lunedì 23 dicembre 2019

Un racconto per Natale: "Daniel e l’Angelo" di Jill Barnett



Cari lettori, vi segnalo l'uscita di tutti e tre i racconti a tema natalizio di Jill Barnett; la sinossi appartiene al primo racconto:



- Daniel e L'Angelo (Natale in Città #1) tradotto da Marianna N.
- L'eroe di Eleanor (Natale in Città #2) tradotto da Isabella Nanni
- Penny portafortuna (Natale in Città #3) tradotto da Isabella Nanni


Daniel e l’Angelo
di Jill Barnett

Editore: Babelcube Inc.
Traduttore: Marianna N.
Prezzo: 2,58 euro
Store dove l’ebook è in vendita: 
Amazon, Kobo, IBS, LaFeltrinelli.it, GooglePlay


Sinossi

Un Angelo caduto viene inviato sulla terra per insegnare il significato del Natale. 
Quando il ricco finanziere D.L. Stewart trova una donna ferita nella neve di fronte alla sua residenza di New York, non ha idea che la bella Lillian, in realtà sia un angelo caduto pasticcione e dal cuore enorme, mandato dal Paradiso per insegnargli cosa sia davvero il Natale. 
È proprio il lavoro giusto per lei. D.L. ha un’anima ferita e cinica, un uomo freddo che crede di poter comprare tutto e tutti. Ma presto Lillian trasforma la vita tranquilla e solitaria dell’uomo in un vero caos e il Natale in città diventerà un Natale nel cuore.

Biografia autrice
JILL BARNETT incanta i lettori con il suo mix di storie originali fatte di amore e risate. Publishers Weekly ha dato al suo libro, Il cavaliere dei miei sogni (I Romanzi Mondadori), un’opinione stellare, definendolo “esilarante... I suoi personaggi sono gioiosi e freschi, il suo stile è piacevole da leggere, come un raggio di sole estivo.” Detroit Free Press al libro Joy la strega (I Romanzi Mondadori), uno dei migliori libri dell’anno, hanno dichiarato, “La Barnett ha uno stile fantastico perché con una battuta riesce a dare vita a una storia d’amore.” Tutti gli altri suoi libri hanno avuto il plauso della critica e da allora sono apparsi nelle classifiche dei bestseller del New York Times, USA Today, Publishers’ Weekly, il Washington Post, Barnes and Noble e Waldenbooks, che ha assegnato a Jill il premio National Waldenbooks. Ne sono state stampate 7 milioni di copie e le sue opere sono state pubblicate in 21 lingue. Jill vive con la sua famiglia nel Nord-Ovest del Pacifico.

sabato 21 dicembre 2019

Recensione: OSSIGENO di Sacha Naspini



Liberi: lo siamo davvero?
Essere privati della propria libertà fisica da qualcuno che crudelmente decide di rinchiuderti in una prigione da cui difficilmente potrai uscire, è terribile; eppure non è l'unica prigione nella quale possiamo essere segregati: ce ne sono di emotive, mentali, che si creano in seguito a meccanismi perversi messi in moto a volte da altri, altre da noi stessi.
E allora la domanda che continua a risuonare è questa: chi ha rinchiuso chi?



OSSIGENO
di Sacha Naspini



Edizioni E/O
224 pp
16 €
2018

"Il punto non è che mio padre è mio padre.
Il punto è che sono suo figlio."


Luca ha ventisei anni, è orfano di madre e vive con suo padre, il professor Carlo Maria Balestri, stimato antropologo, uomo sobrio, educato, dai modi gentili, poco propenso a litigare, pure con quel figlio che spesso e volentieri gli mette il muso e innalza irritanti silenzi, che il padre puntualmente rompe di propria iniziativa.
La sera del 6 ottobre 2013 i due stanno cenando quando in casa irrompono i Carabinieri, che portano via Carlo.
Le accuse sono gravissime: il professore Balestri è accusato di essere un rapitore di bambine; ad inchiodarlo è la testimonianza dell'unica sopravvissuta ai suoi crimini: Laura, rapita in una calda giornata d'agosto del 1999, a soli otto anni. 
Quando viene ritrovata, quattordici anni dopo, è una giovane di ventidue anni.

L'incubo della povera vittima pare essersi finalmente concluso...
Chiusa in un container per quasi tre lustri, è diventata una donna tra le fredde mura di una scatola di ferro e adesso è finalmente libera, può tornare alla sua vita, alla sua famiglia. Può tornare a vivere.

Ma è davvero così? 
Lasciarsi alle spalle quel pezzo (non piccolo) di vita, spesa in cattività (una catena le era stata messa al collo perché non potesse in alcun modo fuggire) per mano di un uomo che ha deciso di tenerla rinchiusa in una "gabbia"per ragioni oscure e perverse, è tutt'altro che semplice.
E poi..., tornare a quale vita? Cosa è cambiato nel corso di tutti questi anni? Come rapportarsi a una madre che ormai le è divenuta estranea?
Riuscirà mai Laura ad uscire definitivamente da quella maledetta gabbia di ferro che è stata la sua "casa" per tanto tempo?

L'autore ci racconta sia gli anni precedenti il rapimento - la Laura bambina, la sua vita famigliare, l'amichetta del cuore Martina - sia quelli vissuti nel container.
Come si comportava con lei il professor Balestri? Le ha mai usato violenza? Ha provveduto adeguatamente quanto meno ai suoi bisogni fisici e materiali?

La vicenda di Laura è davvero singolare, in quanto il suo rapimento è connotato da elementi diversi da quelli, tragici e terribili, che il più delle volte leggiamo/udiamo dalle testimonianze dei sopravvissuti a sequestri lunghi anni e anni.

Non voglio dirvi troppo in quanto preferisco lasciarvi la curiosità di scoprire da soli che tipo di esperienza - per quanto assolutamente terribile - Naspini abbia deciso di lasciar vivere alla propria protagonista; aggiungo solo che, benché il papà di Luca sia senza dubbio un mostro, il Male incarnato, per ciò che ha fatto a delle anime innocenti, una cosa emerge con chiarezza circa il suo modus operandi: non ha mai alzato un dito su Laura, nessuna violenza fisica o sessuale; anzi, in quattordici anni... non le ha mai rivolto la parola.
Una solitudine estrema, mista alla paura di un destino sconosciuto e soggetto alle bizze e alle intenzioni di un folle, il quale - inspiegabilmente? - ha portato anche lì, tra le quattro gelide mura del container, il suo essere uno studioso affermato, un uomo di cultura.

Il punto di vista di Laura si allarga e la vediamo anche dopo la liberazione: Laura torna a casa, da sua madre (il padre è morto e la donna ha un nuovo compagno), ha pure un fidanzatino; sorride, passeggia tanto e da sola, con un quaderno in mano su cui appunta costantemente qualcosa di importante, col cellulare sempre pronto, scatta foto a ciò che la circonda, che siano persone o oggetti; insomma, si comporta come una ragazza normale. 
Eppure a volte è colta da una sorta di raptus: dopo aver trascorso del tempo da sola gironzolando tra le strade di una caotica Milano, sente il bisogno impellente di entrare in un bar qualsiasi per chiudersi in bagno, dove - potendo - resta anche per un’ora. È il suo modo per riprendere fiato e poi tornare all’aperto, in apnea.

Ma questa ostentata normalità quanto può durare?
Cosa si cela nella mente di una ragazza che ha vissuto un'esperienza del genere?
E si è accorta Laura che qualcuno la sta seguendo?

Se Laura è stata costretta a vivere imprigionata in un buco per quattordici anni, altre persone - vicine a lei in modo diretto e non - hanno sperimentato un altro genere di prigionia e l'Autore lascia che ci inabissiamo nel fiume di pensieri e stati d'animo di queste persone, tanto da metterci nei loro panni.

