mercoledì 8 maggio 2019

Cover mon amour



Di recente sono stata colpita e attratta da alcune copertine vivaci e colorate.
Che ne pensate?

Cliccando sui link potrete leggere la sinossi.


IL MENESTRELLO di Oliver Potzsch.


Ispirato alla nota figura di Johann Georg Faust, l'alchimista tedesco protagonista di alcuni dei più celebri capolavori della letteratura, "Il menestrello" è il primo capitolo di una nuova saga.

IN LIBR

LINK IBS

IL GUARDIANO DELLA COLLINA DEI CILIEGI di Franco Faggiani.

Intrecciando realtà e fantasia, il romanzo di Franco Faggiani descrive la parabola esistenziale di un uomo che, forte di una rinnovata identità, sarà pronto a ricongiungersi con il proprio destino saldando i conti con il passato.
LINK FAZI


IL REGNO E IL GIARDINO di Giorgio Agamben.

La a ricerca di Agamben prova invece a pensare il paradiso terrestre non come un passato perduto né come un futuro a venire, ma come la figura ancora e sempre presente e attuale della natura umana e della giusta dimora degli uomini sulla terra.


LINK NERI POZZA

martedì 7 maggio 2019

Recensione: LASCIA DIRE ALLE OMBRE di Jess Kidd



Un romanzo dall'atmosfera mystery, con un tocco thriller, che ci regala una storia nera e "magicamente surreale", sovrannaturale, fantastica ma più che mai umana, che porta allo scoperto ciò che si nasconde nel cuore dell'uomo.



LASCIA DIRE ALLE OMBRE
di Jess Kidd


Bompiani Ed.
tras. S.C. Perroni
400 pp
Ci si accosta a questo libro venendo immediatamente a conoscenza, nel prologo, di un terribile omicidio: una povera ragazza viene barbaramente ammazzata da un uomo che seppellisce il povero corpo in mezzo a una radura; ma non sono soli, perchè la donna aveva con sé il suo figlioletto ancora molto piccolo, e pure lui va "sistemato". Ma qual è la sorpresa quando, dopo aver seppellito la ragazza, l'assassino non trova il corpicino, perchè le ombre della foresta sembrano averlo inghiottito...

Quel bambino è cresciuto, si chiama Mahony, ha ventisei anni, viene da Dublino, città in cui vive, ed è appena giunto in quella in cui è nato: Mulderrig, un paesotto di quattro strade e un pub sulla costa occidentale  dell’Irlanda.

"Oggi Mulderrig è solo un benigno corpuscolo geografico, srotolato alla rinfusa e steso al sole. Fingendosi innocuo. Se Mahony si ricordasse di questa piccola città, cosa che ovviamente non può fare, non noterebbe molti cambiamenti da quando l’ha lasciata. Mulderrig non cambia, né in fretta né adagio. Ventisei anni non fanno la minima differenza. Perché Mulderrig è un posto come nessun altro. Qui i colori sono un po’ più brillanti e il cielo è un po’ più vasto. Qui gli alberi sono vecchi come le montagne e un fiume limpido sfocia nel mare. La gente nasce per vivere, restare e morire qui. Non vogliono andarsene. Perché mai dovrebbero, se tutte le strade che portano a Mulderrig sono in discesa e quindi per andarsene è tutta salita?"


Nello zainetto che porta con sè ha la foto sbiadita di Orla Sweeney, la madre che non ha mai conosciuto e che l'ha abbandonato, quand'era piccolissimo, in un orfanotrofio.

Sicuro di sè e sufficientemente ostinato, Mahony è deciso a scavare nel proprio passato, a dissipare la cortina di bugie e le fitte ombre che avvolgono il villaggio e i suoi sconosciuti abitanti, perchè la domanda che l'ha condotto lì è principalmente una: cosa è accaduto davvero a sua madre? Che ne è stato di lei?

In Mahony l'urgenza di far chiarezza urla prepotentemente e chiede di essere ascoltata e di trovare una risposta.
Ma non è facile perchè Mulderrig è come avvolta da un muro di silenzio e omertà, e ancora superstizione, paura, voglia di dimenticare..., e trovare qualcuno disposto a dire la verità si rivela da subito un'impresa ardua.
Tutti guardano con prudenza e diffidenza lo straniero venuto da Dublino, vestito in modo semplice, con la sigaretta sempre pronta, il sorriso ironico appena abbozzato e quello sguardo che sa essere gentile e affabile ma anche gelido, indagatore, che inchioda l'interlocutore e sembra non lasciargli scampo.

Dalle prime pagine comprendiamo che l'atmosfera del romanzo è magica, fantastica, infatti, tanto per cominciare, ci vien fatto capire che Mahony ha una facoltà sovrannaturale: vede i morti.
Eh sì, il ragazzo è perennemente accompagnato, ovunque vada, dagli spettri di gente morta, che gli gironzolano intorno tranquilli, apparentemente indifferenti a ciò che accade nel mondo dei vivi, ma in realtà ancora drammaticamente legati a ciò che è terreno; come se non trovassero pace, avendo lasciato "qualcosa in sospeso" in questa vita e che impedisce loro di "godersi l'aldilà".

Mi ha fatto sorridere constatare come il ragazzo sia così abituato alle presenze spettrali attorno a lui (che ovviamente gli altri non vedono) da non esserne minimamente turbato, anzi ci appare divertito e non di rado intenerito dai comportamenti bizzarri da esse tenuti, quasi volte a intrattenere il loro insolito spettatore.

Eppure, nonostante questa capacità straordinaria, c'è una persona morta che non riesce a "sentire" né vedere: sua madre Orla, appunto, e questa cosa lo rattrista, gli provoca sensi di colpa e soprattutto gli fa sorgere la domanda: perchè??

"È da sempre convinto di due cose: che sua madre sia morta e che lui l’abbia conosciuta. Per sentire la sua perdita deve aver conosciuto la sua presenza. E la sua perdita la sente, l’ha sempre sentita. Il che spiega perché l’abbia cercata per tutta la vita: perché l’ha amata e perché l’ha perduta. L’ha cercata ma lei non ha mai risposto."

A Mulderrig, quindi, Mahony incontra persone che, pur mantenendosi gentili e sorridenti, restano sulle loro, indispettiti dal suo ritorno, infastiditi e irritati al pensiero che questo straniero di città sia venuto a impicciarsi di fatti vecchi di più di vent'anni, che nessuno ha voglia di ricordare perchè solo nominare quella ragazzina selvaggia e poco di buono - Orla Sweeney - ancora suscita ghigni di disprezzo ed espressioni oscene in più di un uomo, e  parole dure e ingiuriose da parte delle donne.

