venerdì 1 aprile 2022

RECENSIONE ❤❤ "DI MORTE E D'AMORE. La prima indagine di Fortunata, tanatoesteta" di Stefania Crepaldi ❤❤



Fortunata è una bella ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri, e a vederla nessuno penserebbe che fa un lavoro davvero particolare: è, infatti, una tanatoesteta, vale a dire colei che si prende cura, con estrema professionalità, dei corpi delle persone decedute, truccandoli, attenuando i segni della morte così da renderli più presentabili.
E mentre le sue mani toccano le salme, lei sogna di diventare una pasticciera e di allontanare il puzzo di morte per respirare un'aria decisamente meno grave e triste.


DI MORTE E D'AMORE. 
La prima indagine di Fortunata, tanatoesteta
di Stefania Crepaldi   


Ed. IoScrittore
200 pp
USCITA:
24 MARZO 2022
Fortunata vive nella bella Chioggia con suo padre Emilio e la sua amorevole nonna, da cui ha preso il nome; la madre è morta da anni ma il suo ricordo aleggia dentro casa e la sua assenza addolora il vedovo, la cui sofferenza non accenna a diminuire.
La famiglia di Fortunata ha un'azienda che in città è famosa e molto richiesta perché i servizi che offre sono anzitutto contrassegnati dalla professionalità, e inoltre sono necessari, nel senso che prima o poi servono a tutti.
Sì, perché il signor Emilio porta avanti l'antica tradizione di famiglia, che è quella dei becchini, dei pizzigamorti. Onoranze funebri, insomma.

La ragazza è stata quindi cresciuta con la convinzione, da parte del genitore, di proseguire la professione paterna, perpetuandola.
Ma l'uomo non ha fatto i conti con i desideri (per lui segreti) della figlia e vorrebbe che proseguisse nel prendere specializzazioni che la rendano la migliore tanatoesteta in circolazione.

Ed effettivamente Fortunata è davvero brava nel suo lavoro; sembra avere un dono particolare nel prendersi cura di uomini e donne perché quando li veste, li lava, pulendo la pelle e truccando il viso, lo fa con attenzione, rispetto, dolcezza e premura. 

Ma il fatto che sappia fare bene il proprio mestiere, non le impedisce di desiderare di scappare via da quel destino che il padre ha deciso per lei e su cui Fortunata, invece, non ha alcuna intenzione di investire.

Già, perché la ragazza ha un sogno nel cassetto di diverso tenore e genere: vuole fare la pasticciera, passione che la fa stare bene e per la quale è portata; lo dimostrano le sue capacità in cucina, più precisamente nella cucina del caro amico Mario, proprietario di una pasticceria, dove Fortunata si rifugia per dare sfogo alle proprie doti culinarie.
E in barba alle pretese paterne, sta provando a farsi accettare come apprendista pasticciera dai Mengolin (considerati i migliori nel settore dei catering di lusso in Italia) e poter lavorare e creare decorazioni spettacolari accanto allo chef Lucio Mengolin.
Quando inaspettatamente riceve una loro risposta, in cui le viene detto di presentarsi, pochi giorni dopo, per iniziare un periodo di apprendistato, sente che finalmente la vita le sta offrendo una fantastica opportunità per dare una svolta alla propria esistenza.

"Le mie mani non abbelliranno più la morte, daranno vita alla bellezza, contribuiranno alla felicità delle
persone."

Fortunata è intenzionata a non lasciarsi sfuggire questa occasione per voltare le spalle a quel mestiere accompagnato sempre da morte, dolore, corpi rigidi, lacrime di chi piange il proprio caro.
Già è stato - ed è - dura vivere accanto ad un padre che piange guardando le foto dell'amatissima moglie e che spesso, quando parla con la figlia, non vede lei ma la defunta consorte, Elisa.

"Elisa. Mia madre. La donna con cui combatto una guerra silenziosa per la conquista del cuore di mio padre."

In quei momenti, Fortunata si sente pervadere da una grande tristezza e dalla dolorosa consapevolezza che, per quanto suo padre le voglia bene, preferirebbe di certo che, al sui posto, ci fosse Elisa davanti a lui.

A dare un'ulteriore spinta alla sua voglia di cambiare vita, c'è anche il suo essere cosciente di come la gente guardi lei e i suoi famigliari: persone che portano sfortuna (i gesti scaramantici non mancano mai), alla cui vista è meglio distogliere lo sguardo e al cui passaggio è meglio scansarsi, come se la morte fosse contagiosa e potesse attaccarsi loro addosso come la lebbra.

Fortunata è stanca di sentire le comari che mormorano sciocchezze quando la vedono, di ragazzi che le fanno un complimento per poi lasciarsi andare a gesti eloquenti e superstiziosi quando scoprono il suo lavoro.
Insomma, la ragazza non vuol essere più la figlia del becchino più famoso di Chioggia e non vede l'ora di poter utilizzare le sue abili mani per celebrare eventi gioiosi e non più luttuosi.

Nonostante le urla contrariate del genitore, l'aspirante pasticciera si reca al suo primo giorno di lavoro presso i Mengolin: deve aiutare lo chef Lucio a decorare una torta nuziale.
A sposarsi è la figlia della famiglia Boscolo (molto nota in città), ma purtroppo la morte sembra aver seguito la povera tanatoesteta: durante la festa, infatti, il padre della sposa muore.

Istintivamente, Fortunata non riesce a star lontana dal corpo morto dell'uomo e lo tocca... facendo così un grosso errore che potrebbe crearle non pochi problemi.

Nei giorni successivi viene fuori che la morte del Boscolo non è avvenuta per cause naturali e il fatto che a toccarlo sia stata quella ragazza che era lì per fare la pasticciera, fa sì che ella diventi una sospettata...

Ma quel giorno, al matrimonio, Fortunata fa la curiosa conoscenza di un "Tizio affascinante", un ragazzo tanto carino e sexy quanto misterioso, che si chiama Vito ed è pugliese.

I due finiscono per fare amicizia e le loro strade continuano ad incrociarsi, e non per caso: Vito sembra uno senza arte né parte ma in realtà è interessato alla morte del signor Boscolo e alle sue attività imprenditoriali per motivi ben precisi.
Dal canto suo, la stessa Fortunata è interessata a capirci qualcosa di più circa il presunto omicidio di Boscolo, più che altro per scagionare se stessa da ogni assurda accusa; si improvvisa così investigatrice e, collaborando con Vito, cercherà di carpire segreti, frasi sussurrate, intrighi e loschi affari di questa ricca famiglia di Chioggia.

Intanto, il suo "idolo" Lucio Mengolin sembra davvero apprezzare le sue qualità e volerle proporre un lavoro, il che rende Fortunata eccitata e felice. Sarà la volta buona per dire addio alle onoranze funebri di famiglia per potersi dedicare finalmente a una professione più lieta?

E quel Vito, che le sta sempre attorno e che sembra aver bisogno di lei, del suo aiuto..., chi è davvero? Può fidarsi di lui, di quel sorriso sornione, di quello sguardo malizioso che le fa battere il cuore più velocemente?

E se la ragione le suggerisce di stare attenta a non perdere la testa, i moti del cuore sono difficili da placare e la conducono verso quell'uomo intrigante, che sa come sorprenderla e farla sorridere (a volte anche innervosire, ma è un dettaglio trascurabile).

Le vicende avventurose che coinvolgono la nostra simpatica e sveglia protagonista hanno una spettatrice d'eccezione, che è al contempo anch'essa una voce narrante, ma onnisciente e privilegiata, che si alterna alla narrazione in prima persona di Fortunata: è la voce fiera e orgogliosa della magnifica città di Chioggia che, come se avesse vita propria, sembra rivolgersi al lettore affinché si soffermi sulla bellezza di Clodia, sul suo fascino, la sua storia, senza però perdere di vista - purtroppo! - le azioni degli esseri umani, la loro avidità, il loro affannarsi nei propri affari non sempre leciti e puliti.

Romanzo vincitore di IoScrittore 2020, l'esordio di Stefania Crepaldi è un giallo con sfumature rosa che mi ha catturata e favorevolmente impressionata per diversi aspetti: la scrittura molto sciolta, il ritmo veloce e dinamico, i dialoghi efficaci; originale è il lavoro della protagonista e coraggiosa la scelta dell'autrice di inserire un argomento delicato (e attorno a cui ruotano molti tabù, paure, associazioni negative...) come la morte e il contatto con essa (che, nel caso di Fortunata, è inevitabilmente anche fisico), senza mai far sentire al lettore nessuna oppressione o tristezza, tutt'altro; la protagonista è un tipo tanto determinato e caparbio quanto sensibile e, pur essendo costantemente a contatto con la morte ed essendo cresciuta con un genitore che le ha fatto sentire molto l'assenza materna, è piena di voglia di vivere e di amare; bella l'idea di dar voce alla città, che in pratica è un personaggio a tutti gli effetti.

