sabato 2 settembre 2017

Recensione: LO STRANO VIAGGIO DI UN OGGETTO SMARRITO di Salvatore Basile



Due anime in cerca di amore, ognuna con le proprie solitudini, le proprie fragilità, alla ricerca del proprio cuore smarrito, bisognoso di tenerezza e nuovi, luminosi colori.


LO STRANO VIAGGIO DI UN OGGETTO SMARRITO
di Salvatore Basile



Ed. Garzanti

È un giorno come tanti e il piccolo Michele, di sette anni, è appena tornato da scuola e corre dalla sua mamma; ma quando apre la porta della sua casa, nella piccola stazione di Miniera di Mare, trova sua madre con una valigia aperta e, tra le mani, il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po’ rovinata; la donna, con i suoi occhi tristi, chiede al bimbo di poter tenere con sé il diario, con la promessa di ridarglielo un giorno.
Michele capisce che la mamma sta per andar via, senza di lui... ed infatti trascorrono più di venti anni e la donna non è ancora tornata. Lo farà mai?
Ormai Michele è cresciuto, è un giovanotto quasi trentenne e vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria; il taciturno e solitario padre è morto, e lui è solo.
Con addosso la divisa di capostazione di suo padre (da cui ha “ereditato” il lavoro), Michele fa il custode di quell’unico interregionale che ogni giorno fa su e giù: lo tiene pulito e con cura meticolosa attraversa tutti i vagoni raccattando non solo i rifiuti e la spazzatura lasciati dai viaggiatori quotidiani, ma anche oggetti che essi smarriscono e lasciano in treno.
Michele è un ragazzo che sembra vivere fuori dalla realtà odierna, come se stesse in un mondo tutto suo, ed in effetti è così: vive all’interno della stazione e non è mai uscito da essa e dai suoi confini; tutto ha inizio e ha fine lì, dov’è nato e cresciuto; a fargli compagnia ci sono il suo lavoro - fatto di facce estranee che vanno e vengono e tra le quali forse ancora spera di scorgere il volto amato della madre sparita nel nulla anni prima - e quegli oggetti, di ogni formato, tipo, colore…, che egli raccoglie dai vagoni e porta a casa propria; ha dedicato ad essi anche un angolo della casa in cui i suoi oggetti smarriti sono in bella mostra e lo guardano, regalandogli a modo loro compagnia: del resto, quegli oggetti sono per lui la sua famiglia, e loro non lo lasceranno mai, a differenza a differenza di sua madre.
Un giorno, sul treno, Michele trova una bambolina, che ovviamente porta via con sé; ma quella sera stessa accade una cosa mai successa prima: il proprietario dell’oggetto smarrito va a reclamarlo!
Michele si ritrova così davanti una ragazza, carina e solare, di nome Elena, che gli chiede se per caso, sul treno, non ha trovato la sua bambolina Milù; Michele è pronto a ridargliela ma Elena sembra non volersene andare dalla casa di questo ragazzo silenzioso e timidissimo; forse perchè un uragano come lei, che è allegra e sensibile allo stesso tempo, intuisce che quel tipo dallo sguardo colmo di sincera meraviglia è speciale ma anche tanto solo, e lei, Elena, è la gioia in persona e desidera portare il suo raggio di luce anche nella vita dell’imbarazzato Michele.

Ma le sorprese non sono finite perché un altro oggetto smarrito porterà una ventata di novità, e di timori, nelle giornate spente del ragazzo: incastrato tra due sedili egli ritrova il proprio diario, quello con la copertina rossa! Com’è possibile, chi l’ha messo lì e quando? L’unica persona è sua madre…: questo vuol dire che era su quel treno nei giorni scorsi? Quel diario è un messaggio per lui? Sua madre non ha smesso di pensarlo, non s’è dimenticata del suo Michele e forse vuol mettersi in contatto col figlio?

Michele viene preso da una vertigine che gli fa girare la testa e battere forte il cuore: sua madre non è più solo un ricordo lontano, un volto caro e amato del passato, ma diventa di nuovo una presenza concreta, raggiungibile.
Ad aiutarlo a cercare sua madre c’è Elena, questa ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità, visitando le varie cittadine nelle quali si ferma quel treno e a chiedere in giro se qualcuno ha mai incontrato la sua mamma (ritratta in una foto scattata venti anni prima).

Michele è abituato a restare al chiuso e al sicuro entro le quattro mura di casa, avvezzo solo ai fischi e ai rumori della stazione, con gli occhi fissi su quei binari che gli hanno portato via la persona più importante della sua vita.
Michele ha paura di uscire dal proprio guscio perché teme le delusioni, le promesse infrante; per quanto la sua vita sia grigia e solitaria, ha comunque raggiunto un proprio equilibrio, fatto del proprio lavoro monotono ma rassicurante, e dei propri pasti a base di stracciatella all’uovo.
L’arrivo di Elena, esuberante, piena di vitalità, un fiume in piena che quando comincia a parlare non la fermi più, lo sconvolge:

“… tutti gli oggetti dei quali si era circondato non erano altro che sigilli apposti sopra serrature della vita che, una volta aperte, avrebbero dato accesso al dolore; piccole barricate che lui stesso aveva eretto intorno alla sua solitudine per renderla sopportabile e, quindi, più sicura, E ora tutto questo rischiava di lasciato di nuovo senza difese, come quando era bambino. Perché l’amore fa sperare. E la speranza, come diceva suo padre, rende deboli, vulnerabili”.

Elena, che pure ha il suo carico di personale ed intimo dolore chiuso nel cuore, porta nella vita dell’apatico e triste Michele, colore, vita, speranza, nuove possibilità di guardare il mondo, gli altri e se stesso.

Uscire dalla stazione significa per lui aprirsi al mondo, cominciare a conoscerlo, e per farlo deve oltrepassare il cancello (fisicamente, ma soprattutto dal punto di vista mentale, emotivo) per appropriarsi finalmente della propria esistenza, senza più trascinarla lungo solchi di dolore vissuto da solo, autocommiserandosi nella propria solitudine ma avendo il coraggio di varcare nuovi orizzonti, aprire nuove porte, conoscere persone nuove, lasciarsi andare alle emozioni, farsi illuminare da nuovi e più brillanti colori, vincendo la paura di essere deluso, tradito…

Del resto, le delusioni possono esserci, perché la vita è imprevedibile, è fatta di alti e bassi e ognuno di noi deve fare ogni giorno la scelta di affrontare ciò che arriva con coraggio, facendosi guidare dalla speranza, dall’amore, dalla bellezza che ancora c’è da scoprire tra le strade di questo mondo pieno di oggetti smarriti. 
E il primo “oggetto smarrito” di cui Michele deve riappropriarsi è se stesso, il proprio cuore e i desideri racchiusi in esso: desiderio di amare ed essere amato, di sentirsi protetto ma anche di proteggere, di dare e ricevere.

Il viaggio di Michele, supportato da Elena, sarà un viaggio anzitutto verso il proprio interiore, per capire e individuare i propri limiti e cercare di superarli, ma gli permetterà anche di unire il passato (attraverso la figura materna) col presente e il futuro, perché regalerà a uno spaesato e stupito Michele nuovi affetti, che non sapeva neppure esistessero.

“Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” è un romanzo bellissimo, perché commuove ed entra nel cuore del lettore, scaldandolo; è una favola dolce e ricca di emozioni, in cui il protagonista più che un bel principe senza paura ci appare come un viandante impaurito che però, a modo suo, saprà mettersi alla ricerca di risposte che plachino i suoi tormenti; è vero, non sempre le risposte che la vita ci dà son quelle che vorremmo, ma non serve abbattersi, chiudersi in se stessi perché solo se ci muoviamo, se decidiamo di non arenarci nelle nostre paure ma di inseguire sogni e speranze, sarà possibile scoprire che qualcosa di bello è in serbo anche per noi.

È facile smarrirsi per le vie di un mondo e di un’esistenza costellate di ostacoli, di deviazioni, di amarezze, di abbandoni, di imprevisti dolorosi, ma forse ci sono momenti della vita in cui perdersi diventa necessario perché solo così possiamo afferrare l’opportunità di ritrovarci, di metterci alla prova, accettare nuove sfide, lasciandoci alle spalle quelle zavorre che rendono lento il nostro cammino.
Una narrazione intensa e ricca di passaggi molto belli che, attraverso un ritmo calmo, - come lo è il protagonista, un trentenne dall’aria ingenuamente distratta, trasognata, di chi vive in uno spazio-tempo tutto suo -, un’atmosfera fatta di tenerezza, ci racconta una storia dolce e positiva, illuminata dalla magia della speranza e dell’amore, i cui colori gettano luce sui passi di Michele e di coloro che, nel corso di questo viaggio, lo affiancheranno lungo il cammino.
Consigliato, davvero un libro molto bello, che regala tante emozioni. 

venerdì 1 settembre 2017

Bilancio di letture + Reading Challenge (Agosto 2017)



E con l'arrivo di settembre - mese che amo non solo perchè festeggio il mio compleanno, ma anche perchè entra l'Autunno, la mia stagione preferita - possiamo praticamente dire "definitivamente arrivederci" all'estate, anche se il caldo in realtà continua a farci la sua "calorosa compagnia".

In questo primo giorno del nuovo mese non può mancare il mio personale monthly recap e l'aggiornamento della Reading Challenge.


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  • Obiettivo n.2 -  Un libro il cui titolo sia formato da 9 lettere (una o più parole): MINCHIATE di F. De Sanctis (RECENSIONE). Un noir intricato, con uno sviluppo delle vicende molto interessante, che ruota attorno a due personaggi particolari: un truffatore che manipola i pensieri altrui e un serial killer amante delle… Minchiate (con la M maiuscola)!
  • Obiettivo n.4 - Una favola/fiaba (per tornare bambini): LA BELLA E LA BESTIA di J. Leprince de Beaumont (RECENSIONE). Una fiaba senza tempo, in cui la bontà, la nobiltà d'animo e il coraggio di amare senza fermarsi alle apparenze si rivelano l'unica strada verso la vera felicità.
  • Obiettivo n.9 - Un libro che parli di alta montagna: LE OTTO MONTAGNE di P. Cognetti (RECENSIONE). Vincitore dell'ultima edizione del Premio Strega, "Le otto montagne" di Paolo Cognetti sa richiamare tutta l'attenzione del lettore per la sua intensità, nella scrittura come nella genuinità dei sentimenti raccontati e che legano due amici, le cui esistenze sono ineluttabilmente non soltanto vincolate tra loro ma ancor di più con quel luogo straordinario e pieno di fascino che è la montagna
  • Obiettivo n.13 -Un libro sulla filosofia orientale "La vita è semplicissima" di Osho (RECENSIONE): breve scritto, tratto da “Una risata vi risveglierà” e pubblicato da Feltrinelli, in cui il noto mistico indiano Osho elargisce consigli su come semplificare la vita di ogni giorno, caratterizzata da problemi, angosce e preoccupazioni, che sia sul lavoro, nelle relazioni umane o di salute.


Altre recensioni del mese:

  • VARESE NON AVER PAURA di Laura Veroni (RECENSIONE). Un noir che sin dalle primissime battute tiene avvinto il lettore alle vicende narrate, coinvolgendolo in un'impegnativa e delicata indagine che vede al centro delle povere ragazzine vittime di uomini depravati e un feroce assassinio; ad occuparsene è il P.M. Elena Macchi, magistrato dalla personalità forte e determinata.
  • LA BAMBOLA DEL CISTERNINO di Diego Collaveri (RECENSIONE). Una prostituta avanti negli anni e un noto imprenditore trovati assassinati a pochi giorni di distanza; due casi slegati tra loro? Ad occuparsene c'è il sanguigno e schietto commissario Mario Botteghi, con la sua eterna sigaretta in bocca, i modi di fare spesso burberi, i suoi personali demoni sempre pronti a riempire la sua solitudine e il suo intuito che non sbaglia un colpo.
  • NATI IN VIA MADRE DI DIO di Alessio Piras (RECENSIONE). Il commissario Pagani torna con una nuova indagine per omicidio; ad aiutarlo a sciogliere dubbi e nodi c’è nuovamente l’amico filosofo, Lorenzo Marino; entrambi dovranno fare un tuffo indietro nel tempo, fermandosi agli anni difficili della guerra, perché è lì che si trova la chiave per risolvere il caso.
  • UNA VITA DA RIFARE di Claudio Capretti (RECENSIONE). Ognuno di noi può vivere momenti, più o meno lunghi, in cui “perde se stesso”, finendo per fare scelte sbagliate che recano conseguenze dolorose, per noi e per chi ci circonda; ma non c’è difficoltà che non possa essere affrontata e superata, non c’è tunnel dal quale non possiamo uscire perché in ciascuno di noi sono racchiuse infinite risorse per fare della propria vita qualcosa di splendido.
  • Voci ai confini dell’anima di M. Tosti (RECENSIONE) è una raccolta di componimenti poetici, comprendenti acrostici, calligrammi, haiku, testi che sono stati anche musicati, insomma parole e versi che esprimono con intensità e sensibilità i tanti stati d'animo, i pensieri, le speranze... non solo dell'Autrice ma anche di ciascun lettore che, con animo attento, si accosti a questa bella e ricca silloge, nella quale sono anche presenti, nella sezione finale, poesie in lingua straniera (inglese, francese e spagnolo).
  • LA CASA DELLE FOGLIE ROSSE di P. Simons (RECENSIONE). Due coppie di fidanzati, quattro amici inseparabili i cui rapporti sono sporcati da troppe bugie, segreti, invidie, gelosie.La morte violenta di uno di loro darà il via ad un'indagine ricca di colpi di scena, in un clima denso di inquietanti misteri da svelare.

Tra le letture di agosto, il genere noir è quello che mi ha fatto più compagnia, e ho apprezzato moltissimo "Varese non aver paura" e "Minchiate", ma sul podio ci va l'intrigante "La casa delle foglie rosse".