Pensiamo alla mamma di Laura: com’è parlare e interagire con una figlia sopravvissuta a quattordici anni di reclusione e tornata a casa all'improvviso, da un giorno all'altro? Una figlia che intanto è cresciuta (seppure in condizioni assurde, strane, anormali), s'è fatta donna, ha acquisito abitudini, modi di fare e pensare che a te mamma sono sconosciuti, nonostante sia tua figlia. Una figlia estranea, riservata, inaccessibile, gentile e carina sì, ma terribilmente lontana.

"Laura è l’argine di un oceano sconosciuto. Che comunque inonda, travolge barchette. Per prima la mia."
"A volte ci sono distanze che diventano scudi; non possono più essere tradite."

E tu sei altrettanto distante da lei, chiusa nel tuo mondo fatto di bollette da pagare, di una relazione che boccheggia per mancanza di ossigeno, di aria pulita, e rischi di soffocare. 
Che ne sa questa ragazza - l'ultima volta che l'hai vista aveva otto anni! - di come tu hai vissuto per tutto questo tempo senza di lei?
Del dolore, dei sensi di colpa, della paura di non riavere più indietro la propria creatura, di non sapere come affrontare un giorno dopo l'altro con questa assenza atroce?

E cosa pensa e sente Martina, la migliore amica di Laura, l'ultima ad averla vista quel giorno maledetto? Martina, un po' insistente, capricciosa, poco sensibile verso i problemi della propria amichetta... Del resto, stiamo parlando di una bimba di otto anni, cosa avremmo mai potuto pretendere?
Come ha vissuto Martina in questi quattordici anni? Quante volte la sua mente è ritornata a quei momenti in cui ha parlato con Laura prima che lei sparisse?

E poi c'è lui, Luca, il figlio del Mostro.

"Tutti sanno chi sono, da dove vengo. Sono nato e cresciuto nelle stanze del Male. Non riescono a separare mio padre da me. Anche per il sottoscritto è un’impresa: la mia identità non è solo quel che percepisco; è ciò che percepisce la gente. (...) La prima cosa da fare sarebbe questa: andare via. Se vuoi modificare un documento devi rompere col passato, altrimenti suona come una buffonata. Sparire nel nulla, senza che qualcuno possa smentirti. O riconoscerti."

Cosa succede se un giorno scopri che la persona che ti ha generato è un sequestratore, un assassino, la malvagità fatta persona? 
La cattura del padre maniaco, del professore di antropologia acclamato, i cui saggi sono sempre andati a ruba, che teneva conferenze seguitissime ovunque, non è di certo la fine di un incubo, tutt'altro: segna l’inizio di nuove vite, di nuove scelte da parte di chi è in qualche modo sopravvissuto e adesso deve riorganizzare la propria esistenza, mettere insieme i cocci, cercare fessure e crepe dalle quali respirare per non soccombere. 

L’esperimento malato del professor Balestri continua.
Ad essere imprigionate non sono più delle bambine e le prigioni non sono scatole di ferro ma altre gabbie con le quali in molti devono confrontarsi. 
Nel caso di Luca, c'è la gabbia della genetica, del sangue: essere figlio di criminale fa sì che lui sia soggetto a maturare il medesimo tipo di condotta malata?

"Ricostruire tutta una vita sulla traccia segreta di un padre malato non è facile. All’inizio cercavo gli incastri, una parte di me non riusciva a bloccare la smania"

Luca cerca di capire chi sia davvero l'uomo che l'ha generato, come abbia fatto a vivere per tanti anni nell'inganno, tenendo figlio e moglie all'oscuro di quell'altra vita, di quella fissa degenere per le minorenni da segregare... per farci cosa poi?

Luca sviluppa malesseri, sensi di colpa ingiustificati per questo padre cattivo, e allora decide:

"La buona vita di Laura è la mia ossessione (...) Una forma di espiazione. Una forma di pazzia. Mi hanno chiuso in un barattolo: per i primi istanti sono rimasto immobile, cercando di non perdermi. Poi ho cominciato a muovere le antenne."
"A forza di cercare Laura l’ho trovata: sono diventato lei."

Controllare che Laura stia bene diventa la missione quotidiana di questo ragazzo la cui esistenza, a un certo punto, comincia a ruotare, in solitudine, attorno a colei cui suo padre ha fatto del male, per assicurarsi che nulla di brutto possa nuovamente accaderle.
L'importante è agire nel segreto, essere una sorta di invisibile angelo custode.
Dopotutto, lui ormai dell'invisibilità ha fatto il suo rifugio più sicuro, e in una città immensa come Milano ci vuol poco a diventare un'ombra tra le tante figure anonime che corrono e vivono di fretta, senza guardarsi, solo sfiorandosi occasionalmente,

"Le persone non mi vedono, l’invisibilità è pane quotidiano, la cerco ma lungo quelle strade sfiora il disumano."

E infine c'è lui, il piccolo Gavin, che è sparito all'interno della scuola e tutti - insegnanti e polizia - lo stanno cercando, non sapendo che il bambino sta facendo a tutti un bello "scherzetto".
Chi è Gavin, cosa ha a che fare con Laura e Luca, e cosa lo spinge ad eclissarsi volontariamente, a cercare un pertugio, un nascondiglio da cui guardare le persone che si stanno preoccupando per lui? Cosa o chi sta aspettando, chiuso nel suo nascondiglio?

"Ossigeno" è un racconto corale, ed è essenzialmente una "storia di gabbie", di scatole in cui ci si ritrova chiusi, soli e prigionieri: tutti i personaggi sono, infatti, incastrati in una scatola, che sia fisica o mentale. E non sempre è semplice per loro capire chi ha rinchiuso chi.
Chi ha manipolato e chi si è lasciato manipolare.
Forse perché in realtà prigionieri lo sono tutti e la libertà vera, quella che parte da dentro, è solo un miraggio, un'illusione, almeno fino a quando i fantasmi e i legami di un passato irrisolto staranno acquattati in un angolo della mente, pronti a venir fuori alla prima occasione, a lacerare, a separare.


Ossigeno è un romanzo davvero bello ed intenso, che coinvolge tanto a livello emotivo perché lo scrittore sa come condurre il lettore in queste diverse gabbie in cui si trovano i suoi personaggi, di cui "sentiamo" turbamenti, emozioni, paure, dubbi, ossessioni; è una scrittura intima, ipnotica, capace di creare ansia, suspense e attesa, di scavare e penetrare in profondità inchiodandoci pagina dopo pagina, e leggendo le vite di questi uomini e donne simili a insetti incastrati in qualche anfratto nascosto, ci troviamo ad osservarli con attenzione e inevitabilmente a pensare: "Vediamo cosa fanno". 

Consigliatissimo!!

"Un’urna con pareti invisibili e un mondo che comunque resta altrove. (...) un conto è farsi compagnia e vivere una vita fianco a fianco, un altro è controllarsi a vicenda, esistere ognuno nell’ombra dell’altro. Due solitudini non fanno la libertà. L’unica cosa a cambiare è questa: la percezione che hai del carcere. Va a finire che l’aria comincia a mancare lo stesso, e allora si cercano crepe, spiragli, fessure… "

martedì 17 dicembre 2019

Prossimi arrivi in libreria (gennaio 2020)



Diamo un'occhiata a qualche prossimo arrivo in libreria?


Una nuova indagine per Rocco Schiavone.