Un libro che mi ha sorpresa in positivo e che ho letto con molto piacere perché è scritto bene, ha una storia accattivante e una protagonista che ha tutti i requisiti per conquistare i lettori.



giovedì 31 marzo 2022

LE MIE LETTURE DI MARZO 2022



Buongiorno, cari lettori!!

Come ogni mese, eccomi con il bilancio delle mie letture del mese che sta andando via.

Concludo marzo leggendo:

  • I CURATORI DI SUNBLACK di N. M. Bellenzier: in un mondo devastato da una misteriosa e mortale malattia, la Chiesa e la setta dei Curatori sono impegnati, su fronti opposti, a salvare l'umanità, ciascuno con i propri metodi e servitori;
  • ANIMA LUPI di S. Cardullo: dopo una serie di eventi luttuosi, un uomo cambia identità e si propone di portare a termine una pericolosa missione per vendicarsi;
  • IL DIRITTO DI OPPORSI di Bryan Stevenson: le vicende dell'Autore che, in quanto avvocato, si è battuto per dare giustizia alle vittime della discriminazione razziale e contro l'uso della pena di morte;
  • LA STRANIERA di D. Gabaldon: sono alle ultimissime battute; mi sono gustata questo viaggio nelle Highlands scozzesi a piccole dosi, quasi mi spiace terminare il libro, ma mi consolo sapendo che... sono solo all'inizio della saga *____*




A marzo ho letto e recensito diversi libri con al centro una protagonista femminile dalla personalità particolare, a volte forte come una guerriera, altre più fragile ed emotivamente complessa, altre ancora molto giovane e in formazione, ma tutte, in ogni caso, sono chiamate dalla vita ad affrontare sfide e conflitti (interiori e no) importanti per crescere.


  1. SICILIAN DEFENSE di A. Pierandrei: romanzo western. Kate è la prima donna sceriffo dell'Oregon, nel 1892, e prende molto sul serio questa carica, riversando in essa tutto il proprio senso di giustizia e la propria lealtà verso i concittadini  (4.5/5). 
  2. LA GIUSTA VIA di D. Merola: romanzo psicologico; Margherita vive una relazione sentimentale lunga e travagliata, di dipendenza affettiva, dominata dalla violenza fisica e verbale. Come uscirne? (4/5)
  3. OLIVA DENARO di V. Ardone: romanzo di formazione ambientato negli anni '60 in un paese del sud Italia dove una ragazza non solo deve subire un abuso, ma anche trovare il coraggio di alzare e far sentire la propria voce contro una mentalità ottusa che vorrebbe soffocarla. (5/5)
  4. LA FELICITÀ DEGLI ALTRI di C. Pellegrino: Cloe è una donna che non ha imparato a vivere, a stare con gli altri; il suo mondo privato è popolato dai fantasmi del passato. Saprà convivere serenamente con essi senza precludersi il diritto di vivere pienamente? (4/5).
  5. LA MISTERIOSA SCOMPARSA DI DON VITO TRABÌA di S. Ambra: un giallo che ruota attorno al rapimento di un boss e per arrivare a lui l'ispettrice Malena dovrà risolvere indovinelli ed enigmi scorrazzando per Palermo (4/5).
  6. LA CUSTODE DEI PECCATI di M. Campisi: romanzo storico che mi ha fatto conoscere l'inquietante figura dei mangiapeccati (4/5).
  7. DI AMORE E DI MORTE di S. Crepaldi (recensione nei prossimi giorni): giallo con sfumature romantiche. Fortunata fa un lavoro davvero particolare, è una tanatoesteta, ma sogna di lasciarsi dietro il puzzo della morte per respirare un'aria decisamente meno pesante (4/5).

    8AMERICA NON TORNA PIÙ di G. Perrone: romanzo autobiografico incentrato sul complesso ma fondamentale rapporto dell'Autore col padre (4.5/5).
    91944: THE REBELLION di E. Delpari: paranormal fantasy/young adult. Una ragazza dei nostri giorni vive una dimensione parallela, che la trasporta a Bologna negli anni '40, accanto ai partigiani (2.5/5).
    10."Josef Mengele. L'angelo della morte di Auschwitz" di R. J. Samuelson: breve trattato sulle malefatte di un individuo che, a ragione, può essere annoverato tra gli esseri più abietti della nostra storia contemporanea (3/5).
     11. DONNAFUGATA di C. Diquattro: romanzo storico (fine Ottocento) con al centro la figura malinconica di un uomo d'altri tempi, mosso dall'amore per la famiglia (4/5).
    12. I LEONI D'EUROPA di T. Silvestrin: intrighi e complotti che coinvolgono i Gonzaga in questo giallo storico ambientato tra Mantova e Venezia nella seconda metà del Cinquecento (5/5).


Mi spiace ma per il mese di marzo non posso/non riesco a scegliere i più belli, perché andrei oltre i canonici tre; fatta eccezione per un paio (che mi hanno convinta meno - quello su Mengele e il paranormal fantasy -), tutti gli altri sono stati davvero belli e li ho letti con vero piacere e interesse.



mercoledì 30 marzo 2022

Nuovi acquisti in libreria ★★ LA CASA DEGLI SGUARDI // I GUARDIANI DEL FARO ★★

 

Ultimi acquisti!! Entrambi Mondadori, ho approfittato dell'offerta ** 2 libri 9.99 euro **.

Di Mencarelli ho amato molto "Tutto chiede salvezza", e ci tenevo a leggere altro di suo, così non ho avuto esitazioni e ho preso La casa degli sguardi.
L'altro l'avevo puntato di recente e il fatto che sia ispirato da eventi reali è stata, assieme alla trama misteriosa, uno stimolo per la scelta.

 

LA CASA DEGLI SGUARDI di Daniele Mencarelli (Mondadori, 224 pp, 12.50 euro).


Daniele, giovane poeta in profonda crisi, non ha più uno scopo. 

Ma vuole provarci ancora, vuole sopravvivere e lo farà attraverso il lavoro. Firma così un contratto con una cooperativa legata al Bambino Gesù, l’ospedale pediatrico di Roma. 
Una casa speciale, in cui incontra molti sguardi che lo spingeranno a porsi domande scomode. 
Ma gli offriranno anche le risposte.


.


I GUARDIANI DEL FARO di Emma Stonex (Mondadori, trad. M. Rossari, 336 pp, 19 euro).

Cornovaglia, Inghilterra, fine dell’anno 1972. Una barca approda al faro dello Scoglio della Fanciulla, un isolotto remoto a miglia di distanza dalla costa, per dare il cambio ai custodi. 

Il primo guardiano Arthur Black, il primo assistente William “Bill” Walker e il secondo assistente Vincent Bourne sono svaniti nel nulla. 
La porta d’ingresso del faro è chiusa dall’interno. Gli orologi in soggiorno e in cucina sono fermi alle 8,45. La tavola è preparata per un pasto che non è mai stato consumato. E la torre è vuota. 
Il registro meteorologico del capo dei guardiani descrive una tempesta che infuria intorno all’isola, ma il cielo è stato sereno per tutta la settimana. 
Cos’è successo ai tre uomini? I loro segreti potranno mai essere recuperati dalle onde?

Vent’anni dopo, Helen, Jenny e Michelle (le donne dei tre guardiani) stanno ancora cercando di andare avanti, pur senza risposte e separatamente. 
Ma un giorno, uno scrittore le contatta: vuole scrivere un libro su quel mistero irrisolto e dare loro la possibilità di raccontare la propria versione della storia. Ma solo affrontando le paure più oscure di tutti i protagonisti della vicenda la verità può iniziare a emergere.
Attraverso i racconti delle tre donne e le ultime settimane degli uomini al faro, i segreti a lungo custoditi vengono alla luce e le verità si trasformano in bugie mentre il giovane scrittore cerca di capire cosa è successo, perché e a chi credere.

martedì 29 marzo 2022

DAL LIBRO AL CINEMA ★ ★ "Quando Hitler rubò il coniglio rosa" // " La ragazza della palude" ★ ★

 


Diretto da Caroline Link, Quando Hitler rubò il coniglio rosa arriverà al cinema il 28 aprile e il film vede protagonisti Riva Krymalowski, Oliver Masucci, Carla Juri, Marinus Hohmann, Ursula Werner, Justus von Dohnányi e con la partecipazione di Anne Bennent e Benjamin Sadler.

