenso per lui, perchè i suoi genitori hanno fatto non pochi sacrifici per permettergli di studiare nella capitale e non gli hanno mai fatto mancare tutto il loro sostegno - e da tutte le altre incontrate nel suo cammino, per le quali mostra stima, affetto, gratitudine: in primis Beatrice Bracco, regista e docente che ha fondato l'Accademia da lui frequentata, alla quale deve tantissimo e professionalmente e umanamente; e poi registi, colleghi, lo scrittore Saviano..., insomma Salvatore non dimentica nessuno e ha sincere  ed affettuose parole di riconoscenza per quanti hanno lasciato un'impronta nella sua formazione, come attore e come uomo.

Ci sono tanti aneddoti ed episodi interessanti, ma a prescindere dalla curiosità che si può avere per il giovane attore che magistralmente interpreta Genny, il boss dagli sguardi gelidi e spietati, ciò che si impone all'attenzione del lettore sono le qualità umane di Salvatore, l'amore per la famiglia, per le proprie origini modeste ma sane, i valori e i principi che porta dentro di sè e che hanno contribuito a farlo essere la persona che è; ancora, l'amore per la sua Napoli, di quella Napoli bella, fatta di persone dal cuore grande, accoglienti, generose, allegre.., così come ce la raccontano le opere del grande Eduardo De Filippo o quella dalle mille sfaccettatture - con i suoi lati negativi e il suo innegabile patrimonio culturale, artistico - cantata dall'indimenticabile Pino Daniele.

Oltre a parlarci delle persone che hanno avuto (e/o hanno ancora oggi) un ruolo preponderante nella sua esistenza, Salvatore non manca di raccontarci anche qualcosa di Gomorra, di quanto e quale tipo di lavoro ci sia dietro, e ancora di ciò che, in generale, per lui conta: dalla musica alla passione per il calcio, dai "privilegi" derivanti dalla propria professione ai limiti e alle rinunce che la notorietà porta inevitabilmente con sè, dalla fede al rapporto con i fans.

Un'autobiografia a 360°, quella di Salvatore Esposito, che in queste pagine condivide con quanti lo stimano una ricca parte di sè, e le sue parole, nella loro semplicità e onestà, non solo soddisfano la curiosità di quanti lo seguono come attore, ma incoraggiano in particolare i giovani a non lasciarsi sedurre dalla speranza di guadagni facili, promessi appunto dalla camorra, che purtroppo riesce a "reclutare" tante giovani vite (spesso prive degli strumenti adeguati per "dire no" alla prospettiva di una carriera criminale) che si ritrovano a vivere ogni giorno in una realtà difficile, in un contesto caratterizzato da degrado e delinquenza in cui l'assenza dello Stato è evidente...

Personalmente ho letto questo libro in quanto "fan di Gomorra", ma devo dire che, leggendolo, ho potuto apprezzare Salvatore come persona: è sempre bello e degno di rispetto ed ammirazione leggere di un giovane che, con determinazione, umiltà, spirito di sacrificio, è riuscito a dare un senso a una passione: ha creduto nel suo sogno e non ha smesso di percorrere i passi necessari per provare a realizzarlo, ed è questo il messaggio profondo che emerge da "Non volevo diventare un boss": non bisogna mai accontentarsi, non ci si deve bloccare davanti alle prime (inevitabili!) difficoltà che sorgono quando si prova a fare ciò che si vuole, ad assecondare una giusta ambizione, ma è fondamentale credere nei propri sogni e inseguirli, prefiggersi obiettivi, sfide, e quanto meno provare a concretizzarli.