Questi atteggiamenti accendono molte lampadine nella mente intelligente di Mahony, che si convince ancora di più che qualcosa dev'essere necessariamente accaduto alla sua mamma - che al tempo della gravidanza (e della successiva scomparsa) era poco più che una ragazzina.

Possibile che la sua giovanissima mamma abbia deciso di portare a termine una gravidanza di un figlio probabilmente avuto "per sbaglio" (e chissà da chi!) per poi abbandonarlo dopo averlo dato alla luce?
Per il giovanotto questo non ha alcun senso ed è certo che sono in molti a conoscere la verità. 

Fortunatamente, nonostante le immediate ostilità (prima velate, poi più esplicite), trova in alcune donne delle valide alleate, in particolare nelle due arzille anziane, la signora Cauley e Bridget Doosey, che accolgono con entusiasmo il figlio di Orla e si dimostrano ben felici ed elettrizzate all'idea di aiutarlo a dissotterrare verità nascoste da troppi anni.

I personaggi che compaiono via via tra queste pagine sono tutti particolari e hanno caratteristiche ben precise e adatte alla loro personalità: c'è padre Quinn, il prete di Mulderrig, un omuncolo che assomiglia a una donnola, il cui atteggiamento solenne e l'attaccamento alle regole morali della comunità lo rendono ridicolo; c'è l’arcigna infermiera del villaggio - la vedova Farrelly -, la cui durezza traspare nettamente dalla linea dura della sua bocca che non conosce sorriso; i due son decisi a opporsi a Mahony, "cortesemente" invitato a sloggiare e a non turbare la quiete di Mulderrig andando in giro facendo domande su quel "demonio" di sua madre che, secondo la versione ufficiale, è semplicemente andata via volontariamente su un autobus, dopo averlo lasciato in un istituto. 
Cosa c'è da scoprire?

A furia di aprire armadi, qualche scheletro deve venir fuori per forza, e alcuni degli abitanti di Mulderrig lo sanno, altrimenti non si affannerebbero tanto per convincere - con le buone ma, se necessario, pure con le cattive - Mahony a sparire...!

Ma Mahony, alto, bello, dal fisico asciutto, capace di ammaliare le donne del paese, è terribilmente testardo e intenzionato ad ottenere le risposte di cui ha bisogno, e nulla potrebbe mai distoglierlo dal suo scopo, nonostante la foresta che circonda il villaggio gli metta i brividi e gli faccia avvertire un peso sul cuore che non sa spiegarsi.
La verità è che ad opprimerlo e tormentarlo, più che i fantasmi che non riesce ad ignorare, è il pensiero per quella mamma di cui conserva soltanto una foto sbiadita, che non ha avuto modo di conoscere e amare perchè forse qualcuno gliel'ha strappata via, e se è così, Mahony ha tutte le ragioni per restare e indagare.

La sua ricerca della verità lo vede al fianco della pungente e vivace signora Cauley - una caustica attrice imparruccata ammalata e verso il tramonto della propria esistenza, una sorta di Miss Marple irriverente, sfacciata, che ama bere whiskey e giocare a carte -, di quello della signora Doosey -esuberante, pratica, coraggiosa - e ancora al fianco di Shauna, una ragazza dolce e buona, che sogna il grande amore.

La storia è ambientata nell'aprile 1976 ma ci sono alcuni capitoli collocati nel 1950, che ci fanno conoscere Orla, il suo difficile rapporto coi compaesani, la sua vita allo sbando e la brutta fine cui è andata incontro.

"Di giorno, Mulderrig sembra rispettabile, una solida mammina dalle caviglie grosse, vestita di campi variegati. Ma di notte, quando è distesa sotto a luna, è agghindata come una zingara, con i cerchi dei fortini primitivi a farle da anelli e braccialetti."


L'ambientazione l'ho trovata formidabile; la natura è descritta in modo meticoloso, vivido, e i suoi elementi (il vento che soffia impetuoso, gli alberi frondosi che sembrano chinarsi per afferrarti con i loro rami, gli animali che fanno sentire la loro presenza, la pioggia insistente, l'umida terra scura ..) prendono vita, come fossero un personaggio vero e proprio, che osserva in un silenzio vigile tutto ciò che accade e, al momento opportuno, interviene, anch'esso interessato alla missione di disseppellire verità sepolte e pronto a insorgere per giudicare quegli individui malvagi che hanno commesso azioni turpi, convinti di farla franca per sempre.

Questo paesino irlandese, a un occhio esterno ed estraneo, appare un'isola felice ma in realtà cova piccoli semi del male: il bigottismo e il falso moralismo, che celano solo ipocrisia, egoismo e tendenza a condannare gli altri (in particolare chi si comporta in modo differente dalla massa), la crudeltà e l'indifferenza che aleggiano tra le persone.

Tra topi negli scantinati, rane che saltellano nelle biblioteche, morti che gironzolano tra i vivi come se niente fosse, e bislacchi personaggi, "Lascia dire alle ombre" ci regala una storia nera e stravagante, fantastica, sovrannaturale eppure non potrebbe essere più umana, in quanto porta allo scoperto ciò che si nasconde nel cuore dell'uomo, e lo fa attraverso una scrittura magnetica, affascinante, intensa nelle sue descrizioni di ambienti, fatti e personaggi, nell'alternare momenti ironici ad altri malinconici, e nel rendere la presenza costante della morte come qualcosa non di cupo e spaventoso ma di "normale", che attiene alla vita stessa.

Una crime fiction con elementi fantasy che mi ha avvinta dalla prima all’ultima pagina, ricca di malìa, aspra e tenera insieme, con uno sviluppo delle vicende ben strutturato e reso interessante ed accattivante dal tocco giallo (scoprire l'assassino), l'ambientazione misteriosa e una narrazione piena di sorprese, che sa come intrattenere il lettore.

Promosso a pieni voti!


"Paura, senso di colpa e superstizione sono un ottimo sistema per manovrare il branco".

"Le persone che abbiamo perso, tornano da noi al momento opportuno (...). 
L'hai cercata per tutta la vita, lo so. Ma lei verrà da te quando sarà pronta".

lunedì 6 maggio 2019

Recensione in anteprima: "500 chicche di riso", di Alessandro Pagani



Cari lettori, oggi desidero presentarvi un libro che uscirà il 16 Maggio: "500 chicche di riso", di Alessandro Pagani - di cui ho avuto il piacere di leggere la precedente raccolta IO MI LIBRO; la prefazione è di Cristiano Militello  e le illustrazioni di Massimiliano Zatini.