AH L'AMORE L'AMORE
di Antonio Manzini


Sellerio Ed.
352 pp
15 euro
USCITA
9 GENNAIO 2020
Rocco Schiavone ha subito un intervento di nefroctomia e, durante il ricovero, scopre la stessa operazione ha portato alla morte uno dei ricoverati del reparto, a quanto pare a causa di un errore di trasfusione.
Così costretto all’immobilità, di malumore, Rocco comincia ad interessarsi a quel decesso in sala operatoria che ha tutta l’aria di essere l’ennesimo episodio di malasanità.
Ma fa presto a capire che non può trattarsi di un errore umano anche perché si è fatto spiegare bene dal primario Filippo Negri le procedure in casi del genere.
Per andare a fondo della questione sguinzaglia dal suo letto tutta la squadra, e segue l’andamento delle indagini, a partire dalle informazioni sul morto, Renato Sirchia, un facoltoso imprenditore di salumi della zona, casa sfarzosa, abitudini da ricco, gran lavoratore.
Dietro il lusso però si cela una realtà economica disastrosa, la fabbrica è piena di debiti e salta anche fuori una consistente assicurazione sulla vita.
Rocco non riesce a stare a guardare e uscito di nascosto dall’ospedale incontra la moglie e il figlio di Sirchia, Lorenzo, fresco di studi aziendali e con idee di conduzione assai diverse da quelle del padre. Le cose però non sono così semplici come appaiono e Schiavone non si fa incantare dalla soluzione più facile.
E mentre Antonio Scipioni, che sta sostituendo Rocco, è alle prese con situazioni amorose da commedia degli equivoci, le tre donne con cui ha intrecciato relazioni amorose e che era riuscito a non fare mai incontrare, ora rischiano di ritrovarsi tutte e tre ad Aosta.
L’unico a potergli dispensare dei consigli è proprio Schiavone.




In una sinfonia di ricordi, documenti e frammenti di vita, Jan Brokken compone con magistrale equilibrio il ritratto di un eroe dimenticato dalla Storia che, al pari di Oskar Schindler, Raoul Wallenberg e Giorgio Perlasca, ha trovato il coraggio di opporsi alla brutalità del Nazismo.


I GIUSTI
di Jan Brokken


Iperborea Ed.
trad. C. Cozzi
480 pp
16.50 euro
USCITA
15 GENNAIO 2020
1940. L’Europa è sconvolta dal Secondo conflitto mondiale, centinaia di migliaia di ebrei cercano riparo dalla furia nazista nei pochi paesi ancora neutrali. 
Quando l’Unione Sovietica invade la Lituania, i profughi che vi avevano trovato asilo non hanno più scampo e si radunano in massa ai cancelli dei vari consolati, nella speranza di ottenere un visto. 
In quell’anno, l’olandese Jan Zwartendijk, direttore della filiale Philips in Lituania, viene nominato console onorario a Kaunas, capitale del Paese. 
Cosa significava esattamente per un uomo d’affari diventare console onorario? «Quasi nulla», gli fu detto. «Forse ti capiterà di firmare qualche pezzo di carta.» 
Ma se migliaia di ebrei trovarono la salvezza fu proprio grazie a lui che firmò senza riserve i visti per il loro espatrio e garantì l’apertura dell’ultima rotta verso la libertà: la Transiberiana fino al Giappone, e poi Curaçao, isola olandese nel mar dei Caraibi. 

Rintracciando con minuziosa dedizione fonti e testimonianze dirette dei famigliari dei sopravvissuti, Jan Brokken racconta nel dettaglio una delle operazioni di salvataggio più straordinarie della Storia, ricostruendo con una prosa incalzante e magnetica i dieci giorni che Jan Zwartendijk ebbe a disposizione per mettere al sicuro il maggior numero di vite. Dieci giorni e dieci notti di febbrile attività per portare a termine una missione caduta poi in un ingiustificato oblio, ma che garantì la libertà a più di ottomila ebrei. Nel 1997, Jan Zwartendijk è stato insignito postumo del titolo onorifico di «Giusto tra le Nazioni».

Binario Sette è insieme un page turner e un’indagine sui risvolti oscuri che avvolgono relazioni apparentemente «normali». Con il passo di un thriller, Louise Doughty ci accompagna in un viaggio alla scoperta della presenza del mistero nei luoghi più insospettabili.


BINARIO SETTE
di Louise Doughty



Bollati Boringhieri
450 pp
18.50 euro
USCITA
23 GENNAIO 2020
Stazione di Petersborough, binario Sette, quattro del mattino: Lisa Evans è determinata a capire perché si ritrova in quel luogo deserto. Perché è lì? 
Lisa non se lo ricorda. Però una cosa la sa: lei è morta, ed è morta lì, investita da un treno al binario Sette. ma come siano davvero andate le cose, Lisa non riesce a capirlo. 
Nella solitudine della notte, assiste a un altro «incidente»: un uomo solo, anch’egli travolto da un treno di passaggio. 
Lo choc fa riaffiorare, un tassello dopo l’altro, le vicende e le persone del suo passato. 
Su tutte, Matthew, il fidanzato. Medico affascinante e premuroso, Matthew è andato a vivere con lei dopo poche settimane di appuntamenti romantici e passionali. I suoi genitori lo adorano, è quello giusto. 
Potrebbe essere la relazione perfetta solo che, come spesso accade, non lo è. Matthew arriva sempre in ritardo, ma detesta quando lo fa Lisa. Le dice che lei è solo sua, ed è ossessionato dai suoi fidanzati passati, per scherzo. 
Le controlla il cellulare e conosce le sue password. 
Tanto per provare, quando sono a letto insieme, le chiede di fingere di essere morta. 
Giorno dopo giorno, un senso di soffocamento e allo stesso tempo di colpa si insinua nella vita di Lisa. 
C’è qualcosa che non funziona, ed è sicuramente lei il problema. 
A meno che non sia Matthew. Mentre il ricordo della relazione si fa sempre più vivido, una domanda tormenta Lisa: si è suicidata su quel binario, o qualcuno l’ha spinta sotto al treno? 
Perché il suo spirito continua a vagare per la stazione, come se avesse qualcosa di irrisolto da portare alla luce prima di potersi abbandonare in pace all’eternità?
Tra le vicende dei frequentatori abituali della stazione, che può osservare dalla sua postazione privilegiata, e le immagini che le tornano alla mente, Lisa capisce di non essere sola, e che può ancora fare qualcosa per riportare a galla la sua terribile verità.

lunedì 16 dicembre 2019

Libri in wishlist (dicembre 2019)



Due libri che ho notato sbirciando le gallerie di un paio di lettori che seguo  su Instagram; entrambe le pubblicazioni appartengono alla medesima casa editrice: non sarà un segno del destino che mi sta suggerendo di leggerli assolutamente??

Il primo è La volontà del male di Dan Chaon,  maestro americano del thriller psicologico: un terribile delitto compiuto nel passato, un'indagine che si trasforma in ossessione. 
L'altro, Io sono la bestia, attraverso una narrazione a più voci, animata da una lingua che impasta prosa, poesia e musica, racconta storie d'amore anomale, brutali, interrotte.



LA VOLONTÀ DEL MALE
di Dan Chaon

NN editore
trad. S. Castoldi
478 pp
17 euro
Giugno 2019
Dustin Tillman ha nel suo passato una terribile tragedia: trent’anni prima i suoi genitori e gli zii sono stati uccisi da Rusty, il fratello adottivo. 
In un processo che aveva fatto scalpore per gli inquietanti legami con i culti satanici, Rusty era stato condannato all’ergastolo grazie alle testimonianze di Dustin e della cugina Kate. 
Ora Dustin è psicologo, vive con la moglie e i due figli una vita apparentemente serena. 
Finché non riceve la notizia che Rusty è stato rilasciato: tutte le accuse sono cadute. 
Nel frattempo un suo paziente, Aqil Ozorowski, ex poliziotto in congedo, indaga sulle morti di alcuni ragazzi annegati, convinto che siano opera di un serial killer. 
Inizialmente scettico, Dustin si lascia coinvolgere nell’indagine, mettendo in pericolo la sua vita e quella della sua famiglia.

La volontà del male è un thriller mozzafiato, intimo e sconvolgente, che inchioda alla pagina e sovverte le regole del racconto. 
Con una scrittura agile e affilata, Dan Chaon ci consegna un romanzo sui fallimenti della memoria e i pericoli dell’autoinganno, dove il passato allunga le sue ombre sul presente, e il futuro non può che trasformarsi in una casa popolata di fantasmi.