ATTUALMENTE IN LETTURA:

LO STRANO VIAGGIO DI UN OGGETTO SMARRITO di S. Basile;
E ALLORA BACIAMI di R. Emanuelli


HO IN PROGRAMMA DI LEGGERE:

LA FAMIGLIA KARNOWSKI di Singer;
LA MORBIDEZZA DEGLI SPIGOLI di K. Stuart
... e sicuramente altro ^_^


Per quanto concerne i film, di rilevante ho visto:

  • IRRATIONAL MAN: una commedia tinta di nero del maestro Woody Allen, che ho trovato piacevole;
  • ZETA di  Cosimo Alemà, con Diego Germini, Irene Vetere e Salvatore Esposito, quest'ultimo negli inediti panni di un rapper; è la storia di un giovanissimo aspirante rapper, Alex, che desidera lasciarsi alle spalle l'esistenza grigia che lo aspetterebbe se restasse nella periferia romana in cui è nato e cresciuto. Lui desidera farsi un nome nel mondo del rap; incontrerà diverse persone, tra rapper e agenti, che sembreranno puntare su di lui e promettergli soldi e successo, ma questo mondo può essere ricco di sorprese, e non sempre tutte positive. Non solo, ma Alex deve stare attento a non farsi abbagliare dalle luci di un successo che come arriva, così altrettanto velocemente può andarsene e lasciarti solo, col rischio di perdere di vista le cose e le persone che davvero contano nella vita. Carino, per quanto il rap, l'hip hop e questo genere qua non lo ami affatto; nel film compaiono diversi rapper italiani famosi, da Fedez a J-Ax, fino al più recente Briga. 



E VOI? COME SONO STATE LE VOSTRE LETTURE DEL MESE SCORSO?
QUALE LIBRO VI HA COLPITO MAGGIORMENTE?

giovedì 31 agosto 2017

Recensione: "La vita è semplicissima" di Osho (RC2017)



Un breve scritto, tratto da “Una risata vi risveglierà” e pubblicato da Feltrinelli, in cui il noto mistico indiano Osho elargisce consigli su come semplificare la vita di ogni giorno, caratterizzata da problemi, angosce e preoccupazioni, che sia sul lavoro, nelle relazioni umane o di salute.


LA VITA E' SEMPLICISSIMA
di Osho


Ed. Feltrinelli
Eh sì, la vita sa essere davvero complicata!
Quante volte ci sarà capitato di pronunciare o ascoltare una frase come questa?

Ma è poi realmente così? La vita è davvero così complessa e difficile o siamo noi la rendiamo tale?
Osho ne è convinto: la vita è semplicissima. Basta imparare cosa vuol dire vivere davvero, quali sono le cose importanti e quali possiamo trascurare, perché ‟la consapevolezza è beatitudine, l’inconsapevolezza è infelicità”.

Nel parlare dell'esperienza dell'illuminazione. Osho tenta di rispondere alla domanda: cos'è l'illuminazione?
La domanda sorge spontanea, ma la risposta un po' meno.
E' difficile descriverla, renderla in parole perchè nel momento stesso in cui si prova a spiegarla per renderla comprensibile, la si svilisce.
E' come quando si vuol tradurre qualcosa, ad es. una poesia, dalla lingua originale in cui è stata scritta, ad un'altra; per quanto si possano cercare le parole e le espressioni più adatte e vicine, non sarà mai la stessa cosa ed il significato intimo e più vero della poesia non verrà reso alla perfezione.

Ma più che parlare di illuminazione, Osho si sofferma sulla felicità, che è ciò che più preme ad ogni essere umano.

Secondo lui, non bisogna cercare la felicità attraverso la religione, perchè:


"La religione non è uno sforzo, è una consapevolezza. Non è una pratica, è presenza attenta e consapevole. Non è qualcosa di coltivato, non la puoi coltivare".

L'uomo non deve sforzarsi quindi di essere religioso nel senso di legato a regole e divieti che finiscono per reprimerlo e renderlo insoddisfatto, bensì deve sviluppare un atteggiamento meditativo, dev'essere pronto a cambiare modo di essere e pensare e agire in base ai tempi che vive e alla realtà

"Il bene più grande che si possa fare è essere consapevoli; poiché ogni altro bene scaturisce da questo. Essere consapevoli è la fonte di ogni bontà, di ogni virtù."

Osho sottolinea come non si potrà mai essere felici se non si è consci delle proprie responsabilità; se sono infelice, non serve dar la colpa a ciò che mi circonda, ma bisogna partire sempre da se stessi
Non c'è da scegliere tra l'amore e la meditazione, entrambe sono giuste e portano alla stessa meta, sono soli percorsi diversi e ciascun uomo o donna deve chiarire dentro di sè quale via le è più congeniale.

La felicità, inoltre, è diversa dal piacere; quest'ultimo ha il potere di far dimenticare temporaneamente l'infelicità, ma non rende felici davvero.

E via a riflessioni di questo passo...

Che posso aggiungere?
Il libriccino è alquanto breve ma grossomodo dà un'idea del pensiero di Osho, le cui idee, meditazioni, discorsi spirituali... hanno influenzato molti e ancora oggi tante sue frasi son diventate aforismi molto citati, tipo slogan:


E' tempo che tu smetta di cercare fuori di te, tutto quello che a tuo avviso potrebbe renderti felice. Guarda in te, torna a casa.
Vivi momento per momento, muori al passato, non proiettare alcun futuro... godi il silenzio, la gioia, la bellezza di questo momento.

Per quanto mi riguarda, ho letto questo testo per la Reading Challenge, perchè di mio sono poco orientata verso la filosofia orientale, la meditazione zen e queste cose qui, e se mi ritrovo a leggere qualcosa è solo per curiosità e perchè mi piace informarmi e non avere pregiudizi, ma in generale non ricerco testi sull'argomento.
Credo che la motivazione stia nel fatto che sono una cristiana convinta e gli insegnamenti cui attingo per la vita di ogni giorno sono quelli evangelici.

Non nego che alcuni pensieri di Osho possano essere condivisibili, come ad es. l'importanza della responsabilità personale, la consapevolezza di se stessi, presupposto fondamentale per poter vivere una vita che miri alla felicità; però per il resto, ammetto che per lo più si tratta di discorsi solo piacevoli da leggere, interessanti, che magari offrono spunti di riflessione ecc..., ma che non mi lasciano granchè, interiormente.
Forse perchè c'è troppa filosofia, perchè si parla di karma, nirvana, illuminazione..., tutti concetti che non condivido assolutamente.

Se vi piace la filosofia orientale e "la saggezza" di Osho in particolare, probabilmente apprezzerete più di me questo breve scritto del filosofo indiano.


Obiettivo n.13 -Un libro sulla filosofia orientale

Recensione: LA CASA DELLE FOGLIE ROSSE di Paullina Simons



Due coppie di fidanzati, quattro amici inseparabili i cui rapporti sono sporcati da troppe bugie, segreti, invidie, gelosie.
La morte violenta di uno di loro darà il via ad un'indagine ricca di colpi di scena, in un clima denso di inquietanti misteri da svelare.



LA CASA DELLE FOGLIE ROSSE
di Paullina Simons



Ed. Harper Collins
trad. R. Zuppet
LINK AMAZON
E' un gelido e nevoso mese di novembre del 1993 e Kristina Kim sta per compiere 21 anni; è una studentessa del Dartmouth College (New Hampshire) ed è un vero asso nel basket: agile, atletica, intelligente, bellissima, solare, Krissy è quella che si può tranquillamente definire "la ragazza più popolare della scuola".
Inoltre, è anche una persona sensibile, visto il suo lavoro part-time presso la Red Leaves House, una struttura che ospita e da sostegno a giovani donne incinte e sole.