Anche in questo caso si tratta di cinquecento frasi, lapidarie, che fanno davvero sorridere
96, Rue de-La-Fontaine Edizioni

perchè dotate di un umorismo intelligente; brevi frammenti di situazioni possibili, ironiche, grottesche, provocatorie, che si basano su nonsense, giochi di parole, simpatici equivoci legati a parole/espressioni simili da un punto di vista fonologico ma differenti da quello morfologico.
Botte e risposte tra interlocutori immaginari, volutamente demenziali e per questo buffi, spassosi, battute goliardiche, di quelle che tanto spesso si fanno tra amici e che suscitano risate proprio perchè sono assurde e nascono spontaneamente, prendendo spunto da tutto ciò che può attirare la nostra attenzione nel vissuto quotidiano.


"In fila alle poste.«Scusi capellone, deve fare la coda.»«Senta, a me piacciono sciolti.»"

"Due scarpe innamorate.«Lacci unimmo e là ci unimmo.»"

"Arrestato durante alcool test.Alla domanda: «Gonfi il palloncino»Rispondeva: «Perché...c’è una festa?»."
"Tizio invita donna cinese a ballare.«Danza con me questa polka?»«Ma come si pelmette, blutto stlonzo?»"
"Ariel: «È una mela questa?».«Sì, renetta.»"
"La donna più sorpresa che abbia mai visto? Ester Refatta."


Una raccolta di battute scherzose, una lettura che diverte e intrattiene piacevolmente il lettore perchè ruota attorno a un senso dell'umorismo assolutamente da usare nella vita di tutti i giorni (eventualmente da riscoprire) perchè aiuta a guardare le cose da prospettive diverse, meno razionali forse, più leggere, che ci permettono di sorridere, imparando a fare dell'ironia una sorta di schermo protettivo e ci fa staccare un po' dai problemi quotidiani.

domenica 5 maggio 2019

Recensione: IL GARZONE DEL BOIA di Simone Censi



In un mix tra finzione e realtà, questo libro prende spunto dal personaggio, realmente esistito, del boia più famoso dello Stato Pontificio prima dell'unità d'Italia, arricchendo la sua persona e il suo non proprio rassicurante lavoro attraverso i racconti vivaci e minuziosi di colui che lo ha affiancato per anni in qualità di garzone.


IL GARZONE DEL BOIA
di Simone Censi



Elison Publishing
3.99 euro
LINK IBS
Siamo in Italia, nell'Ottocento, e a raccontarci gli aneddoti relativi alla inquietante attività di Giovanni Battista Bugatti, detto Mastro Titta, "er boja de Roma", celebre esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio, è il suo aiutante, comprato da bambino per pochi soldi dalla famiglia di origine, di umili condizioni e con un padre violento, per farne il proprio garzone.

Come immaginiamo possa essere un uomo che per mestiere fa il carnefice? Un uomo la cui missione nella vita è impiccare i delinquenti, staccarne la testa ed esporla pubblicamente (come monito e avvertimento per chi volesse darsi alla criminalità) e infine squartarne il corpo come si fa con i maiali?

Non so voi, ma di getto mi verrebbe da pensare che un individuo che decide di darsi a questo tipo di esistenza fatta di sangue, bestemmie, corpi da sventrare, folla urlante e impazzita, condannati il più delle volte impenitenti e arroganti fino a prima di perdere la testa, deve quanto meno avere un temperamento o violento o indifferente al male e al vedere morire decine e decine di persone sotto gli occhi e per la propria mano.

Eppure non è il ritratto di un uomo cattivo e cinico che riceviamo di Mastro Titta in queste pagine, che intervallano la finzione alla realtà; le parti romanzate, infatti, si mescolano con gli appunti di Mastro Titta circa le sue esecuzioni e i casi umani con cui ha avuto a che fare in vita.

Il garzone, narratore e co-protagonista di questo romanzo storico, è solo un bambino quando viene venduto dal padre a Mastro Titta, che lo prende con sè per insegnargli il proprio lavoro e avere qualcuno che lo porti avanti dopo di lui.
A dire il vero, Mastro Titta era un ombrellaro di professione ma la professione ufficiale, per cui la Storia l'ha ricordato e per cui i suoi contemporanei lo scansavano, temevano e disprezzavano, era sicuramente quella del boia, appunto; ma il suo aiutante, che ha avuto modo di conoscerlo da vicino e vivere per anni con lui, ci dice che quest'uomo taciturno e riservato era in realtà dotato di una dirittura morale ammirabile.

"... ero il garzone del boia, il più temuto e famoso di tutto lo Stato Pontificio allora e il più celebrato in seguito, tanto che divenne col tempo leggenda fino a entrare nell’immaginario collettivo. Chi ebbe la fortuna come me di conoscerlo bene, se lo può ricordare come un uomo buono, devoto e suonerà strano a dirlo in questa situazione, ma era sempre solo sia per indole sia a causa delle contingenze, ma d’altra parte non troverò nessuno nemmeno a confutarmi e quindi ciò mi lascia abbastanza tranquillo."

Il carnefice non godeva nell'ammazzare gente, pur adempiendo al proprio triste ufficio con sollecitudine e molta serietà, cosa che non gli impediva però di provare, molto probabilmente, turbamenti nell'animo, che ben si guardava dal condividere apertamente con altri esseri umani.

"Era strano quell’uomo che avevo di fronte ed ero spaventato (...) Lui di fronte a me, uomo truce e feroce, aveva latente nell’animo un angolo dove aveva celato le proprie fragilità, i propri dubbi e incertezze. Uomo sincero e devoto cercava nel conforto dell’Altissimo le giustificazioni al proprio ufficio, come se gli incarichi ricevuti direttamente dagli alti vertici della Chiesa non fossero sufficienti a sollevargli l’anima."

Non ci vien detto il nome del nostro narratore, che racconta gli episodi di cui è stato spettatore in prima persona a distanza di molti anni, quando ormai è vecchio e ricco e la sua vita ha preso ben altra direzione rispetto a quella cui sembrava destinata; il perché non ci venga svelata la sua identità è alla base del libro stesso e l'Autore la spiega brevemente alla fine del libro (non vi resta che leggerlo, se siete curiosi ^_-).