Tratto dal romanzo bestseller di Judith Kerr (pubblicato nel 1971), ha per protagonista una ragazzina

tedesca di origine ebraica di nome Anna che, nel 1933 a 9 anni, con l'ascesa al potere di Hitler, è costretta a lasciare Berlino insieme alla famiglia per sfuggire ai nazisti.
Durante il viaggio attraverso l'Europa alla ricerca di un posto sicuro dove rifugiarsi, Anna dovrà lasciare tutto ciò che ha, compreso il suo amato coniglio rosa di peluche. La sua vita non sarà mai più la stessa.
La piccola Anna insieme alla sua famiglia dovrà venire a patti con le sfide che la vita da rifugiati impone, ma senza abbandonare mai la speranza e la fiducia.





E' prevista per quest'estate l'uscita di La ragazza della palude, tratto dall'omonimo romanzo bestseller di Delia Owens, con Reese Witherspoon come produttrice. 
Nel cast ci sono Daisy Edgar-Jones nei panni della protagonista, Harris Dickinson, Taylor John Smith e David Strathairn.

Trama
: Kya è una bambina abbandonata, cresciuta fino all'età adulta nelle pericolose paludi della Carolina del Nord. 
Per anni, le voci sulla "ragazza della palude" hanno perseguitato Barkley Cove, isolando la forte e selvaggia Kya dalla sua comunità. 
Attratta da due giovani della città, Kya si apre a un mondo nuovo e sorprendente; ma quando uno di loro viene trovato morto, è immediatamente indicata come la principale sospettata. 
Man mano che il caso si sviluppa, il verdetto su ciò che è realmente accaduto diventa sempre meno chiaro, minacciando di rivelare i molti segreti che si nascondono all'interno della palude.



domenica 27 marzo 2022

RECENSIONE ★★ SICILIAN DEFENSE di Alessandra Pierandrei ★★



Hood River (Oregon) sta per diventare famosa per il suo nuovo sceriffo, che è una donna di nome Kate Bright.
Sposata con Jasper Stevenson, ex-pistolero e attuale caporedattore del giornale locale, la ragazza vive la propria vita nella tranquilla cittadina, orgogliosa di lavorare per la sicurezza dei propri concittadini.
Nessuno, tranne suo marito e gli amici fraterni di sempre - i circensi Annie Oakley e il marito Frank - sa che in realtà Kate non si chiama davvero così e che nasconde fantasmi e paure legati ad un'altra fase della propria esistenza e che, nonostante cerchi di tener distanti da sé, si ripresenteranno, mettendola alla prova.



SICILIAN DEFENSE
di Alessandra Pierandrei

Nativi Digitali Edizioni
Ebook 4.99€
Data di uscita: 23 marzo 2022
cart. 14€
210 pp
Il libro si apre con un evento drammatico a far da prologo: dei minatori perdono la vita mentre sono a lavoro nella miniera.
Di loro non resta che la memoria e l'amore dei loro cari e una sentita epigrafe sul Tribute Oregon, vergata da un triste e amareggiato Jasper Stevenson.

Jasper ha conosciuto la bella Katharine Bright pochi anni prima ed ora sono felicemente sposati.
La ventiseienne Kate è vicesceriffo nella cittadina di Hood River ma ancora per poco: la sua carriera sta per fare un passo in avanti, tuttavia lei non accoglie, con l'entusiasmo che ci si aspetterebbe, la proposta del suo diretto superiore Monroe - attuale sceriffo - di prendere il suo posto e appuntarsi la stella sul petto.

Come mai? Eppure la ragazza ama il proprio lavoro!
Per lei è un modo concreto per servire la propria comunità ed è letteralmente disposta a buttarsi nel fuoco pur di salvare un'anima dalle fiamme che stanno per divorarla.

E poi, il fatto di ricoprire una carica che, fino a quel momento, è stata appannaggio unicamente del genere maschile, potrebbe essere fonte di ispirazione e di esempio per le altre donne, incoraggiandole a "pensare in grande", ad osare e a convincersi che "la vita poteva essere molto di più di quello che volevano fargli credere."

Insomma, quando le viene proposto di sostituire lo sceriffo uscente, Kate ne è sicuramente onorata, sinceramente sbigottita e inevitabilmente turbata.

E sì, perché se c'è una cosa che la contraddistingue, è la consapevolezza di sé stessa, dei propri limiti, delle proprie paure: e se prendesse decisioni sbagliate, danneggiando così la sua gente?
Certo, si sente lusingata nel vedere come tutti credano in lei e nelle sue capacità, dal caro marito a Monroe, allo stesso sindaco, Powell. Per non parlare di quanto sarebbe orgogliosa e felice per lei la piccola Grace Abbott, che da quando è stata salvata, nel corso di un incidente, dall'intrepida Kate, vede quest'ultima come un'eroina e con gli stessi adoranti occhi di un fedele che volge, fiducioso, lo sguardo verso il cielo.

Il saggio e ragionevole consorte, "Jazz", cerca di persuaderla ad accettare perché è convinto che nessuno è più adatto di lei a quel ruolo.

«È come con la difesa siciliana, ma ti assicuro che funziona anche in Oregon. Monroe ha fatto la prima mossa della partita: diciamo che ha spostato il pedone in e4. Se tu rispondi con e5, giocheresti come tutti si aspettano da una donna: passiva e senza l’obbligo di farsi carico di un cambiamento. Ma se invece metti il pedone in c5, (...) allora giocheresti ai tuoi termini. Combatteresti subito per il centro. Sarà un gioco sbilanciato, è vero, ma il mondo non cambierà mai se manteniamo sempre tutto in equilibrio».

La donna alla fine dice sì e la stella le viene appuntata sul petto.
Ma i dubbi restano e a preoccuparla è un altro problema: accettando di essere il nuovo sceriffo, è inevitabile che la notizia di una donna con il distintivo si diffonda anche oltre lo stato e... purtroppo potrebbe raggiungere le orecchie sbagliate.

Nel volume precedente ("Zugzwang - Il dilemma del pistolero"), abbiamo conosciuto Kate e abbiamo appreso come sia fuggita da una situazione famigliare dolorosa e drammatica, con un padre violento ed ubriacone.
Aiutata dalla coppia Annie e Frank, è riuscita a rifarsi una vita sotto un altro nome; quello vero è, infatti, Evelyn Barkley,

Il dubbio di Kate è: se diventa famosa, la notizia potrebbe giungere alle orecchie del padre, Edward Barkley? E se questi decidesse di andarla a cercare, ripiombando nella sua vita e minacciandone la serenità?
Vero è che non è conosciuta come Evelyn, bensì come Kate Bright, e di questo cambiamento d'identità Edward è all'oscuro..., ma se qualcuno inavvertitamente le facesse una foto, divulgandola sui giornali?
Kate non vuole essere riconosciuta, non vuol essere trovata da nessuno che abbia fatto parte del suo passato, della sua vita come Evelyn, come figlia di quel bruto di Edward Barkley e di Louise Conroy, la madre che, a un certo punto, l'ha lasciata sola con quel padre sadico.

Ma la vita sa sempre come stupirci, nel bene e nel male.

In un'altra zona degli Stati Uniti, un ragazzino di dieci anni sta piangendo la sua mamma appena morta: Louise Conroy lascia un figlio; il piccolo si chiama Thomas e viene affidato alla zia Martha, ma prima di morire la madre gli fa una rivelazione: Thomas ha una sorella maggiore, Evelyn. Gli mostra una foto di quando la ragazza aveva solo quattordici anni e gli dice di cercarla, di rivelarle la sua esistenza e di darle una lettera da parte della mamma.

Dopo la sua morte, Thomas va in California, là dove ha vissuto la mamma con il marito e questa sorella di cui non sapeva l'esistenza.

Purtroppo la ricerca non porta frutto, fino al fatidico momento in cui il bambino vede la foto di una giovane donna su un giornale, che riporta la notizia del primo sceriffo femmina in Oregon: sgrana gli occhi e capisce di averla trovata.
Quella è di sicuro la sua Evelyn! Armato di entusiasmo e di una caparbietà che lo accomuna senz'altro alla sorella maggiore, Thomas parte alla volta di Hood River per incontrare la ragazza.

Come reagirà nel sapere che ha un fratellino e che la loro mamma non l'ha mai dimenticata, ma che ha sofferto tanto per essere stata costretta ad abbandonarla, pur di scappare anch'ella - con un figlio  in grembo - da un marito più simile ad una belva che a un essere umano?

L'incubo di Kate - essere ritrovata da un famigliare - si realizza. Certo, il suo timore è che la trovi il padre, e mai avrebbe immaginato di avere un fratello minore, così quando se lo ritrova davanti lo sconcerto è immane.
Il suo cuore ferito sembra essere diventato incapace di voler bene a chiunque le ricordi la vita di prima, e questo purtroppo vale anche per quel ragazzetto che le somiglia, che è felice di averla trovata e che, molto probabilmente, si aspetta che la sorellona lo abbracci, gli dimostri quanto sia felice di conoscerlo e, chissà, lo prenda con sé in casa.
Perché è giusto riunirsi ai propri cari, no? In fondo, del padre non si hanno (fortunatamente) notizie, la madre è morta: ci sono solo loro, fratello e sorella, cui la vita sta regalando l'opportunità di recuperare il tempo rubato per conoscersi, volersi bene ed essere finalmente una vera famiglia.

