mercoledì 2 dicembre 2020

Novità libri autopubblicati (giallo, distopico, letteratura di viaggio)

 

Buongiorno, cari lettori!

Oggi vi presento alcune pubblicazioni appartenenti a diversi generi letterari: il romanzo storico, il giallo distopico, l'horror, racconti di viaggio.

Mi auguro possiate trovarli interessanti! ^_-


  • Partiamo dai libri di Milka Gozzer.



Il gatto di Depero di Milka Gozzer (Self-publishing, 214 pp, romanzo storico, LINK)
.

“La forma di quel suo gatto evocava qualcosa di umano. Il soggetto non aveva una posa docile, al contrario. Non so se si può dire di un gatto... all’epoca sarebbe parso di certo inappropriato, ma ora oserei dire che aveva personalità.”

"No se buta via niente", questo potrebbe essere il leitmotiv del romanzo.
Non si butta via l’abilità con il tornio della famiglia Nicoluzzi, di cui Mario, il nostro narratore, è degno erede; non la si butta via neanche quando una terribile guerra, la Grande guerra, ha letteralmente polverizzato tutto ciò che avevi e sei costretto a ricominciare da zero.
Non si buttano via l’amore per la vita, la fiducia negli altri, la gentilezza e la bontà d’animo, anche quando quella stessa guerra ti ha svuotato di ogni entusiasmo, di ogni speranza; anche quando la cattiveria e l’odio sembrano l’unico linguaggio rimasto agli uomini, come ci ricorda la tenace Lucia.
Non si buttano via i sogni, il talento, quel fuoco che brucia dentro a ogni artista (ma forse, in maniera diversa, a ogni essere umano, se lo si sa riconoscere) e che bruciava anche dentro Fortunato Depero, il protagonista inconsapevole di questa storia.

A causa, o piuttosto grazie a uno dei tanti bozzetti dispersi di quel genio futurista che Depero è stato, e a tutti gli equivoci a cui il suo ritrovamento ha dato vita, riscopriamo riga dopo riga l’artista, ingiustamente bistrattato dalla critica, l’uomo, ma soprattutto la persona dietro quella firma con la “D” a forma di scatoletta, in un intrecciarsi di storie nella Rovereto del Novecento, che restituisce uno spaccato vibrante e senza filtri della vita e del vivere di quegli anni.



Racconti di viaggio, racconti di vita di Milka Gozzer (Self-publishing, 155 pp, racconti di viaggio, LINK).

Tra storia e reportage, autobiografia e cronaca di costume, racconto e avventura, Milka Gozzer ci conduce in un percorso epico dal deserto della Namibia alle metropoli di Tokio e di Seul, dalla Bolivia alla Cambogia, dalla dittatura birmana alle crociate contro i catari, dalla terra delle badanti alla tecnologia di Taiwan, dal Golfo del Tonchino a Parigi.
Con un continuo e appassionato dialogo con le persone che incontra nei luoghi che attraversa, l’autrice compone ritratti di gente comune, regine, missionari, giornalisti, ma anche di confini visibili e invisibili, di ingiustizie del passato e del presente.
In questo modo, l’incontro con il cucciolo di uno sciacallo, il ritrovamento nel bagno di un aeroporto di un paio di occhiali di una modella famosa, la ricerca di uno strumento musicale a Kyoto, le tracce di una crociata in Francia diventano spunti narrativi per raccontare la realtà che viviamo.
Un viaggio in cui conoscenza e avventura si mescolano per aprire un’originale finestra sul mondo reale.



MeL di Milka Gozzer (Self-publishing, 205 pp, giallo distopico, LINK).


2049. Vero Coretti si gode una vecchiaia privilegiata, fino a quando la nipote non la
trova incosciente sul pavimento della stanza da letto. La donna è in coma e a occuparsi del suo caso sarà MeL, un’intelligenza artificiale.
Le indagini si rivelano però tutt’altro che semplici. L’unico indizio è una macchia scura a forma di cerchio sul braccio della vittima. Nel frattempo, il dottor Red approfitta in segreto della paziente per portare avanti un esperimento sulla memoria, riuscendo così a viaggiare nei ricordi della donna e a tornare al 2001, prima che le tempeste di sabbia radioattiva costringessero l’umanità a cercare rifugio per sopravvivere.
Fra le vicende investigative del 2049 e i ricordi di Vero Coretti di inizio millennio, l’autrice conduce il lettore nella vita di una donna che lotta per le sue passioni e per condannare l’ipocrisia di una società meschina e moralista.



  • Proseguo con i racconti di Gianluca Ingaramo.


Nocturna – Storie dal buio di Gianluca Ingaramo (Self-publishing, 275 pp, fantascienza, horror, racconti, LINK).

La seconda morte di un dittatore e la maledizione di una scultrice. Il sacrificio di un cavaliere e il ritorno a casa in un inferno radioattivo. La cancellazione dei ricordi e un quadro che raffigura paesaggi di un altro mondo. 
Così si possono riassumere alcune tematiche delle trentadue “storie dal buio” dell’antologia, che spaziano dall'horror alla fantascienza, dal futuro al medioevo, senza trascurare la stravolta quotidianità del mondo contemporaneo. 
Elemento in comune dei racconti è il persistente senso d’ansia e mistero, che ricrea l’atmosfera “notturna” cupa e densa come melassa in cui si muovono demoni, alieni e persone in carne e ossa: essi dovranno affrontare una trasfigurazione delle nostre stesse paure, su cui tutti siamo chiamati a riflettere.


Ultima segnalazione: 

Love Death Zombie di Nat Gray (Self-publishing, 78 pp, horror, zombie, LINK).

Antonio è un professore in pensione disposto a qualsiasi cosa pur di salvare la moglie Loretta dalla malattia che la costringe a letto, legata, ormai da settimane. 
Quando un rapinatore si introduce nella villa per derubare la coppia, la situazione precipita e il loro segreto viene portato alla luce. 
In un susseguirsi di eventi che gli sfuggono di controllo, Antonio si ritroverà a fare i conti con il criminale che lo ha attaccato, con una spietata organizzazione di traffico di organi da cui non può fuggire, e con la pandemia zombie che ormai incombe su tutto il mondo. 
Il suo fine ultimo, però, resterà sempre quello: proteggere Loretta. A ogni costo.

martedì 1 dicembre 2020

Le mie letture di Novembre 2020

 

Buongiorno lettori!!

Ecco il riassunto delle mie letture del penultimo mese dell'anno.