Il garzone del boia ci fornisce, dunque, una visione nuova e a volte in contrasto con quella del proprio Maestro, che vede il proprio mestiere come una vocazione, qualcosa da svolgere con cura, dedizione, addirittura fede, mentre per il buon garzone è solamente una scelta obbligata dalla quale, chissà!, fuggire alla prima occasione.

Alternando quindi resoconti del Bugatti a quelli del garzone, veniamo a conoscenza di tante storie di vita, di esecuzioni di assassini e di ciò che ovviamente si nascondeva dietro le vicende personali dei protagonisti, spesso raccontate dal popolino sotto la forca.

Il giovane assistente cresce insieme a quest'uomo duro ma in fondo buono, che lo inizia anche alla lettura e alla scrittura, così che il romanzo presenta una doppia stesura.

La prima è contraddistinta dal corsivo e dall'uso di un linguaggio spesso forte e colorito, in dialetto romanesco; la seconda scrittura è redatta quando oramai lo stesso è avanti con l’età, su consiglio del suo analista, che lo incoraggia a riprendere in mano questa storia per fuggire dai fantasmi che ancora lo perseguitano.
Sì perchè seguire il proprio padrone non è mai stata una passeggiata per il giovanotto, che questo mestiere sanguinario e cupo non l'ha mai amato, anzi; i propri sentimenti non gli hanno comunque impedito di imparare ad impiccare gente, tutt'altro, e del resto non sarebbe potuto accadere il contrario perché Mastro Titta pretendeva la perfezione da sé stesso come dal proprio garzone, un po' impacciato e qualche volta combinaguai.

La narrazione è sempre molto vivace, ricca di particolari circa i vari episodi coinvolgenti tanto lui e il suo Maestro quanto i disgraziati appesi alla forca; si tratta di racconti che mettono in luce tutta la meschinità e la miseria presente nell'uomo, di qualsiasi estrazione sociale, religione, sesso: donne infuriate e divenute assassine dell'amato che le ha prese in giro, uomini presi dal dèmone della gelosia, che per questo hanno commesso omicidi; ladri e furfanti ossessionati dalla brama di danaro; poveracci che si son trovati in situazioni più grandi di loro, preti lascivi... 

"Per Mastro Titta invece era tutto quanto normale, niente sembrava riuscire a turbare la sua tranquillità, seduto in un angolo al lume di una candela tirava fuori il vecchio taccuino rivestito di pelle nera e con solerzia scriveva e scriveva."

E mentre ci porta tra le strade di varie cittadine italiane e tra locande frequentate da uomini spesso col gomito alzato (garzone compreso, che alla fiaschetta non rinuncia mai), il narratore non manca di riflettere sul carattere di quest'uomo forte e solitario, guardato di volta in volta, dai paesani dei luoghi in cui giungeva, con cattiveria e disprezzo, e che per lui è stata la figura più vicina a un padre che abbia mai avuto.

Leggendo, ci facciamo non soltanto un'idea del Bugatti, di cosa era chiamato a fare per ottemperare ai propri doveri, del tipo di persone che si trovava a dover giustiziare, della folla spesso inferocita che puntualmente accorreva sotto al palco, pronta ad assistere al macabro spettacolo, ma dello stesso garzone, un giovanotto intelligente, acuto osservatore, rispettoso del proprio padrone, all'occorrenza coraggioso e di certo non indifferente alle variegate vicende umane con cui veniva ogni giorno a contatto.

Cosa deciderà di fare, con il passare degli anni, il garzone del boia? Si arrenderà al destino di essere anch'egli un esecutore di morte da parte dello Stato Pontificio, o la sua vita prenderà una piega lontana da tutto questo?
L'occasione per fuggire da quell'aura mortifera che lo avvolge da bambino, in compagnia di Mastro Titta, e che gli dà il tormento, potrebbe arrivargli in maniera inaspettata... Saprà coglierla?

"Il garzone del boia" è un romanzo storico scorrevole e interessante, a mio avviso, sia perchè al centro vi è un personaggio reale, per molti versi inquietante e sinistro, che qui ci viene restituito in modo molto "umano", grazie alla scelta dell'Autore di presentarci fatti accaduti davvero (che il boia appuntava con attenzione sul proprio taccuino) attraverso la "voce" di questo giovane assistente, impreparato e sorpreso di fronte a ciò che gli capitava di vedere, attraverso i cui occhi ci affacciamo ad una galleria di storie spesso incredibili, raccontate a volte con una vena d'ironia e altre con un pizzico di tristezza e malinconia; storie di uomini e donne travolti da emozioni impetuose e dalle più diverse circostanze che ne hanno fatto degli assassini.

Ringrazio l'autore, Simone Censi, per avermi dato modo di conoscere questo suo libro, la cui lettura vi consiglio, in special modo se vi piace il genere storico.

venerdì 3 maggio 2019

Leggende sul modo di dire "Muto come un pesce!"



Credo che a tutti noi sia capitato almeno una volta nella vita di usare l'espressione "muto come un pesce", per garantire il nostro silenzio e la nostra riservatezza in merito ad una determinata questione.

Ebbene..., da cosa prende origine questo modo di dire?

Ecco una simpatica leggenda sul perchè i pesci non emettono suoni.

C'è stato un tempo in cui sulla Terra dominava il silenzio: gli animali non facevano versi, le acque scorrevano e i venti soffiavano, ma tutto avveniva senza che venisse prodotto alcun rumore. 
Pensate che nemmeno l'uomo parlava. 

Un giorno accadde che il dio del canto cominciò a suonare l'arpa e, facendo vibrare le corde dello strumento, attirò l'attenzione di ogni creatura sulla Terra, che si mise in ascolto, tanto il vento quanto l'acqua e gli alberi. 

Il dio del cielo ordinò a ciascuno di scegliere il linguaggio che era loro più gradito.
Tutte le creature ascoltarono il signore del canto e scoprirono il modo più adatto di sibilare e di ronzare, di abbaiare o di ruggire…
L'uomo imparò, dal canto suo, tutti i diversi suoni prodotti dall'arpa del dio ma imparò anche a cantare meglio degli stessi uccelli.

Da allora, ogni creatura sulla Terra e nel cielo scelse per sé un proprio e caratteristico linguaggio.

E i pesci?
Essi furono più sfortunati: si rendevano conto che stava accadendo qualcosa di molto importante, ma non capivano che cosa fosse, potendo sì vedere tutte le creature della Terra aprire e chiudere la bocca ma non riuscendo, essendo sott'acqua, a udire alcun suono.
Ad ogni modo, decisero di comportarsi come gli altri, così impararono ad aprire e chiudere la bocca... ma senza produrre alcun suono!