Kate non sa cosa fare: Thomas è suo fratello, è vero, ma lei deve praticamente imparare a volergli bene, e non sa se ci riuscirà, anche perché è ovvio che egli le riporti alla mente ricordi che fanno male.

Ma a dare una scossa al suo rapporto con il fratellino interviene un imprevisto, che minaccia la vita dello stesso Thomas.
Kate sarà chiamata ad affrontare dei momenti davvero molto critici, come sorella ma anche come sceriffo, dovendo gestire e prendere decisioni davanti ad una problematica importante, riguardante tanto un singolo individuo della comunità (il povero Deacon Caldwell, vittima di un'ingiustizia, le cui denunce "accalorate" vengono ignorate) quanto della collettività stessa.

Non sarà facile, e le delusioni e i rimorsi per non aver fatto abbastanza per evitare certe conseguenze negative, si faranno sentire, facendo traballare equilibri, certezze, ma - come le ricorda saggiamente il sindaco - "bisogna guardarsi dalle persone che non hanno mai il minimo dubbio, specie su loro stesse. È quel tipo di sicurezza che fa indossare i paraocchi...".

E quanto a dubbi ed esami di coscienza, Katharine Bright non la batte nessuno! Dovrà imparare a venire a patti con sé stessa e con l'idea che non sempre si riesce ad evitare che certe cose spiacevoli accadano, ma senza dubbio da esse si può imparare per poter, in futuro, gestire meglio situazioni e problemi simili.
E chi più di Kate sa che ogni persona ha diritto ad una seconda possibilità per riscattarsi e per dimostrare le proprie capacità?

Questo secondo romanzo western di Alessandra Pierandrei mi ha riportata a pochi anni dall'inizio del 1900, nell'avventurosa vita di una protagonista femminile il cui carattere deciso e coraggioso avevo già avuto modo di conoscere ed apprezzare nel precedente libro, il quale si concentrava attorno alla figura di Jasper, al suo passato tormentato e al suo ricostruirsi una nuova esistenza assieme alla sua Kate, anch'ella desiderosa di trovare un po' di equilibrio e serenità, gettandosi alle spalle esperienze infelici.

In queste pagine, Kate deve vedersela con problematiche sia personali che riguardanti la comunità di Hood River, ed esse vengono in qualche modo allacciate tra loro: da una parte la giovane deve fare i conti con la scoperta di avere un fratellino (di cui prendersi cura?) e dall'altra deve gestire la rabbia e il dolore di un padre (Deacon) che non accetta che suo figlio sia morto invano in quella maledetta miniera, in cui i lavoratori ancora rischiano ogni giorno di rimetterci la vita perché a nessuno interessa della loro sicurezza.

Kate incarna un ideale di donna che si mette alla prova, è in continua sfida con sé stessa prima ancora che con la mentalità e gli usi del proprio tempo, che mette da parte insicurezze e fragilità, se c'è da tirare fuori coraggio e determinazione per il bene degli altri, tanto più se ricopre una carica che la rende "tutore della legge".

Come già nell'altro libro, anche in questo l'autrice si riconferma una brava narratrice, grazie ad una scrittura pulita, chiara, accurata per quanto concerne il contesto storico (molto interessanti le noti in appendice, che chiariscono alcuni dettagli e riferimenti storici menzionati nel corso della storia) e l'ambientazione, scorrevolissima e appassionante nel racconto delle vicende e del loro sviluppo, convincente nel tratteggio (fisco e psicologico) dei personaggi (principali e no), sia attraverso i dialoghi che nelle loro azioni.

Ringrazio NATIVI DIGITALI EDIZIONI per la copia omaggio e non posso che consigliarvi questo romanzo, precisando che si può leggere anche autonomamente dal precedente, benché ad esso collegato.  

sabato 26 marzo 2022

[[ SEGNALAZIONI EDITORIALI ]] (narrativa per bambini, narrativa contemporanea, romance)


Buongiorno, cari lettori!

Condivido con voi alcune pubblicazioni che mi sono state segnalate e che appartengono a generi differenti (narrativa per bambini/ragazzi, narrativa contemporanea, romance).


Liz e le tre città
di Carla De Bernardi

Tracce per la Meta Ed.
ill. A. Sangalli
138 pp
18 euro

Nel lungo racconto destinato ai bambini, racchiuso tra pagine ricche di immagini colorate e accattivanti che scatenano la fantasia, il genio narrativo di Carla de Bernardi, scrittrice prolifica e artista alle molte sfaccettature, ben nota nell'ambiente milanese anche come presidente dell'associazione Amici del Monumentale di Milano, incontra il genio figurativo di Andrea Sangalli, pittore noto, ironico e seducente che offre alla vicenda narrata tutta la forza la forza dei suoi colori unici e smaglianti. 

Liz, gattina con gli occhi viola e anima indiscussa della favola, con le sue avventure è portavoce di alcune tematiche sociali e psicologiche che attraversano il nostro tempo e che ben possono essere comprese dai lettori più giovani, spesso soli con la loro fragilità emotiva davanti a realtà di cui sentono parlare o che si ritrovano a vivere, ma di cui non hanno spesso motivazione e risposta. 

Il tema amore-vita-morte trattato dall'Autrice con delicato "spirito gatto", offre spiegazioni, perché ciò che si conosce, non possa più fare paura. 

Il lieto fine e la morale sono rassicuranti per il lettore bambino/adulto: la vita è uno scrigno di doni e imparare ad apprezzarli dona felicità.





IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI
di Davide Carrozza


CATARTICA EDIZIONI 
USCITA 18 marzo 2022 
15.00 € 
192 pp


La vita interiore di un comune giornalista di cronaca turbata da una bizzarra commissione. 
Un vecchio editore in pensione che null'altro desidera dalla vita che un libro a lui dedicato, dopo una carriera spesa pubblicando libri dedicati ad altri. 
In una Padova da riscoprire, in una spiaggia assolata e desolata, nei luoghi familiari e intimi della propria giovinezza, ovunque potrebbe celarsi l’ispirazione. 
È dietro l'angolo o potrebbe non arrivare mai? 
È una corsa contro il tempo e la ricerca del giusto spazio o l'assenza di tempo e spazio? È non dover rendere conto o c'è un conto che alla fine pagano tutti? 

Con queste e mille altre domande e speculazioni, la commissione cambierà per sempre l'esistenza di Alessandro, proiettandolo in una dimensione a lui sconosciuta: una continua ricerca della musa ispiratrice, a cui voterà ogni sua energia…

L'autore 
Davide Carrozza, 42 anni, docente di Lingua e Letteratura inglese presso il Liceo Scientifico I. Nievo di Padova. Non un insegnante perché non ha trovato altro ma perché non c’è altro che potrebbe fare. Appassionato di Filosofia, Musica, Cinema e Letteratura. Ha pubblicato nel 2016 il suo primo romanzo “3 Giugno 81, il giorno dopo” con la casa editrice salentina Il Raggio Verde. Ha conquistato il terzo posto al Premio Casentino del 2012, il quarto posto al premio Montefiore del 2013 e, nello stesso anno, uno dei suoi racconti è stato selezionato dalla trasmissione “Tramate con Noi” di Rai Radio 1. Dal 2019 gestisce il blog di Letteratura “Cassetti Aperti”. “Il migliore dei mondi possibili” è il suo secondo romanzo. Vive assieme ai due figli nati lo stesso giorno (non chiamateli gemelli!), una compagna artista e un gatto.




LA SCRITTRICE SENZA TEMPO
di Monica Brizzi


self publishing
10 euro (cart.)
2.99 euro (ebook)
Marzo 2022
Tempo e spazio, per Bianca Maffi, sono difficili da comprendere. 
Essere cresciuta tra un continente e l’altro l'ha resa una ragazza piena di mancanze ma capace di raccontare, con i suoi libri, storie indimenticabili. 
Bianca è abile con le parole scritte quanto non lo è mai stata con quelle parlate, e ora che ha deciso di trasferirsi in una cittadina toscana per iniziare un nuovo romanzo, è pronta a tutto.

Grazie al curioso condominio dove andrà a vivere, ad amici che non si aspettava di avere, alla sorella e ai ricordi che porta sempre con sé, nascosti in delle scatole di latta, il futuro di Bianca prende a districarsi, il tempo e il suo trascorrere cominciano a essere delle certezze e la vita pare diventare finalmente sua. 
Manca solo una cosa: Ian. 
Senza di lui, niente di tutto questo sarà davvero possibile.