Ci avviamo alla conclusione di questo anno a dir poco orribile e nefasto... Non ci restano che la speranza e la fiducia che il 2021 sia completamente diverso :)




  1. IN UN MILIONE DI PICCOLI PEZZI  di J. Frey: cosa pensano, sentono, vogliono, come soffrono e fanno soffrire gli altri, delle persone che fanno uso di sostanze stupefacenti e di alcool? Frey ha scritto un tipo di esperienza tremenda, brutta, dolorosa, e non poteva che raccontarla in modo tale che tutto questo dolore e questo marciume venissero fuori in modo esplicito.
  2. LA COSA VERAMENTE PEGGIORE  di T. L. Hayden: si sofferma con delicatezza (e senza fare psicologia spiccia) su un tema complesso e importante qual è quello dell' abbandono dei minori, degli 
  3. affidi e delle sofferenze emotive e psicologiche che insorgono in questi poveri bambini e adolescenti "senza famiglia".
  4. L'EROE DI ELEANOR di J. Barnett. A Natale manca poco meno di un mese, è vero, ma io ho avuto modo, attraverso il delizioso racconto che vi propongo oggi, di immergermi nella fredda, innevata e 
  5. frizzante atmosfera natalizia newyorchese, e di godermi momenti di dolcezza e romanticismo.
  6. LA CASA SULL'ARGINE  di D. Raimondi. Due secoli di storia sono quelli che ci scorrono davanti leggendo le vicende della famiglia Casadio, in cui il peso delle superstizioni e delle credenze popolari si fa sentire puntualmente ad ogni generazione, portando con sé più amarezze che gioie, più disgrazie che 
  7. belle notizie, tante nascite sì, ma anche tanti lutti.
  8. L'ULTIMA MOGLIE DI J.D. SALINGER di E. Deaglio: e se il celebre e, per certi versi, misterioso scrittore Jerome David Salinger - creatore del giovane Holden - divenisse oggetto di interesse di spie russe ed agenti federali, con tanto di coinvolgimento di Trump e Putin?
  9. UNA NOTA NEL CUORE (prequel) - "Marta e Joseph" - di I. Mossa. Joseph e Marta sono due adolescenti sulla soglia dell'età adulta: si conoscono, si frequentano e sentono nascere e crescere, di giorno in giorno, un sentimento puro e forte che regala loro emozioni intense, perchè l'amore che provano è travolgente, dà tanto ma pretende altrettanto, e la sua fiamma è destinata ad ardere nel loro cuore anche in mezzo alle prove e agli ostacoli che il destino porrà sul loro cammino.
  10. EFFETTI COLLATERALI  di R. Russo. Sei racconti ambientati in una Sicilia dei nostri giorni eppure antica, la quale, come una zingara misteriosa e dal fascino maliardo, sa incantare con il racconto di leggende e miti atavici, che superando l'oblio polveroso del tempo che passa, riemergono e pretendono attenzione, e lo fanno attraverso storie di sangue, passate e presenti.

Tra le letture di novembre, la mia preferita è stata la testimonianza (parzialmente vera) di James Frey circa il proprio passato di dipendenza da droga ed alcool.


Ho concluso novembre avendo in lettura: "Leggere Lolita a Teheran" (A. Nafisi), "La vita straordinaria di Sam Hell" (R. Dugoni) e "La donna del ritratto" (K. Morton).


Poesia del mese:


PER I RAGAZZI DELLA PALESTINA

Escono dai vasi e dai bassorilievi antichi
prendono il loro slancio e si lanciano
Un dolore lancinante li tiene svegli
nel pieno della notte e quando si assopiscono
sognano una vita in piena luce
Ma ogni alba porta il tradimento delle promesse

Può conquistarsi l’Eden con la spada ed il fuoco?
Nelle mani dei ragazzi le pietre della collera dicono il rifiuto

E se non restasse nessuna pietra
i ragazzi della Palestina soffierebbero
nelle loro mani fin quando i venti
del deserto si alzeranno e porteranno via
l’edificio costruito sul disprezzo
insanguinato.

 Olivia Elias (trad. di Giancarlo Cavallo >>> preso da QUI


CANZONE DEL MESE

Non posso non menzionare il singolo di Claudio Baglioni, IO NON SONO LÌ, che anticipa l'uscita dell'album "IN QUESTA STORIA CHE È LA MIAin uscita il 4 dicembre.


Io non sono lì dove fosti tu
Mentre una stella ci smarrì lungo il falsopiano
Che un inverno ci tradì sotto quella neve
Che i passi ci sbiadì
Nelle carezze e negli abbracci
Che il gelo intirizzì
Che stringo come se io fossi li






Citazione del mese:

"Non sono capace di dirti di non sentire. Senti, senti, ti dico, senti con tutta te stessa, foss'anche fin quasi a morirne, perché questo è il solo modo di vivere...". 

(frase di Henry James  riportata da Azar Nafisi in Leggere Lolita a Teheran)

domenica 29 novembre 2020

Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese - scrittrici palestinesi


Il 29 novembre è la Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese *; in questo post vorrei soffermarmi su alcune scrittrici palestinesi.


Susan Abulhawa, cittadina americana, è nata da una famiglia palestinese in fuga dopo la
Guerra dei Sei Giorni e ha vissuto i suoi primi anni in un orfanotrofio di Gerusalemme. In seguito ha abitato in diversi paesi, tra cui anche il Kuwait e la Giordania. Si laurea in scienze biomediche all'Università della South Carolina. Autrice di numerosi saggi, relatrice a diversi convegni e attivista in ambito umanitario, ha fondato l'associazione Playgrounds for Palestine, che si occupa soprattutto dei bambini dei Territori Occupati. Vive in Pennsylvania. I suoi articoli sulla situazione palestinese sono apparsi su numerose riviste (da IBS).


OGNI MATTINA A JENIN (IBS): racconta con sensibilità e pacatezza la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione di "senza patria". In primo piano c'è la tragedia dell'esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, come rifugiati, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L'autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, che anzi descrive con pietà, rispetto e consapevolezza, racconta invece la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all'amore.

CONTRO UN MONDO SENZA AMORE (IBS): la storia di una donna rinchiusa nel Cubo, tre metri quadrati di cemento armato levigato, privata di tutto. Il mondo lì fuori chiama Nahr una terrorista e una puttana; altri una rivoluzionaria o un esempio. Ma la verità è che Narh è stata una ragazza che ha imparato, presto e dolorosamente, che quando sei un cittadino di seconda classe l'amore è un solo tipo di disperazione; ha imparato, sopra ogni cosa, a sopravvive.

NEL BLU TRA IL CIELO E IL MARE (IBS): la storia ha inizio a Beit Daras, sulla via che dalla Palestina conduce verso Il Cairo, dove vivono Umm Mamduh con le figlie Nazmiyeh e Mariam e il figlio Mamduh. Nel 1948, l'anno della Nakba, la famiglia è costretta dai bombardamenti israeliani a lasciare il paesino, e tra lutti e varie traversie. per i sopravvissuti comincia la dura vita da profughi...


SUAD AMIRY
: è una scrittrice e un architetto palestinese, fondatrice del Riwaq Centre for Architectural Conservation a Ramallah, dove risiede. Nata a Damasco, ha vissuto tra Amman, Damasco, Beirut e Il Cairo, ha studiato architettura all'American University di Beirut e all'University of Michigan, specializzandosi infine a Edimburgo. Attualmente si muove fra Ramallah, New York e l'Umbria. Suad Amiry ha scritto Sharon e mia suocera (2003), a cui hanno fatto seguito Se questa è vita (2005), Niente sesso in città (2007), Murad Murad (2009), Golda ha dormito qui (2013) e Damasco (2016), tutti pubblicati da Feltrinelli. Ha vinto il premio internazionale Viareggio Versilia nel 2004 e il premio Nonino Risit d'Aur nel 2014 
(da Mondadori).


STORIA DI UN ABITO INGLESE E DI UNA MUCCA EBREA (IBS): nel raccontare fatti realmente accaduti e di persone realmente esistite, Suad Amiry, con la grazia e l'ironia che le sono proprie, ci parla di amore, di dolore, di sopraffazioni, affidandosi alla forza dei ricordi di chi la Nakba (catastrofe) e la Shatat (diaspora) le ha vissute sulla propria pelle. (RECENSIONE).


SHARON E MIA SUOCERA (IBS): Una donna palestinese, colta, intelligente e spiritosa, tiene un "diario di guerra". Gli israeliani sparano ma, nella forzata reclusione fra le pareti domestiche, "spara" anche la madre del marito.