E' fidanzata con il ben Jim Shaw, anche se la loro relazione registra "alti e bassi"; i due sono amici inseparabili di Connie Tobias e il suo ragazzo Albert Maplethorpe, e i quattro sono sempre insieme fin dal primo anno di università: vivono, studiano, giocano a carte e fanno sport insieme, legati da un'amicizia totalizzante che negli ultimi tempi però inizia a dare segni di cedimento. 

Da subito intuiamo che Kristina e Albert "non la raccontano giusta" e che tra loro c'è un rapporto che va al di là dell'amicizia, e che chiaramente è vissuto all'oscuro dei rispettivi fidanzati, Jim e Connie.
I quali però non riescono a nascondere atteggiamenti ostili ed infastiditi, come se stessero subodorando che qualcosa non va...

Si avvicina il giorno del Ringraziamento e gli studenti stanno per lasciare per qualche giorno l'istituto per passare le vacanze con le famiglie; Kristina, invece, non ha una famiglia che l'aspetta...: la sua amata nonna è morta di recente, suo padre anche (ormai da diversi anni) e la mamma..., beh... lei è come se non ci fosse.
Certo, in realtà c'è una persona nell'esistenza di Kristina, di cui gli amici sembrano non essere informati: un marito, tale Howard, da cui però la giovane sta per divorziare...

Per darsi un tono e scacciare la tristezza e l'opprimente senso di solitudine che pervade la sua esistenza,  la bella Kristina decide di farsi un bel regalo: un paio di stivali neri, laccati, di cuoio, eleganti; mentre, impaziente, è intenta a infilarseli per strada, viene avvicinata da un bel giovanotto, che si presenta come Spencer Patrick O'Malley; i tra i due scatta un'inaspettata sintonia e, in seguito ad una circostanza non proprio lieta, i due si incontreranno ancora un'altra volta, promettendo di rivedersi dopo le festività.

Ma l'appuntamento sarà annullato a motivo di una improvvisa tragedia: il corpo di Kristina viene trovato nudo e semisepolto dalla neve nei boschi che circondano il college e, giunto sul luogo del ritrovamento, il povero Spencer - che è un detective - deve farsi forza per accettare l'idea che quella bella ragazza, nei cui occhi si leggeva un misto di malinconia e voglia di vivere e che lui avrebbe desiderato conoscere meglio, è morta ed è rimasta sepolta sotto un bel po' di neve per più di una settimana. Il pensiero di quel giovane corpo abbandonato al freddo e al gelo lo scuote internamente, lo sconvolge e fa sì che egli prenda molto a cuore il caso, che il suo capo gli affida.

Spencer O'Malley è determinato a far luce sulle circostanze poco chiare di una morte che lo turba profondamente, e che da subito si rivela contornata da fin troppi elementi "strani". 

Com'è possibile che nessuno di quegli amici così stretti abbia denunciato la scomparsa della ragazza? 
Possibile che, di ritorno dalle vacanze, a nessuno sia venuto in mente di andare a cercare Kristina?

O'Malley è sicuro che la chiave di tutto sia lì, nei rapporti intricati e per certi versi inquietanti tra i quattro ragazzi, ed infatti inizia immediatamente a metterli sotto torchio con interrogatori minuziosi, notando di volta in volta le tre diverse reazioni dei ragazzi, ognuno dei quali pare avere un buco di qualche ora, in cui sono privi di alibi di ferro, il che rende ciascuno di essi un possibile sospettato.

Quando gli esami autoptici confermano le iniziali intuizioni e ipotesi di Spencer - Kristina non è morta accidentalmente ma è stata assassinata -, il detective capisce che per arrivare al colpevole deve indagare a fondo nelle esistenze dei sospettati e scovare nei loro sentimenti, andare oltre le reazioni ostentate - di dolore, rabbia, ostilità - e rispondere alla domanda fondamentale: chi, tra la carina e minuta Connie, il diffidente e provato fidanzato Jim e lo sfacciato e controllato Albert, poteva avere delle ragioni per desiderare la morte di Kristina?

Senza perdere di vista eventuali altre piste, Spencer si lascia guidare principalmente dal proprio sesto senso, sperando che non lo tradisca; le sue domande insistenti portano alla luce, man mano, una rete di segreti, gelosie, reticenze e mezze verità che vanno ricomposti pezzo per pezzo, come un puzzle misterioso e complesso in cui ogni rivelazione è più scioccante della precedente.

Forse l'assassina è Connie, che aveva sviluppato in tre anni gelosie e sospetti verso Kristina e il rapporto di questa con il suo Albert?
O forse è proprio Albert, il più razionale del gruppo, che sembra aver tanto da nascondere circa il suo legame con la defunta amica?
O è Jim, che potrebbe - come Connie - essersi fatto prendere dalla gelosia e dalla rabbia verso la propria fidanzata, con cui tra l'altro ultimamente non andava per niente d'accordo?

Per non dire che c'è un testimone oculare che, quella notte del 24 novembre, in cui la povera Kristina ha chiuso per sempre gli occhi, ha visto uno dei tre sulla scena del delitto...!

Le varie e infervorate conversazioni con i tre amici sembrano non portare a nulla di definitivo; ogni volta che viene fuori un particolare inquietante che potrebbe far luce su qualche elemento dell'indagine, esso si rivela poi o fuorviante o troppo debole per formulare un'accusa ben precisa.

E i tre sospettati, dal canto loro, sono dei gran bugiardi!
Ciascuno di essi racconta una versione che fa acqua, nella quale, pensa l'intuitivo e stanco Spencer, c'è qualcosa di importante che sfugge, che non torna, e che lui è deciso a scoprire.
Lo deve alla povera Krstina, così bella, intelligente, e troppo giovane per morire; e lo deve a se stesso, perchè il pensiero di lei senza vita lo perseguita, non gli da pace.

Spencer è un detective attento, scrupoloso, che segue molto le proprie intuizioni, le quali qualche volta hanno fatto cilecca; è impetuoso e forse in centrale colleghi e superiori non si fidano totalmente di lui (pur riconoscendone la bravura) perchè è un tipo volubile e dopo la morte della giovane moglie non sembra essersi ripreso al 100%, anzi è sempre stato "troppo occupato a sopravvivere per dedicarsi a vivere".
Questa indagine, invece, sembra avergli dato un motivo per cui impegnarsi, qualcosa per cui valga la pena battersi pur di giungere alla verità.

Considerazioni.

Ho letto questo romanzo con un'avidità crescente, sempre più ansiosa di andare avanti per sapere cosa è accaduto a Kristina, chi le ha fatto del male, come e perchè.
Ci si immedesima in Spencer, del quale - dalla morte d Kristina, che è la protagonista della prima parte e in qualche modo resta tale anche dopo la morte, seppure in un senso differente - seguiamo il punto di vista, immergendoci completamente nell'indagine, seguendone i pensieri, le elucubrazioni, le ipotesi, le angosce e le intuizioni, la rabbia verso quei tre ragazzetti che non si decidono a raccontare la verità. Tutta la verità, una volta per sempre.