L'autrice.
Monica Brizzi è docente, scrittrice ed editor. Adora inventare storie e scriverle. Autrice della trilogia La Principessa dei Mondi e di romance, La scrittrice senza tempo è il suo primo romanzo di narrativa
.

giovedì 24 marzo 2022

[[ RECENSIONE ]] ★★ OLIVA DENARO di Viola Ardone ★★



Oliva è una bambina che corre con i capelli spettinati dal vento, col viso in faccia al sole, con gli zoccoletti ai piedi, che cammina per strada ripetendo la prima declinazione di rosa rosae.
Oliva è una ragazzina che si vede bruttina, insipida e invisibile; sa che la vita è tutta un susseguirsi di regole e sa che i maschi non vanno né guardati troppo né tanto meno provocati, perché la femmina  - dice mamma Amalia - è una brocca... e poi chi la rompe, se la piglia.
Oliva è una donna sostantivo femminile singolare -  che ha subìto un'ingiustizia, la quale dopo vent'anni è ancora sale che brucia su una ferita aperta. 
Oliva è una persona determinata a conquistare e conservare la propria libertà di scegliere e decidere di sé stessa, del proprio corpo, senza costrizioni provenienti dalla società e, soprattutto, da una mentalità (purtroppo supportata, negli anni in cui è ambientato il romanzo, dalla legge) ottusa e limitata, che rende la donna schiava di pregiudizi maschilisti.


OLIVA DENARO 
di Viola Ardone


Ed. Einaudi
312 pp
Negli anni '60 Oliva Denaro è un'adolescente di quindici anni, abita in un paesino della Sicilia ed è nata in una famiglia semplice, di umili origini, in cui la figura forte è mamma Amalia, una calabrese dal carattere deciso, convinta che la vita sia fatta di una serie di rigide regole, da seguire attentamente se non si vuole finire nei guai.
La donna, in particolare - che già è una brocca per il solo fatto di essere femmina -, deve seguirle se non vuole rischiare di diventare una "brocca rotta", i cui cocci se li prende colui che la rompe.

Oliva ha una sorella maggiore, Fortunata, che però s'è messa in un guaio e non sta tenendo fede al proprio nome: è tutt'altro che fortunata, infatti, avendo sposato un tipo borioso, prepotente, manesco, che non l'ama e non la rispetta, e anzi, a furia di botte, l'ha fatta pure abortire. Insomma, la sfortunata è costretta a tenersi questo strazio di marito, che la tiene segregata in casa, e ad accettare con rassegnazione il suo triste destino.

Oliva ha anche un gemello, Cosimino, il "cocco" di mamma; lei, invece, sembra invisibile e trascurabile agli occhi di questa madre dura, sempre incline a rimproverare, a brontolare, a lamentarsi del marito, Salvo, un contadino taciturno, bravo ad incassare le spalle e a non mostrare risolutezza davanti ad eventi e persone che invece meriterebbero, a detta della moglie, reazioni "da uomo vero", che protegge e difende la famiglia contro tutto e tutti.

Là dove lui si zittisce, la madre "parla parla, e sempre mi elenca tutte le regole, e in questo modo è facile disobbedirle. Mio padre invece fa spesso il silenzio, perciò non riesco mai a capire che cosa devo fare per essere amata."

Anche quando esprime un dissenso, Salvo lo fa con quel suo modo di essere e parlare sempre pacato - "Preferisco di no" è la frase che ripete spesso - e sua figlia Oliva, in questo, sembra più simile a lui (anche fisicamente).

Scura, con gli occhi neri come olive e i capelli sempre un po' in disordine, le ginocchia sbucciate e l’espressione imbronciata, la riflessiva Oliva pensa che "...ero più felice se nascevo maschio", ma purtroppo è "nata al femminile e il femminile singolare non esiste".

La donna trova la sua ragion d'essere in quanto legata ed associata a qualcun altro, all'uomo soprattutto; una donna sola non vale granché ("il valore della femmina (...) dipende dal maschio che la chiede"), si attira più facilmente critiche, maldicenze, occhiate di sbieco, è sottoposta a tentazioni e può perdere l'onore con niente.
Osa addirittura dirlo alla sua amata (rivoluzionaria e femminista) maestra Rosaria, quasi correggendola: «La donna singolare non esiste. Se è in casa, sta con i figli, se esce va in chiesa o al mercato o ai funerali, e anche lí si trova assieme alle altre. E se non ci sono femmine che la guardano, ci deve stare un maschio che la accompagna (...) Io una donna femminile singolare non l’ho vista mai».

Oliva ama studiare, è brava a scuola, le piace molto imparare parole difficili, ma anche correre «a scattafiato», copiare di nascosto su un quaderno i volti dei divi del cinema - di nascosto da sua madre, però, che sarebbe pronta a sgridarla e a ricordare che certe cose futili e sciocche le farebbero venire i grilli per la testa, e non è una cosa buona per usa signorina perbene - ed è pronta a difendere, a colpi di pietre, il suo amico Saro (affetto da una evidente zoppìa) dai ragazzacci che lo prendono in giro.

In fondo, è libera e felice, la piccola Oliva, e ogni suo comportamento, parola, sguardo, viene letto per come è: innocente.
Fino a quando non arriva a farle visita «il marchese», al quale non è per niente favorevole: da quel momento sì che inizia una nuova e pericolosa fase della vita! Già, perché il sangue mensile la rende donna e quindi oggetto di sguardi e commenti maliziosi da parte dei maschi. dai quali deve stare lontana se non vuole trovarsi come la sorella, con un bambino in pancia prima del matrimonio (che disonore e che vergogna per la famiglia, in quel caso!).

E allora, per non perdere l'onore, forse è il caso che siano i genitori a provvedere un fidanzato di buona famiglia per Oliva, che sta crescendo e ha pure un pretendente insistente a girarle pericolosamente attorno.

Sono anni in cui a un uomo è concesso adottare dei "metodi" decisamente poco ortodossi (che oggi, solitamente, verrebbero condannati con decisione, socialmente e penalmente), non rispettosi della volontà della donna su cui hanno messo gli occhi, e che vedono quest'ultima un soggetto passivo, che deve subire le attenzioni maschili anche se non le gradisce; e se il maschio si prende libertà che non dovrebbe (commettendo azioni discutibili, se non addirittura deplorevoli), ad essere giudicata male (non solo dalle malelingue ma, peggio, dalla legge) è sempre e comunque la donna, che sicuramente prima ha ammiccato e poi ha detto no, giusto per "tirarsi la calzetta" e farsi desiderare.

Questa tristissima concezione di ciò che è concesso o meno alla donna, se e come può dire sì o no a un corteggiamento, coinvolge come un uragano l'impreparata Oliva.
L'abuso che dovrà subire - con tutto il carico di sofferenza che si porterà dietro, tanto nel corpo quanto nell'anima, nonché rispetto alla gente, con i suoi giudizi superficiali e ottusi - la vedrà sì fragile, ferita ("la frattura è dentro. Sono una brocca rotta"), ma altresì coraggiosa, pronta a non soccombere ad una mentalità che la vuole non solo offesa ma anche muta: Oliva si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo di un suo legittimo no.

Oliva non sarà sola nella sua piccola battaglia: avrà la famiglia accanto, la cara amica Liliana (comunista e femminista convinta) e una donna, Maddalena, che la incoraggerà a far sentire la propria voce e a non abbassare lo sguardo, perché non è lei ad aver commesso un'azione vergognosa, ma al contrario, l'ha subita ed ha il diritto di difendersi e pretendere giustizia.

Giustizia: riuscirà ad ottenerla, Oliva Denaro, e non solo per sé stessa ma per tutte le donne costrette a sottomettersi a una mentalità maschilista e ignorante?

Oliva è un bellissimo personaggio femminile, che il lettore vede crescere e maturare di capitolo in capitolo; leggendo, viviamo insieme a lei i conflitti all'interno della famiglia, il rapporto con i fratelli, quello difficile con la madre, le cui attenzioni Oliva ha sempre anelato ("Se mia madre mi vedeva, mi vedeva il mondo. Avevo attraversato la soglia dell’invisibilità. Ero una donna, come lei"), quello sereno, fatto più di silenzi che di parole, con il padre, che a dispetto del suo sembrare sempre in seconda fila, dietro le spalle di quella moglie nervosa, imbronciata e chiacchierona, mostrerà una delicatezza d'animo, una sensibilità e solidità che conquisterà noi lettori.