MURAD MURAD (IBS). Cambiare sesso. Suad Amiry sa benissimo che è questo l'unico modo per raccontare la paradossale condizione dei lavoratori palestinesi costretti a superare il confine con Israele per trovare lavoro. E così fa. Suad si traveste da uomo e raggiunge nottetempo un villaggio vicino a Ramallah da dove comincia il suo viaggio, lungo le strade costeggiate di olivi che conducono in Israele, insieme al fido Mohammad, a Murad e ai loro amici. Quando, dopo una marcia sulle colline e una serie di traversie, riescono infine a superare il muro e a mettere piede in Israele, è tardi: il lavoro non c'è più. Si confondono con i civili israeliani e salgono su un autobus per cominciare il viaggio di ritorno verso casa. Davanti a loro un paesaggio non ignoto ma visto forse per la prima volta con occhi diversi: tutto quello che era stato "palestinese" non c'è più, non c'è più memoria dell'architettura, delle coltivazioni, della vita quotidiana di un popolo che lì è vissuto per secoli.



OLIVIA ELIAS: originaria di Haifa, in seguito alla nascita dello Stato di Israele e alla Nakba, che
segnò la cacciata delle popolazioni non ebree che vivevano nelle aree israeliane nel 1948, fu costretta a seguire la famiglia in esilio in Libano; successivamente ha vissuto in Canada e infine a Parigi. Economista, poeta ed autrice di studi sulla colonizzazione della Palestina, sostiene i diritti del popolo palestinese attraverso il proprio blog e l’Association France Palestine Solidarité. Oltre ad occuparsi dell’aspetto economico dell’occupazione israeliana (Palestine occupée, la colonisation à marche forcée; Le dé-développement économique de la Palestine), ha pubblicato anche versi che testimoniano il legame più intimo che la unisce alla sua terra natìa (Je suis de cette bande de sable; L’espoir pour seule protection). << fonte 1 - fonte 2 >>



RULA JEBREAL: è nata ad Hajfa nel 1973. Palestinese con passaporto israeliano, in seguito
si è trasferita a Gerusalemme dove frequenta il corso di Laurea in Lingue straniere e Letteratura inglese. Nel 1993 si trasferisce in Italia, a Bologna, con una Borsa di Studio. Inizia a collaborare con «il Resto del Carlino» nel 1997, dove si occupa di cronaca cittadina e per lo stesso giornale, dal 1999, passa alla politica estera con una particolare attenzione alle questioni Medio Orientali. In quegli anni collabora anche con il quotidiano romano, «Il Messaggero», come analista dei conflitti tra il mondo arabo e l'Occidente. Nel 2002 arriva a LA7: prima come ospite di programmi di approfondimento e poi come giornalista per le rassegne stampa dei quotidiani e siti internet in lingua araba. Dal 2003 conduce l'edizione della notte del tg LA7 e in dicembre, il programma Altri Mondi. Frequentemente ospitata in tutte le trasmissioni di approfondimento politico, la Jebreal esordisce nell'editoria nel 2004 per la con Rizzoli con La strada dei fiori di Miral. Nel 2005 conduce su La7 Pianeta 7, il programma di approfondimento nato per raccontare quei paesi che stanno vivendo grandi cambiamenti e che sono protagonisti di una fase significativa della propria storia. Ha condotto nell'estate 2005 Omnibus estate e si è alternata ad Antonello Piroso nel dibattito sul Tema del giorno nella scorsa edizione di Omnibus.
(fonte: la7.it)


MIRAL (IBS): romanzo autobiografico nel quale la giornalista unisce tre generazioni di donne accomunate da un destino che è quello di un popolo e di un Paese. Il romanzo vero di una pluralità di vite, una scrittura capace di evocare un passato perduto e tutta la nostalgia per un futuro di pace che sembra destinato a non arrivare mai.


LA SPOSA DI ASSUAN (IBS): sullo sfondo di una regione del mondo dilaniata dai conflitti, la protagonista fa i conti con la disperazione di un popolo privato non solo della terra ma anche della sua identità. E, giorno dopo giorno, impara a resistere alla violenza costruendo intorno a sé una fitta rete di legami solidali.


(link)
SELMA DABBAGH
: scrittrice anglo-palestinese, avvocatessa, ha lavorato nell’ambito dei diritti umani e del diritto penale internazionale. Vive a Londra e il suo romanzo d'esordio ha vinto il Guardian Book of the Year nel 2011 e nel 2012
(fonte).

FUORI DA GAZA (IBS): ambientato tra Gaza, Londra e il Golfo, il libro ripercorre le recenti vicende del popolo palestinese attraverso le vite di Rashid e Iman nel loro tentativo di costruirsi un futuro nel bel mezzo dell'occupazione, il fondamentalismo religioso e le divisioni tra le varie fazioni palestinesi. 


 
SAHAR KHALIFA
: nata a Nablus, in Cisgiordania, nel 1941, scrive opere di impegno civile per la "causa palestinese" e di denuncia della condizione della donna nella società araba contemporanea
(fonte).

LA PORTA DELLA PIAZZA: Nello scenario dell’intifada palestinese, vicende umane e destini di donne s’intrecciano nella storia di un quartiere, simbolo di una terra occupata.

UNA PRIMAVERA DI FUOCO: nella primavera del 2002, al tempo della seconda Intifada, il libraio e giornalista Fadel al-Qassam vive con la famiglia nel campo profughi di Ein al-Murgian, vicino a Nablus. Devoto alla causa palestinese, l'uomo si scontra spesso con i due figli: il primogenito Magid che vive per la musica e sogna il successo all'estero, e Ahmad, un sensibile adolescente appassionato di pittura e fotografia. Una cotta per Mira, figlia di coloni in un insediamento israeliano, trascina Ahmad in una disavventura che lo porterà dapprima in carcere e poi su posizioni sempre più radicali, mentre Magid passa dapprima alla guerriglia e viene poi reclutato fra le guardie di Arafat. Culmine drammatico del romanzo è l'assedio alla Musqata'a, sede dell'Autorità palestinese a Ramallah, da parte dell'esercito israeliano, con la prigionia di Arafat e la costruzione del Muro fra territori palestinesi e colonie israeliane.



SALWA SALEM
: nata nel 1940 a Kafr Zibàd, un villaggio della Palestina a pochi chilometri da Yaffa, dove si trasferisce con la famiglia per qualche anno prima di dover abbandonare la propria casa a causa del conflitto arabo-israeliano del 1948 e doversi rifugiare nella città di Nablus in Cisgiordania. Qui trascorre parte della sua giovinezza, partecipando alle frequenti riunioni tenute dal fratello, arrestato più volte per il suo impegno politico in difesa dei diritti dei palestinesi. Nel 1970 si trasferisce in Italia; colpita da un cancro che la porta alla morte nel 1992, ha raccontato la propria  esperienza di palestinese esule in una lunga testimonianza, scritta in collaborazione con Laura Maritano, da cui è nato il libro "
CON IL VENTO NEI CAPELLI".

In esso Salwa Salem racconta la sua storia di palestinese nata in quella terra di aspri conflitti e costretta a un lungo esilio. Quando Salwa ha 8 anni la famiglia viene sradicata dalla sua terra in seguito all'esodo di massa di tre quarti della popolazione palestinese dovuto alla fondazione dello Stato di Israele, e si trasferisce a Nablus. A soli 15 anni Salwa entra nel partito Ba'ath, fa volantinaggio per la causa palestinese, discute con le compagne sui diritti delle donne. Negli anni successivi lotta per poter studiare, lavora come insegnante in Kuwait e riesce a iscriversi all'università di Damasco. Si sposa per amore, e col marito si trasferisce a Vienna e poi in Italia. In un intreccio di fattori storici ed economici, fedi politiche e religiose, scelte complesse fra emancipazione e tradizione, fra desiderio di pace e necessità di lotta, emerge l'originale personalità di una donna che ha voluto essere soprattutto se stessa (GIUNTI).