Un'altra "versione" racconta che quando il dio degli animali decise che gli animali dovessero avere dei modi per comunicare attraverso suoni udibili, affidò questa "missione" alla Regina dei suoni, che distribuì bacche magiche a tutti gli animali; questi, tornati ognuno nelle proprie tane, seminarono le bacche, col tempo crebbero dei frutti che essi mangiarono... e iniziarono a fare i versi tipici di ciascuna specie, che noi tutti conosciamo: chi ragliava, chi cinguettava o miagolava.

Ma la Regina aveva dimenticato di distribuire le bacche magiche ai poveri pesci del mare e per rimediare, spremette le bacche e il loro succo fu fatto cadere nelle acque: i pesci bevvero ed ebbero il loro verso.
Un giorno soffiò un vento freddissimo, tutti gli animali si misero al riparo nelle loro tane, ma i pesci non trovarono alcun rifugio, quindi il vento si infilò nelle loro bocche e li rese muti. 
I pesci si arrabbiarono e si lamentarono con il dio degli animali, e ancora una volta la regina dei suoni cercò di trovare una soluzione, dando loro un verso ancora più forte e potente. 
Ma i pesci, ingrati e lamentosi, iniziarono a sparlare di tutte le creature della Terra, così il dio degli animali, vedendo il loro comportamento, decise di renderli muti per sempre...!



Fonte 1    Fonte 2

giovedì 2 maggio 2019

Segnalazione romance




Lettori carissimi, eccomi con un paio di segnalazioni è in uscita il 10 maggio e si tratta di un romance distopico sci/fi dal titolo "La Terra", primo volume della trilogia "La Principessa dei Mondi", edito Genesis Publishing.


La Terra - La Principessa dei Mondi #1
di Monica Brizzi



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Genere: romance distopico
Editore: Genesis Publishing
Uscita: 10 maggio
Formato: ebook e cartaceo
Prezzo: € 3,99
Prezzo cartaceo: € 10,60
Pagine: 266



Link d'acquisto Amazon: https://amzn.to/2GOo30v


Sinossi
In un mondo devastato dalla guerra, in cui umani e alieni combattono per la supremazia, lui ha una sola missione: riprendersi la Terra. Lei un solo scopo: sopravvivere.
È il 2320 quando Niristilia parte per una missione. Direzione Terra. Ma all’arrivo le cose non vanno come dovrebbero e Niristilia viene fatta prigioniera dagli umani.
Lei è la Principessa di Mirika, sorella dell’attuale Re, che ha bombardato e invaso la Terra, già decadente, con un unico scopo: conquistarla.
Tuttavia, a Max, il capo dei ribelli, e ai suoi compagni sorgono molte domande: perché la Principessa racconta tutto il contrario di ciò che si aspettavano? Perché non sembra avere a cuore il fratello e il suo regno?
Ma anche un’altra guerra si fa spazio giorno dopo giorno nel cuore dei due giovani... 
Lotteranno per uscirne vincitori o alla fine cederanno?


La Principessa dei Mondi- LaTerra è il primo volume di una trilogia sulla guerra tra Mirika e la Terra. Un distopico potente, emozionante, che lascia col fiato sospeso fino all'ultima riga.

L'autrice.
Autrice. Moglie. Mamma. Lettrice. Docente. Adora inventare storie e scriverle. Ha sempre sonno e lo dice con frequenza. Per sopperire alla mancanza di argomenti riguardo a se stessa finisce spesso per parlare di cibo. O del tempo. È autrice di Ogni singola cosa, Amore, libri e piccole follie, È qui che volevo stare e Innamorarsi ai tempi della crisi.



Il secondo è anch'esso un romance ma recency dell'autrice Jill Barnett, più volte in vetta alle classifiche del New York Times e già pubblicata in precedenza da Mondadori.


UN CAVALIERE TUTTO SUO
di Jill Barnett


Trad. I. Nanni
84 pp
3.47 €
Nel tentativo disperato di evitare un matrimonio imposto con il Barone di Warbrooke, il cavaliere più temuto d’Inghilterra, Lady Linnet di Ardenwood assolda il pericoloso mercenario William de Ros perché l’aiuti a fuggire in convento. 
A sua insaputa, de Ros in realtà è proprio il nuovo Barone di Warbrooke e d’accordo con il protettivo nonno di Linnet ha solo una settimana per farle la corte e conquistarla.
Se solo sapesse come fare a corteggiare una dama…

martedì 30 aprile 2019

BILANCIO DI LETTURE DEL MESE DI APRILE 2019



Aprile è stato un mese in cui ho colmato un paio di lacune cui da tempo mi ero ripromessa di rimediare, e mi riferisco in particolare a Stoner e Canto della pianura.





