Quattordici racconti che mettono in luce le passioni e i sentimenti, le speranze e le delusioni, le sconfitte e le vittorie di persone "normali", che grazie allo sport - comune denominatore di queste storie - hanno raggiunto importanti consapevolezze nella propria esistenza: perché lo sport, quando è praticato con lealtà, dedizione, spirito di sacrificio, senso dell'unità, può diventare poesia ed essere un maestro di vita.
LE STREGHE DI ATRIPALDA
di Teodoro Lorenzo
Bradipolibri 220 pp |
Un titolo sicuramente originale e accattivante, quello scelto per questa raccolta, che inevitabilmente fa nascere nel lettore la domanda su chi siano queste "streghe" e come possano collegarsi al mondo dello sport, che fa da sfondo a tutte le storie narrate dall'Autore in queste pagine.
Ogni racconto ha il suo sport: hockey su ghiaccio, lotta greco-romana, tiro a segno, carabina, ciclismo, lancio del disco, tiro con l'arco, canoa, golf, pallavolo, vela, judo, atletica (400 metri), pugilato, automobilismo; e per ogni sport c'è il suo campione, con la sua personale storia di vita.
I protagonisti che di volta in volta conosciamo in questo viaggio narrativo sono tutti collocati in città differenti e sono (talvolta estremamente) diversi l'un dall'altro, con motivazioni e una concezione dello sport che arriva ad essere agli antipodi (ad es., le protagoniste del racconto che dà il titolo al libro vs il protagonista di "Ghiaccio e fuoco"), ma comunque accomunati dalla passione e/o dalla pratica di un'attività sportiva, nella quale confluiscono ineluttabilmente tutte le passioni e i tormenti di ciascuno di essi.
Alcuni personaggi ci colpiscono perchè onesti, puliti, riflessivi; altri per la loro temerarietà, per la forza interiore, per la capacità di portare gli altri a ricercare il meglio e non la mediocrità; altri per la loro malvagità, dietro la quale però si nasconde un bisogno inconsapevole di redenzione.
E così, ad es., conosciamo un giovanotto appassionato di automobilismo, un vero e proprio fuoriclasse al quale tutti riconoscono non solo la bravura ma soprattutto una caratteristica incredibile: l'assenza di paura.
E' possibile non provare mai alcuna paura, non sentire i brividi di terrore quando ci si trova in una situazione ad alto tasso di adrenalina? E soprattutto..., per quanto a volte ci baleni nella mente il pensiero "Vorrei smettere di aver paura...", sarebbe davvero consigliabile non averne? Non è piuttosto vero che provare paura, e sentirne e riconoscerne i segnali, ci aiuta ad affrontare/evitare con saggezza situazioni pericolose?
C'è chi ha paura di non essere mai abbastanza, e per questo ha imparato ad affrontare le proprie insicurezze attraverso appigli sbagliati e sciocchi, che a nulla giovano nè a se stesso nè nei rapporti con gli altri; c'è la ragazza che detesta il proprio corpo sgraziato e soffre per i giudizi altrui, ha paura di mostrarsi per quella che è, ma una presenza amica l'aiuterà a comprendere che l'aspetto fisico non deve condizionare il suo mondo interiore.
Incontriamo personaggi arroganti, che presi da una sorta di delirio di onnipotenza credono di poter avere tutto ciò che vogliono senza curarsi se calpestano la dignità altrui; altri onesti e profondi, pronti a scavarsi dentro e a interrogarsi sul proprio modo di essere, su cosa vogliono diventare, sulla necessità di vivere senza maschere e ipocrisie; c'è anche chi, praticando uno sport, capisce che in fondo non è quello che vuol fare e che finora ha solo assecondato i desideri di qualcun altro, e ancora chi usa uno sport per raggiungere uno scopo ignobile e malvagio.
Leggiamo storie dolorose, di giovani donne depredate della propria innocenza, della speranza del futuro, cui resta tra le mani solo un dolore infinito, ma anche storie di donne pronte a migliorarsi, a portare avanti valori importanti, come la lealtà, la solidarietà, il gioco di squadra.
Insomma, storie di vita che hanno tutte qualcosa da insegnarci su temi quali la vita e la morte, la malattia, l'amicizia, l'onestà, l'amore, il rispetto per il prossimo, e i vari sport non fanno che portare chi li pratica a riflettere su questi aspetti esistenziali e a prendere decisioni nobili, volte al miglioramento di se stessi; i protagonisti sono uomini e donne comuni, tratteggiati in tutta la loro imperfetta umanità, e l'Autore scava con profonda sensibilità dentro la loro anima, lasciandone emergere il buio e la luce, il male e il bene, attraverso una scrittura attenta, intensa, ricca di significato e carica di riflessione, caratterizzata da un linguaggio sempre consono alla storia raccontata, che sa essere elegante e, non di rado, quasi poetico, pur restando realistico, in grado di toccare il lettore, di fargli apprezzare il percorso personale di consapevolezza di sè cui arriva sempre ciascun protagonista.
Mi è piaciuto molto il fatto che l'Autore abbia scelto di dare ai personaggi che compaiono nei racconti (non solo a quello principale) un nome e un cognome, collocandoli in una città ben precisa (Rieti, Teramo, Verona...), rendendo "personale" la loro conoscenza, permettendoci di entrare in modo diretto nel loro mondo, nelle loro vite e vicissitudini.
Devo dire che questo libro è stata una bella scoperta, i racconti sono tutti belli, scritti molto bene, appassionano perchè lasciano emergere l'aspetto umano dello sport, il cui senso va ben oltre le vittorie, i punteggi conseguiti, la fama, ma converge tutto nell'eccitazione e nella gioia che deriva dal praticarlo, dal gareggiare, dalla sana competizione che esso stimola, dal gioco in quanto tale, che ci riporta indietro, ai giorni spensierati dell'infanzia.
Non posso infine non condividere con voi il piacevole stupore che ho provato nel leggere un racconto in particolare, "La mela d'argento", una storia di violenza e dolore (credo sia quella più amara tra tutte) ambientata nella mia città, San Severo, e per di più nei giorni della festa patronale - la "Festa del Soccorso" - che ha luogo proprio in questo fine settimana (quando si dice... "le coincidenze"!).
Ringrazio l'Autore per avermi dato l'opportunità di leggere questa raccolta, che mi sento davvero di consigliarvi.
le "...radici del male affondano dentro l’essere umano fin dalla sua nascita. Ma nello stesso tempo credo che la sua non sia una condanna definitiva; dalla cattiveria ci si può redimere. La volontà dell’uomo può avere la meglio, può vincere sul male. La nostra vita deve diventare una lotta quotidiana per strappare dall’anima quelle radici malvagie. È il nostro istinto egoistico che ci porta naturalmente verso la cattiveria e occorre uno sforzo morale costante per non farsi trascinare nel fango. Dobbiamo essere sempre vigili, basta una debolezza della volontà, un mancamento passeggero della mente per farsi risucchiare nel gorgo nero del male. Non cedere Ivo, non darla vinta alla cattiveria, reagisci e comincia a fare scelte virtuose. Tu adesso non le opponi abbastanza forza, risveglia la tua forza morale.”