*  in questo giorno (dichiarato nel 1977 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite) si vuole ricordare che ad oggi "il conflitto" che si consuma in Palestina non solo non ha visto ancora una soluzione, ma al popolo palestinese vengono negati i diritti fondamentali ed inalienabili che appartengono a ogni persona e a ogni popolo, che sia il diritto all’autodeterminazione senza alcuna interferenza esterna, all’indipendenza e alla sovranità nazionale, e il diritto di fare ritorno alle proprie abitazioni che hanno dovuto abbandonare.

Perché proprio questo giorno? Perchè il 29 Novembre 1947  fu approvata dall'assemblea generale la risoluzione 181 che prevedeva il piano di partizione della Palestina elaborato dall'Onu e che definiva l'istituzione di uno stato ebraico e di uno arabo in Palestina, ma solo il primo è stato creato. 

venerdì 27 novembre 2020

Prossimamente in libreria (dicembre - gennaio 2021)



Diamo un'occhiata a qualche pubblicazione futura?

Partiamo da un romanzo della fortunatissima serie I bastardi di Pizzofalcone.


FIORI
per i bastardi di Pizzofalcone
di Maurizio De Giovanni



Einaudi Ed.
272 pp
USCITA
1° DICEMBRE 2020
Savio Niola, proprietario di uno storico chiosco di fiori, è stato ammazzato. Un delitto che sconvolge Pizzofalcone, perché l'anziano era amato da tutti nel quartiere. 
Lo consideravano una specie di «nonno civico», che non avendo una famiglia propria si prodigava per quelle degli altri. Aiutava i giovani spingendoli a studiare, cercando di tenerli lontani da strade senza ritorno; chiunque si rivolgesse a lui poteva contare su una parola gentile, su un po' di attenzione, se necessario su un sostegno materiale. 
Eppure è stato letteralmente massacrato. 
Chi può avere tanto odio, tanta rabbia in corpo da compiere un gesto simile? 
Poco tempo prima l'uomo si era esposto contro il racket che taglieggia i commercianti della zona, ma la pista della criminalità organizzata non convince i Bastardi, ancora una volta alle prese con un caso difficile da cui, forse, dipendono le sorti del commissariato. 
Un commissariato che, per loro, è ormai molto piú di un luogo di lavoro. Come per Savio era il suo chiosco.






Il secondo libro racconta la saga di una famiglia che si dipana lungo tutto il Novecento, in un Paese diviso e segnato da carestie e guerre, dittature e rivoluzioni. Tre generazioni di donne forti, che affrontano la vita con coraggio e determinazione. 




QUANDO LE MONTAGNE CANTANO
di Phan Que Mai Nguyen



Editrice Nord
trad. F. Toticchi
USCITA
11 GENNAIO 2021
Dal loro rifugio sulle montagne, la piccola Hương e sua nonna Diệu Lan sentono il rombo dei bombardieri americani e scorgono il bagliore degli incendi che stanno devastando Hanoi. 
Tornate in città, scoprono che la loro casa è completamente distrutta, eppure non si scoraggiano e decidono di ricostruirla e, per infondere fiducia nella nipote, Diệu Lan inizia a raccontarle la storia della sua vita: degli anni sotto l'occupazione francese e durante le invasioni giapponesi; di come tutto fosse cambiato con l'avvento dei comunisti; della sua fuga disperata verso Hanoi senza cibo né denaro e della scelta di abbandonare i suoi cinque figli lungo il cammino, nella speranza che, prima o poi, si sarebbero ritrovati. 
E così era accaduto, perché lei non si era mai persa d'animo. Quando la nuova casa è pronta, la guerra è ormai conclusa. I reduci tornano dal fronte e anche Huong finalmente può riabbracciare la madre, Ngọc. 
Ma è una donna molto diversa da quella che lei ricordava. 
La guerra le ha rubato le parole e toccherà a Huong darle una voce, per aiutarla a liberarsi del fardello di troppi segreti...





Proseguo con un'autrice romance italiana di cui ho letto diversi romanzi appartenenti alla serie Roma Caput Mundi.


FIGLIA DI ROMA
di Adele Vieri Castellano


Amazon Crossing
USCITA 
12 GENNAIO 2021

È una donna, non più una bambina, e solo lui può aiutarla

Britannia, 61 d.C. Le orde di Boudicca hanno invaso la pianura. Animata da un devastante desiderio di vendetta, la regina guerriera ha realizzato l’impossibile: unire tutte le tribù britanniche contro l’invasore romano.
Ad assistere alla devastazione c’è un uomo. Osserva gli edifici in fiamme, aspira l’odore degli incendi, ascolta le grida disperate delle vittime. Impotente, solo, ha quasi dimenticato il suo vero nome ma non la missione che gli ha affidato l’imperatore cui deve fedeltà. Nessuno potrà fermarlo perché il destino di molti, forse anche quello dell’Impero, è nelle sue mani.
La sua determinazione è però destinata a scontrarsi con un’ombra dal passato che potrà mettere in discussione la sua stessa identità. La ricordava bambina ma adesso è una donna e ha bisogno della forza, della lealtà e del valore di un soldato romano. 
Valeria, la figlia di Marco Quinto Valerio Rufo, ha un nuovo, pericoloso incarico per lui.





giovedì 26 novembre 2020

Recensione: LA COSA VERAMENTE PEGGIORE di Torey L. Hayden



Ogni bambino ha il diritto di avere una famiglia che gli doni amore, cura, protezione..., e quando questo non si verifica, è inevitabile che il bambino che ne è privato cresca sentendosi poco amato, non voluto, insomma un oggetto, anzi un peso di cui gli adulti vogliono sbarazzarsi il prima possibile.
Non è questa una delle cose peggiori che possa capitare a un bambino?




LA COSA VERAMENTE PEGGIORE 
di Torey L. Hayden



Corbaccio Ed.
trad. L. Corradini Caspani
176 pp
David è un ragazzino di undici anni che sin da piccolino ha avuto un'infanzia davvero difficile, fatta di abbandoni, case famiglia e genitori affidatari che l'hanno mandato via all'insorgere dei primi problemi.

Il primo abbandono è stato quello della madre; il padre, poi, non lo ricorda neppure!
L'unico legame famigliare è costituito dalla sorella maggiore Lily, con cui però non ha un gran bel rapporto, perchè la ragazza è più problematica del fratello: è un'adolescente ribelle, ingestibile, ha tentato molte volte di fuggire dagli istituti e ha sempre dato del filo da torcere alle famiglie affidatarie e ai servizi sociali.
E poi Lily è poco carina e gentile con lui, lo tratta con sufficienza, quasi con disprezzo e chiamandolo "stupido" e "ritardato".

Ma David non è stupido ed è, anzi, molto consapevole dei propri "problemi" e limiti: parla con difficoltà (balbetta), tende ad avere reazioni violente quando si sente accusato, aggredito, non compreso, ed è un po' lento nell'apprendimento. 

La sua vita è tutt'altro che lieta, la sensazione che nessuno lo voglia e lo amerà mai, è forte e concreta.
In un'esistenza così frantumata, spezzata, il suo tentativo di mettervi ordine per capirci qualcosa, si traduce nello stilare (e aggiornare di volta in volta) una lista di cose brutte, per trovare ogni volta «la cosa veramente peggiore»; la scelta di "cose peggiori" è certamente vasta, dall'andare dal dentista all'essere picchiato dai compagni, al non avere nessuno che si preoccupa per lui. 