Ci si innervosisce nel sentire le malelingue delle comari che passano il tempo sparlando e intanto sgranano il rosario; ci si indigna nel leggere di come fosse considerato normale che le donne dovessero subire, ubbidire e accettare senza fiatare decisioni prese da altri su di loro, corteggiatori invadenti e soprusi, perché mica tutti gli uomini capiscono che "le femmine sono nuvole, questo mi ha detto, che è necessario osservare la forma che prendono e non cercare di metterle in uno stampo."

Vediamo Oliva mentre diviene consapevole di cosa e chi le fa battere il cuore, smuovendole qualcosa di indefinito ma piacevole "nel ventre";  ci fa tenerezza quel suo avvertire il desiderio di piacere ed esserne al contempo spaventata, vivendolo come una colpa.

La vediamo e l'ammiriamo mentre prova a tirare fuori un coraggio che non sapeva neppure di avere, stringendo i denti davanti a mortificazioni, umiliazioni, delusioni, ingiustizia, mormorii, o mentre la udiamo ribellarsi a una concezione della donna sbagliata e dannosa:

"Ma perché devono essere sempre declinate al plurale per ricevere considerazione? Agli uomini basta essere uno per valere qualcosa, con nome e cognome. Noi invece dobbiamo metterci in riga a formare una schiera, come fossimo una specie a parte."

Il racconto delle vicende di Oliva - che non sono soltanto private, ma che hanno una risonanza sociale e civile, e del resto, attraverso la sua incantevole protagonista, l'Autrice scandaglia la violenza dei ruoli sociali, che riguarda tutti, uomini compresi - partono negli anni Sessanta, per poi portarci con un salto a vent'anni dopo, dove alla voce di Oliva si alterna quella dolce e rassicurante di un padre che c'è sempre stato e ancora c'è, e che è orgoglioso di questa figlia che qualcuno ha cercato di spezzare, ma che è cresciuta come una pianticella forte, capace di resistere alle difficoltà e di andare incontro al vento nonostante tutto.

"Le regole della corsa sono sempre le stesse, non cambiano mai, e io continuo ad andare, braccia e gambe e cuore, respiro a bocca aperta con le guance in fiamme, i capelli spettinati dal vento...".

Oliva è ogni donna che combatte per i propri diritti, per la propria felicità, per la libertà di fare delle scelte da sola e di poter decidere del proprio corpo, di dire no o sì in base a ciò che lei - e nessun altro - desidera per sé stessa.

"Oliva Denaro" è un romanzo di formazione che affronta tematiche come la violenza subita dalle donne, l'arroganza di uomini che credono di poter disporre del corpo e della vita di una donna come se fosse un oggetto, la paura di denunciare, di non essere tutelate dalla legge, e purtroppo in quegli anni manco la legge teneva conto adeguatamente della volontà e dei diritti delle donne.

La Ardone ha creato una protagonista femminile indimenticabile, che vi resterà nel cuore e vi smuoverà molte emozioni, dall'ammirazione alla tenerezza, da un senso di rabbia impotente davanti alle ingiustizie a una malinconica consapevolezza che... sì, è vero, ciò che è rotto non sempre si può aggiustare, non tutte le battaglie si possono sempre vincere e non in tutte le occasioni i buoni ottengono giustizia sui cattivi, ma la libertà è una conquista troppo importante e costa sacrificio.

Oliva lo sa, è favorevole alla libertà e a combattere per essa.

"Chinati giunco che passa la piena e arriva il momento di sollevare la testa."

Come non consigliarvelo caldamente? 

Recensione ❤❤ IL TRENO DEI BAMBINI  ❤❤

mercoledì 23 marzo 2022

Libri in wishlist (marzo 2022)

 


Tre libri la cui trama mi attrae e che vorrei leggere ^_^

Nei primi due, al centro ci sono i legami famigliari: nel primo, tre sorelle indiane, al capezzale del padre morente, capiscono che è arrivato per loro il momento di affrontare il comune passato doloroso; nel secondo, l'Autore narra in forma romanzata la storia di una famiglia americana divenuta oggetto di studi psichiatrici; il terzo è stato definito un "grande romanzo americano".


 LA STRADA DI CASA di Sejal Badani (Baldini Castoldi, trad. O. Giumelli, 389 pp).


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Quando suo padre entra in coma, Sonya, giovane fotografa di origini indiane, torna con riluttanza dalla famiglia che aveva abbandonato anni prima per vivere libera da ogni legame.
La sorella maggiore, Marin, si è costruita con tenacia e determinazione una brillante carriera; Trisha, la preferita delle tre figlie, conduce un'esistenza perfetta, quella cui si è sempre sentita destinata. 
Ma quando le tre donne si riavvicinano, la corazza sotto cui hanno rinchiuso il loro terribile passato cede alla marea della memoria. 
Mentre l'uomo si aggrava, riemerge una storia famigliare di razzismo subito e violenze domestiche, e l'intera famiglia si ritrova a combattere con i demoni e i segreti del proprio passato, incerta se sperare la morte o la sopravvivenza del padre. 
Alla fine, solo percorrendo insieme il sentiero impervio e liberatorio della verità, le tre donne giungeranno alla scelta più alta, quella fra accettazione e oblio.



Hidden Valley Road. Nella mente di una famiglia americana di Robert Kolker (Ed. Feltrinelli, trad. S. Rota Sperti, 448 pp).

Stati Uniti, metà del secolo scorso. La famiglia Galvin è la personificazione del sogno 
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americano: il padre Don fa carriera nell’esercito ed ha dodici figli, dieci maschi e due femmine, ragazzi sani e intelligenti, dei campioni negli sport e nella musica, ma le cose, con l’adolescenza, cominciano a non andare come dovrebbero. 
Il figlio maggiore mostra comportamenti strani e aggressivi, seguito nel giro di poco tempo da altri cinque fratelli. 
In un crescendo di allarme, violenze e angoscia, la famiglia Galvin precipita in una spirale che non le lascerà scampo: a sei dei figli viene diagnosticata la schizofrenia, e la loro vita non sarà mai più la stessa. 
Sono gli anni in cui la scienza compie i primi passi nella comprensione dell’origine della malattia mentale. Genetisti, psicanalisti, biologi si scontrano a suon di teorie ed evidenze contrastanti e, tra manicomi, misure contenitive, psicofarmaci, elettroshock, i Galvin saranno protagonisti e oggetto di una ricerca che a tutt’oggi non ha ancora dato risposte precise. 
Attraverso la loro vicenda, realmente accaduta, l’autore offre un pungente, incredibile viaggio nella realtà della malattia mentale, e uno spaccato dei progressi scientifici nel tentare di far luce su uno dei mali più oscuri e universali dell’essere umano.


Raintree County. L'albero della vita di Ross Lockridge (Elliot Ed. trad.
Maria Luisa Fehr , 563 pp)
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Il monumentale racconto di un singolo giorno a Raintree, immaginaria contea dell'Indiana, nel quale si intrecciano molti dei momenti salienti della storia americana. 
La vita di John Wickliff Shawnessy, insegnante cinquantenne e aspirante scrittore, si alterna alla Guerra civile, al dibattito sulla schiavitù, alla Rivoluzione industriale, in un'atmosfera sognante e vivida che minuto dopo minuto compone un classico da molti indicato come il vero "grande romanzo americano", opera prima di un autore che Pablo Neruda paragonò a Melville, Whitman, Dreiser e Wolfe.

lunedì 21 marzo 2022

*** RECENSIONE *** LA MISTERIOSA SCOMPARSA DI DON VITO TRABÌA di Sebastiano Ambra

 

Don Vito Trabìa è un noto e potente boss palermitano, che scompare di punto in bianco; subito dopo, una fonte anonima comincia a mandare strambi ed enigmatici indizi alla polizia, come a sfidarla affinché ritrovi lo scomparso, se ne è in grado.
A mettersi sulle tracce di don Vito è l'ispettrice Malena Di Giacomo: scontrosa, sboccata, sempre alquanto nervosa ed incavolata, pronta a rispondere per le rima se sente puzza di "sfottò"; supportata dallo psicologo toscano Leonardo Colli e dall'agente Russo, Lena metterà in campo le proprie capacità investigative, le proprie brillanti intuizioni, nonché tutta la propria caparbietà, per arrivare alla soluzione del caso.


LA MISTERIOSA SCOMPARSA DI DON VITO TRABÌA
di Sebastiano Ambra



Ed. Newton Compton
288 pp
Marzo 2022
Quando la polizia, nel corso di un'importante operazione volta alla cattura del pericoloso latitante Vito Trabìa, giunge sul posto in cui avrebbero dovuto sorprendere il boss, si trova al cospetto di un vecchio, che tutto è fuorché don Vito; è un semplice lattaio e del ricercato non ci sono tracce.
Insomma, un clamoroso buco nell'acqua che non fa un'ottima pubblicità alle forze dell'ordine.