Questo libro è per chi si è appena svegliato da un incubo e torna a dormire per cancellarlo, per chi non ha paura dei labirinti della mente, per chi lascia fluttuare lo sguardo nell’immensità di acque profonde, e per chi cerca la verità nel suo passato, ma scopre che i ricordi non sono più affidabili dei sogni.


IO SONO LA BESTIA
di  Andrea Donaera


NN Editore
226 pp
16 euro
Settembre 2019
Un destino di violenza scolpito nella pietra del linguaggio, che esplode travolgendo l’innocenza di personaggi e luoghi.

Mimì è folle di dolore: il figlio Michele, quindici anni, si è tolto la vita. 
Si dice che sia colpa di Nicole, la compagna di scuola, che ha rifiutato ridendo il suo regalo, un quaderno di poesie. 
Mimì non è un padre come gli altri. È un boss della Sacra, e per quel gesto vuole vendetta: così prende Nicole e la rinchiude in una casa sperduta nella campagna salentina.
 Il guardiano della casa, Veli, rivede in Nicole la ragazza che ama: Arianna, la figlia maggiore di Mimì. 
Anche Arianna ama Veli.
 O forse lo amava, prima che la morte del fratello bruciasse tutto e tutti come un incendio. 
Tra Veli e Nicole fiorisce un legame fatto di racconti e silenzi, ma anche di sfida e ferocia. 

Questo libro è per chi vorrebbe entrare in un libro, così da fermarsi in quelle pagine di mondo, per chi adora fare colazione con giornali, caffè e pasticciotti, per chi ha fatto di una scopa una chitarra cantando Come as your are dei Nirvana, e per chi ricorda la prima volta che ha provato paura per qualcun altro, la scossa profondissima che gli ha tolto le parole e squarciato il cuore.

domenica 15 dicembre 2019

Recensione: I MIRACOLI DEL SANGUE di Maurizio Roccato



La storia narrata in questo thriller molto avventuroso è ambientata in Italia, più precisamente a Torino e si basa su fatti storici realmente accaduti; fatti che, nell'immaginazione dell'Autore, collegano periodi storici distanti tra loro e ci portano indietro agli anni del nazismo.


I MIRACOLI DEL SANGUE
di Maurizio Roccato


Ed. Intrecci
224 pp
È il 10 ottobre 2013 quando le principali agenzie di stampa italiane danno la notizia di uno strano e sinistro ritrovamento avvenuto a Torino: su una panchina antistante il cimitero monumentale è stata lasciata la scatola di una vecchia pasticceria del centro chiusa da anni; al suo interno sono contenute diverse ossa umane avvolte in una pagina della "Stampa Sera" del 9 maggio 1963, che riporta un articolo  con la ricostruzione dettagliata su un delitto attualmente insoluto: il delitto Fenaroli (il geometra Giovanni Fenaroli fu condannato per aver fatto uccidere la moglie).

Ad aggiungere mistero al fatto ci pensano particolari relativi ai resti: i crani sono incisi con strani simboli e ricoperti da cera fusa, il che fa pensare che possano essere stati utilizzati in un rituale satanico.
A parte questo, non vi sono altri indizi...

Si occupa del caso, per la redazione del giornale per cui lavora, il reporter Giordano Bruno, che asseconda (non che abbia alternative, effettivamente) il capo-redattrice e comincia, non proprio entusiasticamente, a cercare di capire cosa ci sia dietro quelle ossa, che appartengono a cinque persone differenti, tra cui un bambino e molto probabilmente un'adolescente.

Chi e perché ha fatto sì che i crani di queste povere persone venissero alla luce? Sono morti accidentalmente (!!) E successivamente le loro ossa sono state trafugate da satanisti o forse dietro la loro morte si nascondono fatti delittuosi?

Giordano Bruno - lo capiamo sin dalle prime pagine - è un uomo davvero particolare: testardo, sarcastico all'ennesima potenza, sa come farsi detestare da colleghi e superiori, orgoglioso, ma anche molto tenace e determinato, ed infatti in questo caso si butterà anima e corpo pur di arrivare alla sua soluzione.

Ciò che però mai si sarebbe aspettato è che questa scatola con resti umani potesse essere in qualche modo collegata con un altro grande mistero, che affonda le proprie radici negli anni '40 e che riconduce fuori dall'Italia: in Polonia, tra i "Monti del Gufo", li dove ancora oggi si trova il più complesso sito segreto sotterraneo della Germania Nazista.
Il luogo dove sarebbe ancora nascosto il più prezioso tesoro del Terzo Reich.

Inizialmente Bruno segue la pista dei riti satanici ma poi, in virtù di una serie di coincidenze, intuisce che per arrivare a sbrogliare la matassa deve indirizzare la propria attenzione verso altre "strade".
A venire in suo aiuto, in modo del tutto provvidenziale (lui, a dire il vero, alla Provvidenza non crede granché...), è il geologo Gilberto Rinaldi, che, appassionato di oggetti antichi e di valore, è recentemente entrato in possesso di una macchina fotografica risalente all'epoca pre-bellica; grazie ad alcune foto scattate e ad una scritta in lingua ebraica (il nome di un uomo, posto sulla macchina fotografica), Giordano si ritrova a collegare insieme fatti e personaggi a partire da questi pochi elementi.
Acuto osservatore e brillante nel fare ragionamenti e trovare connessioni, Bruno, capisce  dare un'identità a quelle ossa è fondamentale per arrivare al mistero che c'è dietro, e cosa e come questo abbia a che fare con i campi di concentramento e i folli progetti nazisti.

E così, in compagnia del curioso ed impavido (tanto quanto lui) geologo Rinaldi, Giordano parte alla volta della Polonia, più precisamente di Walbrzych, una cittadina appartenuta fino al 1945 alla Germania.
Intorno a questa zona girava una leggenda: si diceva fosse nascosto un treno pieno di tesori rubati dai nazisti ai popoli da loro conquistati.

Sappiamo come il regime hitleriano, per finanziare la guerra, abbia saccheggiato i beni delle proprie vittime, che venivano poi depositati presso i conti e le camere blindate della Reichsbank. 

Che ne è stato di questi "beni" dopo la sconfitta della Germania?
Pare siano stati caricati su convogli ferroviari e portati in un posto segreto, introvabile.

Ovviamente, dopo la caduta della Germania, in tanti si sono messi alla ricerca del tesoro nazista, parte del quale è stato effettivamente recuperato: ma il restante?

Si vocifera che questa parte di tesoro mai ritrovata sia stata trasferita su uno dei treni partiti la notte del 12 febbraio 1945 da Breslavia, convoglio misteriosamente sparito nel nulla con un carico che non comprendeva solo un grosso quantitativo di oro e preziosi: anche qualcos'altro verso cui il Fuhrer nutriva una vera e propria ossessione...

E, scopriremo leggendo, anche in tempi recenti c'è qualcuno fedele all'ideologia hitleriana che conserva ancora la medesima bizzarra ossessione...

Rinaldi e Bruno si armano di tutto punto e partono alla volta dei mitici "monti del gufo" e del Castello di Książ, che fino al 1945 fece parte del Projekt Riese, un progetto volto alla realizzazione di complessi militari sotterranei.

Il viaggio dei due uomini non sarà proprio una passeggiata turistica, tutt'altro, si rivelerà una avventura dai possibili risvolti pericolosi e fatali, perché c'è qualcuno disposto a tutto pur di non lasciare emergere certe verità e per accaparrarsi una parte di quel tesoro leggendario...

"I miracoli del sangue" è un thriller appassionante, che parte da due episodi oscuri e irrisolti, da un fatto di cronaca nera recente che viene messo in collegamento con eventi storici del passato, su cui aleggia piu di qualche alone di mistero, il che rende la trama coinvolgente, interessante, lasciando il lettore col desiderio, ad ogni capitolo, di scoprire quale verità ci sia dietro.
Il ritmo è molto dinamico, "da film", e questo crea aspettative durante la lettura; il protagonista è un personaggio che suscita simpatia per la sua onestà e coerenza, nonostante non sia sempre amabile.