"Sapeva anche quale fosse la cosa veramente peggiore. Era il nulla. Quando non c'era nessuno a cui  importasse qualcosa di ciò che ti capitava. Era il non appartenere a nessun luogo e a nessuna creatura.
Ecco cosa c'era al Primo Posto nell'elenco delle Cose Veramente Peggiori. David lo sapeva, perché l'aveva provato."

Eppure, anche per uno sfortunato cronico come il nostro David, sono in arrivo alcune novità.
Anzitutto viene affidato ad una signora anziana, Mrs Granny, che si rivela da subito affettuosa, dolce, comprensiva; la donna lo tratta con rispetto e affetto, lo ascolta, gli parla con amore, mostrando un sincero interesse per questo ragazzino strano e solo.

Ma non è l'unica cosa positiva che gli capita: un giorno, in cui è molto arrabbiato, si ritrova a prendere a calci un nido di gufi, e la sua attenzione viene catturata da un uovo non ancora dischiuso.
David lo prende e decide di tenerlo con sé, sperando che si schiuda e dia alla luce un bel gufetto da allevare che possa diventare per lui un amico.
Ma il bambino non sa nulla di gufi e uova da custodire, e rischia di far morire l'uovo prima ancora che si rompa; per fortuna a scuola conosce una bambina particolare - o meglio, ritenuta dai coetanei strana, come lui -, Mab (Madeleine).

Mab è piccolina, minuta, ha otto anni ma, avendo un'intelligenza spiccata e fuori dal comune, è due anni avanti, a scuola.
Per questo suo essere piccola d'età e nel fisico, è oggetto di emarginazione e derisione da parte di ragazzi più grandi, che altro non sono che bulli stupidi e prepotenti, abituati a prendersela con i più deboli.
David compreso, che viene preso facilmente di mira dallo stesso gruppetto di ragazzi maleducati e strafottenti.

David non vuole ammetterlo, ma si sente attratto dalla piccola e vivace Mab perché c'è qualcosa che li accomuna; beh, lei è più fortunata di lui - ha mamma e papà, due fratellini, una casa, giochi, computer... -, ma è anch'ella sola, esclusa, costantemente presa in giro.

Tra i due, nonostante la diffidenza e i timori di un impacciatissimo David, nasce un rapporto di amicizia, che inizialmente ruota attorno al piccolo uovo di gufo; la ragazzina propone, infatti, a David di porre l'uovo in un'incubatrice collocata nel capanno appartenente alla famiglia di Mab.
In questo modo, i due ragazzini sono "costretti" a vedersi ogni giorno per controllare i progressi del gufo - che viene battezzato, prima della "nascita",  con il nome di "Re Artù"- e il legame dì amicizia tra due emarginati, ritenuti dagli altri "fenomeni da baraccone", cresce di giorno in giorno, diventando un punto di riferimento importante per entrambi.

"Ecco cos'è un fenomeno. È soltanto una persona diversa".

Ogni tanto spunta Lily, che con il suo modo di fare instabile e irruento, cerca di travolgere il fratellino nelle sue "pazze idee"; a scuola poi i dispetti perfidi dei bulli non accennano a smettere e la frustrazione provata da David nei confronti di questa situazione è tanta..., insomma, le cose non vanno benissimo, però, gli basta sentire il profumo delle prelibatezze cucinate amorevolmente da Granny, osservare i progressi di Re Artù e, perché no?, anche bisticciare con Mab, perché David si renda conto che forse - ma è bene dirlo a bassa voce e con cautela - qualcosa di buono sta per accadere anche a un tipo come lui.

David è un ragazzino che fa tenerezza perchè le sue fragilità, le lacune emotive, affettive, frutto del suo vissuto, sono tutte chiare ed evidenti; e come spesso capita, sembra che la sfortuna sia dietro ogni angolo, pronta a ricordargli la sua condizione di abbandonato, di bambino solo, sbattuto qua e là da una famiglia all'altra, con l'incubo dell'assistente sociale a riportarlo in orfanotrofio in attesa di "ricollocarlo" presso nuovi genitori adottivi (e con la speranza che siano finalmente "quelli giusti!).
Ma anche per un bimbo "sfortunato" come lui c'è uno spiraglio di nuove opportunità e David avrà modo di scoprire cosa voglia dire instaurare rapporti con persone che lo stimano, gli vogliono bene e che meritano, da parte sua, lealtà e affetto.

E soprattutto, finalmente potrà fare esperienza di cosa significhi appartenere a qualcuno, e questo infonderà in lui fiducia nelle persone e in se stesso: 

"appartenere (...) vuol dire prendersi cura l'uno dell'altro. Vuol dire prendersi a cuore il destino di qualcun altro. Prenderselo a cuore tanto da volere che non gli capiti niente di male, anche quando questo significa non poter avere ciò che si vorrebbe."

Un romanzo breve, che pur essendo essenziale e asciutto nello stile, si sofferma con delicatezza (e senza fare psicologia spiccia) su un tema complesso e importante qual è quello dell' abbandono dei minori, degli affidi e delle sofferenze emotive e psicologiche che insorgono in questi poveri bambini e adolescenti "senza famiglia".

mercoledì 25 novembre 2020

Segnalazione: IL GIARDINO DELLE MELE di Maria Giovanna Farina (II edizione)




In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne vi segnalo la seconda edizione (ampliata e corretta) in ebook del libro IL GIARDINO DELLE MELE di Maria Giovanna Farina, ad un prezzo vantaggioso ( 3.50 euro), che possono permettersi anche i giovani.
 Il libro è solo su Amazon >> LINK


La mancanza di parità è terreno fecondo


per la violenza, Il Giardino delle mele ribalta ironicamente la condizione femminile a partire da Adamo ed Eva: se fosse stato Adamo a tentare Eva? Come sarebbe finita la storia dell'umanità? 
Nella seconda parte, il libro affronta con determinazione la violenza sulla donna con l'obiettivo di dare uno strumento di prevenzione. 

Una seconda edizione che contiene riflessioni per aiutare ad elaborare gli stereotipi ed individuare i diversi volti della violenza, sono proposte filosofiche pratiche atte a favorire l'applicazione della nonviolenza alle relazioni.

COVER REVEAL >> "Quello che non ti aspetti" di Giovanna Roma




Cari lettori e lettrici, il post di oggi è dedicato all'uscita del nuovo romanzo di Giovanna Roma: si tratta di una storia di sport, amicizia e vita, la cui uscita è prevista per il 9 dicembre.



Quello che non ti aspetti

FORMATO: digitale e cartaceo
Self-pubblishing
GENERE: Sentimentale
DATA PUBBLICAZIONE: 09 dicembre 2020
GRAFICO: SP Graphic Design

GOODREADS: https://bit.ly/3nxEWA8


SINOSSI

Sono noto per i miei scatti di rabbia. Ho il numero maggiore di penalità nella squadra di hockey e la faccia sulle riviste scandalistiche. Metto nei guai chi se lo merita e Hope Harley lo merita più di tutti.
Questo finché scopro che qualcosa di più grande di lei manovra la sua vita. All'improvviso i miei soldi sono carta straccia, i muscoli inutili. La mia sregolatezza diventa un'esistenza vuota.
Hope è cieca ai rischi. Sfida Golia, si lancia nel dirupo, non rimanda e ricomincia da zero ogni giorno.
La lezione più dura che mi abbia impartito? Lei è la verità, mentre io sono una bugia.