La verità può avere più facce, e spesso le persone non sono quelle che crediamo, ma nascondono un passato, una facciata, dei segreti... che se li conoscessimo, cambierebbe la nostra opinione su di loro.
Con questi segreti, anche torbidi e oscuri, Spencer deve avere a che fare, venendo a contatto con menzogne che rivelano tutta la fragilità della natura umana.

Un romanzo claustrofobico e denso di risvolti via via più oscuri, drammatici, tra i quali anche un poliziotto intelligente come Spencer avrà difficoltà a districarsi, e pagina dopo pagina l'Autrice ci tiene col fiato sospeso, perchè sentiamo che fino alla fine non possiamo abbassare la guardia, in quanto potrebbero attenderci nuove rivelazioni.

Devo dire che mi è piaciuto un sacco questo libro: un'atmosfera intrisa di suspense, mistero, che si va infittendo sempre più e con graduali particolari svelati; personaggi complessi psicologicamente e ben tratteggiati, che suscitano sentimenti di ostilità (e per questo risultano, in fondo, accattivanti) nel loro modo di fare e di mentire, compresa la povera vittima, con i suoi errori e le sue debolezze, con il suo passato breve ma pieno di esperienze (molte delle quali dolorose); interessante il protagonista maschile, questo sergente investigativo dalla personalità non semplice, così sensibile ed empatico ma che, al momento giusto, tira fuori la lucidità necessaria.

Se dovessi trovare un'unica e piccola nota stonata nel romanzo, essa starebbe nella scelta fatta sul finale, che a mio modesto avviso appaga più la sete di vendetta che di giustizia.
Però a parte questo, il mio parere sul libro è totalmente positivo, e l'effetto sorpresa costante, la scrittura attenta e meticolosa della Simons, mi hanno letteralmente conquistata.

mercoledì 30 agosto 2017

Citazioni d'Autore



In questi giorni sto leggendo due bei romanzi, "La casa delle foglie rosse" di Paullina Simons e "Lo strano viaggio di un oggetto smarrito".

Vi trascrivo le citazioni riportate e che ci introducono nelle storie narrate:


"E' una folla odiare tutte le rose
perchè una rosa ti ha punto,
abbandonare tutti i sogni
perchè uno di loro non si è realizzato
rinunciare a tutti i tentativi perchè uno è fallito...
Ci sarà sempre un'altra opportunità,
un'altra amicizia, un altro amore, una nuova forza.
Per ogni fine c'è un nuovo inizio.

- Antoine de Saint-Exupeèry . 
("Lo strano viaggio di un oggetto smarrito")





Al nostro istinto più forte, 
al tiranno che è in noi, 
si sottomette non solo la nostra ragione,
 ma anche la nostra coscienza. 

- Friedrich Nietzsche -

( "La casa delle foglie rosse")










"Iscrizione in fronte a un libro o scritto qualsiasi, per dedica o ricordo; più particolarm.,
citazione di un passo d’autore o di opera illustre che si pone in testa
a uno scritto per confermare con parole autorevoli quanto si sta per dire

Recensione: LA BELLA E LA BESTIA di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont (RC2017)



"La Bella e la Bestia": una fiaba senza tempo, in cui la bontà, la nobiltà d'animo e il coraggio di amare senza fermarsi alle apparenze si rivelano l'unica strada verso la vera felicità.


LA BELLA E LA BESTIA
di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont



In un tempo e in un luogo indefiniti, in "una città che non assomigliava alle altre", viveva un ricco mercante, un uomo buono e affettuoso, che aveva tre figli e tre figlie, e li amava tutti incondizionatamente.
E se i tre figli erano saggi e intelligenti, due delle ragazze erano alquanto sciocchine e vanitose, con la fissa del lusso, dei gioielli e degli abiti belli, sempre in attesa che un duca o un conte le chiedesse in moglie.
La sorella minore, chiamata la Bella, era diversa: non solo era davvero molto avvenente, ma ad essere bello era soprattutto il suo cuore: la fanciulla era sempre gentile, pronta a svolgere i lavori più umili, solare e gioiosa con chiunque e tutti l'amavano.... tranne le due sorelle invidiose!
Un giorno la ricchezza del padre viene improvvisamente meno a causa di un fatto imprevisto, ma quando sembra che le cose possano migliorare, accade un'altra strana vicenda: essendo in viaggio per cercare di recuperare almeno parte delle sue ricchezze, mentre cerca riparo dal gelo della notte, l'uomo trova riparo entrando in un meraviglioso palazzo, ma commette un'azione poco avveduta: prende un ramoscello di rose da portare alla cara Belle nel giardino del palazzo, incorrendo nell' ira del proprietario, che altri non è che una brutta Bestia, che accusa il mercante di essere un ingrato, costringendolo a tornare definitivamente nella sua dimora allo scadere dei tre mesi, oppure di portarvi la Bella cui era destinato il ramoscello.

Tornato temporaneamente a casa, il vecchio padre è rassegnato all'idea di finire i suoi giorni con quella Bestia feroce, ma non ha fatto i conti con la gentilezza e l'amore puro e incondizionato che la sua figlia minore ha per lui,

Bella si sacrificherà per amore del padre e prenderà il suo posto nel palazzo della Bestia.
Cosa le accadrà? 

E' probabile che in tanti conosciate il seguito della storia, magari per averne visto le varie trasposizioni cinematografiche e i film d'animazione in tv/al cinema, ma non volendo dar nulla per scontato mi fermo con il racconto, limitandovi a condividere con voi come questa fiaba nella sua semplicità contenga semplici ma preziosi insegnamenti.
Ci fa tenerezza l'amore premuroso del vecchio padre, così amorevole verso i figli, comprese le due vanitose e invidiose, verso le quali non possiamo che provare antipatia.
Come non si può non amare Bella per le sue tante virtù, tra cui spicca l'amore per i libri, che la rende ancora più simpatica a noi lettori!!
E poi c'è lo sfondo della città senza nome e senza tempo, in cui c'è prosperità; ci lasciamo incantare dal bellissimo palazzo della Bestia e sogniamo insieme a Bella al pensiero di chi si nasconda in realtà dietro quella sagoma poco piacevole da vedere ma in realtà non così difficile da amare, perchè l'aspetto estetico non è tutto nella vita, e dietro "qualche difettuccio fisico" può celarsi un cuore generoso...

Beh, che aggiungere? 
Una storia d'amore che è stata scritta nella seconda metà del 1700 e che, nella sua semplicità, ha fatto sognare generazioni di piccoli lettori/lettrici... e perchè no?, anche i più grandi!


Precisazione: pare che una prima stesura del racconto sia stata pubblicata per la prima volta in Francia nel 1740, nella versione di Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, ma fu la versione di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont a farlo diventare famoso (fonte: Wikipedia).



READING CHALLENGE
Obiettivo n.4 - Una favola/fiaba (per tornare bambini)

martedì 29 agosto 2017

Nuove entrate nella mia libreria (agosto 2017)



A sorpresa ho ricevuto altri due libri rientranti nel meraviglioso contest del Gran Premio delle Lettrici di Elle (edizione 2016).


