Durante la Prima Guerra Mondiale un gruppo di donne inglesi, laureate in Medicina, decide di mettere a servizio del Paese le proprie competenze in ambito medico, e di allestire - a tale scopo - degli ospedali in cui curare i soldati feriti provenienti dal fronte.
Tra loro c'è Cate, una ginecologa di origini italiane. Una madre amorevole e desiderosa di garantire il necessario alla propria figlioletta; una dottoressa capace, abile nel ricucire corpi straziati, pelli lacerate. Una donna libera e coraggiosa, proprio come le sue colleghe.
COME VENTO CUCITO ALLA TERRA di Ilaria Tuti
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| Longanesi 383 pp 2022 |
La dottoressa è Caterina (Cate) Hill, per metà italiana ,che vive a Londra e che cerca di sbarcare il lunario facendo questi piccoli "interventi".
La sua vita sta per cambiare radicalmente e la svolta ha la determinazione e la tenacia di due donne che conoscono l'abilità di Cate con ago e filo e che hanno una proposta per lei: Flora e Louisa sono due medici che, sfidando le convenzioni e i pregiudizi del loro tempo, la diffidenza e il disprezzo, gli insulti e gli scherni di chi non crede in loro, hanno il coraggio e l’immaginazione necessari per spingere il sogno di emancipazione femminile e di uguaglianza oltre ogni confine, attraverso un progetto importante ed essenziale: aprire a Parigi il primo ospedale di guerra interamente gestito da donne.
Un progetto ambizioso, giudicato da tutti (uomini in primis) sfacciato, pretenzioso: cosa pensano di fare queste donne? Il loro posto è in casa, ad accudire i figli, i mariti, a dedicarsi ad attività adatte a loro e la medicina di certo non lo è. Che speranze ci sono per i poveri feriti di essere curati efficacemente da mani femminili che non si avvicinano neanche lontanamente, per esperienza e abilità, a quelle degli uomini?
Ma Flora e Louisa sono come due leonesse, agguerrite e caparbie, pronte a difendere a tutti i costi quest'impresa folle ma necessaria; accanto a loro, altre donne medico convinte della bontà e della giustezza di questa missione.
Tra esse c'è appunto Cate, che ha accettato di affiancare le colleghe nonostante le iniziali ritrosie, dovute più che altro al pensiero della figlia Anna (che ha solo cinque anni), che sarebbe costretta a lasciare a Londra, presso una coppia di cari amici che le stanno dando una mano a tirare avanti. Cate, infatti, ha avuto Anna senza essere sposata e il padre della bambina non si è mai preoccupato di sostenerle.
La proposta delle due donne potrebbe rivelarsi un salto nel buio... oppure essere l'inizio di un primo passo verso un'autentica trasformazione, una rivoluzione che finalmente vedrebbe le donne medico accedere alla pratica in sala operatoria, abbattendo così sospetti e diffidenze da parte di chi vede le vede come essere inferiori e meno capaci rispetto all'uomo.
Cate parte con loro e non sarà dura solo durante i primi tempi... ma tanto più col passare delle settimane, dei mesi, quando il numero di feriti, anche molto gravi, continuerà a salire, chiedendo alle dottoresse sacrificio, abnegazione, il dispiegamento di numerose risorse materiali ed emotive.
Gli attacchi alla reputazione dell'ospedale non mancheranno: in tanti cercheranno di screditare il lavoro di queste donne impavide e competenti, ma il risultato del loro encomiabile operato è sotto gli occhi di tutti e, pian piano, gli stessi pazienti - inizialmente ostili, pieni di dubbi verso queste donne che, senza vergona né timore, mettono loro "le mani addosso" e si prendono cura delle loro ferite, amputano arti, fasciano, fermano emorragie, ricuciono lembi di pelle martoriata - cominceranno a rivedere le proprie opinioni su questi "dottori in gonnella".
La narrazione non segue soltanto le vicende di Cate ma anche quelle del capitano Alexander Seymour, impegnato, con i suoi uomini, a combattere sul Fronte Occidentale, al confine con la Francia, per contenere, assieme alle forze britanniche, l'avanzata tedesca verso Parigi.
Il lettore passa da un'ambientazione all'altra, tenendo d'occhio lo sviluppo delle vicende relative all'ospedale e all'operato delle Lady Doctors, e quelle più crude e cupe che si svolgono nelle trincee, sui campi di battaglie, tra bombe e spari, tra l'odore del sangue, del fumo, della carne maciullata, e le urla dei soldati.