BIOGRAFIA AUTRICE.
<<Sono nata e cresciuta in Italia e viaggiato sin da bambina. I generi che leggo spaziano tra thriller, psicologia, erotico e dark romance. Anche quando un autore non mi convince, concedo sempre una seconda possibilità, leggendo un altro suo libro. Sono autrice dei romanzi "La mia vendetta con te, il suo sequel "Il Siberiano", lo storico "Il patto del marchese" e la serie dark "Deceptive Hunters".>>








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sabato 21 novembre 2020

Libri in lettura (novembre 2020)

 

Buongiorno, lettori carissimi!

Come procedono le vostre letture?

Io proseguo con Leggere Lolita a Teheran, e ho iniziato questi tre libri:


LA COSA VERAMENTE PEGGIORE di Torey Hayden (Corbaccio Ed., trad. L. Corradini

Caspani, 176 pp).

David è un ragazzino difficile: abbandonato dalla madre da piccolo, parla con difficoltà, è violento e apparentemente ritardato. Le famiglie alle quali è stato affidato insieme alla sorella hanno finito per rispedirlo agli assistenti sociali. Il suo modo di fare ordine in una vita spezzata è quello di trovare «la cosa veramente peggiore»: andare dal dentista, essere picchiato dai compagni, non avere nessuno che si preoccupa per lui. Fino a quando, insperabilmente, i brandelli della sua esistenza cominciano a trovare un significato: la «nuova famiglia» è una donna sola che potrebbe essere sua nonna, ma che lo tratta con rispetto e affetto, e i suoi nuovi amici sono una bambina più piccola e geniale – e per questo emarginata proprio come lui – e un piccolo gufo orfano. 

Torey Hayden, una delle autrici più esperte e attente al mondo dell'infanzia e ai suoi problemi, ha scritto questo libro sui bambini e rivolto anche ai bambini con la maestria e la delicatezza che l'hanno resa un vero e proprio punto di riferimento amatissimo dal pubblico.


LA DONNA DEL RITRATTO di Kate Morton (Sperling&Kupfer, trad. E. Cantoni, R. Salerno, 496 pp).

Nell'estate del 1862, un gruppo di giovani artisti si riunisce a Birchwood Manor, una grande casa nella campagna dell'Oxfordshire.
A guidare il gruppo è Edward Radcliffe, il più appassionato e promettente di loro. A lui è venuta l'idea di immergersi nella natura per trenta giorni, lontano da Londra e dalla sua formalissima society, per dare libero sfogo alla creatività. 
E invece, alla fine di quel mese, la tragedia stravolge le loro esistenze: una donna viene uccisa, un'altra sparisce nel nulla e un prezioso gioiello scompare. 
Più di centocinquanta anni dopo, una giovane archivista di Londra s'imbatte in una scoperta che la riporterà sulle tracce di una storia dimenticata nel tempo, dei segreti di Birchwood Manor e di una ragazza apparsa in un ritratto perduto e ritrovato.




LA VITA STRAORDINARIA DI SAM HELL di Robert Dugoni (Amazon Crossing, trad. R. Marasco, 493 pp).

Sam Hill ha sempre guardato il mondo con occhi diversi. È nato con le pupille rosse, e i compagni lo chiamano “il bambino diabolico” o Sam “Hell”, come l’inferno.  
Per sua madre, invece, l’albinismo oculare indica la “volontà di Dio”, ciò che lo rende straordinario. Confortato dalla fede materna, lui tiene duro, anche grazie alla solida saggezza del padre e a due amici insostituibili: Ernie Cantwell, l’unico afroamericano della scuola, e Mickie, che irrompe nelle sue giornate come un tornado.
Oggi che ha quarant’anni ed è diventato un oftalmologo, Sam non crede più che la sua vita sia straordinaria, tanto meno dopo la tragedia che lo ha costretto a voltare le spalle al mondo che conosceva. 
Scappare dal dolore a occhi chiusi però non gli è servito. 
Guardando indietro alla sua esistenza, mentre viaggia per il mondo, ha gli occhi bene aperti e sa distinguere con chiarezza ciò che l’ha cambiato, l’ha plasmato e l’ha tanto spaventato. E finalmente riuscirà a mettere a fuoco quel che conta davvero.

venerdì 20 novembre 2020

Recensione: L'EROE DI ELEANOR (Natale in città, vol. 2) di Jill Barnett



A Natale manca poco meno di un mese, è vero, ma io ho avuto modo, attraverso il delizioso racconto che vi propongo oggi, di immergermi nella fredda, innevata e frizzante atmosfera natalizia newyorchese, e di godermi momenti di dolcezza e romanticismo.



L'EROE DI ELEANOR
(Natale in città, vol. 2)
di Jill Barnett



Babelcube Inc.
75 pp
trad. Isabella Nanni
"Tutte le volte che era con lui, non era se stessa. Il brutto dell'amore era che rendeva diversi; ti faceva comportare in modo irrazionale. L'amore era molto simile al clima invernale. Arrivava nel momento peggiore e ti rendeva la vita impossibile. come la neve e il ghiaccio che cadevano, poi si scioglievano. Non ce n'era motivo, succedeva e basta. L'amore ti dava uno schiaffo in faccia senza alcuna spiegazione logica. Ci si poteva chiedere perchè all'infinito, ma questo non cambiava il fatto che si amava la persona che si era destinati ad amare." 

Ah, che fascino New York a Natale, tra cumuli di neve bianca, slitte, gente che canta canzoni natalizie: il periodo e la location adatte per innamorarsi, vero?

Siamo verso la fine del 1800 e la signorina Eleanor Austen è costretta, dopo la morte del nonno, a trasferirsi in un angusto appartamentino all’ultimo piano dell’edificio che l'anziano aveva affittato a Conn Donoughue, proprietario di una palestra piuttosto rumorosa.

Il bello ed aitante Conn è un famoso pugile irlandese, di 32 anni, ed è pure single. Ma non per molto, perché il destino - o lo spirito del Natale - ha deciso di dargli un aiutino in amore!

Quando scopre che, da un giorno all'altro, l'appartamento del quarto piano dello stabile in cui ha la palestra, sta per essere occupato dalla legittima proprietaria, si infuria perché lì ci sono alcune sue cose, che egli ha temporaneamente sistemato in quei locali sapendoli disabitati.

Ma a quanto pare la bella Eleanor ha deciso di riappropriarsene; del resto, non avendo un lavoro e non potendo, quindi, permettersi un affitto, deve necessariamente andare ad abitare nella casa del nonno.
Tra i due non scorre proprio una grandissima simpatia: lei si rivolge al giovane cercando di mantenersi altezzosa, distante, ma è solo perché quel benedetto ragazzone tutto muscoli e con un sorriso furbo e intrigante, in realtà le provoca più di un brivido e la fa arrossire come mai nessuno è riuscito a fare.

Conn, dal canto suo, si mostra sicuro di sè, ironico, pronto a far battute per mettere in imbarazzo la bella proprietaria, ad es. rivolgendosi a lei con un nomignolo, Nellibelle, che alla donna fa saltare i nervi.

Eppure..., a dispetto di menti alzati e braccia incrociate, risposte secche e ghigni sarcastici, Conn ed Eleanor si piacciono, e anche tanto.
Cosa li frena allora dal dichiararsi l'uno all'altra?