Consigliato, una lettura intrigante che si lascia apprezzare per il linguaggio dettagliato (nelle descrizioni in particolare, degli ambienti come delle scene più dinamiche) ma comunque molto scorrevole, la narrazione avvincente, tanto nei dialoghi quanto nello sviluppo degli eventi.

Ringrazio la C. E. Intrecci Edizioni per la copia omaggio.

giovedì 12 dicembre 2019

Recensione: LE NOTTI DI KOS di Elena D'Ambrogio Navone



Nata nella bellissima Kardamena, situata nella costa meridionale di Kos, isola del Dodecaneso, Igea, dopo essere cresciuta in una famiglia agiata, è costretta, dalla guerra e dal fascismo, a vivere anni di esilio, umiliazioni e miseria. Ma il destino è imprevedibile e chissà, forse anche per lei ha in serbo qualcosa di buono.


LE NOTTI DI KOS
di Elena D'Ambrogio Navone



Cairo Editore
252 pp
15 euro
Novembre 2019
"Le ferite della sua vita, quelle che non si vedono ma ti segnano per sempre, si sarebbero un giorno definitivamente sanate? Buffo che facesse questo paragone. Se c’era qualcosa di simile a lei in ciò che la circondava, erano piuttosto i vitigni, ancora con le foglie appena sfiorate dalla perdita dell’azzurro estivo, ma con il tronco contorto, così vicino alla terra per riceverne gli umori e il calore. Ma con le radici ben avvinghiate sotto la superficie. Dov’erano le sue, di radici? Perse nella distanza e nel tempo: nell’isola di Kos, dov’era nata e cresciuta. Il ricordo non era un concetto astratto, ma sempre un susseguirsi di immagini sparse e senza alcun ordine."

Igea è una donna avanti negli anni che vive in Puglia, a Nardò, dove sta trascorrendo questa fase della propria vita in tutta serenità.
Il presente placido e appagante non le impedisce di ripensare al passato, alla sua infanzia a Kardamena, all'adolescenza, ai terribili anni della guerra e a ciò che ne è seguito.

La mente vaga e torna a quand'era bambina: fragile, delicata, bisognosa di amore, rassicurazioni, di cui la madre Irene - una donna determinata, pratica e poco incline a manifestazioni d'affetto - era molto avara; non solo, ma di lei Igea ha ben vivo il ricordo dei continui rimproveri materni, che hanno contribuito a renderla insicura e un po' impacciata.
Ad addolcire la sua esistenza ci pensava, fortunatamente, la nonna materna, Miliò, un'anziana donna comprensiva, affettuosa, e soprattutto saggia, col dono di "guardare oltre", di leggere segni e premonizioni nelle carte, nei fondi di caffè e nelle pietre "magiche" che portava sempre con sè.
E questo dono speciale Miliò sa che è posseduto anche dalla sua dolce nipotina, perché lei stessa le ha tramandato tutto il fascino misterioso della sua cultura isolana, molto legata alla natura.
Col tempo, Igea avrà modo e tempo per rendersi conto che quell'inspiegabile ma evidente alone di magia che avvolgeva Miliò, circonda anche lei e la rende particolarmente sensibile nell'aiutare il prossimo: questo è il suo dono e arriverà un momento in cui la donna saprà accettarlo e metterlo a servizio degli altri.

"Non si può cambiare la realtà, pensò Igea, non la vita né la morte, ma si può dare consolazione a chi deve sopportare grandi dolori."

Come tutte le ragazzine, Igea adolescente sogna l'amore, quello che fa sentire le farfalle nello stomaco, impersonato dal principe azzurro, col quale essere felici per sempre.
Ma a quattordici anni scopre che la sua pragmatica genitrice ha deciso per lei il suo futuro, il suo sposo, e la sua scelta non tiene in alcun conto dei sentimenti della povera ragazza.

A complicare l'esistenza non solo sua ma di tutti gli isolani, ci pensa il fascismo e, ancor peggio, lo scoppio del secondo conflitto mondiale.

Igea non ha ancora diciotto anni quando nel 1945, fra gli sconvolgimenti che accompagnano la fine della guerra, gli eventi della Storia la trascinano lontano da casa sua, dalla sua terra, portandola in un campo di concentramento in Italia.

E se è vero che son tempi duri per tutti in Grecia (e in Europa, in generale), lo sono ancor di più per coloro che appartengono a famiglie "miste", come nel caso della protagonista, figlia di un italiano e di una greca, e oltretutto sposata a un italiano; a guerra finita, molti in questa situazione vengono denunciati come fascisti e quindi scacciati da Kos e inviati in Italia, in campi profughi, dove sono considerati e trattati alla stregua di prigionieri di guerra e di conseguenza lasciati vivere in condizioni di totale miseria.

Quei primi anni nella nostra penisola sono stati davvero durissimi per Igea, che non può neanche godere della consolazione della cara nonna nè dell'amore del proprio consorte, un uomo più grande di lei, mai amato in quanto imposto, una sorta di figurante anonimo nella sua esistenza.
Quando, nell'ultima tappa di questo drammatico esodo, che vede lei, il marito ed Irene sopportare umiliazioni e povertà, giunge a Torino, Igea conosce il vero Amore, in un modo inaspettato, improvviso e travolgente: un amore di nome Giorgio, che lei amerà con tutta se stessa, per il quale sarà pronta a rivoluzionare la propria vita..., ma lui - un uomo ricco, colto, affascinante - cosa prova per la povera e sfortunata Igea? Ricambia il suo stesso amore o per lui gli incontri fugaci che si concede con la bella greca sono solo un'avventuretta?

I ricordi di Igea non comprendono soltanto la propria vita, il tempo più bello e sereno vissuto a Kos,  con nonna Miliò, nata su una barca in una notte di tempesta, venuta fuori tra le onde come la Venere di Botticelli, ma anche la storia d'amore, contrastata, forte e irruente, tra i suoi genitori, la tenace Irene e Renzo Galbini, giunto a Kos come maresciallo della finanza del Regno d’Italia.

L'ambientazione greca è ricca di fascino e storia, e interessante e accurata è la ricostruzione storica della situazione sociale e politica di quegli anni complessi; in particolare, l'Autrice,  attraverso una scrittura molto sensibile e attenta, ha soffermato la propria attenzione sulle vicende umane che hanno coinvolto la protagonista e i personaggi che le ruotano attorno, e questo permette al lettore di conoscere in maniera approfondita  caratteri, personalità e motivazioni.

Igea è una donna piena di insicurezze, la cui vita felice viene sconvolta da eventi più grandi di lei, che più di una volta paiono davvero sovrastarla, schiacciarla, renderla inerme e in balìa di un destino avverso.
Eppure, in questa piccola grande donna si nasconde un tratto fondamentale, che sarà ciò che le darà modo di andare avanti sempre, nonostante le privazioni materiali, le mancanze a livello umano, le tante responsabilità di prendersi cura dei propri cari e di farlo praticamente da sola, il rapporto instabile e terribilmente incerto con Giorgio...: in tutte queste vicissitudini, Igea dimostra di essere resiliente, di sentire sì i colpi inferti da una vita non sempre generosa, ma al contempo di trovare in se stessa la forza fisica e morale per non soccombere, anzi, per rinascere ogni volta, sapendo cogliere le opportunità e i piccoli miracoli che ogni tanto il destino le ha offerto e che si sono rivelati provvidenziali.