LO STRANO VIAGGIO DI UN OGGETTO SMARRITO
di Salvatore Basile




Ed. Garzanti
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Tornato a casa dopo la scuola, nella piccola stazione di Miniera di Mare, il piccolo Michele trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po’ ammaccata.
Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario. Poi, sale sul treno in partenza sulla banchina.
Sono passati vent’anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana.
Perché sua madre non è mai più tornata.
Michele vuole stare solo, con l’unica compagnia degli oggetti smarriti che ritrova ogni giorno nell’unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano.
Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, Michele ritrova il suo diario, incastrato tra due sedili. Non sa come sia possibile, ma sente che è sua madre che l’ha lasciato lì. Per lui. Ora c’è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito.

Questa è la storia di un ragazzo che ha dimenticato cosa significa essere amati. È la storia di una ragazza che ha fatto un patto della felicità, nonostante il dolore. È la storia di due anime che riescono a colorarsi a vicenda per affrontare la vita senza arrendersi mai. 


LA MORBIDEZZA DEGLI SPIGOLI
di Keith Stuart



Ed. Corbaccio
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Sam, un ragazzino di otto anni, è sempre stato diverso: bellissimo, sorprendente e autistico.
Per amore suo e della sua famiglia, il papà Alex ha sempre cercato un modo per intendersi con Sam, ma lo sforzo, quotidiano e sfibrante, porta a una crisi matrimoniale che sembra irreversibile.
Alex decide di allontanarsi dalla moglie e va ad abitare a casa di Dan, il suo migliore amico felicemente scapolo ed eterno adolescente, e da una scomodissima branda per gli ospiti medita su come fare per riconquistare moglie e figlio.
Mentre Alex naviga a vista nella sua nuova vita da single fra segreti di famiglia rimasti a lungo sepolti e gli impegni di padre part-time, Sam incomincia a giocare a Minecraft, rivelando uno spazio inatteso in cui padre e figlio riescono a intendersi.

«La morbidezza degli spigoli», basato sull’esperienza vera dell’autore, è un romanzo commovente, divertente e profondo sulla forza della differenza e su un figlio molto molto speciale



AVETE LETTO QUESTI LIBRI?
LA TRAMA VI INCURIOSISCE?


Altri libri recensiti per Elle:

Recensione: VARESE NON AVER PAURA di Laura Veroni



Un noir che sin dalle primissime battute tiene avvinto il lettore alle vicende narrate, coinvolgendolo in un'impegnativa e delicata indagine che vede al centro delle povere ragazzine vittime di uomini depravati e un feroce assassinio; ad occuparsene è il P.M. Elena Macchi, magistrato dalla personalità forte e determinata.


VARESE NON AVER PAURA
di Laura Veroni


Ed. Frilli



Il libro si apre raccontandoci di una ragazzina di 11 anni che sta si sta allenando, correndo in un bosco, quando a un tratto viene aggredita da un uomo...

La scena si interrompe e saltiamo a vent'anni dopo questa brutta faccenda. 
A Varese il P.M. Elena Macchi, rientrando dal lavoro, si imbatte in una giovane donna: è Carla Allevi, la nuova vicina, di professione insegnante, più giovane di lei.
Elena è una donna prossima ai cnquanta, single per scelta, algida, rigida, molto sostenuta con chiunque, poco incline a concedere amicizia e confidenza, sempre sulle sue, tanto da mettere in soggezione tutti coloro che hanno a che fare con lei; eppure, quando conosce la nuova condomina, sente di potersi sciogliere e tra le due scatta subito un'intesa, che pare avere tutti i presupposti per sfociare in una bella amicizia.

Carla, diversi anni più giovane di Elena, è un tipo tranquillo, dolce, che conduce una vita senza eccessi, abbastanza solitaria, dedita al proprio lavoro; cerca di essere un'ottima insegnante (di scuola media) e di offrire ai propri alunni anche un supporto emotivo, mostrando comprensione ed empatia. Proprio questo modo di essere la spinge a preoccuparsi di una delle sue migliori alunne, Sara Guglielmi, che ultimamente è molto schiva e silenziosa, e il suo rendimento scolastico è inspiegabilmente calato.
Conquistata la sua fiducia, Carla scopre che la ragazza è turbata e spaventata perchè ultimamente un uomo la sta importunando con troppa insistenza; di questo lei non ha fatto parola con nessuno per vergogna, ma la sua professoressa le fa capire che è bene non prendere la cosa sottogamba.
Ed infatti viene coinvolta subito la polizia e il caso viene affidato proprio al P.M. Elena e ai suoi agenti, che si mettono alla ricerca di quest'uomo ancora senza identità, che a quanto pare ha "un debole" per le ragazzine; unico indizio: una cicatrice vistosa su un sopracciglio...

Elena e Carla non avranno a che fare solo con i turbamenti della dolce Sara, ma anche con i problemi di una studentessa ben più complicata, Erika, che ostenta un atteggiamento da lolita, è strafottente con gli adulti e nulla sembra intimorirla; attorno a lei c'è un alone di mistero e non si sa chi sia davvero e da dove venga...

A complicare tutto ci si mette il ritrovamento del corpo senza vita di un sessantenne, Rosario Accorsi, brutalmente ucciso dopo essere stato torturato; questo darà il via a una complessa indagine, che assumerà presto risvolti sconvolgenti.

L'assassinio efferato di quest'uomo ha qualcosa a che vedere con le ragazzine importunate dal pedofilo?

Intanto, Carla si sta lasciando coinvolgere sentimentalmente da un giovane poliziotto che sembra sinceramente interessato a lei, che ha da sempre grossi problemi a relazionarsi con gli uomini.
C'è qualcosa in lei "che non va": una diffidenza verso il sesso forte, un'ansia incontrollabile che la prende quando si tratta di vivere l'intimità di coppia e che finora le ha fatto condurre "una vita incompleta", dal punto di vista sentimentale..
E poi ultimamente c'è la presenza di una donna - che non conosce ma che, allo stesso tempo, le ricorda qualcuno di noto... - che compare e scompare alla sua vista, lasciandole sensazioni di inquietudine, addirittura di panico.

Carla si rivelerà via via un personaggio enigmatico, con i suoi demoni che stanno facendo capolino dal suo passato e che rischiano di travolgerla emotivamente.

A differenza sua, la protagonista del romanzo, il magistrato Elena Macchi, è una donna consapevole del proprio carisma, della propria avvenenza nonostante non sia proprio una giovincella, e sa come usare e dosare il proprio "fascino letale" sugli uomini, ai quali piace proprio perchè è un tipo difficile da conquistare, che incute soggezione e quindi stuzzica l'orgoglio e la virilità maschile.
Elena è allergica ad ogni forma di relazione duratura, scottata com'è da situazioni famigliari; eppure, anche ad una persona così sicura di sè com'è lei, che è il corrispettivo femminile dell'uomo che non deve chiedere mai, ogni tanto si affaccia un velo di malinconia, e la solitudine di una vita priva di affetti e relazioni si fa sentire in tutta la sua pesantezza...

L’intera vicenda si svolge tra Varese e i comuni limitrofi, ma tutto ciò che di grave e importante è accaduto fa sempre riferimento ai boschi. E sarà proprio in un bosco, all’interno di quello che un tempo era stato un maestoso albergo, il Grand Hotel Campo dei Fiori, luogo ormai fatiscente e abbandonato, che Elena Macchi dovrà giungere per trovare la soluzione di un mistero che affonda le proprie radici in casi di aggressione a minorenni risalenti a vent'anni prima e che erano rimasti irrisolti...