A dire il vero, tempo prima tra loro c'è stato un piccolo avvicinamento, ma qualcosa è andato storto, e  adesso, se lui cerca di farle capire quanto gli piaccia, la donna scappa a gambe levate.
Come mai? Eppure, non solo l'attrazione per Conn non è scemata, ma anzi i sentimenti sono sempre più forti.
Cosa impedisce a Nellibelle di lasciarsi andare e vivere un amore appassionato con l'uomo che le ha fatto perdere la testa e che sembra contraccambiare?

La motivazione risiede nella paura di fare la cosa sbagliata, di essere giudicata male dagli altri e di non essere la donna adatta per Conn, facendogli più male che bene.
E già, perché tra i due ci sono otto anni di differenza d'età.
Lei ha quarant'anni suonati e lui trentadue: cosa direbbe la gente di una donna non più giovanissima che si fidanza con un giovanotto nel pieno del suo vigore?
Considerato il periodo storico in cui la vicenda è ambientata (che poi, diciamocelo: non è così raro anche ai nostri giorni vedere gente che storce il naso di fronte a coppie in cui lei è più grande di lui), questi dubbi ci stanno, ma quando c'è l'amore, un ostacolo come otto anni di differenza può essere tranquillamente superato.

Donn è caparbio, determinato e, soprattutto, sinceramente innamorato della sua Nellie, e non è intenzionato a perderla, anche perché per lui Eleanor è a dir poco bellissima e poco gli importa che lei sia più "vecchia" di lui.

È un racconto che si legge con molta scorrevolezza, è davvero piacevole, delizioso, romantico al punto giusto e con due protagonisti che entrano facilmente nelle simpatie del lettore: lei è fragile, insicura, cerca di mostrarsi forte e indipendente ma ha un disperato bisogno di protezione, amore, di una famiglia; lui, nonostante i pettorali d'acciaio e l'altezza notevole, è un cucciolo tenero e pieno d'amore da dare.

Conn ed Eleanor sono due persone terribilmente sole e trovano nel sentimento che li lega un'ancora di salvezza, una preziosa opportunità per riempire certi vuoti delle loro esistenze con un affetto importante e dare un senso a una quotidianità altrimenti triste e grigia.  

Il romanticismo presente in questo racconto natalizio di Jill Barnett, lungi dallo scadere nella stucchevolezza e nelle smancerie patinate, ci regala anche diversi momenti buffi, ironici, che fanno sorridere perché la protagonista, più cerca di darsi un contegno e di dimostrare di non avere bisogno di Conn, più combina guai..., e menomale che c'è lui a correre in aiuto della sua Nellie!
Mi è piaciuto anche il contesto, che non è quella parte di New York ricca, ma una zona di quartieri dove vive gente semplice, cui piove dentro casa perché l'acqua filtra da un tetto in pessime condizioni.

Lettura agile e gradevole, ideale per chi ama storie romantiche e l'atmosfera magica e da sogno che  il Natale sa creare.

mercoledì 18 novembre 2020

Recensione: IN UN MILIONE DI PICCOLI PEZZI di James Frey


Tra queste pagine, terribili e inesorabili, si consuma il difficilissimo tentativo di disintossicazione da alcool e droga da parte di un giovane di 23 anni, che altri non è che l'Autore, il quale quindi ci parla di se stesso e dell'esperienza vissuta in prima persona, e lo fa con una narrazione frenetica, sofferta, cruda, da cui trasuda tutto il dolore per il male fatto (a se stesso, ai propri cari e non solo) e tutta la tenera - sì, tenera! - tenacia di chi sta provando ad uscire dal tunnel, a resistere alla tentazione di ricaderci, a trovare in se stesso la forza per vivere libero da ciò che lo porterebbe sicuramente alla morte. 
La tenacia e la disperazione di chi sta provando a rinascere dalle proprie ceneri, a rimettere insieme quel milione di piccoli pezzi in cui si era ridotto e frantumato.


IN UN MILIONE DI PICCOLI PEZZI 
di James Frey





Tea Edizioni
trad. B. Amato
459 pp

Un ragazzo di 23 anni si risveglia a bordo di un aereo in uno stato di totale confusione, al confine tra la vita e la morte, conseguenza del massiccio (e protratto nel tempo) abuso di alcol e droghe. 

La famiglia, sbalordita, smarrita e disperata, lo accoglie all'aeroporto di Chicago per trasferirlo in una clinica di riabilitazione del Minnesota. 

James è un ragazzo pienamente consapevole di se stesso, dell'esistenza sbandata condotta fino a quel momento, e lo è anche delle conseguenze tragiche cui andrà incontro se non decide una volta per tutte di cambiare strada.
A confermarglielo è il dottore che lo visita e che, senza troppi giri di parole, gli dice che, se dovesse toccare un goccio di alcol o "farsi" anche solo una volta, ad attenderlo c'è la morte sicura.
Il suo corpo è al limite, è stato provato in una maniera allucinante e non sarebbe in grado di reggere l'assunzione di quella robaccia che è pane quotidiano per James da tantissimi anni.

E allora che si fa, caro James? Resti o scappi? Vivi o muori?
Perché la scelta è tutta lì, ed è la più importante della tua vita, la più tosta che dovrai mai capitarti di prendere.

La tentazione di mollare quel percorso neppure iniziato c'è e non è facile resisterle; ma qual è l'alternativa? 
James lo sa: se non scegli la vita, allora ti aspetta la morte.

Certo, restare ed affrontare la disintossicazione è spaventoso e nei due mesi che trascorre in clinica il ragazzo dovrà combattere contro i propri demoni e contro la Furia, la rabbia cieca e violentissima che gli monta dentro e che pretende di essere placata con lo sfogo più animalesco: James ha una rabbia dentro di sé talmente (auto)distruttiva da provarne lui per primo paura.

Eppure con quella Furia interiore è praticamente cresciuto, visto che la cova da quando ha incominciato a sbandarsi, a vivere come uno scapestrato, il che ha avuto inizio a soli dieci anni.
Già, dieci anni. Un bambino.
Un bambino che ruba le bottiglie di liquore ai genitori, che comincia a fumare e poi ad assumere droghe, per poi darsi a vizi e stravizi sempre più illeciti e pericolosi man mano che gli anni passano, con relativa e costante infrazione di ogni tipo di regole, commettendo molti reati e maturando problemi con la giustizia.
Anni vissuti facendosi del male e facendone anche ai propri cari, agli amici e a tante persone incrociate lungo il proprio cammino, molte delle quali sono state vittime della condotta terribile di un James fuori controllo e privo di freni morali, che agiva spinto da una cattiveria che, colpendo gli altri, cercava di distruggere principalmente la propria persona.

James, all'interno della struttura, interagisce col personale che vi lavora e con gli altri ospiti, uomini che, come lui, sono stati feriti e messi in ginocchio dalle dipendenze.
I rapporti interpersonali già non sono semplici in casi normali, figuriamoci in un contesto popolato da individui che hanno sempre vissuto infischiandosene di tutto e tutti, con l'unica preoccupazione di soddisfare la propria voglia di droga, sesso, alcool.
Con qualcuno avrà inizialmente delle rogne, con altri "pazienti" instaurerà rapporti di amicizia, fatti di scherzi, risate, confessioni, pianti e abbracci: sono quelle amicizie particolari ed uniche nel loro genere, che possono nascere soltanto in situazioni anomale, straordinarie, quando a incontrarsi sono esseri disperati, giunti al limite, che sanno che quella è, molto probabilmente, la loro ultima possibilità per non morire da drogati e alcolizzati.