E' quindi un libro dal messaggio estremamente positivo (per i giovani in special modo, ma non solo), assolutamente scorrevole, che si lascia apprezzare per la sua onestà, perchè in esso il suo Autore si "mette a nudo", parlandoci delle persone decisive e dei fatti salienti che l'hanno guidato fino a questo momento, condividendo apertamente emozioni, paure, speranze, e tutto quanto ha contribuito (e sta contribuendo ancora) a farlo crescere, sotto tutti i punti di vista.


martedì 23 maggio 2017

Novità Milena Edizioni



Cari lettori, oggi vi presento le ultime novità Milena Edizioni.

Partiamo da Vertigine di Mara di Noia è un mix di amore e buona cucina.
Camilla avvolgerà ogni umana vicenda nei profumi e nei sapori delle sue ricette di amore, regalando al lettore una raccolta di segreti da portare con sé in casa propria ogni giorno.


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Miriam ha un secondo nome – Francesca – e una seconda vita – Francesco – che conosce a ventitré anni. 
Si regge in bilico fra gli eventi reali – un matrimonio, i figli, la fine degli studi e il lavoro in radio – e un mondo fatto di sensazioni e sentimenti che non vuole o non sa concretizzare. 
Tutto è cadenzato dal Tiaso, un appuntamento “che è molto più di un tè” con le amiche di sempre, dove dai tempi del liceo le difficoltà e i piaceri della vita quotidiana si raccontano e si risolvono in un’atmosfera magica e sospesa. 
Camilla cucina per tutte delizie vegane a base di amore e universale amicizia; Sveva porta per il mondo la passione per l’arte e la bellezza; Veronica cura le persone, le amiche e ha una famiglia difficile. Accanto a loro i compagni e i mariti, con i drammi e i malesseri del nostro tempo.

Francesco è intensamente altro. Sposato con una donna lontana, è un artista affascinante che sfugge agli schemi e accarezza le corde più profonde di Miriam senza mai dichiararsi davvero. 
Le loro vite scorrono parallele, a volte intrecciate, a volte distanti, sempre legate da un filo invisibile che non si esaurisce. Fino al punto in cui il caso sembra poter rovesciare gli equilibri e aprire la porta al cambiamento. 
Ma il loro è il racconto di ciò che si avverte e non accade, in un bilico di irresistibile incanto e magnifica, spaventosa vertigine.

L'autrice.
Mara di Noia è medico veterinario, dopo la laurea presso l’Istituto di Ispezione degli Alimenti di Origine Animale, abbandona progressi-vamente l’idea che l’animale possa essere cibo, scegliendo questo particolare modo di esercitare la professione medica e contribuendo alla diffusione di un cibo alternativo.
Fonda il progetto Vegachef e il relativo magazine on line, nato per diffondere una cultura alimentare differente. Alla FunnyVeg Academy è titolare della Scuola di Salute Alimentare, sia del corso teorico che pratico. È anche conduttrice radiofonica e televisiva
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Il corpo dei ricordi di Daniela Montella, un sorprendente romanzi distopico, in cui il tema è il senso stesso della vita.

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In un paradiso terrestre come lo Stato, unico custode della cultura umana in un mondo ormai devastato dalle guerre, la morte è diventata illegale. 
Paura e dolore sono ridotti ai minimi termini e la tristezza è mal tollerata. Ogni difetto viene eliminato con un colpo di bisturi. 
Eventuali giovani morti, vittime di incidenti o malattie, tornano in corpi nuovi pieni di ricordi del passato. 
Yolande, cresciuta dai seguaci di un culto della morte, fatica ad inserirsi nel mondo perfetto. 
Fra ricordi dolorosi e sogni funesti, il suo unico desiderio è quello di sembrare normale. 
La situazione precipita quando riceve una telefonata inaspettata: Kristof, il suo amato marito, è appena morto.

L'autrice.
Daniela Montella è nata a Napoli. Si occupa di narrativa, poesia, e arti performative.
Scrive articoli e racconti brevi per il web.
Con il collettivo artistico "L'inguine di Daphne" sperimenta la fusione tra musica e teatro.
"Il corpo dei ricordi" è il suo primo romanzo
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