  • IL PAESE DELLE PAZZE RISATE di Jonathan Carroll (RECENSIONE). Un romanzo appartenente alla narrativa fantastica, in cui nulla è come appare a prima vista: il paese di provincia di cui, in compagnia del protagonista, percorriamo le strade polverose è abitato da cani (tutti bull-terrier bianchi) cui manca solo l'uso della parola (ma ne siamo sicuri?) e da gente strana e sospetta (oltre che sospettosa), che sembra nascondere un oscuro segreto...
  • STONER di John Williams (RECENSIONE). Il ritratto sincero e commovente di un uomo che, pur avendo una vita apparentemente piatta e fin troppo "comune", riesce ad entrare nel cuore del lettore grazie alla magistrale penna, sensibile e attenta, del suo autore.
  • HEIDI di Francesco Muzzopappa (RECENSIONE). La 35enne Chiara si ritrova a doversi barcamenare tra il rischio di un licenziamento e il prendersi cura dell'anziano padre - affetto da demenza selettiva -, un mix che darà il via a una serie di situazioni divertenti e paradossali.
  • DOPO di Koethi Zan (RECENSIONE). Dieci anni dopo essere scappata dallo scantinato in cui è stata imprigionata per tre anni, Sarah è in realtà ancora schiava e prigioniera: dei propri incubi, delle proprie fobie e manie, dell'ossessione di essere ancora ed eternamente in pericolo. Ed infatti la sua peggiore paura rischia di ripresentarsi più terribile che mai....
  • CANTO DELLA PIANURA di Kent Haruf (RECENSIONE). In una piccola realtà rurale vicino Denver si intrecciano le vite di alcune persone comuni, alcune oneste e buone, altre meno; ne viene fuori il ritratto genuino e realistico di un'umanità varia e indimenticabile proprio per la sua "normalità".
  • DIARIO DI UN DOLORE di C.S. Lewis (RECENSIONE). Perdere qualcuno che amiamo è un'esperienza oltremodo dolorosa, e non è facile parlare del dolore, non solo perchè trovare le parole giuste per esprimerlo è complicato, ma anche perchè è qualcosa di molto intimo, che preferiamo tenere per noi, fosse anche soltanto per evitare di apparire deboli o di suscitare compassione. L'autore di questo breve diario autobiografico prova a mettere nero su bianco i propri tristi pensieri, con onestà e precisione.
  • UN PALLIDO ORIZZONTE DI COLLINE di Kazuo Ishiguro (RECENSIONE). Quando il proprio passato è costellato di esperienze negative e dolorose, voltarsi indietro per ripercorrerlo con la memoria non fa che aggiungere ulteriori sofferenze, eppure è proprio il racconto di sè, di quei giorni che sono stati e ora non sono più e che, a modo loro, ci hanno formato, a offrirci una via per far pace con noi stessi e con quei demoni che ci portiamo dietro.
  • LE DISAVVENTURE DI MARGARET di Cathleen Schine (RECENSIONE). Una commedia al femminile dal taglio sofisticato che, in tono leggero, si sofferma su come la lettura di certi libri "particolari" possa influenzare la mente e i comportamenti di una giovane donna colta e un tantino... suggestionabile!
  • SC E LA MALEDIZIONE DEL TERZO OCCHIO di Emanuela Molaschi (RECENSIONE): il mondo creato dalla penna dell’autrice è popolato da personaggi magici e non, da ragazzi e ragazze che frequentano una scuola per maghi in Inghilterra, ed è una storia che nasce come una fan fiction potteriana ma che comprende molti elementi originali.
  • TINA di Alessio Torino (RECENSIONE): un breve ma profondo romanzo di formazione, una storia di crescita, in cui la giovanissima protagonista deve fare i conti con il complicato e contraddittorio mondo degli adulti, tutti troppo occupati e presi dalle proprie preoccupazioni per far caso a lei, che intanto li guarda tutti attraverso la propria sensibilità e tra mille domande.
  • FERMO! CHE LA SCIMMIA SPARA di David Cintolesi (RECENSIONE): storie di uomini e donne alle prese con i loro peggiori incubi, esistenze travolte da vortici di violenza e situazioni grottesche immerse in una cornice che mescola elementi pulp, horror, noir, conditi con una vena di "macabra ironia".

A parte la fatica nel proseguire e terminare SC E LA MALEDIZIONE DEL TERZO OCCHIO (è un genere che non fa per me...) e anche LE DISAVVENTURE DI MARGARET (piacevole ma non avvincente), le altre letture sono state tutte molto belle, ma se devo stabilire un podio, dico CANTO DELLA PIANURA, STONER (per la capacità degli autori di farti amare ciò che, di per sè, non ha nulla di notevole e straordinario) e IL PAESE DELLE PAZZE RISATE (esilarante!).


Attualmente in lettura:

- IL GARZONE DEL BOIA di Simone Censi: romanzo storico incentrato sulla figura di Giovanni Battista Bugatti, detto Mastro Titta, il boia di Roma, celebre esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio;
- TERRONI di Pino Aprile, saggio storico sui "retroscena" dell'unità d'Italia;
- LASCIA DIRE ALLE OMBRE di Jess Kidd, un thriller dai risvolti fantastici ambientato in Irlanda.



QUALI LETTURE DI APRILE VI HANNO COLPITO MAGGIORMENTE?
QUALI VI HANNO DELUSO?

lunedì 29 aprile 2019

Dietro le pagine di DOPO (The never list) di Koethi Zan




Una decina di giorni fa ho recensito sul blog DOPO di Koethi Zan (RECENSIONE), un thriller psicologico incentrato su delle ragazze tenute prigioniere in uno scantinato; esse riescono a liberarsi ma il ricordo traumatico di quella terribile esperienza non le lascia, neanche a distanza di dieci anni, però allo stesso tempo dà l'insospettabile coraggio di andare a caccia del loro "Hannibal Lecter".


Risultati immagini per dietro le pagine chicchi
Cosa/chi ha ispirato questo romanzo?


Dopo (The never list) prende ispirazione in parte dalle incredibili e terribili storie di sopravvissute alla prigionia, come Elizabeth Fritzl, Natascha Kampusch (recensione libro), Sabine Dardenne, Jaycee Lee Dugard. 
Ragazze che hanno fatto una delle esperienze peggiori in assoluto e ognuna di loro ha dimostrato una forza inimmaginabile nel riprendersi la propria vita, nonostante un simile trauma. 
L'Autrice dice di essersi sentita quasi in soggezione rispetto a loro, cosciente di come le proprie quotidiane difficoltà fossero nulla in confronto a quelle vissute da queste donne.
Il suo scopo era creare un personaggio del genere: una donna forte di fronte all'orrore insondabile vissuto, che aveva bisogno di confrontarsi con il passato per capirlo.

Quando già aveva cominciato a scrivere il libro, venne fuori la notizia della fuga di una delle tre prigioniere di Ariel Castro (il mostro di Cleveland), Amanda Berry, che portò al salvataggio delle altre due (Michelle Knight e Georgina "Gina" DeJesus); Koethi era sbalordita e ciò che stava scrivendo divenne più surreale man mano che la storia procedeva. Aveva scritto un libro basato sul suo peggior incubo, ed eccolo lì sullo schermo, purtroppo reale, anzi, anche peggio della storia che aveva inventato.

Inevitabilmente saltavano agli occhi le somiglianze tra libro e fatti di cronaca, anche se la scrittrice non si era ispirata direttamente a loro: scrivere il libro era "solo" il suo modo di cercare di comprendere le difficoltà e la forza delle donne le cui storie l'avevano ispirata.

Ovviamente la Zan ha condotto ricerche prima di cominciare a realizzare il proprio romanzo.
Aveva passato gli ultimi dieci anni a fare ricerche indirette. in particolare studiando psicopatici, prigionieri di rapimenti e la mente criminale. Inoltre, ha frequentato una scuola di specializzazione in Studi cinematografici, avvicinandosi al Surrealismo con Annette Michelson, che, in un certo senso, ha un debole per il "lato oscuro".