"Le notti di Kos" è un romanzo che ci racconta storie di donne messe alla prova dai percorsi bizzarri che spesso la vita prende, e che esse hanno affrontato con le proprie capacità, terrene, umane... e non solo; è la storia di una vicenda umana, famigliare, che si staglia su un contesto storico e sociale complicato, difficile, che ci viene presentato in modo essenziale, chiaro e funzionale ai fatti narrati e ai personaggi coinvolti.
Una lettura coinvolgente, molto scorrevole, appassionante per trama e quadro storico.


mercoledì 11 dicembre 2019

Un libro in dono: LA VILLA. IL MURATO VIVO di Maurizio Castellani



Qualche mattina fa ho ricevuto, a sorpresa!, in dono un libro da uno scrittore che, molto carinamente, mi ha inviato il suo ultimo romanzo; di Maurizio Castellani ho già avuto il piacere di leggere i precedenti piacevoli gialli: DAKAR, VENDEMMIA ROSSO SANGUE, GATTA CI COVA. Mistero di Natale all'ombra delle Terme, LA VENTIQUATTRORE (Delitto in albergo).



LA VILLA. IL MURATO VIVO


167 pp
15 euro
Novembre 2019
Sei mesi prima Marco, insieme ai suoi amici Piero e Andrea, aveva risolto il caso dell’uomo impiccato a una trave di un albergo nell’incantevole città di Pienza. 
Da quel giorno non erano successi fatti degni di interesse, quando...
Questa indagine, tra il sacro e il profano ci porta indietro nel tempo. Siamo a Casciana Terme nel 1958 quando avviene un furto in una villa e la scomparsa misteriosa di un nobile e di un capomastro. 
Il ritrovamento fortuito di un cadavere porterà Marco a indagare sul fatto. 
Il nuovo comandante della stazione dei carabinieri, una bellissima donna veneta, lo aiuterà a risolvere l’enigma. 
Nonostante il triste e difficile caso da risolvere, i tre amici continueranno a comportarsi come se il potere della gioventù e della spensieratezza non li avesse mai abbandonati.

martedì 10 dicembre 2019

Novità Noir Frilli Editore: L'ANTIQUARIO DEL GAREGNANO di Paola Varalli || LA RAGAZZA CHE SORRIDEVA SEMPRE di Alessandro Reali



Due nuovissime uscite Frilli Editore: nel primo noir Anita Valli e Mirella Bonetti si si ritrovano invischiate per una pura e semplice casualità in un caso di omicidio; a seguire la pista che le due "squinzie" riuscono a scovare è il bel commissario Giorgio Santini.


L'ANTIQUARIO DEL GAREGNANO
di Paola Varalli 



Fratelli Frilli Editore
240 pp
14.90 euro
Milano, ottobre 2006, un uomo lascia un’agendina nera su una panchina della stazione Certosa. Anita Valli, che attende il treno al binario opposto, lo nota: è calvo e ben vestito, sembra guardare verso di lei, come se la conoscesse, quasi a inviarle una muta richiesta di aiuto. 
Anita si decide, scende nel sottopassaggio e recupera l’agenda. Da qui parte tutta una serie di misteri ed enigmi che porteranno Anita Valli e Mirella Bonetti, le due “squinzie” milanesi che abitano in via Gallarate, a indagare su un omicidio e su una faccenda di quadri poco chiara, con l’aiuto dell’amico Marchino, circondate, al solito, da personaggi piuttosto singolari. 
Tra una cenetta e un aperitivo, tra i numerosi “bianchini” e le pietanze che Anita ama cucinare (e che Mirella degusta volentieri) si spingeranno fuori città, sul vecchio furgone con cui Anita Valli trasporta i mobili per il suo laboratorio di restauro, alla ricerca di indizi… ma soprattutto di guai! 
E il bel commissario Giorgio Santini? Beh, al solito gli faranno vedere i sorci verdi, per fortuna che il suo aplomb è duro da scalfire.

L'autrice.
Paola Varalli, laureata in Architettura, ha lavorato come grafica e poi come progettista di allestimenti per fiere e mostre, cosa di cui si occupa tuttora. Ama il suo lavoro, adora leggere, e poi… la vela, le passeggiate nei boschi, i cavalli, l’orto, il cioccolato e gli amici sinceri: per fortuna può vantarne una vasta schiera! Ovviamente adora scrivere, lo ha sempre fatto solo per sé, fino a quando, nel 2005, ha deciso di affrontare la stesura di un romanzo e di prendere parte a un concorso letterario, vincendolo. Ha partecipato, vincendo, a concorsi letterari, come “Corpi” lanciato dal mensile “Marea” di Genova e “Milano Noir e Giald” indetto dal Centro Culturale Cox 18. È stata finalista con due racconti in altrettante sessioni di “Giallo Milanese” e le sue storie sono pubblicate su diverse antologie, tra cui 44 gatti in noir e Tutti i sapori del Noir (Fratelli Frilli Editori). Tra gli autori preferiti: Simenon, Carofiglio, Amado, Izzo, Camilleri, Márquez, Baricco, Bartezzaghi, Markarīs, Agatha Christie, Vargas, Grossi. Il suo romanzo noir Incroci Obbligati, primo premio al concorso “Delitto d’Autore” 2005 patrocinato da ACSI di Lucca, è stato pubblicato presso la Fratelli Frilli Editori nel novembre del 2017. Con questo noir si è aggiudicata un posto in finale al premio letterario “Garfagnana in giallo 2018” e una menzione a “Giallo Garda 2019” nelle sezioni giallo classico e romanzi editi. Con Oakmond Publishing ha pubblicato Trilogia milanese
.


L'ottava indagine dell’Agenzia Investigativa Sambuco & Dell’Oro di Pavia. Un nuovo caso per la oramai nota coppia di investigatori privati pavesi. Un serial killer colpisce seminando vittime e una crescente paura.


LA RAGAZZA CHE SORRIDEVA SEMPRE
di Alessandro Reali 


Fratelli Frilli Editore
150 pp
12.90 euro
Con la globalizzazione anche la provincia italiana è cambiata, negli usi, nei costumi e nei linguaggi, ma sotto la patina superficiale dettata dalle nuove abitudini e dai nuovi abitanti, si diramano, intrise nella loro storia, le radici di sempre: famiglie più o meno note, generazioni vecchie e nuove, con i loro progetti e i loro segreti, le loro qualità e le loro infezioni. 
La nuova avventura di Sambuco e Dell’Oro, impegnati a indagare sulla morte apparentemente senza movente di Federica, “la ragazza che sorrideva sempre”, si svolge su questo palcoscenico. Come attori di un dramma, vediamo sfilare una serie di personaggi protagonisti sulla stessa tela, una città della provincia italiana del nord; subdoli, angosciati, falliti, grotteschi e torbidi, tra gelosie e ripicche, odi antichi e nuove rabbie, rivalse e invidie mascherate.
 Una storia che affonda le radici nel passato: un omicidio avvenuto molti anni prima, un mistero solo in parte risolto. 
Anche i nostri due detective sono protagonisti inevitabili della medesima tela. Forse, per questo, è palese il loro smarrimento tra esseri umani che si conoscono da sempre. 
Perché la provincia italiana è ancora così, nonostante tutto: un luogo a parte, in cui le relazioni, i rapporti, sembrano più intimi e pregnanti, dove odio e amore hanno confini labili, dettati, di volta in volta, da opportunismo, ipocrisia e, soprattutto, conti da saldare col passato.

L'autore.
Alessandro Reali è nato a Pavia il 4 febbraio 1966. Per Fratelli Frilli Editori ha già pubblicato Fitte nebbie. La prima indagine di Sambuco & Dell’Oro (2012 III ed.), La morte scherza sul Ticino. La seconda indagine di Sambuco & Dell’Oro (2013 II ed.), Risaia crudele. Quei giorni dell’inverno del ’45 (2014), Sambuco e il segreto di viale Loreto. La nuova indagine di Sambuco & Dell’Oro (2014), Ritorno a Pavia. Un altro Natale per Sambuco & Dell’Oro (2015), La Bestia di Sannazzaro. Lomellina, inverno di guerra 1917 (2016), Ultima notte in Oltrepò (2016), Il fantasma di San Michele (2017) e Pavia sporca estate (2018). Per Ticinum Editore ha pubblicato la raccolta di racconti Il diavolo del Ticino (2017).

domenica 8 dicembre 2019

"UNTI E BISUNTI.Viaggio nell'Italia dello street food" di Chef Rubio



 Condito con le ricette delle sfide che lo hanno visto protagonista, insaporito da aneddoti da backstage e simpatiche curiosità, servito con uno stile frizzante, romanesco e sincero, il diario di viaggio di Chef Rubio ci svela un grande segreto: in cucina non importa che tu sia un cuoco stellato o un semplice appassionato, occorrono curiosità, amore per il cibo e la sua condivisione.