Si arriva alla risoluzione dell'indagine attraverso diversi colpi di scena, che si susseguono con un andamento sempre più incalzante, concitato, adrenalinico, che toglie il fiato al lettore; personalmente mi son ritrovata a cominciare questo noir e a non riuscire più a staccarmene, perchè non solo lo stile di scrittura è molto fluido, ma poi la vicenda è ben strutturata e si sviluppa su diversi piani: il presente, in cui seguiamo la narrazione e dal punto di vista di Elena e da quello di Carla, e il passato, al quale torniamo attraverso pochi ma significativi sprazzi che raccontano episodi drammatici collegati all'oggi.
Il passato è la chiave per comprendere il presente ed Elena deve tenere gli occhi aperti perchè nulla va dato per scontato, di nessuno c'è da fidarsi ciecamente e lei dovrà tirar fuori tutto il suo intuito, le sue capacità investigative e il suo autocontrollo per arrivare fino in fondo al misterioso caso.

Un romanzo trascinante, si legge con molta partecipazione perchè gli argomenti trattati - il mondo degli adolescenti, traumi non superati, pedofilia... - e i personaggi implicati sono delicati e complessi insieme; la fragilità della co-protagonista, Carla, ben si incastra con la personalità granitica della P.M. Macchi, una "lady d'acciaio" che, sembra, nulla riesce a scuotere e turbare, e questo crea dinamiche e intrecci interessanti.
Sullo sfondo, la bella zona di Varese e dintorni, che grazie all'Autrice e ai suoi personaggi, impariamo a conoscere un po'.

Un altro giallo/noir targato Frilli Editori che ancora una volta è una garanzia e tiene incollati dalla prima all'ultima pagina.

lunedì 28 agosto 2017

Recensione film: IRRATIONAL MAN (Woody Allen)



La commedia sfumata di nero di Woody Allen questa volta si fa un bagno nella filosofia esistenzialista attraverso un giovane e depresso docente in cerca di qualcosa che lo "svegli dal letargo" e una studentessa carina con la sindrome del "buon samaritano".


 IRRATIONAL MAN



Regia: Woody Allen
Cast: Joaquin Phoenix, Ben Rosenfield, David Aaron Baker, Emma Stone, Ethan Phillips , Gary Wilmes, Jamie Blackley


Abe Lucas (J. Phoenix) è un professore di Filosofia che sta vivendo un periodo di "letargia", è emotivamente provato ed incapace di trovare un significato nella vita dopo essere stato mollato dalla moglie fedifraga..

Noto per le sue pubblicazioni di saggi e articoli filosofici, giunto nel college di una piccola città come insegnante, si ritrova al centro della curiosità dei colleghi e dell'interesse delle donne, giovani e meno giovani.

Abe infatti, nonostante l'aria decisamente apatica e dimessa, la pancetta che sbuca da sotto la maglia, la tendenza a bere qualche bicchiere di troppo e il suo modo di fare sfuggente e fin troppo riservato, piace alla donne, che lo trovano intrigante e ricco di fascino, oltre che colto e bravo nella propria disciplina.
Abe si ritrova conteso soprattutto da due donne: Rita Richards, professoressa solitaria in crisi matrimoniale, che cerca di sedurre il nuovo collega (il quale inizialmente non sembra proprio entusiasta di accettare le avances della donna) e Jill Pollard (E. Stone), la sua migliore allieva che prende a cuore il professore triste e depresso, tanto da diventarne migliore amica e da passare con lui giornate intere, conversando di tutto, dalla filosofia a cose personali, suscitando le perplessità dei genitori e del fidanzato.
Nei primi tempi il rapporto tra Jill ed Abe è smaliziato: i due sembrano davvero solo grandi amici e la bella Jill - quasi soggiogata dal fascino misterioso che emana l'uomo, più maturo di lei anche anagraficamente - desidera davvero aiutare il professore ad uscire dal suo stato di insofferenza e infelicità, stimolandolo ad uscire e a farsi una vita sociale.

Proprio durante una passeggiata e una sosta in un locale, Jill e Abe ascoltano involontariamente la
conversazione di un gruppetto di persone sedute dietro di loro: una donna del gruppo è disperata perchè sta per andare incontro ad un'ingiustizia a motivo del giudice corrotto che si sta occupando della causa di affidamento del proprio figlio.
Nell'apprendere il dolore e la preoccupazione di questa donna, benchè sia per lui una perfetta sconosciuta, Abe non riesce a far finta di nulla e decide di fare qualcosa per aiutarla, anche se in forma anonima.
Quello che in teoria potrebbe essere "un bel gesto", però, passa attraverso un'azione assolutamente discutibile dal punto di vista morale (e non solo!), ma Abe è deciso a realizzarla, perchè il solo fatto di dedicarsi a questo piano, dal fine altruistico, lo elettrizza.
Finalmente c'è qualcosa che smuove in lui la voglia di fare che era stata seppellita dal dolore per il matrimonio naufragato e dalla perduta voglia di vivere che lo stava spegnendo a poco a poco. 
Finalmente Abe si sente vivo, utile, capace di intervenire per cambiare il corso di alcuni eventi che, se si verificassero, sarebbero ingiusti, quindi vanno fermati.
Ma la decisione presa è delicata e mette in atto una serie di eventi che coinvolgeranno non soltanto Abe, ma anche Rita e Jill, con le quali i rapporti si sono nel frattempo "evoluti".

Partendo dalle mini lezioni esistenzialistiche di Abe e passando per i suoi personali problemi - dentro e fuori dal letto -, ci ritroviamo dentro una storia che assume man mano contorni noir, senza perdere quell'umorismo sottile e brillante che appartiene allo stile di Woody Allen, che in questo film "fa filosofia" - con tutti i dilemmi, le speculazioni esistenzialistiche che le sono propri - con garbo ed ironia, puntando su un protagonista maschile complesso, il cui fascino (sulle donne) fa proprio leva sul suo essere schivo, tormentato, contorto eppure così acculturato; i due personaggi femminili principali, Rita e Jill sono diverse per età e stili di vita: la prima insoddisfatta e desiderosa di cambiare aria, la seconda così giovane, ingenua, che confonde l'attrazione con il vero amore, rischiando di mettersi nei guai...

Per me Gioacchino è sempre bravissimo, poi nel ruolo del depresso asociale e solitario è sempre efficace: Emma Stone, carinissima, le musiche jazz che accompagnano tutto il film mi piacciono tantissimo perchè contribuiscono a dare quel tocco di leggerezza dall'inizio alla fine ed in particolare nei momenti "neri", in cui il prof. Abe si lascia prendere un po' troppo la mano dalla propria folle missione, finendo per compiere azioni irrazionali...

Carino, mi ha fatto pensare a un altro film del regista, "Match Point", quindi se vi è piaciuto quest'ultimo, magari anche "Irrational man" lo apprezzerete.

domenica 27 agosto 2017

Recensione: LA BAMBOLA DEL CISTERNINO di Diego Collaveri



Una prostituta avanti negli anni e un noto imprenditore trovati assassinati a pochi giorni di distanza; due casi slegati tra loro?
Ad occuparsene c'è il sanguigno e schietto commissario Mario Botteghi, con la sua eterna sigaretta in bocca, i modi di fare spesso burberi, i suoi personali demoni sempre pronti a riempire la sua solitudine e il suo intuito che non sbaglia un colpo.


LA BAMBOLA DEL CISTERNINO
di Diego Collaveri



Frilli Editori
295 pp
12,90 euro

Siamo a Livorno ed il commissario Botteghi è alle prese con l'omicidio di una vecchia prostituta nei pressi del Cisternino; l'anziana e non proprio piacente Lucia Biagini è stata strangolata... e ovviamente nessun testimone interrogato è in grado di dare informazioni utili!
In compagnia dei suoi fedeli e giovanissimi agenti, Busdraghi e Mantovan, il commissario deve quindi cominciare a raccogliere informazioni che aprano piccoli e graduali spiragli alla soluzione per capire il caso, che all'inizio vede la polizia andare un po' "alla cieca" per mancanza di indizi.

A chi poteva dar fastidio una prostituta grossa e vecchia? Chi e perchè poteva avere interesse a farla fuori? Forse la donna faceva parte di qualche brutto giro - legato alla prostituzione o altro... - o magari poteva aver visto qualcosa che non avrebbe dovuto assolutamente vedere nè conoscere?

Botteghi non sa che pesci pigliare; una cosa è certa: il formicolio che lo prende alla base della testa gli fa capire che deve spremere le meningi perchè c'è qualcosa che gli sta sfuggendo e che invece potrebbe essere fondamentale per raccapezzarsi nell'indagine, che pare procedere troppo lentamente e senza grosse novità, almeno nei primi giorni.
Non solo, ma il caso di questa prostituta ha risvegliato in lui ricordi sepolti e risalenti all'infanzia, che Mario aveva rimosso.
Ricordi legati alla melodia di una canzone che ogni tanto, senza accorgersene, si ritrova a canticchiare, come un motivetto assillante, di quelli che ti restano in testa e non se ne vanno.

Queste sensazioni sgradevoli e angoscianti tengono desta l'attenzione di Botteghi, stuzzicando il suo formidabile intuito, per il quale è noto ai colleghi, i quali forse non lo apprezzeranno per altri lati del suo carattere, ma di certo ne riconoscono le capacità investigative.
Il caso della Biagini sembra interessare solo a lui, che ne fa infatti quasi una questione personale. 

Frustrato per gli scarsi risultati, Botteghi si ostina a non voler mollare l’indagine neppure quando il Questore gli impone un caso più risonante ma, inizialmente, anch'esso poco semplice da risolvere: un certo Andreini, imprenditore edile, autore di importanti restauri storici della città, è stato trovato morto nel parco di Villa Corridi. 

Indagando e interrogando le persone -  colleghi, parenti e conoscenti - a lui vicine, Botteghi e i suoi obbedienti agenti scoprono che il defunto aveva il vizietto di giocare a carte, cosa che in passato lo aveva indebitato parecchio. Forse la sua morte ha a che fare con qualche storia di debiti di gioco? 
Eppure, sembra che negli ultimi tempi l'uomo riuscisse a pagare sempre i creditori...

Il caso che ha tra le mani è fin troppo complicato: regolamenti di conti, inseguimenti nei sotterranei della città, un misterioso killer e un vecchio traffico di droga... Troppa carne sul fuoco, troppi personaggi coinvolti in un'indagine che si fa via via sempre più ampia, e soprattutto il nostro commissario intuisce in fretta che i due omicidi sono intrecciati tra loro.
Ma in che modo?
Scoprirlo non sarà affatto un gioco da ragazzi perchè i colpi di scena non mancano e le raffinate capacità investigative di Botteghi vengono messe a dura prova. 

Riuscirà il commissario a scoprire l’incredibile verità concernente la morte della prostituta, il suo collegamento con quella dell'imprenditore e tutta la fitta ed ingarbugliata rete di loschi traffici che c'è dietro, che vede come teatro niente meno che l’antico acquedotto Leopoldino livornese? 

"La bambola del Cisternino" è uno squisito noir, in cui al centro vi è senza dubbio la risoluzione di alcuni omicidi tra loro connessi, ma non solo: i riflettori sono puntati sul protagonista, su questo commissario dalla psicologia complessa, che prima di essere un uomo di polizia intuitivo, tenace, testardo, capace di andare contro tutto e tutti pur di seguire e portare a termine le proprie indagini, franco e diretto con superiori e sottoposti, è soprattutto un uomo.
Un uomo che deve lottare ogni giorno con il proprio doloroso passato, con i fantasmi che lo popolano e con un presente che lo vede sostanzialmente solo e triste.
Dedito com'è al proprio lavoro, Mario ha sacrificato una parte importantissima della sua vita personale, degli affetti che le davano un senso..., e se è vero che a certe azioni e a certi errori del passato non è possibile rimediare, è altrettanto vero però che possiamo far qualcosa per migliorare il presente e il futuro.

E Mario ha qualcuno di importante dal quale vorrebbe ricevere perdono, comprensione, affetto..., ma la sua testa dura e il suo carattere non proprio facile finora gli hanno impedito di riallacciare un rapporto civile con questa persona...
Neanche i consigli appassionati, materni... e un tantino invadenti!, dell'amica di sempre, Mariella (le cui prelibatezze culinarie lo aiutano a rinvigorire un po' il corpo stressato e, perchè no?, pure lo spirito), riescono a sostenerlo più di tanto, perchè lui è così: un tipo che scivola nei propri oscuri pensieri, avvolto dal gelo della solitudine, schiacciato dal peso di ricordi che gli attanagliano il cuore, da un carico di emozioni che lo soverchiano e che non sempre sa gestire... e questo modo di essere contorto lo rende il commissario bravo che è, perchè con  Botteghi sai che nessun particolare è lasciato al caso e che, a furia di scervellarsi su tanti piccoli particolari, a costo anche di schiacciare i piedi a chi non dovrebbe, prima o poi riesce ad ottenere ciò che vuole.

L'Autore ci fa fare un interessante e culturale tour in questa bella città toscana, avvolgendola in un'atmosfera piacevolmente malinconica, cullandoci con la melodia di una famosa canzone degli anni ’60 e attraverso personaggi e storie per le quali non sempre c'è riscatto o redenzione.

E' uno di quei libri che leggi con trasporto perchè non puoi fare a meno di lasciarti coinvolgere dai casi da risolvere, così ti ritrovi a seguire passo passo le speculazioni e i pensieri di Botteghi, il suo modo spiccio e pratico di confrontarsi con i giovani agenti, che pendono dalle sue labbra e lo rispettano, perchè il loro commissario sa essere sì esigente ma anche divertente, e non di rado stempera le tensioni con qualche battuta.
Ricco di dialoghi che contribuiscono a rendere il ritmo incalzante, diversi e graduali colpi di scena che si susseguono - in base alle intuizioni che via via si presentano alla mente di Botteghi & co. -, un contesto di riferimento ricco di fascino e storia (che concorre per creare movimento e novità rispetto alle indagini), una trama ben strutturata, che si infittisce man mano per poi districarsi totalmente solo alla fine: per tutti questi elementi, e non solo, "La bambola del Cisternino" è un romanzo che cattura da subito il lettore, sia per la storia in sè che per il suo esuberante e intelligente protagonista.

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