Durante la stesura del libro, ho fatto ricerche formali su BDSM (Bondage, Dominazione/Disciplina, Sottomissione/Sadismo, Masochismo), psicologia anormale, studi sulle vittime, esperienze di donne rapite, le loro memorie, trascrizioni di prove, articoli di giornale. 
Per le parti riguardanti le pratiche BDSM, ad es., ha letto diversi libri sull'argomento, ma ha anche trascorso molto tempo in Internet, entrando proprio in siti Web e blog specifici, approdando su bacheche e in chat scioccanti, finendo per leggere una tal quantità di racconti inquietanti da iniziare a credere che, giunta a quel punto, nulla più l'avrebbe mai potuta sorprenderla, ma in realtà, proseguendo ad informarsi, era costretta e ricredersi perchè più si addentrava in "quel mondo", più conosceva altri siti, altre storie, altre immagini... che le restavano impresse nella mente.

Si è sommersa letteralmente di materiale, ritrovandosi in un mondo davvero molto oscuro e spaventoso, per tanto tempo; anche se chiaramente non può sapere come sia realmente vivere quel tipo di esperienza, sente di aver sviluppato una particolare empatia per quelle vittime e si augura che ciò che ha imparato emerga nel libro.

Infine, per quanto concerne gli autori che le sono stati di ispirazione, Koethi cita soprattutto due autori di romanzi polizieschi che hanno influenzato il suo libro, pur essendo tra loro molto diversi: Patricia Highsmith, le cui storie mantengono sempre un ritmo lento e minaccioso, e una tecnica letteraria e psicologica che la Zan apprezza tanto, e Steig Larsson, che è tutto azione e trame complesse e drammatiche.



Fonti consultate:    Articolo 1   Articolo 2

domenica 28 aprile 2019

Novità Kimerik Editrice - Aprile 2019



Novità Kimerik Editrice:

LA COLLINA DEL TEMPO PERDUTO
di Natale Vulcano



Kimerik Ed.
Giorgio Arconte è un giornalista e scrittore di successo, sul punto di pubblicare un nuovo romanzo. 
Nonostante le soddisfazioni professionali, però, i ritmi forsennati imposti dalla società e lo stress che ne deriva, lo spingono a trovare una via di fuga. 
Dopo aver riflettuto a lungo, decide di rispondere alla chiamata della nostalgia e ritornare al suo paesino natio, in Calabria. 
Qui lo attendono la collina su cui è cresciuto e i ricordi di infanzia, che vedono indiscussa protagonista Lady Laura, la quale, in vita, era il sogno di ogni uomo della zona. 
Ben presto, però, Giorgio viene a sapere che la collina è stata messa in vendita. 
Inoltre, si imbatte per caso in una giovane donna che è identica in tutto e per tutto a Lady Laura. 
Mentre indaga per risolvere il mistero dietro questa inspiegabile somiglianza e tenta di riappropriarsi dell’amata collina, l’editore fa pressioni su di lui, affinché non si sottragga al contratto che gli impone di terminare, il prima possibile, il prossimo libro. 


L'autore.
Natale Vulcano è nato a Scala Coeli (CS) e vive a Corigliano-Rossano, zona di Rossano. Docente di Psicologia Applicata e Storia e Filosofia, è Presidente dell’Associazione “25 Aprile – Marco De Simone”. La collina del tempo perduto si è classificato al secondo posto al Premio Letterario Nazionale “Città di Montefiorino” (MO), luglio 2017. È stato finalista e ha ricevuto il Premio della Critica al Premio Letterario Nazionale “Matarazzo”, Montescaglioso (MT), settembre 2013
.


UNICO MOTO
di Fausta Barile




Kimerik Ed.
Etien è un ragazzo dalla sessualità indefinibile, che affronta un intenso dialogo con il padre, quale figura di riferimento, più che altro l’adolescente sputa accuse per l’insopportabile assenza, tipico ed usuale ai nostri giorni; e mentre la consuetudine rapisce i cardini questi si rafforzano divenendo pilastri ineguagliabili. 
Ma nella contingenza occorre un amico, meglio che abbia un ruolo anche di psicologo, questi guidandoci ad una risoluzione per la perduta memoria, innesca micce di positività al pensiero rendendolo audace nell’abbattere le incertezze. 
Solo creando un obiettivo si può perseverare nella lotta alla vita, mentre l’insospettato amore per la moto si eguaglia a quello di un grande e odierno mito del motociclismo, Valentino Rossi, che come eroe ha dato l’impossibile; il romanzo si riempie di emozionalità e sensazioni dermiche, esaltando sul finale non la vittoria di un protagonista ma l’amore incontrastato per una ragazza. Un copione a lieto fine? Non particolarmente! 



L'autrice.
Fausta Barile nasce a Milano il 1° marzo del 1970. Si appassiona fin da bambina agli studi che protrarrà fino al luglio del 1998 per il conseguimento della laurea in DAMS a Bologna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. La sua personalità vivrà una lunga esperienza “transgender” in abiti assolutamente maschili. Con il passare degli anni la scelta verrà ostacolata dai genitori. Non troppo fortunata in amore, conosce un ragazzo dello Sri Lanka con il quale nel marzo 2011 avrà un figlio: Flavio Leonardo. Le strade con il compagno si sono separate, ma Fausta non demorde dal grande sogno d’amore. Attualmente è un operatore socio-sanitario e ha pubblicato a giugno 2017 una raccolta di racconti brevi dedicati all’era Internet: Antiumano.

sabato 27 aprile 2019

Mini-recensioni film || TITO E GLI ALIENI (P. Randi) - A STAR IS BORN (B. Cooper)



Uno scienziato vedovo depresso e il suo nipotino rimasto orfano sono intenzionati a captare un segnale proveniente dallo spazio da parte dei loro cari.
Bradley Cooper, alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa, ha confezionato un film drammatico e sentimentale bello e disperato.

TITO E GLI ALIENI


Regia di Paola Randi
con Valerio Mastandrea, Clémence Poésy, Luca Esposito (II), Chiara Stella Riccio.

Anita e Tito sono fratello e sorella; sono rimasti orfani, avendo appena perso il papà ed essendo già senza mamma.
Il padre, prima di morire, ha pensato al futuro dei figli, affidandoli al fratello, uno scienziato che vive in America.
I due ragazzi, quindi, sono costretti a emigrare in America da questo zio mai visto prima, un tipo solitario, di pochissime parole, che decisamente non risponde alle loro aspettative.

Il Professore vive nel deserto del Nevada e sta spendendo la vita ad ascoltare il suono dello Spazio alla ricerca di una voce; ma non una voce qualsiasi, bensì quella della cara moglie morta diversi anni prima.