UNTI E BISUNTI. Viaggio nell'Italia dello street food
di Chef Rubio


Ed. Sperling&Kupfer
214 pp
Ho cominciato a seguire Chef Rubio abbastanza... "tardi".
Mi capitava, le prime volte, di dare un occhio ai suoi programmi su DMAX e sul Nove (Unti e Bisunti, Camionisti in trattoria ecc...) ma senza soffermarmici più di tanto, anzi pensando si trattasse dell'ennesimo "programma di cucina", di quelli che nascono, si moltiplicano e abbondano su tutti i canali, a tutte le ore, a partire da celebri pasticcieri, passando per cucine e hotel da incubo e terminando con le sfide tra dilettanti appassionati di cucina, giudicati da professionisti del settore...
Insomma, ad essere sincera non sentivo il bisogno di conoscere un altro cuoco e un altro programma che nulla aggiungessero a ciò che già c'è in tv.

Finché un giorno non m'è scattata la curiosità; ho iniziato a seguire Rubio più che altro sui social, ho guardato e apprezzato moltissimo l'ultima trasmissione che l'ha visto protagonista sul Nove (Alla ricerca del gusto perduto) e... e boh, m'è salita la smania di recuperare quello che di lui mi ero persa in tv fino a quel momento.
E ho capito che a me Chef Rubio piace.
Mi piace il suo modo di raccontare il cibo, i luoghi visitati, le persone, le tradizioni culinarie di un posto - quelle antiche, che ancora resistono in alcuni angoli di mondo, nonostante il tempo passi e certe abitudini e modi di cucinare inevitabilmente cambino, diventando più... "raffinati" e adeguandosi a nuove esigenze e tecniche di cucina.

Il modo che ha Chef Rubio di presentarsi al pubblico - diretto, anticonvenzionale, ironico, autentico, rustico - è ciò che lo rende diverso dai suoi colleghi e, se piace, piace principalmente proprio per questo, almeno per come la vedo io.

Se c'è una cosa che emerge dall'approccio di Rubio all'universo cibo è il suo voler trasmettere una certa idea di cucina, che poi è quella che lui condivide: immersa nei luoghi e influenzata dalle persone che col cibo c'hanno a che fare tutti i giorni e da una vita.

E solo uno chef che di schizzinoso non ha nulla, che non storce il naso davanti a piatti e specialità dai sapori... non forti, di più, può andarsene in giro con i suoi fornelli per tutta l'Italia assaggiando di tutto e sfidando le leggende dello street food all'insegna del piacere estremo.

"...non è un caso che abbia scelto lo street food (...). Perché il cibo di strada (...) rispetta il passato e fa parte del folklore locale. Usa ingredienti tipici e li prepara in maniera artigianale. Informale, pronto, poco costoso. Questo, per me, è il cibo più vero".

Questo libro è una sorta di diario in cui Gabriele Rubini ci racconta a modo suo l'avventura professionale e umana che ha accompagnato i suoi viaggi da Nord a Sud lungo il nostro stivale girando le puntate della prima stagione di Unti e bisunti, e infatti qui ritroviamo le persone incontrate, le usanze e la storia dei cibi più tipici e più gustosi da mangiare per strada, e ogni tappa prende il via con la perlustrazione dei luoghi da parte di Rubio, il suo giro per vie, piazze e mercati lasciandosi guidare dall'olfatto, alla ricerca di piatti-sfida indimenticabili, per i quali è indispensabile rifornirsi di materia prima di qualità per realizzare le pietanze nel modo più fedele possibile.

Alla fine di ogni capitolo ci sono le ricette originali dei personaggi sfidati, che ci ricordano come in ogni piatto, in ogni sapore, in ogni ingrediente locale usato, c'è tutto un mondo dentro, c'è la storia di una città, di un paese, ci sono i racconti delle persone che hanno arricchito quest'esperienza... e, per me che ho imparato ad amare le trasmissioni di Rubio, è un modo per ripercorrere il viaggio gastronomico apprezzato già in tv.

L'unico problema è che mentre leggevo - che fossero le sette di mattina mentre mi recavo a lavoro, o all'una di pomeriggio mentre tornavo a casa da lavoro, non cambiava nulla - mi veniva fame, unita ad una gran voglia di visitare gli stessi posti e assaggiare le stesse cosette divorate da Rubio. Invidia pura.

Chef Rubio valorizza il cibo di strada, il modo di cucinarlo e tutto quello che c'è dietro, e questo mi piace e ci ricorda che attorno all'arte del mangiare convergono il nostro passato e il nostro presente, che il cibo è condivisione e cucinare per gli altri è una forma di amore; così tra queste pagine, corredate da istantanee prese dalle puntate, mi son ritrovata davanti al panino con il lampredotto, quello con la milza, il cuoppo di alici, la cicerchiata... roba fritta, unta, gustosa,  decisa nei sapori, sfiziosa (sbizzarritevi pure con gli aggettivi) e che poco poco ti fa venire voglia di percorrere le orme di fra' Rubio  lungo il cammino dei "santuari gastronomici italiani" per riscoprire la fede nel buon cibo - quello di strada, nel nostro caso.


mercoledì 4 dicembre 2019

Recensione: LASCIA CHE LE COSE ACCADANO di Ksenija Stojic



Quali parole e quali giusti consigli potremmo rivolgere ad una persona che ha da poco perso un proprio caro e che soffre per questa perdita?
Il presente libro nasce dall'esigenza dell'autrice - psicologa e psicoterapeuta - di andare incontro alla richiesta di una paziente che, avendo perso la madre, le chiese di consigliarle qualche testo che potesse aiutarla ad affrontare il profondo dolore.




Lascia che le cose accadano 
di Ksenija Stojic

Europa Ed.
177 pp
14.90 euro


"...gradatamente, in lei si rinforzava la sensazione di essersi rigenerata, la consapevolezza di essere cambiata nel profondo. Un tempo non accettava i cambiamenti; li frenava, perché si sentiva impotente di fronte a loro, si sentiva sconfitta. Assunse la consapevolezza di aver finalmente imparato a lasciare che le cose accadano."

L'amicizia, quella vera, è un rapporto in grado di cambiarti la vita, di darle un senso quando sembra si sia perso, di sollevarti quando ti senti abbattuto, di aiutarti a vedere le cose dalla giusta prospettiva, evitando di chiuderti in te stesso ma, al contrario, aprendoti al mondo che ti circonda.
Nonostante il dolore che ti trafigge e che ti annienta.
Nonostante la solitudine che ti fa paura ma alla quale, giorno per giorno, ti abitui (e non sempre è un bene...).

Mare è una giovane donna che ha perso tragicamente prima entrambi i genitori e poi la cara nonna, che aveva cominciato a prendersi cura di lei quando la nipote era rimasta orfana.

Perdere tutte e tre le persone più importanti della propria vita è un colpo davvero duro da sopportare e la ragazza tenta un gesto estremo, spinta dalla disperazione, dal senso di profonda solitudine, convinta che non ci possa essere per lei alcuna felicità futura.
Ma grazie al tempestivo intervento di un ragazzo - che, con pazienza, aspetta di far breccia nel suo cuore, convinto di conquistarla, presto o tardi - riesce a salvarsi e di lei si prende cura una lontana parente, suor Giulia.
La donna è anziana e Mare sa che i rapporti con lei non sono mai stati stretti, eppure la zia l'accoglie in casa con un amore smisurato, dandole tutto il tempo per riprendersi fisicamente ed emotivamente.