A Palermo, l'ispettrice Malena Di Giacomo è alquanto di cattivo umore: la sua ragazza, Claudia, l'ha lasciata (dopo averla tradita), e a farle salire vertiginosamente i livelli di veleno ci pensa l'arrivo di una bizzarra lettera che fa capire, dalle prime righe, di sapere che fine abbia fatto e chi abbia rapito don Vito Trabìa.
Lena non ha tempo da perdere con le sciocchezze e ordina all'agente Russo di cestinare la missiva del probabile mitomane: sicuramente è una stupidaggine senza alcuna importanza.

Ma i fatti presto la smentiscono.
Il presunto rapitore si affretta a servirsi della tv (più precisamente, interviene con una stranissima telefonata nella trasmissione di un imbroglione che si fa passare per mago) per mandare un messaggio ai poliziotti, o meglio all'ispettrice Di Giacomo, esortandola a non ignorare la lettera anonima ricevuta perché essa è fondamentale per poter trovare il sequestrato.
Il tempo scorre e, più ne passa, meno possibilità di trovarlo vivo ci sono: la giovane ispettrice, infatti, 
ha meno di ventiquattro ore per ritrovare Trabìa vivo e dovrà farlo senza l'aiuto dei colleghi, altrimenti il boss verrà ucciso. 

Lena viene immediatamente coinvolta nel caso dal commissario d'Orrico, che le ordina, col suo fare burbero e la liquirizia tra i denti, di darsi una mossa; ufficialmente dovrà lavorare da sola, ma in realtà il commissario le affianca un civile, lo psicologo toscano Leonardo Colli, che già in passato ha fornito il proprio contributo in indagini di polizia.

Lena, già poco incline alla socialità, non gradisce molto l'intrusione di quest'uomo, perché non lo conosce ma soprattutto perché non è della polizia, il che vuol dire che dovrà tenerlo d'occhio affinché non finisca nei guai o non ne combini, mandando all'aria l'operazione.

Inoltre, ad aumentare il carico di pressione mentale ci pensano altri due problemi: il mittente della lettera (colui che ha fatto la telefonata in tv) ha inserito, come chiusura, un messaggio sibillino, una sorta di indovinello per dare il via alla ricerca del boss; senza considerare che le ore e i minuti passano inesorabilmente e lei e Leo devono muoversi e cercare di cominciare a mettere qualche tessera del puzzle al suo post per avere almeno una pista da seguire.

Lena non sa - ma lo scopre prestissimo - che è appena iniziata una specie di "caccia al tesoro", resa complicata dagli enigmi del rapitore, e sempre più frenetica per via dell'approssimarsi dello scadere del tempo.

Costretta, da ordini superiori, ad avere accanto lo psicologo livornese, Lena si sforza, per il bene dell'indagine, di calmare il proprio nervosismo e di collaborare con Leo, il quale - permalosità a parte - è un tipo intuitivo ed intelligente, che in effetti si rivela un validissimo aiuto per risolvere gli indovinelli del rapitore.

Indovinelli di difficile interpretazione, non soltanto in quanto usano volutamente un linguaggio metaforico e criptico, ma anche per via dei rimandi alla letteratura, alle leggende, all'arte e alla storia di Palermo.

Leonardo crede che, chi ha coinvolto la Di Giacomo in questa "impresa", l'abbia fatto perché convinto delle capacità della poliziotta nello svelare l'arcano nei suoi vari step, ed infatti - per quanto Lena non creda di essere speciale e di essere stata scelta dal rapitore - la donna, a furia di scervellarsi, riesce di volta in volta a fare collegamenti anche complicati tra certe parole-chiave e specifici luoghi  del capoluogo siciliano, così da scovare altri messaggi, che a loro volta contengono ulteriori indizi per arrivare a trovare don Vito.

Ma la caccia all'uomo si fa pericolosa perché diventa chiaro che dietro la sparizione del boss ci sono interessi in gioco: è forse iniziata una delle temibili guerre di mafia che da sempre sporcano di sangue la Sicilia?
Chi ha interesse a far sparire il mafioso, correndo anche il rischio di una vendetta nel caso venisse scoperto?
Si fa strada il nome del nipote americano di don Vito, Totuccio: e se stesse facendo tutto questo per prendere il posto dello zio? Può essere lui la mente geniale che si cela dietro gli indecifrabili biglietti?

Intanto, però, con l'avanzare delle ore e dei progressi da parte di Lena e Leo, qualcuno agisce all'improvviso nel segreto per fermarli, così l'ispettrice, nella sua concitata corsa tra i vicoli, i monumenti e gli alberghi di una Palermo misteriosa e piena di segreti, farà di tutto per giungere all'epilogo di una storia nella quale, però, niente è come sembra.

Riuscirà Malena a fermare il rapitore, consegnandolo alla giustizia e risolvendo tutti i bizzarri e provocatori rompicapi prima che sia troppo tardi per il boss?

Questo giallo di Sebastiano Ambra è stato per me una lettura davvero molto piacevole, l'ho letto tutto d'un fiato perché ha un ritmo agile e dinamico, una scrittura brillante, una protagonista dal carattere tosto, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno ma cammina a testa alta tra i colleghi maschi, i quali non le risparmiano stupide battutine di spirito in quanto donna e lesbica: Malena è intelligente, ha una personalità ben definita, è pragmatica, non ama le formalità, se deve mandare qualcuno a quel paese, non si fa alcuno scrupolo, e soprattutto crede nel proprio lavoro e lo fa bene, per dimostrare a se stessa e agli altri che è una brava poliziotta, a dispetto della poco onorevole eredità lasciatale dal padre (che è stato anch'egli poliziotto, ma ha fatto errori imperdonabili). 
Ho trovato simpaticissimo lo psicologo Leo, con la sua parlata toscana e il suo modo di ragionare, metodico e razionale, con cui supporta quel tipetto particolare che è l'ispettrice Di Giacomo.
Molto accattivante l'espediente degli indovinelli, che conducono Lena e il lettore a spasso per una Palermo occulta e affascinante, e incuriosiscono con interessanti riferimenti letterari.

Consiglio la lettura di questo bel giallo dalla trama ben articolata e appassionante, che tiene alta l'attenzione del lettore fino alla fine e, a parer mio, ne soddisfa ogni aspettativa.


sabato 19 marzo 2022

** RECENSIONE ** LA GIUSTA VIA di Daniela Merola



Ogni amore è un universo a sé stante, si sa; ogni coppia ha il proprio modo di essere ed esistere che si palesa attraverso parole, silenzi, gesti..., che appartengono ad essa e a nessun'altra coppia, e in questo modo unico di comunicare e viversi risiede l'equilibrio costruito e che permette ai due innamorati di proseguire in un percorso di vita comune, giorno dopo giorno, tra alti e bassi, tra complicità e litigi.

Ogni amore è diverso dagli altri e ciascuno vive questo sentimento a modo proprio, ma a volte esso diventa una trappola, un laccio che si stringe al collo e rischia di soffocare, di togliere il respiro.
Un amore tossico, quello tra Margherita ed Augusto; un legame velenoso di cui entrambi non riescono a fare a meno. Ma dove li condurrà?  

LA GIUSTA VIA
di Daniela Merola 



LFA Publisher
290 pp
16.50 euro
2021

Margherita Sossio vive a Roma e svolge un lavoro che ama e nel quale profonde tutta la passione, l'esperienza, la professionalità che le sono proprie: vive di arte, è cresciuta respirando la passione per il bello che l'arte dona a chi sa apprezzarla, e lavora con un team affiatato che si occupa di operare valutazioni di oggetti antichi e preziosi, solitamente appartenenti a qualche ricco proprietario che, morendo, ha lasciato il patrimonio in eredità a figli e/o nipoti.
È un lavoro certosino, condotto con serietà ed accuratezza, che permette a Madame Sossio di venire finanche a contatto con opere di valore, non solo dal punto di vista economico ma soprattutto artistico.
Non solo, ma le consente di viaggiare, di passare dei periodi fuori casa, lontana da Augusto, e di prendere una boccata d'aria pura.
Sì, perché l'aria che condivide con il consorte è tutto fuorché pura:  è contaminata, pesante, irrespirabile.

Margherita e Sossio stanno insieme da venticinque anni e il loro rapporto è qualcosa di molto complesso.

"Viveva intrappolata in un matrimonio terreno, fottutamente terreno, nel quale non si capiva chi era il carnefice e chi la vittima. Tutto era finito in un gorgo di abbandono e prevaricazione nonostante tutti i dannati sforzi fatti da lei. Loro credevano di amarsi, sapevano di amarsi, convinti di vincere, rifugiati in una storia creata e compiuta."

A tenerli insieme è un sentimento forte che entrambi si ostinano a chiamare amore: ma lo è davvero?