Valerio Mastandrea è un attore fantastico, non c'è bisogno di sottolinearlo, e se c'è un tipo di personaggio che gli riesce benissimo è, un po' come la Buy, quello triste, dall'aria dimessa, stanca, un po' burbero, taciturno (per carità, è bravissimo anche in ruoli ironici e più leggeri, come in Perfetti sconosciuti o I Tre Moschettieri), e in questo film è proprio così.

L'uomo vive quindi a un passo dall'Area 51 per seguire, o almeno dovrebbe, un progetto per conto del governo degli Stati Uniti.
Il suo torpore esistenziale è interrotto quotidianamente da Stella, giovane wedding planner per turisti che credono ancora agli alieni; altra compagnia essenziale è un computer - con una voce femminile gentile e cortese - di sua creazione con il quale interagisce, finalizzato alla ricerca del famoso segnale nello spazio.

La sua esistenza viene rivoluzionata dalla ricezione di un pacco postale e una registrazione video che gli annunciano l'arrivo dei nipoti Anita e Tito, preziosa eredità del fratello morto a Napoli.

Sebbene si senta inadeguato al compito, il professore lo accetta (che altro può fare?) e si attrezza, letteralmente, per accogliere i nipoti.
La convivenza non sarà facile, dovendo rapportarsi con Anita, che ha sedici anni e sogna un tuffo in piscina con Lady Gaga, e Tito che ne ha sette e desidera sopra a ogni cosa parlare ancora col suo papà, che lui non sa essere morto.

Com'è comprensibile, i due ragazzi portano scompiglio nelle placide giornate del Professore, che non smette comunque di dedicarsi al proprio particolare progetto, nonostante abbia appreso che di lì a pochi giorni la sua postazione verrà smantellata, visto che finora risultati non ne sono stati prodotti e il Governo s'è stufato di promuoverlo.

Il Professore avrà un ben daffare a gestire l'esuberante e ribelle nipote e la vivacità di Tito, il quale si convince che il suo stranissimo zio possa davvero aiutarlo a parlare con suo padre; non solo, ma l'uomo si sta rendendo conto di essere attratto da Stella, anche se è difficile per lui ammetterlo perchè il ricordo della moglie è ancora troppo presente...

Tra baruffe e incomprensioni, pc che vanno in tilt e il rischio che il progetto venga bloccato, ce la faranno il Professore e il piccolo Tito a parlare, almeno una volta, con i propri cari, a sentire la loro voce?

Un film molto carino, io non amo la fantascienza ma questo è stato piacevole e, lo confesso, a un certo punto mi ha anche commossa...
Forse non sarà paragonabile ai film fantascientifici made in USA, spettacolari e con effetti speciali di ultimissima generazione, però qui ho trovato quella ricerca dei "buoni sentimenti" che male non fa mai; e fa niente se alla fine mi ha ricordato Ghost, a me la lacrima è scappata e tanto mi basta, perchè io credo che tutti noi vorremmo poter ascoltare la voce di una persona amata e perduta, fosse anche per una volta sola, e il film tocca questo desiderio racchiuso in ognuno di noi, e lo fa con dolcezza e leggerezza.


A STAR IS BORN



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A Star Is Born, di e con Bradley Cooper, accanto al quale troviamo Lady Gaga, è la quarta versione cinematografica di questo musical, raccontato per la prima volta in un film del 1937, cui seguirono due remake (nel 1954 con Judy Garland e nel 1976 con Barbra Streisand).

La trama è presto detta: Jackson Maine è un musicista di successo che purtroppo alza troppo spesso il gomito; ha ancora il suo bel pubblico di affezionati che cantano le sue canzoni ma si sta avviando sul viale del tramonto.

Una sera, un po' per caso, in un night conosce la squattrinata artista Ally, che non sarà la donna più bella del mondo ma ha carisma da vendere, nonchè una grande voce.
Lei s'è convinta di non poter sfondare nel mondo della musica - non è abbastanza bella, in particolare è il naso a darle "problemi" - ma Jack l'ascolta cantare, sente le sue canzoni, e la convince a credere nel suo sogno e a calcare il palcoscenico.

I due cominciano cantando insieme, sono sempre più innamorati l'uno dell'altra, si sposano e la loro relazione sembra iniziare sotto una buona stella.
Se non fosse che purtroppo Jack continua a bere e, per contro, Ally comincia a diventare famosa, le viene offerto un ottimo contratto e in poco tempo diventa una vera e propria star, acclamata, richiesta, ben pagata, pronta a viaggiare e fare tournèe.

La splendida carriera di Ally sembra essere inversamente proporzionale a quella del compagno: lei inizia a spiccare il volo e lui va sempre più giù, nel baratro dell'alcolismo, e in questo modo anche la loro relazione comincia a perdere colpi a causa della battaglia che Jack conduce contro i propri demoni interiori.
Jack sembra diventare quasi un ostacolo per Ally - che  lui ama moltissimo, ma è un po' diviso tra l'amore per lei e un pizzico di gelosia per la sfolgorante carriera della moglie, che si sta allontanando da lui sempre più, infatti, anche se Ally cerca di stare vicina al suo Jack, i mille impegni lavorativi la tengono spesso lontana da casa.

Jackson si lascerà andare alla propria infelicità o l'amore di e per Ally basteranno a scuoterlo e a salvare la loro relazione?

Ho visto questo film sia perchè mi è stato ardentemente consigliato da un'amica e sia perchè ero curiosa di vedere Lady Gaga in questa sua prima prova come attrice.
Solitamente i film d'amore non rientrano tra le mie preferenze, a meno che la love story non sia collocata all'interno di una cornice bella, ricca, con una trama articolata e ben sostenuta; la storia di Ally e Jackson ha uno sviluppo in fondo abbastanza prevedibile, però questo film mi è comunque piaciuto perchè non è solo il racconto drammatico di una relazione sentimentale difficile, ma anche dei fallimenti e dei successi che accompagnano la vita dei protagonisti, e la fatica che devono fare per tenere in piedi il loro matrimonio, nel quale continuano a credere nonostante i problemi.
Bradley dà al suo personaggio un'aria maledetta, tormentata, malinconica, di cantante country avviatosi verso la stagionatura ma sempre fascinoso (la voce del doppiatore non mi ha entusiasmata, troppo cavernicola); convincente Lady Gaga; le canzoni del film sono belle e mi piace che abbiano deciso di registrarle dal vivo.
Bel film, ogni tanto un buon film sentimentale ci sta, se strappa una lacrimuccia ancora di più ^_^

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