Certo, non è semplice: Mare è sfiduciata, triste, arrabbiata con la vita che le ha tolto le persone amate...; è laureata in archeologia (come i genitori) ma per ora non sembra avere sogni e ambizioni relativi alla carriera.
Che fare? Pur essendo così giovane, Mare è spenta, demotivata, s'è chiusa in un bozzolo di dolore e pare non avere la forza né la voglia di uscirne.

E il pericolo più grande, per lei, che è ancora tanto giovane, è quello di arenarsi e rinchiudersi in se stessa, allontanando il mondo da sé, non trovando in esso alcuno stimolo.

Così, la saggia zia suora contatta un amico di vecchia data, religioso come lei: don Pietro, un sacerdote buono, comprensivo, amorevole, sempre pronto a offrire il proprio aiuto a chi è in difficoltà.
L'uomo prende Mare sotto la propria ala protettiva e comprende che la ragazza, dopo i lutti subiti e il suicidio mancato, ha bisogno di ritrovare se stessa, di vivere un periodo di assoluta tranquillità e rilassatezza, senza sentirsi addosso pesi, domande, aspettative di alcun tipo.

All'inizio Mare va a stare per qualche tempo dalla sorella di don Pietro, la buona e simpatica Agata; fratello e sorella rispettano i silenzi della loro giovane ospite, la lasciano libera di trascorrere serenamente e come meglio preferisce le proprie giornate, e pian piano per la ragazza cominciano ad aprirsi spiragli positivi di "rinascita".

La vicinanza a Pietro e ad Agata, due persone che - seppur per ragioni e scopi differenti - hanno fatto rinunce e sacrifici per qualcuno/qualcosa più importante di se stessi, colpisce Mare, che è sempre stato un tipo colto, molto sveglio, dall'intelligenza acuta, dalla sensibilità spiccata, e di fronte ai due anziani non può esimersi dal porsi domande importanti.

"Che cosa trovavano di buono, se mai qualche cosa di buono c’era, nel rinunciare ai propri sogni per il bene altrui?"

Quale e quanto amore è in grado di contenere il cuore di una persona per indurla a sacrificare se stessa per il prossimo?
Mare si rende conto di non averci mai pensato e di aver dato sempre per scontato l'amore e le premure ricevute in passato dai propri cari.

Ma don Pietro non ha finito con lei: avendo notato che la ragazza ha iniziato a mostrare una maggiore serenità ed apertura alla vita, le presenta una signora, anch'ella avanti con gli anni, Giovanna.

La storia di Mare si incrocia con quella di Giovanna, una donna con un vissuto particolare, doloroso, costellato da addii, rinunce, delusioni, amarezze, eppure tutto questo non ha tolto a Giovanna la capacità di guardare il mondo con curiosità, la voglia di scoprire ancora il bello che l'attende, la necessità di vivere ogni giorno in modo ricco, intenso, perchè la vita è una ed è preziosa, non va sprecata, anzi, dobbiamo sforzarci di continuare a ricercare ciò che la rende meravigliosa e degna di essere vissuta appieno.
E nel suo passato c'è stata una persona per lei importantissima che, più di tutti, le ha insegnato questa verità.

Giovanna non è credente, non nel senso comune del termine; non è cattolica, pur essendo molto amica di don Pietro e trascorrendo con lui ore a dialogare su questioni e interrogativi di natura religiosa, esistenziale, etica..., e i due, pur trovandosi spesso in disaccordo, traggono giovamento dai loro vivacissimi e stimolanti scambi dialettici, che avvengono sempre nel più assoluto rispetto e all'interno di una relazione amicale sostenuta da un sincero affetto.

L'Autrice intervalla il racconto del presente - in cui vediamo Mare interagire con le tre persone che le stanno amorevolmente vicino e che, benché siano di un'altra generazione, si stanno rivelando un'ottima compagnia, che tanto sta insegnando alla ragazza - con il passato, in cui la protagonista principale è Giovanna, che da ragazzina era molto amica di Agata, e con Pietro stava nascendo un sentimento che sarebbe potuto sbocciare in qualcosa di diverso e di bello se... le cose non fossero andate come sono andate.
Nel bene e nel male.

Ci si appassiona alle vicende di Giovanna, perché vediamo in lei un carattere forte, che ha fatto delle sofferenze vissute dei punti di partenza per crescere, maturando empatia, sensibilità, amore, accettazione di tutto quello che, di brutto e di bello, il vivere quotidiano porta con sè, e che non sempre possiamo cambiare.

Mare è come l'elemento della natura di cui porta il nome: vive momenti (periodi) di tempesta, scossa da onde troppo alte e pericolose, ma le acque non possono restare agitate per sempre: a un certo punto arriva la quiete, la proverbiale e tanto agognata "calma dopo la tempesta", cui segue la pace dei pensieri, dei tumulti interiori, dei tormenti dell'anima.
E a supportarla in questo cammino per superare la sua personale crisi esistenziale ci pensano tre persone anziane: la dialettica tra la vecchiaia e la gioventù, tra chi la vita l’ha vissuta e chi ha paura di viverla, tra chi deve ancora imparare cosa sia l'amore, il sacrificio e chi invece l'ha sperimentato sulla propria pelle, tra chi non ha paura della morte e chi la teme da sempre, comporta uno scambio di riflessioni e di pensieri che incidono profondamente sulle personalità dei protagonisti.

Tutti e quattro, infatti, per quanto in misure e per motivi diversi, hanno da comprendere qualcosa di sè e degli altri, affinando le proprie risorse emotive e psicologiche, utili per sviluppare un approccio alla vita che sia ricco, stimolante, positivo, che veda ciascuno quale attore protagonista della propria esistenza, fino all'ultimo giorno su questa terra.

"per raggiungere il senso della propria esistenza, ciascuno di noi dovrebbe sviluppare in pieno le proprie risorse, cioè le doti e qualità possedute."

Ascoltare le esperienze di chi è più grande, ragionare con ciascuno a mente lucida, sgombra da preconcetti e timori, aiuterà Mare a sviluppare la consapevolezza che la sofferenza, come la felicità e il piacere, fa parte della vita; non potrà mai evitare che il dolore bussi alla sua porta, ma potrà imparare a reagire ad esso in modo da non crogiolarsi più nelle ferite, ma guardando avanti nonostante la sofferenza, coltivando sogni, progetti, relazioni, dando spazio a tutto quello che può regalarle emozioni e una rinnovata energia.

"Vedere la bellezza richiede una grande concentrazione e un cuore libero dagli schemi della quotidianità."

È una sfida notevole, per Mara, forse la più importante della sua vita, per vincere la quale dovrà lavorare molto sulla propria interiorità, aprendosi gradualmente agli altri, alle tante esperienze che l'aspettano e dietro le quali può celarsi la vera felicità.

Un romanzo molto introspettivo, che scava mirabilmente nel cuore e nella psiche dei personaggi, le cui connessioni e conversazioni sono ricche di domande, spunti di riflessione, valori spirituali fondamentali, che colpiscono il lettore e lo coinvolgono, come se fosse anch'egli in compagnia di Mare e Giovanna, a disputare su questioni che hanno a che fare con la vita e con ciò che la rende il miracolo e il dono meraviglioso che è.
Una scrittura che va in profondità, e lo fa con fermezza e delicatezza insieme, e, pur avendo un carattere "meditativo", non assume mai toni didascalici perchè ogni riflessione e considerazione spirituale ed esistenziale giunge a noi attraverso dialoghi vivaci e piacevoli da leggere e attraverso la narrazione di storie di persone "normali", comuni, ma proprio per questo straordinarie e degne di interesse.

Molto bello, lo consiglio a quanti desiderano e ricercano una lettura che non sia mero intrattenimento ma offra input importanti su cui riflettere e posizioni/opinioni con cui confrontarsi.



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