Stare senza bere e farsi non è una passeggiata, e James dovrà davvero fare appello a tutte le proprie energie fisiche e mentali, alla propria sincera e convinta volontà di non soccombere ma di rinascere, di riprendersi la propria vita di ventitreenne, per dare un senso al percorso in Clinica.

James riconosce che c'è un sacco di gente che cerca di far bene il proprio lavoro e di aiutare davvero chi è affetto da forti dipendenze, eppure egli non condivide la logica e l'ideologia "spirituale" che c'è dietro ai cosiddetti "Dodici Passi", che è il programma portato avanti in clinica e che si basa sull'intraprendere un cammino di "redenzione" attraverso degli step che permettano alla persona con queste problematiche di affidare a un "potere spirituale superiore" (Dio, per chi ha fede) la propria vita e il proprio desiderio di rinascere; pensare di uscirne contando esclusivamente sulle proprie forze, è da pazzi, e il fallimento è una possibilità concreta.

E poiché James non nutre alcun tipo di fede in un essere superiore, o trova la giusta forza e motivazione in se stesso, o è destinato all'insuccesso.

Ma ecco che, proprio quando si sente poco motivato a restare, i suoi occhi incrociano quelli di Lilly, una ragazza minuta, bella, magra come uno scricciolo, che ha alle spalle una storia di abusi, soprusi e sofferenze che nessuno dovrebbe passare nella propria vita; Lilly è un'anima in pena, bisognosa di amore e sicurezze, di conforto e di un po' di pace, e James sente nascere e crescere dentro di sè un sentimento di amore e di tenera protezione per questa ragazza dalle ali spezzate, che si lega a lui con il medesimo slancio e la medesima disperata necessità.
Il loro amore non nasce nel posto e sotto gli auspici migliori: basterà a dar loro la motivazione per cercare di guarire e uscire dalla clinica pronti ad affrontare il mondo?

Lo scrittore scrive scrive scrive... ed è un fiume in piena, che "vomita" (passatemi l'espressione poco piacevole, ma credo renda bene il concetto) con un ritmo frenetico ("su di giri") parole, frasi, pensieri tortuosi e tormentati di un'anima angosciata e impaurita, la cui fissa è bere/drogarsi, perchè è questo che il suo corpo pretende, perché a questo è stato abituato negli ultimi dieci anni.
Sono pagine piene di sofferenza fisica e psicologica e ci sono diversi passaggi descritti con una spietata onestà da suscitare il rigetto nei lettori più sensibili.

A predominare in James è la PAURA, e con essa la triste sensazione di essere irrimediabilmente solo, incompreso, e di non meritare amore da nessuno, genitori compresi.
il racconto del presente è interrotto dai flashback che ci riportano indietro nel tempo, ad esperienze passate, agli incontri sbagliati, ai tanti terribili errori commessi.

Volutamente, l'Autore fa un uso essenziale e molto parco (ed arbitrario, se vogliamo) della punteggiatura, usando molte coordinate ed omettendo virgole, punti, le virgolette del discorso diretto ecc..., come per rovesciarci addosso il vissuto emotivo del protagonista - un individuo a pezzi - e tutta l'ansia, il senso di urgenza (basta orpelli, inutilità, basta perdere tempo in cose che non servono: è tempo di dire tutta la verità, di tirar fuori tutto quello che c'è nel corpo e nella mente, per liberarsi di ciò che è "sporco", cattivo"), di frenesia, di rabbia, insomma tutto il carico di pensieri impetuosi e tortuosi e di emozioni intensissime che hanno travolto lui e che inevitabilmente travolgono il lettore.

È un libro che "fa male" male, e non potrebbe essere diversamente, in quanto leggere il tipo di sofferenza provata da chi sta cercando di disintossicarsi è faticoso emotivamente; James pronuncia spesso frasi come "Mi faccio schifo", "Non ho fiducia in me, stima di me, senso del mio valore".

"Le ferite che non guariscono mai possono essere piante solo da soli".

Accanto a quella "massa di dolore, tristezza, afflizione, angoscia e pena" ci sono diversi momenti di solidarietà, tenerezza e commozione, perché in fondo queste persone ferite e rotte hanno bisogno di sentire che non sono sole, che non tutto è perduto e che c'è un briciolo di speranza anche per loro.

Ho sofferto con e per James, il quale però - a dispetto delle pessime condizioni emotive e psicofisiche in cui è al suo arrivo in Clinica - mostra un'incredibile resistenza al dolore (per la sua crudezza, la descrizione dell'intervento ai denti senza anestesia mi ha provocato veramente dei brividi), che viene descritto in tutta la sua ferocia.
In certi momenti alla pietà per lui si accostava una sorta di leggera antipatia, frutto dei suoi atteggiamenti oppositivi e molto irritanti verso i famigliari e gli operatori, soprattutto quando questi manifestavano l'intenzione di aiutarlo.
Ma quando si leggono libri di questo tipo - in cui le sofferenze sono una conseguenza diretta di scelte personali sbagliate - bisognerebbe sospendere giudizi e pregiudizi e predisporsi a comprendere e, in un certo senso, a perdonare.
E il primo che deve avere il coraggio di perdonare è proprio lui, James, che quando arriva in clinica non ha neppure la forza di guardare nei propri occhi riflessi in uno specchio.

È un romanzo in parte autobiografico (nota) scomodo, non facile da leggere proprio perché crudo (nel linguaggio e nell'argomento), estremo, senza freni, e non potrebbe essere diversamente, visto che il protagonista è un ragazzo che ha vissuto gli ultimi dieci anni della propria vita così: letteralmente senza freni, senza regole, in balìa di se stesso e delle proprie dipendenze.
Tra queste pagine viene fuori tutto il marcio che può inondare l'esistenza di una persona quando appunto vive priva di qualsiasi limite, diventando schiava di sostanze che alterano il suo equilibrio psico-fisico, emozionale, sociale, relazionale...: non sei più tu, quando fai uso di schifezze che azzerano la tua volontà, la tua personalità.
E questo non può che essere l'inferno, per il tossico/alcolista, ma anche per chi gli è vicino e lo ama.

Frey ha scritto un tipo di esperienza tremenda, brutta, dolorosa, e non poteva che raccontarla in modo tale che tutto questo dolore e questo marciume venissero fuori in modo esplicito. 
Cosa pensano, sentono, vogliono, come soffrono e fanno soffrire gli altri, delle persone che fanno uso di sostanze stupefacenti e di alcool?
Frey ce l'ha scritto e non c'è nulla di eroico né in lui né negli altri personaggi che gravitano attorno a James in Clinica, ciononostante è giusto ricordarli perché a modo loro, con tutte le fragilità, i tormenti, gli errori..., restano dei guerrieri che c'hanno provato: a combattere contro le proprie insane voglie, ad uscire dall'incubo in cui si sono (più o meno consapevolmente) infilati.

Una lettura adatta a chi si sente pronto a scendere, insieme al protagonista, nel suo personalissimo inferno e a conoscerne con feroce lucidità ogni demone, tormento, pensiero ed emozione.



nota → a proposito di quanto vero sia il racconto del proprio passato da alcolizzato e tossicomane, dopo che sul sito The Smoking Gun è emerso come molti dettagli riguardanti i presunti reati commessi da Frey (e descritti nel romanzo) non fossero veritieri, l'Autore ha ammesso di aver sì calcato un po' la mano e di aver aggiunto dettagli fittizi ad altri assolutamente personali e realmente vissuti, ma anche di non aver avuto mai l'intenzione di scrivere un libro totalmente autobiografico, quindi essendo lui un romanziere, è ovvio che ha mescolato finzione e realtà. 
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