È un legame che si nutre di passione, provocazioni, discussioni, sarcasmo e sorrisi che somigliano più a ghigni; non possono fare a meno di farsi del male, che sia con le parole, con il silenzio (da parte di lei, in special modo, che quando è fuori per lavoro non vuol pensare ad Augusto) o con la violenza fisica.
Il marito, infatti, non esita ad alzare le mani, schiaffeggiandola e non solo, e anche durante i momenti di intimità fisica, lui è sempre aggressivo, "feroce", come se volesse divorarla, marchiarla e farle capire che qualunque cosa accada, ovunque lei vada, gli appartiene, e così sempre sarà.

A sua volta, Madame Sossio, pur rendendosi conto di come questo matrimonio sia fonte di dolore (fisico, psicologico, emotivo), di frustrazione, di rabbia..., non riesce e non vuole farne a meno; lei e il marito sono legati da una fitta rete di perversione, annientamento, stordimento e da un bisogno l'uno dell'altra che proviene dalle viscere di entrambi.

Quando sono vicini, marito e moglie non riescono a comunicare con serenità, rari sono i momenti di tenerezza e complicità, più frequenti quelli in cui si si dicono cattiverie e prendono piacere nello stuzzicarsi a vicenda attraverso stilettate che si assestano per nuocersi  reciprocamente, e ci riescono perché conoscono bene i punti deboli di ciascuno: la loro è un'ossessione che essi stessi alimentano e dalla quale non vogliono guarire.

Entrambi traggono dolore e piacere da questa relazione in cui lui, geloso e possessivo, gode nel far capire alla sua "adorata moglie" che niente e nessuno in questa vita li separerà mai, se non la morte, e impazzisce all'idea che lei possa riservare ad un altro uomo attenzioni che spettano solo a lui; e non esita, Augusto, a usare le maniere forti per far capire alla moglie questa sua "verità", e quando lei è lontana da casa per lavoro, il marito la riempie di telefonate e messaggi ossessivi, con i quali da una parte le dichiara il suo amore e le chiede di tornare, dall'altra la minaccia di stare attenta a non fargli nessun torto.

Margherita, dal canto suo, è spaventata ed attratta dai modi di fare di lui, così "maschio", virile, sensuale, capace come nessuno di farla sentire femmina e desiderabile; ma è innegabilmente anche consapevole di essere prigioniera di un amore violento e tossico, che la fa stare male, la fa sentire troppo spesso umiliata, trattata come un oggetto, non apprezzata come persona.
Non amata da questo "adorato marito", in eterna lotta tra loro, senza che nessuno dei due sia il vincitore o lo sconfitto definitivo.

Come sopravvivere a questo "cannibalismo sentimentale"? Può Margherita liberarsi da questa trappola e uscirne indenne?

Certo, il lavoro l'aiuta molto: quando è tra le mura di case antiche a fare le sue valutazioni con i colleghi, è come se potesse mettere dietro le spalle la tristezza e le mortificazioni che le provoca Augusto, ma purtroppo questo non è sufficiente a risollevarle il morale.

Margherita è una persona intelligente, colta, dal carattere forte e deciso, dalla lingua tagliente e senza peli sulla lingua, ma dietro la sua facciata dura si nasconde una donna sensibile, capace di incantarsi fino alle lacrime davanti a un quadro di Boldini, di perdersi solo rimirandolo.

Fortunatamente, oltre ad una professione che ama e che le dona molte soddisfazioni, nella vita di Madame Sossio ci sono alcune affetti importantissimi, come sua madre Gemma - apprensiva e dolce verso questa figlia che si ritrova accanto un marito spregevole - e l'amica del cuore, Ortensia, preziosa ed insostituibile confidente.

Ma la presenza costante di queste due donne nella sua vita non basta a placare i tormenti che turbano l'anima della donna, che per non impazzire e non soccombere si è creata un posto nella propria mente in cui ritrovare l'unico uomo che l'abbia mai amata e che lei stessa ama ancora tantissimo: Benedetto, l'amatissimo papà, morto quando lei era solo una bambina e la cui perdita l'ha segnata.
Solo quando chiude gli occhi, "voltandosi dall'altra parte" e distogliendo gli occhi da ciò che la fa soffrire, solo quando pensa al padre, incontrandolo in quello che per Margherita è "lo spazio bianco",  riesce ad alleggerire i pesi che ha sul cuore.

"Lo spazio bianco era ad attenderla. Lei percorreva orizzonti sconfinati di pace portando con sé un’urgente nostalgia di normalità che rimaneva cristallizzata nel momento in cui si trovava in quel posto".

Certo, attorno a lei, quando è nello spazio bianco, ci sono delle figure vaghe strane, i cui volti non riesce a mettere a fuoco, che le parlano, le fanno domande, la guardano, pretendono risposte... 
Chi sono e cosa vogliono?

Il limite tra razionalità e follia, tra reale ed irreale, si fa labile, da contorni indefiniti; infatti, il racconto del turbolento rapporto di Margherita con Augusto si muove in una doppia dimensione, quasi a mescolare non solo passato e presente, ma anche sogno e realtà, ciò che è davvero avvenuto con ciò che potrebbe essere frutto della mente della protagonista, la cui sofferenza emotiva travolge il lettore, portandolo ora in una dimensione razionale - in cui seguiamo le vicende di Margherita con il marito, il lavoro, la madre, l'amica... - ora in una onirica, evanescente, che è quella in cui si rifugia la donna per sfuggire a ciò che non riesce ad affrontare e a risolvere, là dove non esistono rimorsi, incertezze, dolore, ma solo quel padre buono, nel cui amore puro ed eterno lei si può specchiare, pulita da ogni scoria e veleno.

"La giusta via" è un romanzo dove l'aspetto psicologico è fondamentale; l'Autrice sa come condurre il lettore negli angoli più bui e nascosti della mente della protagonista, mostrandocene i tormenti interiori, le delusioni (scoprirà, infatti, un doppio e doloroso tradimento), i rimpianti per qualcosa di inaspettato che si era affacciato nella sua vita ma che non ha voluto afferrare e rendere bello e speciale, l'angoscia provata al cospetto di un marito al quale si sente legata indissolubilmente e dal quale vorrebbe scappare, e la cui prepotenza le suscita cattivi pensieri, che non fanno che aumentare turbamenti e conflitti.

A dispetto di un carattere deciso e di una sicurezza di sé che tutti le riconoscono e apprezzano, di una cultura e di una vivacità intellettuali invidiabili, di una ricca dialettica, di una personalità da guerriera e che ha tutte le carte in regola per rendere la propria vita un'opera d'arte, Madame Sossio non è libera, vive in una gabbia (l'amore-ossessione del e per il marito), ma anche lo "spazio bianco", questa bolla di felicità in cui lei crede di poter essere in pace, non fa che allontanarla dalla realtà.

Attraverso un linguaggio che sa essere anche brusco, rude e diretto, Daniela Merola ci racconta in che modo un amore possa essere distruttivo e di come, nonostante questo sia chiaro ad almeno uno dei due nella coppia, staccarsene sia comunque difficile, come sempre quando c'è una dipendenza affettiva; nei momenti in cui siamo nello "spazio bianco" con Margherita, invece, il linguaggio assume toni delicati, quasi poetici, come a volerci trasmettere il senso di pace che in esso trova la donna.

Ho trovato molto interessanti le ambientazioni (Roma, Napoli, Parigi), in particolare Napoli, nelle cui strade, piazze, chiese, l'Autrice ci accompagna attraverso gli occhi, le mani e le gambe di Margherita, ad ammirarne l'arte, la storia, perché la città partenopea emana una malia unica, piena di un fascino avvolgente, con i suoi silenzi e la sua chiassosità, il suo mare, il sole e quella vitalità che le appartiene e che fa innamorare chi ci vive e chi la visita.

"Quei vicoli fatti di terra, mare, verità sparsa, miseria e nobiltà, cultura e ignoranza piacevano a Margherita perché si sentiva parte di una umanità fantasiosa."

Un po' come è lei stessa, Madame Sossio; complessa, sfaccettata, fragile e granitica, con un cuore pieno d'amore e di odio insieme, di dolcezza e veleno, ora rassegnata ora combattiva, dentro in un modo (la pace, la dolce solitudine dello "spazio bianco") e fuori in un altro (agguerrita, arrabbiata, lacerata, al centro di un caos senza via d'uscita).

Non mi resta che consigliarvi questo romanzo, che affronta tematiche attuali e importanti, e lo fa attraverso una donna che vive ogni emozione con passionalità ed intensità, e questa sua natura si riflette in modo coerente e incisivo nello stile, nei fatti narrati e nelle dinamiche che create con i personaggi coinvolti. 

Grazie Daniela per avermi fatto conoscere Madame Sossio. 

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