Leggere e immaginare l'orrore della guerra è sempre un colpo allo stomaco: è inevitabile, credo, sentirsi davvero piccoli davanti alla tragedia della guerra, che ha mietuto e miete ancora oggi innumerevoli vittime, recidendo sogni e speranze e spezzando giovani vite.
Mi è piaciuto molto conoscere questo spaccato della storia del Novecento, leggere di Louisa Garrett Anderson e Flora Murray (figure storiche) che aprirono la prima unità chirurgica gestita esclusivamente da donne (dottoresse, infermiere...) per curare i soldati feriti al fronte e lo fecero nonostante i non pochi ostacoli incontrati.
Un'altra cosa che ho appreso è che l'arte del ricamo fu di grande aiuto ai soldati ricoverati negli ospedali di guerra, e l'accostamento tra il cucito/ricamo e l'abilità di donne come Cate nel "ricucire" i feriti è davvero appropriato perché è proprio ciò che succede tra le mura dell'ospedale: reinventarsi, ricostruirsi, ricucirsi pezzo pezzo dopo aver attraversato lo smembramento, la perdita di sé, cucire per riparare, ricamare per rendere sopportabili le cicatrici.
"La sutura è come il ricamo, è un atto d'amore. (...) Unisce e risana".
"Non c'era poi molta differenza tra cucire un corpo e ricamare per salvare ciò che di umano era sopravvissuto dentro. L'intento era fissare la vita quando sembrava sottrarsi".
In quei padiglioni. dove mani di donna si prendono cura di corpi maschili martoriati, pieni di cicatrici, di squarci, mutilati, in cui ad essere offesi sono anche l'anima, la mente, avvengono piccoli grandi miracoli di rinascita, e non è scontato se si pensa che quanti sopravvivevano alla guerra si ritrovavano in condizioni fisiche difficili, di menomazione, il che spesso li rendeva dei "mezzi uomini" agli occhi dei famigliari e della società.
Il romanzo della Tuti è stata una bella lettura, mi ha coinvolta molto e mi ha fatto conoscere persone e fatti storici che non conoscevo; si legge con scorrevolezza, i personaggi principali sono adeguatamente tratteggiati e così pure il periodo storico.
Consigliato.
Alcune citazioni
"...quel dolore l'ho ben presente (...) È quello di tutte le anime libere che si scontrano con chi vorrebbe rendere la loro vita una parodia. (...) È veramente tragico che così poche persone riescono a possedere la propria anima prima di morire. Ci vuole coraggio per fare delle esistenza un'esperienza piena, bisogna essere disposti a pagarne il prezzo".
"...quel dolore l'ho ben presente (...) È quello di tutte le anime libere che si scontrano con chi vorrebbe rendere la loro vita una parodia. (...) È veramente tragico che così poche persone riescono a possedere la propria anima prima di morire. Ci vuole coraggio per fare delle esistenza un'esperienza piena, bisogna essere disposti a pagarne il prezzo".
"Se la forza e la caparbietà avevano una consistenza e un sapore, allora dovevano essere quelli dell'acqua e del sale, e se c'era una parola a cui si erano accompagnate, lungo tutta la sua vita, era speranza".
"Cate a volte si sentiva vento, sfuggente persino a se stessa, ai desideri più incarniti. (...) In passato era riuscita a demolire tutto ciò che aveva per dare alla luce una figlia. Ora, quel vento aveva ripreso a soffiare forte in lei, ma la vita, ancora una volta, le metteva davanti un ostacolo.".
"Cate a volte si sentiva vento, sfuggente persino a se stessa, ai desideri più incarniti. (...) In passato era riuscita a demolire tutto ciò che aveva per dare alla luce una figlia. Ora, quel vento aveva ripreso a soffiare forte in lei, ma la vita, ancora una volta, le metteva davanti un ostacolo.".
"La gratitudine faceva miracoli, ma ciò che più di tutto poteva compierli era l'incontro quotidiano di due mondi, e pazienza se di tanto in tanto sfociava in uno scontro. A Endell Street donne e uomini condividevano sforzi e destini, e il più delle volte gli uni dovevano andare a braccetto per scongiurare il peggio".
"Ci vuole coraggio, ci vuole un cuore forte nel petto, per vivere in un mondo che ti rifiuta".
"Ci vuole coraggio, ci vuole un cuore forte nel petto, per vivere in un mondo che ti rifiuta".





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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz